“Bunkers”, rifugiati sottoterra
«La casa è il luogo in cui ci si sente in pace, sicuri, dove si ha la propria privacy, la propria intimità, è un luogo meraviglioso dove si può creare qualcosa». L’immagine si offusca, poi diventa tutto buio. «Benvenuti all’inferno». La voce è quella di Mohammad Awad Jadallah, un giornalista sudanese richiedente asilo politico in Svizzera. La sua storia è quella che la regista francese Anne-Claire Adet ha voluto far raccontare a lui stesso in Bunkers, cortometraggio del 2016 della durata di 14 minuti in concorso al Migranti Film Festival di Pollenzo (Cuneo), in programma dal 10 al 12 giugno e organizzato dall’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche.
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