• Et maintenant on mange quoi ? Un repenti de l’agroalimentaire dénonce les pratiques des industriels

    https://www.youtube.com/watch?v=8sQAIZLKZuI

    Christophe Brusset, ancien acheteur dans l’industrie agroalimentaire, raconte dans son dernier livre ce qu’il a vu durant ses 20 ans d’expérience. Et ça fait peur pour notre santé...

    #grande_distribution #alimentation #diméthicone #agroalimentaire #santé #malbouffe #Christophe_Brusset #beurk #additifs

  • Droit à l’erreur : loi pour un État au service d’une société de confiance (ESSOC) | Le portail des ministères économiques et financiers
    https://www.economie.gouv.fr/droit-erreur

    Le droit à l’erreur, qu’est-ce que c’est ?
    Le droit à l’erreur repose sur un a priori de bonne foi : la charge de la preuve est inversée, il reviendra à l’administration de démontrer la mauvaise foi de l’usager.
    C’est la possibilité pour chaque Français de se tromper dans ses déclarations à l’administration sans risquer une sanction dès le premier manquement. Chacun doit pouvoir rectifier - spontanément ou au cours d’un contrôle - lorsque son erreur est commise de bonne foi.
    Le droit à l’erreur n’est toutefois pas une licence à l’erreur : il ne s’applique ni aux récidivistes ni aux fraudeurs. Le droit à l’erreur n’est pas non plus un droit au retard : les retards ou omissions de déclaration dans les délais prescrits n’entrent pas dans son champ d’application.

    En principe bientôt disponible sur le site https://oups.gouv.fr

    (et on notera au passage la présence massive de #big_brother sur un site gouv.fr : fonts.googleapis.com, facebook.net, doubleclick.net aka Google marketing plateform, xiti.com... 17 trackeurs au total !)

    #droit_a_l_erreur #administration #tracking

    • Novembre 2017, #Anthony (5 ans), a été trouvé en état d’hypothermie dans le wagon d’un train de marchandises en gare de Bolzano par un commandant de la police... 15 minutes plus tard le petit aurait été trouvé mort...

      Polfer, Anthony salvato in extremis

      «Per un’ora il bambino ha solo tremato, nonostante fosse già al caldo. Secondo i medici, se l’avessimo trovato 10-15 minuti dopo sarebbe stato troppo tardi». Lo ha detto il comandante della stazione della polfer al Brennero Stefano Linossi, che l’atra mattina ha trovato il piccolo Anthony.
      «Alle 7.20 - racconta - durante un giro di controllo della stazione siamo stati allertati dalle grida di aiuto di un bambino proveniente da un treno merci. Con l’aiuto di personale delle ferrovie siamo riusciti a trovarlo». «Il mio primo pensiero è stato di portarlo subito al riparo, così lo abbiamo accompagnato in una stanza riscaldata e abbiamo allertato il medico di turno». Visto che sul treno è stato trovato uno zaino con indumenti ed effetti personali di una donna, Linossi ha chiamato il dirigente di movimento per appurare la presenza di altre persone in zona, ma dai macchinista non erano arrivate segnalazioni.

      http://www.ansa.it/trentino/notizie/2017/11/14/polfer-anthony-salvato-in-extremis_8c8b67ec-f182-4ff4-b887-2cba97eb6ed2.html

    • Pas de nouvelles concernant ce migrant qui a été retrouvée en conditions très graves à #Roncafort, percuté par un train :

      Roncafort, travolto dal treno. Migrante in rianimazione

      È stato travolto da un treno in transito mentre si trovava sui binari, forse nel tentativo di salire in corsa a bordo del convoglio: un uomo di trentanove anni originario del Camerun si trova ora nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Santa Chiara, in rianimazione, dopo essere stato operato nella notte per le gravi fratture. I medici si sono riservati la prognosi.

      Il grave incidente si è verificato nella notte tra sabato e ieri, attorno alla mezzanotte, all’altezza di Roncafort, dove il macchinista del convoglio, il Bologna-Brennero che stava procedendo in direzione nord, non è riuscito a fare nulla per evitare l’impatto.
      Il trentanovenne camminava sui binari ma dev’essere riuscito a scostarsi all’ultimo momento, evitando così di essere centrato in pieno dal treno. Il macchinista ha udito soltanto un colpo sordo, ha fermato immediamente la marcia del treno ed è sceso a terra per verificare che cosa fosse successo.

      Il macchinista del treno ha quindi chiamato i soccorsi. L’ambulanza del 118 e la Polfer sono immediatamente arrivati, ma in un primo momento è stato difficile trovare l’uomo ferito perché era stato sbalzato qualche metro più in là ed era buio. Una volta recuperato, l’uomo camerunense, molto grave, è stato portato in ospedale al Santa Chiara dove è in prognosi riservata.

      Dopo l’incidente, la linea ferroviaria è rimasta interrotta per più di un’ora. Il treno è stato messo fuori servizio, i passeggeri sono stati portati in stazione a Trento e poi fatti proseguire con autobus sostitutivi.
      L’uomo colpito dal treno, che non aveva documenti con sé, è risultato essere una delle persone richiedenti asilo ospitate nella residenza Fersina. La residenza Fersina è una delle strutture di prima accoglienza per i migranti. In Trentino ce ne sono sei, di cui tre nel capoluogo, una a Rovereto, una a Garniga Terme e una a Baselga di Pinè.

      Tra le ipotesi, è stata avanzata quella secondo cui l’uomo stesse camminando lungo i binari con l’intenzione di salire in corsa sul treno, che in quel tratto non è ancora alla massima velocità. In questo caso si tratterebbe di un tentativo di dirigersi verso il Brennero, magari per raggiungere altri Paesi europei a nord. Ma non ci sono certezze.
      Al Brennero il migrante avrebbe trovato ostacoli nel passaggio della frontiera, dopo le recenti misure prese dal governo austriaco e gli accordi con i governi italiano e tedesco. Il flusso di migranti al Brennero è diminuito drasticamente negli ultimi mesi.

      Alla residenza Fersina sono ospitati attualmente 201 dei 693 migranti presenti nel capoluogo. In tutto il Trentino i richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale presenti attualmente sono 1.512.
      Il numero è in diminuzione. A inizio anno alla Fersina erano 246 e le presenze totali sul territorio provinciale erano 1.666. Cinformi, il Centro informativo per l’immigrazione della Provincia, stima che le presenze di richiedenti asilo scenderanno a fine anno a 1.373, quasi 300 in meno in un anno. A una parte di essi verrà riconosciuto lo status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale.

      Il Camerun non è uno dei Paesi di origine più frequenti tra i profughi arrivati in Trentino. La prima nazionalità è la Nigeria, da dove arriva il 27%, più di un quarto, dei richiedenti asilo presenti sul territorio provinciale. Seguono il Pakistan col 16%, il Mali con l’8%, il Gambia e il Senegal col 7% ciascuno. Dal Ghana arriva il 6% dei migranti, dalla Guinea il 5% come anche dalla Costa d’Avorio e dal Bangladesh. Dal Togo, sempre in Africa, arriva il 2% dei richiedenti asilo presenti ora in Trentino.

      https://www.ladige.it/sites/www.ladige.it/files/styles/798x457/public/travolto%20treno%20roncafort.png?itok=Jiav3kot
      https://www.ladige.it/news/cronaca/2018/07/23/roncafort-travolto-treno-migrante-rianimazione

  • #Adobe menace ses clients

    reçu ce jour :

    Cher client,
    Adobe s’efforce d’offrir toujours plus d’avantages à ses clients, notamment en déployant les nouvelles fonctionnalités les plus attendues, des correctifs majeurs et des mises à niveau de sécurité. Pour cette raison, nous recommandons à l’ensemble de nos clients d’utiliser la dernière version des applications Creative Cloud.
    Nous avons récemment mis fin au support d’anciennes versions des applications Creative Cloud. Par conséquent, en vertu des dispositions du contrat qui nous lie mutuellement, vous n’êtes plus autorisé à utiliser ces versions. Compte tenu des préférences que vous avez définies, nous ne sommes pas en mesure de voir si vous utilisez l’une de ces versions.
    *Sachez qu’en utilisant des versions non autorisées, vous vous exposez à une plainte pour contrefaçon de droits de tiers.*
    Nous vous invitons à passer à la dernière version de ces applications en suivant les instructions fournies ci-dessous. En procédant à cette mise à jour, vous continuerez de bénéficier de tous les avantages de Creative Cloud.

    #sans_déconner

    • Une étudiante dans une école d’arts graphiques de ma connaissance s’est vue obligée, à tarif préférentiel mais quand même faut raquer, de prendre toute la suite Adobe.
      Pas question de leur apprendre à être autonomes avec leurs outils, genre Gimp, sous prétexte que c’est une école professionnalisante. Entendez par là que si le monde pro utilise Phshp alors faut savoir se servir de ça et de rien d’autres.
      Ça me fait penser à une location avantageuse de moissonneuse qui fabrique des bottes géantes qui t’obligent à acheter un grand hangar pour pailler tes vaches mais … à la reprendre les années suivantes, mais plus cher hein, quand même.

      #libertés

    • @touti pour avoir largement pratiqué les deux (et devoir quotidiennement travailler sur un logiciel graphique depuis mon premier amiga, aaah, mon Deluxe paint !), il n’y a pas que des différences de marché qui imposent PsP contre Gimp. Faut pas trop déconner non plus.
      Qu’on oblige qui que ce soit à raquer pour ça est un autre problème, scandaleux sans aucun doute, oui (et se taper toute la suite Adobe franchement dégueulasse si on ne veut qu’un logiciel graphique, c’est de la subordination de vente et c’est interdit par le code français du commerce, aux alentours de l’article L113 si ma mémoire est bonne mais y’a forcément des juristes plus pointus que moi ici !), mais faire croire qu’on peut indifféremment faire un travail complet sur l’un ou l’autre logiciel est une blague. Si tu dis ça à ton amie étudiante, tu lui vends des tas d’obstacles au travail pour une promesse de bonheur et c’est nul.

    • C’est marrant @l_l_de_mars parce que GIMP je m’en sers professionnellement et j’ouvre même des psd dedans (oulala). Certes, le passage a été long, mais je me fais pas chier à payer un truc qui fait l’équivalent de ce que je veux, c’est pas la technique qui commande, c’est mon cerveau. Et du travail graphique j’en ai fait sur PC en lançant les programmes depuis MSDOS et sur Silicon Graphics nanana Donc dire que je déconne ou que je mens est pure calomnie !

      Ce que je dénonce c’est la politique d’#hégémonie d’Adobe ou d’autres qui sont de le même veine. Forcer des débutants à commencer sur un logiciel c’est s’accaparer leurs cerveaux en leur faisant croire qu’ils ne peuvent faire qu’avec ce truc et pas un autre.
      #guerre_culturelle

    • Pareil que @touti : graphisme pro 100% Linux depuis 14 ans.

      Oui, il faut désapprendre les logiciels propriétaires, mais en fait, depuis 14 ans que je suis sous Linux, je me démerde avec des tas de logiciels différents et je n’ai plus de soucis d’adaptation. En gros, c’est toujours plus ou moins la même chose et même en pro, on utilise quoi d’un logiciel, au final ? 15-20% des possibilités, en usage intensif.

      Non, le souci, c’est le confort de l’habitude.

    • je vais me faire adorer sur Seenthis et chez tous mes proches libristes....
      Bon.
      @touti @monolecte si vous en êtes persuadés, libre à vous. J’ai aucune raison d’essayer de vous convaincre d’un truc qui n’engage que vos pratiques, vos exigences, vos objectifs et l’adaptation à vos usages des performances et des limite d’un outil. Le telos, pour moi, ce n’est pas le bien , mais la rigoureuse capacité d’un outil à se faire oublier devant mes exigences. Et l’intelligence qui en a guidé l’organisation, la prise en main, la fluidité des solutions proposées, et son aptitude à proposer plusieurs voies pour le même problème.

      c’est pas la technique qui commande, c’est mon cerveau

      est une déclaration qui rencontre assez vite ses limites

      Comme on ne peut pas passer dix heures ici à comparer ce que nous foutons réellement, matériellement (on parle de processus de travail, d’efficacité, d’intelligence ergologique bien plus que de performances éventuelle des productions comme caractères elles-mêmes) comme objets plastiques dans différents domaines de l’image fixe et animés et les moyens que nous offrent les différents logiciels pour y parvenir sans se confronter matériellement aux problèmes posés dans tous les détails, que dire ? Pas grand chose d’autre que : si ça vous convient, parfait.
      Ce qu’il faudrait faire un jour, si on veut causer sérieusement des problèmes de ce genre - que je rencontre régulièrement dans ma sphère politique ou l’éthique aveugle les autres champs trop régulièrement -, point par point, problème par problème, dans une chaine graphique, c’est de tester, en double, avec un objectif complet et complexe, les deux logiciels.
      Je n’ai pu le faire que seul en testant les deux bidules (ce qui implique l’abandon d’une précision nécessaire de mesure du TEMPS, notion essentielle dans un chaîne de travail), dans toutes sortes de version (je couple psp avec le Painter de Corel pour certains détails). Je me suis beaucoup fatigué à ce jeu et j’ai laissé tomber Gimp au bout de ? Je sais plus. Bref, j’ai laissé tomber. Et je n’en conseille jamais l’usage à qui que ce soit. Tant pis.
      Rapidement, je dirais que PSp a l’air d’avoir été pensé par des usagers (graphistes, plasticiens) et gimp par des concepteurs de logiciel qui voulaient faire un outil concurrentiel libre sans en avoir eux mêmes besoin. Les différentes versions, pas à pas, pallient des problèmes qui n’auraient jamais vus le jour sans un manque criant de nécessité de ce logiciel par ses concepteurs même. A chaque fois que j’ai vu Gimp avancer dans son histoire, c’est en intégrant des outils de psp plus tard, et plus ou moins bien.
      Je n’ai aucun problème d’adaptation, aucune sorte d’habitude, quand je rencontre un logiciel mieux conçu qu’un autre, je change sans vergogne (j’ai passé ma vie à changer de logiciel de montage video, sautant de l’un à l’autre au gré des versions quand ça avait du sens. Je fais la même chose musicalement, qu’il s’agisse de logiciels de compos, de montage sonore, de modulaires ou de sculpture sonore. Je suis infidèle absolument).

      Que Adobe soit hégémonique de façon brutale, oui, c’est un fait, c’est au-delà de déplaisant, je me suis même beaucoup) agacé de les voir racheter des outils de macromedia en n’en faisant rien d’intéressant ou de se lancer dans la PAO sans aucune forme d’imagination logicielle ; et la version cloud, cette conception même de l’outillage et des usages, me dégoûte absolument ; en termes de subordination totale de l’usager à une mainmise technique unilatérale, on peu difficilement faire mieux que cette location.
      Ceci ne me rend pas aveugle aux faiblesses de Gimp.
      Donc, qu’ai je fait ? rien que pour psp, un dual boot pour le linux des camarades que je forme pour l’affiche ou d’autres trucs, c’est la solution que nous avons choisie.

    • L’occasion d’avouer que moi non plus que je n’ai jamais réussi à travailler avec Gimp. Même impression, comme L.L., d’être face à un logiciel développé par des codeurs, pas par des usagers graphistes.

      Depuis une grosse année, en revanche, j’ai totalement basculé sur Affinity Photo et Affinity Designer. Pour le coup, c’est la première fois que j’arrive à abandonner Photoshop et Illustrator. Alors certes je ne suis plus le gros utilisateur que j’étais avec ces logiciels quand je faisais du print, mais tout de même j’ai mes habitudes et des besoins précis, et c’est la première fois que je m’en sors complètement dans Photoshop et Illustrator.

      Alors c’est pas du libre. Mais le modèle économique est largement plus raisonnable qu’Adobe, vu que c’est 55€ une bonne fois pour toute pour chaque logiciel, c’est quand même pas cher vu la qualité des bouzins.

      Accessoirement les deux existent aussi sur iPad (attention : c’est un nouvel achat de 22€ pour les versions iOS), ça peut être intéressant pour profiter de la qualité d’un écran haute définition, et éventuellement pour l’usage du crayon.

      Par ailleurs je teste la bêta de leur « Affinity Publisher », qui concurrencera InDesign. Pour l’instant c’est très prometteur ; pas encore utilisable en production (notamment : pas encore d’images ancrées), mais je suis assez confiant dans le fait que pour moi ça fera l’affaire (surtout que je ne fais plus de livres de 256 pages pour mon boulot…).

      Ah si, le gros manque : ça ne gère pas les textes en arabe. (Mais essaie de faire de l’arabe avec les versions usuelles de Photoshop et Illustrator, tu vas rigoler.)

    • Dans tous les cas, je n’ai jamais considéré ni Psp ni Gimp comme des logiciels répondant à mes exigences de facilité et de convivialité d’interfaces. Ça c’est un peu amélioré quand les codeurs ont arrêté de croire qu’ils étaient de supers créateurs et lâchés un peu de leur superbe pour développer avec celleux pour qui étaient destinés les applications.
      En sortant des Beaux-arts, j’ai passé beaucoup d’années à tester des interfaces pour que les codeurs les modifient, au début avec la DP422, Harry puis Matador puis chez Duboi … J’ai pratiqué différents logiciels visuels pour des effets spéciaux cinéma mais pas que, j’ai dû me reformer une vingtaine de fois, voire plus. Je suis passée des effets vidéos/télé/cinéma au … web, par nécessité mentale et politique. J’en ai eu ras le bol du turnover de l’ultra libéralisme et des productions de merde qui méprisent l’humain. Nous sommes devenus des presses boutons interchangeables (surtout avec un plafond de béton pour les femmes) qui font toujours la même chose mais avec des interfaces différentes. A part sur les effets spéciaux en image mouvement 3D de matières comme la foule etc, je ne vois pas où se situe le progrès. La technique a mis au pas les jeunes dingues d’informatique sans aucune réflexion sur ce qu’ils produisaient. On a fini par fabriquer des images au mètre en mettant dehors les vieux qui savaient ce qu’était le montage d’un film, une marchandisation complète, avant de mettre les jeunes dehors pour en prendre des moins chers. Donc j’ai beaucoup de raisons pour m’être éloigné du processus industriel de la « création », ça ne m’intéresse plus.

      Cependant, je trouve que les outils graphiques peinent à intégrer des trucs du web qui sont intuitifs et assez géniaux comme la css ou la gestion global des couleurs. (A moins que Psp le fasse aujourd’hui ?) Et l’inverse est aussi valable, on attend des variables css faciles à utiliser pour les courbes ou le mouvement par exemple.

      @l_l_de_mars Le libre n’est pas donné à tous c’est une question d’habitude, et l’habitude est liée à ce qu’on met dans sa notion de liberté. Si ta notion du confort passe avant tes idées éthiques et politiques, libre à toi d’utiliser Psp, mais arrête de t’exprimer de façon méprisante pour toutes celleux qui ne font pas comme toi.

    • @touti @

      Si ta notion du confort passe avant tes idées éthiques

      travailler avec les bons outils = confort ?
      on n’a pas du tout la même conception du travail :
      si mes camarades fabriquaient des meuleuses de merde avec leurs petits doigts communistes d’amour, j’irais quand même meuler avec ce que j’estime être le meilleur outil en me le procurant dans un magasin (j’ai le même rapport politique que @philippe_de_jonckheere à l’appropriation, le prix de la meuleuse n’est donc pas un critère).

      Le libre est donné à tous depuis un bon moment, j’ai familiarisé sans peine ma vieille maman (75 ans) avec Ubuntu parce qu’elle voulait voir ce que c’était « le libre » (parce qu’elle m’entend parler du copyleft depuis 20 ans). C’est donc pas le problème.
      Essayé aussi Scribus pour monter une plaquette en urgence avec des camarades pour une manif. J’ai envoyé tout chier à la fin de la journée par ce que le temps començait à manquer, pour tout refaire illico et correctement avec Xpress (ça aurait pu être indesign, ça n’a pas d’importance, ils ont tous les deux de gros défauts) en disant au camarade qui voulait absolument faire ça en libre au début qu’il pouvait bien le faire tout seul si vraiment il voulait s’acharner : à chaque question que je lui posais pour avancer, il me disait : je sais pas si on peut faire ça.
      Je veux bien admettre qu’il était pas le meilleur maquettiste du monde, mais j’ai jamais eu besoin de cinq heures pour prendre en main un logiciel de texte. Si celui-ci avait été conçu par des maquettistes, des typographes, conscients des besoins et des usages, ça aurait surement été différent.

      et politiques, libre à toi d’utiliser Psp, mais arrête de t’exprimer de façon méprisante pour toutes celleux qui ne font pas comme toi.

      désolé pour mon ton. Je te méprise pas. Quand je dis à quelqu’un « fais ce que tu veux », je veux dire « fais ce que tu veux ». Pas d’implicite là-dedans. J’ai peut-être pas les rondeurs qu’il faut à l’écrit, mais c’est bien pire à l’oral.

      « il en a décidé ainsi »
      Sénèque
      (moment désabusé et assez drôle chez lui où il établit la limite au champ d’action bienveillantes des uns envers les autres)

      ni plus, ni moins

    • Je travaille sur la suite Adobe 5.5 et je fais de la résistance pour ne pas passer au cloud (et malgré l’insistance d’un client qui préfèrerait). Cela me contraint à ne pas aller au-delà de la version 10.12 de mac sinon ça merdouille (d’après ce que j’ai lu à propos de la compatibilité adobe/mac). @arno je me suis bien emmerdé avec illustrator pour insérer un texte arabe sur une carte. Et sinon j’attends avec impatience que le logiciel de mise en page d’Affinity soit au point pour passer à Affinity.

    • Sinon, sur les raisons du courrier d’Adobe, l’explication qui circule (non confirmée officiellement donc), c’est qu’ils ont un procès avec Dolby, qui les poursuit pour une histoire de propriété intellectuelle et de violation de contrat :
      https://www.macrumors.com/2019/05/13/adobe-creative-cloud-legal-action-older-apps

      In a statement to AppleInsider, Adobe said that it could not comment on the third-party infringement issue because it “concerns ongoing litigation.”

      Adobe recently discontinued certain older versions of Creative Cloud applications. Customers using those versions have been notified that they are no longer licensed to use them and were provided guidance on how to upgrade to the latest authorized versions.

      Unfortunately, customers who continue to use or deploy older, unauthorized versions of Creative Cloud may face potential claims of infringement by third parties. We cannot comment on claims of third-party infringement, as it concerns ongoing litigation.

      Adobe is in the midst of a lawsuit with Dolby and has accused Adobe of copyright infringement and breach of contract, which could be the reason why past versions of Creative Cloud apps are now restricted.

    • Pour le coup, autant je suis carrément dans le camp des voleurs de logiciels propriétaires, autant je sais que Scribus (que j’ai pratiqué moi même avec douleur) a été utilisé par les créateurs du Tigre pendant toute son existence ce qui laisse penser qu’on peut faire de belles choses avec…

    • @baroug c’est beau l’abnégation
      je suis très admiratif
      je sais aussi qu’en passant dix fois plus de temps sur tout, je suis capable d’obtenir avec Gimp ce que j’obtiens avec psp (j’ai déjà du faire des planches avec des pinceaux hypo merdiques, en prenant un temps fou, dans des conditions où je pouvais pas faire autrement. J’ai pas décidé pour autant que j’allais renoncer à vie aux poils de martre Isabey à partir de là).
      tu me croiras si tu veux : j’ai trouvé aucune raison de faire un truc aussi fou de ma vie et de mon temps !
      le point sur lequel, franchement, j’achoppais depuis le début, c’est moins une guerre de position personnelle que le rapport à l’enseignement, aux conseils, etc. Conseiller des outils moyens en prétendant qu’ils en valent des bons, c’est vraiment nul. Je peux tout-à fait imaginer que des étudiants, des stagiaires, des potes qui commencent un travail, me demandent s’il existe des outils libres pour tel ou tel truc. Je leur parlerai de Gimp, mais je leur ferai pas croire qu’ils auront entre les mains un outil aussi intelligemment conçu et efficace que psp, parce que c’est simplement faux. Un de mes chers amis libristes, dont le principal travail une grande partie de vie (il fait autre chose depuis 4 ans, peut-être que des trucs ont bougé) aura été de former les gens sur des outils videos libres ne leur prétend jamais qu’ils ont l’équivalent du dernier Première ou Final cut. Il commençait toujours par évoquer la balance éthique / performance sans barguigner.

    • Creative Cloud : Adobe intime à ses clients de ne plus utiliser d’anciennes versions de leurs apps | MacGeneration
      https://www.macg.co/logiciels/2019/05/creative-cloud-adobe-intime-ses-clients-de-ne-plus-utiliser-danciennes-versions

      Adobe ne précise pas qui est le « tiers » qui est susceptible de prendre des recours à l’encontre de ces abonnés. Il s’agit peut-être de Dolby, qui a intenté un procès à Adobe aux États-Unis en mars pour « violation de copyright et rupture de contrat ».
      Dolby reproche à l’éditeur de ne pas lui permettre de vérifier le nombre de personnes utilisant les applications du Creative Cloud incluant des technologies Dolby. Or, le montant des licences payé par Adobe à Dolby est calculé en fonction de ce nombre d’utilisateurs.

      Une autre interprétation,…

      Adobe Creative Cloud is turning into a big legal mess - SlashGear
      https://www.slashgear.com/adobe-creative-cloud-is-turning-into-a-big-legal-mess-13576505

      In short, Dolby is suing Adobe and Adobe is now warning users they might be sued by someone like Dolby in turn. It’s plausible but almost unlikely that the most recent version of Adobe CC software no longer includes Dolby-licensed technologies. It is more likely to be using vague legal threats to “convince” users to move up the subscription ladder and pay for the guarantee not to be sued by unnamed third-parties.

    • j’ai trouvé aucune raison de faire un truc aussi fou de ma vie et de mon temps !

      Je pense que dans le cas de Laetitia Bianchi et Raphaël Metz, 15 ans d’utilisation quotidienne en a fait des expert qui auraient probablement du mal à aller à la même vitesse sous indesign ou autre. Aucun doute que Gimp est moins bien foutu que Photoshop, et que c’est valable pour beaucoup de couples proprio-libres, mais il est encore plus certain que l’habitude et l’usage sont premiers, dans l’appréhension d’un logiciel.

    • Conseiller des outils moyens en prétendant qu’ils en valent des bons, c’est vraiment nul. Je peux tout-à fait imaginer que des étudiants, des stagiaires, des potes qui commencent un travail, me demandent s’il existe des outils libres pour tel ou tel truc. Je leur parlerai de Gimp, mais je leur ferai pas croire qu’ils auront entre les mains un outil aussi intelligemment conçu et efficace que psp, parce que c’est simplement faux.

      Comme je suis vraiment nulle, je ne vois pas bien l’intérêt de discuter avec quelqu’un adepte des procès d’intention et du mépris.
      Avec une optique centrée sur un usage purement technique quand je parle d’autonomie et d’outils libres, on risque pas d’aller loin.

      Et ça me fait bien rire que grâce à ta grande magnanimité tu parles de Gimp à un·e quelconque débutant·e. Je doute qu’ille ait encore envie d’essayer Gimp après une telle présentation. Tu as gagné le premier prix de vendeur de moissonneuse batteuse à grandes bottes @l_l_de_mars !

    • @baroug tu sais avec quoi ils composaient « R de réel » ?
      @touti l’un n’est pas censé empêcher l’autre. Si la construction, la création, la culture ou l’élevage éthiquement pensé étaient accompagnés d’un médiocrité générale du résultat, quel serait le sens de tout ça ? Il se trouve que la plupart des réalisations collectives dont je suis entouré sons supérieures à leur équivalent industriel, marchand. Et que je ne doute pas que c’est la meilleure des motivations pour arrêter de s’encombrer de saloperies.
      Ce n’est pas le cas pour ce logiciel. s’arque bouter à des réalisations médiocres sous le prétexte qu’elles sont faites selon l’éthique (à définir), c’est quoi le sens ? Je vois pas.

      Quand une chorale amateur, sous le prétexte même de son amateurisme, n’a pas l’ambition de se placer à la hauteur des exigences des chorales dites professionnelles (à définir) , tu crois que je vais aller me faire chier deux heures à l’écouter ? Sachant que je dois des grands bouleversements à des chœurs baroques amateurs, je n’ai aucune espèce d’indulgence ou de sympathie pour celles qui , médiocres, se réfugient derrière leur bon cœur, leur bonne volonté, pour massacrer ce qu’ils chantent.
      Je suis fatigué des dessins merdiques qu’on doit trouver cool sur un affiche parce qu’elle est faite bénévolement par un pote qui l’a mis sous copyleft ; j’en ai ras la couenne des repas végans insipides et sinistres des cantines camarades qu’on doit trouver chouettes parce que l’équipe de bénévoles du jour les ont préparés selon les belles règles éthiques sans jamais se soucier de ce truc qu’on appelle la cuisine. Faire libre n’interdit pas de faire bien.
      C’est un procès d’intention, ça ? c’est tout ce que tu as trouvé pour te débarrasser du problème posé par l’angle mort d’une grande quantité de nos productions si éthiques qu’elles oublient d’être autre chose ?

    • Oui c’est un procès d’intention dès lors que tu inventes un discours que je n’ai jamais tenu.

      Donc maintenant pour toi le libre interdirait de faire bien. Dès lors qu’il y’a du libre, c’est ridicule et c’est un effet de mode d’ignorants prétentieux ? Oulala, c’est facile de taper sur les 0,1% de personnes qui en ont entendu parlé un jour, s’y sont intéressés et ont décidé d’essayer de s’y investir parce que le système marchand les révulse. Bon, certes ils n’ont pas fait non plus d’école de graphisme, ni étudiés la sémiologie, ni lu Deleuze et ont pas le fric non plus pour se payer psp, alors ils bidouillent des trucs pas toujours avec bonheur pour toi qui sait.

      Il y a bien autant de merdes faites avec psp qu’avec Gimp, rassure toi. Le monde regorge de personnes qui ont de la merde dans les yeux et pensent qu’en achetant Psp ils vont devenir graphistes, le numérique c’est magique, mais non. J’ai justement un gars qui vient de péter le travail d’un graphiste en recentrant tout, aahh la symétrie du débutant quel horreur, et en ajoutant un fond gris atroce, c’est nul à chier, mais il est très fier de lui. Dans ces cas là, je suis très circonspecte sur mon jugement et je cherche à comprendre ce qui motive un tel manque de discernement. Et là, c’est clairement pas une question d’outil, c’est culturel, un manque flagrant d’éducation à l’image et une culture de la toute puissance de l’égo qui prime sur tout. Ouvrir les yeux et savoir utiliser des mots pour apprendre, ne serait-ce qu’à distinguer formes couleurs et signifiants c’est pas du tout vers quoi notre société de paillettes se dirige.
      Justement, dans cette école de graphisme dont je parlais, ils sont même pas foutu d’avoir une bibliothèque de références. Résultat : des horreurs scolairement bien faites qui sont accrochés aux expos de l’école et qui me dépriment totalement, quel ennui. Rien à voir avec une histoire de logiciel, juste un regard étroit noyé de pubs.

      Bref, noyer le poisson du libre au milieu des alternatifs c’est facile, comme de taper sur ceux qui font autrement, je me demandais même quand les vegans allaient y avoir droit eux aussi. Et hop, voila, on est arrivé au #point_vegan.
      Prendre le risque de tenter de nouvelles recettes c’est très courageux même si c’est raté, c’est comme ça que je considère les capacités d’invention, au moins au départ, dans le chaos, le raté, l’essai.
      Mais comme je suis fière d’avoir régalé des potes qui détestaient le tofu, j’estime que peu importe la casserole pourvu qu’on ait le sens du goût !

    • @touti

      Donc maintenant pour toi le libre interdirait de faire bien.

       ?????

      Lis moins vite, ce sera pas plus mal.

      Bref, noyer le poisson du libre au milieu des alternatifs c’est facile, comme de taper sur ceux qui font autrement, je me demandais même quand les vegans allaient y avoir droit eux aussi. Et hop, voila, on est arrivé au #point_vegan.

      essaie de ne pas imaginer les gens qui te parlent :
      j’étais hier à la cantine de la mg pour le enième repas végan, suivant une rencontre avec Pierre Madelin. Repas plus soucieux de son éthique que du reste. Je n’en peux plus de bouffer de cette façon (et je me refuse, comme je le disais très clairement en égrenant les conséquences d’un tel mode de pensée, à vivre de cette façon).

      Je parle de ce que j’affronte tous les jours dans ma vie politique depuis des années. Fin de la conversation pour moi. Je suis pas ton homme de paille. Le mépris vient effectivement de commencer. Salut.

    • @baroug tu sais avec quoi ils composaient « R de réel » ?

      Je ne suis pas sur quils étaient deja sur scribus à l’epoque, le logiciel n’etait pas encore au point et eux peut-être pas encore dans cette demarche la ; il me semble qu’ils en parlent quelque part mais je serais bien incapable de dire ou...

    • @baroug je suis même sûr du contraire ; Scribus, si j’en crois la fiche wpedia est créé en 2003. « R de Réel », c’est 2000/2004. J’ai jamais causé de ça avec eux, et je les ai perdus de vue depuis quelques temps. Je me demande sur quoi ils composaient. Je vais fouiner dans la bibliothèque, c’est peut-être écrit dans les numéros.

    • Juste quelques remarques :
      La dernière fois que tu as essayé d’utiliser Gimp pendant plus de 5 minutes, c’était quand ?
      C’est quoi au juste pour toi, un Pro (avé la majuscule) ?
      Penses-tu que les mêmes gus, sympa par ailleurs, qui font des trucs faiblards avec Gimp feraient mieux avec PS ?
      Je suppose que tu apprécies les livres, tutos, stages et autres moyens de formation professionnelle où on t’explique que pour éclaircir une image, il faut appuyer sur Contrl M (Pomme M pour les Vrais Pros), puis cliquer sur l’icône ☉ en bas à droite ? (mais Adobe travaille sur l’intelligence artificielle, ne t’inquiète !)

    • Oui c’est un procès d’intention dès lors que tu inventes un discours que je n’ai jamais tenu.

      Donc maintenant pour toi le libre interdirait de faire bien.

      Il ne me semble pas avoir lu ça (donc procès d’intention juste après avoir critiqué un procès d’intention ?).

      Il a été dit que le libre/éthique/mon-bord-politique n’est pas garant de faire bien, mais à aucun moment ça ne dit que ça peut jamais être bien. Il ne me semble pas que ce soit la même chose.

      De fait, la description de Gimp loin plus haut n’est pas une supposition, quand on a suivi un peu l’histoire de Gimp c’est très exactement ça : ça n’a jamais été conçu en étant piloté par les vrais utilisateurs finaux, mais pas deux développeurs. Et effectivement aussi la plupart des mises à jour ont été de corriger des problèmes justement dû parce que pas conçu par les utilisateurs ou pour ajouter des copies de fonctions de PSP longtemps (très longtemps, des années) plus tard.

      Après c’est totalement normal hein : Gimp c’est genre… UNE personne qui le maintient ou presque (et oui : c’est ça souvent le logiciel libre, même chez les gros trucs connus). Et en face c’est des centaines de gens avec des milliards de dollars. On peut pas faire des miracles non plus… et en fait c’est même un miracle tout ce que ça sait déjà bien faire avec si peu de moyens réels.

      Sur les logiciels (libres) que je produis moi, je râle quand l’ergonomie est pourrie, et qu’on n’a pas le temps/les moyens de l’améliorer, alors c’est logique que j’ai le même regard sur les problèmes ergonomiques pour les autres logiciels. Le fait de comprendre les raisons n’empêchent pas que factuellement ya toujours ces soucis ergonomiques.

      Donc suivant la quantité de choses qu’on a à faire dessus, bah c’est comme réparer un vélo avec des outils en plastique quoi : c’est vite relou. :D

      J’en connais qui persiste hein (wink wink). Mais je comprends qu’on cherche (sans forcément vouloir rester sur Adobe !) à utiliser un truc plus agréable au quotidien, Affinity ou autre.

    • @innomine1 je comprends pas la langue que tu parles, désolé. Je suppose que c’est l’ironie, mais je pratique pas assez souvent pour la conversation courante
      @rastapopoulos

      Sur les logiciels (libres) que je produis moi, je râle quand l’ergonomie est pourrie, et qu’on n’a pas le temps/les moyens de l’améliorer, alors c’est logique que j’ai le même regard sur les problèmes ergonomiques pour les autres logiciels. Le fait de comprendre les raisons n’empêchent pas que factuellement ya toujours ces soucis ergonomiques.

      si tu bosses sur des logiciels sons, images, pao, je peux bétatester si tu veux. Et si t’as besoin de peaufiner des interfaces graphiques, je peux donner un coup de main de temps en temps.

    • ah d’accord @arno & @simplicissimus [edited] — merci pour l’info c’est encore plus intéressant : Adobe a (putativement) volé un brevet à Dolby et l’a vendu (cher) à ses clients — et comme ça leur retombe sur le coin du nez, il explique que oui mais non, c’est les utilisateurs en fait qui sont coupables : tous des receleurs de propriété intellectuelle volée ! Si on appliquait la jurisprudence TPB il faudrait faire fermer Adobe.

    • Ca fait 3 fois que je rédige un truc. Et que je passe à autre chose parce que je sais que ça ne sert pas à grand’chose.

      J’ai arrêté de me poser la question de la qualité de PS le jour où j’ai cessé de vouloir à tout prix l’installer. Depuis, j’installe Gimp, parce que ça prend 3 minutes, et j’utilise Gimp, parce que finalement, quand je retombe sur PS, je me demande comment il faut faire ceci ou cela, comme ça me le faisait à l’époque où je ne savais pas utiliser Gimp. Ca a déjà été dit, mais un outil complexe, quoi qu’on en dise, ça reste toujours complexe, et voir des trésors d’ergonomie dans le fait de l’avoir comprise n’est pas forcément la bonne explication.

      Après, impossible de nier qu’un artisan maîtrisant ses outils, ça ne sert à rien de tenter de le convaincre d’en changer par l’argument qu’il finance le diable en utilisant ces outils particulier. La morale vs le gagne-pain, c’est pas forcément très efficient comme arbitrage. On le comprend bien. On peut le comprendre. Vraiment. Enfin je le comprends.

      N’empêche que personnellement, ça me va bien de ne pas leur filer un centime, à ces parasites. Ils nous ont fait de super outils à une époque, on est d’accord. Mais ils vivent désormais sur une méga-rente, quoi qu’on en dise, et je suis très keynésien (ce qui est très très très raisonnable, relativement à d’autres économistes), c’est à dire que de mon point de vue, si l’argent qui rentre n’est pas redistribué, c’est de la rente, et comme tout le monde le sait... « il faut euthanasier les rentiers », comme le disait, donc, Keynes.

  • Privatisation d’ADP : comment le gouvernement a essayé de revenir à la charge contre le RIP
    https://www.lemonde.fr/politique/article/2019/05/16/privatisation-d-adp-comment-le-gouvernement-a-essaye-de-revenir-a-la-charge-

    La pilule du « #RIP » ne passe pas pour le gouvernement. Une semaine après la validation par le Conseil constitutionnel de la procédure de référendum d’initiative partagée contre la privatisation d’Aéroports de Paris, le 9 mai, l’exécutif est, à plusieurs reprises, revenu à la charge contre cette décision. En vain. Jeudi 16 mai, le Conseil constitutionnel a validé le projet de loi Pacte, qui autorise la privatisation d’ADP sans obérer l’avenir du RIP. Le gouvernement avait pourtant plaidé pour que cette deuxième décision fasse obstacle à la première.

    Dès le lendemain du délibéré des magistrats de la rue de Montpensier, le 10 mai, Matignon faisait savoir à l’AFP ses craintes. Ouvrir la voie à un tel référendum c’était, selon le premier ministre, créer une « situation dangereuse » pour « la conduite de l’action publique ». La procédure vient en effet contrecarrer un projet gouvernemental adopté par le Parlement. Pour parvenir à ce coup politique, l’opposition à l’origine de la procédure de référendum, a exploité les failles de la législation. Un RIP ne peut porter sur un sujet faisant l’objet d’une loi promulguée depuis moins d’un an. Or si Pacte était arrivé au bout de son parcours législatif, le projet de loi n’avait pas atteint le bureau du président de la République dont le paraphe acte sa promulgation. Dans sa décision, le Conseil constitutionnel s’en est donc tenu à la stricte lettre de la Constitution, ouvrant la voie au référendum d’initiative partagée pour la première fois depuis son inscription dans le texte en 2008.

    Il restait aux magistrats de trancher sur le projet de loi Pacte. La procédure d’examen par le Conseil constitutionnel permet au gouvernement d’envoyer des observations aux juges pour défendre la validité du texte voté. C’est dans ce cadre que l’exécutif, par la voix du secrétaire général du gouvernement, Marc Guillaume, a remis le RIP sur la table. Dans ce document, que Le Monde a pu consulter et qui sera mis en ligne sur le site du Conseil constitutionnel, le représentant du premier ministre estimait que toute validation constitutionnelle du projet de privatisation d’ADP entraînerait de facto l’interruption de la procédure référendaire. Selon lui, « le constat ultérieur de la promulgation d’une loi ayant un objet directement contraire (au projet du RIP) prive l’initiative de son objet ».

    #paywall

    • [suite] Il a répété cet argument dans un second document qu’il a adressé aux juges. Fait peu fréquent : les députés socialistes ont adressé le 13 mai un « mémoire en réplique » aux arguments du gouvernement, qu’ils ont consacré exclusivement à la défense de leur initiative sur le RIP. Encore plus rare : le même jour, le gouvernement a envoyé des « observations complémentaires » à la rue de Montpensier. Celles-là portent également sur le RIP et rien d’autre.
      Dans ce document de deux pages, il insiste : « A compter de la promulgation à venir, la proposition de loi dont l’initiative référendaire a pris la forme aura pour objet l’abrogation d’une disposition législative depuis moins d’un an. » Il rappelle en outre qu’en créant le RIP, le rapporteur de la loi avait prévu cette règle pour « éviter que [celui-ci] ne devienne une arme de contestation d’une nouvelle législation et pour ainsi dire d’obstruction du travail du législateur ». En bref un outil de contestation systématique des projets de loi, menaçant le système de paralysie.

      S’ensuit une forme de mise en garde. « Le Conseil constitutionnel est le seul garant de cet équilibre », insiste le gouvernement dans ses observations complémentaires. Le sous-entendu est clair : il en va de l’équilibre des institutions. Déjà, dans les observations adressées sur la proposition de RIP, et dans celles sur l’ensemble de la loi Pacte, il faisait état de « graves conséquences pour le fonctionnement de la démocratie ». Dans le premier document, il qualifiait la démarche de l’opposition de « manœuvre destinée à contourner l’intention clairement exprimée par le constituant ».

      « Double faute juridique et démocratique » du Conseil
      En adressant ces arguments, le gouvernement est parfaitement dans son rôle. Le Conseil constitutionnel est dans le sien et a décidé de ne pas en tenir compte. Pour lui, il s’agissait de juger de la conformité de ce texte à la Constitution, et non pas d’évaluer l’éventuelle collision entre ces deux décisions. « La circonstance que, compte tenu du lancement de la procédure du RIP, cette privatisation puisse en fait être rendue plus difficile, peut sans doute donner matière à réflexion sur la manière dont cette procédure a été conçue, mais nul ne saurait ignorer la lettre de la Constitution et de la loi organique que le Conseil constitutionnel a pour mission de faire respecter », tranche Laurent Fabius, président de l’institution, dans un communiqué publié jeudi soir. « Ce sera donc au peuple français d’utiliser le référendum pour dire NON à la privatisation d’ADP », s’est félicitée jeudi soir sur Twitter la députée socialiste Valérie Rabault.

      Les vives mises en garde du gouvernement en disent long sur ce qui est en jeu. Elles sont au cœur d’une controverse juridique qui se tient depuis la décision du 9 mai. Par voie de presse, plusieurs constitutionnalistes ont fait savoir leur opposition au feu vert donné au RIP par le Conseil constitutionnel. Dans l’édition du Monde du 15 mai, Olivier Duhamel, ancien conseiller de deux présidents du Conseil constitutionnel, et le professeur de droit Nicolas Molfessis dénonçaient une « double faute juridique et démocratique » du Conseil. « Son légalisme à courte vue n’est pas la marque d’une simple naïveté ; il pourrait mettre en mouvement une bombe à retardement », dénonçaient-ils.

      Le même jour, Jean-Eric Schoettl, ancien secrétaire général du Conseil constitutionnel, estimait dans Le Figaro qu’on pouvait « craindre » que la décision « ne soit fidèle ni à la volonté du constituant de 2008, ni plus généralement à l’esprit des institutions de la Ve République ». Des voix qui partageaient donc l’inquiétude de celui qui a tenu la plume pour le gouvernement et qui fut lui aussi secrétaire général du Conseil constitutionnel : Marc Guillaume.

      Parlementaires pas reçus par Castaner
      Dans ce contexte, le ministre de l’intérieur, Christophe Castaner, a refusé de recevoir cette semaine les parlementaires à l’origine de la démarche. Huit d’entre eux, dont six présidents de groupe, avaient demandé à être reçus à Beauvau, qui sera chargé de l’organisation de la prochaine étape de la procédure du RIP : la collecte des 4,7 millions de signatures d’électeurs. Les élus d’opposition voulaient « s’assurer collectivement du bon déroulement de la mise en œuvre opérationnelle de la campagne de collecte des signatures ».
      « C’est sous le contrôle et pour le compte du Conseil constitutionnel que le ministère de l’intérieur a pour mission de mettre en œuvre le recueil des soutiens apportés par les électeurs », leur a rétorqué Christophe Castaner dans ce courrier consulté par Le Monde, les renvoyant vers les juges. « Au mieux c’est un signe de faiblesse de Christophe Castaner, au pire c’est un renoncement à la démocratie », s’insurge l’un des signataires, Philippe Vigier, président du groupe Libertés et territoires à l’Assemblée nationale.

      En théorie, le RIP suit donc son cours. Le gouvernement a jusqu’au 15 juin pour publier le décret qui ouvrira officiellement la collecte de 4,7 millions de signatures. Si ce seuil est atteint dans un délai de neuf mois, l’Assemblée nationale et le Sénat auront six mois pour se saisir de la proposition de loi référendaire. Si elles la mettent toutes les deux à leur ordre du jour, il n’y aura pas de référendum. Si au bout de six mois, au moins l’une des deux ne l’a pas examinée, le président de la République sera alors tenu de déclencher un référendum. A moins que l’exécutif ne déterre d’ici là d’autres outils pour tenter de faire échec à la procédure. Dans ses observations, le gouvernement rappelle par exemple que le chef de l’Etat a la possibilité de demander une deuxième délibération sur un texte de loi. La bataille juridique n’est certainement pas terminée.

      #ADP

  • Malaisie : une adolescente se suicide après un vote sur Instagram - Asie-Pacifique - RFI
    http://www.rfi.fr/asie-pacifique/20190515-suicide-instagram-adolescente-malaisie-sondage-vote

    En Malaisie, une adolescente de 16 ans s’est suicidée sur l’île de Bornéo, après avoir publié un sondage auprès de sa communauté Instagram. Sur son compte personnel, elle a demandé à ses abonnés de choisir pour elle entre la vie ou la mort et majoritairement, les personnes ont voté pour la mort.

    Les #réseaux_sociaux modèle de socialisation déréalisée où les plus fragiles se retrouvent face à leurs angoisses dans une #solitude démesurée.
    #adolescence #suicide

  • Un référendum pour dire non à Emmanuel #Macron – La Chronique Éco
    https://lemediapresse.fr/economie/un-referendum-pour-dire-non-a-emmanuel-macron-la-chronique-eco

    Un référendum d’initiative partagée sur la #Privatisation d’Aéroports de Paris ? Sur le principe, le Conseil Constitutionnel a approuvé sa tenue si cette proposition recueille la signature de 10% des électeurs. Dans ce nouvel épisode de la Chronique Éco, l’économiste atterré Henri Sterdyniak souligne toute l’absurdité d’un tel projet de privatisation et rappelle que « l’État doit rester le garant du bien commun ».

    #Économie #ADP #Aeroport #Air_France #Economie #FDJ #Française_des_jeux #Referendum #Service_public #Social

  • Hausse des tarifs de l’électricité en juin : la CLCV va demander « l’annulation de cette hausse illégale » devant le Conseil d’Etat
    https://www.francetvinfo.fr/economie/hausse-des-tarifs-de-l-electricite-en-juin-la-clcv-va-demander-l-annula

    franceinfo : Ce rattrapage de la hausse des prix, c’est absolument inévitable ?

    François Carlier : C’est absolument évitable en réalité et le suspense reste tout à fait entier car avec l’association CLCV et l’UFC-Que Choisir, nous allons très bientôt déposer un recours devant le Conseil d’Etat pour demander l’annulation de cette hausse. C’est une hausse qui est illégale. J’insiste, elle est illégale elle est infondée elle est injuste. On n’est pas les seuls à le dire, l’autorité de la concurrence qui fait autorité en la matière a produit deux avis en janvier et en mars pour dire que cette Commission de régulation de l’énergie s’était trompée et a recommandé au gouvernement de ne pas la suivre. Le gouvernement a fait la sourde oreille tant à l’Autorité de la concurrence qu’à l’association de consommateurs, nous allons aller devant le juge et nous espérons bien faire annuler cette hausse.

    #EDF #électricité #concurrence (mon cul quand elle est « administrée ») #racket #administration_maffieuse #état-voyou

    • Qui a souvenir de cette hausse de l’électricité qui a fait que l’on s’est retrouvé ponctionné d’un surcout plusieurs années après ? Un peu comme si le boulanger t’annonçait prélever sur ton compte un nouveau tarif pour la baguette que tu lui as acheté l’année dernière.

  • J’ai l’impression qu’on n’avait pas posté celui-ci :

    Adolfo Kaminsky — le monde entier
    Hassina Mechaï , Ballast, le 1 mars 2019
    https://www.revue-ballast.fr/adolfo-kaminsky

    Quel paradoxe pour ce faussaire que de s’être retrouvé si souvent sans papiers ! On pourrait y voir un clin d’œil facétieux de la vie. Au lendemain de la guerre, Adolfo Kaminsky est menacé d’une mesure d’éloignement, faute de pouvoir prouver sa nationalité. Il s’en indigne. Et quand il rejoint le réseau de l’Aliyah Beth, les premiers papiers qu’il fabrique sont… pour lui, lui qui a combattu pour la libération d’un pays dans lequel il estime alors désormais avoir toute sa place. Des années plus tard, l’histoire se répète en Algérie, quand il souhaite épouser Leïla : Adolfo n’étant pas musulman, le mariage doit être contracté à Genève. Et comme ce mariage n’a pas été enregistré en Algérie, son fils aîné, Atahualpa, sera déclaré au consulat… argentin : « Ce n’était pas simple », admet-il, constamment étonné de ces méandres administratifs qui enferment l’être humain dans des rets absurdes. Lorsqu’il décide de rentrer en France à la fin des années 1980 en raison de la montée de l’islamisme en Algérie, il se heurtera au même écueil. Par ailleurs, « la reconnaissance de son passé a pris du temps, par l’État français ». Nulle amertume dans sa voix : un simple constat.

    #Adolfo_Kaminsky #faux_papiers #résistance

  • Flandres : Les médecins doivent demander à leurs patients s’ils sniffent de la coke ? Yves Delepeleire, traduit par Herve Voglaire Sanchez Daardaar
    https://daardaar.be/rubriques/societe/les-medecins-doivent-demander-a-leurs-patients-sils-sniffent-de-la-coke

    Les accros aux drogues stimulantes telles que la cocaïne et les amphétamines sollicitent plus d’aide que les personnes dépendantes au cannabis.

    Parmi tous les toxicomanes qui se sont présentés dans des centres de thérapie en Flandre en 2017, près d’un sur quatre déclare surtout être accro à la cocaïne. Ces dernières années, le nombre d’accros à la cocaïne dans les centres d’accueil est monté en flèche. Au point que les personnes dépendantes aux drogues stimulantes dépassent désormais les fumeurs de cannabis. Il ressort du nouveau rapport de l’Association flamande des centres de traitement pour la période 2016-2017 que cette tendance, amorcée en 2015, prend de l’ampleur.

    Si le nombre de consommateurs de cannabis à problèmes reste élevé, Paul Van Deun, psychologue clinique au sein de l’organisation De Spiegel, estime que le plafond est atteint, tandis que le nombre de cocaïnomanes à problèmes risque au contraire d’augmenter.

    « Ces drogues vont de pair avec la frénésie de la société actuelle », affirme Van Deun. « La cocaïne est par ailleurs facile à trouver, et les problèmes qui en découlent sont encore négligés. De nombreux consommateurs ne se sentent pas dépendants car ils en prennent seulement le week-end, or le week-end venu, ils ne savent plus s’en passer et n’ont réellement les pieds sur terre que le mercredi. Le vendredi, ils commencent à consommer et continuent durant tout le week-end. Le lundi et le mardi, ils doivent récupérer. Dès le jeudi, ensuite, ils éprouvent le besoin d’en reprendre. »

    Van Deun voit des similitudes avec le début des années 2000, lorsque le nombre de consommateurs de cannabis à problèmes s’est envolé dans le milieu des services d’aide. Au même titre que la poudre blanche actuellement, on considérait à l’époque que fumer un petit joint n’était pas bien grave « Il y a néanmoins une différence », précise-t-il. « Au début des années 2000, les consommateurs de cannabis étaient surtout orientés par la justice. À présent, les consommateurs de cocaïne cherchent de l’aide de leur propre chef, ce qui en soi est une bonne chose. Plus le nombre de cocaïnomanes présents dans les centres de traitement augmente, plus nous aurons une image fidèle de la réalité du problème. »

    Reste que selon lui, les responsables de la prise en charge en première ligne manquent l’occasion d’aiguiller les cocaïnomanes plus rapidement. « C’est à peine si nous accueillons des personnes envoyées par leur médecin traitant. Aujourd’hui, les généralistes demandent généralement à leurs patients s’ils fument ou s’ils boivent. Ils feraient bien d’inclure d’autres drogues dans leurs questions. Les symptômes de la consommation de cocaïne ne sont pas visibles au premier regard, mais les séquelles peuvent s’avérer douloureuses, comme c’est notamment le cas de la perforation de la cloison nasale. Si l’on ne pose pas la question, il sera impossible de déceler ce type de problèmes. »

    Van Deun se montre en outre pessimiste quant à la possibilité d’écourter la durée de traitement dans les soins liés à la dépendance. En effet, le nombre de thérapies ne cesse de croître, tandis que le personnel ne connait pas la même évolution. « Les centres sont constamment contraints de faire du résultat, faute de quoi ils seraient privés de financement. Si le patient ne se présente pas car il n’est pas motivé, la pression devient grande lorsque l’on appelle le suivant sur la liste d’attente. »

    #Flandres #société #drogue #cocaïne #drogues #santé #addiction #cocaine #société #cannabis

  • Privatisation d’ADP : le Conseil constitutionnel donne son feu vert à un référendum
    https://www.mediapart.fr/journal/international/090519/privatisation-dadp-le-conseil-constitutionel-donne-son-feu-vert-un-referen

    Le Conseil constitutionnel a validé la proposition de loi portée par 248 parlementaires pour organiser un référendum sur la privatisation d’ADP. Les parlementaires ont neuf mois pour réunir 4,7 millions de signatures. Pour le gouvernement, c’est un revers politique d’importance : une opposition s’est formée face à lui et la vente d’ADP est bloquée.

    #POLITIQUE_ÉCONOMIQUE #ADP,_privatisation,_parlement,_référendum,_biens_publics,_A_la_Une

  • Apple Cracks Down on Apps That Fight iPhone Addiction
    https://www.nytimes.com/2019/04/27/technology/apple-screen-time-trackers.html

    They all tell a similar story : They ran apps that helped people limit the time they and their children spent on iPhones. Then Apple created its own screen-time tracker. And then Apple made staying in business very, very difficult. Over the past year, Apple has removed or restricted at least 11 of the 17 most downloaded screen-time and parental-control apps, according to an analysis by The New York Times and Sensor Tower, an app-data firm. Apple has also clamped down on a number of (...)

    #Apple #iPhone #smartphone #addiction

  • Grosse modification sur mon #plugin #SPIP image_responsive :
    https://23forward.com/Plugin-SPIP-Image-responsive

    Sur écran haute définition (« Retina » dans le jargon Apple), l’image était auparavant une version ultra-compressée (Jpeg à 30%), histoire de gagner énormément de poids sur les fichiers. Mais depuis, la qualité des écrans a encore beaucoup progressé, et même avec des pixels deux fois plus petit, un JPEG à 30% c’est assez dégueulasse.

    Du coup, par défaut désormais sur écran Retina le plugin utilise la version « normale » de l’image, mais deux fois plus grande.

    Si on veut rester avec le comportement précédent (JPEG ultra-compressé sur écran Retina), on ajoutera :

    define("_IMAGE_RESPONSIVE_RETINA_HQ", false);

    dans son fichier de fonctions.

  • « Les patients n’ont pas l’impression d’être dans la transgression » - Libération
    https://www.liberation.fr/france/2019/05/07/les-patients-n-ont-pas-l-impression-d-etre-dans-la-transgression_1725532

    A Clermont-Ferrand, plusieurs structures, dont l’Observatoire français des médicaments antalgiques, étudient la dépendance aux drogues légales que sont les opioïdes.

    Les consultations concernant les opioïdes se sont multipliées depuis 2014, quand les opioïdes sont devenus un sujet de recherche pour l’Institut national de la santé et de la recherche médicale (Inserm). « Les patients n’ont pas l’impression d’être dans un comportement de transgression vis-à-vis du traitement. Ils cherchent à se soulager, ce qui est légitime, explique Nicolas Authier. Parfois, ils n’ont plus de douleur physique mais continuent de prendre des médicaments pour calmer celle liée au manque et rendre moins pénible une douleur psychique préexistante, tel qu’un stress post-traumatique, un décès ou une maltraitance familiale. »

    #Opioides #France #Addiction

  • Opioïdes : les patients paient l’addiction - Libération
    https://www.liberation.fr/france/2019/05/07/opioides-les-patients-paient-l-addiction_1725537

    Début avril, dans la septième édition de son rapport « Drogues et addictions, données essentielles », l’Observatoire français des drogues et des toxicomanies (OFDT) pointait pour sa part le rôle majeur joué par les opioïdes dans la mortalité des quinze dernières années en France. Les chiffres sont parlants : en l’espace de dix ans, le nombre annuel d’intoxications a doublé, si bien que l’Hexagone enregistre aujourd’hui plus d’overdoses par médicaments opioïdes que par l’usage de drogues illégales. Chaque semaine, environ cinq personnes meurent d’une overdose d’antidouleur opioïde, des suites d’une dépression respiratoire.

    Nathalie Richard : « Nous avons remarqué la progression d’un signal avec une augmentation des intoxications aux antalgiques opioïdes. La particularité de ce signal est qu’il ne concerne plus uniquement la population des usagers de drogue. Il progresse dans la population en général. »

    #Opioides #Addiction #France

  • Oh quel généreux sultan...
    Le sultan de #Brunei dit ne pas vouloir imposer la #peine_de_mort pour les homosexuels

    Fortement critiqué ces dernières semaines, le sultan de Brunei a affirmé dimanche qu’il étendra le #moratoire sur la peine capitale aux condamnations à mort en cas d’homosexualité et d’#adultère instaurées dans le cadre de la #charia.


    https://www.france24.com/fr/20190505-brunei-peine-mort-homosexualite-charia?ref=tw_i
    #homosexualité #homophobie #LGBT

  • Lama fâché, le fake à plein Youtube
    https://www.youtube.com/watch?v=U4p7zJnk4iw&feature=youtu.be

    Ce mois-ci je suis partie sur les traces d’un redoutable animal qui règne sur la jungle de Youtube : le lama fâché !
    Une des chaînes Youtube les plus populaires de France ??Un mélange de putaclic, de fake news, de complotisme, et de grand n’importe quoi… qui infiltre chaque semaine 5 millions de cerveaux adolescents (soit l’équivalent de la population finlandaise) ??
    Son audience : plus d’un million de vues par jour ! ???
    Au-delà de ses fake news délirantes, le Lama fâché a quelques trucs à se reprocher… Trois fois rien, des histoires de plagiat et d’abus de confiance… Mais rassurez-vous : il est indétrônable de Youtube ??
    Alors qui est Lama fâché ? ??Quels sont ses réseaux ? Je dédie cette vidéo à tous les ados de France ! Pour les autres je vous laisse découvrir l’ampleur du délire… Y aurait pas comme un problème dans la machine Youtube ? ?
    Et merci au Radis Irradié pour sa précieuse collaboration ! ❤️

    SUR LES REVENUS DU LAMA
    Pour calculer les revenus moyens du Lama, j’ai simplement fait une moyenne. Ils sont peut-être sous-estimés car il détient d’autres chaînes, dont Eurêka et Kidooy TV (comptines pour bébé)
    Le site de notre association : https://www.fakeoff.fr
    SUR LE LAMA
    Pour la technique du millefeuille argumentatif, voir les travaux de qualité du sociologue Gérald Bronner. Il y a beaucoup d’articles sur lui. Je recommande vivement son livre "La démocratie des crédules", qui aborde ce sujet (et beaucoup d’autres facettes du complot et des fake news) en profondeur.

    Beaucoup de vidéos ont été faites sur les faits d’armes de l’animal le plus recherché de Youtube, axées principalement sur son incorrigible manie du copier-coller. J’en mets ici quelques unes (liste non exhaustive) :
    Sir Gibsy : Lama faché, l’analyse non constructive
    Neezay : “Lama faché : qui est son créateur ? »
    Gogo PVP « Lama faché vous ment et vous arnaque »
    Anthox Colaboy « Mes chers non abonnements - l’Alpaga vénère »
    La Hater « Lama faché, plagiat et mensonges »
    The Sciencecoder, « Lama faché, entre désinformation et conneries »
    Le roi des Rats « L’abus des chaînes de top »

  • Certificate issue causing add-ons to be disabled or fail to install - Add-ons / Announcements - Mozilla Discourse
    https://discourse.mozilla.org/t/certificate-issue-causing-add-ons-to-be-disabled-or-fail-to-install/39047

    At about 6:10 PST we received a report that a certificate issue for Firefox is causing add-ons to stop working and add-on installs to fail.
    Our team is actively working on a fix. We will update as soon as we have more information.

    Ce matin toutes mes extensions Firefox désactivées d’un seul coup...
    ...et impossible d’en installer une que ce soit via le gestionnaire de modules ou directement depuis les fichiers.xpi
    => gros #fail chez Mozilla !

    #firefox #mozilla #extension #add-on #SSL #certificat

  • Why Is Border Patrol Planning to DNA Test Asylum Seekers ? - Pacific Standard
    https://psmag.com/news/why-is-border-patrol-planning-to-dna-test-asylum-seekers

    Next week, at two locations along the United States’ southern border, authorities will begin swabbing the cheeks of migrants and asylum seekers traveling as families to complete DNA tests. The new pilot program, first reported by CNN, seeks to identify what the Department of Homeland Security calls “fraudulent families.” The DNA tests can provide results in as little as 90 minutes.

    For months, the Trump administration has claimed that some asylum seekers arriving on the border with children are not actually families, but rather adults traveling with unrelated children. The administration argues that these people hope to take advantage of laws that limit the amount of time children and families can remain in detention.

    Why Civil Rights Advocates Are Worried

    Some advocates are suspicious of the administration’s motives. In the past, immigration authorities have made fraud claims and separated legitimate parents from their children. Others say that the administration is exaggerating the scale of the problem: According to BuzzFeed News, immigration officials say they have identified 3,100 fraudulent families in the last year—but that represents less than 1 percent of the 256,821 family units apprehended. Some say the number should be even lower, because officials consider a family fraudulent if they believe that a child is not actually under 18 years old. (In the past, immigration authorities have been accused of ignoring evidence that people in adult detention facilities are actually minors.)

    Arguing that the DNA tests are unnecessary, the American Civil Liberties Union says the new plan represents another attempt by the administration to “intimidate and deter” asylum seekers. “Forced DNA collection is coercive and intrusive, and it raises serious privacy and civil liberties concerns,” Vera Eidelman, staff attorney with the ACLU’s Speech, Privacy, and Technology Project, writes in a statement sent to Pacific Standard.

    Why Civil Rights Advocates Are Worried

    Some advocates are suspicious of the administration’s motives. In the past, immigration authorities have made fraud claims and separated legitimate parents from their children. Others say that the administration is exaggerating the scale of the problem: According to BuzzFeed News, immigration officials say they have identified 3,100 fraudulent families in the last year—but that represents less than 1 percent of the 256,821 family units apprehended. Some say the number should be even lower, because officials consider a family fraudulent if they believe that a child is not actually under 18 years old. (In the past, immigration authorities have been accused of ignoring evidence that people in adult detention facilities are actually minors.)

    Arguing that the DNA tests are unnecessary, the American Civil Liberties Union says the new plan represents another attempt by the administration to “intimidate and deter” asylum seekers. “Forced DNA collection is coercive and intrusive, and it raises serious privacy and civil liberties concerns,” Vera Eidelman, staff attorney with the ACLU’s Speech, Privacy, and Technology Project, writes in a statement sent to Pacific Standard.

    #ADN #Vie_Privée #Société_contrôle #Données_personnelles

  • Collectif Hors-Normes, Victoire de Gabriel Dufils, 2019
    https://sniadecki.wordpress.com/2019/05/02/hors-normes-dufils

    La seule traçabilité qui vaille – mais il s’agit alors d’autre chose – c’est le rapport direct entre producteurs et mangeurs. Le reste n’est que mensonge publicitaire mis en scène par l’administration au service de l’industrie agro-alimentaire.

    […]

    Dans la situation de surcharge de travail imposée par le blocage administratif du troupeau de vaches, ce que la solidarité collective a également pu apporter c’est des coups de main sur la ferme.

    Avec ces pratiques, nous entendons reprendre les luttes paysannes là où elles se sont arrêtées quand tous les syndicats ont accepté de devenir des rouages d’une administration qui a toujours besoin de cautions pour poursuivre son travail d’élimination de la paysannerie et de promotion de la Qualité industrielle estampillée « bleu-blanc-rouge ».

    Quant à la traçabilité, l’affaire doit enfin être entendue : ce sont les industriels qui ont besoin de la régulation d’une administration pour fabriquer une confiance artificielle auprès des consommateurs et faire passer la merde industrielle pour des produits de haute Qualité.

    Pour notre part, nous n’avons pas à avoir honte de nos produits et notre plus belle reconnaissance provient de celles et ceux qui mangent nos produits et en redemandent.

    #agriculture #élevage #paysannerie #alimentation #qualité #technocratie #administration #critique_techno #traçabilité #Normandie

  • Enfants volés d’Angleterre

    Au #Royaume-Uni, les #services_sociaux sont financièrement encouragés à retirer leurs enfants à des parents soupçonnés de #maltraitance ou jugés à l’avance incapables d’assumer leur rôle, à l’instar des mères célibataires ou des couples désargentés.

    Chaque année en Angleterre, les services sociaux retirent à leurs parents des dizaines de milliers d’enfants. Non que ces parents soient violents, maltraitants ou abusifs mais au motif qu’ils sont potentiellement dangereux pour leur progéniture. Ce sont le plus souvent des parents économiquement fragiles, précaires, des familles monoparentales. Autant de situations qui induisent, selon les services sociaux britanniques, un risque potentiel.

    Un tiers de ces enfants au moins serait retiré de manière totalement abusive. Dénoncé par #Ken_Loach dans son film #Lady_Bird, le scandale commence en 1989 lorsque #Margaret_Thatcher fait voter le Children Act qui introduit la notion de « #probabilité_de_faire_du_mal ». Pour enlever des enfants à leur famille, une simple #suspicion de #maltraitance_future, non avérée, suffit à enclencher une procédure à laquelle il est très difficile de se soustraire. La procédure est confiée aux autorités locales qui sont encouragées financièrement à retirer le plus d’enfants possible. Chaque comté reçoit des #quotas d’#adoption et si le quota n’est pas atteint, le #budget d’aide à l’enfance en est réduit d’autant.

    Ensuite la machine est encore plus infernale puisque parmi les enfants retirés, certains parfois dès leur naissance, des milliers sont confiés à des agences privées, parfois cotées en bourse, qui vont les faire adopter par des couples sans enfants.

    Régis et Gena ont été victimes de ce silencieux scandale. Ils racontent.

    https://www.franceculture.fr/emissions/les-pieds-sur-terre/enfants-voles-dangleterre


    #enfants_volés #enfance #UK #Angleterre #audio #enfants #anticipation #Thatcher

    • Les Enfants volés d’Angleterre

      Au Royaume-Uni, les services sociaux sont financièrement encouragés à priver de leurs enfants des parents soupçonnés de maltraitance. Plus de deux millions d’enfants sont ainsi « fichés » par les services sociaux anglais et leurs parents, pris dans la tourmente d’une machine administrative devenue folle. Confiés dans un premier temps à des familles d’accueil, ces enfants « volés » sont proposés à l’adoption par des agences spécialisées, privatisées par David Cameron. Soumis à une obligation de silence, les parents légitimes, généralement démunis, n’ont ensuite aucune possibilité légale de retrouver un jour leurs enfants.


      http://www.film-documentaire.fr/4DACTION/w_fiche_film/49439_1

      #film #documentaire #Pierre_Chassagnieux #Stéphanie_Thomas

    • Et effectivement, à (re)voir, le film de #Ken_Loach, #Ladybird...

      Maggie, sur la scène d’un karaoké, chante tandis que Jorge, un client admiratif, la regarde et l’écoute. Rassurée par la bienveillance de ce réfugié politique latino-américain, Maggie se confie. Elle est la mère célibataire de quatre enfants issus de pères différents, et reste encore cabossée par sa dernière relation avec un homme qui la battait. L’assistance publique, dont elle n’est que trop familière, finit par lui retirer la garde de ses enfants après qu’elle les a laissés seuls un soir où un incendie s’est déclaré. Mais pour une fois, elle a trouvé en Jorge un homme attentionné et qui ne la malmène pas. Lui l’écoute, ce que se refusent à faire les services sociaux. Maggie, qui semble avoir réussi à enrayer le cercle vicieux de la violence conjugale, reste enfermée dans une image négative aux yeux de l’assistance sociale qui refuse de lui rendre ses enfants. Ensemble Jorge et Maggie vont se battre pour récupérer leur dignité et le droit à fonder une famille…

      Notes : Ladybird est issu d’un fait divers découvert par Ken Loach grâce une correspondance avec une admiratrice inconnue. Cette dernière lui a confié son histoire, comment les services sociaux suite à un incendie lui ont retiré tour à tour ses six enfants. Le titre, lui, provient d’une comptine anglaise « Ladybird, Ladybird, va-t’en vite de chez toi, ta maison est en feu, et tes enfants s’en sont allés, tous sauf une, c’est la petite Ann, et elle s’est cachée sous, la poêle . »


      https://www.lacinetek.com/fr/tous-les-films/2463-ladybird-ken-loach-vod.html

    • Le film de ken Loach Ladybird a été réalisé il y a 25 ans. Mais il semble que l’Angleterre ne s’intéresse toujours pas au sort des enfants sauf à organiser leur trafic sexuel.

      #pédophilie #services_sociaux

      je signalais il y a quelques jours le dyptique documentaire de Pierre Chassagnieux et Stéphanie Thomas sur ce sujet

      https://seenthis.net/messages/777819
      « Les enfants perdus d’Angleterre »
      et
      « Les enfants volés d’Angleterre »

      Le fait que ce #trafic_d'enfants soit étouffé avec interdiction aux journalistes d’évoquer ces #enlèvements est tout à fait hallucinant.

      La loi impose le silence aux parents et aux journalistes qui ne peuvent raconter leur drame sous peine de condamnations judiciaires.

      #liberté_de_la_presse
      #tabou #censure

      « C’est le business n°1 en Angleterre : voler les enfants. » rediffusion 15/nov/2016
      http://media.radiofrance-podcast.net/podcast09/10078-15.04.2019-ITEMA_22036237-0.mp3

      Un enfant kidnappé par les services sociaux se vend 40.000€ sur internet

    • Pour te dire que tout est bien verrouillé le documentaire télévisé est interdit de visionnement en Angleterre (testé sur #TOR). Faut espérer que l’émission de France Culture traverse la manche.

    • Remarque qu’en tant que #mère_célibataire à deux reprises et en France j’ai été menacé de me faire retirer ma fille. Une fois par des policiers qui ont forcé ma porte en pleine nuit et une autre par le service hygiène et sécurité de la ville de Clichy auquel j’avais fait appel pour habitat indigne. A chaque fois, ces menaces ont été faites pour que je garde le silence sur leurs agissements illégaux.
      #guerre_aux_pauvres

  • Dans le #business de l’#humanitaire : doit-on tirer #profit des #réfugiés ?

    Depuis la crise économique de 2008 et la multiplication des conflits dans le monde, l’insuffisance des fonds alloués au secteur humanitaire n’a jamais été aussi importante. En effet seulement 59 % des besoins en la matière ont été financés en 2018.

    Pour l’une des crises humanitaires les plus médiatisées, celle des réfugiés, les chiffres sont plus alarmants encore. Le Haut-commissariat pour les Réfugiés (HCR) estime que pour l’année 2019 tout juste 14 % de l’aide nécessaire a été financée pour venir en aide aux 68,5 millions de réfugiés, demandeurs d’asile, personnes déplacées et apatrides.
    L’échec du système d’asile

    Bien que garanti par le droit international l’accueil de ces populations vulnérables reste globalement infime. En moyenne, seulement 1 % des réfugiés sont référés par le HCR pour être réinstallés dans des pays d’accueil chaque année. Le cantonnement en camps ou les installations plus ou moins précaires dans les pays limitrophes des zones de conflits deviennent les seules alternatives pour la grande majorité des réfugiés, pour qui la durée moyenne d’exil est d’environ 26 ans.

    Victimes des politiques d’asile de plus en plus restrictives des pays occidentaux plus de 85 % vivent dans des pays « en développement », dont les services élémentaires sont déjà sous pression.

    Le privé à la rescousse

    Pour pallier ces tensions, les capacités financières et innovatrices du secteur privé semblent aujourd’hui s’imposer comme une solution. Le HCR reconnaît en effet que le monde commercial joue un rôle central pour fournir des opportunités aux réfugiés et les soutenir.

    Le Pacte mondial sur les réfugiés adopté par 181 membres de l’ONU en décembre 2018 a lui aussi souligné le rôle primordial du secteur privé pour contrer les failles du système humanitaire.

    Que ce soit en termes d’emploi, d’opportunités commerciales ou de fourniture de biens et de services essentiels par l’intermédiaire de partenariats public-privé, ou encore en aidant les agences non gouvernementales ou gouvernementales à innover pour améliorer la qualité et la provision de l’aide, le monde du business semble désormais indissociable du monde humanitaire.

    Mais normaliser la condition du réfugié dans la logique économique de marché, n’est pas un artifice idéologique servant de plus en plus les intérêts corporatifs ? Et ces derniers ne passeront-ils pas avant ceux des réfugiés dans ce business désormais très rentable – fort de ses 20 milliards de dollars par an- qu’est devenu l’humanitaire ?
    De nombreuses plates-formes impliquées

    Le secteur commercial est impliqué à de nombreux niveaux du système d’asile. Par exemple, via des forums consultatifs comme la branche UNHCR Innovation du HCR créée en 2012 et financée par la fondation IKEA. Ce forum cherche à développer des moyens créatifs d’engager les entreprises et leurs ressources technologiques.

    D’autres plates-formes comme l’initiative #Connecting_Business ou encore #The_Solutions_Alliance tendent à impliquer le secteur privé dans les solutions en déplacement et en mesurer l’impact.

    Ou encore des organismes comme #Talent_beyond_boundaries ou la plate-forme française #Action_emploi_réfugiés élaborent des #bases_de_données regroupant des réfugiés et leurs #compétences techniques et académiques afin de les connecter à des employeurs potentiels dans les pays les autorisant à travailler.

    Afin de coordonner et de conseiller les actions et réponses du monde du profit, d’autres acteurs comme les consultants #Philanthropy_Advisors ont vu le jour pour promouvoir le développement de la collaboration philanthropique stratégique entre les #entreprises et le monde humanitaire, et les aider à projeter leur retour sur #investissement.

    Les marchés prospèrent

    Ainsi les partenariats public-privé avec le HCR et les ONG se multiplient, tant pour les prestations de service que l’expertise du secteur privé dans l’innovation.

    De gigantesques salons commerciaux réunissent régulièrement les grandes agences onusiennes, des ONG et des sociétés privées de toute taille afin d’essayer de prendre les marchés de l’humanitaire. Au salon DIHAD de Dubai par exemple, des stands de vendeurs de drones, de lampes photovoltaïques ou encore de kits alimentaires côtoient ceux des sociétés de services financiers comme MasterCard Worldwide ou des grands cabinets d’audit et de réduction des coûts en entreprise, comme Accenture et Deloitte.

    Cette concurrence grandissante des marchés de l’humanitaire semble suggérer que le système d’asile s’inscrit lui aussi progressivement dans un modèle néolibéral, appliquant la logique économique de marché jusque dans la sphère humanitaire.
    Abus et philanthropie des bailleurs de fonds

    Ce monde humanitaire qui pratique une logique propre à celle du monde des affaires soulève de multiples questions éthiques et pragmatiques.

    Au niveau philanthropique par exemple, les partenaires majeurs du HCR incluent des multinationales comme #Nike, #Merck, #BP, #Nestlé, #IKEA ou encore #Microsoft.

    Or, bien que l’apport financier de ces corporations soit essentiel pour contrer le manque de fonds du système d’asile, la crédibilité et la légitimité de certains partenaires a été contestée.

    Pour cause, les exploitations et abus déjà recensés à l’encontre de ces corporations. Nestlé a récemment été accusé d’esclavagisme en Thaïlande ; Nike et BP ont eux aussi été régulièrement critiqués pour leur modèle économique peu regardant des droits du travail ; ou encore Microsoft, récemment accusé d’exploitation d’enfants dans les mines de cobalt en République Démocratique du Congo. L’entreprise IKEA, bailleur majeur du HCR à quant à elle été inculpée dans un scandale d’évasion fiscale, accusée d’échapper ainsi aux taxes dans les états qui entre autres, financent le HCR.
    Des employeurs douteux

    En tant qu’employeur, le secteur privé embauche et rémunère des réfugiés dans des contextes légaux comme clandestins.

    Par exemple, 20 % de la main d’œuvre de la compagnie #Chobani, spécialiste du yaourt à la grecque implantée aux États-Unis est réfugiée. Son PDG estime que dans le monde actuel le secteur privé est l ‘agent de changement le plus efficace et a ainsi créé la fondation #Partenariat_Tent, afin de sensibiliser le monde commercial à l’importance du secteur privé dans la cause réfugiée.

    Par l’intermédiaire de cette plate-forme, plus de 20 entreprises dont #Microsoft, #Ikea, #H&M et #Hilton ont annoncé des initiatives d’#emploi destinées à contrer la crise des déplacements.

    Cependant, puisque souvent sans droit de travail dans les pays d’accueil de la majorité des réfugiés, ceux-ci sont souvent prêts à accepter n’importe quelle opportunité, et s’exposent à toute sorte de mécanisme d’exploitation, des multinationales aux petites entreprises, légalement ou dans l’économie informelle.

    Des enfants réfugiés Rohingya au Bangladesh aux Syriens en Turquie, Irak, Jordanie ou au Liban exploités dans diverses industries, les exemples d’abus par des entreprises de toutes tailles sont souvent recensés et vaguement relayés dans la presse. Parfois, les entreprises inculpées ne sont autres que des géants comme #Zara, #Mango, #Marks_and_Spencer, qui ne sont pas légalement réprimandés car il n’existe ni mécanisme de coercition ni cadre de sanction pour les multinationales.

    L’ambiguïté des sous-traitants

    Par ailleurs, les gouvernements, le #HCR et les #ONG sous-traitent progressivement l’assistance et la protection des réfugiés à divers partenaires commerciaux afin d’améliorer les conditions de vie dans des secteurs aussi divers que la finance, la provision de service, le conseil, la construction, la santé, la technologie ou encore l’éducation.

    Si de tels projets sont souvent très positifs, d’autres se font complices ou tirent profit de politiques publiques allant à l’encontre de la protection des droits humains. La multinationale espagnole #Ferrovial, un entrepreneur indépendant contracté par l’état australien pour gérer son système carcéral des demandeurs d’asile offshore, a été accusée de mauvais traitements chroniques envers les réfugiés dans des centres de détention extraterritoriaux administrés par l’Australie. Cette dernière est elle-même accusée de crimes contre l’humanité pour son traitement des demandeurs d’asile arrivés par bateau.

    Amnesty International a aussi dénoncé des actes de torture par la compagnie Australienne #Wilson_Security, sous-traitant de la filiale australienne de Ferrovial, #Broadspectrum.

    La compagnie britannique de sécurité #G4S a elle aussi fait l’objet d’une multitude d’allégations concernant des violences physiques perpétrées par ses employés dans des camps contre des réfugiés, par exemple à Daddab au Kenya, et sans conséquence pour G4S.

    Des compagnies comme #European_Homecare ou #ORS spécialisées dans la provision de service aux migrants et réfugiés ont été accusées de #maltraitance dans les milieux carcéraux envers les gardes et les réfugiés.

    Ainsi, selon un rapport de L’Internationale des services publics, la privatisation des services aux réfugiés et aux demandeurs d’asile a un impact direct sur leur qualité et aboutit à des services inappropriés, caractérisés par un manque d’empathie, et ne respectant souvent pas les droits humains.

    Le business de la catastrophe

    Par soucis d’efficacité, en privatisant de plus en plus leurs services et en laissant le monde du profit infiltrer celui de l’humanitaire, le HCR et les ONG prennent le risque de créer des conditions d’exploitation échappant aux mécanismes légaux de responsabilité.

    Aux vues de nombreuses questions éthiques, le monde commercial peut-il réellement contrer les failles étatiques et organisationnelles du monde humanitaire ? L’intégration du secteur privé dans le système de protection et d’assistance aux réfugiés, est-ce aussi en soi justifier le désengagement des États de leurs obligations en matière de protection des personnes les plus vulnérables ?

    Comment ainsi éviter que cette source d’opportunité commerciale pour les entreprises, et les opportunités d’émancipation que cela engendre pour les réfugiés, n’entraîne leur marchandisation et exploitation, dans un contexte où les cadres juridiques en matière de business et droits humains ne sont visiblement pas assez strictes ?

    https://theconversation.com/dans-le-business-de-lhumanitaire-doit-on-tirer-profit-des-refugies-
    #privatisation #partenariats_public-privé #PPP #asile #migrations #philanthropie #travail #salons_commerciaux #salons #DIHAD #néolibéralisme #sous-traitance

  • #Journalisme : une tribune importante mais que je n’ai pas pu signer, je m’en explique à la fin :

    "Nous assistons à une volonté délibérée de nous empêcher de travailler" : plus de 350 #médias, #journalistes, #photographes, #vidéastes, indépendants ou appartenant à des rédactions dénoncent, dans une tribune publiée sur franceinfo.fr, les violences policières subies par leur profession depuis le début du mouvement. Ils alertent sur la précarisation de leurs conditions de travail et les agressions physiques et psychologiques vécues sur le terrain. Ils revendiquent leur droit à informer et la liberté de la presse.

    https://www.francetvinfo.fr/economie/transports/gilets-jaunes/tribune-nous-assistons-a-une-volonte-deliberee-de-nous-empecher-de-trav


    photo : Niclas Messyasz

    Cette tribune est doublement importante. Évidemment elle l’est car elle dénonce enfin, clairement et massivement, la volonté flagrante de mutiler les témoins de la répression.

    Il n’y a pas eu de manifestations ou de rassemblements ces derniers mois sans qu’un·e journaliste n’ait été violenté·e physiquement et ou verbalement par les forces de l’ordre.

    Par violence, nous entendons : mépris, tutoiement quasi systématique, intimidations, menaces, insultes. Mais également : tentatives de destruction ou de saisie du matériel, effacement des cartes mémoires, coups de matraque, gazages volontaires et ciblés, tirs tendus de lacrymogènes, tirs de LBD, jets de grenades de désencerclement, etc. En amont des manifestations, il arrive même que l’on nous confisque notre matériel de protection (masque, casque, lunettes) en dépit du fait que nous déclinions notre identité professionnelle.

    Toutes ces formes de violences ont des conséquences physiques (blessures), psychiques (psychotraumatismes) ou financières (matériel cassé ou confisqué). Nous sommes personnellement et professionnellement dénigré·e·s et criminalisé·e·s.

    Plus récemment, un cap répressif a été franchi. Plusieurs confrères ont été interpellés et placés en garde à vue pour « participation à un groupement en vue de commettre des violences ou des dégradations », alors même que nous nous déclarons comme journalistes. Par ces faits, la police et la justice ne nous laissent ainsi que deux options :
    – venir et subir une répression physique et ou judiciaire ;
    – ne plus venir et ainsi renoncer à la liberté d’information.

    Cela fait des années qu’on le sait, qu’on le dit, un premier acte de solidarité avait été avorté en 2014 suite à la manif pour la #zad de Notre-Dame-des-Landes du 22 février à Nantes, suite à laquelle #Yves_Monteil et #Gaspard_Glanz avaient porté plainte, en vain, dans un silence assourdissant face au rouleau compresseur de la communication parlant uniquement d’une ville « dévastée » (image faussée à laquelle, ironie du sort, ce dernier avait contribué en parlant de guerre). Voir l’article de @bastamag à l’époque : Silence médiatique sur les dizaines de manifestants et de journalistes blessés à Nantes : https://www.bastamag.net/Silence-mediatique-sur-les

    Depuis, ça n’a fait que s’aggraver, forçant certain-e-s à bosser groupé-e-s sans être libres de suivre leur inspiration, forçant les autres à prendre de gros risques. Et pour témoigner de manière indépendante il ne reste que deux solutions : la première consiste à ne jamais aller au front, ce qui était mon cas, mais désormais le front est partout et des traumatismes en 2018 m’ont fait définitivement quitter le terrain des manifs. L’autre consiste à s’infiltrer dans le black-bloc, voire à faire du « #gonzo », au risque de devenir aussi la cible de celles et ceux qui, légitimement, veillent à l’anonymat des personnes présentes. De très nombreuses images de ces angles différents ayant permis aux flics de faire des « triangulations » et mettre en taule un paquet de militant-e-s, souvent avec des preuves très bancales et la complicité de la justice...

    Cette tribune est aussi importante car elle souligne, en ce #1er_mai, la précarité de la profession, allant jusqu’à entraîner parfois un asservissement volontaire et souvent des distorsions cognitives chez les candidat-e-s aux métiers du journalisme. C’est difficile sur le terrain mais c’est aussi difficile ensuite. Après le dérushage et le travail / indexage des images, il faut se battre pour vendre. A des tarifs de misère particulièrement en photo. 15€ en PQR, 150€ en presse nationale... Ça ne permet que rarement de vivre et d’avoir les moyens de continuer. Et, à quelques exceptions près, l’esprit de concurrence prime sur tout. Écouter les interviews croisées de #NnoMan_Cadoret, #Adèle_Löffler, #Martin_Noda et #Maxime_Reynié qui n’ont pas tou-te-s de carte de presse délivrée par la Commission de la Carte d’Identité des Journalistes Professionnels. Et qui, pourtant, font vraiment le métier de journalistes...
    https://radioparleur.net/2019/04/30/photojournalistes-independants-violences-policieres

    J’en viens à la raison qui m’a empêchée de signer cette tribune.
    D’une part je ne me considère pas comme journaliste, mais comme photographe-illustratrice , ou photographe #auteure, comme on dit. Pour ça, je ne dois pas viser le fait de vendre, mais de faire, d’œuvrer. Être oeuvrière comme le dit justement Lubat. Faire sens. Et donc de ne pas quitter le chemin de ce qui m’inspire, de refuser beaucoup de compromis et n’accepter que ce qui va dans le sens de ce que je fais. Évidemment, être payée pour illustrer articles et livres est une joie et j’espère le faire de plus en plus ... et pour être franche, mon matériel photo en a grave besoin ! Même si franchement, la méconnaissance de ce travail et les contrôles incessants de la CAF ne motivent pas... Mais le #bénévolat est logique pour illustrer les #médias_libres et les luttes auxquelles je participe ; à contrario la recherche de vente à tout prix tait / tue mon travail. Être considéré-e comme professionnel-le est certes beaucoup trop inféodé à l’argent et pas suffisamment à la pratique mais cette tribune ne parle hélas pas des autres professions de l’information, de l’illustration, ni du bénévolat. J’ai donc posé la question de l’exclusion des autres photographes, craignant que nous nous retrouvions à définir une nouvelle norme qui allait de toute façon en laisser beaucoup sur le carreau.

    Je sais pas trop comment exprimer ça mais s’engouffrer dans ce truc de carte de presse je le perçois comme le même piège que la signature des conventions pour la zad : c’est déléguer sur [nous] la norme et le tri alors que le problème n’est pas là. Quid des hors-normes ?
    Le véritable problème c’est la répression, les violences policières et judiciaires, le mépris d’un Castaner accompagné d’une « christalisation » dangereuse autour de Gaspard Glanz dont lui-même ne veut pas, qui tendrait à faire croire qu’il existe un modèle de « bavure » inacceptable
    Macron base toute sa politique sur une communication orwellienne. Tout le monde le sait, même, et surtout, son fan club mediatique, qui se mord les lèvres entre hilarité face à l’insolence et désir de lui ressembler. Refuser et contrer cette stratégie est un devoir.
    Je me garderai bien d’évoquer une solution car pour moi seule la diversité des réponses ALLIÉES peut faire effet. Et on est loin du compte, surtout si face à chaque attaque nous choisissons ce qui nous trie et nous affaibli...
    https://twitter.com/ValKphotos/status/1121714579350929408

    Autre questionnement, encore plus important à mes yeux : quid de tou-te-s les autres témoins ? De toutes les personnes qui, enfin, légitimement, et souvent en tremblant, lèvent leurs smartphones face aux violences policières ? N’exiger le respect de l’acte de « reporter » que pour les « professionnel-le-s » et pas pour tout-e-s, n’est-ce pas la brèche qu’attendent les censeurs pour revenir sur le décret qui permet à toute personne de témoigner et l’usage qui permet à bien des personnes d’être journalistes bénévoles ou à temps choisi ?

    Et quid des témoins des #violences_policières dans les quartiers et cités ? Il y a deux ans l’arrestation de #Amal_Bentounsi avait d’ailleurs relancé pour la énième fois le sujet de l’autorisation de filmer les forces de l’ordre : https://www.bondyblog.fr/reportages/au-poste/amal-bentounsi-arretee-et-placee-en-garde-a-vue-pour-diffusion-dimages-de- D’ailleurs un policier avait fait une note assez complète sur le sujet : https://blog.francetvinfo.fr/police/2017/06/19/le-policier-et-le-droit-a-son-image.html
    En proie régulièrement aux mêmes problèmes, #Taranis avait fait un dossier très complet dont le 1er chapitre revient sur ce droit que j’espère inaliénable avec un pdf vers la circulaire de police rappelant la loi, ainsi qu’un mémo :

    « Les policiers ne bénéficient pas de protection particulière en matière de droit à l’image, hormis lorsqu’ils sont affectés dans les services d’intervention, de lutte anti-terroriste et de contre-espionnage spécifiquement énumérés dans un arrêté ministériel [comme le GIGN, le GIPN, la BRI …] et hormis les cas de publications d’une diffamation ou d’une injure à raison de leurs fonction ou de leur qualité. ».

    http://taranis.news/2017/04/classic-manuel-de-survie-du-journaliste-reporter

    Lorsque j’ai posé ces deux questions il était, m’a-t-on dit, trop tard pour modifier le texte : il y avait effectivement déjà une centaine de signataires. L’initiateur ne m’a pas répondu mais d’autres ont tenté d’apporter le débat de l’intérieur. Hélas dans le même temps ils ont dû faire face à une levée de boucliers de professionnels inquiets pour leurs privilèges et refusant l’idée d’un plus grand accès à la carte de presse... La question a été posée sur twitter, je vous laisse vous délecter des réponses : https://twitter.com/gchampeau/status/1123485761842626562

    Je sais qu’une partie des signataires sera attentive à ne pas faire de cette tribune la brèche qui permettra de trier qui a le droit ou non de témoigner en image de la répression et plus généralement des dérives actuelles. Mais j’avoue ne pas être optimiste du tout...

    • Je n’avais pas vu ton mot, @aude_v : nous sommes d’accord. Après, pour avoir pas mal discuté avec une des personnes qui ont fait cette tribune, iels n’ont absolument pas anticipé les risques que ça induisait pour les autres. Je crois que ce qui s’est passé avec l’arrestation de Gaspard a été le signal déclencheur d’un trop plein et de la nécessité de se rassembler pour être plus fort-e-s. Et c’est ce qui a fait que j’ai réellement hésité à la signer, moi aussi, jusqu’au dernier moment, car je comprends vraiment le fond.

      L’autre truc ballot c’est de l’avoir sortie au matin du 1er mai alors qu’on savait que d’une manière ou d’une autre ça allait être une grosse journée. Du coup elle a été noyée sous la lacrymo et le reste. En fait c’est aujourd’hui, « _Journée De La #Liberté De La #Presse_ » qu’il aurait fallu sortir cette tribune. Mais quand je vois comment l’intox #Pitié_Salpetrière a été démontée, je suis encore plus convaincue par les raisons que j’ai privilégiées pour ne pas l’avoir signée : ce sont clairement les anonymes qui ont fait le « reportage » et les journalistes sans cartes (comme @davduf ) qui ont fait le job d’alerter tout le monde.

      Je continue à ne pas savoir comment me définir, où me situer là dedans... mais je ne peux appeler ce que je fais comme ici https://seenthis.net/messages/778352, là https://seenthis.net/messages/653494 / https://seenthis.net/messages/744712 ou ce 1er mai ici https://seenthis.net/messages/778352 , ou encore avec @karacole ici ou comme transmission de flux ailleurs, ou pour #demosphere aussi, comme du journalisme. Même si, pourtant, c’est ma motivation journalière, clairement. Faire passer l’info depuis les sources, et parfois mettre en perspective, décrypter, pour que le plus grand nombre ait la possibilité d’un accès direct et se fasse sa propre opinion...
      Vivement qu’on foute les riches dans des camps de redressements et qu’on puise, mondialement, avoir le choix du toit et du couvert, et ne se consacrer qu’à ce qui nous fait vibrer, pour le bien du plus grand nombre !
      :D