stesummi

Giornalista indipendente, Bogotà / Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare

  • “Ma come si può parlare di pace se lo Stato colombiano dice che il paramilitarismo non esiste?” (Dal Manifesto, 17.04.2017)

    L’alto numero di morti ammazzati fra difensori dei diritti umani e leaders comunitari in Colombia fa parlare di una mattanza: l’Onu e la Corte Interamericana per i Diritti Umani in documento congiunto affermano: “Esiste un panorama preoccupante per il quale torniamo a chiedere allo Stato colombiano di garantire la difesa dei diritti umani ed ambientali, mettendo sotto protezione i lieder che si espongono per queste lotte; omicidi che fratturano gli importanti processi organizzativi che si stanno sviluppando”. Tutti gli omicidi di questi ultimi mesi si situano in zone della Colombia che prima dell’accordo erano controllati dalle Farc e che oggi – dopo il ritiro ed il raggruppamento dei quasi 8000 soldati dell’esercito guerrigliero nelle 22 Zone di Transizione distribuite nel Paese – vengono velocemente recuperati da gruppi di neoparamilitari che se ne disputano il controllo territoriale ed economico. E mentre la Camera dei rappresentanti ha votato la Jep – Jurisdicción Especial para la Paz, la giustizia transizionale che dovrebbe giudicare con imparzialità gli autori dei delitti compiuti nei 52 anni di conflitto colombiano, il timore generale è quello dell’impunità verso alcuni settori specifici, come quello militare o paramilitare.

    Il cosidetto “postconflitto” fa apparire lo Stato colombiano incapace o non volente di agire la pace. Il prossimo anno ci saranno le elzioni presidenziali, il che contribuisce a creare instabilità, mentre in Ecuador si stanno svolgendo gli accordi di pace con l’altro gruppo guerrigliero, l’Esercito di Liberazione nazionale, che ad oggi non è ancora uscito dalla clandestinità e a cui si attribuiscono numerosi attentati negli ultimi mesi (circa una ventina solo nella città di Bogotà contro forze di polizia, di cui però solo uno, il 19 febbraio, è stato rivendicato). “Si vive una violenza selettiva, che colpisce esponenti politici ed attivisti e che molto si accanisce sulle donne: quelle che hanno conquistato visibilità sono uno schiaffo in faccia a chi storicamente in Colombia ha mescolato l’azione criminale con la sottomissione psicologica e morale della popolazione. Il corpo della donna e il territorio, violare il primo per sottomettere il secondo: è stato il tratto distintivo anche di questa guerra, che ha lasciato almeno 300.000 morti e 5 milioni di sfollati. Metà delle vittime sono donne. Innumerevoli i casi di stupro – almeno 550.000- perpetrati per la stragrande maggioranza da paramilitari (67%), seguiti da esercito (23%) e guerriglia (8%)di cui solo il 10% fra quelli denunciati ha avuto un processo.

    https://ilmanifesto.it/colombia-le-donne-per-la-pace

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