• Quel codicillo nel decreto Genova che mina la salute dei campi

    Pochi si erano accorti di un nesso logico tra il crollo del ponte Morandi e la quantità di idrocarburi ammissibili nei fanghi di depurazione. Ma il #decreto_Genova, in versione omnibus, crea a sorpresa questo collegamento. Parte dagli “interventi urgenti per il sostegno e la ripresa economica del territorio del Comune di Genova” per arrivare a occuparsi, all’articolo 41, della “gestione dei fanghi di depurazione” che nulla hanno a che vedere con la mobilità in Liguria. Un’occasione buona per aumentare di 20 volte, rispetto alle indicazioni che vengono dalla Corte di Cassazione e dal Tar della Lombardia, i valori ammissibili di un gruppo di idrocarburi chiamati C10-C40. Prima i limiti erano 50 milligrammi per chilo (quelli validi per il terreno che la magistratura, in assenza di una norma specifica, aveva preso come punto di riferimento per i fanghi), ora diventa 1.000 milligrammi per chilo.

    “Il ministro Toninelli, che dice di aver scritto con il cuore il decreto, sferra un attacco all’ambiente e alla sicurezza della catena alimentare del nostro Paese perché si determinerà una contaminazione delle falde e dei terreni”, accusa il leader dei Verdi Angelo Bonelli, che ha denunciato la modifica dei valori annunciando un ricorso all’Unione europea. “E’ un’autorizzazione a spargere un milione di tonnellate di fanghi carichi di idrocarburi e metalli pesanti sui suoli agricoli. Un regalo alle imprese che trattano le acque reflue di depurazione sia civili che industriali e che in regioni come la Lombardia e il Veneto hanno accumulato scorte che non riescono a smaltire. La Lombardia aveva già provato a fissare un limite ancora più alto, ma il Tar ha bocciato la norma”.

    La denuncia dell’Isde
    “Mi sfugge il senso, nel decreto Genova, della norma che consente di spandere su tutto il territorio nazionale, nei suoli ad uso agricolo, i fanghi di depurazione con una percentuale di idrocarburi di 1.000 milligrammi per chilo di sostanza tal quale, cioè fanghi non essiccati”, aggiunge Patrizia Gentilini di Isde, i medici per l’ambiente. “Applicando questa norma si finirebbe per spargere, nel giro di tre anni, 75 chili di idrocarburi per ettaro sui suoli agricoli italiani. Senza distinguere tra idrocarburi che arricchiscono il terreno e idrocarburi che lo inquinano”. L’utilizzo in agricoltura dei fanghi derivanti dalla depurazione è infatti una possibilità che l’Unione europea non esclude. “Ma gli Stati che la applicano devono garantire un sistema di controlli efficace e separare la linea di riciclo delle acque reflue urbane (più facili da trattare) da quella degli scarichi industriali, che possono essere carichi di metalli pesanti, idrocarburi e altre sostanze tossiche”, spiega Luciano Butti, avvocato esperto di diritto dell’ambiente. “Questa distinzione è alla base di un recupero dei reflui che sia all’interno di una sana logica di economia circolare”.

    “Distinguere tra idrocarburi di origine naturale e artificiale”
    “L’affidabilità del sistema è legata al tasso di legalità dei territori e alla qualità dei controlli”, aggiunge Teodoro Miano, docente del dipartimento di Scienze del suolo, e degli alimenti all’Università di Bari. “E la quantità degli idrocarburi presenti non è l’indicatore giusto da utilizzare, perché alcuni hanno un’origine naturale. Più significativo sarebbe misurare gli Ipa, gli idrocarburi policiclici aromatici, che rappresentano un pericolo certo”.

    “Un metodo arbitrario rende tutto più difficile”
    E questo, come osserva Raffaele Cossu, docente di Ingegneria ambientale all’Università di Padova, è il problema centrale del via libera agli idrocarburi inserito in un decreto che parla d’altro: “Per regolamentare questa materia serve un dibattito serio. Non si possono aumentare o diminuire i limiti in maniera arbitraria, senza studi e analisi di supporto. E’ un metodo che rafforza le preoccupazioni e rende più difficile costruire un sistema di regolamentazione efficace”.

    https://www.repubblica.it/ambiente/2018/10/13/news/quel_codicillo_nel_decreto_genova_che_mina_la_salute_dei_campi-208871713/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P3-S1.8-T1
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