• #Référentiel_national_des_bâtiments (#RNB) : un nouveau géocommun pour répondre aux enjeux de rénovation des bâtiments

    Le Ministère de la Transition Écologique et de la Cohésion des Territoires, l’Institut national de l’information géographique et forestière (IGN), l’Agence de la Transition Écologique (ADEME) et le Centre Scientifique et Technique du Bâtiment (CSTB) annoncent la mise en ligne du Référentiel National des Bâtiments (RNB), anciennement Bat-ID. Son objectif est de faciliter le suivi et le croisement des #données_bâtimentaires pour les administrations publiques, les collectivités et les acteurs privés.

    La mise à disposition d’une #base_de_données publique est essentielle pour faciliter le travail administratif, consolider les données de rénovation énergétique des bâtiments et avoir une vision à jour de l’état de transformation du parc des bâtiments en France. Si la Base de Données Nationale des Bâtiments (BDNB) a initié la mise en commun des données bâtimentaires, le RNB va permettre de répertorier l’ensemble des bâtiments du territoire, et ainsi d’optimiser et accélérer la conduite d’actions publiques et privées.

    Le RNB attribue à cet effet un #identifiant_unique à chaque bâtiment qui permettra de disposer d’une vision commune et exhaustive du bâti sur le territoire. Cette « #plaque_d’immatriculation » des bâtiments vise à simplifier le suivi de la transformation du parc de bâtiments et le croisement de différentes données bâtimentaires utiles aux administrations et à tous les acteurs de la construction. Hébergé au sein de la Fabrique des Géocommuns de l’IGN, ce projet rassemble les différents acteurs détenteurs de données bâtimentaires autour d’un commun numérique.

    Il s’agit d’une innovation collaborative issue de la fusion de plusieurs outils : la Base de Données Nationale des Bâtiments (BDNB) du CSTB et la BD Topo de l’IGN. Le RNB répertorie à ce jour de plus de 48 millions de bâtiments et est mis à jour régulièrement avec les données issues de différents acteurs publics et privés. La construction du RNB est également réalisée en collaboration avec les experts de la donnée géomatique du Conseil National de l’Information Géolocalisée (CNIG).

    https://www.ign.fr/institut/espace-presse/referentiel-national-des-batiments-un-nouveau-geocommun-pour-repondre-aux-enjeux

    La carte :


    https://rnb.beta.gouv.fr/carte

    #France #cartographie #visualisation #recensement #bâtiments #bâti #géolocalisation

  • Il Consiglio d’Europa chiede all’Italia di garantire più protezione alle vittime di tratta

    Nel rapporto del Gruppo di esperti sulla lotta alla tratta di esseri umani (Greta) si chiede alle autorità di aumentare le indagini e le condanne, assicurare strumenti efficaci di risarcimento per le vittime e concentrarsi maggiormente sullo sfruttamento lavorativo. Oltre allo stop del memorandum Italia-Libia. Su cui il governo tira dritto.

    Più attenzione alla tratta per sfruttamento lavorativo, maggiori risarcimenti e indennizzi per le vittime e la necessità di aumentare il numero di trafficanti di esseri umani assicurati alla giustizia. Ma anche lo stop del memorandum Italia-Libia e la fine della criminalizzazione dei cosiddetti “scafisti”.

    Sono queste le principali criticità su cui il Gruppo di esperti del Consiglio d’Europa sulla lotta alla tratta di esseri umani (Greta) a fine febbraio ha chiesto al governo italiano di intervenire per assicurare l’applicazione delle normative europee e una tutela efficace per le vittime di tratta degli esseri umani. “Ogni anno in Italia ne vengono individuate tra le 2.100 e le 3.800 -si legge nel report finale pubblicato il 23 febbraio-. Queste cifre non riflettono la reale portata del fenomeno a causa dei persistenti limiti nelle procedure per identificare le vittime, nonché di un basso tasso di autodenuncia da parte delle stesse che temono di essere punite o deportate verso i Paesi di origine”. Una scarsa individuazione dei casi di tratta che riguarderebbe soprattutto alcuni settori “ad alto rischio” come “l’agricoltura, il tessile, i servizi domestici, l’edilizia, il settore alberghiero e la ristorazione”.

    L’oggetto del terzo monitoraggio di attuazione obblighi degli Stati stabiliti dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla lotta contro la tratta degli esseri umani era proprio l’accesso alla giustizia per le vittime. Dal 13 al 17 febbraio 2023, il gruppo di esperti si è recato in Italia incontrando decine di rappresentanti istituzionali e di organizzazioni della società civile. La prima bozza del report adottata nel giugno 2023 è stata poi condivisa con il governo italiano che a ottobre ha inviato le sue risposte prima della pubblicazione finale del rapporto. Quello in cui il Greta, pur sottolineando “alcuni sviluppi positivi” dall’ultima valutazione svolta in Italia nel 2019, esprime “preoccupazione su diverse questioni”.

    Il risarcimento per le vittime della tratta è una di queste. Spesso “reso impossibile dalla mancanza di beni o proprietà degli autori del reato in Italia” ma anche perché “i meccanismi di cooperazione internazionale sono raramente utilizzati per identificare e sequestrare i beni degli stessi all’estero”. Non solo. Il sistema di indennizzo per le vittime -nel caso in cui, appunto, chi ha commesso il reato non abbia disponibilità economica- non funziona. “Serve renderlo effettivamente accessibile e aumentare il suo importo massimo di 1.500 euro”. Come ricostruito anche da Altreconomia, da quando è stato istituito questo strumento solo in un caso la vittima ha avuto accesso al fondo.

    Il Greta rileva poi una “diminuzione del numero di indagini, azioni penali e di condanne” osservando in generale una applicazione ristretta di tratta di esseri umani collegandola “all’esistenza di un elemento transnazionale, al coinvolgimento di un’organizzazione criminale e all’assenza del consenso della vittima”. Tutti elementi non previsti dalla normativa europea e italiana. Così come “desta preoccupazione l’eccessiva durata dei procedimenti giudiziari, in particolare della fase investigativa”.

    Il gruppo di esperti sottolinea poi la persistenza di segnalazioni di presunte vittime di tratta “perseguite e condannate per attività illecite commesse durante la tratta, come il traffico di droga, il possesso di un documento d’identità falso o l’ingresso irregolare”. Un problema che spesso porta la persona in carcere e non nei progetti di accoglienza specializzati. Che in Italia aumentano. Il Greta accoglie infatti con favore “l’aumento dei fondi messi a disposizione per l’assistenza alle vittime e la disponibilità di un maggior numero di posti per le vittime di tratta, anche per uomini e transgender” sottolineando però la necessità di prevedere un “finanziamento più sostenibile”. In questo momento i bandi per i progetti pubblicati dal Dipartimento per le pari opportunità, hanno una durata tra i 17 e i 18 mesi.

    C’è poi la difficoltà nell’accesso all’assistenza legale gratuita che dovrebbe essere garantita alle vittime che invece, spesso, si trovano obbligate a dimostrare di non avere beni di proprietà non solo in Italia ma anche nei loro Paesi d’origine per poter accedere alle forme di consulenza legale gratuita. Problematico è anche l’accesso all’assistenza sanitaria. “I professionisti del Sistema sanitario nazionale -scrive il Greta- non sono formati per assistere le vittime di tratta con gravi traumi e mancano mediatori culturali formati per partecipare alla fornitura di assistenza psicologica”.

    Come detto, il focus degli esperti riguarda la tratta per sfruttamento lavorativo. Su cui l’Italia ha adottato diverse misure di protezione per le vittime ma che però restano insufficienti. “Lo sfruttamento del lavoro continua a essere profondamente radicato in alcuni settori che dipendono fortemente dalla manodopera migrante” ed è necessario “garantire risorse che risorse sufficienti siano messe a disposizione degli ispettori del lavoro, rafforzando il monitoraggio dei settori a rischio e garantendo che le condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori migranti soddisfare i requisiti previsti dalla normativa al fine di prevenire abusi”.

    Infine il Greta bacchetta il governo italiano su diversi aspetti relativi alla nuova normativa sui richiedenti asilo. “Temiamo che le misure restrittive adottate dall’Italia favoriscano un clima di criminalizzazione dei migranti, con il risultato che molte potenziali vittime della tratta non denunciano i loro casi per paura di detenzione e deportazione”, scrivono gli esperti. Sottolineando la preoccupazione rispetto al “rischio di aumento del numero di richiedenti asilo nei centri di detenzione amministrativa” previsto dagli ultimi provvedimenti normativi che aumenterebbe la possibilità anche per le vittime di tratta non ancora identificate di essere recluse. Un rischio riscontrato anche per il Protocollo sottoscritto con l’Albania per gli impatti che avrà “sull’individuazione e la protezione delle persone vulnerabili salvate in mare”.

    Sul punto, nelle risposte inviate al Greta l’8 febbraio 2024, il governo italiano sottolinea che il protocollo siglato con la controparte albanese “non si applicherà alle persone vulnerabili, incluse le vittime di tratta”. Resta il punto della difficoltà di identificazione fatta subito dopo il soccorso, spesso in condizioni precarie dopo una lunga e faticosa traversata.

    Ma nelle dieci pagine di osservazioni inviate da parte dell’Italia, salta all’occhio la puntualizzazione rispetto alla richiesta del Greta di sospendere il memorandum d’intesa tra Italia e Libia che fa sì che “un numero crescente di migranti salvati o intercettati nel Mediterraneo vengano rimpatriati in Libia dove rischiano -scrivono gli esperti- di subire gravi violazioni dei diritti umani, tra cui la schiavitù, il lavoro forzato e lo sfruttamento sessuale”. Nella risposta, infatti, il governo sottolinea che ha scelto di cooperare con le autorità libiche “con l’obiettivo di ridurre i morti in mare, nel pieno rispetto dei diritti umani” e che la collaborazione “permette di combattere più efficacemente le reti di trafficanti di esseri umani e di coloro che contrabbandano i migranti”. Con il rispetto dei diritti umani, del diritti umanitario e internazionale che è “sempre stata una priorità”. Evidentemente non rispettata. Ma c’è un dettaglio in più.

    Quel contrasto al traffico di migranti alla base anche del memorandum con la Libia, sbandierato a più riprese dall’esecutivo italiano (“Andremo a cercare gli ‘scafisti’ lungo tutto il globo terracqueo”, disse la premier Giorgia Meloni a inizio marzo 2023) viene messo in discussione nel rapporto. Dopo aver sottolineato la diminuzione delle indagini sui trafficanti di esseri umani, il Greta scrive che i “capitani” delle navi che arrivano in Italia “potrebbero essere stati costretti tramite minacce, violenza fisica e abuso di una posizione di vulnerabilità nel partecipare all’attività criminali”. Indicatori che li farebbero ricadere nella “categoria” delle vittime di tratta. “Nessuno, però, è stato considerato come tale”, osservano gli esperti. Si scioglie come neve al sole la retorica sulla “guerra” ai trafficanti. I pezzi grossi restano, nel frattempo, impuniti.

    https://altreconomia.it/il-consiglio-deuropa-chiede-allitalia-di-garantire-piu-protezione-alle-

    #traite_d'êtres_humains #Italie #protection #Conseil_de_l'Europe #exploitation #Greta #rapport #agriculture #industrie_textile #hôtelerie #bâtiment #BTS #services_domestiques #restauration #indemnisation #accès_à_la_santé #criminalisation_de_la_migration #Albanie

  • Les nouvelles du samedi 20:42
    https://framablog.org/2024/01/27/les-nouvelles-du-samedi-2042

    Pour achever cette semaine, deux nouvelles de 2042 concoctées avec amour par les participant⋅es des ateliers #solarpunk #UPLOAD de l’Université Technologique de #Compiègne (UTC). En 2042, on rénove et on en profite pour faire autrement, que ce soit à la … Lire la suite­­

    #Communs_culturels #Enjeux_du_numérique #UPLOAD #Agriculture #amiante #atelier #bâtiment_passif #briques #désamiantage #durabilité #écriture #empreinte_carbone #éolien #ferme #fromage #hangar #high-tech #LowTech #nouvelle #PMR #rénovation #solaire #Solarpunk #urbanisme_durable #UTC

  • Démolir, recycler, valoriser : le grand chantier des matériaux dans les métropoles
    https://metropolitiques.eu/Demolir-recycler-valoriser-le-grand-chantier-des-materiaux-dans-les-

    Dans le cadre du partenariat entre Métropolitiques et le Prix de thèse sur la ville, Brigitte Guigou et Claude Lacour reviennent sur les travaux d’Agnès Bastin, lauréate du Grand Prix 2023. Au-delà des grands mots d’ordre, fabriquer une ville durable engage des processus politiques et techniques complexes, comme le montre l’exemple de l’intégration des matériaux de chantier dans une #économie_circulaire. Les matériaux de #construction et de démolition contribuent fortement à l’empreinte de l’aménagement #Commentaires

    / économie circulaire, #déchets, construction, #écologie, #industrie, #bâtiment, #recyclage

    https://metropolitiques.eu/IMG/pdf/met-guigou-lacour.pdf

  • A Jéricho, l’attente des travailleurs gazaouis : « Ici, on meurt cent fois par jour quand on voit ce qu’il se passe chez nous »
    https://www.lemonde.fr/international/article/2023/11/07/a-jericho-l-attente-des-travailleurs-gazaouis-ici-on-meurt-cent-fois-par-jou

    Un Gazaoui montre une photo de son frere, mort lors d’un bombardement dans la bande de Gaza. Camp d’entrainement des forces armees palestiniennes Al-Nwama, devenu un centre d’accueil des travailleurs Gazaouis expulses d’Israel suite aux attaques du 7 octobre. Jericho, Cisjordanie, le 4 novembre 2023.
    LUCIEN LUNG/RIVA PRESS POUR « LE MONDE »
    Ayant perdu leur permis de travail en Israël depuis l’attaque du Hamas le 7 octobre, des travailleurs gazaouis ont trouvé refuge en Cisjordanie. Depuis un mois, ils sont suspendus aux nouvelles en provenance de leurs familles prises sous les bombes. L’homme est terrassé par la douleur, il fond en larmes, tombe et hurle au milieu d’une foule de Palestiniens qui l’observent, impuissants. Fouad Al-Burai, début de cinquantaine grisonnante, vient d’apprendre que la quasi-totalité de sa famille est morte dans le bombardement de leur maison, dans le quartier de Jabaliya dans le nord de la bande de Gaza, cible de frappes israéliennes d’une ampleur inédite, ce samedi 5 novembre.
    Vingt-quatre victimes, vingt-quatre noms qui s’affichent sur le téléphone qui passe de main en main. Il ne reste à Fouad que deux enfants, un fils, sorti miraculeusement de la maison au moment du bombardement, et une fille, réfugiée à Rafah, dans le sud de l’enclave. Tous les autres, les oncles, tantes, cousins, nièces, enfants et petits-enfants, ont été fauchés par les bombardements israéliens qui, depuis un mois, frappent les civils de Gaza en représailles à l’attaque du 7 octobre, menée par le Hamas en Israël. Selon le ministère de la santé local dirigé par le mouvement islamiste, au moins 10 000 personnes ont été tuées, dont plus de 4 100 enfants.
    Ahmad Hassuneh montre une photo de sa femme et de leurs enfants, morts le 22 octobre 2023 dans le bombardement de leur maison de Deir Al-Balah, à Gaza.
    Comme Fouad Al-Burai, quelque 850 Gazaouis qui avaient un permis pour travailler en Israël sont réfugiés à Al-Nwama, une base d’entraînement des forces de sécurité palestiniennes située sur une petite colline des bords de Jéricho, en Cisjordanie. L’endroit est devenu l’un des centres d’accueil des quelque 5 000 travailleurs gazaouis expulsés par Israël après les attaques du 7 octobre. Le lendemain, leur permis a été annulé et comme plusieurs milliers d’autres ouvriers qui occupaient majoritairement des métiers dans le bâtiment, les services de nettoyage ou l’agriculture, ils ont été expulsés du territoire israélien. Ceux qui n’ont pas pu rejoindre la Cisjordanie occupée ont été arrêtés par les autorités israéliennes. Ils ont été renvoyés dans la bande de Gaza vendredi 3 novembre à l’aube. A Jéricho, en sécurité, les Gazaouis vivent dans les limbes, au rythme des notifications téléphoniques d’une guerre qui se mène chez eux, à un peu plus de 100 km de là, et touche leurs familles.
    De petits groupes sont installés un peu partout, au pied des murs des quatre baraquements spartiates qui accueillent les réfugiés dans de modestes chambres partagées, ou à l’ombre des quelques dattiers qui bordent la base. Du linge sèche aux fenêtres, dans les arbres, ou sur le panneau indiquant la zone de tir de la base. Mohamad Abou Taleb, le chef de la sécurité, explique, l’air gêné, « d’habitude, c’est interdit d’accrocher du linge dehors comme ça, mais bon là, étant donné les circonstances… ».
    Certains marchent seuls, les yeux rivés sur leurs téléphones, quand d’autres errent sans but, l’air hagard. Tous répètent, inlassablement, la même chose. « Il faut que nous rentrions à Gaza. La communauté internationale, les organisations, doivent tout faire pour nous ramener auprès des nôtres, explique Hassan, qui préfère taire son nom. Nous voulons enterrer nos morts. Et je préfère mourir là-bas que de vivre cette vie sans sens, loin des miens. »Le désespoir de ces Gazaouis, coincés depuis bientôt un mois, s’accroît à mesure que le nombre de victimes à Gaza augmente et qu’ils vivent l’impossibilité de leur retour. En fin de semaine dernière, l’annonce de l’expulsion vers l’enclave des quelques milliers de travailleurs bloqués depuis début octobre leur a donné un espoir de retour. Mais cet espoir a été rapidement douché lorsqu’ils se sont aperçus que l’Etat hébreu n’avait aucune intention de permettre leur transfert, les discussions avec l’Autorité palestinienne afin d’envisager leur renvoi dans la bande de Gaza étant inexistantes, comme le confirme le colonel Al-Ashkar, à la tête du camp Al-Namwa. Aussi, certains envisagent d’aller voir volontairement les soldats israéliens qui bouclent la ville afin d’être arrêtés et peut-être expulsés vers l’enclave. « Ici, on meurt cent fois par jour quand on voit ce qu’il se passe chez nous, lance Nasser Ichwa, alors qu’est-ce qui pourrait être pire ? »
    Ahmad Hassuneh marche tel un automate. Le jeune trentenaire a perdu cinquante-cinq membres de sa famille, dont sa femme et ses trois enfants, dans le bombardement de leur maison, à Deir Al-Balah le 22 octobre. Ne reste que son beau-père Khalid et son beau-frère Bilal. Tous deux travaillaient également en Israël le 7 octobre et sont aujourd’hui à ses côtés, réfugiés à Jéricho. Au crépuscule, une partie des Gazaouis rejoint la salle de prière d’un des bâtiments, d’autres s’agenouillent à l’extérieur. « Le monde entier a abandonné Gaza », lâche Amar, un ouvrier en bâtiment de 55 ans.
    Fouad, parti en sanglots après avoir appris le massacre de sa famille, n’est pas là. « Il s’est écroulé dans sa chambre, racontent ses camarades, son cœur est détruit. Il vient d’apprendre que ce qu’il restait de sa maison a de nouveau été bombardé. »

    #Covid-19#migrant#migration#gaza#israel#cisjordanie#travailleurmigrant#agriculture#batiment#expulsion#mortalite#conflit

  • La #destruction de #Gaza vue du ciel

    La CNN a publié une série d’images satellites (https://edition.cnn.com/2023/10/25/middleeast/satellite-images-gaza-destruction/index.html) avant et après les bombardements sur Gaza. Les images post-destructions, très choquantes, montrent l’#anéantissement presque complet de nombreux quartiers d’habitations de Gaza. Des milliers de tonnes d’explosifs se sont abattus sur des immeubles et des lotissements, détruisant tout et tuant des habitants par milliers. Et les #photos_satellites datent déjà du 21 octobre. Depuis, #Israël a encore intensifié ses frappes. À cette date, 11.000 #bâtiments à Gaza avaient déjà été détruits. Selon l’ONU, environ 45% des habitations de la bande de Gaza ont été endommagées depuis le 7 octobre !

    Cela n’a rien évidemment à voir avec une prétendue « opération anti-terroriste » comme le répètent tous les médias occidentaux pour manipuler l’opinion. Et les frappes n’ont rien de ciblées, elles ne cherchent même pas à l’être. C’est une opération d’#élimination d’une #population_civile, de ses #infrastructures et de ses lieux de vie, par un régime fasciste. Certains dirigeants d’extrême droite israéliens l’assument ouvertement, il s’agit de #raser_Gaza.

    Un tel niveau de #destruction_urbaine comporte aussi d’importants risques de #contaminations, de #pollutions, de nouvelles explosions. Les millions de tonnes de #décombres comportent des matériaux dangereux pour la santé, des restes de munitions défectueuses… Et la population de Gaza n’a rien pour y faire face.

    Regardez bien ces photos. Voilà à quoi servent les armes que nous vendons à Israël. Voilà à quoi le gouvernement français apporte son « soutien inconditionnel ». Voilà ce qui est fait au nom de la France, de l’Europe, des USA.


    https://contre-attaque.net/2023/10/27/la-destruction-de-gaza-vue-du-ciel
    #bombardements #images #visualisation #images_satellites #images_satellitaires #imagerie #Palestine

    voir aussi :
    https://seenthis.net/messages/1023504

  • RSA : ces départements qui permettent de cumuler l’allocation de la CAF avec un salaire
    https://www.mercipourlinfo.fr/actualites/aides-et-allocations/rsa-ces-departements-qui-permettent-de-cumuler-lallocation-de-la-caf-

    Un contrat permettant aux bénéficiaires du #RSA de cumuler le #salaire d’un #emploi_saisonnier avec leur allocation. C’est l’initiative mise en place depuis plusieurs années par une quinzaine de #départements à travers l’Hexagone. Chargés du versement du revenu de solidarité active (RSA), ces collectivités ont décidé d’adopter cette mesure afin de favoriser l’insertion professionnelle des #allocataires et de pallier le manque de travailleurs #saisonniers.

    Le Rhône et la Marne revendiquent ainsi depuis plus de dix ans l’usage de cet instrument pour faciliter le recrutement de saisonniers dans le secteur viticole. Depuis, le dispositif s’est élargi à une quinzaine de départements dont la Gironde qui l’adopté en 2019 ou l’Aude en 2020. D’autres, comme la Somme, la Charente-Maritime ont suivi ce système et l’ont adapté aux besoins de recrutement locaux, notamment dans le #tourisme et l’#hôtellerie. La Côte-d’Or, quant à elle, propose ce type de contrat pour les secteurs de l’#aide_à_la_personne, de la #logistique, du #bâtiment, ou encore l’#entretien_propreté.

    Quelles sont les conditions pour bénéficier du cumul RSA/salaire ?

    être bénéficiaire du RSA ;
    résider dans l’un des départements proposant ce dispositif.

    Concernant le contrat de travail en lui-même, celui-ci ne doit pas excéder 300 heures réparties sur une année civile (du 1er janvier au 31 décembre, que ce soit pour un contrat ou plusieurs). Il ne reste ensuite plus qu’à envoyer une demande auprès du Conseil départemental. Celui-ci exige quelques justificatifs (généralement un contrat de travail et les bulletins de salaires perçus lors du contrat).

    Le Département se charge ensuite de faire la déclaration auprès de la Caisse d’allocations familiales (#CAF) concernée. D’autres pièces peuvent être réclamées et la procédure varie selon le département concerné. Il est recommandé de consulter les démarches à effectuer sur les sites des conseils départementaux.

    Un instrument d’insertion à l’emploi qui tend à se généraliser

    La possibilité de pouvoir cumuler RSA et travail saisonnier est largement plébiscitée par les Conseils départementaux et les élus qui y ont recours. L’objectif est de favoriser l’insertion professionnelle et de pérenniser certains emplois dans des secteurs qui peinent à recruter. « On espère voir certains bénéficiaires poursuivre dans ce milieu professionnel et passer par des formations diplômantes », déclarait Sophie Piquemal, vice-présidente à l’urgence sociale au département de la Gironde et conseillère départementale du canton Landes des Graves, dans les colonnes du journal régional Sud-Ouest.

    Élisabeth Borne, elle aussi, est favorable à ce type de dispositif. La Première ministre a annoncé le 13 mai à BFMTV, vouloir étendre à l’île de la Réunion la possibilité pour les allocataires du RSA de bénéficier du cumul de la prestation avec un emploi saisonnier. « L’Idée est de favoriser le retour à l’emploi par tous les moyens », a-t-elle déclaré lors de cette conférence de presse.

    Le dispositif reste cependant assez méconnu de la population. Ainsi, le département de la Marne a enregistré pour l’année 2019 seulement 340 contrats RSA et saisonniers pour 18 000 allocataires. En Gironde, le bilan s’élève à 281 recrutements pour la période entre juillet 2022 et janvier 2023. Le département a néanmoins étendu le dispositif à l’année pour 140 allocataires du RSA « à la demande du milieu agricole », confirme Sophie Piquemal.

    300 heures, au pire, c’est 2400€ net par an à quoi peut éventuellement s’ajouter de tous petits bouts de prime d’activité...

    #travail #emploi #insertion #revenu #travailleurs_précaires

  • La #construction de logements en terre crue : un engagement social et environnemental
    https://metropolitiques.eu/La-construction-de-logements-en-terre-crue-un-engagement-social-et.h

    L’enjeu climatique renouvelle l’intérêt pour les matériaux de construction naturels. Victor Villain montre que les dissensions sont fortes entre les tenants de l’industrialisation de la terre crue et des professionnels militant pour une utilisation plus sociale et environnementale de ce #matériau. Ces dernières décennies, la réduction de la consommation énergétique et la lutte contre le changement climatique constituent des enjeux majeurs pour le BTP, à la fois pour la construction et pour #Terrains

    / #architecture, construction, #industrie, matériau, #écologie, #militantisme, #bâtiment

    https://metropolitiques.eu/IMG/pdf/met_villain.pdf

  • Au Sénégal, dans l’enfer des chantiers de Diamniadio
    https://www.lemonde.fr/afrique/video/2023/02/23/au-senegal-dans-l-enfer-des-chantiers-de-diamniadio_6163064_3212.html

    Au Sénégal, dans l’enfer des chantiers de Diamniadio
    vidéo Le chantier de la ville nouvelle de Diamniadio, à une trentaine de kilomètres de Dakar, attire des ouvriers de toute l’Afrique de l’Ouest.
    Publié le 23 février 2023 à 18h00, mis à jour hier à 12h09
    En 2014, le président sénégalais Macky Sall a lancé les travaux du pôle urbain de Diamniadio, un chantier titanesque qui prévoit la construction de 40 000 logements, des stades, d’y installer quinze ministères, d’un parc industriel et de développer une « smart city », mais aussi de désengorger Dakar, la capitale du pays. Des ouvriers de la sous-région ont afflué pour s’y faire employer, mais nombreux décrivent des conditions de travail dégradantes et le non-respect de la législation du travail.

    #Covid-19#migrant#migration#senegal#afrique#economie#batiment#immigration#travail#postcovid

  • Les salons rassemblent des milliers d’acheteurs et de vendeurs en un seul lieu et en un court laps de temps, c’est donc un bon investissement de participer à une foire exposition comme Artibat, salon de la #Construction et des #TravauxPublics. Pour identifier de nouveaux produits orientés #BTP, des matériels bien sûr, mais aussi élargir votre horizon sur les fournisseurs en particulier sous-traitants du #batiment.
    http://michelcampillo.com/blog/6152.html

    • On remarquera qu’Emmanuel A. avait 12 ans lors des massacres du Rwanda, les tutsis et les hutus, entre 500 000 et 1 millions de morts.
      Ca s’était passé entre avril et Juillet 1994.

      L’extermination des tutsis par la majorité hutue avait reçu le soutien de l"Eglise catholique à plusieurs niveaux :
      – participation aux meurtres,
      – soutien de l’idéologie raciste hutue,
      – non assistance à personnes en danger.
      A la fin du conflit, le Vatican et diverses hiérarchies catholiques ont rappelé que l’aide et la protection apportées aux criminels de guerre restait autant d’actualité qu’après la seconde guerre mondiale.

      Des prêtres et religieuses rwandais ont pu ainsi fuir et trouver refuge en Europe.
      Certains, et certaines, trés peu ont été condamnés.

      Emmanuel A était sorti le 29 juillet d’une hospitalisation en psychiatrie où il avait été soigné pendant plus d’un mois, a indiqué lors d’un point presse le vice procureur de La-Roche-Sur-Yon, Yannick Le Goater. 

      Pourquoi est il sorti ?
      On peut penser qu’il y a de moins en moins de place dans les unités psychiatriques des hopitaux en France.

      Quelques annonces, pour ce qui est du travail de notre gouvernement et de nos parlementaires et élus en France.
      On ne parlera que des lits d’hospitalisation en psychiatrie.

      Bordeaux  : Bonne nouvelle : Un nouveau CHU est en cours de construction à Bordeaux.
      Avant le Covid, ce projet prévoyait par là-même de supprimer 200 lits par rapport aux bâtiments actuels.
      dont des lits de psychiatrie.

      Caen  : Le CHU doit perdre 200 lits d’ici à 2026, dont des lits de psychiatrie. C’est ce qui a été arrêté, en 2015, dans le cadre du projet de reconstruction du CHU de Caen.

      Créteil  : À l’hôpital Albert Chenevier de Créteil, une unité de psychiatrie de 20 lits doit être définitivement fermée et transférée vers une clinique psychiatrique privée de Crosne, appartenant au groupe Orpea-Clinea.

      Lyon  : 25 lits d’hospitalisation pour adultes ont été fermés de manière définitive à l’hôpital psychiatrique du Vinatier depuis le confinement du printemps 2020.
      25 autres qui devaient être fermés de manière provisoire ne vont pas rouvrir.
      De plus, un plan d’économie de 10 millions d’euros décidé en 2018 prévoit de fermer en décembre 25 lits d’hospitalisation de longue durée.
      Ce qui fait 75 lits fermés en tout 2020.
      D’autres suppressions de places d’hospitalisation sont prévues pour les années à venir.

      Dans le département de la Mayenne , les hôpitaux ferment pendant l’été 200 lits en tout dans de nombreux services, dont le service psychiatrique.

      Nantes  : Plus de 100 lits ont été fermés en pleine crise sanitaire, selon Mediapart.
      Le projet de construction de nouveaux bâtiments pour le CHU d’ici 2026 prévoyait en plus la suppression de 400 postes et 230 lits dont des lits de psychiatrie.

      Nérac  : Fermeture de la structure mobile d’urgence et de réanimation (Smur) de Nérac du 25 juillet au 31 août 2021.

      Nice  : Le contrat de retour à l’équilibre financier adopté par la direction du CHU de Nice en 2017 prévoyait la suppression de 200 lits, c’est en cours, dont des lits de psychatrie.

      Rennes  : Une unité de 20 lits va être fermée, pendant quelques mois, à l’hôpital psychiatrique de Rennes, informait Ouest France en avril 2021.

      Sarlat  : Le nouveau projet médical partagé du groupement hospitalier de Dordogne, dont dépend l’hôpital de Sarlat, prévoit la fermeture de 14 lits (sur 38) dans le service de psychiatrie.

      Tarbes-Lourdes  : Les hôpitaux de Tarbes et Lourdes doivent fermer pour être regroupés sur un site unique qui serait construit à Lanne, entre les deux villes, à l’horizon 2029.
      Selon l’état actuel du projet, le nouvel hôpital comprendra de 150 à 200 lits en moins que les deux centres hospitaliers actuels réunis, dont des lits de psychiatrie.

      Tours  : Avant le début du Covid, le Copermo avait prévu la suppression de 350 lits, dont des lits de psychiatrie.

      Saint Ouen  : D’ici 2027, un nouvel hôpital à Saint-Ouen doit remplacer les hôpitaux parisiens de Bichat et Beaujon.
      L’hôpital abritera 816 lits, soit 26 % de moins que Beaujon et Bichat, dont des lits de psychiatrie.

  • Bâti dispersé, bâti concentré, des #disparités_territoriales persistantes

    Les #bâtiments sont concentrés dans les #villes et #villages dans le quart nord-est de la #France alors qu’ils sont beaucoup plus souvent dispersés dans des #hameaux et des #lieux-dits dans l’ouest et le sud. Ainsi, en 2005, 91 % des bâtiments de la région #Grand_Est sont concentrés, contre 62 % en #Bretagne. Ces #spécificités_géographiques perdurent dans le temps. Les nouveaux bâtiments tendent à reproduire l’organisation existante du bâti.

    Cette inertie pourrait refléter la diversité des #paysages plus ou moins propices à l’installation de nouveaux bâtiments en dehors des espaces déjà bâtis. La plupart des bâtiments devant être reliés aux réseaux routiers existants, les différentes configurations paysagères peuvent freiner ou favoriser la construction de nouveaux bâtiments éloignés du bâti concentré existant. Les formes des #parcelles cadastrales se différencient selon le type de #paysages : petites et presque carrées dans les paysages de champs clôturés, allongées et rectilignes dans ceux de champs ouverts. Confronter les images de ces parcelles à la localisation effective des nouvelles constructions confirme l’inertie dans le temps du bâti : 82 % des nouveaux bâtiments se font en continuité de bâti dans les paysages de champs ouverts, contre 65 % dans ceux de champs clôturés.

    https://www.insee.fr/fr/statistiques/5229207
    #cadastre
    #chiffres #statistiques #cartographie #visualisation

    • Grenoble. CONFÉRENCE DE PRESSE :

      Aujourd’hui lundi 14 décembre à midi, les habitantEs du 7 place Laurent Bonnevay soutenuEs par le DAL 38 ont organisé une conférence de presse devant le bâtiment occupé.
      Les exigences des familles ont été clairement réaffirmées :
      • Un relogement décent, adapté et surtout pérenne pour toutes les personnes concernées.
      • Les familles resteront unies jusqu’au relogement de toutes et tous.
      • Application de la loi de réquisition sur les immeubles et logements vacants dont l’ordonnance du 11 octobre 1945.
      À travers cette conférence de presse, les habitantEs du 7 place Laurent Bonnevay ont aussi dénoncé la coupure du chauffage prévue dans 3 jours….Honte à l’EPFL, honte à ACTIS, honte aux éluEs de la ville de Grenoble, honte aux institutions….
      Compte-tenu de la présence de personnes fragiles avec enfants et des difficultés majeures pendant cette période de pandémie, le collectif EXIGE LE MAINTIEN DU CHAUFFAGE jusqu’au relogement de toutes et tous !
      SI BESOIN NOUS SAURONS NOUS FAIRE ENTENDRE….

      https://www.facebook.com/droitaulogement38/posts/1840913792738618
      #coupure #chauffage

    • Des militants soutenant les mal-logés à Grenoble ont manifesté et réquisitionné des logements vides

      Plus d’une centaine de soutiens aux mal-logés ont manifesté à Grenoble ce samedi 12 décembre 2020. Une initiative de l’Assemblée des mal-logés, soutenue par l’association Droit au logement. L’objectif ? Rendre visible la situation de ces personnes et défendre leurs droits, y compris par la réquisition de logements vides au titre du droit à disposer d’un toit.

      « Nous, sans-abri, locataires HLM, locataires du privé, hébergé.e.s, expulsé.e.s, squatteur.ses, unissons nos voix car nous sommes tous.tes mal-logés. » La phrase figurant en accroche du texte d’appel des personnes mal logées, distribué ce samedi 12 décembre place de Verdun, était on ne peut plus explicite.

      L’Assemblée des mal-logés, soutenue par l’association Droit au logement de L’Isère (Dal 38) avait appelé leurs soutiens à se rassembler pour exprimer leurs revendications. Avant de partir manifester sous la pluie jusqu’à la cité dite des “volets verts” du quartier de l’Abbaye. Un lieu où les militants avaient réquisitionné, le mercredi 9 décembre, plusieurs appartements vides d’un immeuble situé place Laurent-Bonnevay. Y vivent depuis, selon eux, des célibataires et des familles avec ou sans enfants, tous précédemment sans logement.

      (...)

      https://www.placegrenet.fr/2020/12/13/des-militants-soutenant-les-mal-loges-a-grenoble-ont-manifeste-et-requisitionne-des-logements-vides/407609
      #paywall

    • Grenoble : des sans-abris demandent à rester dans un immeuble du quartier de l’Abbaye

      Ils sont là depuis six jours. Des familles avec enfants et des célibataires ont trouvé refuge dans un immeuble inhabité quartier de l’Abbaye à Grenoble. Les associations qui les soutiennent demandent à la mairie et à la Préfecture de réquisitionner les lieux pour qu’ils restent sur place.

      L’endroit est inhabité depuis plus de dix ans. Situé place Bonnevay dans le quartier de l’Abbaye, il est insalubre. Mais il y a toujours l’eau et l’électricité.

      L’immeuble est occupé par des familles avec enfants et des célibataires, des personnes en attente de régularisation. L’association Droit au Logement leur a ouvert les portes le 9 décembre pour leur éviter la rue et le froid.

      Dans trois jours, le courant et l’eau vont être coupés par le bailleur social Actis, qui en a l’usufruit. Un projet de réhabilitation de cette résidence appelée Les Volets Verts va être mis en route.

      Ce 14 décembre ; Droit au Logement a donné une conférence de presse au pied du bâtiment. L’assocation demande à la ville et à la Préfecture de réquisitonner l’endroit pour maintenir ces personnes dans les lieux, en attendant des solutions pérennes. L’immeuble appartient à la Métro.

      D’après Droit au logement, il y aurait 250 logements vides dans Grenoble et son agglomération, et dans le même temps 5.000 personnes actuellement à la rue.

      Une grande manifestation est prévue jeudi 17 décembre sur le parvis de la mairie de Grenoble.

      https://france3-regions.francetvinfo.fr/auvergne-rhone-alpes/isere/grenoble/abris-demandent-rester-immeuble-du-quartier-abbaye-gren

    • Grenoble : une manifestation pour le droit au logement se termine en occupation d’immeuble

      Samedi 12 décembre, à l’appel du DAL 38 (Droit au logement), une centaine de personnes ont manifesté dans les rues de Grenoble, avant de prendre la direction du quartier de l’Abbaye. Prenant de court les forces de l’ordre qui encadraient le cortège, les manifestants ont rejoint le n°7 de la place Laurent-Bonnevay où plusieurs personnes sont rentrées dans un bâtiment abandonné, afin de l’occuper. Des familles mais aussi des personnes isolées occupent désormais l’immeuble, qui est censé être détruit prochainement.

      https://www.ledauphine.com/social/2020/12/12/isere-grenoble-une-manifestation-pour-le-droit-au-logement-se-termine-en

    • Grenoble : bras de fer entre la Ville et le DAL 38

      Après la coupure d’énergie dans le bâtiment occupé à l’Abbaye, une #manifestation a eu lieu sur le parvis de l’hôtel de Ville.

      Une centaine de personnes se sont réunies ce mercredi matin 23 décembre sur le parvis de l’hôtel de Ville. Ils dénonçaient la coupure d’électricité, d’eau et de chauffage dans le bâtiment occupé par une cinquantaine de personnes en situation de précarité dans le quartier de l’Abbaye. Pour rappel, cet immeuble vacant – situé au 7 place Laurent-Bonnevay – avait été investi par le DAL 38 (Droit au logement) au cours d’une manifestation le 12 décembre.

      « Ça fait deux ans que je dors dehors. On demande seulement le minimum vital. On dort habillé mais on a très froid », lâche un jeune Malien immigré, qui occupe un de ces logements. Les militants du DAL s’offusquent de cette coupure d’énergies : « Quand nous sommes arrivés, ce bâtiment était chauffé alors qu’il était vide ! […] La Ville fait ça pour que les occupants s’en aillent ! Ils avaient pourtant promis qu’ils ne couperaient pas le chauffage. C’est une honte, surtout à la veille de Noël », clame l’un d’entre eux. Ils demandent des solutions de relogement, « durables et salubres, pas le 115 ! ».
      « Obstruction » du DAL 38

      Pour la municipalité, le DAL ne serait pas dans une démarche coopérative. « Il y avait un rendez-vous prévu entre les travailleurs du CCAS et les occupants. Les travailleurs sociaux ont finalement été accueillis par les militants du DAL. Ces derniers semblent refuser que nous rencontrions directement les occupants de l’Abbaye », explique Céline Deslattes, conseillère municipale à la grande précarité. « Le CCAS a pourtant besoin de les rencontrer, de discuter avec eux pour proposer des solutions de relogement. […] On parle de vies humaines ! Je ne comprends pas pourquoi les militants du DAL font obstruction à ces discussions. »

      Ce bâtiment fait partie d’un vaste plan de réhabilitation des logements du quartier de l’Abbaye. « Les coupures d’énergie étaient prévues pour la fin d’année », assure-t-elle. Ce que met en doute le DAL : « Cet immeuble était inoccupé depuis des années. Le chauffage tournait et comme par hasard ils le coupent quand nous arrivons », ironise Garance du DAL. En somme, chaque partie se renvoie la balle et les négociations semblent au point mort.

      https://www.ledauphine.com/social/2020/12/24/isere-grenoble-bras-de-fer-entre-la-ville-et-le-dal-38

    • Solidaires avec les occupant.e.s du 7 pl Bonnevay, la mairie de Grenoble doit ouvrir des négociations !

      Depuis le 9 décembre, 50 personnes dont des femmes seules et des parents avec enfants occupent un immeuble dans le quartier de l’Abbaye à Grenoble avec le soutien du DAL 38. Ces personnes étaient sans logis, alors que cet immeuble du bailleur social ACTIS était vide et chauffé depuis 4 ans.

      Alors que cet ensemble de 264 logements vides disposait de tous les fluides nécessaires [eau, électricité, chauffage] pendant toutes ces années d’inoccupation, la mairie de Grenoble – en charge de la gestion d’Actis – a ordonné la coupure des fluides sitôt que des personnes sans-logis ont occupé les appartements. Ces personnes ne peuvent plus s’éclairer, elles ne peuvent plus se laver ni user des commodités sanitaires, elles ont froid. Alors que nous sommes en pleine pandémie et que la température est terriblement basse, comment expliquer un tel manque d’humanité de la part de la mairie de Grenoble ?

      Comment expliquer qu’un bailleur social laisse dormir des personnes dans la rue alors qu’il dispose d’une quantité invraisemblable de logements vides ? Peut-on tolérer qu’un bailleur social, une institution publique, use inutilement des fluides et du chauffage de centaines de logements vides ? Ceci pour un inavouable projet de promotion immobilière ? Et en dépit de toutes règles sociales et environnementales ? Nous sommes en droit d’exiger des réponses de la part de la mairie de Grenoble puisqu’elle est responsable de la bonne gestion d’Actis.

      La loi permet au représentant de l’Etat dans le département, sur proposition du service municipal du logement et après avis du maire, de procéder par voie de réquisition, pour une durée maximum d’un an renouvelable, à la prise de possession partielle ou totale des locaux à usage d’habitation vacants, inoccupés ou insuffisamment occupés” pour les attribuer à des mal-logés. Pourquoi cette procédure n’a-t-elle jamais été mise en œuvre sur la ville ? Pourquoi n’a-t-elle jamais été envisagée ?

      Nous attendons de la mairie une politique sociale et environnementale ambitieuses et rigoureuses. En place des destructions de logements sociaux pour les remplacer en bétonnant et densifiant toujours plus, il serait plus judicieux d’engager une politique intensive de rénovation des bâtiments et de réhabilitation énergétique. Cela créerait une masse considérable d’emplois durables et utiles pour la transition énergétique et pour le progrès social. Mais quelle est donc cette triste comédie que nous présente notre mairie qui se réclame sociale et écologiste ? Mais où est donc l’orgueilleuse capitale “verte” européenne ? Où est le prétendu “arc humaniste” tant vanté par le maire de la ville ?

      Nous appelons le maire et tousTes les éluEs de la ville à se ressaisir. Nous pensons que la mairie peut sortir de sa posture inhumaine et vide de toute perspective.

      Nous invitons la mairie de Grenoble et la Métro à ouvrir des négociations avec les occupants du 7 pl Bonnevay pour trouver une solution durable et digne, pour :

      Le rétablissement immédiat des fluides
      L’obtention dans les meilleurs délais d’un logement décent et pérenne pour chaque occupant.e
      La création d’emplois afin de permettre, sur l’agglomération, la rénovation des bâtiments vétustes ou vides et la réhabilitation énergétique de l’ensemble du parc immobilier des bailleurs sociaux.

      https://solidaires-isere.fr/2020/12/30/solidaires-avec-les-occupant-e-s-du-7-pl-bonnevay-la-mairie-de-gren

      #solidarité

    • Occupation à l’Abbaye : « Même si le froid va nous tuer, on ne partira pas »

      Depuis trois semaines, un bâtiment du quartier de l’Abbaye à Grenoble est occupé par plusieurs dizaines de personnes, avec l’appui du DAL 38 (Droit au logement). Dans un immeuble (propriété de l’établissement public foncier local, #EPFL et dont la gestion est assurée par le bailleur social #Actis) destiné à être réhabilité, cette occupation provoque un bras de fer entre le collectif militant et les différentes collectivités, parmi lesquelles la mairie de Grenoble. Entre le quotidien des occupants, sans eau, ni chauffage ou électricité, et les discussions compliquées sur ce sujet, le point sur la situation.

      https://www.ledauphine.com/societe/2020/12/31/isere-grenoble-occupation-a-l-abbaye-meme-si-le-froid-va-nous-tuer-on-ne

    • Squat de l’Abbaye à Grenoble : le petit coup de griffe de #Christophe_Ferrari à la municipalité Piolle

      La lettre, dont nous avons obtenu copie, est signée par le président de la Métropole Christophe Ferrari. Elle a été envoyée à Élisa Martin, adjointe au maire de Grenoble et présidente du bailleur social Actis. Et, même si l’élu a pris le soin de rajouter à la main un « bien à toi », la missive ressemble davantage à un petit coup de griffe. Et son objet est : l’affaire du squat du quartier de l’Abbaye (https://www.ledauphine.com/social/2020/12/12/isere-grenoble-une-manifestation-pour-le-droit-au-logement-se-termine-en).

      Christophe Ferrari commence ainsi : « J‘ai été interpellé par voie de presse, et plus récemment par courrier, à la fois par des associations et par des élus métropolitains, concernant la situation des personnes qui se sont installées dans les logements vides du 7 place Laurent-Bonnevay à Grenoble. Propriété d‘Actis jusqu’en 2019, ces bâtiments font l’objet d’un portage par l’Établissement public foncier local du Dauphiné (EPFL), dans le cadre d’un projet de renouvellement urbain porté par la Ville de Grenoble, en lien avec la Métropole. Bien que n’étant désormais plus propriétaire, Actis assure un rôle de gestionnaire y compris s’agissant du relogement des locataires dans la perspective de libérer entièrement les lieux. Depuis début décembre, les logements vides sont occupés par l‘association Droit au Logement (DAL) et par des personnes sans-abri. »

      Il poursuit : « Dans ce contexte, j‘ai découvert par voie de presse, et à regret, a fortiori au regard de l’hiver rigoureux que nous traversons et compte tenu de la situation sanitaire, que l‘électricité, le chauffage urbain et l‘eau courante des logements squattés avaient été coupés entre le 18 et le 23 décembre, sans information ni concertation préalable avec la Métropole. Ces décisions me semblent mettre gravement en danger la santé des personnes présentes sur les lieux. Je vous invite, en ce sens, à reconsidérer ces décisions, et, à l‘avenir, à travailler en lien étroit avec la Métropole. »

      –---

      « Christophe Ferrari peut très bien m’appeler au lieu de m’écrire des lettres »

      Une heure après la publication des extraits de la lettre de Christophe Ferrari à #Élisa_Martin, celle-ci nous a contactés pour réagir « fort tranquillement » au courrier.

      L’élue nous dit : « Premièrement, Christophe Ferrari peut très bien m’appeler au lieu de m’écrire des lettres, il connaît bien mon numéro. D’ailleurs, je précise que je n’ai pas encore reçu cette lettre, que je la découvre à l’instant. Secundo, je me dis que c’est une bonne chose que le président de la Métropole s’intéresse vraiment à ce sujet du logement, qui sera à mon avis une des clés du mandat. D’ailleurs, je lui conseille de s’appuyer sur Nicolas Beron Perez (élu grenoblois et vice-président de Grenoble-Alpes Métropole chargé de l’habitat, du logement et de l’hébergement) pour faire avancer les choses. Ensuite, je précise que nous avons une réunion ce jeudi même au sujet de l’avenir d’Actis, qui doit évoluer pour coller notamment avec la loi Elan, et que je ne comprends pas pourquoi le président de la Métropole ouvre le feu juste avant cette réunion cruciale. Et j’aimerais aussi préciser qu’il était parfaitement au courant de la situation. Enfin, je pourrais dire que je trouve ce courrier est un peu grossier et déplacé, mais je préfère retenir que le sujet du logement a retenu son attention et que c’est très bien si la Métro se bouge sur ce point-là. »

      https://www.ledauphine.com/politique/2021/01/12/isere-squat-de-l-abbaye-a-grenoble-le-petit-coup-de-griffe-de-christophe

    • Envoyé ce jour des demandes de rendez-vous de la part des occupantEs et du DAL en courrier recommandé à :
      Eric Piolle maire de Grenoble
      Elisa Martin présidente d’Actis
      Nicolas Béron Perez conseiller métropolitain en charge du logement de habitat et de l’hébergement
      Christophe Ferrari président de la Métropole
      Lionel Beffre préfet de l’Isère
      Jean Pierre Barbier président du Conseil départemental de l’Isère
      Alan Confesson président de la compagnie de chauffage
      Vincent Fristot président de GEG
      Tous et toutes sont responsables a différents niveaux de la situation actuelle : mais qui aura le courage qui va avec les responsabilités ?

      Source : page FB du DAL 38, 14.01.2021

    • Grenoble : la mairie refuse de rétablir l’eau et le chauffage pour des mal-logés

      Pendant plus de quatre ans, près de 250 logements HLM du quartier de l’Abbaye, à Grenoble, sont restés inoccupés sous le prétexte de la future gentrification de cette zone. Bien que vacants, ces logements étaient malgré tout chauffés et alimentés en eau et en électricité durant ces années. Au début du mois de décembre, alors qu’une cinquantaine de sans-logis y ont trouvé refuge en pleine vague de froid, Actis, l’office public de l’habitat de la région grenobloise, a donné l’ordre de couper les fluides. C’est ainsi qu’avec l’aval de certains élus locaux et sous le regard du maire Eric Piolle, ce bailleur social a privé sans sourciller des familles entières d’eau, d’électricité et de chauffage, juste avant les fêtes de fin d’année, en pleine crise sanitaire. Des enfants d’à peine trois ans on ainsi été condamnés à passer Noël dans le noir, subissant les températures glaciales qui frappent la ville en cette période.
      L’association DAL 38 ainsi que des habitants de Grenoble se mobilisent aujourd’hui pour exiger notamment le rétablissement des fluides dans ces logements sociaux. Une pétition à destination d’Eric Piolle a été mise en ligne. Un appel aux dons a également été lancé.

      A Grenoble, 232 logements ont été progressivement vidés des familles qui les habitaient en vue d’une opération de gentrification du quartier de l’Abbaye. Selon le DAL, pendant 4 ans, ces habitations vacantes ont pourtant continué à être chauffées. Depuis le 12 décembre 2020, un de ces immeubles est occupé par 52 sans-logis (la mairie de Grenoble déclare toutefois que ce nombre est « non vérifiable »), sous l’égide de l’association DAL (Droit Au Logement) qui demande depuis à la mairie de réquisitionner ces habitations temporairement afin que ses occupants actuels puissent y rester jusqu’à être relogés dignement. Bien qu’insalubre, cette résidence des Volets Verts, située au 7 place Laurent Bonnevay, était jusque-là alimentée en eau, électricité et chauffage urbain. Pourtant, quelques jours suivant l’occupation des lieux par les sans-logis, le bailleur social Actis, qui détient l’usufruit de ces logements, a pris la décision de couper les fluides, avec l’approbation des élus locaux. De son côté, la mairie précise que la dernière famille vivant dans l’un des logements situés au 7 place Laurent Bonnevay a quitté les lieux le 10 décembre 2020 et que la distribution de chauffage via la sous-station étant commune à tous les logements, elle a été coupée en raison du départ de ces habitants afin que la gestion du bâtiment puisse être remise aux mains du EPFL-D (Etablissement Public Foncier Local du Dauphiné) qui en est le propriétaire.

      Le DAL qualifie toutefois cet acte de « cynique », ouvrant la voie à « une pratique jusqu’alors proscrite par de nombreux propriétaires institutionnels, que même le Préfet de police de Paris n’avait pas utilisé contre les occupants de l’ancien commissariat de la rue du Croissant dans le 2e arrondissement, occupé par des sans-logis le 1er janvier 2020, jusqu’à leur relogement. ». On peut également prendre l’exemple de l’occupation du 24 rue de la Banque, en sachant que ni la Lyonnaise de Banque, ni la Mairie de Paris n’y avaient suspendu les fluides. Ainsi, ce qui se passe aujourd’hui est d’une extrême gravité selon Mathis, un grenoblois mobilisé pour soutenir le DAL et les sans-logis, qui s’inquiète notamment de la santé de ces personnes vulnérables laissées sans chauffage en plein hiver (et en pleine crise sanitaire, précisons-le), alors que la ville connaît des températures en-dessous de zéro : « après plusieurs semaines sans fluides, les enfants commencent à tomber malades. Noël dans le noir, sans eau, depuis le 12 décembre 2020… Pas de remise de fluides si les habitants restent. Néanmoins la mobilisation continue et les habitants tiendront. »

      Le 12 janvier 2021 à 8h30, des travailleurs sociaux se sont rendus sur place et ont pu rencontrer huit occupants afin de leur proposer un accompagnement individuel en les dirigeant éventuellement vers des centres d’hébergement d’urgence. Cependant, pour le DAL et les personnes concernées, ces centres ne sont pas une solution étant donné qu’ils imposeraient des conditions de vie déplorables aux personnes hébergées et ce, sur tous les niveaux : suivi, alimentation, conditions sanitaires, accès aux services publics… Qui plus est, l’accueil dans ces logements d’urgence n’est que temporaire et certains d’entre eux risquent d’être fermés par l’association AJHIRALP (Association Régionale pour l’Insertion) dès le 31 mars 2021, rejetant les occupants dans la rue.

      La Ville et le CCAS admettent avoir eux-mêmes constaté d‘importants dysfonctionnements du dispositif hivernal d’hébergement d’urgence en Isère, en dépit de son renforcement annoncé, déclarant que « l’ensemble des places d’hébergement d’urgence semblent ne pas avoir été attribuées, des personnes appelant le 115 se voient refuser une prise en charge et restent à la rue » et « des personnes disent quitter ou renoncer aux lieux d’hébergement en raison de leur insalubrité ou d’un manque de sécurité. » Ces problèmes ont été listés dans un courrier envoyé un Préfet de l’Isère.

      La Ville de Grenoble déclare néanmoins être mobilisée, de même que le CCAS, pour l’hébergement des plus précaires, « en dehors de toute compétence obligatoire ». Depuis 2018, la Ville dispose d’une Equipe juridique Mobile « spécialement dédié à l’application du droit au logement et du droit à l’hébergement », coopérant notamment avec le DAL auquel des locaux ont été proposés, « à titre gracieux, à compter du 1er avril 2021 et en dehors de toute obligation à le faire. », admettant toutefois que les fluides des locaux seraient à la charge du DAL. Concernant la gentrification du quartier de l’Abbaye, la Ville se défend en parlant d’un « grand projet de renouvellement urbain » avec 30 à 40 % de logements sociaux prévus, précisant que les anciens locataires ont bénéficié d’un plan de relogement.

      « Eric Piolle, maire des riches »

      La crise du logement qui sévit actuellement sur le territoire français, due à l’appauvrissement graduel des populations modestes qui, aggravé par la crise de la Covid-19, aura d’autant plus creusé les inégalités, n’aura pas épargné la ville de Grenoble qui compte aujourd’hui « 1 800 sans abris, 16 000 ménages en attente de logements sociaux depuis plusieurs années et plus de 17 000 logements vacants… Un chiffre démesuré. » s’indigne Mathis. Pourtant, la mairie et la préfecture refusent d’avoir recours à la loi sur la réquisition des logements vacants, datant du 11 octobre 1945, même si celle-ci permettrait d’héberger de nombreux sans-abris ou mal-logés. Selon Mathis, le préfet de l’Isère, Lionel Beffre, et le maire de Grenoble, Eric Piolle, refusent de recourir à cette loi « pour des raisons politiques ».

      Plusieurs manifestations ont eu lieu à Grenoble depuis le mois dernier pour défendre les mal-logés du quartier de l’Abbaye, demandant aux élus de réagir. Les associations et les grenoblois mobilisés exigent le rétablissement de l’eau (en gardant à l’esprit que le droit à l’eau potable est un droit fondamental reconnu par l’Organisation des Nations Unies depuis le 28 juillet 2010), de l’électricité et du chauffage au 7 place Laurent Bonnevay, mais aussi le relogement de tous les occupants ainsi que l’application de la loi de réquisition des logements vides. Le temps dira s’il reste une part d’humanité à ces élus ou si le système aura fini de déshumaniser ceux qui le servent.

      Quid du droit au logement ?

      Le droit au logement en France ne date pourtant pas d’hier et découle du préambule de la Constitution du 27 octobre 1946 qui indique que « La Nation garantit à tous, notamment à l’enfant, à la mère et aux vieux travailleurs, la protection de la santé, la sécurité matérielle, le repos et les loisirs. Tout être humain qui, en raison de son âge, de son état physique ou mental, de la situation économique, se trouve dans l’incapacité de travailler a le droit d’obtenir de la collectivité des moyens convenables d’existence ». La loi Quilliot du 22 juin 1982 indique également que « Le droit à l’habitat est un droit fondamental ». Ce même droit est cité dans deux autres lois : la loi Mermaz de 1989 et la loi Besson de 1990. En 1995, il est de nouveau mis en avant par le Conseil constitutionnel qui considère que : « La possibilité de disposer d’un logement décent est un objectif à valeur constitutionnelle ». Malgré cela, le droit au logement reste largement inappliqué sur le territoire français.

      En effet, selon un rapport publié en juin 2020 par six associations de solidarité pour le logement, dont la Fondation Abbé Pierre, plus un demandeur HLM est pauvre, moins il aura de chances d’obtenir un logement. Cette contradiction avec le droit au logement résulte, d’après le rapport inter-associatif, « de l’organisation d’un système économique, politique, juridique et financier, qui exclut de fait, pour cause de ressources insuffisantes, des catégories entières de la population. ». La recherche montre que pour l’immense majorité des demandeurs de logement social à faibles ressources, plus le revenu est élevé, plus le taux d’attribution augmente. Elle souligne également le fait que c’est lors de la sélection des candidats qui seront présentés à la commission d’attribution que ceux ayant les ressources les plus faibles seront, en grande partie, écartés de l’accès au parc social « à travers une série de mécanismes d’exclusion à la fois intentionnels et non-intentionnels. », ajoutant que « le motif de l’insuffisance des ressources constitue en effet un motif absolu de rejet d’un demandeur au moment de la désignation si celui-ci ne répond pas aux critères de solvabilisation fixés. »

      Le rapport indique que la moitié des ménages pauvres sont contraints de faire appel au parc privé, subissant ipso facto des taux d’effort colossaux et souvent, des conditions de logement indignes. Dans son communiqué de presse du 11 juin 2020, la Fondation Abbé Pierre souligne que bien qu’il n’y ait pas de minimum de ressources exigible par les commissions d’attribution, celles-ci « évaluent la capacité du demandeur à supporter le coût de son logement. Or ce coût n’a cessé d’augmenter. En parallèle, la précarité croissante des familles candidates au logement social conduit à une réduction des ressources stables « présentables » au bailleur. De fait, le « taux d’effort » du candidat dépasse de plus en plus souvent le seuil de 25 ou 30 %, synonyme d’exclusion. »

      Les obstacles pour accéder aux logements sociaux que doivent surmonter les personnes aux revenus les plus modestes sont nombreux : « pénurie de logements sociaux, loyers HLM trop élevés, attributions mal ciblées, défaut d’accompagnement, solvabilisation insuffisante par les aides publiques, méconnaissance de leurs obligations par les différents acteurs… à commencer par les préfets. » Les six associations à l’origine du rapport sur les Difficultés d’accès au parc social des ménages à faibles ressources ont également publié 15 propositions pour faciliter cet accès. Peut-être certains élus devraient-ils y jeter un coup d’œil ?

      https://mrmondialisation.org/grenoble-la-mairie-refuse-de-retablir-leau-et-le-chauffage-pour-de

  • Le jeu de bonneteau du projet de #loi_de_finance #2021

    La lettre de démission du directeur général de la recherche et de l’innovation, B. #Larrouturou (https://seenthis.net/messages/888341), sitôt la loi de programmation de la recherche adoptée, éclaire d’un jour nouveau les #dysfonctionnements chroniques du ministère : les hauts fonctionnaires des administrations centrales n’ont eu aucun contact avec la ministre depuis six mois, cette dernière étant maintenue à l’isolement par le cabinet qui lui a été imposé par l’Elysée. On comprend dans ces conditions que Mme #Vidal ait fait porter les #amendements délétères de son groupe d’influence, la défunte #Curif devenue l’#Udice, par des parlementaires centristes.

    Les universitaires et les chercheurs ont eu la surprise de recevoir un “courrier destiné à l’ensemble des personnels de Madame #Frédérique_Vidal” (sic), truffé de fautes d’orthographe et de syntaxe, rassemblant l’ensemble des éléments de langage budgétaires égrenés par la ministre depuis un an. Leur réfutation, fastidieuse mais nécessaire, a été menée avec sérieux par le rapporteur au Sénat Jean-François Rapin (http://www.senat.fr/rap/l20-138-324/l20-138-3241.pdf), qui a mis à jour l’essentiel des #manipulations_budgétaires. On comprend mal, dans ces conditions, que le groupe Les Républicains ait voté ce #budget, en le conditionnant à l’adoption d’un amendement (http://www.senat.fr/enseance/2020-2021/137/Amdt_II-993.html) aussi absurde qu’injuste prélevant 20 millions à l’#Université au profit des #organismes_de_recherche.

    La #désinformation ne repose pas tant sur des chiffres erronés que sur un projet de loi confus, une comptabilité illisible et un budget insincère. L’angle d’attaque du sénateur Rapin est le bon : la #Loi_de_Programmation_de_la_Recherche ne programme strictement rien. Son volet budgétaire — qui fixe un #plafond bien plus qu’un #plancher — n’a été là que pour camoufler le plus longtemps possible la visée de la loi : dérégulation statutaire et généralisation des contrats. Relevons ici quelques faits saillants.

    Les #postes statutaires — 242 postes de chargés de recherche #CNRS seront ouverts au #concours en 2021 (https://www.legifrance.gouv.fr/jorf/id/JORFTEXT000042593121) : 51 de moins qu’il y a 3 ans, 117 de moins qu’il y a 10 ans. 60 postes de chargés de recherche à l’#Inserm (https://www.legifrance.gouv.fr/jorf/id/JORFTEXT000042660370) soit 15 de moins qu’en 2014. Le projet de loi de finance prévoit un plafond d’autorisation d’#emplois de 266 619 soit 11 de moins que l’an dernier. Et pour cause, depuis des années, comme le souligne la Cour des Comptes (https://www.ccomptes.fr/system/files/2020-04/NEB-2019-Recherche-enseignement-superieur.pdf), 20’000 emplois programmés à l’Université ne sont pas créés, faute de moyens. Les 315 emplois supposés être créés dans la #fonction_publique en 2021 (5 200 en 10 ans) par la #LPR sont donc dérisoires et n’existeront probablement même pas, de nouveaux “#gels” de #postes_pérennes compensant les nouveaux #emplois_contractuels (« #tenure_tracks » et doctorants).

    Les #crédits — Dans le projet de loi de finance (http://www.assemblee-nationale.fr/dyn/15/textes/l15b3642_projet-loi.pdf), les crédits de paiement de la #Mission_Recherche_et_Enseignement_Supérieur décroissent de 28 664 milliards € à 28 488 milliards €, soit -0,6%, quand l’#inflation devrait être de 0,75% et le glissement vieillesse technicité de 0,45%. Le budget de l’Université (programme 150) croît de 244 millions € parmi lesquels 164 millions € pour les mesures de la LPR [1]. Or, l’inflation correspond à 105 millions € et le #glissement_vieillesse_technicité à 56 millions soit -161 millions €. Le plan de #revalorisations et de #promotions des #carrières scientifiques n’est donc pas financé, et sera compensé par la suppression de postes statutaires. Le budget de la #recherche_publique (programme 172) croît de 221 millions € [2]. 60 millions € serviront à résorber un trou dans la #masse_salariale du CNRS, qui y a consommé son fond de roulement ces dernières années. Ne restent pour les mesures de la LPR que 79 millions €. L’inflation correspond à 54 millions € et le glissement vieillesse technicité à 48 millions €, soit -101 millions €. Le plan de revalorisations et de promotions des carrières scientifiques devra donc prélever dans les #crédits_récurrents. En 2021, les crédits de l’#Agence_Nationale_de_la_Recherche (#ANR) augmenteront de 35 millions €. L’augmentation du taux de succès à l’ANR en 2021 ne sera logiquement financée que dans les budgets ultérieurs [3].

    Le #plan_de_relance — Le budget du projet de loi de finances 2021, médiocre, n’a pu être présenté en hausse qu’en mobilisant des crédits du plan de relance (hors LPR, donc) [4] qui proviennent essentiellement de #crédits_européens encore non votés (https://www.budget.gouv.fr/documentation/file-download/6187). Le budget européen pour la recherche est lui même passé de 100 milliards € escomptés à 76 milliards € en juillet puis 80 milliards € en novembre sans que l’on connaisse encore la ventilation entre recherche publique et privée. Impossible, donc, de faire un bilan factuel, prenant en compte les effets budgétaires du Brexit. Dans le plan de relance, 805 millions € sont consacrés à la recherche, qui s’ajoutent aux 1 250 millions d’euros en provenance du #Programme_d’investissements_d’avenir (#PIA). 247 millions € sont dédiés à l’#enseignement_supérieur en 2021, qui s’ajoutent aux 125 millions € du PIA. En 2021, 900 millions € seront consacrés à la #rénovation_énergétique des #bâtiments universitaires, en procédant par appel à projet plutôt que par un recensement des bâtiments vétustes. Cela reste excessivement loin des 6,4 milliards € annoncés par Mme Vidal dans son courrier, dont ni le rapporteur du Sénat, ni nous, n’avons trouvé la trace. Parmi ces sommes, 300 millions € sont supposés être consacrés à la préservation de l’#emploi_privé en #recherche_et_développement (#R&D), qui seront difficilement dépensés, la plupart de ces emplois étant déjà financés par le #Crédit_d’Impôt_Recherche (#CIR). Dernier élément notable, la montée en charge rapide des #prêts_étudiants garantis par l’État annonce l’arrivée du dernier volet de transformation du supérieur : l’augmentation des #frais_d’inscription.

    Reçu via la mailing-list RogueESR, 14.12.2020
    #ESR #université #facs #mensonges #chiffres

  • L’Union européenne exhorte la Bosnie à loger plus de 3 300 migrants qui subissent le #froid et la #neige

    L’Union européenne a exhorté mercredi la Bosnie à loger au chaud plus de 3 300 migrants menacés par des températures glaciales, alors que le pays connait une vague de froid. L’UE met en garde les autorités contre une « crise humanitaire ».

    « La crise humanitaire devient une réalité en raison du manque d’action (...). Nous exhortons les autorités à agir d’urgence pour sauver des vies. » Par ces mots, la délégation de l’Union européenne (UE) en Bosnie hausse le ton contre les autorités du pays.

    Dans la région de #Bihac, à la frontière avec la Croatie, où la plupart des migrants sont massés dans l’espoir d’entrer sur le territoire européen, la température descendra à 0°C dans les prochains jours, selon les prévisions météorologiques. Le froid, accompagné de neige, met « sérieusement en danger la vie de plus de 2 000 personnes qui dorment dehors, dans des conditions désastreuses », insiste la délégation dans un communiqué publié mercredi 9 décembre : http://europa.ba/?p=70989

    Ces personnes vivent soit en #forêt, sous des #tentes, soit dans des #abris_de_fortune, des #bâtiments_abandonnés et des #squats.

    « Rien n’a été prévu pour l’hiver »

    Par ailleurs, 1 300 migrants sont logés dans un centre d’accueil à #Lipa, près de Bihac, qui n’a pas été préparé pour les conditions hivernales, selon la même source. Le site n’est équipé ni d’électricité, ni d’eau courante.

    « Le camp de tentes a été construit pour le printemps et l’été en réponse au Covid-19. Rien n’a été prévu pour l’hiver », signalait déjà fin novembre sur Twitter Peter Van der Auweraert, coordinateur de la mission de l’Organisation internationale pour les Migration (OIM) en Bosnie-Herzégovine. « Une solution alternative est nécessaire rapidement », réclamait-il.


    https://twitter.com/PeterAuweraert/status/1329927548264964097

    La délégation, qui affirme que les moyens de l’Union européenne mis à la disposition des autorités locales existent, appelle le gouvernement à loger de nouveau un certain nombre de migrants dans un centre d’accueil de #Bira, non loin de la ville de Bihac.

    Ce centre a été fermé fin septembre par les autorités locales, un mois et demi avant les élections municipales, pour répondre à une pression croissante des habitants. Deux migrants avaient été tués dans des affrontements entre des exilés afghans et pakistanais lors du démantèlement du camp de Bira.

    Une baisse de près de 50% des arrivées cette année

    La construction d’un autre centre d’accueil, envisagé à un moment dans la région de #Tuzla (nord-est), est également nécessaire afin de loger tout le monde, selon la délégation.

    Le ministère bosnien de la sécurité avait indiqué début décembre que plus de 6 600 migrants étaient logés dans plusieurs centres d’accueil, dans la région de Bihac, de Sarajevo et de Mostar (sud).

    Depuis 2018, la Bosnie est traversée chaque année par des milliers de migrants fuyant les guerres et la pauvreté dans leurs pays au Proche-Orient, en Asie et en Afrique. Selon les statistiques du ministère de la sécurité, environ 15 000 migrants ont été enregistrés à leur arrivée dans le pays depuis le début de l’année, soit une baisse de près de 50% par rapport à la même période en 2019.

    https://www.infomigrants.net/fr/post/29020/l-union-europeenne-exhorte-la-bosnie-a-loger-plus-de-3-300-migrants-qu

    #hypocrisie #UE #EU #Union_européenne #asile #migrations #réfugiés #Balkans #route_des_balkans #Bosnie #logement #hébergement #hiver

    • EU in BiH statement on migration: Authorities need to act with the utmost urgency

      The EU in Bosnia and Herzegovina expresses concern about the migration situation in the country. The humanitarian crisis is becoming a reality because of the lack of action of the authorities of Bosnia and Herzegovina.

      The current weather conditions seriously put at risk the lives of over 2,000 persons sleeping outside in dire conditions and of the 1,300 persons located at the temporary Lipa facility, which is unsuitable for winter as the authorities failed to ensure that the necessary conditions are in place.

      This risks further impacting the overall security situation as well as the humanitarian crisis, in times of the COVID-19 pandemic.

      Solutions exist and the EU is ready to support Bosnia and Herzegovina in the necessary actions.

      As an immediate priority, we urge the authorities of Bosnia and Herzegovina to temporarily relocate the refugees and migrants currently in Lipa to the EU-funded reception centre “Bira” in Bihać, which was unlawfully emptied by the Cantonal authorities on 30 September 2020 and which is ready to host them.

      In addition, the authorities of Bosnia and Herzegovina should fulfil their commitment to open an additional reception centre in Ciljuge near Tuzla in order to ensure shelter for all persons in need in the coming winter.

      The EU has provided considerable financial and technical support to Bosnia and Herzegovina to better manage migration and asylum and assist citizens in coping with the challenging situation.

      We urge the authorities to act with the utmost urgency to save lives. The EU will continue to stand by all citizens and support the authorities of Bosnia and Herzegovina in coping with the challenging situation.

      http://europa.ba/?p=70989

  • Destruction de la Villa Cazelles en 2019
    https://amidonniers.files.wordpress.com/2019/02/visuel-villa-cazelles.pdf

    L’architecte Louis Cazelles (1907-1984) fit ses études à l’École des Beaux-Arts de Toulouse, puis à celle de de Paris. En 1931, il seconde son confrère Barthélémy Guitard qui poursuit la construction de l’Hôpital Purpan. Diplômé en 1936, il entame, dès 1937, une longue collaboration avec son confrère Louis Berty auquel s’associera plus ponctuellement l’architecte Louis Andrau. En 1945 il achève le Lycée Déodat de Séverac et entreprend la deuxième tranche de la cité Madrid. En 1950 il construit l’Hôtel du Lido à Argelès-sur-Mer, bâtiment où il met en œuvre des éléments qui vont constituer une sorte de signature, comme les fenêtres d’angle ou les larges visières en voile de béton. Située au 146 allée de Barcelone, la villa-atelier qu’il réalisa en 1951 avec Louis Berty (1879-1968), perpétue le courant moderniste « Méridional »qui se développa dès l’après première guerre mondiale. Ce modernisme adopte ici un accent très local par l’emploi de la brique qui dialogue avec des éléments en béton armé (piliers, brise-soleil, etc.). Ce bâtiment aux lignes parfaitement équilibrées, témoigne déjà de préoccupations bio-climatiques par l’emploi de brise-soleil efficaces. Louis Cazelles vécut et travailla dans cette maison-atelier des allées de Barcelone, de 1951 à sa mort en 1984. Constructeur de nombre d’établissements d’enseignement dans tout le sud-ouest, il signe, en 1958, les plans du Lycée Guynemer du Busca à Toulouse.L’ensemble de ses réalisations en font l’un des architectes toulousains importants du milieu du XXe siècle.La villa-atelier de Louis Cazelles exemple de la production architecturale du XXe siècle et de son adaptation aux spécificités toulousaines, possédait assez de qualités et de particularités pour être identifié par nombre de spécialistes comme un élément digne de figurer dans un parcours de découverte de l’architecture moderne à Toulouse (ce qui fut proposé par Jocelyn Lermé, responsable du blog Parcours d’architecture (http://parcoursdarchitecture.over-blog.com). La villa-atelier a fait l’objet d’une notice du service de l’Inventaire du patrimoine qui mentionne les éléments intéressants de la construction. Cette notice a été reprise en 2017 sur le site internet Urban-Hist de la ville de Toulouse où elle figure toujours malgré la disparition récente de l’édifice (https://www.urban-hist.toulouse.fr). En 2017, le Service Départemental de l’Architecture et la DRAC n’ont pas jugé utile de protéger l’oeuvre de Louis Cazelles et ont autorisé le service urbanisme de la Ville à délivrer le permis de démolir. La villa a été alors vandalisée et squattée. Fin janvier 2019 les pelles-mécaniques ont à jamais effacé un témoin de plus du patrimoine architectural toulousain du XXe siècle. Le virtuel au secours du patrimoine : La villa-atelier de Louis Cazelles, bâtie en 1951, détruite en janvier 2019Façade Sud-Sud-EstVilla-atelier de Louis Cazelles - 1951 Reconstitution virtuelle : Michel AliagaAMT

    https://www.ladepeche.fr/article/2017/07/10/2609836-toulouse-la-villa-atelier-de-louis-cazelles-menacee-de-demolition.

    Quartier des Ponts Jumeaux, Toulouse, 146 allée de Barcelone (Canal de Brienne)

    Je regrette aussi le grand et généreux néflier aux fruits savoureux qui dépassait sur le trottoir.

    #promoteurs_immobiliers
    #mairie_inculte
    #mairie_LREM
    #bâtiment_remarquable

  • Le dispositif MaPrimeRénov élargi à tous les propriétaires, même les plus aisés
    https://www.lemonde.fr/planete/article/2020/07/29/le-dispositif-maprimerenov-a-nouveau-elargi-a-tous-les-proprietaires-meme-le

    La subvention sera également accessible aux copropriétés, aux propriétaires bailleurs et aux bâtiments publics. Au risque de favoriser l’inflation, les effets d’aubaine, voire les fraudes.
    Par Isabelle Rey-Lefebvre

    Un pas en arrière, un en avant. A peine installées, les aides aux travaux d’économie d’énergie sont l’objet d’une réforme. Créé le 1er janvier, le dispositif MaPrimeRénov s’est substitué au crédit d’impôt transition énergétique (CITE), remontant, lui, à septembre 2014, et qui succédait lui-même au crédit d’impôt en faveur du développement durable, né en 2005.

    L’esprit de MaPrimeRénov est de verser une subvention aux propriétaires occupant le logement, dès la fin des travaux, soit bien plus tôt qu’un crédit d’impôt dont ils n’auraient perçu le montant que dix-huit à vingt-quatre mois plus tard.

    Cette aide était, à l’origine, destinée aux 40 % des ménages les plus modestes, avec un barème majoré pour les 20 % les plus pauvres. Le gouvernement répondait ainsi à la critique faite au CITE – plutôt généreux, puisqu’il prenait en charge un tiers du montant des travaux – d’être capté à 50 % par les 20 % des ménages les plus aisés, ceux qui ont précisément les moyens de financer leur chantier. En changeant de dispositif, l’Etat faisait, au passage, une sérieuse économie, ne prévoyant plus que 800 millions d’euros de dépense fiscale, dès 2020, au lieu des 2 milliards d’euros que coûtait le CITE jusqu’en 2019.

    Lire aussi Relance : Bruno Le Maire promet 30 milliards d’euros pour la transition écologique

    Six mois après le lancement en fanfare de MaPrimeRénov par les ex-ministres du logement, Julien Denormandie, et de la transition énergétique, Emmanuelle Wargon – vantant alors « un dispositif extrêmement simple et beaucoup plus juste » –, la même Emmanuelle Wargon, devenue ministre du logement du gouvernement Castex, annonce, dans un entretien accordé au Figaro, le 24 juillet, que MaPrimeRénov sera, en 2021, de nouveau ouverte à tous les ménages, quels que soient leurs revenus. Elle deviendra même accessible aux copropriétés, aux propriétaires bailleurs et aux bâtiments publics. Son enveloppe, à préciser dans la loi de finances pour 2021, devrait ainsi approcher de nouveau les 2 milliards d’euros. [...]

    A partir de l’analyse des factures de travaux effectués par 10 000 ménages et leurs consommations d’énergie, avant et après le chantier, M. Glachant a conclu à une diminution moyenne de la facture énergétique annuelle de… 8,29 euros par tranche de 1 000 euros investis, donc un retour sur investissement attendu d’ici 120 ans ! « Peu de gains financiers, donc, mais un confort accru, ce qui n’est pas négligeable », tempère M. Glachant, qui s’étonne tout de même de l’absence d’autres enquêtes sérieuses sur les consommations énergétiques réelles des logements rénovés.

    #bâtiment #BTP #rente_foncière #subvention

  • Un décret scélérat autorise la destruction des moulins, canaux, étangs et plans d’eau sur simple formalité, sans étude d’impact ni enquête publique ! hydrauxois.org
    http://www.hydrauxois.org/2020/07/un-decret-scelerat-autorise-la.html

    Détruire une chaussée de moulin, assécher un bief, un canal ou un étang, effacer un plan d’eau, changer le lit de la rivière : tout cela est désormais possible sur simple déclaration et non autorisation comme avant. C’est-à-dire sans étude d’impact environnemental et social, sans enquête publique, sans information des citoyens. Par un décret et un arrêté venant de paraître au journal officiel, la technostructure de l’eau met bas les masques : en guise de "continuité apaisée" à laquelle ont pu croire quelques naïfs, c’est le blanc-seing à la destruction facilitée et accélérée des héritages de nos rivières. Provocation pour les amoureux du petit patrimoine des bassins, mais aussi erreur majeure sur le rôle écologique de ces milieux en eau d’origine anthropique, lesquels méritent une protection accrue et non une facilitation de leur destruction par des apprentis-sorciers obéissant à des modes sous-informées. Hydrauxois a demandé à ses conseils de travailler à une double riposte : requête en annulation de ces textes et formulaire simplifié de plainte pénale de terrain, qui permettra à tout citoyen ou association d’attaquer les chantiers qui détruisent la ressource et les milieux en eau.

    Le décret n°2020-828 du 30 juin 2020 modifiant la nomenclature et la procédure en matière de police de l’eau vient de paraître au journal officiel. https://www.legifrance.gouv.fr/eli/decret/2020/6/30/TREL1910642D/jo/texte

    Il est complété par un arrêté du 30 juin 2020 définissant les travaux de restauration des fonctionnalités naturelles des milieux aquatiques relevant de la rubrique 3.3.5.0 de la nomenclature annexée à l’article R. 214-1 du code de l’environnement, aussi paru au journal officiel. https://www.legifrance.gouv.fr/eli/arrete/2020/6/30/TREL2011759A/jo/texte

    Le premier texte crée un nouveau type de travaux en rivière, tenant à la _ "restauration des fonctionnalités naturelles des milieux aquatiques".
    « 3.3.5.0. Travaux , définis par un arrêté du ministre chargé de l’environnement, ayant uniquement pour objet la restauration des fonctionnalités naturelles des milieux aquatiques , y compris les ouvrages nécessaires à cet objectif (D).« Cette rubrique est exclusive de l’application des autres rubriques de la présente nomenclature.« Ne sont pas soumis à cette rubrique les travaux n’atteignant pas les seuils des autres rubriques de la présente nomenclature. » _
    En clair, tous les travaux de restauration morphologique et de continuité écologique entrent désormais dans la catégorie des simples déclarations (D) et non des autorisations. Cela sans limite d’impact même si des milliers de mètres linéaires de rivière et canaux ou des milliers de mètres carrés de plans d’eau sont affectés.

    L’arrêté donne la mesure de tout ce qui est concerné :
    Arasement ou dérasement d’ouvrage en lit mineur  ;
    2° Désendiguement ;
    Déplacement du lit mineur pour améliorer la fonctionnalité du cours d’eau ou rétablissement du cours d’eau dans son lit d’origine  ;
    4° Restauration de zones humides ;
    5° Mise en dérivation ou suppression d’étangs existants  ;
    6° Remodelage fonctionnel ou revégétalisation de berges ;
    7° Reméandrage ou remodelage hydromorphologique ;
    8° Recharge sédimentaire du lit mineur ;
    9° Remise à ciel ouvert de cours d’eau couverts ;
    10° Restauration de zones naturelles d’expansion des crues ;
    11° Opération de restauration des fonctionnalités naturelles des milieux aquatiques prévue dans l’un des documents de gestion suivants, approuvés par l’autorité administrative  :
    a) Un schéma directeur d’aménagement et de gestion des eaux (SDAGE) visé à l’article L. 212-1 du code de l’environnement ;
    b) Un schéma d’aménagement et de gestion des eaux (SAGE) visé à l’article L. 212-3 du code de l’environnement ;
    c) Un document d’objectifs de site Natura 2000 (DOCOB) visé à l’article L. 414-2 du code de l’environnement ;
    d) Une charte de parc naturel régional visée à l’article L. 333-1 du code de l’environnement ;
    e) Une charte de parc national visée à l’article L. 331-3 du code de l’environnement ;
    f) Un plan de gestion de réserve naturelle nationale, régionale ou de Corse, visé respectivement aux articles R. 332-22, R. 332-43, R. 332-60 du code de l’environnement ;
    g) Un plan d’action quinquennal d’un conservatoire d’espace naturel, visé aux articles D. 414-30 et D. 414-31 du code de l’environnement ;
    h) Un plan de gestion des risques d’inondation (PGRI) visé à l’article L. 566-7 du code de l’environnement ;
    i) Une stratégie locale de gestion des risques d’inondation (SLGRI) visée à l’article L. 566-8 du code de l’environnement ;
    12° Opération de restauration des fonctionnalités naturelles des milieux aquatiques prévue dans un plan de gestion de site du Conservatoire de l’espace littoral et des rivages lacustres dans le cadre de sa mission de politique foncière ayant pour objets la sauvegarde du littoral, le respect des équilibres écologiques et la préservation des sites naturels tels qu’énoncés à l’article L. 322-1 susvisé.

    C’est donc une machine de guerre pour tuer la démocratie des rivières et des bassins versants, faciliter la destruction de tous les milieux aquatiques façonnés par l’humain au cours de l’histoire (biefs, canaux, étangs, plans d’eau), destruction qui sera réduite à une simple formalité interne aux administrations, sans lien au public.

    Nous avions mis en garde voici un an ( http://www.hydrauxois.org/2019/05/alerte-ladministration-veut-desormais.html- , lors de la courte enquête publique sur ce projet de décret. Mais rien n’y a fait, malgré les nombreuses oppositions exprimées lors de cette enquête.

    La fin du régime d’autorisation sous prétexte de "restauration de fonctionnalités naturelles" signifie ainsi pour les collectifs et associations impliqués sur la continuité écologique, et pour les citoyens en général :

    quasi-impossibilité d’être informés des projets (la déclaration est un simple courrier sans publicité à la DDT-M), 
    absence d’étude des impacts riverains / usages / environnement, 
    fin de l’enquête publique qui permettait aux citoyens de s’exprimer (en général, contre les casses) et aux associations de préparer des recours contentieux éventuels contre l’arrêté d’autorisation
    possibilité de casser "à la chaîne" pour les maîtres d’ouvrage de type syndicats de rivière ou fédérations de pêche.
    Face à ce danger majeur de régression du droit des riverains et du droit de l’environnement, l’association Hydrauxois :
    • a immédiatement mandaté son conseil juridique pour une analyse du texte en vue d’une requête en annulation,
    • demande aux parties prenantes du processus dit de "continuité écologique apaisée" de tirer les conséquences de cette provocation sur des soi-disant "concertations" dont le résultat est une déclaration de guerre aux ouvrages et aux milieux que ces parties prenantes sont censées défendre,
    • appelle l’ensemble des associations, collectifs et syndicats à non seulement exprimer leur indignation aux parlementaires et à la ministre de l’écologie, mais aussi à organiser sur chaque terrain la réponse militante et judiciaire que méritent les dérives des fonctionnaires de l’eau.

    Alors que le processus d’autorisation et d’enquête publique est justement une procédure d’organisation de la démocratie consultative et délibérative, leur suppression aura pour conséquence une insécurité pour tout le monde  : les plaintes seront des démarches individuelles et imprévisibles, les services publics à l’origine de ces troubles dans la vie des riverains ne seront évidemment pas tranquillisés dans l’exercice de leurs fonctions. Quant à la continuité des rivières, elle sera plus que jamais synonyme de violence institutionnelle, de dogme sans preuve de bénéfices, d’absurdité anti-écologique et anti-sociale.

    Nous allons travailler à un guide simplifié de dépôt de plainte pénale pour destruction de milieux et mise en danger des tiers par changement d’écoulement, qui permettra d’ouvrir rapidement des instructions contre tous les projets refusant de faire des études complètes d’impacts sur les milieux et les tiers.

    #destruction #EnMarche #émmanuel_macron #décret #Bâtiments_de_France #éolien #patrimoine #moulins #environnements #communs #biotopes #eau #agriculture #france #environnement #écologie #privatisation #catastrophe

    • Case reports study of the first five patients COVID-19 treated with remdesivir in France. Physicians weekly, Jul 6, 2020
      The severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2) has been identified as responsible for the #COVID-19 outbreak worldwide.

      Data on treatment are scare and parallels are made between SARS-CoV-2 and other coronavirus.

      Remdesivir is a broad spectrum antiviral with efficient in vitro activity against SARS-CoV-2 and controversial evidence of clinical improvement in severe COVID-19 patients.

      We aimed to describe the clinical outcome and virological monitoring of the first five COVID-19 patients admitted in ICU for severe pneumonia related to SARS-CoV-2 and treated with remdesivir in the University hospital of Bichat, Paris, France.

      SARS-CoV-2 RT-qPCR in blood plasma, lower and upper respiratory tract were monitored. Among the five treated patients, two needed mechanical ventilation and one high flow cannula oxygen .

      A significant decrease in SARS-CoV-2 viral load from upper respiratory tract was observed in most cases but two died with active SARS-CoV-2 replication in the lower respiratory tract.

      Plasma samples were positive for SARS-CoV-2 in only one patient.

      #Remdesivir was interrupted for side effects among four patients, including 2 ALT elevations (3 to 5 N) and 2 renal failures requiring renal replacement.

      This case series of five COVID-19 patients requiring ICU for a respiratory distress and treated with remdesivir, highlights the complexity of remdesivir use in such critically ill patients.
      Copyright © 2020. Published by Elsevier Ltd.

  • [Google TRanslate]

    Migrants caused large fires in two abandoned buildings in Velika Kladuša

    Migrants caused large fires in two abandoned buildings in the area of ​​Velika Kladuša yesterday, which is not a rare occurrence in this city in the extreme northwest of BiH, the Ministry of the Interior of the Una-Sana Canton confirmed to us.
    “These are incidents in which garbage and tires were set on fire. Firefighters reacted quickly and extinguished the fires, so that the buildings did not burn completely. They normally light fires in abandoned buildings and halls, so such incidents often happen,” they said. are from the MUP USK.

    https://www.klix.ba/vijesti/crna-hronika/migranti-izazvali-velike-pozare-u-dva-napustena-objekta-u-velikoj-kladusi/200519008

    #Covid-19 #Migration #Migrant #Balkans #Bosnie-Herzégovine #Velikakladusa #Bâtimentabandonné #Incendie

  • Covid lockdown: The grim reality of NCR realty - The Economic Times
    #Covid-19#migrant#migrationinterne#Inde#batiment#travail

    https://m.economictimes.com/industry/services/property-/-cstruction/reality-of-ncr-realty-grim/articleshow/75523507.cms

    Migration of labour has further compounded problems for builders, who expect it will require 2-3 months to mobilise workforce once lockdown is lifted. Even half-complete projects would be difficult to finish by December this year.

  • Covid-19. Na fronteira de França com o Luxemburgo a angústia é portuguesa
    #Covid-19#Portugais#Luxembourg#bâtiment#travail#migrant#migration

    https://www.wort.lu/pt/luxemburgo/covid-19-na-fronteira-de-franca-com-o-luxemburgo-a-angustia-e-portuguesa-5e9e56
    https://blobsvc.wort.lu/picture/34f08e655046a554398e4d2e8bd47235/600/315/wortv3/2dc4152db1b73c8180ce102bca7cd22dfa8d7579

    Ricardo J. RODRIGUES
    Ricardo J. RODRIGUES
    Há milhares de portugueses que trabalham no Luxemburgo com contratos temporários na construção civil - a maioria vive do lado francês da fronteira. Quando a pandemia chegou, centenas viram-se de um dia para o outro sem emprego nem qualquer tipo de apoio. Muitos furaram o confinamento e voltaram a Portugal. Esta é história dos que ficaram e tentam aguentar.