• It is dark before the dawn, but Israeli settler colonialism is at an end - IHRC
    https://www.ihrc.org.uk/it-is-dark-before-the-dawn-but-israeli-settler-colonialism-is-at-an-end

    Professor #Ilan_Pappe spoke at IHRC’s annual Genocide Memorial Day in London, UK on 21st January 2024, on the need to understand that the genocide of Palestinians we are currently witnessing, as brutal as it is, is also the demise of the so-called Jewish state. We need to be ready to imagine a new world beyond it.

    • A lire absolument !

      So we are witnessing a particular cruel new attempt to complete the elimination. And yet, it is not all hopeless. In fact, ironically, this particular inhuman destruction of Gaza exposes the failure of the settler colonial project of Zionism. This may sound absurd, because I’m describing a conflict between a small resistance movement, the Palestinian liberation movement and a powerful state with a military machine and an ideological infrastructure that is focused solely on the destruction of the indigenous people of Palestine people. This liberation movement does not have a strong alliance behind it, while the state it faces, enjoys a powerful alliance behind it – from the United States to multinational corporations, military industry security firms, mainstream media and mainstream academia – we’re talking about something that almost sounds hopeless and depressing because you have this international immunity for the policies of elimination that begin from the early stages of Zionism until today. It will seem probably the worst chapter of the Israeli attempt to push forward eliminatory policies to a new kind of level into a much more concentrated effort of killing thousands of people in a short period of time as they have never dared to do before.

  • L’occupazione storica della Palestina e chi la nega: Pappé risponde a Travaglio

    Lo storico israeliano e direttore dello European centre for Palestine studies dell’Università di Exeter ha replicato a un editoriale del direttore de Il Fatto Quotidiano che puntava il dito contro presunti “errori storici” nell’appello degli accademici italiani per un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza

    All’inizio di novembre un gruppo di accademiche e accademici italiani ha rivolto un appello al ministro degli Esteri, Antonio Tajani, alla ministra dell’Università e della ricerca, Anna Maria Bernini, e alla Conferenza dei rettori (Crui) per chiedere un’azione urgente per un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza e il rispetto del diritto umanitario internazionale. Si chiedeva alle università una forma di boicottaggio accademico: interrompere immediatamente le collaborazioni con istituzioni universitarie e di ricerca israeliane, “fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario, cessati i crimini contro la popolazione civile palestinese da parte dell’esercito israeliano e, quindi, fino a quando non saranno attivate azioni volte a porre fine all’occupazione coloniale illegale dei territori palestinesi e all’assedio di Gaza”.

    Un appello cui, a oggi, hanno aderito quasi 4.500 docenti universitari da tutta Italia. Due settimane dopo il direttore de Il Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, ha dedicato l’editoriale di prima pagina (dal titolo “Errata corrige“) ai contenuti dell’appello, evidenziando presunti errori nella ricostruzione storica del testo. “Possibile -si è chiesto provocatoriamente Travaglio- che tra i quattromila prof non ce ne sia uno di Storia?”. Critiche a cui i promotori dell’iniziativa hanno deciso di replicare: “Ci ha colpiti e offesi l’accusa di ignoranza storica e logica nel trattare gli eventi del conflitto palestinese -si legge nel testo di replica-. Ironicamente, si chiedeva se tra di noi vi fossero degli storici. Possiamo confermare che tra le persone che hanno firmato vi siano”.

    E per rafforzare ulteriormente la validità dei propri argomenti e delle posizioni sostenute nell’appello, hanno chiesto di commentare le affermazioni di Travaglio a “un illustre collega e storico israeliano”, docente presso l’Università di Exeter, nel Regno Unito, ovvero Ilan Pappé: “Ha fondato e guidato l’Istituto per la Pace a Givat Haviva (Israele) tra il 1992 e il 2000, e ha ricoperto la cattedra dell’Istituto Emil Touma per gli Studi palestinesi di Haifa (2000-2008). Attualmente è direttore dello European centre for Palestine studies a Exeter”. Di seguito, d’accordo con le promotrici e i promotori dell’appello, pubblichiamo la traduzione dell’intervento di replica del professor Ilan Pappé.

    La richiesta di boicottaggio accademico è giunta dalla società civile palestinese, rappresentata da 150 Ong: non si tratta di un’iniziativa italiana. Essa si basa su chiare prove della complicità delle università israeliane nell’oppressione dei palestinesi ed è fortemente ispirata al richiamo al boicottaggio accademico contro l’apartheid in Sudafrica.

    Chiunque voglia organizzare una petizione contro altre istituzioni accademiche è il benvenuto, ma gli Stati menzionati nell’editoriale (da Travaglio, ovvero Iran, Siria, Arabia Saudita e Qatar, ndr) non stanno cercando di presentarsi come democrazie (a differenza di Israele), e quindi c’è un sufficiente dibattito pubblico sulla moralità dei contatti bilaterali con questi Paesi.

    L’Israele riconosciuto nella Risoluzione 181 non includeva le aree assegnate allo Stato arabo in quel documento, che Israele occupò nel 1948. Per 75 anni diverse parti della Palestina storica sono state sottoposte a diverse forme di oppressione in periodi differenti. Come menzionato, una parte della Palestina araba dell’Onu fu presa da Israele. Successivamente, la minoranza palestinese all’interno di Israele fu sottoposta a un regime militare di oppressione. Israele occupò la Cisgiordania e la Striscia di Gaza nel 1967 e trasferì in quei luoghi il brutale regime militare, sostituito nel 1981 da un’amministrazione civile altrettanto spietata, che violò gli Accordi di Oslo del 1993 dando mano libera all’esercito e agli insediamenti per gestire la vita di milioni di palestinesi ogni volta che lo desiderassero.

    Israele ha compiuto una pulizia etnica di 300mila palestinesi durante la guerra del giugno del 1967 e di oltre 600mila da allora fino a oggi, in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Questo è il contesto storico. A questo possiamo aggiungere l’assedio a Gaza dal 2007, che ha trasformato quel territorio in un ghetto, bombardato quattro volte dall’aria, causando la morte di migliaia di palestinesi, molti dei quali bambini.

    Il più grande crimine israeliano contro l’umanità è la pulizia etnica del 1948 della metà della popolazione della Palestina, la demolizione di metà dei suoi villaggi e della maggior parte delle sue città. Nonostante le Nazioni Unite abbiano ordinato a Israele di permettere ai rifugiati di tornare, questo ha rifiutato di farlo. La lotta palestinese era inizialmente per il ritorno dei rifugiati e dopo il 1967 per la liberazione della loro patria colonizzata e occupata.

    Israele ha reso la Striscia di Gaza un enorme campo profughi nel 1948, ecco perché non l’ha occupata (non si è “ritirata” da Gaza, non l’ha occupata) e ha dato la Cisgiordania alla Giordania in cambio di un ruolo giordano limitato nel tentativo arabo di salvare i palestinesi da ulteriori pulizie etniche.

    È l’Organizzazione per la liberazione dalla Palestina (Olp) che ha fatto una grande concessione volendo negoziare solo sul 22% della Palestina storica, ma la “giudaizzazione” della Cisgiordania e della Striscia di Gaza iniziata nel 1967 e il disonesto desiderio israeliano di continuare a governare su tutta la Palestina storica, offrendo ai palestinesi di vivere in un “bantustan” (termine che nel Sudafrica dell’apartheid indicava i territori in cui furono costretti a trasferirsi diversi gruppi etnici neri, ndr) non poteva essere accettato dal movimento di liberazione palestinese e di conseguenza la lotta continua fino ad oggi.

    Quindi gli oltre quattromila professori conoscono molto bene la storia e dovrebbero essere lodati per rifiutarsi di negare la Nakba del 1948 -farlo è grave tanto quanto negare l’Olocausto- e la Nakba in corso. In realtà, i palestinesi sono stati già oggetto di pulizia etnica negli anni Venti del Novecento, ma sicuramente la loro terra è stata colonizzata, sono stati cacciati, oppressi e negati i diritti fondamentali dal 1948 fino a oggi. Negare ciò è ignoranza o cancellazione intenzionale e cinica della storia.

    https://altreconomia.it/loccupazione-storica-della-palestina-e-chi-la-nega-ilan-pappe-risponde-

    #Ilan_Pappé #Gaza #Palestine #à_lire #7_octobre_2023 #université #ESR #boycott #histoire #Israël #nettoyage_ethnique #1948 #réfugiés #occupation #camp_de_réfugié #encampement #Jordanie #bantustan #apartheid #OLP #Nakba

    L’appel des académicien·nes italien·nes:
    Appel des universitaires italien·nes: cessez-le-feu immédiat et respect du droit humanitaire international à Gaza
    https://academia.hypotheses.org/53494

  • Appel des universitaires italien·nes : cessez-le-feu immédiat et respect du droit humanitaire international à Gaza
    https://academia.hypotheses.org/53494

    Academia traduit l’appel en français des membres italien·nes de la communauté académique qui demandent le cessez-le feu immédiat et le respect du droit humanitaire international dans la bande de Gaza. En tant que membres des communautés universitaires et des centres … Continuer la lecture →

    • #Ilan_Pappé :

      «Gli oltre quattromila professori conoscono molto bene la storia e dovrebbero essere lodati per rifiutarsi di negare la Nakba del 1948 -farlo è grave tanto quanto negare l’Olocausto- e la Nakba in corso. In realtà, i palestinesi sono stati già oggetto di pulizia etnica negli anni Venti del Novecento, ma sicuramente la loro terra è stata colonizzata, sono stati cacciati, oppressi e negati i diritti fondamentali dal 1948 fino a oggi. Negare ciò è ignoranza o cancellazione intenzionale e cinica della storia.»

      https://seenthis.net/messages/1028324

  • La Question d’Israël, Olivier Tonneau
    https://blogs.mediapart.fr/olivier-tonneau/blog/161023/la-question-disrael

    La violence qui s’abat sur Gaza appelle à une condamnation sans faille d’Israël. Elle suscite également pour l’Etat hébreu une haine qui exige, en revanche, d’être soumise à l’analyse.

    Ce texte mûrit depuis des années. J’aurais préféré ne pas l’écrire en des temps de fureur et de sang mais sans l’effroi de ces derniers jours, je ne m’y serais peut-être jamais décidé.
    Effroi devant les crimes du #Hamas : j’ai repris contact avec Noam, mon témoin de mariage perdu de vue depuis des années qui vit à Tel Aviv, pour m’assurer qu’il allait bien ainsi que ses proches. Effroi devant les cris de joie poussés par tout ce que mon fil Facebook compte d’ « #antisionistes », puis par le communiqué du #NPA accordant son soutien à la résistance palestinienne quelques moyens qu’elle choisisse – comme si la #guerre justifiait tout et qu’il n’existait pas de #crimes_de_guerre.
    Effroi, ensuite, face aux réactions des #médias français qui, refusant absolument toute contextualisation de ces crimes, préparaient idéologiquement l’acceptation de la répression qui s’annonçait. Effroi face à cette répression même, à la dévastation de #Gaza. Effroi d’entendre Netanyahou se vanter d’initier une opération punitive visant à marquer les esprits et les corps pour des décennies, puis son ministre qualifier les #Gazaouis d’animaux. Ainsi les crimes commis par le Hamas, que seule une mauvaise foi éhontée peut séparer des violences infligées par le gouvernement d’extrême-droite israélien aux #Palestiniens, servent de prétexte au durcissement de l’oppression qui les a engendrés. Effroi, enfin, face au concert d’approbation des puissances occidentales unanimes : les acteurs qui seuls auraient le pouvoir de ramener #Israël à la raison, qui d’ailleurs en ont la responsabilité morale pour avoir porté l’Etat Hébreu sur les fonts baptismaux, l’encouragent au contraire dans sa démence suicidaire.

    Je veux dans ce texte dire trois choses. Les deux premières tiennent en peu de mots. D’abord, ceux qui hurlent de joie face au #meurtre_de_civils ont perdu l’esprit. Je n’ose imaginer ce qui se passe dans celui de victimes d’une oppression soutenue ; quant aux #militants regardant tout cela de France, ils ont en revanche perdu toute mon estime. Cependant – c’est la deuxième chose – si la qualification des actes du #Hamas ne fait aucun doute, un crime s’analyse, même en droit, dans son contexte. Or si la responsabilité des agents est toujours engagée, elle ne délie nullement Israël de sa responsabilité écrasante dans la mise en œuvre d’occupations, de répressions, de violences propres à susciter la haine et la folie meurtrière. Qui plus est, Israël étant dans l’affaire la puissance dominante a seule les moyens de transformer son environnement. Le gouvernement Israélien est cause première de la folie meurtrière et premier responsable de l’accélération du cycle infernal. Qu’il y eût une troisième chose à dire, c’est ce qui m’est apparu en lisant dans un tweet de Louis Boyard : 
    « Il est hors de question que je me penche sur la question d’Israël (…). L’Etat d’Israël est une terre « volée » à la Palestine qu’ils le veuillent ou non ».

    Ce sont là propos parfaitement banals de la part des antisionistes d’aujourd’hui. Ils ont le mérite de dire crûment que la critique d’Israël, au-delà des actes barbares commis par son gouvernement, porte sur le fondement même de l’Etat hébreu dont on aurait tout dit une fois rappelé qu’il s’est fondé sur le « vol » d’une terre. Cette attitude est à mes yeux irresponsable et même choquante. Comment ne pas entendre l’écho assourdissant de la vieille « question juive » dans la formule « question d’Israël » ? Aussi l’enjeu principal de ce texte, qui exige un développement d’une certaine longueur, est cette question même.

    ... « la #colonisation travaille à déciviliser le #colonisateur, à l’abrutir au sens propre du mot, à le dégrader, à le réveiller aux instincts enfouis, à la convoitise, à la violence, à la #haine_raciale, au relativisme moral » (Aimé Césaire)

    ... « La référence permanente au génocide des Juifs d’Europe et l’omniprésence de ces terribles images fait que, si la réalité du rapport de forces rend impossible l’adoption des comportements des victimes juives, alors on adopte, inconsciemment ou en général, les comportements des massacreurs du peuple juif : on marque les Palestiniens sur les bras, on les fait courir nus, on les parque derrière des barbelés et des miradors, on s’est même servi pendant un cours moment de Bergers Allemands. » #Michel_Warschawski

    ... le gouvernement israélien ne fonde pas sa sécurité sur le désarmement du Hamas mais sur le traumatisme des Palestiniens dans leur ensemble, ces « animaux » auxquels on promet un châtiment qui rentrera dans l’histoire – comme s’il était temps de leur offrir, à eux aussi, l’impérissable souvenir d’un holocauste....

    ... « Encore une victoire comme celle-là et nous sommes perdus » (Ahron Bregman)

    ... si deux millions de pieds-noirs ont pu retraverser la Méditerranée, deux cent cinquante mille colons peuvent repasser la ligne verte : c’est une question de volonté politique.

    #toctoc #nationalisme #génocide #déshumanisation_de_l’autre #juifs #israéliens #Intifada #11_septembre_2001 #Patriot_Act #histoire #utopie #paix #Henry_Laurens #Edward_Saïd #Maxime_Rodinson #Ahron_Bregman #Henryk_Erlich #Emmanuel_Szerer #Bund #POSDR #URSS #fascisme #nazisme #Vladimir_Jabotinsky #sionisme #Etats-Unis #Grande-Bretagne #ONU #Nakba #Arthur_Koestler #Albert_Memmi #libération_nationale #Shlomo_Sand #Ilan_Pappe #apartheid #loi_militaire #antisémitisme #diaspora_juive #disapora #religion #fascisme_ethniciste

  • Ilan Pappé – Quatre leçons de la guerre en Ukraine- Acta
    https://acta.zone/ilan-pappe-quatre-lecons-de-la-guerre-en-ukraine

    Dans cette brève et incisive intervention, l’historien Ilan Pappé analyse l’hypocrisie et le deux poids deux mesures du discours occidental qui s’est révélé au grand jour avec l’offensive russe en Ukraine : du triage raciste des réfugiés à la légitimation des crimes de l’État d’Israël contre le peuple (...) @Mediarezo Actualité / #Mediarezo

  • La « naissance » d’Israël : comment un mensonge est devenu « vérité » - par Ilan Pappé - Investig’Action
    http://www.michelcollon.info/La-naissance-d-Israel-comment-un.html

    Depuis le début, Israël est une société coloniale, qui veut le plus possible de terres de Palestine, avec le moins possible de Palestiniens.

    En même temps, Israël est aux prises avec une division intérieure, mais l’image d’un ennemi commun les rassemble. C’est pour cela aussi que le caractère militaire d’Israël est sacré. Dans des circonstances normales, ces oppositions au sein de la société israélienne déchireraient la communauté nationale, tellement elles sont profondes.

    Il y a tout d’abord la division ethno-socio-économique entre juifs issus des pays européen,s qui bénéficient d’une position privilégiée, par rapport aux juifs issus des pays arabes. En deuxième lieu, il y a l’opposition des juifs religieux et des juifs laïques. Enfin il y a la classe moyenne paupérisée : la plupart des juifs de la classe moyenne ne peuvent plus accéder à la propriété d’un logement ». Ces tensions s’activent régulièrement. Et à ces moments-là nous voyons souvent un renforcement du conflit avec les Palestiniens. Alors on laisse tomber tout le reste au profit de « la sécurité » ».

    ...

    Comment est née cette dissonance entre l’idée et la réalité d’Israël ? Comment se fait-il que tant de personnes extérieures continuent toujours d’accepter sans critique la prétendue qualité morale d’Israël ?

    Comment Israël réussit-il à vendre cette idée d’un état démocratique équitable, en dépit de la réalité, malgré l’existence de la télévision et de l’internet ?

    J’identifie deux groupes qui ont eu la plus grande influence « pour faire passer le mensonge pour la vérité » : les réalisateurs de films et les universitaires. Les réalisateurs jouent sur les sentiments et vendent l’idée d’Israël tant chez eux qu’à l’étranger. Ils créent l’image d’Israéliens héroïques, qui, après un long calvaire, rentrent enfin à la maison. Les Palestiniens sont à peine présents dans ces films.

    Les films, c’est de la fiction, en revanche les universitaires prétendent à la vérité académique, ce qui convainc des académiques occidentaux. Cette collaboration avec le politique remonte aux débuts d’Israël voire plus tôt. A la fin des années ’30, la Commission Peel britannique fut chargée de trouver une solution aux tensions entre la population locale et les colons juifs.

    Ben-Gourion, qui devint ensuite Premier Ministre d’Israël, approcha un universitaire avec la question : « La présence juive a-t-elle été permanente depuis l’époque romaine jusqu’à aujourd’hui ? » Cet universitaire fut très enthousiaste, un sujet de recherche aussi costaud lui fournirait une dizaine d’années de travail. Mais Ben Gourion répondit : "Tu as deux semaines pour le démontrer à la Commission Peel : commence donc par la conclusion ! "

    #Israël #Ilan_Pappé

  • avril 2014

    Un membre d’Investig’Action, durant un séjour en Palestine, a eu l’occasion de discuter avec le professeur Pappe, donnant une interview en trois parties.

    I - Le nettoyage ethnique de la Palestine : entretien avec Ilan Pappe - Investig’Action
    http://www.michelcollon.info/Entretien-avec-Ilan-Pappe-le.html

    Quels sont vraiment les obstacles administratifs et légaux pour les Palestiniens vivant en Israël ?

    Les Palestiniens d’Israël sont discriminés à trois niveaux. Le premier est juridique. Selon la loi, le fait d’être Palestinien signifie que vous avez moins de droit qu’un juif. La loi la plus importante à cet égard est la loi sur la propriété territoriale. Selon la loi israélienne, la terre d’Israël n’appartient qu’aux juifs à eux seuls. Etant un non-juif, vous n’êtes pas autorisé à échanger ou à acheter des terres et nous parlons de 93% des terres. C’est pourquoi les palestiniens ne peuvent se développer et s’épanouir en Israël. D’autres lois ne mentionnent pas spécialement les Palestiniens, c’est une vieille ruse israélienne. La loi dit que, si vous n’avez pas servi dans l’armée, vous ne pouvez jouir des pleins droits en tant qu’étudiant, par exemple. Vous n’aurez pas les subventions pour étudiants, ni les indemnités des services de santé ni la sécurité sociale. Toutes ces choses que les pays occidentaux essaient d’offrir à leurs citoyens viennent à la condition du service militaire en Israël. C’est une ruse car les Israéliens ne veulent pas que les Palestiniens servent dans l’armée même s’ils le souhaitaient. Il y a une exception concernant les juifs orthodoxes : ils ne servent pas dans l’armée mais ne sont pas discriminés parce qu’ils ont une ligne budgétaire spéciale en Israël. Les Orthodoxes ont l’argent qu’Israël aurait utilisé s’ils avaient servis dans l’armée. Donc la loi israélienne ne concerne qu’eux, car si vous êtes Palestinien, vous êtes un citoyen de seconde classe.

    Le second obstacle est la politique de discrimination. J’entends par là que théoriquement tous les citoyens sont égaux, mais quand vous regardez les budgets d’allocations pour les écoles, les routes, les infrastructures, ou quoi que ce soit, les Palestiniens ont toujours la moitié ou moins que la moitié de ce que reçoivent les communautés juives. Ici en Israël vous pouvez voir si vous êtes dans un village palestinien rien qu’en regardant l’état des routes. C’est encore plus abominable que vous ne pouvez l’imaginer, car vous ne pouvez améliorer la qualité de vie du village que si vous collaborez avec Israël.

    Le troisième est le pire. C’est celui que les Palestiniens rencontrent quotidiennement face à n’importe quel représentant de la loi en Israël. Nous avons entrepris des recherches à Haïfa il y a quelques années, qui ont montré qu’au tribunal, et pour les mêmes accusations, les Palestiniens ont, toujours eu – et ont toujours- le double de la peine de leurs homologues juifs.

    ...

    La politique d’arrestation des enfants s’est intensifiée ces dernières années, et je pense qu’il y a deux raisons précises à cela. Tout d’abord, les services secrets israéliens ont de plus en plus de mal à trouver des informateurs palestiniens. Cela est directement lié aux arrestations d’enfants, des arrestations sans procès en général. La raison principale à cela est que ça leur donne une bonne occasion de dire à la personne arrêtée que, si elle veut être libre, elle doit travailler pour les services secrets. Personne n’a les chiffres mais ça marche. Il n’est pas nécessaire que ce soit une collaboration sophistiquée. La personne peut éventuellement envoyer un rapport toutes les deux semaines concernant quelque chose de suspect. Il n y a rien de plus fort que de menacer une famille en arrêtant leur enfant.

    ...

    Il y a une ONG israélienne intéressante nommée « There is a Limit » (Il y a une limite), dont les membres faisaient partie des refuzniks. Tous les soldats israéliens ont un petit livret vert de règlements, appelé « Le guide du soldat » : comment agir dans différentes situations. Cette ONG a fait une copie du livre et l’a appelé « le guide des crimes de guerre ». Ils ont pris toutes les instructions de la vraie version du livre et les ont changées, afin de montrer aux soldats qu’en réalité ils sont appelés à commettre des crimes de guerre, spécialement contre des enfants palestiniens. Mais les soldats s’en moquent. Si vous leur dites que l’arrestation d’un enfant est contre les lois internationales, ils vous diront tout simplement que la loi internationale est antisémite, créée spécialement contre Israël. Ils semblent oublier que la loi internationale a été en réalité mise en place à cause de l’holocauste.

    II - Comment fonctionne la société israélienne : entretien avec Ilan Pappe - Investig’Action
    http://www.michelcollon.info/Comment-fonctionne-la-societe.html

    Quels sont, à long terme, les effets sociaux et psychologiques sur la jeunesse israélienne à cause du service militaire obligatoire ?

    La conscription encadre votre esprit. Vous regardez les êtres humains à travers un fusil et donc vous les déshumanisez. Ca vous rend insensible à la souffrance des autres et en même temps vous rend très raciste. Ca vous rend également limité dans la façon dont vous pouvez réfléchir à de nouvelles options dans la vie, parce que le pouvoir assombrit votre esprit. Dans n’importe quelle situation, vous pensez que le seul moyen est le recours à la force. Cela a des effets très négatifs sur la jeunesse israélienne et il est clair que ca fait partie du lourd endoctrinement auquel ils sont confrontés tout au long de la vie.
     
    Les jeunes Israéliens ne parlent pas souvent de problèmes psychologiques qui surgissent après. Je suis allé dans un service de psychiatrie en Israël et la grande majorité des personnes sont de jeunes Israéliens qui ont servi dans l’armée. C’est un secret en Israël, personne n’en parle. Il y a deux jours, un jeune garçon qui venait de terminer son service militaire est entré dans une banque qui a refusé de lui accorder un prêt. Il a fini par tuer quatre personnes. Ceci n’est qu’un exemple de l’impact et des effets de la conscription et de la militarisation de la société israélienne.

    ...

    depuis 2012 une nouvelle loi a été votée à la Knesset. Cette loi dit que si vous êtes un universitaire israélien et vous soutenez ouvertement le boycott universitaire d’Israël ou vous critiquez les politiques et les actions d’Israël, ils doivent vous virer ou vous pourriez même être arrêtés. Après tout, un grand nombre d’universitaires israéliens contre l’occupation ont créé le « Comité académique israélien pour le Boycott ». Ces gens souffrent et ne seront jamais professeurs ou ne pourront pas poursuivre leur carrière académique - mais plus important encore, je pense qu’ils se sentent mieux que les autres. Après l’adoption de cette loi drastique encore plus de gens ont décidé de parler ouvertement contre l’occupation israélienne ou l’apartheid et pour l’instant, personne n’a été arrêté en réalité. Comment Israël peut parler de démocratie quand notre prétendue liberté d’expression est si ouvertement violée ?

    III - Israël : la communauté internationale peut-elle peser ? Entretien avec Ilan Pappe - Investig’Action
    http://www.michelcollon.info/Israel-la-communaute.html

    Les mouvements internationaux de solidarité pensent parfois qu’ils devraient avoir une opinion concernant, par exemple, la solution, d’un état ou (de plusieurs) états, mais en fait cela ne les regarde pas. Il appartient aux Palestiniens et aux Israéliens de décider comment ils vont vivre. Ce que les mouvements internationaux peuvent faire c’est de créer les conditions pour un dialogue raisonnable.

    ...

    Que diriez-vous aux personnes qui croient que les événements culturels et sportifs ne doivent pas être politisés ?

    Eh bien, ce type de boycott a été très efficace dans le cas de l’Afrique du Sud. En effet les Sud-Africains blancs n’ont commencé à penser à l’apartheid que lorsque les grandes équipes sportives de l’Afrique du Sud n’étaient pas invitées à des manifestations sportives internationales. Par ailleurs, je pense que le sport est politique. Par exemple, l’année passé Israël a accueilli le tournoi de football de l’UEFA des moins de 21 ans, et l’équipe de football palestinien n’a pas été invitée. Les joueurs Palestiniens de Gaza ne seront même pas en mesure d’aller en Israël et de voir le tournoi. Le sport est politique si ce n’est pas accessible à tout le monde d’y participer.

    Les universités également sont clairement politiques. Les universitaires israéliens, lorsqu’ils sont à l’étranger, pensent qu’ils sont les ambassadeurs d’Israël. Les synagogues à l’étranger se voient comme les ambassades d’Israël. Lorsque les universitaires israéliens se considèrent comme des ambassadeurs, et représentent quelque chose que les personnes les plus décentes à l’étranger considèrent comme inacceptable, alors le peuple a le droit de montrer son rejet.

    Et personne ne dit à ces gens qu’ils représentent Israël, ils le disent eux-mêmes. Il y avait un grand débat dans le pays basque sur la chanteuse israélienne Noah - si les gens devaient boycotter son concert ou pas. Des personnes sont allées sur son site Web et ont vu qu’elle avait écrit qu’elle représentait Israël pour sa tournée. Donc, elle ne venait pas seulement en tant que chanteuse, mais en tant que représentante d’Israël. Nous sommes en 2013 et si vous dites que, cela signifie que vous représentez ce que représente Israël, et ce qu’Israël fait aujourd’hui, par conséquent, vous êtes une cible légitime du boycott.

    #Israël #Ilan_Pappe

  • Cette lettre d’Ilan Pappe, historien israélien, signalé sur FB par Dominique Vidal que je remercie

    http://www.reseauxcitoyens-st-etienne.org/article.php3?id_article=2930

    Je ne sais pas encore qui était votre bien-aimé. il était peut-être un bébé de quelques mois, ou un jeune garçon, un grand-père ou un de vos enfants ou un de vos parents. J’ai entendu parler de la mort de votre bien-aimé par Chico Menashe, un commentateur politique sur Reshet Bet, la principale radio d’Israël.

    Il a expliqué que le meurtre de votre bien-aimé, ainsi que la transformation des quartiers de Gaza en amas de ruines et l’expulsion de 150 000 personnes hors de leurs foyers, fait partie d’une stratégie israélienne bien calculée : ce carnage va passer aux Palestiniens de Gaza toute envie de résister aux politiques israéliennes.

    Dans l’édition du 25 Juillet, l’historien Benny Morris écrivait que "même cela ne suffit pas." Il exige une destruction beaucoup plus massive dans l’avenir persuadé que c’est ainsi qu’il faut faire si l’on veut défendre sa “villa dans la jungle”, comme l’ancien premier ministre israélien Ehud Barak a appelé Israël.

    Les médias israéliens et les universités israéliennes soutiennent totalement le massacre, en dehors de quelques voix à peine audibles dans ce désert d’humanité.

    J’ai envie aujourd’hui de vous faire une promesse. Cet engagement n’est pas grand chose dans ce moment si douloureux pour vous mais c’est le mieux que je puisse vous offrir et se taire n’est pas possible. Et ne rien faire est encore moins concevable.

    Nous sommes en 2014 - la destruction de Gaza est bien documentée. Mon engagement premier et simple est d’enregistrer, d’informer et de clamer la vérité.

    #gaza #israël #ilan_pappe

  • Professor #Ilan_Pappé: Israel Has Chosen to be a “Racist #Apartheid State” with U.S. Support

    As the Palestinian death toll tops 1,000 in #Gaza, we are joined from Haifa by Israeli professor and historian Ilan Pappé. “I think Israel in 2014 made a decision that it prefers to be a racist apartheid state and not a democracy,” Pappé says. “It still hopes that the United States will license this decision and provide it with the immunity to continue, with the necessary implication of such a policy vis-à-vis the Palestinians wherever they are.” A professor of history and the director of the European Centre for Palestine Studies at the University of Exeter, Pappé is the author of several books, including most recently, “The Idea of Israel: A History of Power and Knowledge.”

    http://m.democracynow.org/stories/14533

    #Israël #Palestine #USA #Etats-Unis

  • Quand le déni israélien de l’existence palestinienne devient génocidaire
    http://www.etatdexception.net/?p=4588

    "L’entretien de Peres (Maariv, le 14 avril 2013) à la veille de la commémoration du 65e anniversaire de la #Nakba est effrayant, non pas parce qu’il ferme les yeux sur tout acte de violence contre les Palestiniens, mais parce que les Palestiniens ont entièrement disparu de son admiration auto-satisfaisante pour les réalisations sionistes en #Palestine. Il est déconcertant d’apprendre que les premiers sionistes ont nié l’existence des Palestiniens en 1882 quand ils sont arrivés ; il est encore plus (...)

    #International_/_Post_Colonialisme #Ilan_Pappe #Nettoyage_Ethnique #Shimon_Peres #Sionisme