• La democrazia diretta vista da vicino

    Se quasi venti anni fa, quando sono arrivato in Svizzera per insegnare “Tecniche di fabbricazione” agli studenti di ingegneria di quello che ai miei occhi appariva come “un piccolo Politecnico di montagna” nel Canone francofono di Neuchâtel, mi avessero detto che mi sarei occupato di politica, non ci avrei creduto. Se poi mi avessero detto che da questo mio coinvolgimento nella politica locale di Le Locle, cittadina emblematica della orologeria svizzera, ne sarebbe uscito un libro, allora la cosa sarebbe stata per me proprio incredibile. Eppure tutto questo è avvenuto ed il libro non parla né di macchine utensili né di orologi e nemmeno di tecniche di fabbricazione: parla del sistema politico svizzero come da me non solo visto, ma come lo ho vissuto attraverso il Consiglio comunale della cittadina, le discussioni in piazza o al bar con i cittadini e gli amici.

    http://wots.eu/2016/05/18/la-democrazia-diretta-vista-vicino
    #démocratie_directe #Suisse

    • "La democrazia diretta non è una democrazia di sondaggio"

      Alain Berset presiede quest’anno la Confederazione. Il quarantacinquenne socialista friburghese è il più giovane detentore di questa carica dal 1934. In un’intervista a swissinfo.ch, parla tra l’altro del suo ruolo di presidente, della sua visione della democrazia diretta e dello spinoso dossier europeo.

      https://www.swissinfo.ch/ita/politica/alain-berset-presidente-della-confederazione_-la-democrazia-diretta-non-%C3%A8-una-democrazia-di-sondaggio-/43783778?srg_sm_campaign=general&srg_sm_medium=soc&srg_sm_source=sflow

    • Le zone d’ombra della democrazia diretta svizzera

      Gentile Leonello Zaquini, caro concittadino. Mi permetta di scriverLe queste due righe in commento al suo elogio alla democrazia diretta svizzera apparso su wots.eu qualche mese fa. Non sono politologa e non mi ritengo esperta di sistemi politici. Sono però nata una quarantina di anni or sono e sono cresciuta in questo Paese, la Svizzera. Ho sempre votato da quando me ne hanno dato la possibilità, cioè dall’età dei 18 anni, cosa che mia mamma non ha potuto fare perché all’epoca il voto alle donne era un sogno in questo Paese. Ho sempre creduto nella democrazia diretta svizzera. Mi sono sempre informata sugli oggetti in votazione, sulle iniziative e sui referendum. Sempre significa tre volte l’anno su più oggetti in votazione ogni volta. Ogni volta ho seguito i risultati in diretta alla radio o alla televisione, delle volte fino alle lacrime. Come quella domenica del 9 giugno 2013, che per me rimane una domenica nera, quando i tre quarti dei votanti hanno deciso di accettare il «referendum sulle misure urgenti in materia d’asilo». È stato un sì ai «centri specifici per richiedenti asilo recalcitranti» (formulazione di cui nessuno ha mai dato una definizione chiara); un sì all’impossibilità di chiedere asilo politico nelle ambasciate; un sì al nuovo articolo di legge che non permette più ai disertori di ottenere l’asilo politico, e che voleva chiaramente colpire i rifugiati eritrei.

      http://wots.eu/2016/07/28/le-zone-dombra-della-democrazia-diretta-svizzera