If Everything Goes Open Access, How Will Authors Make Money? | Publishing Perspectives
▻http://publishingperspectives.com/2014/03/if-everything-goes-open-access-how-will-authors-make-moneyL’articolo propone una visione particolare sull’evoluzione dell’editoria e degli studi nel mondo contemporaneo.
Nella fattispecie la scelta del formato #openaccess per le proprie pubblicazioni scientifiche viene interpretata come una scelta fata per la passione dello studio, per la gratificazione personale, per migliorare la propria influenza. Ma queste motivazioni apparterrebbero a studiosi e scienziati professionisti o stipendiati che avrebbero già di che vivere per i propri studi.
La conseguenza del ragionamento sarebbe che la rete di pubblicazioni e circuiti che sfruttano il formato open sarebbe una rete no-profit parallela alle reti professionali, fatta dalle stesse persone con sistemi paralleli di accreditamento dell’autorevolezza. Tramite lo stesso ragionamento i circuiti open essendo appannaggio di professionisti non prevederebbero l’intervento di chi pratica lo studio senza essere all’interno di circuiti professionali.
Ho l’impressione che in questo modo il mondo open venga percepito come una forma di elemosina non come l’inserimento della cultura professionale in un mondo ampio fatto di dilettantismi, di usi pratici di professionalità alternative con il quale c’è il desiderio di confrontarsi.
Il ruolo dei “dilettanti” nel mondo della cultura al giorno d’oggi è in discussione ed è da mettere in discussione. I circuiti professionali escludono sempre di più soprattutto questo è vero per quegli ambiti disciplinari che sono scarsamente redditizi dal punto di vista economico come le scienze umane. Contemporaneamente fioriscono le occasioni di pubblicazione, di confronto di contatti tra “dilettanti”.
Credo che la funzione dell’Open Access dovrebbe essere quella della creazione di uno livello di incontro tra i due strati, un livello caratterizzato dalla permeabilità, dove si possano creare forme di confronto e collaborazione tra professionisti e non professionisti.
Soprattutto occorre tenere presente che l’ultimo trentennio ha visto un aumento progressivo dei livelli di studio (ovviamente non mi riferisco al mondo nella sua interezza) e molte sono le persone che sarebbero attori passivi o attivi in tali reti di confronto.
Solo oggi si vede una inversione di tendenza, diminuiscono i numeri di chi intraprende i curricula di studi superiori per cui il ruolo dei “dilettanti” è potenzialmente in una evoluzione continua e occorre continuare a ripensarlo.