Kenya alla fame per la feroce speculazione sull’#ugali, la farina di mais
Ugali, #Sima, #Posho… qualunque sia il nome che le viene attribuito si tratta sempre e soltanto dell’onnipresente farina bianca di mais, l’alimento base della dieta keniota, che corrisponde alla nostra polenta. Il consumo interno è così grande che la produzione locale è impossibilitata a soddisfarlo, anche per effetto della grave siccità che ha colpito il Paese nella recente stagione pre-monsonica. Questo ha costretto il governo ad importarne ben 30,000 tonnellate dal Messico.
Per effetto di questa speculazione, una confezione standard del prodotto di 2 kg. aveva raggiunto, qualche mese fa, l’incredibile prezzo di quasi 2 euro. Considerando che una famiglia media del paese è composta da 5/6 persone, nella maggior parte dei casi sostenute da un monoreddito, per poter contare su almeno due pasti al giorno, doveva poter acquistare ogni giorno 4 chili di prodotto ad un costo complessivo di 4 euro, cioè più di quanto una persona di basso ceto sociale, pur potendo contare su una stabile occupazione, riuscisse a guadagnare con il proprio lavoro.
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