• In Alto Adige in arrivo un Cpr a “uso locale”. L’ultimo anello di una catena emergenziale

    Il 22 ottobre si vota per il rinnovo del Consiglio provinciale e molti partiti cavalcano le paure per guadagnare consensi. Da più parti l’istituzione di un Centro per il rimpatrio a Bolzano è presentata come la soluzione, occultando anni di non gestione degli arrivi. Ma c’è chi si ribella alle narrazioni tossiche. Il nostro reportage

    Un manifesto elettorale della Süd-Tiroler Freiheit -partito noto per le proprie posizioni xenofobe- ritrae in primo piano un uomo nero con un coltello in mano. Dietro di lui, una donna bianca cerca riparo in un angolo, coprendosi il volto con le braccia. L’immagine è inequivocabile, così come la scritta a caratteri cubitali posta poco più in basso: “Kriminelle Ausländer abschieben” (cioè espellere gli stranieri criminali).

    Anche in Alto Adige, dove il 22 ottobre si vota per il rinnovo del Consiglio provinciale, molti partiti cavalcano le paure per guadagnare consensi. Rientrano in questa strategia il manifesto del movimento di estrema destra di lingua tedesca, ma anche le dichiarazioni di politici solitamente misurati come Arno Kompatscher, eletto tra le fila della Südtiroler Volkspartei (dal 1948 forza di maggioranza del Consiglio provinciale), che ha spiegato di voler istituire un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) in provincia poiché “nonostante le statistiche relative ai reati siano in calo, il livello di sicurezza percepito dalla popolazione è decisamente inferiore a quello del passato e ormai le donne hanno paura ad uscire da sole la sera”.

    Secondo quanto affermato dal Landeshauptmann, la struttura avrà una capienza massima di 50 posti e sarà a “uso locale”: verrà utilizzata, cioè, esclusivamente al trattenimento dei cittadini stranieri già presenti sul territorio provinciale. Matteo Salvini, nei giorni scorsi in tour elettorale in Regione, ha definito l’apertura di un Cpr “indispensabile”. Il centro per i rimpatri per l’Alto Adige costituirebbe però l’anello di chiusura dell’approccio emergenziale che da un decennio caratterizza la gestione del fenomeno sul territorio.

    Dal 2013, infatti, i Centri di accoglienza straordinaria costituiscono la norma del sistema di accoglienza altoatesino. Se a fine 2017 le strutture erano 31 e ospitavano 1.642 persone, dal 2018, complice il calo degli arrivi dal Mediterraneo, molti centri sono stati progressivamente chiusi. L’Ufficio anziani della Provincia di Bolzano, competente a livello istituzionale per i richiedenti asilo, ha rifiutato di divulgare il numero delle persone attualmente ospitate nei Cas del territorio, affermando, però, che “non si discosta molto da quello del novembre 2022”, quando i posti a disposizione erano 416.

    Nonostante l’aumento degli arrivi sulle coste italiane -quasi 140mila persone a metà ottobre 2023- la Provincia di Bolzano non è ancora stata toccata dal sistema di redistribuzione regionale. Kompatscher ha spiegato di aver fatto presente al governo di “dover già fare i conti con i flussi che restano fuori dai registri dei ricollocamenti”. Il presidente della Provincia fa riferimento ai “fuori quota”, come vengono etichettati i richiedenti asilo che giungono in Alto Adige seguendo rotte diverse da quella del Mediterraneo. Si tratta di un flusso costante di persone -150-200 presenze sul territorio secondo le stime del Comune di Bolzano-, che una volta varcato il confine del Brennero sono escluse per mesi dall’accoglienza e costrette in un limbo giuridico.

    Alessia Fellin, responsabile dell’area “Migrazione e asilo” della Caritas di Bolzano-Bressanone, conferma in parte quanto dichiarato dal presidente della Provincia, evidenziando al tempo stesso alcune criticità. “Il tema dell’inserimento di chi arriva sul territorio in autonomia è reale e va detto che col tempo si è creata una procedura che, alcune volte l’anno, vede l’immissione in quota e l’accoglienza di queste persone”. Si è però ancora lontani dall’attuazione del decreto legislativo 142/2015, che prevede l’applicazione delle misure di accoglienza a partire dalla manifestazione della volontà di chiedere protezione internazionale. Fellin sottolinea, infatti, che “l’inserimento in quota non sempre avviene in tempi ragionevoli” -a volte alcuni ottengono una protezione trovandosi ancora fuori dall’accoglienza- e che “in seconda battuta ci si scontra con l’insufficienza dei posti nei centri”. Per risolvere questo problema per Fellin sarebbe auspicabile iniziare a considerare la mobilità umana come qualcosa di strutturale da affrontare in maniera sistematica e potenziare i progetti Sai del territorio, “una possibilità preziosa per la prosecuzione del percorso di richiedenti asilo e rifugiati.”

    In Alto Adige la prima partecipazione all’allora progetto Sprar risale al 2017, quando sei Comunità Comprensoriali -Valle Isarco, Val Pusteria, Salto Sciliar, Burgraviato, Val Venosta, Oltradige Bassa Atesina- aderirono al modello di accoglienza diffusa con 223 posti per il triennio 2018-2020. Alla scadenza del bando solo tre Comunità proseguirono l’esperienza. I progetti, in corso fino alla fine del 2023, contano 105 posti e di recente hanno richiesto la proroga per il triennio 2024-2026.

    Markus Frei, coordinatore del progetto della Comunità Comprensoriale Valle Isarco (e consigliere comunale per i Verdi nel Comune di Bressanone), considera il Sai un modello virtuoso, perché “dislocare le persone in piccoli paesi agevola il loro inserimento lavorativo e abitativo”. Al contempo, però, non nasconde che nei territori periferici la piena inclusione resti un miraggio: “La convivenza funziona se i ‘beneficiari’ passano tutto il giorno al lavoro e se non frequentano il bar del paese: così però saranno sempre ospiti e mai concittadini”. Frei intende pertanto potenziare il lavoro di sensibilizzazione nei territori, dove “le narrazioni tossiche, come quella sull’apertura di un Cpr, attecchiscono facilmente”.

    1.677 le persone in accoglienza in Trentino-Alto Adige al 30 settembre 2023. L’1,19% rispetto al totale a livello nazionale (141.107). Fonte: ministero dell’Interno

    A oggi le istituzioni altoatesine mantengono il riserbo sul luogo in cui dovrebbe sorgere il Centro per i rimpatri. Un’ipotesi avanzata è la caserma della Finanza nell’areale dell’aeroporto di Bolzano. Il sindaco del capoluogo Renzo Caramaschi, pur a favore di un Cpr in provincia, ha espresso la propria contrarietà a questa soluzione sostenendo di “non volere delinquenti in città”. Sebbene la retorica di molti schieramenti politici associ i Cpr ai cittadini stranieri autori di reato, vale la pena ricordare che si tratta di luoghi deputati alla detenzione amministrativa, ossia al trattenimento di chi si trova in attesa di esecuzione di un provvedimento di espulsione spesso perché sprovvisto di regolare titolo di soggiorno. Sono molti i lati oscuri e le violenze che si consumano al loro interno denunciate dalle persone trattenute e segnalate da attivisti e inchieste giornalistiche. In questo senso si è pronunciato anche il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. Nel “Documento di sintesi sui Cpr” del 2023 descrive le nove strutture a oggi operative in Italia come “patogene per la salute fisica e mentale delle persone trattenute” e permeate da “carenze legislative, vuoti di regolazione, criticità strutturali, opacità sistemiche e inadeguatezze gestionali”.

    I dati del Garante mostrano, inoltre, che i Cpr sono inefficaci allo scopo che si prefiggono: delle 6.383 persone transitate al loro interno nel 2022 ne sono state rimpatriate 3.154, ovvero il 49,41%. E come raccontato da Altreconomia, permane poi il problema degli psicofarmaci distribuiti per sedare e gestire la popolazione ristretta. Sono frequenti, infine, gli atti di autolesionismo e i decessi -otto negli ultimi tre anni- delle persone trattenute, il cui corpo è spesso l’unico strumento per far sentire la propria voce.

    Tra le 16 liste in lizza alle prossime elezioni provinciali altoatesine, solo i Verdi si sono detti contrari ai Centri per il rimpatrio in quanto “strutture non risolutive che violano i diritti umani”. A prendere nettamente posizione è stata invece una parte della società civile. A seguito di un’assemblea pubblica molto partecipata, lo scorso settembre si è costituito il “Coordinamento regionale Trentino Alto Adige Südtirol contro i Cpr”, da subito attivo in una intensa attività di informazione “per smontare la becera propaganda intorno a questo tema” e nell’organizzazione di una manifestazione che sabato 14 ottobre ha visto sfilare per le strade di Bolzano 800 persone. Per il Coordinamento, il corteo è stato il primo di una serie di appuntamenti in cui “ribadiremo forte e chiaro il nostro ‘No ai Cpr in Alto Adige e altrove’”.

    https://altreconomia.it/in-alto-adige-in-arrivo-un-cpr-a-uso-locale-lultimo-anello-di-una-caten

    #CPR #Alto_Adige #Italie #asile #migrations #réfugiés #détention_administrative #rétention #Bolzano #criminels_étrangers #étrangers_criminels #Süd-Tiroler_Freiheit #poster #sécurité #urgence

  • Postcolonial Italy. Mapping Colonial Heritage

    Even though the period of Italian colonial rule is long gone, its material traces hide almost everywhere. Explore cities, their streets, squares, monuments, and find out more about their forgotten connections to colonial history.

    https://postcolonialitaly.com

    Exemple, Turin :

    #Cagliari #Bolzano #Florence #Firenze #Roma #Rome #Turin #Torino #Trieste #Venise #Venezia #cartographie #héritage #colonialisme #colonialisme_italien #Italie_coloniale #traces #villes #cartographie_participative
    #TRUST #Master_TRUST

    ping @cede @postcolonial

    –---

    ajouté à la métaliste sur le colonialisme italien :
    https://seenthis.net/messages/871953

  • What happens to fascist architecture after fascism? - BBC Culture

    https://www.bbc.com/culture/article/20220117-what-happens-to-fascist-architecture-after-fascism

    Across Europe, many controversial monuments still remain. Alex Sakalis visits a small Italian town that has found a way to contextualise and defuse the architectural legacy of fascism.
    O

    On first appearances, Bolzano in the far north of Italy is just like any other alpine town. Nestled in a valley lined by steep green hills peppered with castles, barns and churches, and terraced with vineyards, the city is a whimsical snow globe of winding streets, pastel-coloured houses and Baroque taverns.

    #architecture #architecture_totalitaire #pouvoir

  • Le confinement marque une #frontière_culturelle en #Suisse

    La notion de #responsabilité_individuelle parle plus aux #Suisses_alémaniques qu’aux #Romands, davantage adeptes d’un Etat fort. Les raisons en sont historiques et culturelles.

    Exiger le moins pour obtenir le plus ; imposer le #semi-confinement pour aboutir au confinement : pour un œil étranger, la stratégie de la Suisse pour freiner la propagation du #coronavirus s’apparente au mieux à un exercice d’acrobatie, au pire à un orgueil démesuré. Pourtant, si l’on en croit les images de nos villes ce week-end, semi-désertes, il n’est pas dit qu’on perde ce pari. Par la grâce de la discipline helvétique ? Pas seulement. Plus profondément, c’est à la notion de responsabilité individuelle et de rôle de l’Etat qu’il faut probablement attribuer ce résultat.

    Or, ces notions ne sont pas totalement identiques selon qu’on est citoyen latin ou alémanique. En #Suisse_romande, on a vu se multiplier les appels au #confinement_total, espéré par beaucoup jusqu’à vendredi dernier. Des citoyens l’ont même demandé sous forme de pétitions. On sentait aussi cette préférence chez certains conseillers d’Etat romands, même si exprimée à demi-mot pour ne pas court-circuiter la Confédération, désormais à la manœuvre.

    En Suisse alémanique en revanche, les appels s’en tenaient au #respect_des_règles en vigueur, hormis des personnalités de l’UDC, réclamant des mesures plus strictes, avec de notoires exceptions, comme le conseiller national Roger Köppel. Même si Zurich a fermé ses rives du lac devant un afflux de promeneurs, le maître mot demeure « responsabilité individuelle ». C’est ce qu’il fallait comprendre du discours fort d’Alain Berset, taclant au passage le verticalisme aux accents certes gaulliens mais jugé inefficace de notre voisin français.

    La synthèse entre la France et l’Allemagne

    La Suisse, c’est une autre histoire, mélange du nord et du sud de l’Europe : « Au Nord, comme en Grande-Bretagne ou aux Pays-Bas, le premier réflexe est le laisser-faire, dans la certitude que les barrières naturelles se réinstalleront d’elles-mêmes, explique Olivier Meuwly, historien. Dans la culture germanique, on présuppose que la responsabilité individuelle entraînera la #responsabilité_collective. Une vision étrangère à la culture du Sud, où l’ordre est censé venir d’en haut. »

    La Suisse, à cheval, décline ces deux cultures. Historiquement, elle fait la synthèse entre la France et l’Allemagne, ou la Grande-Bretagne et l’Italie. L’historien rappelle que dans les guerres de religion déjà, la Suisse a tenté la #synthèse en cherchant le #compromis.

    Deux paradigmes pour un seul objectif, la #liberté : « Dans le brillant discours d’Alain Berset, toutes les influences se synthétisent et on perçoit une #mosaïque_organiquement_organisée », estime Olivier Meuwly. Ce curieux #assemblage s’articule aussi autour de l’esprit de #milice, du #fédéralisme et de la #démocratie_directe, « trois piliers de la « #suissitude », trois logiques qui marquent les #comportements ».

    La responsabilité individuelle découle de la faiblesse de l’Etat

    Cette valorisation de la responsabilité individuelle trouve ses fondements dans la #faiblesse_de_l’Etat, rappelle Irène Herrmann, historienne et professeure à l’Université de Genève : « Au XIXe siècle, Berne a lutté pour s’arroger un peu du pouvoir des cantons. Une partie lui est échue, une autre a été conférée aux citoyens, à travers la démocratie directe : ils devaient en user modérément et exercer sur eux-mêmes le pouvoir que l’Etat, très faible, était incapable d’imposer. Cet héritage institutionnel est très fort et, par conséquent, on n’imagine pas aujourd’hui que cela puisse marcher autrement. »

    C’est un peu moins vrai dans les cantons qui ont rejoint la Confédération plus tardivement, comme le Valais, Genève et Neuchâtel. « Ceux-là acceptent plus volontiers la #délégation de #responsabilités à l’Etat, alors que les cantons alémaniques ont tendance à glorifier la culture politique basée sur la responsabilité individuelle, poursuit l’historienne. Cela aboutit à une survalorisation du pouvoir de décision de l’individu. » D’autres répondront qu’elle est salutaire. Ces différences de perception pourraient expliquer l’attente des Latins envers Berne à serrer la vis.

    Un #Röstigraben de l’embrassade ?

    Plus prosaïquement, ce souhait n’est sans doute pas étranger au fait que les cantons latins déplorent plus de mortalité que la Suisse alémanique. C’est vrai aussi pour l’Italie ou l’Espagne, contrairement à l’Allemagne et à l’Autriche. Ce constat amène le politologue alémanique Michael Hermann, qui dirige l’institut de recherche Sotomo, à émettre une hypothèse : « Il est frappant d’observer que le coronavirus a une #géographie_culturelle. Et si c’était le fait d’un #rapport_à_l’autre différent ? Les habitants des pays latins sont plus tactiles, ils observent moins de #distance_sociale que dans les pays germaniques. »

    Un Röstigraben de l’embrassade ? Pourquoi pas. Sa supposition s’appuie aussi sur le fait que les décès actuels sont le résultat de contagions qui datent d’il y a trois semaines environ, soit avant les mesures mises en place par Berne. Michael Hermann insiste aussi sur d’autres différences : le #sport est plus largement pratiqué outre-Sarine, la #prévention sur la santé occupe plus d’espace qu’en Suisse romande : « Adeptes de la marche, de la nature et du grand air, les Alémaniques auraient beaucoup de mal à supporter le confinement. C’est possible que cela compte aussi dans l’#autodiscipline qu’ils observent. »

    Il n’empêche : au-delà des divergences dont les racines plongent dans un passé qui, même ignoré, constitue le génome des Suisses, ceux-ci ont majoritairement suivi l’injonction des autorités et déserté leurs villes. Qu’il soit permis de s’en égayer avec ce mot d’Olivier Meuwly : « On dit des Romands qu’ils sont très français, mais ils se révèlent aussi alémaniques ! »

    https://www.letemps.ch/suisse/confinement-marque-une-frontiere-culturelle-suisse

    –-> article paru le 23.03.2020

    Pour rappel, un extrait du discours de Berset :


    https://seenthis.net/messages/843863#message844245

    ping @simplicissimus

  • #Piazza_della_Vittoria, Bolzano
    En me promenant à #Bolzano en mai 2019, voici ce que je vois :

    Piazza della vittoria, già Piazza della Pace
    (Place de la #victoire, déjà Place de la #paix)

    Je suis évidemment intriguée... pourquoi passer de la paix à la victoire ? Victoire de qui ? Paix pour qui ?

    Le #monument sur ladite place est aussi très imposant et impressionnant... et par son #architecture on comprend vite quand il a été érigé...

    Petit tour sur wikipedia, qui nous dit que le monument a été construit entre 1926 et 1928.
    #Monumento_alla_Vittoria :
    https://it.wikipedia.org/wiki/Monumento_alla_Vittoria_(Bolzano)
    #Siegesdenkmal

    Vous pouvez découvrir l’histoire du monument sur la page wikipedia.

    Je voulais aussi signaler un passage autour de ce monument dans le #livre de #Alessandro_Leogrande, « #La_frontiera » :

    «A Bolzano li chiamano ancora ’relitti fascisti’. Sono tutti quei musolei, palazzi, cimeli che ricordano il ventennio mussoliniano. Il relitto fascista per eccellenza è il monumento realizzato da #Marcello_Piacentini nel 1928 per celebrare la vittoria italiana nella Grande guerra e per rimarcare, com’è scritto in latino a caratteri cubitali sulla facciata, che ’hic patriae fines siste signa, hinc ceteros excluimus lingua legibus artibus’. E, cioè, che non solo qui sono fissati i confini della patria, ma che proprio ’da qui’ educammo ’gli altri’ con la lingua, le leggi, le arti.
    Per decenni ’gli altri’, cioè la comunità germanofona cui il fascismo aveva impedito di usare la propria lingua, hanno visto nel monumento il simbolo più eclatante dell’usurpazione e dell’occupazione. Ed eclatante il monumento di Piacentini lo è davvero. Non solo perché, con grande dispendio di marmo bianco, s’alza in stile littorio fino a dominare un’ampia porzione d’abitato, proprio nel punto in cui era stata avviata la costruzione di un altro monumento, prontamente demolito, in memoria dei caduti del reggimento austriaco #Kaiserjäger. Non so perché appare del tutto fuori luogo rispetto al territorio circostante, al paesaggio, all’architettura tradizionale, con lse sue quattordici colonne a forma di fascio che reggono un’imponente architrave. Ma anche perché è stato il cardine della mutazione urbanistica della città. Una mutazione imposta dal fascismo, che culmina, al termine di una serie di strade che ricordano i ’trionfi’ nazionali, nella piazza del Tribunale.
    Il Monumento è stato sempre percepito come la punta dell’iceberg di una frattura più ampia. D’altro canto, la destra italiana l’ha sempre difeso come un ’proprio’ simbolo, anche in età repubblicana. Così, benché a un certo punto la Südtiroler Volkspartei, il partito che rappresenta le minoranze tedesche e ladina e ha governato il processo di crescente autonomia della provincia, lo volesse buttare giù, è rimasto al suo posto. Ogni volta che gli attriti sono riemersi, ogni volta che il cammino verso l’autodeterminazione della provincia speciale è parso arrestarsi, ogni volta che le bombe hanno ripreso a esplodere, e sono state molte le bombe a esplodere in queste vallate tra gli anni sessanta e ottanta del Novecento, quelle funebri colonne littorie sono tornate al centro del buco nero delle reciproche incomprensioni.
    Nel 1979 fu #Alexander_Langer, leader della nuova sinistra, da sempre sostenitore della necessità di creare gruppi interetnici, tanto da aver fondato dieci anni prima una rivista che si chiamava ’#Die_Brücke', ciò ’Il ponte’, a presentare in Consiglio provinciale una mozione in cui si chiedeva che il monumento diventasse un luogo di ’memoria autocritica’. Ma la mozione non passò, perché gli opposti nazionalismi vedevano entrambi come fumo negli occhi la possibilità di trasformare quelle colonne in un monito permanente. Per gli uni andavano soltanto abbattute, per gli altri dovevano rimanere tali e quali al loro posto. Dopo una serie di attentati, il Monumento venne addirittura recintato, tanto da accrescere il senso di separazione.
    La trasformazione auspicata da Langer si è realizzata solo ora con la creazione di un percorso espositivo permanente intitolato BZ ’18-’45. Un monumento, una città, due dittature , che si snoda nei locali sottostanti l’opera di Piacentini. (...)
    L’esposizione allestita nall cripta e nei corridoi sotterranei mi ha sorpreso. Pannello dopo pannello, video dopo video, sono ripercorsi i momenti della sua costruzione e la storia della città tra le due guerre mondiali, quando fu pesantemente condizionata dai due totalitarismi, quello fascista e quello nazista. Tuttavia il maggior intervento sul monumento non è tanto costituito dal percorso espositivo, quanto da un anello a led che cinge una delle colonne centrali. Sullo schermo nero circolare, spesso almeno mezzo metro, scorre rosso il titolo della mostra (BZ ’18-’45...), tradotto in tre lingue: italiano, tedesco e inglese.
    L’opera di Piacentini non è stata rimossa, ma questa sorta di vistoso ’anello al naso’ ha il potere di desacralizzarla, trasformandola in altro da sé. Tra la retorica del Monumento e gli occhi di chi lo guarda si insinua subito un terzo elemento che ne ribalta il senso profondo».

    (pp.218-220)

    #fascisme #WWI #première_guerre_mondiale #toponymie #Italie #langue #alterité #patriotisme #architecture_fasciste #urbanisme_fasciste #géographie_urbaine #Südtirol #Province_autonome_de_Bolzano #nationalisme #exposition

    ping @simplicissimus @reka

    • «A Bolzano li chiamano ancora ’relitti fascisti’. Sono tutti quei mausolei, palazzi, cimeli che ricordano il ventennio mussoliniano. Il relitto fascita per eccellenza è il monumento realizzato da #Marcello_Piacentini nel 1928 per celebrare la vittoria italiana nella Grande guerra e per rimarcare, com’è scritto in latino a caratteri cubitali sulla facciata, che ’hic patriae fines siste signa, hinc ceteros excoluimus lingua legibus artibus’. E, cioè, che non solo qui sono fissati i confini della patria, ma che proprio ’da qui’ educammo ’gli altri’ con la lingua, le leggi, le arti.
      Per decenni ’gli altri’, cioè la comunità germanofona cui il fascismo aveva impedito di usare la propria lingua, hanno visto nel monumento il simbolo più eclatante dell’usurpazione e dell’occupazione. Ed eclatante il monumento di Piacentino lo è davvero. Non solo perché, con grande dispendio di marmo bianco, s’alza in stile littorio fino a dominare un’ampia porzione dell’abitato, prioprio nel punto in cui era stata avviata la costruzione di un altro monumento, prontamente demolito, in memoria dei caduti del reggimento austriaco Kaiserjäger. Non solo perché appare del tutto fuori luogo rispetto al territorio circostante, al paesaggio, all’architettura tradizionale, con le sue quattordici colonne a forma di fascio che reggono un’imponente architrave. Ma anche perché è stato il cardine della mutazione urbainstica della città. Una mutazione imposta dal fascismo, che culmina, al termine di una serie di strade che ricordano i ’trionfi’ nazionali, nella piazza del Tribunale.
      Il Monumento è stato sempre percepito come la punta dell’iceberg di una frattura più ampia. D’altro canto, la destra italiana l’ha sempre difeso come un ’proprio’ simbolo, anche in età repubblicana. Così, benché a un certo punto la Südtiroler Volkspartei, il partito che rappresenta la minoranza tedesca e ladina e ha governato il processo di crescente autonomia della provincia, lo volesse buttare giù, è rimasto al suo posto. Ogni volta che gli attriti sono riemersi, ogni volta che il cammino verso l’autodeterminazione della provincia speciale è parso arrestarsi, ogni volta che le bombe hanno ripreso a esplodere, e sono state molte le bombe a esplodere in queste vallate tra gli anni sessanta e ottanta del Novecento, quelle funebri colonne littorie sono tornate al centro del buco nero delle reciproche incomprensioni.
      Nel 1979 fu #Alexander_Langer, leader della nuova sinistra, da sempre sostenitore della necessità di creare gruppi interetnici, tanto da aver fondato dieci anni prima una rivista che si chiamava ’Die Brücke’, cioè ’Il ponte’, a presentare in Consiglio provinciale una mozione in cui si chiedeva che il monumento diventasse un luogo di ’memoria autocritica’. Ma la mozione non passò, perché gli opposti nazionalismi vedevano entrambi come fumo negli occhi la possibilità di trasformare quelle colonne in un monito permanente. Per gli uni andavano soltanto abbattute, per gli altri dovevano rimanere tali e quali al loro posto. Dopo una serie di attenati, il Monumento venne addiritutra recintato, tanto da accrescere il senso di separazione.
      La trasformazione auspicata da Langer si è realizzata solo ora con la creazione di un percorso espositivo permanente BZ ’18-’45. Un monumento, una città, due dittature , che si snoda nei locali sottostanti l’opera di Piacentini. (...)

      L’esposizione allestita nella cripta e nei corridoi sotterranei mi ha sorpreso. Pannello dopo pannello, video dopo video, sono ripercorsi i momenti della sua costruzione e la storia della città tra le due guerre mondiali, quando fu pesantemente condizionata dai due totalitarismi, quello fascista e quello nazista. Tuttavia il maggior intervento sul monumento non è tatno costituito dal percorso espositivo, quanto da un anello a led che cinge una delle colonne centrali. Sullo schermo nero circolare, spesso almeno mezzo metro, scorre in rosso il titolo della mostra (BZ ’18-’45...), tradotto in tre lingue: italiano, tedesco e inglese.
      L’opera di Piacentini non è stata rimossa, ma questa sorta di vistoso ’anello al naso’ ha il potere di desacralizzarla, trasformandola in altro da sé. Tra la retorica del Monumento e gli occhi di chi lo guarda si insinua subito un terzo elemento che ne ribalta il senso più profondo»

      in: Alessandro Leogrande, La frontiera , 2017, pp. 218-220.

    • #Mussolini bas relief

      “The Mussolini Bas relief” in travertine marble is 36 m long, 5,5 m high and 50 cm deep. With these dimensions it is surely the biggest bas relief in Europe. It has been sculpted on 57 plates of marble of various dimensions and disposed on two rows on the pediment of the “Casa Littoria” (house of the lictor) that was the headquarters of the fascist party. The numerous figures and details on the bas relief represent and glorify various establishments in different stages of fascism, from the victory of the first world war to the march on Rome. At the centre the dictator, Benito Mussolini, is represented like a Roman emperor on a horse with his arm out in a Roman salute. Between the horses’ legs the words “Believe, Obey, Fight” are sculpted in large letters.
      The bas relief was finished, but never fully assembled, during the fascist regime. Some of the central plates, post-war, were held in a safety-deposit. During the following years after the end of the war the monuments that glorified fascism were destroyed and only in 1957 during a visit from the President of the Republic the Mussolini bas relief was completed.
      To date, all the attempts to destroy the Mussolini bas relief or safeguard it in a museum have failed for reasons linked to its political exploitation from the various parties and groups. A contest accepted by the South-Tyrolean government in 2011 has still not produced any results.

      https://www.sentres.com/en/mussolini-bas-relief
      #Hans_Piffrader

    • Marocchino muore travolto dal treno

      Un uomo marocchino, dall’apparente età di 30 anni, è stato travolto e ucciso ieri sera da un treno in Alto Adige, all’altezza di Oltrisarco, mentre camminava lungo i binari.

      Si tratta di un migrante che, secondo i primi riscontri della polizia ferroviaria, sarebbe stato insieme ad un gruppetto di connazionali. Non è ancora chiaro come lo straniero sia finito sotto le ruote del treno.

      Il decesso è avvenuto sul colpo e ci sono stati una serie di ritardi dei convogli per tutta la nottata. Si tratta del quarto episodio simile nell’ultimo periodo.

      https://www.lavocedeltrentino.it/2018/01/14/marocchino-muore-travolto-dal-treno

    • Ferrovia del Brennero: profugo travolto e ucciso dal treno

      La tragedia a Bolzano sud: l’uomo stava camminando con altre persone lungo i binari. E’ morto sul colpo.

      BOLZANO. Un’altra tragedia sui binari che coinvolge un migrante. Martedì sera (31 ottobre 2017) un profugo, da quanto si è potuto sapere di origine africana, è stato travolto ed ucciso da un treno mentre camminava lungo i binari della ferrovia del Brennero a Bolzano.

      L’uomo - dai primi accertamenti della polizia ferroviaria- sembra non fosse da solo, ma facesse parte di un gruppo. Violentissimo l’impatto, il poveretto è morto sul colpo.

      L’allarme è stato dato dal macchinista del convoglio. E’ il secondo incidente di questo tipo nel giro di pochi mesi a Bolzano.

      Per ore la linea del Brennero è rimasta bloccata creando forti disagi ai viaggiatori: sono state comunque previste delle corse sostitutive con i bus.

      http://www.giornaletrentino.it/cronaca/ferrovia-del-brennero-profugo-travolto-e-ucciso-dal-treno-1.1356854

    • Dal Gambia fino a Bolzano: la tragica fine di un «invisibile»

      Era originario del Gambia ed aveva appena 19 anni, il ragazzo che martedì 31 ottobre ha perso la vita sui binari della ferrovia del Brennero.

      BOLZANO. Il giovane è morto attorno alle 19.30 sui binari di Bolzano, nel tratto che corre quasi parallelo a via Achille Grandi, travolto da un treno.

      Una fine tragica per tutti, ma soprattutto per chi, per giungere fino in Italia, aveva già superato mille difficoltà, quelle rappresetante da un viaggio massacrante di mesi, che dal suo paese di origine, il Gambia, lo aveva portato fino in Libia, per poi imbarcarsi e raggiungere le coste nostrane.

      Le indagini hanno portato a scoprire che B.A., queste le iniziali della vittima, era arrivato in Italia nell’estate del 2016 e che non era registrato in alcun centro d’accoglienza, che aveva presentato richiesta di protezione internazionale e che, a Bolzano, probabilmente, era giunto da appena qualche giorno.

      Nel capoluogo è entrato a far parte di quel gruppo di «invisibili» che di notte, soprattutto, vivono gli angoli più dimenticati della città, arrivando a camminare, come accaduto, lungo i binari del trento, per raggiungere, presumibilmente in questo caso, i centri di accoglienza di Bolzano sud.

      http://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/dal-gambia-fino-a-bolzano-la-tragica-fine-di-un-invisibile-1.1358101

    • Profughi sui treni merci, allarme in Germania

      Nascosti nei treni merci tra i pallets oppure addirittura aggrappati sul tetto di un vagone. Con l’intensificazione dei controlli su strada e sui treni passeggeri sempre più migranti tentano di raggiungere la Germania in questo modo.

      Spesso mettendo in questo viaggio della speranza a rischio la propria vita.

      L’allarme viene lanciato dalla polizia tedesca, che con il primo dicembre ha intensificato i controlli sulla linea ferroviaria Rosenheim-Monaco. Sono, infatti, 180 le persone intercettate su vagoni merci nei mesi di ottobre e novembre in Germania, molte delle quali in arrivo dall’Italia.

      La polizia tedesca spiega che i migranti non viaggiano solo all’interno, ma anche all’esterno dei vagoni, rischiando di cadere oppure di toccare la linea elettrica. I controlli vengono effettuati nella stazione di Raubling, dove si incontrano la linea ferroviaria che arriva dal Tirolo e dal Brennero e quella da Salisburgo. Monaco dista da qui solo più una sessantina di chilometri.

      I controlli sono stati concordati con la Deutsche Bahn e le altre società di trasporti merci su rotaia. Per motivi di sicurezza la linea ferroviaria viene interrotta per la durata dei controlli. Ritardi per i treni passeggeri - secondo la polizia - «probabilmente saranno inevitabili». Sono stati intensificati anche i pattugliamenti nelle stazioni di Monaco e lungo le linee ferroviarie, anche con l’ausilio di elicotteri.

      Proprio pochi giorni fa un ragazzo eritreo di 17 anni è morto nella stazione di Bolzano, travolto nel tentativo di salire su un treno merci diretto al Brennero. Un’altra migrante è stata invece uccisa da un treno sulla linea del Brennero nella zona di Ala, in Trentino. Per evitare ulteriori incidenti, nella stazione di Bolzano sono state adottate una serie di misure di sicurezza e di controllo.

      «La morte di Abiel sui binari della stazione di Bolzano è un segno da cogliere», afferma il direttore della Caritas altoatesina Paolo Valente. «La causa principale delle migrazioni - prosegue - sono gli squilibri economici e il mancato rispetto dei diritti umani a livello mondiale. L’Europa e il mondo ricco rispondono a questa sfida con l’incapacità di assumersi e di distribuire le responsabilità, intensificando i controlli, erigendo barriere che dividono il mondo in uomini di serie A e uomini di serie B», conclude Valente.

      https://www.swissinfo.ch/ita/profughi-sui-treni-merci--allarme-in-germania/42722056

    • Morire di confine al Brennero

      Pochi giorni prima, invece, il 21 novembre a Bolzano, aveva perso la vita il diciassettenne Abel Temesgen, rimasto ucciso mentre cercava di salire su un treno allo scalo merci della stazione. “La sua storia”, raccontava pochi mesi fa Anna Brambilla di Asgi ad Open Migration, “illustra bene la filiera di omissioni a cui vanno spesso incontro i minori soli: invitato ad allontanarsi dalla tendopoli per adulti di Messina, dopo aver dichiarato di avere 16 anni e poi 21, transitato da Roma, poi dall’hub di Milano, fermato a Bolzano dalla polizia e poi ucciso da un treno in corsa appena fuori dal capoluogo altoatesino e accertato infine come minorenne, da morto”.

      https://openmigration.org/analisi/morire-di-confine-al-brennero

    • La lunga attesa dei minori migranti soli in Italia

      Anche lui eritreo, Abel Temesgen è un altro ragazzino vittima dei confini. “La sua storia”, racconta Anna Brambilla, “illustra bene la filiera di omissioni a cui vanno spesso incontro i minori soli: invitato ad allontanarsi dalla tendopoli per adulti di Messina, dichiaratosi 16enne e poi 21enne, transitato da Roma, dall’hub di Milano, fermato a Bolzano dalla polizia e poi ucciso da un treno in corsa appena fuori dal capoluogo altoatesino e accertato infine come minorenne, da morto”. L’asse del Brennero, come la provincia di Como, il Tarvisio e Bardonecchia sono punti sempre più caldi per i minori in fuga.

      https://openmigration.org/analisi/la-lunga-attesa-dei-minori-migranti-soli-in-italia

    • Solo un anno fa era morto Abel: aveva 17 anni

      Quella di Abel Temesgen, il diciassettenne eritreo deceduto mentre cercava di salire su un treno merci per raggiungere il fratello in Germania, era stata una morte inutile. O meglio, visto che tutte le morti sono inutili, quella di Abel lo era ancora di più perché egli non aveva alcuna necessità di viaggiare di nascosto su un treno merci. La sua età e il suo stato, infatti, gli davano il diritto di ricongiungersi ai suoi familiari.


      http://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/solo-un-anno-fa-era-morto-abel-aveva-17-anni-1.1388172

    • Novembre 2017, #Anthony (5 ans), a été trouvé en état d’hypothermie dans le wagon d’un train de marchandises en gare de Bolzano par un commandant de la police... 15 minutes plus tard le petit aurait été trouvé mort...

      Polfer, Anthony salvato in extremis

      «Per un’ora il bambino ha solo tremato, nonostante fosse già al caldo. Secondo i medici, se l’avessimo trovato 10-15 minuti dopo sarebbe stato troppo tardi». Lo ha detto il comandante della stazione della polfer al Brennero Stefano Linossi, che l’atra mattina ha trovato il piccolo Anthony.
      «Alle 7.20 - racconta - durante un giro di controllo della stazione siamo stati allertati dalle grida di aiuto di un bambino proveniente da un treno merci. Con l’aiuto di personale delle ferrovie siamo riusciti a trovarlo». «Il mio primo pensiero è stato di portarlo subito al riparo, così lo abbiamo accompagnato in una stanza riscaldata e abbiamo allertato il medico di turno». Visto che sul treno è stato trovato uno zaino con indumenti ed effetti personali di una donna, Linossi ha chiamato il dirigente di movimento per appurare la presenza di altre persone in zona, ma dai macchinista non erano arrivate segnalazioni.

      http://www.ansa.it/trentino/notizie/2017/11/14/polfer-anthony-salvato-in-extremis_8c8b67ec-f182-4ff4-b887-2cba97eb6ed2.html

    • Pas de nouvelles concernant ce migrant qui a été retrouvée en conditions très graves à #Roncafort, percuté par un train :

      Roncafort, travolto dal treno. Migrante in rianimazione

      È stato travolto da un treno in transito mentre si trovava sui binari, forse nel tentativo di salire in corsa a bordo del convoglio: un uomo di trentanove anni originario del Camerun si trova ora nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Santa Chiara, in rianimazione, dopo essere stato operato nella notte per le gravi fratture. I medici si sono riservati la prognosi.

      Il grave incidente si è verificato nella notte tra sabato e ieri, attorno alla mezzanotte, all’altezza di Roncafort, dove il macchinista del convoglio, il Bologna-Brennero che stava procedendo in direzione nord, non è riuscito a fare nulla per evitare l’impatto.
      Il trentanovenne camminava sui binari ma dev’essere riuscito a scostarsi all’ultimo momento, evitando così di essere centrato in pieno dal treno. Il macchinista ha udito soltanto un colpo sordo, ha fermato immediamente la marcia del treno ed è sceso a terra per verificare che cosa fosse successo.

      Il macchinista del treno ha quindi chiamato i soccorsi. L’ambulanza del 118 e la Polfer sono immediatamente arrivati, ma in un primo momento è stato difficile trovare l’uomo ferito perché era stato sbalzato qualche metro più in là ed era buio. Una volta recuperato, l’uomo camerunense, molto grave, è stato portato in ospedale al Santa Chiara dove è in prognosi riservata.

      Dopo l’incidente, la linea ferroviaria è rimasta interrotta per più di un’ora. Il treno è stato messo fuori servizio, i passeggeri sono stati portati in stazione a Trento e poi fatti proseguire con autobus sostitutivi.
      L’uomo colpito dal treno, che non aveva documenti con sé, è risultato essere una delle persone richiedenti asilo ospitate nella residenza Fersina. La residenza Fersina è una delle strutture di prima accoglienza per i migranti. In Trentino ce ne sono sei, di cui tre nel capoluogo, una a Rovereto, una a Garniga Terme e una a Baselga di Pinè.

      Tra le ipotesi, è stata avanzata quella secondo cui l’uomo stesse camminando lungo i binari con l’intenzione di salire in corsa sul treno, che in quel tratto non è ancora alla massima velocità. In questo caso si tratterebbe di un tentativo di dirigersi verso il Brennero, magari per raggiungere altri Paesi europei a nord. Ma non ci sono certezze.
      Al Brennero il migrante avrebbe trovato ostacoli nel passaggio della frontiera, dopo le recenti misure prese dal governo austriaco e gli accordi con i governi italiano e tedesco. Il flusso di migranti al Brennero è diminuito drasticamente negli ultimi mesi.

      Alla residenza Fersina sono ospitati attualmente 201 dei 693 migranti presenti nel capoluogo. In tutto il Trentino i richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale presenti attualmente sono 1.512.
      Il numero è in diminuzione. A inizio anno alla Fersina erano 246 e le presenze totali sul territorio provinciale erano 1.666. Cinformi, il Centro informativo per l’immigrazione della Provincia, stima che le presenze di richiedenti asilo scenderanno a fine anno a 1.373, quasi 300 in meno in un anno. A una parte di essi verrà riconosciuto lo status di rifugiato o altre forme di protezione internazionale.

      Il Camerun non è uno dei Paesi di origine più frequenti tra i profughi arrivati in Trentino. La prima nazionalità è la Nigeria, da dove arriva il 27%, più di un quarto, dei richiedenti asilo presenti sul territorio provinciale. Seguono il Pakistan col 16%, il Mali con l’8%, il Gambia e il Senegal col 7% ciascuno. Dal Ghana arriva il 6% dei migranti, dalla Guinea il 5% come anche dalla Costa d’Avorio e dal Bangladesh. Dal Togo, sempre in Africa, arriva il 2% dei richiedenti asilo presenti ora in Trentino.

      https://www.ladige.it/sites/www.ladige.it/files/styles/798x457/public/travolto%20treno%20roncafort.png?itok=Jiav3kot
      https://www.ladige.it/news/cronaca/2018/07/23/roncafort-travolto-treno-migrante-rianimazione

  • #Decreto_salvini, liste de villes dans lesquelles les #associations et les #citoyens descendent en masse pour dire NON au decrét. Mais aussi résistance des institutions ecclésiastiques et judiciaires, etc. :

    #Lecce
    #Oulx
    – Lucca (les paroisses)

    #résistance #associations #citoyens #asile #migrations #réfugiés #Italie

    Et une #carte, que je vais essayer de mettre à jour régulièrement :


    http://u.osmfr.org/m/279671
    En rouge : les maires qui disent NON
    En orange : des oppositions citoyennes et de la société civile
    #cartographie #visualisation

    A voir aussi, la métaliste :
    https://seenthis.net/messages/739545

  • Le projet de passeport autrichien pour ses germanophones fâche l’Italie Belga - 7 Septembre 2018 - RTBF
    https://www.rtbf.be/info/monde/detail_le-projet-de-passeport-autrichien-pour-ses-germanophones-fache-l-italie?

    Le ministère italien des Affaires étrangères a dénoncé vendredi soir la poursuite du projet de Vienne d’offrir un passeport autrichien aux habitants germanophones de la province de Bolzano, dans le nord-est de la péninsule.

    Le ministère a annoncé avoir appris l’existence à Vienne d’une commission gouvernementale chargée de préparer un projet de loi pour sur l’instauration de cette double nationalité.

    « Cette initiative est inopportune en raison de sa portée potentiellement perturbatrice », a insisté le ministère.



    « Il est surtout singulier que le gouvernement assurant la présidence tournante de l’Union européenne, plutôt que de se concentrer sur des actions qui unissent et favorisent la concorde réciproque entre les pays, cultive des projets de loi susceptibles de fomenter la discorde », a-t-il ajouté.

    « Une telle initiative est de plus vraiment curieuse si l’on considère que pour unir les citoyens des différents pays membres de l’UE, il existe déjà la citoyenneté européenne, comme le stipulent les passeports délivrés par chaque Etat » membre, a poursuivi le ministère.

    Province autonome
    La province de #Bolzano, une région montagneuse appelée Alto Adige (Haut-Adige) en italien et Südtirol en allemand, a été principalement autrichienne pendant des siècles, avant d’être intégrée après la Première guerre mondiale à l’Italie, où elle bénéficie d’un régime d’autonomie particulier.

    Au dernier recensement en 2011, 70% de ses habitants s’y sont déclarés germanophones, 26% italophones et 4% ladinophones, une langue rare locale d’origine romane. Le programme du gouvernement autrichien prévoit de proposer un passeport aux germanophones et aux ladinophones.

    Lors de l’annonce du projet fin 2017, les responsables de la province autonome de Bolzano s’étaient réjouis de cette opportunité tout en réaffirmant leur ancrage européen, tandis que leurs voisins également germanophones du Trentin avaient regretté de ne pas figurer dans les plans de Vienne.

    #nationalité #citoyenneté #identité #Sudètes #germanophones #frontières #minorités #nationalisme #UE #union_européenne #Autriche #Italie #passeport #patrie

    • "Pugni e calci contro i profughi": i fascisti di #Generazione_Identitaria preparano lo scontro

      L’organizzazione di estrema destra che aveva avviato la caccia alle Ong nel Mediterraneo organizza in una palestra romana sessioni di addestramento. «Per combattere la feccia puntiamo alla preparazione fisica»


      http://espresso.repubblica.it/attualita/2018/02/07/news/pugni-calci-contro-profughi-generazione-identitaria-1.318002?ref
      #identitaires

    • Italie : démonstration de force de l’extrême droite et des antifascistes

      L’Italie a été parcourue de manifestations politiques parfois tendues samedi, à une semaine des législatives du 4 mars, avec une démonstration de force de Matteo Salvini (extrême droite) à Milan et des milliers de manifestants antifascistes à Rome.


      https://www.courrierinternational.com/depeche/italie-demonstration-de-force-de-lextreme-droite-et-des-antif

    • Grave atto intimidatorio contro il Centro accoglienza Casa ex Mercanti di Appiano

      Nella notte tra sabato 19 e domenica 20 maggio si è verificato un grave episodio d’intolleranza davanti al centro di accoglienza per richiedenti asilo di Appiano ospitato nell’ex Caserma Mercanti all’inizio del paese. Nel corso della notte sconosciuti hanno fatto esplodere davanti al cancello d’entrata una carica che ha provocato una forte esplosione. Gli inquirenti stanno accertandone la natura. E’ stato inoltre lasciato un cartello con una svastica una croce celtica e scritte razziste contro gli ospiti del centro.

      L’Associazione Volontarius, che gestisce la struttura su incarico della Provincia, esprime la propria condanna del grave atto intimidatorio nei confronti delle persone richiedenti asilo e degli operatori. Si tratta di un atto criminale che evidentemente vuole minare gli sforzi messi in atto da parte della Provincia, del Comune di Appiano, dell’Associazione Volontarius e delle altre organizzazioni che operano in questo campo, per dare una risposta solidale e concreta all’inclusione nella nostra società di persone fuggite da situazioni di guerra, persecuzioni e minacce alla loro incolumità.

      Il Centro di accoglienza di Appiano, attivo da circa due anni, ospita, al momento, 39 richiedenti asilo e svolge un’intensa attività per rendere concreta l’accoglienza e l’inclusione sociale di queste persone, anche attraverso l’organizzazione di corsi di formazione e di lingue. 28 ospiti hanno contratti a tempo determinato ed altri 10 stanno svolgendo corsi di formazione per inserirsi nel settore turistico-alberghiero.

      Va sottolineato, a nostro avviso, che nel corso di questi mesi di attività vi è stata una proficua collaborazione con il Comune e la popolazione locale, testimoniata anche dalla presenza di volontari che dedicano con impegno il loro tempo ad assistere queste persone. Nel corso del pomeriggio di domenica il presidente dell’Associazione Volontarius, Claude Rotelli, ha fatto un sopralluogo al centro per portare la propria solidarietà agli operatori ed alle persone richiedenti asilo.

      “Volontarius” assicura il proprio sostegno alle indagini portate avanti dalle autorità inquirenti e garantisce che proseguirà con impegno la propria attività a favore delle persone richiedenti asilo.

      https://www.volontarius.it/2018/05/20/grave-atto-intimidatorio-contro-il-centro-accoglienza-casa-ex-mercanti-d

    • Warning of ’dangerous acceleration’ in attacks on immigrants in Italy

      Anti-racist groups in Italy have warned of a dangerous acceleration in attacks on immigrants after 12 shootings, two murders and 33 physical assaults were recorded in the two months since Matteo Salvini, leader of the far-right League party, entered government as interior minister.

      Opposition politicians have accused Salvini of creating a climate of hate following the attacks, which have coincided with an anti-migration drive that has included closing Italian ports to NGO rescue boats and a vow to expel non-Italian Roma.

      In one incident in July, a 13-month-old Roma girl was shot in the back with an airgun pellet. In at least two recent attacks on immigrants, the perpetrators have allegedly shouted Salvini’s name.

      “Propaganda around anti-migrant policies has clearly contributed to creating a climate of hostility and to legitimising racist violence,” said Grazia Naletto, the manager of migration policies and racial discrimination of the Lunaria association, which publishes quarterly reports on the number of racially motivated attacks in Italy.

      “We are facing a dangerous acceleration of episodes of violence against migrants,” Naletto said.

      The group recorded nine attacks on immigrants between 1 June and 1 August 2017, with no shootings and no deaths – less than a third for same period in 2018.
      Advertisement

      On Sunday, a Moroccan man in Aprilia, 17 miles outside Rome, was the latest to be killed. He was followed and beaten to death by two young Italians who claimed he was a thief.

      Three days earlier, in #Vicenza, in the north-east of Italy, a 33-year-old factory worker from Cape Verde was wounded by a single gunshot. The suspect is a 40-year-old Italian who opened fire from a window in his home.

      On Thursday night in Naples, Cissè Elhadji Diebel, 22, a street vendor from Senegal with a regular permit of stay, was wounded by a gunshot fired by two people on a scooter.

      In Naples in June, Konate Bouyagui, a 22-year-old Malian with legal residency, was struck by a bullet fired by two Italian boys. Nine days earlier, in Caserta, north of Naples, two Malians, Daby and Sekou, were riddled with airgun pellets fired in a driveby shooting from a black Fiat Panda. The aggressors, both Italian, shouted Salvini’s name.

      Two railway porters in Venice who in July beat an unlicensed African porter at the station, allegedly told him: “This is Salvini’s country.” A black Italian athlete, Daisy Osakue, suffered an eye injury when an egg was thrown at her in Turin.

      Salvini has claimed “the wave of racism is simply an invention of the left” and in response to rising criticism on Sunday tweeted “many enemies, much honour” – a reference to a quote from Benito Mussolini on what was also the anniversary of the fascist dictator’s birth.

      Salvini’s first move when he entered the interior ministry on 1 June was to say: “Good times are over for illegals.”

      That same evening, in #Rosarno, in the southern province of #Reggio_Calabria, a bullet struck the head of Soumalia Sacko, a 22-year-old Malian who was rummaging for metal sheets to repair his shack in one of the sprawling encampments that house the thousands of poorly paid immigrants who pick the region’s crops. The suspect is a middle-aged Italian man who was living near the encampment.

      “Statements against migrants, almost always coupled with fake news, seem to have legitimised the use of violence against asylum seekers, who are often cast as parasites and invaders,” said Yvan Sagnet, a Cameroonian anti-racism activist and president of the No Cap association, which fights to improve the rights of immigrant workers. “I have never seen anything like this before in this country and I don’t see an easy way out.’’

      There were hints of the violence to come when, on 3 February in Macerata, one month before national elections, #Luca_Traini opened fire on six immigrants, wounding all of them. Extreme rightwing paraphernalia was found in his home, including a copy of #Mein_Kampf. A year earlier, Traini had been a League candidate in local elections in #Corridonia.

      “The extreme right has found a party through which it can speak,” said Carla Nespolo, president of the National Association of Italian Partisans, a group founded by members of the second world war Italian resistance. “Migrants in Italy have taken the place of Jews during fascism. This is one of the most far-right governments since the end of fascism.”

      Mamadou Sall, the president of Florence’s Senegalese association and an Italian citizen who has lived in the country for more than 20 years, said he wanted to leave. “Every time you speak to an Italian you realise that there’s been a lot of impact on their mentality,” he said. “They seem to be closer to the world of fascism, speaking about the good things that fascism did during the war.”

      Advertisement

      Sall was on the frontline during protests against the Italian government after the death of Idy Diene, a street vendor from Senegal who was killed on 5 March, the day after the Italian elections. Diene was shot six times as he sold his wares on the Vespucci bridge in Florence.

      His killer was Roberto Pirrone, a 65-year-old Italian who told police he had planned to kill himself owing to his dire financial situation. He said that when he was unable to muster the courage to do this he had shot the first random target he could find. A racist motive was ruled out, prompting fury among the city’s Senegalese population.

      In a tragic twist, it was revealed that Diene, 54, was the cousin of Samb Modou, who was killed by Gianluca Casseri, a supporter of the fascist CasaPound party, when Casseri opened fire in two of Florence’s central markets in December 2011.

      While the Italian government seems to ignore the problem, the police are working to bring the perpetrators to justice and several arrests have been made across Italy in recent weeks.

      Two weeks ago, the Turin district attorney, Armando Spataro, unveiled measures to combat racially motivated crimes, targeting anyone who commits “crimes motivated by hatred and ethnic-religious discrimination”. The following day, he received insults and threats on social media from Salvini’s supporters.

      “There is no value for people with a different skin colour,” said Sall. “When a black person is killed there is always an excuse. But when a foreigner kills an Italian they only focus on the fact that [the assailant] was foreign and the skin colour.”


      https://www.theguardian.com/global/2018/aug/03/warning-of-dangerous-acceleration-in-attacks-on-immigrants-in-italy
      #Rome #Naples #Venise

    • Migranti: parte l’offensiva degli amministratori locali contro la deriva xenofoba e razzista del Governo

      Primo firmatario dell’appello «inclusione per una società aperta» Nicola Zingaretti; tra gli aderenti Sala, Pizzarotti e De Magistris.

      Trentatré episodi di aggressioni a sfondo razzista da quando il governo Salvini - Di Maio si è insediato, tre solo nelle ultime ore; porti chiusi e criminalizzazione delle Ong; ruspe sui campi rom e una narrazione costante e diffusa che parla di invasione, sostituzione etnica, pericolo immigrazione: qualcuno ha deciso di non restare in silenzio e mostrare che esiste anche un’Italia che rifiuta tutto questo, rivendica lo stato di diritto e sostiene l’inclusione sociale come valore assoluto.

      Per questo oggi stato lanciato - e ha già raccolto più di 200 adesioni in tutta Italia - il manifesto «Inclusione per una società aperta», ideato e promosso dai consiglieri regionali del Lazio Alessandro Capriccioli, Marta Bonafoni, Paolo Ciani, Mauro Buschini e Daniele Ognibene e rivolto a tutti gli amministratori locali che rifiutino «la retorica dell’invasione e della sostituzione etnica, messa in campo demagogicamente al solo scopo di ottenere consenso elettorale, dagli imprenditori della paura e dell’odio sociale; rifiutino il discorso pubblico di denigrazione e disprezzo del prossimo e l’incitamento all’odio, che nutrono una narrazione della disuguaglianza, giustificano e fanno aumentare episodi di intolleranza ed esplicito razzismo», col fine di costruire «una rete permanente che, dato l’attuale contesto politico, affronti il tema delle migrazioni e dell’accoglienza su scala nazionale a partire dalle esperienze e dalle politiche locali, con l’obiettivo di opporsi fattivamente alla deriva sovranista e xenofoba che sta investendo il nostro paese», come si legge nell’appello diffuso quest’oggi.

      «In Italia viviamo una situazione senza precedenti», ha spiegato Alessandro Capriccioli, capogruppo di +Europa Radicali durante la conferenza stampa di lancio dell’appello insieme ai colleghi Paolo Ciani, Marta Bonaforni e Marietta Tidei. «Attraverso una strategia quasi scientifica è stato imposto un racconto sull’immigrazione che alimenta l’odio e lo sfrutta per ottenere consensi. Questo manifesto si rivolge agli amministratori locali che affrontano sul campo il tema dell’immigrazione con risultati virtuosi che spesso smentiscono quel racconto, ed è uno strumento per formare una rete istituzionale che potrà diventare un interlocutore autorevole e credibile in primo luogo di questo Governo, dettando indicazioni, strategie e proposte».

      Paolo Ciani, capogruppo di Centro Solidale, ha sottolineato come «questa narrazione distorta sta portando a un imbarbarimento della nostra società. Gli episodi di questi giorni rappresentano solo la punta dell’iceberg di un atteggiamento diffuso: sappiamo tutti che esistono degli istinti bassi che appartengono a tutti gli esseri umani e che, se trovano una loro legittimazione nelle istituzioni, diventano un problema». Marietta Tidei, consigliera regionale del Pd ha posto l’attenzione sul fatto che «oggi viene raccontato solo il brutto dell’immigrazione, ma noi siamo qui per dire che c’è anche molto che ha funzionato: il programma Sprar è un esempio virutoso», mentre la capogruppo della Lista Civica Zingaretti Marta Bonafoni ha sottolineato come ciò che conta sia «la quantità e la pronta risposta che stiamo avendo: la distribuzione geografica ci dice che c’è un’altra italia, che con questo appello diventa una rete istituzionale che si pone come interlocutrice del Governo».

      Oltre al Presidente della regione Lazio hanno già sottoscritto l’appello Beppe Sala, sindaco di Milano, Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, Luigi De Magistris, sindaco di Napoli e più di 200 tra assessori e consiglieri regionali, sindaci, presidenti di municipi e consiglieri comunali e municipali da ogni parte d’Italia.

      http://www.repubblica.it/solidarieta/immigrazione/2018/08/03/news/migranti_parte_l_offensiva_degli_amministratori_locali_contro_la_deriva_x
      #xénophobie #racisme #anti-racisme

    • Violenta aggressione a #Giugliano, immigrato picchiato in piazza e deriso dai presenti

      Violenta aggressione avvenuta poco fa ai danni di un africano in piazza Gramsci. La vittima è stata pestata a sangue da un gruppo composto da due, tre persone. È stato preso a calci e pugni e lasciato a terra esanime. Alcune persone presenti hanno allertato i soccorsi giunti dopo mezz’ora. Il ragazzo ha riportato un trauma cranico e contusioni in varie parti del corpo. Pare che a scatenare l’aggressione sia stato il gesto dell’uomo di prendere in braccio un bimbo e ciò avrebbe scatenato la violenza del branco. Altri invece sostengono che fosse ubriaco e che avesse dato fastidio a qualcuno, che poi si sarebbe vendicato picchiandolo selvaggiamente.

      Si tratta comunque solo di un’ipotesi ancora da confermare. Ciò che è certo è che dopo il pestaggio, un gruppo di ragazzi presenti in piazza invece di aiutare il ferito erano vicini a lui a ridere insultandolo e apostrofandolo come “nir e merd..”. Sul posto in questo momento i carabinieri stanno raccogliendo le informazioni per ricostruire la dinamica dei fatti.

      https://internapoli.it/violenta-aggressione-a-giugliano-immigrato-picchiato-in-piazza-e-deriso-

    • Jour après jour, voici la liste des agressions racistes en Italie

      Le 3 février 2018, un militant d’extrême droite et ex-candidat de la Ligue à des élections locales ouvrait le feu sur six migrants noirs à #Macerata, dans le centre de l’Italie. Depuis, onze autres attaques à caractère raciste – par le biais d’armes à feu, à air comprimé ou d’armes blanches – ont pris des personnes immigrées pour cible. Mediapart dresse cette liste vertigineuse, qui confirme la montée de la xénophobie dans la péninsule.

      https://www.mediapart.fr/journal/international/090818/jour-apres-jour-voici-la-liste-des-agressions-racistes-en-italie

    • Di seguito aggressioni razziste in ordine di data. QUI la mappa (http://www.radicali.it/cronologia-aggressioni-razziste-da-inizio-giugno-ad-oggi/#mappa) con singole aggressioni e densità nei luoghi.

      3 giugno, San Calogero (Vibo Valentia): mentre raccolgono delle lamiere, tre migranti vengono sorpresi da quattro spari e rimane ucciso il bracciante maliano 29enne Sacko Soumaila.

      8 giugno, Sarno (Salerno): un giovane extracomunitario camerunense di 27 anni, mentre era in sella alla sua bici, viene picchiato brutalmente con una mazza da baseball da due giovani.

      10 giugno, Ventimiglia: i volontari della Croce Verde Intemelia hanno soccorso un extracomunitario aggredito nel pomeriggio. L’uomo, che si è rivolto anche ai carabinieri, aveva una ferita di striscio da arma da taglio e lamentava dolore al costato.

      11 giugno, Caserta: due ragazzi maliani, ospiti di un centro Sprar, vengono avvicinati da una Fiat Panda, a bordo della quale viaggiavano tre giovani italiani i quali hanno sparato alcuni colpi con una pistola ad aria compressa, al grido “Salvini, Salvini”.

      12 giugno, Napoli: algerino protesta contro un’auto che non si ferma sulle strisce pedonali e viene accoltellato da tre giovani napoletani.

      12 giugno, Sulmona (Aquila): due uomini armati di coltello hanno fatto irruzione ieri sera nel centro di accoglienza migranti di Sulmona. Un richiedente asilo di origine nigeriana, ospite del centro è stato aggredito e ferito a colpi di arma da taglio.

      16 giugno, Catania: aggredisce lavavetri perché insistente e lo insegue fin dentro a un supermercato minacciandolo con una spranga di ferro.

      17 giugno, Roma: tre ragazzi italiani, tutti minorenni hanno aggredito un gruppo di lavoratori indiani, con le loro famiglie, dapprima insultandoli con frasi razziste, poi lanciando degli sputi su donne e bambini presenti, poi picchiando un giovane indiano che cercava di capire le ragioni di quell’aggressione gratuita nei loro confronti.

      17 giugno, Erba (Como): Aggressione in piazza Padania a Erba. Un italiano ha picchiato uno straniero di 42 anni che è rimasto ferito alla testa.

      17 giugno, Palermo: tre migranti, un nigeriano di 32 anni, un ivoriano di 48 anni e un minorenne della Costa d’Avorio sono stati aggrediti al mercato Ballarò riportando varie ferite lacerocontuse alla testa e al volto.

      17 giugno, Cagliari: un giovane dominicano, fermatosi con il suo scooter prima delle strisce pedonali, è stato aggredito da tre ragazzi sardi che lo hanno malmenato perché straniero.

      20 giugno, Napoli: Bouyangui Konate, cuoco maliano di 21 anni, rifugiato, viene colpito da due ragazzi con un fucile a piombini e rimane ferito.

      22 giugno, Palermo: 21enne gambiano, a Palermo ormai da anni, dove studia al Commerciale e lavora come mediatore, viene colpito da pomodori da due sessantenni perché uno straniero non può sostare davanti a un portone.

      22 giugno, Sassuolo (Modena): tre italiani hanno aggredito un ragazzo straniero dopo una lite. Secondo alcune testimonianze, un membro del gruppetto di italiani avrebbe colpito in volto con un pugno il giovane straniero mentre un altro trattenendolo gli impediva di fuggire.

      23 giugno, Palermo: un branco di violenti si è accanito contro un ambulante di 33 anni originario del Bangladesh che viene picchiato fino a perdere i sensi.

      29 giugno, Torino: Ahmed, un giovane sudanese, rifugiato fuggito dalle persecuzioni nel Darfur, seduto su una panchina nel quartiere Mirafiori, viene aggredito da due uomini di mezza età, con insulti, botte, pugni e calci a raffica. Scappato il ragazzo le seguono nel ristorante dove si era rifugiato e continuano a picchiarlo, insultando e picchiando anche il titolare del ristorante e il cuoco, intervenuti a difesa della vittima.

      30 giugno, Trento: un lavoratore marocchino, che ha registrato le conversazioni col suo datore, viene minacciato di morte da quest’ultimo, che cita anche Salvini. Il principale, alla richiesta del lavoratore di poter prendere un giorno di malattia risponde “ti brucio vivo, brutto islamico”.

      2 luglio, Sassari: Una giovane nigeriana è stata aggredita, malmenata e insultata con frasi razziste da un uomo.

      3 luglio, Spotorno (Liguria): Aizzano il cane contro un ambulante nero e insultano la donna che lo difende insultandola e facendole delle intimidazioni su Facebook quando ha pubblicato il post per denunciare l’accaduto.

      3 luglio, Forlì: una donna nigeriana viene avvicinata da un motorino, con due persone a bordo, dal quale parte un colpo da una pistola ad aria compressa che la ferisce a un piede.

      4 luglio, Val di Susa: al rifugio autogestito di Chez Jesus sono arrivate 6-7 persone residenti di Claviere, poi raggiunte da altre, con lo scopo iniziale di far togliere le bandiere No Tav e No Borders, si sono imposti con violenza verbale, offendendo i presenti con insulti razzisti e sessisti quali “negra di merda”, “a voi non darei neanche venti euro sulla strada”, “avete solo bisogno di un po’ di cazzo”, “pompinari e zecche di merda”.

      5 luglio, Forlì: un uomo di 33 anni originario della Costa d’Avorio viene colpito all’addome con colpi esplosi da pistola ad aria compressa.

      10 luglio, Venezia: un porteur abusivo di origine ghanese viene picchiato dai colleghi “regolari” che gli gridano “Vai via brutto negro abusivo, ora qui c’è Salvini” Colpita anche la donna, spagnola, che da anni vive a Roma, a cui il porteur stava portando i bagagli.

      11 luglio, Latina: due uomini di origine nigeriana vengono raggiunti da proiettili di gomma esplosi da un’Alfa 155 nei pressi della fermata dell’autobus.

      17 luglio, Roma: una bambina rom di poco più di un anno, viene raggiunta da un colpo di pistola ad aria compressa. Rischia di rimanere paralizzata.

      22 luglio, Lercara Friddi (Palermo): un giovane ballerino di 23 anni, figlio di mauriziani ma nato in Italia e adottato dopo la nascita, è stato massacrato al grido di “Sporco negro vai via, non sei degno di stare con noi”.

      23 luglio, Atena Lucana (Salerno): un giovane raggiunge una struttura di accoglienza per cittadini extra-comunitari richiedenti asilo politico, in evidente stato di ebrezza, e aggredisce un ospite, neodiciottenne, di origini egiziane e un’operatrice del centro, provocando ad entrambi lesioni, accompagnando l’aggressione con insulti razzisti.

      24 luglio, Milano: un 42enne originario dello Sri Lanka è stato vittima di un brutale aggressione nella zona di Bruzzano. L’aggressore, un casertano di 55 anni, ha minacciato la vittima con un taglierino, prima di colpirlo ripetutamente al volto e alle braccia. La «colpa» del cingalese? Parlare al proprio cellulare non in italiano.

      26 luglio, Partinico: un richiedente asilo senegalese di 19 anni Khalifa Dieng viene aggredito e picchiato, mentre girava in bicicletta per le vie di Partinico. Così ben presto dagli insulti si è passati ai fatti. Il ragazzo è stato spintonato e poi preso a schiaffi e a pugni. che gli gridano: “Tornatene al tuo paese, sporco negro”.

      26 luglio, Vicenza: un operaio di origine capoverdiana che lavorava su un ponteggio viene colpito alle spalle dai colpi di una carabina sparati da un terrazzo. L’uomo che ha sparato si è giustificato dicendo di voler colpire un piccione.

      26 luglio, Aversa: un richiedente asilo della Guinea viene avvicinato da due ragazzi in moto, che gli sparano con un’arma ad aria compressa, colpendolo al volto.

      27 luglio, Torino: un ragazzo originario del Gabon, Hamed Musa, è stato aggredito e insultato come negro di merda da due uomini con un pitbull che ringhiava. Quando era serenamente seduto su una panchina, in zona Mirafiori.

      28 luglio, Napoli: due titolari di una pescheria hanno malmenato un nigeriano di 29 anni che chiedeva l’elemosina dinanzi al loro negozio

      28 luglio, Milano: un uomo di origine cingalese viene aggredito in un parco. L’aggressore pretendeva che parlasse in italiano al telefono e lo ha minacciato con un taglierino sulla gola davanti alla figlia terrorizzata.

      29 luglio, Moncalieri (Torino): In coda in un ufficio pubblico, squilla il telefono di un giovane arabo: è una preghiera musulmana. E una donna italiana lo aggredisce: “Quella suoneria è vietata, esci di qui e torna al tuo paese”.

      29 luglio, Aprilia: un uomo di origine marocchina viene picchiato a sangue da due uomini e muore, abbandonato sulla strada.

      29 luglio, Moncalieri (Torino): Daisy Osakue, nazionale di atletica leggera, aggredita a Moncalieri mentre rincasava: da un’auto in corsa le sono state lanciate contro delle uova. L’atleta è stata colpita a un occhio ed è stata operata per una lesione alla cornea.

      30 luglio, Roseto (Teramo): alla ASL un italo-senegalese viene respinto, con la frase: “Vai via, questo non è l’ufficio del veterinario”.

      30 luglio, Villaggio Mosé (Agrigento): un giovane diciottenne gambiano, Aggredito dal “branco” giovane migrante ospite di una comunità, ospite della comunità “La mano di Francesco”, viene aggredito mentre era sulla sua bici da un gruppo di ragazzi in scooter.

      2 agosto, Ficovaro (Pistoia): un migrante è stato preso di mira da due giovani italiani che al grido ‘negri di merda’ gli hanno sparato uno o due colpi di arma da fuoco. Fortunatamente è rimasto illeso.

      2 agosto, Napoli: un 22enne senegalese, venditore ambulante in Italia da diversi anni e con un regolare permesso di soggiorno, è stato ferito alla gamba da colpi di arma da fuoco che sarebbero stati esplosi da due persone. Il fatto è accaduto nel quartiere del Vasto. Non è in pericolo di vita: sarà sottoposto a un’operazione.

      3 agosto, Pistoia: Dei colpi di pistola, forse con una scacciacani secondo i primi accertamenti della polizia, sono stati esplosi contro Buba Ceesay, migrante di 24 anni del Gambia, ospite della parrocchia di Vicofaro. Gli spari sono stati accompagnati da insulti razzisti. Il giovane è rimasto illeso.

      14-15 agosto, spiaggia di Ciammarita a Trappeto (Palermo): viene attuato un pestaggio ai danni di sei minori stranieri non accompagnati. Le indagini coordinate dal pm e condotte dai carabinieri della compagnia di Partinico hanno portato all’arresto di sette persone, tra cui due donne. Gli indagati sono accusati di lesioni aggravate e violenza privata e di avere agito con la “finalità dell’odio etnico e razziale”.

      15 agosto, Partinico (Palermo): Quattro immigrati minorenni che erano in attesa del pulmino che li riportasse nella comunità che li ospita sono stati insultati e picchiati. Dopo gli insulti ai quattro immigrati, gli aggressori si sono scagliati contro due e poi sono fuggiti.

      16 agosto, Aprilia: Ferito a un piede da un piccolo proiettile di piombo mentre passeggiava nel centro di Aprilia, vicino Latina. Vittima un cittadino di nazionalità camerunense, che camminava a piedi in una zona del centro della località pontina. L’uomo è stato giudicato guaribile in 5 giorni.

      19 agosto, Terracina (Latina): Un cittadino indiano di 40 anni, mentre era in bicicletta sulla via Pontina, è stato colpito da tre pallini esplosi forse con un’arma ad aria compressa da uno sconosciuto a bordo di un’utilitaria. L’auto sarebbe poi fuggita.

      3 settembre, Raffadali (Agrigento): un ragazzo tunisino di sedici anni, preso a calci e pugni a Raffadali, è stato ricoverato in ospedale con contusioni e ferite su tutto il corpo. Come ricostruito dagli inquirenti, il giovane, che vive a Raffadali da un anno in una struttura che si occupa dell’accoglienza dei minori, ha prima ricevuto una sportellata da un minorenne e poi è stato picchiato con calci e pugni al grido di “torna nel tuo paese”.

      8 settembre, Bettola (Piacenza): In un crescendo di episodi di violenza nei confronti di un profugo, viene appiccato un incendio sul balcone della casa che ospita i richiedenti asilo nella cittadina. I carabinieri della compagnia di Bobbio, hanno deferito tre cittadini del paese della Valnure per violenza privata, danneggiamento a seguito di incendio, ingiuria e minacce aggravate da motivi razziali.

      9 settembre, Mortara (Pavia): un operaio africano, passato con un monopattino di fronte a un bar cittadino, viene insultato e picchiato dal titolare del bar e da due clienti, che sono stati indagati.

      11 settembre, Sassari: Un giovane guineano è stato aggredito durante la notte da cinque ragazzi. A fermare la furia del branco è stato un uomo che ha assistito al pestaggio ed è intervenuto facendo fuggire il gruppetto di razzisti.

      12 settembre, Francavilla Fontana (Brindisi): un giovane migrante, un diciassettenne proveniente dalla Guinea, ha subito un violento pestaggio da parte di alcuni coetanei.

      16 settembre, Piazza Armerina (Enna): un ragazzo gambiano di 23 anni, da due in Italia e ospite dall’associazione Don Bosco è stato pestato a sangue da tre ragazzi.

      17 settembre, Catania: molotov contro il centro per richiedenti asilo di Grammichele. Danneggiata la porta d’ingresso. La coop che lo gestisce: “Speriamo non sia razzismo, ma solo una ragazzata”.

      24 settembre, Castelfranco Emilia (Modena): Un 27enne pachistano che in quel momento stava camminando con alcuni amici, viene colpito da una pistola ad aria compressa da un’auto in corsa. Gli autori potrebbero essere indagati anche per odio razziale perché avrebbero esultato una volta colpito il ragazzo.

      26 settembre, Frosinone: Tre studenti universitari sono stati indagati e le loro abitazioni sono state perquisite dagli investigatori della Digos e della Squadra Mobile della questura di Frosinone. Secondo quanto emerso, i tre studenti, residenti a Ceprano, due di 22 e uno di 23 anni, avrebbero aggredito senza motivo richiedenti asilo politico in diverse regioni italiane e nel Frusinate, in particolare a Ceprano e Roccasecca. In otto mesi di indagini la polizia ha accertato almeno sette episodi di aggressione a sfondo razziale. Pesanti i capi di imputazione contestati ai tre: propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa, minacce, stalking, lesioni personali, danneggiamento. Nelle abitazioni sono stati ritrovati opuscoli di “Blocco studentesco”, organizzazione dell’ultradestra attiva nelle scuole e nelle università, mazze da baseball, sfollagente, due coltelli e materiale propagandistico sulla superiorità razziale.

      30 settembre, Roma: una donna nordafricana viene spinta e gettata a terra da un uomo italiano nei pressi di Piazza Bologna. All’origine dell’aggressione un diverbio per un parcheggio. La donna, infatti, occupava un posto auto in attesa del fratello, che stava arrivando in macchina. L’uomo, un cinquantenne romano, vedendo il posto vuoto le ha intimato di spostarsi immediatamente. Dopo una serie di offese a sfondo razzista come “tornatene al tuo paese”, la donna è stata colpita ed è caduta a terra.

      2 ottobre, Napoli: un passeggero di origini asiatiche, probabilmente pakistano, viene insultato e minacciato da un uomo italiano seduto accanto a lui: “Io sono italiano e tu mi fai schifo, ti taglio la testa, fammi vedere il biglietto, voi facce di m… ci avete rovinato, mi fai schifo a pelle, ti ammazzo di botte”. Interviene solo una signora chiedendo all’italiano di smetterla. A quel punto l’uomo minaccia anche lei: “Tu a Napoli non ci arrivi, se ti incontro sei morta”. Poi si arrende.

      4 ottobre, Montagnana (Padova): una coppia entrata in un ristorante, si è rivolta al cameriere di colore aggredendolo verbalmente e rifiutandosi di essere servita da lui. Una sua collega, Laura, ha difeso il ragazzo dicendo alla coppia: “Potete anche andare via – ha detto – qui noi non serviamo clienti razzisti”. Il fatto, segnalato su Facebook dalla stessa Laura, ha suscitato la solidarietà dei cittadini.

      7 ottobre, Venezia: una ragazza haitiana di colore, adottata da due veneti, viene respinta a un colloquio di lavoro per fare da cameriera in un ristorante dal proprietario che vedendola le dice “Ah, ma sei nera? Scusa, non è per cattiveria – ha detto l’uomo – ma io non voglio persone di colore nel ristorante, potrebbe far schifo ai miei clienti, potrebbe far schifo che tocchi i loro piatti”.

      12 ottobre, Lodi: la Sindaca leghista Sara Casanova, taglia fuori dal servizio mensa e scuolabus oltre 200 bambini tutti figli di stranieri, che sono così costretti a mangiare in stanze separate da quelle dei compagni e a percorrere ogni mattina molti chilometri a piedi per raggiungere la scuola.

      12 ottobre, hinterland di Bari: un gruppo di ragazzi aggredisce un ragazzo di colore loro conoscente, spruzzando su di lui della schiuma bianca dicendogli “sei nero, ora ti facciamo diventare bianco”.

      12 ottobre, Lucca: un ragazzo nato e cresciuto a Lucca da genitori dello Sri Lanka ha ricevuto insulti razzisti su un autobus della città toscana. Un autista della Città Toscana Nord prima avrebbe detto al ragazzo di stare in piedi perché non c’erano posti a sedere. Poi, quando il giovane ha trovato un sedile libero, è arrivato l’insulto: “Ma vieni dal cimitero? Puzzi di morto! C’è un tanfo di morto! Che cosa ti sei messo? Non ti puoi sedere, puzzi di morto”. Nessuno dei passeggeri è intervenuto. Secondo il ragazzo – che ha raccontato ai giornali locali l’episodio – “Forse non hanno sentito o forse hanno preferito far finta di niente. Una cosa del genere non mi era mai successa”.

      13 ottobre, Morbegno (Sondrio): un senegalese di 28 anni è stato avvicinato alle 2 di notte da un gruppo di ragazzi, mentre andava al panificio in cui lavora, e hanno iniziato ad insultarlo per il colore della pelle. Poi calci e pugni fino a mandarlo in ospedale.

      14 ottobre, Varese: Emanuel, ventottenne di origini nordafricane che da 10 anni vive in Italia, fa il cassiere in un supermercato. Durante il suo turno di lavoro, si trova di fronte una donna quarantenne che gli dice: «Non voglio essere servita da un negro». Il ragazzo invita la cliente a concludere i suoi acquisti, ma lei insiste e continua a insultarlo con frasi razziste. Quando sente che i colleghi stanno chiamando la polizia, gli lancia addosso anche una lattina di birra, danneggiando la cassa.

      16 ottobre: una giovane ragazza trentina denuncia su Facebook l’episodio di razzismo di cui è stata testimone su un autobus Flixbus diretto da Trento a Roma sul quale una donna italiana di circa 40 anni ha inveito contro un ragazzo senegalese di 25 anni impedendogli di sedersi nel posto assegnato, che era accanto al suo. “Qui no, vai via, vai in fondo, sei di un altro colore e di un’altra religione”. Davanti alle invettive della donna è scoppiato in lacrime dicendo: “Non faccio nulla di male. Non sono cattivo. Voglio solo sedermi e riposare perché sono stanco”.

      17 ottobre, Trento: uno studente indiano, che frequenta l’università (a breve si laureerà ingegneria meccatronica), è stato fatto cadere e poi colpito a calci nei dintorni della residenza dove abita. Gli aggressori si sono limitati a picchiarlo senza portargli via nulla. Il ragazzo ha informato del fatto l’università, raccontando che il movente dell’aggressione è di tipo razziale.

      19 ottobre, Castel Volturno (Caserta): un ragazzo ghanese di 29 anni si ritrova su una sedia a rotelle con gambe e braccia paralizzate a vita a seguito di un’aggressione di matrice razzista. È stato massacrato di botte mentre rientrava a casa dal lavoro come saldatore in autobus come ogni sera. L’aggressore, che non si spostava per farlo scendere, nonostante il ragazzo chiedesse di passare, ha sferrato un primo colpo, scagliando il giovane fuori dal pullman. Dopo essere caduto, il ragazzo ha subito un pestaggio da parte dell’uomo che lo ha costretto alla paralisi.

      19 ottobre, Brindisi: un ragazzo di 20 anni originario del Senegal è una delle due vittime delle altrettante aggressioni violente a sfondo razziale perpetrate prima contro di lui e poi contro Elia, segretario della comunità cittadina del Ghana. Un terzo raid razzista è stato sventato dall’intervento di un cittadino, che ha minacciato di chiamare la polizia. Si presume che i due violenti che hanno preso a bastonate, calci e pugni le gli immigrati, abbiano voluto ergersi a vendicatori prendendo di mira degli uomini di pelle scura, a seguito di due episodi avvenuti la mattina: prima il danneggiamento di un’auto da parte di un cittadino della Guinea e poi una presunta violenza sessuale su cui la polizia sta ancora cercando di far luce.

      21 ottobre, Milano: Shanti una 23enne italiana di origini indiane. Domenica sale sul Frecciarossa Milano-Trieste e si accomoda accanto a una signora, che prima le chiede se ha il biglietto, poi, ricevuta risposta affermativa, guardando la ragazza dice ad alta voce: “Se è così, io accanto a una negra non ci sto”. E cambia posto. A denunciare il gesto razzista, è stata la mamma della giovane, presidente del Ciai (Centro italiano aiuti all’infanzia, con un post su Facebook).


      http://www.radicali.it/cronologia-aggressioni-razziste-da-inizio-giugno-ad-oggi

    • Un’estate all’insegna del razzismo

      È stato pubblicato il dossier “Un’estate all’insegna del razzismo”, a cura di Lunaria, che analizza i casi di razzismo nel nostro Paese negli ultimi sei mesi. Dal razzismo quotidiano a quello istituzionale, ecco cosa c’è da sapere.

      Quella appena trascorsa è un’estate che difficilmente dimenticheremo. Da qualunque lato la si guardi – i comportamenti sociali, il dibattito pubblico, le scelte istituzionali – desta preoccupazioni profonde. E non sono (solo) i numeri a fondare le nostre ansie. 304 casi di discriminazione e di razzismo documentati in sei mesi, 488 dall’inizio dell’anno, sono molti. Ma come sempre colgono solo quello che si è reso visibile e documentabile grazie alle segnalazioni dirette e al monitoraggio dei media.

      No, non sono i numeri a cui guardiamo. Quello che ci preoccupa di più è altro.

      Sono quelle parole e quei comportamenti violenti che non raggiungono l’onore delle cronache e che non vengono denunciati, ma proliferano in ogni dove. Quello che ci preoccupa è che una bimba Rom di 15 mesi possa essere colpita alla schiena per strada e un lavoratore straniero sia colpito “per caso” mentre lavora. Sono le “goliardate” compiute da minori ai danni dei loro coetanei stranieri.

      È che lo Stato faccia tutto il possibile per impedire di mettere in salvo delle vite umane. È che chi ripropone il primato degli italiani in un asilo pubblico o per accedere a una casa popolare venga acclamato da un’ampia parte dell’opinione pubblica. È la separazione dei bambini a scuola nell’ora dei pasti o mentre devono vaccinarsi. È che un ministro della Repubblica possa permettersi anche solo di proporre in rete l’abrogazione della legge Mancino. È che possano ancora agire indisturbati movimenti che si ispirano al fascismo e al neonazismo. È l’approvazione del D.L. 113/2018, che cancella il permesso per motivi umanitari, affossa il sistema pubblico di accoglienza e amplia il sistema dei centri di detenzione. È la strumentalizzazione politica spudorata dei corpi delle donne violati, laddove l’aggressore è un cittadino straniero. È che una signora qualsiasi possa insultare e rifiutarsi di sedersi accanto a una ragazza italiana in treno solo perché il colore del suo volto non è bianco. È la censura da parte della televisione pubblica di un documentario prodotto da un suo giornalista che osa mostrare le condizioni di vita ingiuste e disumane dei bambini rifugiati a Lesbo. E infine, quello che ci preoccupa è l’attacco al sistema di accoglienza pubblico sferrato con l’arresto di Mimmo Lucano.

      Non siamo i soli ad essere allarmati.

      A scendere in campo contro i rischi di un’escalation di discriminazioni istituzionali, di xenofobia e di razzismo sono stati anche importanti esponenti delle istituzioni, a partire dal Presidente della Repubblica: «L’Italia non può somigliare a un Far West dove un tale compra un fucile e spara a una bambina di un anno rovinando la salute e il futuro. Questa è barbarie e deve suscitare indignazione». O dall’UNHCR, Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, che ha espresso “profonda preoccupazione per il crescente numero di attacchi nei confronti di migranti, richiedenti asilo, rifugiati e cittadini italiani di origine straniera che hanno caratterizzato questi ultimi mesi”.

      Sino ad arrivare all’annuncio dell’invio di “personale in Italia per valutare il riferito forte incremento di atti di violenza e di razzismo contro migranti, persone di discendenza africana e rom” da parte dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet. Persino il Parlamento Europeo è giunto ad approvare (tardivamente) una risoluzione che invita i Governi dei Paesi membri a mettere al bando le organizzazioni neo-naziste e neofasciste.

      In questo ultimo dossier raccontiamo tutto questo nel dettaglio.

      Partiamo come di consueto dai casi di ordinario razzismo, dedicando un approfondimento alla ricorrenza anomala di violenze fisiche che hanno colpito soprattutto persone nere. Riepiloghiamo le scelte compiute dal Governo a partire dal suo insediamento sino ad arrivare all’approvazione del pessimo Decreto Legge 113/2018 e le discriminazioni istituzionali compiute attraverso delibere comunali o leggi regionali.

      Le cronache giornalistiche hanno seguito con una particolare attenzione tutti questi eventi non rimanendo immuni da omissioni, enfatizzazioni e vere e proprie stigmatizzazioni che analizziamo nel quarto capitolo.
      L’estate è stata però attraversata anche da moltissime iniziative di solidarietà. Un vero e proprio risveglio della società civile ha attraversato il nostro Paese da Nord a Sud, coinvolgendo singoli e soggetti collettivi e ambienti del tutto diversi tra loro, agendo in molti casi in modo auto-organizzato. La mobilitazione straordinaria che ha fatto giungere a Lodi più di 165mila euro per consentire a tutti i bambini che ne erano stati esclusi di tornare ad accedere alla mensa scolastica, è forse quella più originale e innovativa.

      Di fronte alle decisioni sbagliate è possibile ribellarsi. Anche quando ci sono regole o leggi ingiuste, rassegnarsi non è inevitabile.

      E proprio a tutti coloro che non accettano la criminalizzazione della solidarietà e la praticano dal basso, è dedicato l’ultimo capitolo.


      https://www.cartadiroma.org/news/in-evidenza/unestate-allinsegna-del-razzismo

      v. le dossier ici:
      https://www.lunaria.org/wp-content/uploads/2018/10/FOCUS62018unestateallinsegnadelrazzismo.pdf

    • #Latina, Torino, Roma: le violenze razziste non si fermano

      Due fratelli di 14 e 15 anni, nati in Italia e originari del Congo, vengono aggrediti, a Latina, prima verbalmente con frasi razziste per il colore della loro pelle e poi fisicamente, subendo un brutale pestaggio da parte di un gruppo di giovanissimi, tutti italiani tra i 13 e i 15 anni. L’episodio è avvenuto il 1 dicembre, ma ne abbiamo avuto notizia solo oggi, quando la squadra mobile ha segnalato alla Procura presso il Tribunale per i minori di Roma ben tredici minorenni del capoluogo pontino. A forza di calci uno dei due fratelli è finito a terra, vittima di un trauma cranico e privo di conoscenza, mentre all’altro sono stati fratturati il naso e uno zigomo. I due fratelli, ricoverati in ospedale, con prognosi di venti e trenta giorni, sono fuori pericolo ma sotto choc. Secondo alcune indiscrezioni, gli aggressori apparterrebbero a “situazioni familiari disagiate e in alcuni casi sono figli di uomini con precedenti penali o con parentele pesanti nella criminalità organizzata della città”.

      Ci spostiamo vicino Torino. Pape Bassirou Tine, ventenne di origine senegalese residente ad Almese, giovane e promettente calciatore del San Maurizio Canavese (campionato di Promozione), viene aggredito davanti al Caffè Stazione di Avigliana (TO). Il fatto è accaduto lunedì 17 dicembre sera. «Mi hanno urlato ‘negro di m*…, torna a casa tua’, poi mi sono avvicinato per chiedere spiegazioni. Uno mi ha colpito con un pugno, un altro con un bicchiere di vetro». Secondo una prima ricostruzione, fatta grazie al racconto del ragazzo e dei testimoni presenti al momento dell’accaduto, gli aggressori sarebbero cinque-sei italiani, più o meno suoi coetanei. Pape, recatosi all’ospedale di Rivoli per farsi medicare, ha perso sangue a causa dei colpi ricevuti ma si rimetterà presto. Torino Today riporta le parole del giovane, che ora chiede giustizia: «Chiedo solo che giustizia sia fatta perché siamo nel 2018 e non permetto a nessuno di sottovalutarmi. Siamo tutti esseri umani. Sembra che siano solo gli stranieri a commettere crimini, ma non è così». Pape ha presentato una denuncia alla stazione dei carabinieri, che sono ora al lavoro per identificare gli autori dell’aggressione grazie anche ai filmati delle telecamere di sorveglianza della stazione.

      Da Torino torniamo a Roma. Ancora un’aggressione razzista nei confronti di una persona nera. Le vittime in questo caso sono due: una mamma e la sua bambina, a bordo del tram 19. A raccontare l’accaduto, ieri, sulla propria pagina Facebook, una testimone che ha assistito al fatto intorno alle 16:45 del pomeriggio. “Ad una fermata sale una donna di colore, con una bimba di un anno in passeggino. Un uomo, romano doc, sulla quarantina le dice: “E tu perché sei qua, cosa fai sul tram?!”. La donna risponde: “Che vuoi, che ti ho fatto?”. L’uomo innervosito dal fatto che una donna, per giunta “nera”, gli risponda, le ribatte: “Tu devi stà zitta, hai capito, devi stà zitta”. Alla fermata del tram, la donna cerca di scendere, ma l’uomo le tira una pacca sul sedere e tira due calci al passeggino e le sputa in faccia”. Nonostante l’intervento della testimone e di un altro ragazzo, l’uomo continua ad infierire e a insultare. Anche altri passeggeri, presenti all’aggressione, partecipano agli insulti generali. Il tram riparte. Nessuno chiede niente. Come se nulla fosse accaduto.

      Pochi giorni fa, aveva scosso e fatto il giro dei social l’episodio della donna rom e di sua figlia aggredite nella metro, raccontato alla giornalista Giorgia Rombolà, testimone dell’aggressione. Pochi giorni fa, avevamo ricevuto una segnalazione simile anche da una nostra lettrice (ne abbiamo parlato qui).

      Fatti con cadenza quotidiana estremamente gravi, e sempre più relegati alla pura cronaca. Fatti che non dovrebbero passare inosservati. E che dovrebbero far riflettere sul clima inquietante in cui siamo immersi e che sembra restringere ogni giorno i pochi interstizi di umanità che restano.


      http://www.cronachediordinariorazzismo.org/alatina-torino-roma-le-violenze-razziste-non-si-fermano
      #Turin #Rome

    • Ordina le pizze, brasiliana pestata a sangue. «Siamo in Friuli, devi parlare friulano per legge»

      Pestata in un locale pubblico perché non parla friulano. Accade fuori da una pizzeria da asporto, a #Mereto_di_Tomba. La donna, brasiliana, 47 anni, residente a Cavasso Nuovo nel Pordenonese, era entrata nel locale insieme ai figli, per ordinare delle pizze da portare a casa. Ha chiesto le pizze in buon italiano, ma ad un uomo presente nel locale, un camionista, non è bastato: «Qui siamo in Friuli e si deve parlare friulano per legge». La donna, per evitare liti, è uscita fuori, al freddo, per attendere le pizze. Ma l’uomo è uscito e nonostante il figlio della donna cercasse di difenderla, l’ha spintonata e colpita al volto. Col naso sanguinante e sotto choc la brasiliana è andata al pronto soccorso: ha numerosi traumi.

      https://www.ilmessaggero.it/italia/brasiliana_picchiata_pizzeria_udine_oggi-4222441.html

  • #Bolzano - La morte di #Adan (#Hussein_Abdullah), minore curdo iracheno lasciato in strada assieme alla sua famiglia dalla circolare Critelli

    La famiglia A.H., composta da genitori e 4 bambini di cui uno, Adan affetto da distrofia muscolare e costretto in sedia a rotelle, era scappata da Kirkuk (città a circa 250 km da Baghdad) e arrivata in Svezia nel dicembre 2015.

    Dopo quasi due anni di attesa, nel febbraio 2017, ha avuto l’intervista relativa alla propria richiesta di protezione internazionale. A settembre ha ricevuto la risposta, negativa.

    In seguito al diniego ricevuto in Svezia in merito alla richiesta di protezione internazionale e alla minaccia di espulsione e rimpatrio coatto in Iraq se non avesse provveduto ad allontanarsi volontariamente dal paese, la famiglia ha deciso di lasciare la Svezia.

    E’ giunta a Bolzano, dopo un viaggio in treno, il giorno 1 ottobre 2017. La notte del 1 ottobre la famiglia ha dormito all’addiaccio sotto un ponte della città di Bolzano.

    Il giorno lunedì 2 ottobre la famiglia si è recata presso il servizio Consulenza Profughi della Caritas. In seguito si è recata presso il servizio di assistenza umanitaria della associazione Volontarius, che solo nel pomeriggio ha accompagnato la famiglia in Questura. Essendo la Questura chiusa in quell’orario, la famiglia non ha potuto accedervi e ha ricevuto il numero di prenotazione per l’accesso all’ufficio Immigrazione per il giorno successivo.

    Il Servizio Integrazione Sociale ha sempre dato risposta negativa in merito ad una presa in carico da parte loro.

    http://www.meltingpot.org/Bolzano-La-morte-di-Adan-minore-curdo-iracheno-lasciato-in
    #mourir_dans_la_forteresse_europe #migrerrance #asile #migrations #réfugiés #Suède #SDF #sans-abri #logement #hébergement #décès #mort #handicap #mort #décès #Italie #frontières #frontière_sud-alpine #Brenner

  • Lungo la rotta del Brennero: rapporto di monitoraggio sulla situazione dei migranti al Brennero e Bolzano

    Il monitoraggio condotto ha consentito di far emergere criticità riguardo ad alcune delle procedure applicate dalle diverse istituzioni, all’accesso all’accoglienza e alle condizioni stesse di accoglienza, criticità che, in quanto presenti da diverso tempo, tendono a divenire un problema strutturale.

    Il rapporto si è altresì soffermato sia sui controlli svolti alla stazione del Brennero sia anche sulle azioni della polizia austriaca, quali riammissioni, respingimenti e irrogazione di multe e contemporaneo sequestro, in alcuni casi, di beni personali.
    Secondo quanto rilevato alla stazione del Brennero, sino a luglio 2017, arrivavano in media tra le 10 e le 20 persone migranti al giorno. Controlli sistematici, carrozza per carrozza, sono effettuati dalle forze dell’ordine nei confronti delle persone con tratti somatici non europei (racial profiling). Le persone con un qualche tipo di permesso di soggiorno ma prive di titolo di viaggio valido per l’espatrio, vengono fatte scendere ed invitate a prendere un treno verso sud; chi è privo di qualsiasi documento e permesso di soggiorno viene solitamente accompagnato al Commissariato per essere identificato e fotosegnalato, quindi invitato a presentarsi alla Questura di Bolzano per regolarizzare la propria posizione. Da fine febbraio i controlli sono effettuati anche sui treni regionali provenienti dall’Austria, con procedure sommarie di respingimento immediato in Austria.

    Una parte dei migranti fermati al Brennero arriva a Bolzano, che si configura come un altro confine, e qui vi rimane bloccata (stranded). I profili giuridici delle persone migranti fermate al confine e stranded in Bolzano sono molto differenti: richiedenti protezione internazionale, persone con permesso di soggiorno, minori stranieri non accompagnati, soggetti vulnerabili.

    http://www.meltingpot.org/Lungo-la-rotta-del-Brennero-rapporto-di-monitoraggio-sulla.html

    #Brenner #Italie #Autriche #rapport #asile #migrations #réfugiés #Bolzano

    Lien vers le rapport:
    http://www.meltingpot.org/IMG/pdf/report_di_monitoraggio_su_brennero_e_bolzano.pdf

    #MNA #mineurs_non_accompagnés #mineurs #frontières #frontière_sud-alpine

    • #Ermira_Kola de Antenne Migranti

      Trascription de l’intervention de Ermira Kola :
      Ermira Kola de Antenne Migranti :

      «Antenne Migranti è un progetto di monitoraggio sulla rotta del Brennero, che abbiamo allargato anche sulla città di Verona, perché ci siamo resi conto nel 2015 che in realtà il confine andava sempre spostandosi, e c’è stato un momento in cui si è fermato alla città di Verona» → frontière mobile!
      Donc monitoring de Verona-Trento-Bolzano-Brennero.

      «Il confine realmente adesso è su Bolzano. Perché c’è il racial profiling: controllare sui treni i neri, le persone visibilmente diverse è un dato di fatto sulla rotta del Brennero da anni ormai, soprattuto sui treni tedeschi. Adesso sui treni nostri [italiani] che vanno verso nord c’è addirittura la polizia trilaterale, c’è un poliziotto austriaco, un poliziotto tedesco e un poliziotto italiano. Salgono su tutti i vagoni, controllano sistematicamente, e se ci sono persone visibilmente diverse, visibilmente non italiane, queste persone di base vengono buttate giù dai treni, poi controllano i documenti e lì poi scatta tutta una serie di azioni. Le azioni possono essere, rimettere le persone, se questo controllo avviene al Brennero, su un treno che va verso il sud Italia, quindi verso Bolzano. Rimettere sul treno vuol dire che la polizia lo accompagna sul treno, il controllore del treno si arrabbia perché non c’è il biglietto, il poliziotto dice ’prosegui verso sud», la persona non ha più soldi per pagare il biglietto, quindi c’è anche questo impasse. Oppure lasciare direttamente lì e dire ’Torna indietro’. Un caso molto grave che vediamo, sempre più spesso, è quello delle riammissioni dall’Austria, assolutamente arbitrarie. Ci sono due tipi di riammissioni ufficiali: formale ed informale. Si tratta del caso in cui si trova una persona sprovvista di documenti a 10 km dal confine e in tal caso si hanno 24 ore di tempo per sentire il commissariato italiano, mettersi d’accordo e riaccompagnare la persona. Ovviamente tutti i documenti che vengono stilati, quando vengono stilati, vengono stilati in assenza di mediatori linguistsici o interculturali, non viene fornita una copia di questo documento al migrante stesso. Quindi ci sono queste persone che si trovano assolutamente in balia dell’umore del poliziotto o dell’addetto al momento. Una cosa molto grave che abbiamo visto: esiste una legge austriaca tale per cui se ti trovi sul territorio austriaco senza documenti, senza permesso di soggiorno o senza un titolo di viaggio, possono fare una multa. La multa va dai 100 ai 1000 EUR. Non siamo ancora riusciti a capire come decidono la quantità dei soldi che prelevano alle persone, ma sappiamo di certo che ogni volta portano via alle persone il telefono cellulare. Rendiamoci conto cosa vuol dire per queste persone rimanere senza l’unico contatto che possono avere."

      «Essendosi fermato il confine a Bolzano, abbiamo poi anche questo fatto che poi le persone si fermano lì, dove è realmente il confine. Possono rimanere bloccate letteralmente per strada a Bolzano anche per anni.»

      Due testimonianze:
      • Un ragazzino di 13 anni, curdo irakeno, in carrozzina, che è morto per strada a Bolzano. E’ morto l’8 ottobre.
      • Due ragazzi dello Yemen. Due ragazzi arrivati stremati. Hanno dormito in una struttura associativa per 36 ore di fila a Bolzano, dopo di che hanno proseguito il loro viaggio senza dirci niente. C’era un minore dello Yemen. Erano stati salvati dai lager libici con i visti dell’HCR, portati in Italia, in qualche modo, nonostante questo l’Italia li ha perduti, nonostante questo loro hanno cercato di proseguire il loro viaggio verso nord senza alcun sostegno.

      Come viaggiano queste persone? In Alto Adige non c’è una grandissima rete solidale, non ci sono persone che accompagnano oltre il confine. Il confine, tra l’altro, proprio anche a livello geografico, molto ostico, molto ostile. Quindi cosa fanno? Prima cercavano di salire sui treni, adesso non è possibile perché ci sono questi controlli: saltano sui treni merci, lontani dalle stazioni. Ciò ha fatto sì che veniamo purtroppo regolarmente contattati dalla Polfer [polizia ferroviaria] perché è morto qualcuno cercando di saltare su questi treni merce di notte. L’ultimo era un ragazzo tunisino di 17 anni che, dopo 4 giorni che c’era stato una morte, è venuto a dirci che quella persona era suo fratello. Ed era una delle rare volte in cui ho visto gli agenti della Polfer davvero emozionati perché mi hanno detto che il corpo era davvero irriconoscibile, fatto a pezzi e che loro stessi non sapevano in quale modo far vedere a questo ragazzino questo fratello per il riconoscimento.

      Questa è l’Europa, questa è Bolzano. Bolzano è molto dimenticata.
      A Bolzano abbiamo una circolare che è stata firmata da un funzionario, Critelli, noi la chiamiamo Circolare Critelli che tiene fuori dall’accoglienza le persone vulnerabili. Bolzano si comporta come se fossimo uno stato federale, l’Alto Adige può avere le sue leggi, che vanno contro le norme europee e internazionali. Quindi in realtà se una persona è stata da un’altra parte, in un’altra città italiana, non può fermarsi a Bolzano. Ora, per arrivare a Bolzano, in un’altra città italiana o europea ci si è stati, a meno che uno non arrivi con una mongolfiera o cali dal cielo. Quindi ovviamente sono stati da qualche altra parte. Però se si è stati da qualche altra parte, allora non si ha diritto all’accoglienza, anche se si è un minore.

      Tra le principali violazioni che riscontriamo durante il monitoraggio riguardano di sicuro le riammissioni alla frontiera, i controlli sistematici a bordo dei treni, accesso alla procedura e al diritto all’informazione, l’accesso all’accoglienza. L’Alto Adige, per tanti anni, fino a quest’anno si è rifiutato ad aderire al sistema SPRAR, perché il sistema SPRAR ovviamente significava un controllo dello Stato centrale, quindi… non sia mai! Noi abbiamo soltanto dei CAS. Hanno cominciato ad aprire gli SPRAR adesso. A Bolzano la risposta è molto semplice: se non ci sono posti nelle strutture, non ci sono posti, non c’è storia: puoi avere 12 o 13 anni, via!

      https://www.youtube.com/watch?v=fadNkKwv0s8


      #Verona

  • Alla stazione di #Bolzano la solidarietà sorpassa la politica

    La Germania non è niente se non un’idea nella testa di Mengis e dei suoi amici. “Germany, we go to Germany”, ripetono nella stessa maniera. Lo ripetono tutti con lo stesso tono: serio, determinato e curioso, mentre aspettano il treno notturno che li porterà a Bolzano. Non sanno bene com’è la Germania, come funziona la domanda d’asilo, che leggi troveranno ad aspettarli, dove dormiranno.


    http://www.internazionale.it/reportage/2015/07/09/alla-stazione-di-bolzano-la-solidarieta-sorpassa-la-politica
    #solidarité #asile #migration #réfugiés #Italie #frontière_sud-alpine

  • Lampedusa in the Alps

    “We came to Bolzano this morning,” says Dawit*, an Eritrean whose ship was rescued by Italian marines two weeks ago. He was brought to Lampedusa and has since travelled through Sicily, Arezzo and Rome towards Germany, where his uncle lives.


    https://euobserver.com/beyond-brussels/128919
    #Bolzano #Italie #migration #asile #réfugiés #empreintes_digitales #parcours_migratoire #itinéraire_migratoire #contrôles_frontaliers #frontière_sud-alpine
    cc @albertocampiphoto