• Des astrophysiciens détectent la lumière provenant de l’autre côté d’un trou noir pour la première fois
    https://www.ulyces.co/news/pris-de-court-par-les-inondations-ils-prennent-lapero-dans-leau

    On sait pourtant qu’aucune lumière ne peut s’échapper d’un trou noir, nous ne devrions donc pas être en mesure de voir ce qui se trouve à l’arrière du trou noir. Néanmoins, la présente découverte confirme une prédiction faite par Einstein (toujours lui) dans sa théorie de la relativité générale. « La raison pour laquelle nous pouvons voir cette lumière est que le trou noir déforme l’espace-temps, plie la lumière et tord les champs magnétiques autour de lui », décrit Wilkins. Ainsi, par un phénomène de réverbération, les astrophysiciens ont eu accès à des flashs de lumière venue d’outre-trou noir.

    « Nous avions depuis longtemps l’intuition que ces flashs provenant de l’autre côté du trou noir devaient exister, mais nous ne pensions pas être capables de les détecter avec nos télescopes actuels. Ce que nous avons vu, c’est l’écho lumineux des rayons X provenant de la couronne du trou noir et l’écho de toute la matière située sur la face avant du disque », explique Wilkins. L’espace qui entoure un trou noir comporte plusieurs strates. Il y a d’abord l’horizon des événements, le fameux point de non-retour à partir duquel même la vitesse de la lumière ne suffit pas à échapper au trou noir. Puis s’étend le disque d’accrétion, un énorme disque de poussière et de gaz tourbillonnant autour du trou noir, comme un siphon. Et au bord de ce disque se trouve la couronne, une région composée d’électrons alimentés par le champ magnétique du trou noir.

    Les rayons X sont issus des électrons à haute énergie produits par le réchauffement du champ magnétique entrant en contact avec le trou noir. Ils irradient le disque d’accrétion et produisent un écho de réverbération. En étudiant ce phénomène, Wilkins et son équipe ont pu observer des éclairs de rayons X plus petits, émanant d’une partie différente. C’est alors qu’ils ont réalisé que ces flashs correspondaient à des réflexions provenant de l’arrière du trou noir, leur trajectoire étant courbée. « En reconstruisant cette image de l’environnement autour du trou noir, nous apprenons exactement comment les trous noirs alimentent des objets aussi brillants et ont pu remplir leur rôle dans la formation des galaxies », conclut Wilkins.

    • Qu’est-ce que j’en ai marre de ce terme « une IA ». Je vais me répéter mais tant pis : cela supposerait qu’on ait réussi à inventer une entité autonome et intelligente (pour faire court), ce qui est évidemment absolument faux. Et en plus cela tend à dédouaner les coupables (Amazon en l’occurrence) de leur responsabilité (c’est pas moi c’est l’IA !)

      Pourquoi ne pas dire : Amazon utilise l’intelligence artificielle (champ disciplinaire de l’informatique, pas besoin de mettre ça évidemment), pour virer les ouvriers

      Il faut arrêter de prêter à ces techniques l’intelligence qu’elles n’ont pas. Surtout ces trucs à base de réseaux de neurones. Si on commence à croire que ces trucs sont intelligents c’est le début de la fin. (un réseau de neurone fait de la reconnaissance, point à la ligne, et aussi fine soit cette reconnaissance, on ne peut pas appeler ça de l’intelligence)

      Je précise en tout honnêteté que je suis enseignant-chercheur, et que mon champ de recherche c’est l’IA, mais pas celle là. Et je ne prétends pas « fabriquer des IA », je laisse ça aux petits démiurges (et ils sont nombreux) en manque de sensations.

      Comme le dit si bien un certain site cité ici : les mots sont importants.

  • Genova, portuali pronti a impedire l’attracco a nave saudita che trasporta armi: “Organizzeremo boicottaggio”

    I leggendari “#camalli”, da sempre parte attiva nella vita sociale e politica della città, hanno ripreso lo slogan salviniano per dire: “Chiudiamo i porti alle armi, non alle persone”. Il cargo, con bandiera di Riyad, avrebbe a bordo armamenti che potrebbero essere utilizzati dalla coalizione del Golfo contro i civili in Yemen.

    “Chiudiamo i porti alle armi, non alle persone”. A riprendere in chiave pacifista lo slogan simbolo di Matteo Salvini sono i portuali di Genova, i leggendari “camalli”, da sempre parte attiva nella vita sociale e politica della città. Il tema è l’arrivo nel porto ligure, lunedì 20 maggio, della Bahri Yanbu, un cargo battente bandiera saudita di proprietà della Bahri, compagnia marittima partecipata dal governo di Riyadh. Una nave che – ormai è certo – porta a bordo armamenti di fabbricazione europea diretti allo scalo saudita di Gedda, dove l’arrivo è previsto a fine mese. E non è difficile immaginare che la destinazione finale sia lo Yemen, dove l’esercito del principe ereditario Mohammad bin Salman combatte insieme alle forze lealiste contro i ribelli Houthi, in un conflitto che dura da quattro anni e ha causato più di 60mila vittime. In particolare, mercoledì 8 maggio la Yanbu avrebbe dovuto fermarsi nel porto francese di Le Havre per imbarcare otto cannoni semoventi di tipo “Caesar” prodotti dall’azienda di Stato francese Nexter, come rivelato dal sito d’informazione Disclose e confermato in televisione dalla ministra della Difesa transalpina Florence Parly. Ma, a causa della mobilitazione dei portuali e di una serie di ong (tra cui Amnesty International e Oxfam), era rimasta a navigare in circolo per tre giorni a 25 chilometri dalla costa, fino a quando, nella serata di venerdì 10, l’Autorità portuale non ha annullato la tappa.

    Il timore dei “camalli”, ora, è che l’imbarco saltato in Francia debba avvenire a Genova. E sono pronti a mobilitarsi per impedirlo. Nella mattinata di giovedì, mentre il caso suscitava le prime attenzioni istituzionali, la notizia è stata smentita dallo stesso armatore: la Bahri ha comunicato all’Autorità portuale che in Liguria non saranno caricati né scaricati armamenti, invitandola a mettere a disposizione lo scalo. Ma intanto sono in corso accertamenti della Prefettura, che a breve dovrebbe decidere eventuali provvedimenti, fino all’ipotesi estrema di un diniego all’attracco, come già successo in Francia. I portuali, nel frattempo, hanno confermato l’assemblea già indetta per il pomeriggio di venerdì alla sala Chiamata del Porto nel quartiere di San Benigno, storico ritrovo della Culmv (Compagnia unica lavoratori merci varie), la società di servizi che riunisce oltre mille operai dello scalo. “Faremo il possibile perché nel nostro porto non passi alcun tipo di materiale bellico”, dice a Ilfattoquotidiano.it Enrico Poggi, ex gruista del Gmt (Genoa metal terminal) e segretario generale della Filt Cgil di Genova. “Se l’obiettivo è imbarcare armi organizzeremo un boicottaggio, come abbiamo sempre fatto a partire dal secolo scorso, quando da Genova dovevano partire gli ordigni americani destinati al Vietnam o ai Paesi del Golfo”.

    “Ma anche se non fosse così – spiega Poggi – organizzeremo un presidio sotto la sede dell’Autorità portuale, insieme alle associazioni che hanno già aderito, per ribadire la nostra contrarietà alla vendita di armi europee a Stati che le utilizzano a scopo di aggressione, colpendo obiettivi civili. Come d’altra parte prevedono trattati internazionali ratificati anche dall’Italia”. Il riferimento è all’articolo 6 del Trattato Onu sul commercio delle armi entrato in vigore nel 2014 che impone agli Stati contraenti di “non autorizzare trasferimenti di armi convenzionali se sono a conoscenza del fatto che potrebbero essere usate in attacchi verso obiettivi civili”. Posizione fatta propria anche da Amnesty International che, anzi, chiama in causa pure i produttori di armi italiani: “È reale e preoccupante – scrive la ong – la possibilità che anche a Genova possano essere caricate armi e munizionamento militare. Negli ultimi anni è stato accertato da numerosi osservatori indipendenti l’utilizzo contro la popolazione civile yemenita anche di bombe prodotte dalla RWM Italia con sede a Ghedi, Brescia, e stabilimento a Domusnovas, in Sardegna”. Per Amnesty “esiste quindi il fondato pericolo che i porti italiani accolgano gli operatori marittimi che trasferiscono sistemi di armi e munizioni destinati a paesi in conflitto: armi che possono essere usate – com’è già accaduto – per commettere gravi violazioni dei diritti umani e che anche secondo i trattati internazionali firmati dal nostro Paese non dovrebbero essere consegnate”.

    Tra i soggetti aderenti all’assemblea di domani anche la Comunità di San Benedetto al Porto fondata da Don Gallo, l’Arci e Oxfam Italia. Hanno preso posizione anche due deputate del Partito democratico, Raffaella Paita (già candidata alla presidenza della Regione, sconfitta nel 2015 da Giovanni Toti) e Lia Quartapelle: “Il porto attende il parere della Prefettura che rappresenta il governo e in particolare il Ministero dell’Interno. La Francia ha negato i suoi porti. Chiediamo che l’Italia faccia lo stesso. È possibile che per una volta Conte, Di Maio, Salvini e Toninelli si trovino d’accordo per salvare vite umane? Sarebbe il colmo se i porti italiani, che Salvini ha voluto chiusi a chi scappa dalle guerre, venissero aperti alle armi usate in quelle guerre”, scrivono.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/16/genova-portuali-pronti-a-impedire-lattracco-a-nave-saudita-che-trasporta-armi-organizzeremo-boicottaggio/5184866
    #Gênes #Italie #ports_fermés #armes #commerce_d'armes #résistance #Arabie_Saoudite #boycott #Yémen
    ping @isskein @reka

    • La nave delle armi: i cannoni per lo Yemen potrebbero essere imbarcati a Spezia

      La #Yanbu è attesa domani a Genova. Previsto un presidio di protesta al varco Etiopia.

      Mentre i portuali genovesi, con la campagna di boicottaggio contro la nave delle armi diretta in Arabia Saudita recuperano, grazie in particolare all’impegno della Cgil, una leadership internazionalista e raccolgono ampi consensi ottenendo anche l’adesione di importanti associazioni cattoliche come i salesiani e le Acli, un treno carico dei cannoni destinati in Yemen potrebbe nelle prossime ore arrivare, in gran segreto a Spezia.
      Concentrati sulla vasta eco chesta avendo la protesta pacifista contro la Bahri Yanbu, ci si era dimenticati degli otto cannoni francesi Caesar che sono all’origine del caso. Ricapitoliamo.
      Un’inchiesta giornalistica del sito francese Disclose svela la rotta delle armi tra Francia e Arabia Saudita. Con documenti dei servizi segreti precisa che a Le Havre dieci giorni fa dovevano essere caricatiotto cannoni Caesar, un tipo di arma il cui utilizzo nella guerra in Yemen avrebbe provocato numerose vittime fra la popolazione civile. I portuali di Le Havre assieme ad organizzazioni pacifiste impediscono l’accosto alla Yanbu che salpa diretta prima a Santander e ora, domani mattina è previsto l’arrivo, a Genova, nel terminal Gmt.

      Sotto la Lanterna, Prefettura e Capitaneria hanno già spiegato che non saranno caricate delle armi ma solo materiale civile.
      I portuali però hanno fotografato il carico in attesa e accusano di ipocrisia le autorità: “Un generatore elettrico ad uso militare è un’arma da guerra? Se alimenta un campo da cui partono incursioni o bombardamenti, come lo considera la Capitaneria di porto? Questa “merce varia” è già a ponte Eritrea, Genoa Metal Terminal, pronta per essere imbarcata lunedì sul Bahri Yanbu, destinazione Jeddah. La ditta che li produce, Teknel, è convenzionata con la N.A.T.O. e produce servizi logistici militari”.

      Venerdì pomeriggio alla sala chiamata della Culmv durante un’affollata assemblea, le varie anime pacifiste della città si sono riunite e, pur nella diversità delle posizioni, hanno convenuto su un’azione comune. Senza dimenticare che l’aggregazione di numerose realtà attorno ad una battaglia così importante e di grande risonanza internazionale è già, di per sè, un successo. Soprattutto il tema di un porto aperto alle armi ha toccato nel vivo chi in questi mesi si indigna di fronte alle politiche del governo targato lega che chiude i porti alle navi cariche di migranti salvati dai gommoni partiti dalla Libia. La contestazione alla Yanbu unisce quindi due questioni: pacifismo e accoglienza.
      Per lunedì mattina all’ingresso del porto a Sampierdarena, al varco Etiopia, è previsto un presidio di protesta. Come ha già spiegato il console della Culmv Antonio Benvenuti, una squadra di camalli salirà a bordo della nave e se si scoprirà che sta per essere imbarcato materiale militare scatterà immediatamente uno sciopero.
      Ma la partita in queste ore sembra si stia giocando su un altro fronte.
      La società Nexter, azienda bellica interamente controllata dallo Stato francese ha un accordo con l’Arabia Saudita che avrebbe già pagato i cannoni che non sono stati caricati a Le Havre. E’ quindi compito del produttore garantire in qualche modo la consegna. Si sarebbe così deciso di trasferire via treno i cannoni in un altro porto. Per questioni logistiche la scelta sarebbe ricaduta sul porto di Spezia. Uno scalo meno “caldo” di quello di Genova o Livorno e soprattutto con una lunga esperienza nel campo degli armamenti visto che Spezia è la città dell’Oto Melara l’azienda del gruppo Leonardo – Fimeccanica che costruisce carri armati. Mezzi che sono sempre stati imbarcati da una banchina riservata del porto di Spezia.Al momento nessuno conferma ufficialmente questa ipotesi che, però, proviene da fonti assolutamente attendibili per il loro ruolo nella vicenda.
      Va anche sottolineato come la Bahri sia una potenza nel mondo dello shipping. È, infatti, la compagnia di bandiera dell’Arabia Saudita ed è rappresentata in Italia proprio da una società genovese, la Delta agenzia marittima del gruppo Gastaldi. Da diversi anni le sue navi facevano scalo a Genova nella rotta fra il nord Europa e il Mar Rosso. Le armi a bordo sono sempre state trasportate, senza clamori. Ma ora, il clima, nei porti, è cambiato.


      https://genova.repubblica.it/cronaca/2019/05/19/news/la_nave_delle_armi_i_cannoni_per_lo_yemen_potrebbero_essere_imbarcati_a_spezia-226611996/?rss&ref=twhs

    • Les dockers de Marseille refusent de char­ger les armes françaises vendues à l’Ara­bie saou­dite

      Recalé au Havre il y a une ving­taine de jours, le navire qui doit trans­por­ter des armes françaises en Arabie saou­dite est coincé à Marseille. Selon les infor­ma­tions du média d’in­ves­ti­ga­tion Disclose, dont deux jour­na­listes ont été convoqués le 14 mai par la DGSI, les dockers de la ville phocéenne refusent de char­ger une cargai­son de muni­tions sur le #Bahri_Tabuk.

      « Fidèles à leur histoire et valeurs de paix […] ils ne char­ge­ront aucune arme, aucune muni­tion pour quelle guerre que ce soit », a indiqué le syndi­cat CGT des dockers du port de Marseille-Fos dans un commu­niqué. Alors que Disclose a montré que les armes françaises livrées à Riyad étaient utili­sées au Yémen, où les civils meurent par dizaines de milliers, la ministre des Armées, Florence Parly, a réaf­firmé sa volonté de pour­suivre le « parte­na­riat avec l’Ara­bie saou­dite » lors d’une allo­cu­tion à l’As­sem­blée natio­nale, hier.

      Au Havre, le 7 mai dernier, des canons Caesar étaient restés à quai. Cette fois, « les charges modu­laires parties en contai­ners depuis l’usine d’Eu­renco de Berge­rac ont été redi­ri­gées vers une desti­na­tion incon­nue », détaille Disclose.

      https://www.ulyces.co/news/les-dockers-de-marseille-refusent-de-charger-les-armes-francaises-vendues-a-l
      #Marseille #France

    • Aggiornamento importante: secondo alcune fonti i container che verranno caricati oggi sulla #BahriTabuk sarebbero in totale 44 (quindi ulteriori 40...) che potrebbero corrispondere a circa 8000 bombe! Sarebbe una delle più grandi spedizioni di ordigni mai effettuata da Sardegna.

      https://twitter.com/ReteDisarmo/status/1134416948966633473
      #Sardaigne #bombes

      Et sur Facebook :

      Caricati all’alba sulla Bahri Tabuk 4 container arrivati sotto scorta al porto di Cagliari: ancora armi per la guerra in #Yemen?
      Rete Disarmo è in grado di diffondere le immagini del carico.

      Stamattina attorno alle 7.30 sono stati scortati nel Porto Canale di Cagliari 4 container che sono stati poi caricati sul cargo saudita Bahri Tabuk. Il trasporto è stato fatto con uso di aziende private di sicurezza e agendo con percorsi e procedure al di fuori delle normali regole e procedure del porto (di fatto by-passando il controllo dei lavoratori portuali). Sui container non erano presenti evidenti segni di riconoscimento di materiale esplosivo, ma viste le tempistiche delle operazioni di carico e lo spiegamento di strutture di sicurezza è alto il sospetto che si sia trattato di un carico di nuovi ordigni prodotti in Sardegna e diretti in Arabia Saudita.

      Rete Italiana per il Disarmo è in grado di documentare fotograficamente (grazie alle immagini scattate da Kevin McElvaney) la sequenza degli eventi avvenuti questa mattina: la nave Bahri Tabuk è giunta nel porto canale di Cagliari attorno alle 06.40 (con una attracco inizialmente non dichiarato alla partenza da Marsiglia il 29 maggio sera), alle ore 7.30 circa sono poi giunti i 4 container da trenta tonnellate su camion con seguito di scorta privata. Container che sono poi stati caricati sulla Bahri Tabuk circa alle 8.30.

      Rete Italiana per il Disarmo chiede alle Autorità locali in Sardegna (Prefetto e Questore) alle Autorità portuali di Cagliari e al Governo di chiarire se il carico di questa mattina sul cargo battente bandiera saudita sia stato legato o meno all’export di bombe verso Paesi coinvolti nel conflitto Yemenita, e quali siano state le condizioni di sicurezza del trasporto (e in caso di conferma come mai i container non avevano segni evidenti legati a materiale esplosivo). Chiediamo anche conto del fatto che il carico sia avvenuto di primo mattino (con ingresso praticamente notturno della nave in porto e attracco non segnalato preventivamente ed esplicitamente da Bahri) e di fatto non seguendo le normali procedure, impedendo quindi ai lavoratori portuali di Cagliari di attivarsi per evitare eventuale export di armamenti (come avvenuto in diversi porti italiani ed europei di recente).

      Ancora una volta facciamo appello al Governo affinché abbia il coraggio di fermare il flusso di armi verso una delle catastrofi umanitarie più grandi attualmente presenti al mondo, catastrofe in buona misura causata dai bombardamenti eseguiti anche con bombe italiane.

      https://www.facebook.com/retedisarmo/photos/a.197814639708/10157220938039709/?type=3&theater

  • Un homme tué par un robot dans une usine : une première - LCI
    https://www.lci.fr/international/un-homme-tue-par-un-robot-dans-une-usine-une-premiere-1526470.html

    Si ce genre d’accident demeure rarissime, la tendance pourrait s’accentuer du fait de la robotisation croissante du secteur. Et ce, même si la France est à la traine en la matière : avec 31 600 appareils, contre 58 400 en Italie et 175 200 en Allemagne, « les sites de production de l’Hexagone comptent parmi les moins robotisés des pays avancés », relève en effet une étude du groupe Xerfi. Le gouvernement a d’ailleurs validé en juillet 2014 la Feuille de Route du Plan Robotique , un des 34 plans pour la Nouvelle France Industrielle. Et pour cause : le marché est estimé à 100 milliards d’euros à l’horizon 2020.

    #robot #travail #it_has_begun #grand_remplacement #obsolescence

  • Mike Pompeo : Melting sea ice presents ’new opportunities for trade’ - CNNPolitics
    https://www.cnn.com/2019/05/06/politics/pompeo-sea-ice-arctic-council/index.html

    Pour Washington, la fonte de l’#Arctique représente « de nouvelles opportunités commerciales »
    https://www.ulyces.co/news/pour-washington-la-fonte-de-larctique-represente-de-nouvelles-opportunites-co

    Alors même que les aver­tis­se­ments sur les effets catas­tro­phiques du réchauf­fe­ment clima­tique n’ont jamais été aussi pres­sants, le secré­taire d’État améri­cain Mike Pompeo s’est permis une sortie aber­rante lors d’un discours prononcé lundi 6 mai 2019 à Rova­niemi, en Finlande. Il s’est réjoui des « nouvelles oppor­tu­ni­tés commer­ciales » qu’offre la fonte des glaces de la région arctique, rapporte CNN. Il a égale­ment assuré que le président Donald Trump était « déter­miné à exploi­ter les ressources de manière écolo­gique­ment respon­sable ».

    Le secré­taire d’État a expliqué que la dispa­ri­tion de la glace pour­rait réduire de vingt jours le temps néces­saire pour voya­ger d’Est en Ouest. « Les voies mari­times de l’Arc­tique pour­raient deve­nir les canaux de Suez et de Panama du XXIe siècle », a souli­gné Pompeo. « L’Arc­tique est à la pointe des oppor­tu­ni­tés et de l’abon­dance car [cette région] contient 13 % du pétrole non décou­vert dans le monde, 30 % de son gaz non décou­vert, une abon­dance d’ura­nium, de miné­raux de terres rares, d’or, de diamants, et des millions de km² de ressources inex­ploi­tées et de pêche à profu­sion. »

    #climat #etats-unis

  • Un gang de 6000 poules tuent un renard qui tentait de s’introduire dans leur poulailler
    https://www.ulyces.co/news/un-gang-de-6000-poules-tuent-un-renard-qui-tentait-de-sintroduire-dans-leur-p

    Le petit renard n’a rien pu faire face aux galli­na­cés déchaî­nés. Au matin du 7 mars, son corps a été retrouvé, criblé de coups de bec, dans la …

  • Au Vietnam, des médecins sauvent la vie d’un homme en lui faisant boire 15 bières
    https://www.ulyces.co/news/au-vietnam-des-medecins-sauvent-la-vie-dun-homme-en-lui-faisant-boire-15-bier

    Après avoir ingur­gité 15 bières, il avait si bien récu­péré que les méde­cins ont été en mesure de le renvoyer chez lui. « Même si cette méthode n’est conforme à aucune norme médi­cale, elle devrait faire l’objet d’une étude scien­ti­fique, car elle a prouvé son effi­ca­cité dans la pratique », a déclaré Tran Van Thanh, direc­teur du dépar­te­ment de la santé de l’hô­pi­tal. Le pouvoir de la bière est enfin scien­ti­fique­ment prouvé.

  • Cette marque de Taser va fabriquer des drones pour la police américaine
    https://www.ulyces.co/news/cette-marque-de-taser-va-fabriquer-des-drones-pour-la-police-americaine

    Les forces de l’ordre américaines veulent s’équiper de drones de surveillance. Pour cela, elles ont fait appel à deux acteurs connus dans les milieux aéronautiques et policiers : le fabricant de drones DJI et Axon, qui s’occupe quant à elle de mettre au point des pistolets à impulsion électrique. Comme elles l’expliquent le 5 juin dans un communiqué de presse, les deux marques ont noué un partenariat afin de créer le drone policier ultime. Le but de ce petit aéronef ne sera pas de faire régner la loi (...)

    #drone #sécuritaire #aérien #surveillance #vidéo-surveillance #Axon #DJI

  • La Chine teste un immense drone de surveillance qui ne se pose jamais
    https://www.ulyces.co/news/la-chine-teste-un-drone-de-surveillance-de-40-m-denvergure-qui-ne-se-pose-jam

    À l’horizon, on ne voit qu’une simple ligne sombre se détacher sur l’azur du ciel. Est-ce un oiseau ? Est-ce un avion ? Est-ce Superman ? Pas du tout, c’est un drone. Un drone chinois de 40 mètres d’envergure, fonctionnant à l’énergie solaire. Il lui arrive bien évidemment de se poser, mais la vérité est plus inquiétante encore : le CH-T4 peut voler sans se poser pendant plusieurs mois à plus de 65 000 pieds, soit deux fois plus haut qu’un avion de ligne. Vous ne verrez rien. D’après le site d’informations (...)

    #drone #aérien #surveillance