• Income Mobility Charts for Girls, Asian-Americans and Other Groups. Or Make Your Own.

    This first animated chart illustrates one of the study’s main findings: White boys who grow up rich are likely to remain that way, while black boys raised in similarly wealthy households are more likely to fall to the bottom than stay at the top in their own adult households.

    https://www.nytimes.com/interactive/2018/03/27/upshot/make-your-own-mobility-animation.html
    #inégalités #USA #Etats-Unis #Noirs #Blancs #visualisation #cartographie #cartoexperiment #richesse #pauvreté #infographie
    via @freakonometrics sur twitter

  • How One Houston Suburb Ended Up in a Reservoir - The New York Times
    https://www.nytimes.com/interactive/2018/03/22/us/houston-harvey-flooding-reservoir.html

    Three days after Hurricane Harvey made landfall in August, rising storm water inside Barker Reservoir inundated a vast majority of the 721 homes in Canyon Gate.

    Because Barker is normally a dry, green space, most homeowners in the neighborhood had no clue that their properties were inside an area susceptible to flooding during extreme storms.

    In response to major floods that devastated Houston, the United States Army Corps of Engineers built Barker in the 1940s to protect the downtown area.

    Barker was designed to hold 19,330 acres of flooded land — almost half the size of Washington, D.C. But the government acquired about 12,000 acres of that footprint and left the rest as private property.

    For years, this swath of prairie land remained untouched. But as the Houston area began to grow rapidly in the 1980s, developers started transforming the private land into residential neighborhoods like Canyon Gate, which is a gated community.

    No one wanted to tell the developers that you can’t develop because it’s in a reservoir,” said Charles Irvine, a lead lawyer in a class-action lawsuit against the federal government. “Everyone knew, but nobody wanted to do anything.
    […]
    A Fort Bend County planning map from 1997 warned that Canyon Gate was “_adjacent to the Barker Reservoir” and “subject to extended controlled inundation.

    But few homeowners knew about it, and most, like Ms. Micu, had not acquired flood insurance before Hurricane Harvey because Canyon Gate lies outside the 100-year floodplain — an area that has a one in 100 chance of flooding in a single year.

    #crue_centennale #écrêtement_de_crue
    #belle_histoire (avec infographies dynamiques)

  • Dati (e non pregiudizi) sulla cosiddetta questione criminale romena

    Flussi migratori ed etichettamento criminale: una riflessione sulla cosiddetta «invasione dei rumeni», sulla sovra-rappresentazione degli stranieri in carcere e sull’esigenza di politiche di prevenzione criminale basate sui dati e non sui pregiudizi.

    http://openmigration.org/idee/dati-piuttosto-che-pregiudizi-sulla-cosiddetta-questione-criminale-rumena/?platform=hootsuite
    #criminalité #étrangers #Italie #préjugés #migration

    • Has immigration really led to an increase in crime in Italy?

      Yet, in contrast to the overall crime rates in Italy, the share of crimes committed by foreigners is also decreasing within every single region in Italy with respect to the regional average. This holds for all regions in Italy since 2014, from the northern tip of the country in the Alps, to the southernmost spot in Lampedusa. Today, the share of convicted foreigners is at an unprecedented all-time low. The average regional crime rate among foreigners has decreased by around 65% between 2007 and 2016.


      #migrations #statistiques #chiffres

    • Carceri, i numeri dicono che non c’è un’emergenza criminalità legata agli immigrati

      Sono 117 le carceri che abbiamo visitato negli ultimi 18 mesi, 30 negli ultimi 6. È stato presentato ieri a Roma il rapporto di metà anno sulle carceri italiane dell’associazione Antigone, alla presenza dei vertici dell’amministrazione penitenziaria. Se si vuole fare una seria ecologia della comunicazione bisogna partire da qui: dai dati di fatto, dalla realtà, da quanto si conosce perché lo si è visto con i propri occhi, lo si è studiato, si sono analizzati i dati, i numeri, le storie. Le scelte politiche, legislative, amministrative vanno fatte sulla base di quanto accade, non di quanto una generica e male informata opinione pubblica percepisce – scorrettamente – che accada.

      E cosa accade? Accade ad esempio che il tasso di detenzione degli stranieri, vale a dire il numero dei detenuti stranieri sul numero degli stranieri residenti in Italia, sia in calo. Se dieci anni fa era dello 0,71% oggi è invece dello 0,33%. Non c’è dunque un’emergenza criminalità legata agli immigrati. E accade che il patto di inclusione sociale paga in termini di correttezza e rispetto delle norme. Se si dà fiducia a qualcuno, questo qualcuno tende a ripagare la fiducia accordata. Regolarizzare la posizione degli stranieri e integrarli nella società riduce di fatto i tassi di criminalità. E lo fa in maniera drastica. Basti guardare alla comunità rumena, la cui presenza in carcere è diminuita di oltre mille unità in soli cinque anni, mentre la sua presenza in Italia andava invece aumentando.

      Un’altra cosa che accade è che non è affatto vero che “tanto chi va in galera ne esce subito” e “esiste la certezza della pena”. Innanzitutto la pena non è solo quella carceraria, come i nostri costituenti ben avevano indicato parlando, all’articolo 27, di pene al plurale, le quali non devono essere contrarie al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Ma comunque anche la stessa pena carceraria è certissima e spesso implacabile. Tanti detenuti non vanno mai in misura alternativa Dei 38.700 che hanno una condanna definitiva, oltre 10.000 sono condannati a una pena tra 5 e 10 anni, oltre 6.500 a una pena tra 10 e 20 anni, 2.300 a oltre 20 anni e 1.700 all’ergastolo. Posto che per essere affidati ai servizi sociali fuori dal carcere non bisogna avere più di quattro anni di pena ancora da scontare, ben si comprende come tante persone vivano in carcere per lunghi anni. Sono inoltre circa 24.000 i detenuti che hanno a oggi davanti meno di quattro anni di pena residua. Alcuni di essi ne hanno meno di tre, altri meno di due, altri ancora meno di uno. Potrebbero essere fuori. Se i magistrati fossero di manica larga nella concessione delle misure alternative, così come si sente spesso dire, e se fosse scontato che nessuno finisce la propria pena in carcere sarebbero già usciti. Invece sono ancora lì.

      Qualcuno esce, è vero. Ma se andiamo a vedere per bene come stanno le cose, e non come sono percepite da chi non conosce i dati di fatto, vediamo che le misure alternative hanno una durata media di poco superiore ai nove mesi. Quindi anche per chi a un certo punto varca il cancello del carcere la gran parte della pena è stata scontata dentro. E in quei mesi che esce cosa succede? Che smette di scontare la pena? Niente affatto. Succede che la sconta diversamente. Succede che vivrà sotto il rigido controllo dei servizi sociali e del magistrato di sorveglianza, seguendo un rigido programma che altri hanno stabilito per lui. Un altro modo di scontare la pena. Ma ancora pena. Un modo più utile alla nostra sicurezza (le misure alternative abbassano di molto il tasso di recidiva) e assai meno costoso per le nostre tasche.

      Già, perché il carcere costa. Anche questo accade, come Antigone ha ben raccontato ieri. Ciascun detenuto costa a tutti noi 136 euro al giorno. Le misure alternative sono enormemente più economiche. Chi vorrebbe invocare la costruzione di nuove carceri, si faccia due conti prima di farlo. Costruire un carcere da 200 posti – dunque un carcere piuttosto piccolino – costa 25 milioni di euro. Davvero vogliamo spenderli per puro senso di vendetta, per comminare pene meno utili di altre che potremmo avere a disposizione? Costruire carceri ci costa 125.000 euro a posto letto. Ecco perché in passato nessuno c’è riuscito tra tutti coloro che avevano promesso sbarre su sbarre. Non c’è riuscito Silvio Berlusconi, con un sontuoso piano di edilizia carceraria annunciato in pompa magna e finito nel niente. Prima di lui non c’era riuscito l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, che creò allo scopo la società Dike Aedifica s.p.a. la quale si rivelò in seguito una società fantasma e servì solo a sprecare circa 1.400.000 euro e a farsi tirare le orecchie dalla Corte dei Conti.

      Torniamo ai dati di fatto. Abbandoniamo i luoghi comuni. Questo è il lavoro che Antigone tenta di portare avanti da quasi trent’anni. I luoghi comuni fanno comodo. Ma non certo a noi.

      https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/07/31/carceri-i-numeri-dicono-che-non-ce-unemergenza-criminalita-legata-agli-immigrati/4528869