Société

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  • Aux Etats-Unis, la mortalité infantile est en hausse depuis la remise en cause du droit à l’avortement
    https://www.francetvinfo.fr/societe/ivg/aux-etats-unis-la-mortalite-infantile-est-en-hausse-depuis-la-remise-en

    Depuis 2022, au moins 20 Etats américains sont revenus sur la protection du droit à l’avortement après une décision de la Cour suprême.

    Si c’est dans nos journaux, c’est que c’est une bonne nouvelle. Et de fait, ces nouvelles opportunités pour l’initiative privée de faire des brouzoufs sur le dos de tous ces braves gens sont de bonnes nouvelles.

  • « Rendez-nous ce que vous nous avez volé ! » : en Australie, une sénatrice aborigène interpelle le roi Charles III sur la colonisation
    https://www.francetvinfo.fr/societe/familles-royales/le-roi-charles-iii-interpelle-par-une-senatrice-aborigene-sur-la-coloni

    La sénatrice aborigène Lidia Thorpe a interpellé le roi Charles III lors de sa visite au Parlement australien, lundi 21 octobre, en criant des slogans anticoloniaux. « Rendez-nous nos terres, rendez-nous ce que vous nous avez volé ! », a crié la parlementaire dans une diatribe d’environ une minute à l’issue d’un discours du monarque britannique, âgé de 75 ans, face aux élus et responsables du pays.

    La sénatrice indépendante, revêtue d’une cape en fourrure, a dénoncé ce qu’elle a qualifié de génocide des indigènes australiens à l’époque de la colonisation européenne. L’Australie a été une colonie britannique pendant plus d’un siècle, au cours duquel des milliers d’Australiens aborigènes ont été tués et des communautés entières déplacées. Le pays a acquis une indépendance de fait en 1901, mais n’est jamais devenu une république à part entière. Le roi Charles reste chef de l’Etat.

    Une habituée des coups d’éclat contre la monarchie

    Charles III effectue une visite de neuf jours en Australie et aux Samoa, sa première grande tournée à l’étranger depuis l’annonce de son cancer au début de l’année. Lidia Thorpe, qui l’a interpellé lundi, est connue pour ses coups d’éclat politiques et son opposition farouche à la monarchie. Lorsqu’elle a prêté serment en 2022, elle a levé le poing droit en jurant, à contrecœur, de servir la reine Elizabeth II, alors chef d’Etat de l’Australie. « Je jure solennellement et sincèrement que je serai fidèle et que je porterai une véritable allégeance à la colonisatrice Sa Majesté la reine Elizabeth II », avait-elle déclaré avant d’être réprimandée.

    L’Australie a rejeté par référendum en 1999 un changement de Constitution pour devenir une République. Aucune réforme en ce sens n’est plus à l’ordre du jour.

  • REPORTAGE. « Mon agresseur m’a dit ’je ne t’ai pas violée donc tout le monde s’en fout’ » : à Paris, une manifestation contre les violences sexuelles
    https://www.francetvinfo.fr/societe/harcelement-sexuel/reportage-mon-agresseur-m-a-dit-je-ne-t-ai-pas-violee-donc-tout-le-mond

    Alors que le procès hors norme des viols de Mazan va entrer dans sa huitième semaine, plusieurs collectifs féministes ont appelé à manifester samedi « contre l’impunité qui progresse » et pour « dénoncer la culture du viol ».

  • Il Tribunale non convalida il trattenimento dei migranti in Albania, domani torneranno in Italia

    L’ira di Lega e Fdi. Schlein: ’Si configura un danno erariale’. M5s: ’Meloni si scusi’

    La sezione immigrazione del tribunale di Roma non ha convalidato il trattenimento dei migranti all’interno del centro italiano di permanenza per il rimpatrio di Gjader in Albania.

    Il provvedimento era stato disposto per i dodici stranieri dalla questura di Roma il 17 ottobre scorso, i quali fanno parte dei 16 migranti (dieci provenienti dal Bangladesh e 6 dall’Egitto) trasportati in Albania al Cpr di Gjader dalla nave Libra della Marina militare italiana.

    I 12 migranti partiranno domani dall’Albania su una nave della Marina militare per tornare in Italia approdando a Bari. Lo si apprende da fonti sul posto secondo cui i migranti potrebbero poi essere portati in un centro per richiedenti asilo. Nonostante la loro richiesta di asilo sia già stata respinta nelle ultime ore, i migranti hanno ancora la possibilità di fare ricorso entro quattordici giorni per poter chiedere nuovamente che gli venga riconosciuto questo status.

    «I due Paesi da cui provengono i migranti, Bangladesh ed Egitto, non sono sicuri, anche alla luce della sentenza della Corte di giustizia». È quanto sostiene in sintesi uno dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma, nella sua ordinanza - riferendosi ai migranti portati nel centro Gjader in Albania - che non convalida il trattenimento di uno di loro. Il trattenimento non è stato convalidato per nessuno dsei 12 migranti. Per i giudici lo stato di libertà potrà essere riacquisito solo in Italia e per questo dovranno essere riaccompagnati nel nostro paese.

    Pedr i giudici «Il diniego della convalida dei trattenimenti nelle strutture ed aree albanesi, equiparate alle zone di frontiera o di transito italiane, è dovuto all’ impossibilità di riconoscere come ’paesi sicuri’ gli Stati di provenienza delle persone trattenute, con la conseguenza dell’inapplicabilità della procedura di frontiera e, come previsto dal Protocollo, del trasferimento al di fuori del territorio albanese delle persone migranti, che hanno quindi diritto ad essere condotte in Italia».

    L’ira della Lega e di FdI. «Proprio nel giorno dell’udienza del processo Open Arms contro Matteo Salvini, l’ordinanza che non convalida il trattenimento degli immigrati in Albania è particolarmente inaccettabile e grave. I giudici pro-immigrati si candidino alle elezioni, ma sappiano che non ci faremo intimidire». Così una nota della Lega.

    «Assurdo! Il tribunale non convalida il trattenimento dei migranti in Albania. In aiuto della sinistra parlamentare arriva quella giudiziaria», si legge in un post sul profilo X di Fratelli d’Italia, in una grafica con una toga di colore rosso. «Alcuni magistrati politicizzati hanno deciso che non esistono Paesi sicuri di provenienza: impossibile trattenere chi entra illegalmente, vietato rimpatriare i clandestini - afferma ancora il messaggio sui social del partito della premier Giorgia Meloni -. Vorrebbero abolire i confini dell’Italia, non lo permetteremo».

    Un attacco arriva anche da Forza Italia. «Sono abituato a rispettare le decisioni del potere giudiziario ma vorrei anche venissero rispettate le decisioni del potere esecutivo e legislativo, perché una democrazia si basa sulla tripartizione dei poteri. Il potere giudiziario deve applicare le leggi, non di modificarle o di impedire all’esecutivo di poter fare il proprio lavoro. Il potere viene sempre dal popolo, che ha scelto questo parlamento e questo governo. La volontà del popolo va sempre rispettata. Andremo avanti con quanto ha detto la presidente Von der Leyen, per la quale l’accordo tra Italia e Albania è un modello da seguire», ha detto il vicepremier e leader di Fi Antonio Tajani.

    Piantedosi annuncia ricorso. «Nutro rispetto per i giudici. Noi la battaglia la faremo all’interno dei meccanismi giudiziari. Battaglia nel senso di affermazione in punto di diritto internazionale europeo e nazionale. Ricorreremo e arriveremo fino alla Cassazione. Qui si nega il diritto del governo di attivare procedure accelerate: fare in un mese quello che altrimenti avviene in tre anni», ha affermato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi.
    Schlein: sui centri in Albania si configura un danno erariale

    «Vergogna! Altro che modello: l’accordo fatto con l’Albania è un accordo fuorilegge, un accordo che viola il diritto internazionale. Ringrazio i parlamentari che ieri» sono andati nel centro. Lo ha detto la leader Dem, Elly Schlein, durante la direzione del Pd. «L’intero meccanismo - ha aggiunto - non sta in piedi. Si tratta di 800milioni buttati che potevano essere usati per la sanità. Si configura un danno erariale».
    M5s: Meloni si scusi per la truffa del Cpr in Albania

    «Giorgia Meloni deve chiedere scusa agli italiani, a partire da quelli che l’hanno votata, per averli raggirati con una truffa. Perché di questo si tratta: una truffa da centinaia di milioni di euro con cui Meloni, dopo essersi resa conto di non poter attuare il folle blocco navale promesso in campagna elettorale, ha voluto far credere agli italiani di aver trovato il modo di tenere lontani gli immigrati spedendoli oltremare. Una truffa organizzata così male da essere sventata dopo sole 48 ore dalla sua attuazione con l’ordine dei magistrati di liberare e rispedire in Italia i primi dodici migranti trasferiti in Albania, spendendo quasi 300 mila euro solo di gasolio. Un esito inevitabile: i giudici non hanno potuto convalidare il loro fermo amministrativo dovendosi attenere, come ovvio, al diritto europeo che, per sentenza Cedu dello scorso 4 ottobre, non riconosce come sicuri i Paesi così definiti dal governo. Tutta una truffa, tutto falso. Tranne le centinaia di milioni spesi per mettere in piedi questa messa in scena. Cosa farà ora Meloni? Sfiderà la legge continuando a portare in Albania migranti che dopo due giorni dovranno tornare liberi in Italia? Dal blocco navale al ponte navale?». Lo dichiarano i parlamentari del Movimento 5 Stelle delle Commissioni Politiche Ue di Camera e Senato.

    Fratoianni: i ministri rimborsino i soldi pubblici sprecati

    «Il ministro Piantedosi e l’intero governo Meloni dovrebbero di tasca loro rimborsare lo Stato per i soldi pubblici sprecati in questi giorni per l’inutile deportazione di 16 persone in Albania. E proprio a queste persone dovrebbero poi chiedere scusa pubblicamente». Lo scrive su X Nicola Fratoianni di Avs dopo la decisione del Tribunale di Roma di non trattenimento in Albania dei migranti sbarcati dalla nave militare Libra. «La propaganda, anche la più cinica e feroce, può ben poco - conclude il leader di SI - contro la realtà e contro le leggi».

    Renzi: il governo per avere tre like butta via un miliardo

    «Dunque le cose stanno più o meno così. Le nostre aziende hanno bisogno di migranti e i nostri cittadini hanno bisogno di più soldi in busta paga e meno liste d’attesa sulla sanità. E dunque cosa fa il Governo Meloni? Per avere tre like sui social, butta via un miliardo di euro per trasportare avanti e indietro con l’Albania qualche decina di migranti. Serve immigrazione regolare per le nostre aziende, servono progetti con ITS ed efficaci strutture di formazione, serve la concretezza e non l’ideologia. I soldi vanno dati ai nostri carabinieri, ai nostri infermieri, ai nostri operai. Non vanno buttati in inutili e costosi spot. Prima o poi tutti si renderanno conto del danno che l’influencer in capo sta facendo al bilancio dello Stato». Lo scrive su X il leader di Iv Matteo Renzi.

    https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2024/10/18/il-tribunale-non-convalida-il-trattenimento-dei-migranti-in-albania-domani-torn
    #justice #Albanie #asile #migrations #réfugiés #externalisation #tribunal
    #Gjader

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    ajouté à la métaliste sur l’#accord entre #Italie et #Albanie pour la construction de #centres d’accueil (sic) et identification des migrants/#réfugiés sur le territoire albanais...

    https://seenthis.net/messages/1043873

    • Immigration : un tribunal italien invalide la rétention des migrants envoyés en Albanie, un camouflet pour Giorgia Meloni

      Les douze migrants envoyés en Albanie doivent être transférés en Italie, mais le ministre italien de l’Intérieur Matteo Piantedosi a annoncé que le gouvernement ferait appel.

      Un revers cinglant pour le gouvernement d’extrême-droite de Giorgia Meloni. Un tribunal italien a invalidé, vendredi 18 octobre, la rétention dans des centres albanais des premiers demandeurs d’asile que Rome y a transférés cette semaine. La Première ministre a aussitôt réagi : « les Italiens m’ont demandé d’arrêter l’immigration illégale, et je ferai tout ce qui est possible pour tenir parole », a-t-elle promis dans un message posté sur X.

      Le gouvernement dirigée par la cheffe du parti d’extrême droite Fratelli d’Italia (FDI) a signé fin 2023 avec Tirana un accord prévoyant la création de deux centres en Albanie, d’où les migrants secourus en Méditerranée pourront effectuer une demande d’asile.

      Giorgia Meloni et ses alliés de droite et d’extrême droite ont présenté cet accord comme un modèle pour l’Europe et la dirigeante italienne en a détaillé le contenu jeudi à Bruxelles lors d’une réunion informelle avec la Hongrie, les Pays-Bas, l’Autriche ou encore la Grèce, en présence de la présidente de la Commission européenne, Ursula von der Leyen.
      Le gouvernement fait appel

      La décision des juges de la section des affaires migratoires du tribunal de Rome constitue donc un revers pour l’exécutif italien, qui a fait de la lutte contre l’immigration irrégulière un de ses principaux chevaux de bataille politiques. Les seize premiers migrants sont arrivés mercredi en Albanie, mais quatre d’entre eux ont immédiatement été ramenés en Italie, deux affirmant être mineurs et deux autres ayant besoin de soins médicaux.

      Le tribunal italien ayant invalidé la rétention des 12 autres demandeurs d’asile, originaires du Bangladesh et d’Égypte, a invoqué un récent arrêt de la Cour européenne de justice sur les pays de provenance considérés « sûrs » par les pays d’accueil. Rome a récemment étendu la liste des pays d’origine « sûrs », définis comme des États où il n’y a pas de persécution, de torture ou de menace de violence aveugle, à 22 pays.

      Mais cette liste comprend des pays dont certaines régions ne sont pas jugées « sûres ». Or la Cour européenne de justice estime que les États membres de l’UE ne peuvent désigner comme sûrs que des pays entiers, et non des parties de pays. Les douze migrants doivent donc être transférés en Italie, mais le ministre italien de l’Intérieur Matteo Piantedosi a annoncé que le gouvernement ferait appel.

      https://www.francetvinfo.fr/societe/immigration/immigration-un-tribunal-italien-invalide-la-retention-des-migrants-envo

    • Op-ed: Does the Rome court’s refusal to validate the detention order of the first asylum seekers brought to Albania mark the end of the Italy-Albania deal?

      On 18 October, the Civil Court of Rome blocked the detention of 12 asylum seekers from Bangladesh and Egypt, who had been transferred to Albania under a new migration deal between the two countries. While significant, the ruling might not be the end of the story.

      What is the Italy-Albania deal?

      The Italy-Albania deal, which was signed in November 2023 and ratified in February 2024, as part of Italy’s broader efforts to hinder arrivals from the Central Mediterranean route, allows Italy to send migrants rescued in international waters to Albania for asylum processing under an accelerated border procedure and for return operations. The procedures happen under Italian jurisdiction and are regulated by Italian law transposing the relevant EU legislation. The administrative and judicial authorities competent to deal with the matter are those in Rome. Migrants are first screened at the port of Shëngjin, and vulnerable individuals, such as minors or victims of trafficking, who are exempted from the border procedure, are returned to Italy. The rest are transferred to a centre in Gjadër, where their asylum claims are processed, and potential return operations for rejected applicants are arranged. Those who instead qualify for protection are transferred to Italy.

      On 14 October, the first transfer took place, with 16 migrants from Bangladesh and Egypt being sent to Albania after initial screening aboard an Italian Navy ship. Of the 16 people who were transferred, 12 were deemed eligible for accelerated border processing and detained in Albania. Italian judges were then asked to validate the detention orders.

      What did the Italian judges say?

      Relying on a recent ruling from the Court of Justice of the EU, on 18 October, the Civil Court of Rome decided that an accelerated border procedure could not be applied to the 12 asylum seekers detained in Albania. Under Italian law, asylum seekers who arrive at the border without meeting entry conditions can undergo an accelerated process if they come from a “safe country of origin”. These individuals can also be detained if they do not provide a passport or refuse to deposit a financial guarantee. Without even looking into the detention question, the Rome court said that Italy’s designation of Bangladesh and Egypt as safe countries of origin was improper, because both countries were listed as safe with exceptions for certain groups, such as LGBTQI+ people, victims of female genital mutilation, and political opponents. On 4 October, the EU court had clarified that EU member states cannot classify third countries as safe countries of origin if there are exceptions. On the contrary, the third country should be free from the risk of persecution, torture and indiscriminate violence due to conflicts in its entirety. As a result, the Italian judges determined that the accelerated border procedure could not be applied to the 12 asylum seekers. The Rome court thus ordered them to be redirected to the ordinary asylum process in the territory. The 12 were transferred back to Italy on the same day, reaching the port of Bari in the afternoon of 19 October.

      Is the Italy-Albania deal dead?

      Not necessarily. As a response, the Italian government passed a law-decree, published on 24 October, to modify its list, removing countries deemed safe with territorial exceptions. However, countries with exceptions based on at-risk groups, including Egypt and Bangladesh, remained on the list. The government’s strategy is to claim that the EU court ruling only applies to territorial exceptions. However, this argument is unconvincing. The amendment to the 2005 Asylum Procedures Directive, used by the EU court as a basis to demonstrate the intention of the legislator to identify third countries of origin as safe only if they are entirely safe, removed the possibility of using both territorial and categories of people-based exceptions. We will soon see how the judges respond to this further change, given that the government, which is appealing the Rome court’s decision, will most likely attempt new transfers. However, even if the judges reject further detention orders, the deal could still survive.

      The ruling only focused on how Italy implements the EU border procedure in general, and not on the situation in Albania specifically. This means that, in practice, asylum applicants from safe countries of origin without territorial limitations or exceptions based on at-risk groups could nonetheless be transferred. Furthermore, future EU regulations could provide loopholes for Italy. The forthcoming Asylum Procedure Regulation explicitly provides that third countries can be listed as safe countries of origin even when there are exceptions for specific parts of their territory or clearly identifiable categories of persons. Additionally, it expands the scope of accelerated border procedures, and renders them applicable not only to asylum seekers coming from safe countries of origin, but more broadly to applicants coming from a country with a recognition rate below 20%.

      The road ahead?

      The Italy-Albania deal is seen as a test case for EU member states seeking to manage migration flows through external partnerships. Its replicability is, however, questionable. The possibility of transferring migrants rescued on the high seas to Albania is based on the fact that the Asylum Procedure Directive only applies to applications made at the border, in transit zones or in territorial waters – but not in international waters, and that it can thus be unilaterally extended to procedures conducted in a third country. This means that, in practice, EU member states which do not face irregular border crossings at their external borders would not be able to copy it. However, in addition to creating unnecessary and unreasonable costs to process asylum applications outside the territory, it also sets a dangerous precedent. It deals yet another heavy blow to the right to territorial asylum, already under attack with discussions concerning “novel” ideas to manage migration inflows, including through the removal of the connection criteria to dismiss asylum applications based on the safe third country concept, and the ongoing discussions about creating “return hubs” in the context of the revision of the Return Directive. While the Italian authorities committed on paper to apply the same standards “as if” the applicants were in Italy, there are serious doubts that processing outside the EU can guarantee fair procedures and effective access to protection. For instance, in-person meetings with lawyers in Albania are permitted only if remote counselling is not possible, raising serious concerns relating to the right of defence. Given the legal, logistical, and humanitarian challenges behind external partnerships to shift responsibility to third countries or lower procedural guarantees, EU member states would do better if they if they invested in efficient asylum systems, integration measures and regularisation mechanisms in their territories instead.

      https://ecre.org/op-ed-does-the-rome-courts-refusal-to-validate-the-detention-order-of-the-firs

  • Italy’s offshore detention centers in Albania open for business

    Rights watchdogs have raised strong concerns about the centers, with one lawyer describing them as “an Italian Guantanamo.”

    Italy’s contentious migrant detention centers in Albania are now ready and operational, the Italian ambassador to Tirana said Friday, after months of delays and logistical setbacks.

    Under the 2023 deal, Tirana agreed that Italy could send up to 36,000 male migrants who have been stopped in international waters each year to two asylum-processing centers in northern Albania.

    Rights groups and opposition politicians have called the deal “dehumanizing” and “illegal,” warning that diverting migrants to an extra-territorial location, run by private contractors, will obscure them from scrutiny, weakening oversight of conditions and increasing the violations of basic rights.

    Federica Borlizzi, a lawyer with CILD, the Italian coalition for Freedom and Civil Rights, called the centers “an Italian Guantanamo,” a reference to the notorious United States detention camp in Cuba, in which terror suspects were imprisoned without trial and tortured.

    Since rising to power on an anti-immigration platform in 2022, Italian Prime Minister Giorgia Meloni has spearheaded European Union deals with African countries to block migrant boat departures and introduced stringent rules for those arriving in Italy illegally, including automatic detention.

    Rome says the deal aims to relieve pressure on Italian centers and dissuade migrants from setting off. Meloni has called the deal “a new, courageous and unprecedented path” which could be replicated with other non-EU countries. Fifteen other EU countries have written to the European Commission to request it look at possible models for similar schemes.

    Under the new scheme, migrants sent to Albania will have their asylum claims fast-tracked, and are to be deported if unsuccessful.

    The ambassador did not say when he expected the first migrants to arrive.
    Out of sight

    Critics, however, have argued that the deal is expensive and pointless. Rights groups say that it violates European and Italian law, as well as United Nations migration guidelines which require those rescued at sea to be taken to the nearest safe port.

    Migrants sent to Albania will effectively be denied the right to legal assistance, Anna Brambilla of ASGI, a non profit that advocates for migrants’ rights, told POLITICO.

    “It’s hard enough for migrants to access a lawyer in Italy,” she said.

    The government’s accelerated asylum procedures are also problematic “because you cannot be evaluated properly in a short time, and vulnerabilities do not emerge immediately,” Brambilla said.

    A central issue for rights groups is the selection of migrants to be diverted to Albania. While the government claims that all vulnerable people, women and children will be brought to Italy, the identification of trafficking or torture victims or unaccompanied children could not be guaranteed on a boat, Brambilla said.

    CILD has been a staunch critic of Italy’s existing migrant detention centers, documenting overcrowding, degrading conditions of sanitation and food, and scant medical and psychological care.

    Borlizzi told POLITICO that locating detention and asylum processing centers in Albania would reduce opportunities for oversight, creating “fertile ground to continue violating the rights of the detained, particularly the conditions of their detention.”

    “We have seen eight people forced to sleep in a cell of 20 square meters. Imagine what will happen in a foreign land far from any type of monitoring,” Borlizzi said. Private contractors have an incentive to increase overcrowding to increase profits, she added.

    Italy’s Green and Left Alliance, which is currently in the opposition, has termed the centers “concentration camps.”

    MP Angelo Bonelli, the group’s leader, told POLITICO the camps will resolve nothing and are merely “a marketing operation,” adding that the camps’ maximum capacity — 3,000 a month — “is nothing compared to the scale of the emergency.”

    “The government wants people to think the immigration emergency has been resolved but migration depends on external factors — wars and climate change,” he said.

    https://www.politico.eu/article/italy-offshore-detention-centers-albania-migration-asylum-processing-giorgi

    #Albanie #migrations #réfugiés #ouverture #accès_aux_droits #profit #privatisation #business
    #Shengjin e #Gjader #Italie #externalisation #accord

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    ajouté à la métaliste sur l’#accord entre #Italie et #Albanie pour la construction de #centres d’accueil (sic) et identification des migrants/#réfugiés sur le territoire albanais...

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    • Les centres d’hébergement italiens en #Albanie opérationnels

      Après des mois de retard et de controverses, les centres italiens pour migrants en Albanie, édifiés sur le port de Shëngjin et sur une ancienne base militaire à Gjadër sont opérationnels depuis vendredi 11 octobre. Les exilés secourus en mer par les garde-côtes italiens devraient ainsi y être bientôt envoyés pour y demander l’asile.

      « Tout est prêt pour accueillir les migrants », a affirmé l’ambassadeur d’Italie en Albanie, Fabrizio Bucci, lors d’une visite vendredi 11 octobre des centres d’accueil pour migrants, organisée pour la presse. Les structures devaient déjà être opérationnelles en août.

      « À partir d’aujourd’hui toutes les structures sont fonctionnelles », a ajouté Fabrizio Bucci : le centre d’enregistrement situé sur le port de Shengjin et celui dans lequel doivent être hébergé les hommes arrêtés en mer, à une vingtaine de kilomètres, sur l’ancienne base militaire de Gjader.

      Construits aux frais de l’Italie et sous juridiction de ce pays, ces centres, dont le coût global atteindra un milliard d’euros, doivent accueillir les exilés secourus en mer par des navires italiens. Les « personnes vulnérables » comme les femmes et les enfants ne sont pas concernées.

      36 000 migrants par an

      Ils passeront d’abord par le port, où des bureaux ont été installés dans des préfabriqués posés derrières de hautes grilles, pour être recensés. Ils seront ensuite envoyés à Gjader, où ils attendront de savoir si leur demande d’asile est acceptée ou non. Ce site, composé de préfabriqués de 12 m2, entourés de hauts murs et surveillés par la police et entourés de caméras, est divisé en trois structures différentes : l’une pour ceux devant être rapatriés, l’autre pour les demandeurs d’asile et la troisième pour ceux ayant commis un délit à l’intérieur d’un des centres.

      Le traitement des demandes d’asile pourront prendre jusqu’à quatre semaines, selon une source au fait des procédures ayant demandé à rester anonyme.

      Tout ce qui se passe dans l’enceinte du camp est sous la responsabilité des Italiens, tandis que la sécurité extérieure est assuré par les forces de l’ordre albanaises.

      Plus de 300 militaires, médecins et juges italiens sont engagés dans cette opération, a précisé l’ambassadeur.

      Cet accord, vertement critiqué par les ONG de défense des droits humains, a été signé en novembre 2023 entre la cheffe du gouvernement italien, Giorgia Meloni, et son homologue albanais, Edi Rama, qui brûle de rejoindre l’Union européenne (UE). Le protocole italo-albanais prévoit, à terme, l’accueil de 36 000 migrants par an.

      L’Italie et la Hongrie ont proposé d’en étendre le principe à l’échelle européenne avec la création de « hubs de retour » - des centres où seraient renvoyés des migrants illégaux dans des pays en dehors de l’UE. Une proposition qui pourrait être discutée au sommet européen des 17 et 18 octobre à Bruxelles.

      https://www.infomigrants.net/fr/post/60513/immigration-irreguliere--les-centres-dhebergement-italiens-en-albanie-

    • L’Italie transfère un groupe de migrants vers l’Albanie, une première pour un pays de l’Union européenne

      Ce transfert inédit intervient en vertu d’un accord signé fin 2023 et qui prévoit la création de deux centres en Albanie, d’où les migrants pourront effectuer une demande d’asile.

      C’est la mise en œuvre d’un accord controversé. L’Italie a débuté le transfert d’un groupe de migrants vers les centres qu’elle gère en Albanie, en vertu d’un accord signé fin 2023 avec ce pays des Balkans non membre de l’Union européenne. Le patrouilleur de la marine italienne Libra est parti lundi 14 octobre avec un premier groupe d’hommes à son bord, selon le quotidien La Repubblica(Nouvelle fenêtre). D’après le journal, il s’agit de personnes originaires du Bangladesh et d’Egypte, et le navire, parti de l’île italienne de Lampedusa, doit arriver en Albanie mercredi.

      L’accord entre le gouvernement de Giorgia Meloni, Première ministre d’extrême droite italienne, et celui de son homologue albanais Edi Rama prévoit la création de deux centres en Albanie, d’où les migrants pourront effectuer une demande d’asile. Cet accord, en vigueur pour cinq ans, dont le coût pour l’Italie est estimé à 160 millions d’euros par an, concerne les hommes adultes interceptés par la marine ou les gardes-côtes italiens dans leur zone de recherche et de sauvetage dans les eaux internationales.
      Mesure de rétention administrative

      La procédure prévoit un premier contrôle sur un navire militaire, avant un transfert dans un centre du nord de l’Albanie, au port de Shengjin, pour une identification, puis vers un second centre, sur une ancienne base militaire à Gjader. Là, les migrants seront détenus en vertu d’une mesure de rétention administrative décidée par le préfet de Rome, dans des pièces de 12 m2 au sein de préfabriqués entourés de hauts murs et de caméras, et surveillés par la police, dans l’attente du traitement de leur demande d’asile.

      L’intérieur du camp est sous la responsabilité des Italiens, la sécurité extérieure étant assurée par les forces de l’ordre albanaises. Les personnes considérées comme vulnérables par la loi, dont les mineurs, les femmes, les personnes souffrant de troubles mentaux, ayant été victimes de torture, de violences sexuelles ou de traite d’êtres humains, ne sont pas concernées par la procédure.

      https://www.francetvinfo.fr/societe/immigration/immigration-l-italie-transfere-un-groupe-de-migrants-vers-l-albanie-une

      #mise_en_oeuvre

    • Italien und die Migration. Der Weg der Externalisierung

      Italien verschärft unter Giorgia Meloni seine Migrationspolitik: national durch strengere Aufnahmegesetze, international durch Abkommen mit Drittstaaten wie Tunesien oder Albanien. Zugleich wächst mit dem EU-Migrationspakt die Verantwortung Italiens.

      Italien ist in den vergangenen Jahrzehnten zu einem der wichtigsten Erstaufnahmeländer für sogenannte irreguläre Immigranten geworden, die auf der zentralen Mittelmeerroute nach Europa kommen. Die Migrationspolitik hatte und hat daher stets einen hohen Stellenwert für italienische Regierungen, so auch für die aktuelle Mitte-rechts-Regierung unter Giorgia Meloni.

      Diese befasst sich sowohl innen- als auch außenpolitisch mit dem Thema: Auf nationaler Ebene hat sie durch eine Reihe von Verordnungen die Aufnahmebedingungen für Schutzsuchende verschärft, auf internationaler Ebene hat sie mit den EU-Partnern das im Frühjahr 2024 verabschiedete neue Migrations- und Asylpaket („Migrationspakt“) ausgehandelt und mit weiteren Ländern außerhalb der Union Abkommen geschlossen. Die innen- und außenpolitischen Schritte sind eng miteinander verknüpft und Teil einer Gesamtstrategie, die darauf zielt, die Zahl der irregulären Einwanderer zu reduzieren, die Rückführung zu fördern und das Asylsystem von der wachsenden Zahl der Anträge auf internationalen Schutz zu entlasten.
      Ändert sich Italiens Rolle?

      Im Laufe des Jahres 2024 hat sich das Migrationsgeschehen auf der zentralen Mittelmeerroute stark verändert. Nachdem die Zahl der Bootsflüchtlinge, die an den Küsten Italiens anlanden, über Jahre konstant gestiegen war, hat sich die Tendenz jüngst umgekehrt: In den ersten sieben Monaten 2024 kamen rund 33000 Menschen übers Meer nach Italien, deutlich weniger als die 88000 im selben Zeitraum 2023 (Abbildung). Zur Auflösung der Fußnote[1] Generell war 2023 mit 157000 irregulären Einreisen – dem höchsten Stand seit 2016 – ein besonders intensives Jahr. Die Zahl der Anlandungen hatte schon ab 2020 zugenommen, ging aber um die Zeit des Amtsantritts von Meloni im Herbst 2022 nochmals steil nach oben.

      In den ersten Monaten der Regierung Meloni zeigten sich weitere Veränderungen. Zum einen trat Tunesien zeitweilig an die Stelle Libyens als Hauptabfahrtsland für die Seereise nach Italien. Während die Menschen bisher überwiegend von Libyen aus aufgebrochen waren, kamen 2023 mehr als 60 Prozent von Tunesien aus. Zur Auflösung der Fußnote[2] Zum anderen stieg der Anteil von Einwanderern aus westafrikanischen Ländern wie der Republik Côte d’Ivoire und Guinea. Dank bilateraler Visaabkommen zwischen Tunis und ihren Heimatländern nutzten viele Migranten und Flüchtlinge aus den Ländern südlich der Sahara Tunesien als Transitland; oder sie waren bereits länger dort gewesen und flohen vor der diskriminierenden Politik des tunesischen Präsidenten Kais Saied. Ein Schwerpunkt der italienischen Migrationspolitik liegt deshalb auf Tunesien, nicht zuletzt, weil auch die Zahl der tunesischen Migranten hoch geblieben ist.

      Mittlerweile hat sich die Lage erneut verändert. Libyen ist 2024 wieder zum Hauptabfahrtsland in Richtung Italien geworden. Bis Mitte Juli kamen 59 Prozent der in Italien angekommenen Migranten aus Libyen, 36 Prozent aus Tunesien. Zur Auflösung der Fußnote[3] Ein Grund dafür ist, dass die tunesischen Behörden vermehrt Flüchtlingsboote aufgreifen: In den ersten fünf Monaten des Jahres wurden bereits 30000 Menschen an Land zurückgebracht – eine Zunahme von 40 Prozent gegenüber 2023. Zur Auflösung der Fußnote[4] Ungeachtet von Vorwürfen gegen die tunesische Küstenwache, den Tod von Migranten auf See mitverursacht zu haben, Zur Auflösung der Fußnote[5] hat das Land im Juni zudem eine eigene Seenotrettungszone eingerichtet, die derlei Aufgriffe erleichtert. Auch die Herkunft der Menschen, die Italien erreichen, hat sich erneut geändert: Die Hauptherkunftsländer sind jetzt Bangladesch und Syrien, gefolgt von Tunesien, Guinea und Ägypten.

      In den vergangenen Jahren wurden darüber hinaus immer mehr Anträge auf internationalen Schutz gestellt. 2023 entfielen 12 Prozent der Asylanträge in der EU auf Italien. Die insgesamt 136000 Anträge sind zwar im Vergleich etwa zu Deutschland zu sehen, wo 334000 Anträge gestellt wurden, dennoch steht Italien in dieser Beziehung hinter Deutschland, Frankreich und Spanien an vierter Stelle in der EU. Zur Auflösung der Fußnote[6]

      Italien ist also nicht nur eines der Haupteinreiseländer für Migranten, die irregulär in der EU ankommen, sondern auch eines derjenigen, in denen die meisten Asylanträge gestellt werden. Die italienischen Behörden sind daher neben der Seenotrettung und Erstaufnahme in zunehmendem Maße auch mit der Verwaltung eines expandierenden Asylsystems befasst. Mit Inkrafttreten des neuen Migrations- und Asylpakets der EU wird diese Dynamik unweigerlich zunehmen. Diese Doppelbelastung erklärt auch, warum Fragen der irregulären Migration und des Asylsystems für die Regierung Meloni untrennbar zusammengehören und warum diese verstärkt auf Abschreckung setzt, um sowohl die Zahl der Ankömmlinge als auch die der Asylanträge zu reduzieren.
      Wege der Abschreckung

      Die Politik der Abschreckung zielt definitionsgemäß darauf, sogenannte irreguläre Migranten und insbesondere Flüchtlinge daran zu hindern, das Hoheitsgebiet des Ziellandes zu erreichen. Zur Auflösung der Fußnote[7] Mit diesem Konzept beschreitet die Regierung Meloni keineswegs einen neuen Weg, sondern führt den ihrer Vorgänger fort. Die entsprechenden Maßnahmen sind indes häufig lediglich Sofortmaßnahmen in Zeiten erhöhten Migrationsdrucks und keine strukturellen Weichenstellungen.

      Die Regierung hat zwei Arten von Maßnahmen in die Wege geleitet. Zunächst geht es ihr darum, Kosten und Risiken der Mittelmeerüberquerung zu erhöhen, um Migranten von selbiger abzuhalten. Hierunter fallen etwa Einschränkungen der Betätigungsmöglichkeiten für Nichtregierungsorganisationen, die sich in der Seenotrettung engagieren und vom Staat als Pull-Faktor angesehen werden. Auch die Verschärfung der Strafen für Menschenhändler und Schleuser, etwa in der umstrittenen „Cutro-Verordnung“ von März 2023, zielt in diese Richtung. Zur Auflösung der Fußnote[8]

      Ebenso zu dieser Kategorie zählt das Migrationsabkommen der EU mit Tunesien vom Juli 2023, auf das Italien sehr gedrängt hat. Die gemeinsame Absichtserklärung wurde als eine umfassende Vereinbarung über verschiedene Politikfelder präsentiert – von nachhaltiger Landwirtschaft bis zu Energiefragen. Am meisten aber wird zweifellos im Bereich der Migration investiert, um die Zusammenarbeit mit den tunesischen Behörden zu verbessern. Die EU hat dem nordafrikanischen Land hierfür 105 Millionen Euro zur Verfügung gestellt – was offensichtlich kurzfristig Wirkung zeigt, wie an der gestiegenen Zahl der aufgegriffenen Boote zu sehen ist.

      Dennoch steht die Vereinbarung stark in der Kritik: Auf der einen Seite legitimiert sie die Regierung Saied, die sowohl gegen Flüchtlinge als auch gegen die eigene Bevölkerung immer autokratischer vorgeht und Menschen- und Freiheitsrechte missachtet. Auf der anderen Seite wird durch das Abkommen ein nicht unbedingt vertrauenswürdiger Drittstaat in die Lage versetzt, den Migrationsdruck – der im Gegenzug lediglich kurzzeitig verringert wird – gegen die EU instrumentalisieren zu können. Wie ähnliche Abmachungen zwischen Italien und Libyen von 2017 gezeigt haben, ist nämlich kaum anzunehmen, dass sich der Rückgang der Flüchtlingszahlen in den kommenden Jahren fortsetzen wird. Nachdem damals die Zahl der Ankommenden aus Libyen zunächst stark abgenommen hatte, nahm sie ab 2020 wieder an Fahrt auf, denn die Ursachen für die Migrationsbewegungen in der Region sind vielfältig und durch restriktive Maßnahmen allein kaum in den Griff zu bekommen. Zur Auflösung der Fußnote[9]

      Der zweite Weg, auf dem die italienische Regierung die irreguläre Einwanderung eindämmen möchte, zielt auf die Einschränkung der Leistungen, auf die Migranten in Italien hoffen können. Unter diese Kategorie fallen etwa Maßnahmen wie die weitgehende Abschaffung des humanitären Schutzes und die Verlängerung des Ausreisegewahrsams in Rückführungszentren.

      Ein weiteres Beispiel für die Versuche der Regierung, Migranten abzuschrecken, indem sie – zumindest auf dem Papier – die Asylmöglichkeiten in Italien einschränkt, ist eine mit Albanien im November 2023 getroffene Vereinbarung. Demnach werden auf italienische Kosten zwei Aufnahmezentren auf albanischem Boden errichtet, in denen künftig die Asylanträge von monatlich rund 3000 Migranten abgewickelt werden sollen, die von Schiffen italienischer Behörden in internationalen Gewässern aus Seenot gerettet wurden. Die Entscheidungshoheit über die Gewährung von Asyl soll dabei jedoch zu jeder Zeit in italienischer Hand verbleiben.

      Dieses Verfahren ist ein erster Schritt zur Externalisierung beziehungsweise zum Outsourcing von Asylverfahren in ein Nicht-EU-Land. Damit unterscheidet sich die Vereinbarung mit Albanien grundsätzlich vom Abkommen mit Tunesien, das keinerlei vergleichbare Mechanismen vorsieht. Doch gerade weil die Entscheidungsgewalt nicht an albanische Behörden übertragen wird, kann man wohl davon ausgehen, dass die italienische Regierung in erster Linie das Ziel verfolgt, potenzielle Migranten durch die schiere Existenz des Überstellungsmechanismus nach Albanien vom Aufbruch abzuhalten. Sie sollen davon ausgehen, dass ihr Asylverfahren nicht von einem EU-Land entschieden wird. Die Vermittlung dieses Eindrucks aber ist irreführend.
      Ein für Italien unausgewogenes Abkommen

      Die von der Regierung Meloni betriebene Abschreckungspolitik muss im europäischen Kontext gesehen werden, insbesondere im Rahmen des neuen Migrations- und Asylpakets, das aus zehn miteinander verbundenen Rechtsakten besteht, um das Gemeinsame Europäische Asylsystem (GEAS) zu reformieren. Im Mittelpunkt der Verhandlungen – und der italienischen Position – stand das schwierig zu findende Gleichgewicht zwischen Verantwortung und Solidarität unter den Mitgliedstaaten. Da Rom bereits seit Langem einen verbindlichen Mechanismus für die Verteilung der Schutzsuchenden fordert, legte es dabei besonderes Augenmerk auf die Asylverfahrensverordnung, die Verordnung über Asyl- und Migrationsmanagement sowie die Verordnung zur Bewältigung von Krisensituationen und Situationen höherer Gewalt.

      Die Regierung Meloni musste hier jedoch zurückstecken und stimmte dem Prinzip einer „verpflichtenden Solidarität“ zu, das den Mitgliedstaaten weiterhin großen Spielraum lässt, auf welche Art und Weise sie die Erstaufnahmeländer unterstützen wollen. Die Staaten können nämlich selbst entscheiden, ob sie Asylsuchende aufnehmen – und zwar mit einer EU-weiten festen Obergrenze von 30000 Menschen pro Jahr – oder ob sie stattdessen einen finanziellen Beitrag zur Unterstützung von Maßnahmen zur Migrationskontrolle leisten oder den besonders betroffenen Staaten operativ unter die Arme greifen.

      Die Entscheidung der Regierung, eine der langjährigen italienischen Forderungen aufzugeben, hat sich letztlich nicht ausgezahlt, da die Verantwortung Italiens durch die Reform sogar noch zunimmt – etwa durch die verpflichtende Einführung von Grenzverfahren für bestimmte Kategorien von Migranten, die per definitionem in Erstaufnahmeländern durchzuführen sind. In dieselbe Richtung weist die Verlängerung der Verantwortlichkeit der Erstaufnahmeländer für die Asylanträge im Rahmen des Dublin-Systems, Zur Auflösung der Fußnote[10] das keineswegs überwunden ist, wie die Regierung Meloni behauptet. Ganz im Gegenteil scheinen die neuen Normen vielmehr darauf zu zielen, Mitgliedstaaten wie Deutschland, Frankreich oder die Niederlande zu beruhigen, indem die Sekundärmigration – also die Weiterreise in ein anderes EU-Land – strenger kontrolliert wird.

      Diese Absicht spiegelt sich auch deutlich im „Gemeinsamen Durchführungsplan für das Migrations- und Asylpaket“ wider, den die EU-Kommission im Juni 2024 vorgelegt hat. Zur Auflösung der Fußnote[11] Zu den Maßnahmen zählt etwa die Einführung des großangelegten IT-Systems Eurodac zur Sammlung und zum Abgleich biometrischer Daten von Schutzsuchenden sowie von Screenings Zur Auflösung der Fußnote[12] und weiteren Verfahren des Migrationsmanagements an den EU-Außengrenzen, die erkennbar vor allem der Eindämmung der Sekundärmigration dienen.

      Der Umsetzungsplan bietet die erste Gelegenheit, die von der Kommission vorgesehenen Schritte zur Implementierung des Migrationspaktes zu analysieren und mit den italienischen Interessen abzugleichen. Dass es sich bei der Reform um ein integriertes Gesamtkonzept handelt, wird durch die Festlegung unterstrichen, dass die Mitgliedstaaten nicht zwischen der Anwendung verschiedener Gesetzespakete wählen können, sondern alle Mitgliedstaaten alle Bausteine des Plans umsetzen müssen. Dieser Aspekt entspricht der italienischen Sicht auf die Migrationspolitik als „europäische Frage“. Dennoch ist zu erwarten, dass die Mitgliedstaaten in der Umsetzungspraxis bei den Details unterschiedliche Schwerpunkte setzen. Nicht zuletzt Italien selbst könnte bei heikleren Aufgaben zögern, beispielsweise bei der Einführung der verpflichtenden Grenzverfahren, falls seine Interessen in Fragen der Solidarität und bei Rückführungen von den anderen Mitgliedstaaten nicht angemessen berücksichtigt werden.

      Der entscheidende Faktor für den Erfolg des Migrationspaktes ist das gegenseitige Vertrauen der Mitgliedstaaten. Sollte es daran mangeln, könnte die Umsetzung nur teilweise und weniger vorhersehbar gelingen, was den Zweck der gesamten Reform infrage stellen würde. Von der Wirksamkeit und fristgerechten Umsetzung der Maßnahmen hängt auch die weitere Unterstützung seitens Italien ab, dessen Regierung augenscheinlich ein noch unausgewogenes System akzeptiert hat. Ein Grund für diese Entscheidung dürfte in der sogenannten externen Dimension der Migrationspolitik liegen.
      Ist die Externalisierung neu?

      Die Regierung Meloni reklamiert für sich, eine Richtungsänderung der europäischen Migrationspolitik bewirkt zu haben, wodurch nun die externe Dimension privilegiert werde, um die Zahl der irregulär Einwandernden zu verringern und die der Rückführungen zu erhöhen. Denn Italien hat den Kompromiss in Sachen Verantwortung und Solidarität im neuen EU-Pakt nur gegen eine Reihe von Zugeständnissen bei den Rückführungen akzeptiert. Der Pakt sieht etwa vor, dass die Kriterien dafür, ob ein Drittland als sicher eingestuft wird oder nicht, auf nationaler Ebene festgelegt werden. Dies wird von Italien begrüßt, denn die Mitgliedstaaten erhalten dadurch größere Flexibilität, Länder als sicher zu bestimmen, damit dorthin abgeschoben werden darf.

      Darüber hinaus ist ganz allgemein ein Trend zur Externalisierung migrationspolitischer Maßnahmen zu erkennen. In den zurückliegenden anderthalb Jahren haben Italien und die Europäische Kommission bei ihren Bemühungen um Migrationsabkommen mit anderen Mittelmeeranrainern sehr effizient zusammengearbeitet. Der Vereinbarung mit Tunesien von 2023 folgte im Frühjahr 2024 ein Abkommen mit Ägypten, das sehr umfassend und ambitioniert ist, aber ebenfalls besonderes Gewicht auf das Thema Migration legt. Die EU weitet derweil das Feld der Partnerschaftsabkommen mit Nicht-EU-Ländern des Mittelmeerraums systematisch aus: Zu den Vereinbarungen mit Tunesien und Ägypten sowie dem bereits 2016 geschlossenen Abkommen mit der Türkei sind kürzlich Übereinkommen mit Mauretanien und dem Libanon hinzugekommen.

      Darüber hinaus wird die italienische Vereinbarung mit Albanien in der EU als ein Modell betrachtet, das in anderen Kontexten nachgeahmt werden könnte. Im Programm der Europäischen Volkspartei (EVP) zur Europawahl 2024 wurde die Übertragung der Zuständigkeit in Asylfragen an Länder außerhalb der EU ausdrücklich unterstützt. Angesichts der Bestätigung der EVP-Kandidatin Ursula von der Leyen als Kommissionspräsidentin ist dies ein wichtiger Wendepunkt. Zudem haben 15 Mitgliedsländer, darunter Italien, vor wenigen Monaten eine gemeinsame Erklärung vorgelegt, in der die EU aufgefordert wird, innovative Lösungen zum Outsourcing der Asylverfahren zu suchen. Ausdrücklich wird darin das Abkommen zwischen Italien und Albanien als Modell angeführt und die Wichtigkeit von Abschreckung betont. Zur Auflösung der Fußnote[13]

      Obwohl die EU, nicht zuletzt auch auf Druck Italiens, in den vergangenen Jahren die externe Dimension ihrer Migrationspolitik konsequenter vorantreibt, handelt es sich nicht um eine grundsätzliche Neuerung. Die EU bemüht sich bereits seit der sogenannten Flüchtlingskrise 2015 um die Zusammenarbeit mit Drittländern, um die Migrationsbewegungen einzuschränken. Inzwischen verfolgt sie diese Strategie lediglich mit mehr Nachdruck und setzt alle ihr zur Verfügung stehenden Mittel ein – von der Handelspolitik bis zur Erleichterung von Visaerteilungen.

      Hierbei riskiert sie allerdings, weitreichende Beziehungen mit Schlüsselländern in Afrika und dem Nahen Osten kurzfristigen migrationspolitischen Interessen unterzuordnen. Darüber setzt sich die EU zunehmend der Gefahr aus, dass Migrationsbewegungen durch andere Akteure im Mittelmeerraum gegen sie instrumentalisiert werden. Paradoxerweise geschieht dies genau in dem Augenblick, in dem die EU mit dem neuen Migrations- und Asylpaket Regelungen in die Wege geleitet hat, die dieses Risiko einschränken sollen. Auch Italien, das seine Politik gegenüber Libyen und Tunesien seit Jahren an den Bedürfnissen der Migrationspolitik ausrichtet, würde durch vermehrte Anlandungen rasch unter Druck geraten.

      Die Kombination aus dem Migrationspakt und der Externalisierung der Migrationspolitik könnte zudem schwerwiegende Folgen für den Zugang zu Asyl haben. Obwohl in EU-Verordnungen immer wieder die Achtung der Grundrechte angemahnt wird, geht es Ländern wie Italien heute vorrangig darum, mit allen Mitteln zu verhindern, dass Menschen in Not nach Europa aufbrechen. Dies spiegeln auch die neuen Regelungen für die Definition sicherer Drittstaaten wider: Während ein Land früher die Genfer Flüchtlingskonvention von 1951 unterzeichnet haben musste, um als sicher anerkannt zu werden, hat die EU dieses Kriterium nun aufgeweicht – es muss lediglich ein „wirksamer Schutz“ gegeben sein, der nicht alle Rechte der Flüchtlingskonvention umfasst. Außerdem gibt die Reform den Mitgliedstaaten die Möglichkeit, ein Land als sicher einzustufen, wenn mit der EU ein Abkommen besteht, in dem die Unterzeichner die Achtung der Menschenrechte garantieren. Zur Auflösung der Fußnote[14] Mit Blick auf Tunesien sind diese Regelungen offensichtlich im Sinne Italiens, denn Tunesien hat die Flüchtlingskonvention zwar unterschrieben, sie aber noch nicht in nationale Gesetzgebung überführt; das gemeinsame Abkommen von 2023 garantiert jedoch, dass Tunesien als sicherer Drittstaat eingestuft werden kann.
      Schlussfolgerungen

      Auch wenn das neue Migrations- und Asylpaket hauptsächlich die interne Dimension der europäischen Migrationspolitik betrifft und mit neuen Verpflichtungen für Italien einhergeht, werden seine Regelungen tiefgreifende Auswirkungen auch auf die Beziehungen zu Drittländern haben. In dieser Hinsicht herrscht zwischen Italien und seinen europäischen Partnern mittlerweile weitgehendes Einvernehmen – das bei der Umsetzung des Paktes allerdings auf die Probe gestellt werden dürfte.

      Eine nur teilweise oder verspätete Anwendung der neuen Regelungen könnte zu einem Vertrauensverlust der Mitgliedstaaten in die Tragfähigkeit des gesamten Systems führen. Darüber hinaus könnte ein erneuter Anstieg der Ankunftszahlen die politische Unterstützung in Italien für die neuen Maßnahmen untergraben, da die Regierung zugesichert hat, dass durch die Reform ein geordnetes Migrationsmanagement gewährleistet sei. Das größte Risiko für Italien und die EU besteht also darin, eine „Lösung“ für ein „Problem“ wie die Migration versprochen zu haben, dessen Ursachen und Wurzeln jedoch viel tiefer liegen und wesentlich komplexer sind, als dieses Versprechen suggeriert.

      https://www.bpb.de/shop/zeitschriften/apuz/italien-2024/552524/italien-und-die-migration

  • « Le terrible pécheur, c’est [le pape], l’abbé Pierre, c’est un malade », répond l’association La Parole libérée
    https://www.francetvinfo.fr/societe/harcelement-sexuel/l-abbe-pierre-est-un-terrible-pecheur-selon-le-pape-francois-le-terribl

    Les institutions religieuses et leurs représentants exercent un pouvoir nocif sur les croyants . D’abord ils soumettent les jeunes esprits à un dressage sans possibilité de le fuir. Ensuite elles fondent leur pouvoir dans le monde des hommes sur la collaboration avec les pouvoirs et exploiteurs non-religieux.

    Au niveau mondial l’église catholique est toujours la plus grande organisation de ce type avec ses espions et manipulateurs en soutane omniprésents. Qui parle de la Stasi ne doit pas ignorer les méfaits des croisés.

    On peut identifier ces principes chez toutes les croyances qui dépassent le cadre strictement spirituel et deviennent oganisation sociale. Peu importe leur couleurs, symboles ou martyrs différents, que leurs adeptes penchent à gauche ou à droite, elles sont toutes des entraves au progrès et à la liberté des humains.

    On ne s’étonne pas quand on apprend qu’une telle organisation en produise et se serve de personnages pervers pour assurer sa pérennité. La domination des âmes et esprits à traves les sequelles systématiquement infligées est le propre de tout pouvoir.

    Pour moi le syndrome religieux n’est pas seulement un fait établi par de nombreuses enquêtes et analyses. Je suis témoin des souffrances causées par les pasteurs protestants allemands qui semaient la terreur dans les âmes des génératiions précédentes. Je m’estime donc heureux d’avoir pu échapper à leur emprise par mes propres moyens à la fin de mon enfance.

    Soyez adultes.
    Ni dieu, ni maître.

    14.9.2024 - Le souverain pontife s’est exprimé vendredi sur les accusations d’agressions sexuelles visant l’abbé Pierre.

    Le pape François, le 13 septembre 2024, dans l’avion qui le ramène d’une tournée en Asie du Sud-Est et Océanie. (GUGLIELMO MANGIAPANE / POOL / VIA AFP)

    « Le terrible pécheur, c’est [le pape], l’abbé Pierre, c’est un malade », tacle François Devaux, fondateur de l’association La Parole libérée, samedi 14 septembre sur franceinfo. Il répond ainsi à distance au souverain pontife qui avait estimé que le fondateur d’Emmaüs, accusé par plusieurs femmes d’agressions sexuelles, était « un terrible pécheur ». Le pape s’est exprimé vendredi dans l’avion qui le ramenait d’une tournée en Asie du Sud-Est et Océanie. Il a précisé que le Vatican avait appris les accusations d’agressions sexuelles visant l’abbé Pierre après la mort de ce dernier. « Il n’est pas digne de confiance, réagit François Devaux. On est dans l’ultime trahison de la vie et des plus faibles. »

    franceinfo : Croyez-vous le pape quand il dit avoir pris connaissance des faits après la mort de l’abbé Pierre ?

    François Devaux : Je crois qu’il n’est pas digne de confiance. On a envoyé douze courriers au pape, dont au moins deux lui ont été remis en main propre, et il n’a jamais répondu à aucun de nos courriers. Je crois que le terrible pécheur, c’est lui, l’abbé Pierre, c’est un malade. Il ne faudrait pas tout mélanger. On est dans l’ultime trahison de la vie et des plus faibles. Il serait temps qu’on tourne les talons à cette institution.

    Le pape reconnaît que faire des recherches sur ce que savait le Vatican ne lui est jamais venu à l’esprit.

    On est vraiment dans le double langage. On est très, très loin de la tolérance zéro qui est prônée. Il faut savoir que le pape a refusé de rencontrer la Commission indépendante sur les abus sexuels dans l’Église (CIASE) présidée par Jean-Marc Sauvé qui a révélé que 200 000 à 300 000 victimes étaient encore en vie en France. Ça suppose plusieurs millions de victimes à travers le monde. C’est l’enquête la plus aboutie qui a été faite à travers le monde, il y a trois rapports de recherche et cette commission pluridisciplinaire a enquêté sur la causalité de ces choses-là. Les violences sexuelles au sein de son institution, c’est quand même le plus grand problème du pape, et il s’est fait l’économie de rencontrer cette commission pour comprendre d’où il venait ! Il y a des causalités qui sont bien particulières dans l’Église catholique. La majorité des victimes sont des petits garçons, par exemple. Il y a une problématique propre à l’Église catholique.

    L’Église annonce ouvrir ses archives sur l’abbé Pierre 75 ans avant la date prévue. Il y a malgré tout des signaux qui sont envoyés. C’est positif, selon vous ?

    Si l’Église n’avait plus peur de la transparence, ce n’est pas sur l’abbé Pierre seul qu’elle ouvrirait les archives, c’est sur tous les faits d’agressions sexuelles. La commission Sauvé a recensé des milliers d’auteurs. Ce n’est pas parce qu’il y a un symbole et des victimes qui prennent la parole qu’il faut nettoyer ça et faire pseudo-œuvre de transparence. Il y a un vrai travail de fond à engager. On parle de confession pleine et entière pour absoudre un péché, là, on en est quand même très très loin.

    Pourtant, le pape appelle les victimes à s’exprimer.

    Il l’a toujours fait. C’est le fameux double langage, il a toujours prôné la tolérance zéro. J’ai moi-même été au Vatican, en février 2019, au moment du grand sommet sur les violences sexuelles. Il y avait le père Hans Zollner, monseigneur Scicluna, on a rencontré tout le gratin du Vatican... Le pape était là, il n’a pas daigné se déplacer.

    Le pape François annonce qu’il va rencontrer des victimes d’abus sexuels en Belgique. Cela aussi, vous le balayez ?

    J’ai été en contact avec un petit millier de victimes à travers le monde. Je suis allé au Chili, on a quand même œuvré sur ce sujet-là pendant des années. Des victimes qui ont rencontré le pape, j’en connais trois, c’est les Chiliens. Les autres, je ne les connais pas, je n’en ai jamais entendu parler, et pourtant, j’ai été en contact avec des gens à travers le monde entier.

    Cette rencontre est annoncée pour septembre.

    C’est toujours pareil, une fois qu’on est acculé... C’est exactement ce que fait le pape : il nous dit : maintenant qu’on s’est fait gauler, il faut être transparent. C’est un peu facile et c’est très loin de la théologie et de l’enseignement de Jésus Christ, je crois.

    #religion #catholicisme #social #agression_sexuelle

  • Avortement aux Etats-Unis : le nombre de stérilisations féminines a augmenté après la révocation du droit constitutionnel à l’IVG, selon une étude
    https://www.francetvinfo.fr/societe/ivg/avortement-aux-etats-unis-le-nombre-de-sterilisations-feminines-a-augme

    Dans les Etats interdisant l’avortement, le taux de stérilisation a atteint 5 femmes pour 10 000 en décembre 2022, contre une moyenne de 3,6 pour 10 000 par mois au cours des 18 mois précédant la décision de la Cour suprême, expliquent les chercheurs.

  • Accusations contre l’abbé Pierre : écoles, statues, parcs… Ces lieux qui vont être débaptisés après les nombreuses révélations

    Depuis les nouvelles accusations d’agressions et de harcèlement sexuel envers l’abbé Pierre, plusieurs villes comptent débaptiser des rues, jardins ou écoles portant son nom.

    Les témoignages se multiplient contre l’abbé Pierre. Vendredi 6 septembre, 17 nouveaux témoignages ont été révélés dans un rapport du cabinet spécialisé Egaé, relayé par la Fondation Abbé-Pierre. Accusé d’agressions sexuelles, de harcèlement sexuel, mais aussi d’intimidations, par des femmes et des enfants, l’image du religieux est sérieusement endommagée depuis cet été. Si Emmaüs a déjà fait part de son souhait de changer de nom, et donc de débaptiser certains de ces centres, c’est au tour de plusieurs communes de lancer des démarches pour changer des noms de rues, de parcs ou d’écoles.

    À commencer par la Ville de Paris, qui, si elle « salue le travail salutaire mené par la Fondation en toute transparence », a fait part de sa volonté de débaptiser les Jardins Abbé-Pierre Grands Moulins, dans le 13e arrondissement, « dès lors que la Fondation Abbé-Pierre a décidé de changer de #nom ». Une décision prise face aux « révélations […] très graves » concernant le religieux. La mairie assure qu’elle se « rapprochera de la Fondation afin d’examiner les modalités de ce changement », qui devra, dans tous les cas, être approuvé lors d’un Conseil de Paris.

    À #Saint-Étienne, c’est la commission des hommages publics de la Ville qui doit prendre une décision concernant son #square_Abbé-Pierre. Elle doit se réunir avant la fin de l’année, rapporte France Bleu Saint-Étienne. Son président, Gilles Artigues, propose de le renommer square de la Fondation Emmaüs.

    « Pas possible » de garder ce nom

    Au-delà des lieux publics, il y a des #établissements_scolaires, beaucoup faisant partie du privé, qui portent le nom du religieux. En #Ille-et-Vilaine, par exemple, le lycée professionnel Abbé-Pierre de #Tinténiac, qui porte ce nom depuis 2012, va changer, a annoncé la direction. Une réflexion qui avait été entamée dès les premières révélations, en juillet, et qui a été présentée et approuvée par l’équipe pédagogique « à l’unanimité », lors de la réunion de pré-rentrée, le 30 août dernier, précise le directeur, Raphaël Gouablin. Il précise qu’un nouveau nom devrait être soumis d’ici à « la fin du mois de novembre ». Un choix qui sera fait en consultation avec les élèves, les familles et l’équipe éducative et pédagogique.

    Un changement accueilli avec soulagement par une des enseignantes du lycée, Marie-Thérèse, qui s’est confiée au micro de France Inter. « On est obligés de prendre position », assure-t-elle. Dans la commune voisine, à #Hédé-Bazouges, l’école primaire va aussi changer de nom. Ses enfants y sont scolarisés. « Je suis victime d’abus sexuels et de viol et laisser le nom, pour moi, c’est cautionner, en partie. » La directrice, Florina Loisel, avait contacté dès cet été la direction diocésaine, mais depuis les nouvelles révélations, tout s’est accéléré. « On entend qu’il y a des choses auprès d’enfants, raconte-t-elle au micro de France Inter, donc ce n’est pas possible de garder ce nom ».

    Une #fresque recouverte en Seine-Maritime

    Dans le petit village normand d’#Esteville, en Seine-Maritime, plusieurs lieux sont concernés par cette épineuse question. Tout d’abord, le #lieu_de_mémoire, consacré à l’abbé Pierre, sera définitivement fermé, a annoncé Emmaüs. L’école du village va, elle, être renommée, même si « c’est l’intervention de l’abbé Pierre lui-même auprès du ministère de l’Éducation qui nous a permis d’avoir une école avec des murs en dur, un vrai toit », explique le maire, Manuel Grente. Pour lui, « le débat est vite clos au vu des faits et lorsqu’on agresse des enfants ». La fresque à l’effigie de l’abbé et les barrières portant son nom vont également être modifiées, assure la Mairie.

    La ville de #Nancy a, de son côté, annoncé lundi 9 septembre le retrait d’une #plaque_commémorative, posée sept mois plus tôt, en hommage à l’abbé Pierre. « Compte tenu de ces graves révélations, la municipalité de Nancy a donc décidé du retrait définitif de la plaque en la mémoire de l’abbé Pierre », écrit dans un communiqué la ville dirigée par le socialiste Mathieu Klein.

    Dans les Pyrénées-Atlantiques, c’est une statue à l’effigie du religieux qui pose problème. Installée dans la commune de #Lescar, sur un rond-point. Haute de six mètres de haut, elle avait été inaugurée en 2019. La maire, Valérie Revel assure que le sujet doit être discuté avec Emmaüs et le Conseil départemental des Pyrénées-Atlantiques, puisque la statue est située sur une route départementale, rapporte France Bleu Béarn Bigorre.

    https://www.francetvinfo.fr/societe/harcelement-sexuel/accusations-contre-l-abbe-pierre-ecoles-statues-parcs-ces-lieux-qui-von
    #toponymie #Abbé_Pierre #toponymie_féministe #toponymie_politique #viols #VFF #violences_sexuelles #écoles #places #noms_de_rue #Saint-Etienne #espace_public

  • L’abbé Pierre visé par 17 nouvelles accusations de violences sexuelles, révèle la Fondation qui annonce changer de nom
    https://www.francetvinfo.fr/societe/harcelement-sexuel/l-abbe-pierre-vise-par-17-nouvelles-accusations-de-violences-sexuelles-

    De nouvelles révélations, sept semaines après les premières. Dix-sept nouveaux témoignages accusent l’abbé Pierre de violences sexuelles commises entre les années 1950 et 2000, selon un rapport du cabinet spécialisé Egaé relayé par la Fondation Abbé-Pierre, qui annonce par la même occasion changer de nom.

    Après de premières révélations visant l’abbé, « le mouvement Emmaüs a mis en place un dispositif d’écoute géré par le groupe Egaé. Ce dispositif a reçu de nombreux témoignages concernant des agissements de l’abbé Pierre », rapporte la fondation. « Dix-sept d’entre eux sont présentés dans une synthèse élaborée par le groupe Egaé, et concernent des violences sexuelles commises par l’abbé Pierre sur des femmes mineures et majeures », poursuit-elle, ajoutant que « la violence et l’extrême gravité de certains de ces nouveaux témoignages ont suscité un nouveau choc au sein de nos organisations ».

    Ces nouveaux témoignages font état de contacts « non sollicités sur les seins », de « baisers forcés », de « fellations forcées », mais aussi de « contacts sexuels répétés sur une personne vulnérable », « d’actes répétés de pénétration sexuelle » ou encore de « contacts sexuels sur une enfant ». Les faits dénoncés ont eu lieu en France mais également aux Etats-Unis, au Maroc ou encore en Suisse, selon le rapport d’Egaé. Les personnes ayant témoigné sont ou ont été bénévoles d’Emmaüs, salariées de lieux dans lesquels l’abbé Pierre a séjourné, membres de familles proches du prêtre, ou encore des personnes rencontrées lors d’événements publics.

    Un lieu de mémoire fermé définitivement

    La première vague de témoignages visant l’abbé Pierre, déclenchée le 17 juillet, a provoqué une onde de choc en France tant cette figure de lutte contre la pauvreté et le mal-logement faisait figure d’icône.

    Réaffirmant son « soutien total » aux victimes, la Fondation Abbé-Pierre a fait part vendredi de sa décision de changer de nom. Emmaüs a de son côté annoncé la fermeture définitive du lieu de mémoire dédié à l’abbé à Esteville (Seine-Maritime), village où il est enterré.

    Une commission d’experts indépendants va parallèlement être constituée, « afin notamment de comprendre et d’expliquer les dysfonctionnements qui ont permis à l’abbé Pierre d’agir comme il l’a fait pendant plus de cinquante ans », écrivent les organisations dans un communiqué commun.

  • Des syndicats enseignants appellent à la grève dans les écoles maternelles et élémentaires le 10 septembre
    https://www.francetvinfo.fr/societe/education/des-syndicats-enseignants-appellent-a-la-greve-dans-les-ecoles-maternel

    Des syndicats enseignants, FSU-SNUipp, CGT éducation et Sud éducation, prévoient une journée de grève dans les #écoles maternelles et élémentaires le mardi 10 septembre, contre la généralisation des #évaluations_nationales dans toutes les classes de l’école élémentaire, a appris franceinfo, lundi 26 août, lors d’une conférence de presse de la FSU-SNUipp. Les trois syndicats appellent les professeurs des écoles à ne pas faire passer ces tests, car la grève aura lieu « pendant la passation des évaluations nationales », précise Guislaine David, co-secrétaire générale et porte-parole de la FSU-SNUipp.

    • Les évaluations nationales des élèves ont à voir avec la volonté d’évaluer les enseignants eux-mêmes et de différencier leur rémunération.
      Article de 2022 :
      Paye au mérite : Histoire d’une obsession
      https://cafepedagogique.net/2022/04/04/paye-au-merite-histoire-dune-obsession

      C’est Sarkozy qui lance dès 2007 l’idée d’une rémunération des #enseignants basée sur les résultats des élèves. Révélée par Education & formations, une revue de la Depp (n°86-87), la lettre de mission de N Sarkozy à Xavier Darcos, en 2007, l’invite à mettre en place un dispositif en ce sens. « Nous voulons que la rémunération des enseignants corresponde mieux à l’importance de leur rôle pour la nation… Nous souhaitons que le #mérite soit reconnu, tant au niveau individuel que collectif. C’est possible tout en étant objectif », écrit N Sarkozy. « Nous souhaitons que vous mettiez en place un dispositif d’évaluation beaucoup plus conséquent de notre système éducatif. Celui-ci devra comprendre quatre volets : une évaluation systématique de tous les élèves tous les ans, afin de repérer immédiatement les élèves en difficulté et de pouvoir les aider ; une évaluation régulière des enseignants sur la base des progrès et des résultats de leurs élèves ».

      En 2009 JM #Blanquer revient rue de Grenelle comme directeur de l’enseignement scolaire du ministre Chatel. C’est à lui que revient de mettre en place l’évaluation de fin d’année de Ce1. Ces évaluations sont élaborées par la #Dgesco (division de l’enseignement scolaire), et non par la Depp (division des études du ministère). Elles seront obligatoires pour tous les élèves jusqu’à l’alternance politique de 2012 avant de disparaitre. JM Blanquer s’implique beaucoup dans la réalisation de cette commande élyséenne au point qu’on parlera « d’évaluations Blanquer ». Au point aussi de créer une prime spéciale de 400€ pour les enseignants qui les font passer, soit un cout d’une quarantaine de millions.

      Dans ces évaluations on retrouve les deux objectifs de la lettre de mission de N Sarkozy. D’une part évaluer le niveau des élèves. D’autre part avoir une idée du mérite de l’enseignant à travers les résultats de ses élèves. Si l’évaluation avait été généralisée aux 4 [autres] niveaux [d’élémentaire], on aurait pu suivre les progrès des élèves et, en théorie, les lier à des enseignants précisément. Mais dans le discours public cet objectif n’apparait pas, ce qui n’empêche pas des enseignants de manifester des doutes.

    • Faut-il abandonner les évaluations nationales ? | Paul Devin
      https://blogs.mediapart.fr/paul-devin/blog/110924/faut-il-abandonner-les-evaluations-nationales

      Le premier but est de contraindre les contenus d’enseignement. [...] Plus efficacement que la transformation des programmes, qui aurait suscité bien des débats, les évaluations nationales ont donc permis, facilement et rapidement, de modeler l’activité enseignante sur une conception de l’apprentissage de la lecture que le ministre voulait défendre par choix idéologique personnel. [...]

      Le second but des évaluation nationales est de construire un modèle qui cherche à réduire l’acte enseignant à un couple d’actions : évaluation/remédiation. La première conséquence sera la contrainte méthodologique de l’enseignante ou de l’enseignant. Mais, au-delà, en proposant un exercice ciblé en réponse à la détection d’une compétence non acquise, l’idée est d’explorer l’automatisation de l’enseignement grâce à une intelligence artificielle capable d’apparier les erreurs diagnostiquées par l’évaluation avec des exercices correcteurs. [...]

      Le troisième but [consiste à] mettre en œuvre, tôt dans le cursus scolaire, une catégorisation qui permettrait la constitution des classes de niveau dès la 6ème et l’orientation précoce vers la formation professionnelle avant même la fin du collège.

  • L’abbé Pierre est accusé de violences sexuelles par plusieurs femmes, annoncent Emmaüs et la Fondation Abbé-Pierre
    https://www.francetvinfo.fr/societe/harcelement-sexuel/l-abbe-pierre-est-accuse-de-violences-sexuelles-par-plusieurs-femmes-an

    L’abbé Pierre est accusé de violences sexuelles par plusieurs femmes, ont annoncé mercredi 17 juillet la Fondation Abbé-Pierre, Emmaüs International et Emmaüs France. Les faits dénoncés ont été commis « entre la fin des années 1970 et 2005 », écrivent ces organisations dans un communiqué.

    Emmaüs France dit avoir mandaté un cabinet d’experts après un signalement en 2023. Dans son rapport d’enquête (PDF) publié en juillet 2024, ce cabinet mentionne au total « 7 personnes faisant état de violences subies par des femmes de la part de l’abbé Pierre ». L’une d’elles « était mineure au moment des premiers faits ». De plus, « au moins cinq personnes supplémentaires ont été identifiées comme ayant pu subir des faits de violences sans qu’il ne soit à ce stade possible de les entendre ».

    Ah mais merde.

    • avec ou sans Garaudy ?

      L’abbé Pierre, un antijudaïsme qui date.
      Dès 1993, il développait des thèses contre les Juifs et Israël. Publication inédite.
      par Annette LEVY-WILLARD, le 7 juin 1996 à 7h15

      Deux personnes au moins n’ont pas été surprises des dérives antijuives de l’abbé Pierre ­ qui se dit maintenant victime d’un « lobby sioniste international » : Michel-Antoine Burnier (écrivain et journaliste) et Cécile Romane (écrivain), qui enregistraient en 1993 les discussions entre l’abbé Pierre et Bernard Kouchner, quand ils préparaient ensemble un livre d’entretiens, Dieu et les hommes. Les déclarations de l’abbé Pierre étaient tellement gênantes qu’elles ne figureront pas dans le livre (paru chez Laffont). Burnier et Romane ont repris ces propos inédits, ainsi que l’interview parue en 1991 dans la revue catholique la Vie, où, déjà, l’abbé Pierre s’interrogeait sur le droit à l’existence d’Israël. Ils ont rassemblé dans un petit livre, le Secret de l’abbé Pierre (1), ces textes accablants qui prouvent que le soutien aux thèses négationnistes de Garaudy n’est pas un accident. Ils ont analysé le discours de l’abbé Pierre et ont apporté des réponses, des chiffres, à ceux qui pourraient se poser des questions sur le génocide des Juifs. Rencontre avec les auteurs.

      En 1993, l’abbé Pierre se lance, devant vous et Bernard Kouchner, dans une diatribe antijuive. Pourquoi décidez-vous de censurer ses propos ?

      C’était le 27 mars 1993, à Esteville, chez l’abbé Pierre. Bernard Kouchner et l’abbé étaient assis côte à côte, nous étions en face, avec chacun un magnétophone. Nous voulions aborder le chapitre de la protection des minorités. On ne parlait pas des #Juifs. Et on découvre que, pour l’abbé Pierre, le terme de « génocide », de « Shoah », s’applique non aux Juifs mais, à l’inverse, aux victimes de Josué, il y a trente siècles. Il semblait ignorer que le mot de « génocide » a justement été inventé en 1944 pour les Juifs et les Tsiganes. Or, l’abbé nous dit alors : mais non, ce sont les Juifs qui ont commis le premier génocide, avec Josué. Cet amalgame, qui faisait un raccourci de trente siècles pour condamner les Juifs d’aujourd’hui, nous semblait dangereux, mais nous n’avons pas pensé une minute qu’il allait glisser plus loin. On était très embarrassés. La pensée d’un vieux prêtre qui ratiocine dans sa chambre n’a pas d’importance. Mais si l’homme le plus populaire de France dit du mal des Juifs, c’est autoriser la France entière à penser : c’est peut-être vrai... On a décidé de ne pas publier cette discussion. Quand il a soutenu publiquement #Garaudy, on n’a donc pas été surpris. On savait qu’il n’était pas gâteux, qu’il pesait ses mots : il disait la même chose il y a trois ans.

      Vous qui le connaissez bien, vous voyez l’abbé Pierre glisser « d’un antijudaïsme religieux ranci à la promotion, même involontaire, du #négationnisme ». Comment expliquez-vous ce glissement ?

      Il parle de Dieu et de la Bible tout le temps, ne lit que des livres de religion. L’abbé est d’une grande inculture historique. En 1993, il nous a confié qu’il venait de comprendre, en lisant un livre, comment Hitler avait pris le pouvoir. Il a réellement risqué sa vie tous les jours à partir de 1942 pour sauver des Juifs, mais il n’est pas au courant des travaux historiques sur la Shoah. Il ne croit pas Kouchner, mais Garaudy qui lui explique que la Shoah est un mensonge. Que l’abbé soit, depuis cinquante ans, l’ami de Garaudy, l’homme le plus nul du marxisme français, l’homme qui a non seulement nié le Goulag mais défendu les thèses les plus imbéciles sur la science bourgeoise, dont la faiblesse de pensée saute aux yeux, cela pose problème.

      Il ne s’interroge pas sur son ami Garaudy qui prend pour avocat Jacques Vergès, défenseur de Barbie, des nazis et des satrapes rouges ou bruns du tiers monde. Il part de l’#antijudaïsme_religieux, s’entend très bien avec Garaudy sur le sujet, et du coup passe de l’antijudaïsme religieux à l’antisionisme. Dans l’interview à la Vie, l’abbé Pierre met en cause la promesse de Dieu à Moïse il y a trente siècles, puis l’autre fondement de l’Etat d’Israël : Auschwitz. Où doivent aller les Juifs chassés d’Europe centrale, qui voulaient une terre et une armée ? Kouchner, au cours de la discussion de 1993, lui dit à propos d’Israël : « Quelle était la solution ? Est-ce que les Juifs devaient revenir sur cette terre où il y avait un foyer national pour les protéger ? » L’abbé ne répond pas. Il explique au contraire que les Juifs ne doivent pas réclamer de terre, qu’ils doivent rester dispersés, que c’est leur mission. Comme s’ils avaient choisi volontairement d’être chassés d’un pays à l’autre.

      L’abbé a déclaré, à propos des 6 millions de morts : « Les Juifs ont exagéré sous le coup de l’émotion, c’est bien normal. » On lui rappelle donc que le premier à avancer le chiffre de 6 millions n’était pas précisément un Juif ému : c’était Adolf Eichmann, à Budapest en 1944.

      Pensez-vous qu’il puisse aujourd’hui changer d’avis, et se démarquer publiquement des thèses négationnistes ?

      Un des traits de caractère de l’abbé, c’est d’être têtu. C’était bien pour faire construire des logements d’urgence, parce qu’il avait raison. Mais là, il refuse d’écouter. Il a préféré passer deux jours à Padoue avec Garaudy, et après, il parle de « lobby sioniste ». Il y a trois ans, on ne voulait pas déclencher ce débat. Aujourd’hui, on n’a plus le choix. Mais nous sommes tristes. L’abbé Pierre, on ne l’a plus, c’est fini.

      (1) Le Secret de l’abbé Pierre, Ed. Mille et une nuits, 48 pages, 10 F, en vente la semaine prochaine.

      #préféré_des_français

    • à ce propos, je le savais pas, mais un premier ministre putatif a déclaré aux législatives 2024 "on a dit que j’ai été trotskiste mais j’ai plus longtemps été enfant de choeur"
      #ce_sont_ses_propres_compatriotes_qui_l'ont_mis_sur_la_croix

      edit et cela n’a rien de marrant, pour revenir à ce cureton, qu’un gars qui a aussi sauvé de juifs durant l’Occupation en soit (dans le même temps ?) arrivé là.
      sinon, il me semble qu’on l’appelait Le patriarche, ce qui évente pour partie la surprise y compris pour qui n’avait « rien vu »(!?!) de son antisémitisme, ou de l’assujettissement dans lequel les « communautés Emmaus » mettent les « compagnons ».

  • VRAI OU FAUX. Fin de vie : l’aide à mourir concerne-t-elle surtout les patients « pauvres » à l’étranger, comme l’affirment des députés français ?
    https://www.francetvinfo.fr/societe/euthanasie/vrai-ou-faux-fin-de-vie-l-aide-a-mourir-concerne-t-elle-surtout-les-pat

    L’argument selon lequel les plus modestes sont surreprésentés parmi les morts par suicide assisté ou par euthanasie est balayé par diverses études internationales, qui tendent même à démontrer l’inverse.

    En fait d’euthanasie des pauvres que certaines assos nous rabâchent, c’est finalement le contraire : quand elle existe, les pauvres recourent moins à l’aide à mourir par manque d’informations ou de moyens (comme pour tous les autres dispositifs de santé en fait).

    #aide_médicale_à_mourir #euthanasie

  • Éducation : le nouveau concours de recrutement des enseignants vire à la catastrophe - L’Humanité
    https://www.humanite.fr/societe/education-nationale/education-le-nouveau-concours-de-recrutement-des-enseignants-vire-a-la-cata

    Bien loin du « choc d’attractivité » vanté par Gabriel Attal, les premiers résultats des concours de recrutement des professeurs sont catastrophiques. Ils annoncent, pour la rentrée, un manque d’enseignants au moins égal, si ce n’est supérieur, à celui des dernières années.

    Mais pour Romain Vignest, président de l’Association des professeurs de lettres, ce qui est « catastrophique », c’est que la plupart des futurs profs ne savent pas conjuguer un verbe au subjonctif.

    [Ce que je fustige], c’est la volonté de recruter des gens qui soient plus dociles que les professeurs qu’on a recrutés jusqu’à présent

    Merci à France Infox de nous rappeler, par la voix des des professeurs de lettres, les priorités du gouvernement.
    Hé oui, pour ce « recrutement », on a sûrement les priorités qu’on mérite ...

    https://www.francetvinfo.fr/societe/education/manque-de-candidats-dans-l-education-nationale-ils-ont-la-volonte-de-re

  • Dominique Vidal, journaliste et historien, auteur de « Antisionisme = antisémitisme ? » répond aux questions de franceinfo.
    https://www.francetvinfo.fr/societe/antisemitisme/antisemitisme-antisionisme-quelles-definitions-derriere-ces-mots-les-re

    Aujourd’hui, l’antisionisme consiste à prôner l’égalité en droits nationaux, individuels et religieux de tous les habitants de la Palestine. Je connais des gens qui éventuellement regrettent que l’État d’Israël soit advenu dans les conditions où il est advenu, c’est-à-dire où il n’y a pas eu un deuxième État comme prévu - parce qu’au fond, tous ces conflits ont pour objet les droits des Palestiniens - mais on peut être pour les droits des Palestiniens sans être contre ceux des Israéliens, évidemment.

    Interroger Dominique Vidal sur le site de France Info ? Quelqu’un va encore devoir se faire virer…

  • Guadeloupe : le couvre-feu est entré en vigueur à Pointe-à-Pitre
    https://www.francetvinfo.fr/societe/guadeloupe-le-couvre-feu-est-entre-en-vigueur-a-pointe-a-pitre_6504110.

    Le 23/04/2024
    La mesure prévue pour un mois a été ordonnée lors d’une visite en Guadeloupe du ministre de l’intérieur, Gérald Darmanin, qui entend lutter contre la violence des jeunes.

    Une opération « Mayotte place nette » lancée ce mardi : 400 policiers et gendarmes déployés - Le Parisien
    https://www.leparisien.fr/politique/une-operation-mayotte-place-nette-lancee-mardi-400-policiers-et-gendarmes

    Le 16/04/2024
    Pour lutter contre l’insécurité et l’immigration clandestine sur l’île, l’État met en œuvre Mayotte place nette qui va s’étendre sur plusieurs semaines. Elle devrait mobiliser jusqu’à la fin juin près de 1 700 membres des forces de l’ordre.

    Chaos en Haïti : le conseil de transition a choisi son nouveau président - Le Parisien
    https://www.leparisien.fr/international/chaos-en-haiti-le-conseil-de-transition-a-choisi-son-nouveau-president-30

    Le 30/04/2024
    Ce conseil, investi la semaine dernière, a pour lourde tâche de tenter de rétablir l’ordre public dans un pays ravagé par les gangs.

    Aujourd’hui, j’ai envie d’inventer un mot : la haïtisation d’un territoire, qui désignerait le processus de destruction de la société par l’abandon des services publics et son remplacement par des politiques uniquement basées sur la répression. L’absence de réseau d’eau potable en Guadeloupe et à Mayotte en sont un indice marquant, et l’abandon des gamins qui n’ont d’autres alternatives que de se réunir en gangs en est un autre.

    • On n’invente jamais rien.

      L’haïtisation ou la dégradation de la vie sociale en Guadeloupe et à Martinique ?
      https://www.profilayiti.com/2021/12/lhaitisation-ou-la-degradation-de-la.html

      Je ne sais par quel hasard, heureux ou malheureux, je suis tombé sur votre publication parlant de l’haïtisation de la Guadeloupe et de la Martinique qui connaissent toutes deux de vives tensions en ce moment. Mais, ce qui est sûr, c’est que le concept utilisé pour parler de la dégradation de la vie sociale ou politique dans ces deux départements parait choquant et même méchant dans un pareil contexte.

      Je sais pertinemment que vous n’avez pas inventé le mot, puisqu’avant vous, le géographe Paul Moral a déjà parlé, en 1965, de l’haïtisation des pays d’Afrique récemment sortis de la domination coloniale française, pour désigner l’affaissement progressif de leur économie. Cependant, l’utiliser ainsi, sans gêne, pour ouvrir une plaie séculaire qui peine déjà à se cicatriser dénote l’obstination de la France, du moins de certains français, à nier le poids du fait colonial dans le sous-développement de certains pays du sud, notamment Haïti.

  • Crèches privées : « On a trouvé des documents qui montrent la dérive du secteur », raconte Daphné Gastaldi, co-autrice du livre « Le Prix du Berceau »
    https://www.francetvinfo.fr/societe/enfance-et-adolescence/creches-privees-on-a-trouve-des-documents-qui-montrent-la-derive-du-sec


    #affameurs, littéralement.
    L’insuffisance alimentaire à ces âges-là est criminel. Cela induit une moindre croissance et affaiblit les capacités d’apprentissage.

    On a aussi un cas très précis et documenté. Des mères de famille dans les Bouches-du-Rhône se sont réunies au sein d’un collectif. Elles ont mené l’enquête, elles ont conservé des preuves. C’est l’une des histoires qui m’a le plus marqué parce qu’elles ont réussi à faire avouer à la crèche du grand groupe qui s’appelle « Les Petits Chaperons Rouges », qu’il manquait des repas. Une enquête interne a été ouverte après leur signalement. La directrice a été licenciée. Mais le groupe ne cesse de dire que c’est un cas isolé, mais on a eu d’autres échos dans d’autres crèches qui nous racontent la même chose. À cause de mesures d’économies, des employés se retrouvent à partager des repas, des bouts d’omelette entre les enfants.

  • #Italie : les députés ouvrent la voie à l’accès des #anti-IVG dans les structures permettant l’#avortement
    https://www.francetvinfo.fr/societe/ivg/italie-les-deputes-ouvrent-la-voie-a-l-acces-des-anti-ivg-dans-les-stru

    Nouveau revers pour les droits des femmes. Les députés italiens ont voté, jeudi 18 avril, un amendement de Fratelli d’Italia, le parti d’extrême droite de la présidente du Conseil Giorgia Meloni, permettant aux organisations anti-IVG d’entrer à l’intérieur des centres de conseil. Ce sont les structures par lesquelles les femmes peuvent passer pour obtenir un certificat de la part d’un médecin, puis avoir accès à l’avortement, précise Le Monde.

    […] L’avortement a été légalisé en 1978 en Italie, mais son accès est de plus en plus difficile en raison du nombre de #gynécologues qui refusent d’effectuer des IVG pour des raisons morales ou religieuses. Selon les données du ministère de la Santé italien, en 2021, environ 63% des gynécologues refusaient de pratiquer l’intervention.

    #religion

  • Comme toujours, Allan BARTE a fort bien résumé le discours pétainiste de Gabriel Attal…


    https://www.francetvinfo.fr/societe/education/education-les-annonces-de-gabriel-attal-jugees-inutiles-voire-catastrop

    Éducation : les annonces de Gabriel Attal jugées inutiles voire « catastrophiques » par des avocats et des magistrats

    Le plan d’action présenté jeudi par Premier ministre pour lutter contre les violences impliquant des mineurs est « parfaitement populiste », affirme une avocate en Seine-Saint-Denis.

    Chez Meriem Ghenim, avocate au barreau de Seine-Saint-Denis, la surprise a laissé place à beaucoup de colère : « Ces annonces sont parfaitement populistes. En l’état actuel des textes, rappelle-t-elle, les mineurs sont déjà sanctionnés et peuvent prendre des sanctions extrêmement lourdes allant jusqu’à la prison . »...