La ‘tragedia’ delle frontiere europee

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  • La ‘tragedia’ delle frontiere europee

    L’Unione europea, con la previsione tra i suoi obiettivi statutari della creazione del mercato interno e di uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia, ha contribuito in maniera significativa e irrinunciabile alla porosità delle frontiere nazionali. Nonostante infatti, come ribadisce l’art. 72 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE), il mantenimento dell’ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna restino responsabilità incombente sugli Stati membri, l’Unione europea ha sviluppato una politica (non comune) volta ad eliminare i controlli alle frontiere interne tra gli Stati membri e a garantire la sorveglianza dell’attraversamento della frontiera esterna comune attraverso l’elaborazione del concetto di sistema integrato di gestione delle frontiere esterne.[1] Detto concetto è stato alla base, sin dalla conclusione del Trattato di Schengen nel 1985, degli strumenti legislativi e politici adottati con l’obiettivo di creare regole comuni (Codice frontiere Schengen e atti modificativi), nonché dell’elaborazione di pratiche comuni (Frontex, Meccanismo di Valutazione di Schengen) e di strumenti comuni (SIS II, VIS, Eurosur) oltre a misure di cooperazione con i Paesi terzi di origine e transito (accordi di riammissione e politiche di vicinato), via via crescenti a seguito del processo di allargamento, prima, e delle pressioni migratorie forzate e attacchi terroristici, poi. Tale incremento è culminato lo scorso 15 dicembre 2015 nell’adozione da parte della Commissione di un pacchetto completo di misure volte a garantire le frontiere esterne dell’Unione europea (UE), una più efficace gestione dei flussi migratori e la corretta gestione delle crisi al confine attraverso: una revisione del Codice Schengen, l’introduzione di un nuovo documento uniforme per gli stranieri destinatari di una decisione di rimpatrio e, soprattutto, la creazione di una guardia costiera e di frontiera europea; idea, quest’ultima, non nuova ma risalente all’iniziativa italo-tedesca del 2001 volta ad istituire una polizia di frontiera europea, accantonata nelle conclusioni del Consiglio europeo di Laeken,[2] e nella versione finale del Regolamento istitutivo dell’Agenzia Frontex[3] in ottica compromissoria rispetto alle obiezioni di Regno Unito e Paesi scandinavi.[4]

    http://www.europeanpapers.eu/it/europeanforum/la-tragedia-delle-frontiere-europee

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