Berna revoca l’espulsione dei due ragazzi Gemmo

/berna-revoca-l-espulsione-dei-due-ragaz

  • L’#ONU suspend l’expulsion d’une famille de #réfugiés_syriens

    L’ONU vient d’ordonner la suspension de l’expulsion vers la Grèce d’une famille syrienne résidant au #Tessin. Leur demande d’asile avait été rejetée par le Tribunal administratif fédéral, mais le Comité de l’ONU des droits de l’enfant demande au Secrétariat d’État aux migrations de répondre aux reproches de violation de la Convention internationale relative aux droits de l’enfant, en vigueur dans notre pays depuis le 26 mai 1997.

    Fin mars, le Tribunal administratif fédéral (TAF) avait rejeté définitivement la demande d’asile présentée par une famille syrienne yézidie d’origine kurde, résidant actuellement au Tessin après un bref séjour en Grèce. Ce jugement ne tenait pas compte de la fragilité psychologique du père et des deux enfants les plus jeunes. Le tribunal avait pourtant reconnu les conditions de vie très difficiles auxquelles sont confrontés les réfugiés en Grèce, mais il s’était borné à recommander à cette famille de demander de l’aide aux autorités et aux associations privées de bienfaisance en Grèce, et de s’adresser, le cas échéant, aux juridictions grecque et internationale pour faire valoir ses droits.

    Avec le soutien d’Amnesty International Suisse et l’assistance juridique des avocats Immacolata Iglio Rezzonico et Paolo Bernasconi, la famille a soumis son cas au Comité de l’ONU des droits de l’enfant, mettant en avant la violation de plusieurs articles de la Convention internationale relative aux droits de l’enfant de la part des autorités suisses compétentes en matière d’asile. Le renvoi vers la Grèce, un pays dont les difficultés économiques sont bien connues, menace directement et gravement le droit à la santé et à l’éducation des enfants mineurs de cette famille, qui seront ainsi exposés au risque d’exploitation économique et de traitements inhumains et dégradants.

    Les recherches menées par Amnesty International prouvent qu’en Grèce, les réfugiés reconnus n’accèdent à un soutien de la part de l’État qu’après dix ans de vie dans le pays. Le droit au logement n’est pas garanti, et beaucoup de réfugiés sont contraints de vivre dans des parcs publics ou dans des maisons abandonnées, où ils sont constamment exposés au risque d’agressions. En l’absence de domicile fixe, les enfants n’ont pas la possibilité de fréquenter l’école. La pénurie d’interprètes et de médecins spécialisés rend l’accès aux thérapies médicales et psychologiques, indispensables pour plusieurs membres de cette famille de réfugiés, difficile voire même impossible.

    D’après Denise Graf, coordinatrice asile de la Section suisse d’Amnesty International, « le jugement du TAF est scandaleux : on ne peut pas renvoyer vers la Grèce une famille de réfugiés aussi vulnérable, avec des enfants mineurs, sachant qu’ils seront soumis à des conditions de vie très précaires, ceci d’autant plus qu’ils sont tous très bien intégrés en Suisse. En Grèce, ces enfants n’auront pas de sécurité, et aucune garantie que leurs droits soient respectés. »

    Les autorités suisses n’ont pas pris en considération l’impact d’un renvoi en Grèce sur la personnalité des mineurs concernés et ont en conséquence vraisemblablement violé l’article 3 de la Convention relative aux droits des enfants.

    D’après Immacolata Iglio Rezzonico, qui a cosigné la demande adressée à l’ONU en faveur de cette famille, « la prise en cause des intérêts des enfants mineurs constitue une obligation impérative. Par conséquent, la violation de cet engagement étatique est très grave. »

    Les cinq frères de cette famille parlent couramment l’italien. Les enfants les plus jeunes fréquentent les écoles obligatoires, où ils sont bien intégrés et appréciés par leurs enseignants. Grâce au sport, notamment l’athlétisme et le basket, ils ont créé un réseau d’amitiés et ils ont contribué au succès sportif de leurs équipes respectives.

    « Notre pays a le devoir d’accueillir cette famille, parce que ses membres ont tout mis en œuvre pour s’intégrer, apprenant l’italien pour reconstruire leur vie en Suisse. N’oublions pas que la loi suisse interdit même l’expulsion des délinquants dans des pays où ils seront exposés au risque de traitement inhumains », a rappelé Paolo Bernasconi, ancien procureur, qui a également cosigné la demande adressée au Comité de ONU.

    https://www.amnesty.ch/fr/pays/europe-asie-centrale/suisse/docs/2018/l-onu-suspend-l-expulsion-d-une-famille-de-refugies-syriens#
    #renvois #expulsions #asile #migrations #réfugiés #Suisse #débouté #Gemmo
    cc @isskein

    • Extrait de la lettre que la classe des enfants menacés d’expulsion avaient envoyé au Conseil d’Etat tessinois (j’ai anonymisé la lettre)

      Lettre du 24 juin 2017

      Richiesta di revoca di espulsione della famiglia Gemmo, di origine curda yazida, proveniente dalla Siria.

      Quattro anni fa i genitori Gemmo con 5 bambini minorenni sono scappati dal loro paese a causa della guerra. Ora risiedono da più di un anno in Ticino, dove i 3 fratelli più piccoli hanno potuto finalmente andare a scuola, mentre i 2 ragazzi più grandi nel frattempo sono diventati maggiorenni (19 e 18 anni). Questi ultimi sono di fondamentale importanza per tutta la famiglia. Sono infatti loro che si occupano delle questioni quotidiane perché dopo tutti questi anni di incertezze il padre (43 anni!) non ha retto lo stress e si è ammalato in modo molto grave.
      Questo padre è riuscito a mantenere integra ed unita tutta la famiglia attraversando la Turchia, la Grecia, l’Italia, la Germania e finalmente, come detto, da 1 anno e mezzo circa sono in Svizzera.
      Durante il loro peregrinare, il soggiorno greco è stato il più breve: infatti un mese e mezzo dopo sono riusciti a prendere un barcone in direzione dell’Italia, solo dopo esser stati incarcerati per 2-3 giorni dalle autorità greche.
      In quell’occasione gli hanno “estorto” le impronte digitali “trasformandoli” così, a loro insaputa, in rifugiati politici della Grecia (senza alcuna audizione, senza il loro consenso). Già allora, viste le precarie condizioni umanitarie e sanitarie del paese che li ospitava ma sul quale volevano solo transitare, il loro soggiorno è stato allucinante, senza alcun rispetto dei primari diritti umani.
      Quando sono arrivati in Svizzera, dove sono seguiti in modo egregio da tutto il sistema sanitario, scolastico e giuridico, hanno scoperto che quelle maledette impronte sono state la loro rovina perché, secondo gli Accordi Internazionali, ora “appartengono” alla Grecia.
      Hanno fatto lunghe e costose battaglie legali per cambiare il loro stato di richiedenti l’asilo in Svizzera ma, 1) che ci siano ancora 3 fratelli minorenni,
      2) che il padre sia seriamente malato,
      3) che in Grecia gli abbiano “estorto” lo stato di rifugiati,
      4) che rientrare in un paese in emergenza umanitaria e sanitaria (vd rapporti di Amnesty International e del Greek Council for Refugees punti 3 e 4 validi per il nostro caso) sia deleterio per tutti loro,
      5) che abbiano degli zii già rifugiati in Svizzera, così che questi poveri figli e la madre possano essere sostenuti nella gestone famigliare, nonostante tutto ciò il tribunale amministrativo federale non ha voluto rivedere la decisione presa dalla segreteria di Stato dell’immigrazione di mandarli via dalla Svizzera. La Grecia, sulla carta, è obbligata a fornirgli pari assistenza quindi con questa scusa, assolutamente non vera, si liquida la faccenda e ci si pulisce la coscienza.
      L’ultima novità è che la famiglia Gemmo non viene più considerata come un’unica entità ma come 3 entità differenti:
      – Una composta dai genitori con i figli minori (che chiameremo entità 1)
      – Una composta dal figlio maggiore (19 anni/che chiameremo entità 2)
      – Una composta del secondo figlio (18 anni/ chiameremo entità 3 )
      Anche quest’ultima decisione è alquanto contestabile visto che si può parlare di alienazione del diritto di famiglia.
      Vi immaginate questi poveri genitori che 4 anni fa hanno deciso di mollare tutto e tutti e andarsene con 5 figli minorenni (i 2 più grandi per la Siria erano già arruolabili in guerra), con la speranza di dare un futuro migliore alle loro creature e che ora si ritrovano, dopo anni di attesa, a dover ritornare ad una situazione, seppur senza guerra, comunque precaria, in un paese dove neanche i propri cittadini si possono curare, dove non si riesce ad arrivare a fine mese e dove le risorse per i rifugiati sono nulle, lo ha riconosciuto anche il parlamento europeo e la Presidente Sommaruga.
      La situazione quindi al momento è la seguente: l’entità 1 ha ricevuto il decreto di espulsione ma, pagando, hanno potuto procrastinare la data di partenza, le entità 2 e 3 hanno anche ricevuto il decreto di espulsione ma non la deroga di partenza e quindi a molto breve (si parla del 30 giugno 2017) i ragazzi dovranno dividersi dal resto della famiglia.
      Noi abbiamo la loro età, abbiamo appena ottenuto il nostro diploma di maturità, siamo maggiorenni e ci sentiamo “grandi” ma mai potremmo immaginare di dover sostenere una situazione del genere da soli separati dalla nostra famiglia.
      Quello che vorremmo, come giovani che si affacciano al mondo, è di poter far parte di una società civile che rispetti le regole ma che sappia anche entrare in empatia con le singole situazioni soprattutto quando esse vanno al di fuori dell’ordinario, come in questo caso specifico.
      C’è qualcuno dei nostri politici, che si immedesima nella situazione e che vuole fare in modo che questa famiglia non venga rinviata in Grecia, revocando la decisione di allontanamento immediato e pensando che la famiglia Gemmo potrebbe rimanere in Svizzera almeno fino a che non finisca la guerra in Siria o comunque fino a che non troviamo soluzioni umanitariamente accettabili?
      Ci piacerebbe avere la certezza che il paese nel quale viviamo e dove vorremmo costruire anche il nostro futuro sia veramente un paese umanitario e non solo un’immagine da cartolina per chi la guarda da fuori.
      Confidiamo davvero che l’espulsione della famiglia Gemmo, venga revocata perché in uno stato di diritto come il nostro, ledere i diritti fondamentali delle persone non ci fa onore.

      Con profonda stima,

      4C Liceo 1 anno 2016/2017

      In rappresentanza della ex 4C

    • Commentaire de Denise Graf, Amnesty Suisse :

      Attention, ce n’est pas une jurisprudence, mais en principe, la Suisse suit les recommandations des institutions onusiennes au niveau des procédures individuelles. Elle l’a aussi fait en l’espèce, en accordant l’effet suspensif à la procédure devant l’ONU jusqu’à la fin de cette dernière.

    • Berna revoca l’espulsione dei due ragazzi Gemmo

      La Segreteria di Stato della migrazione ha riaperto la procedura d’asilo per la famiglia curdo-siriana. L’avvocato Paolo Bernasconi: «Soddisfazione oggi, ma quanti casi analoghi finiti male»

      Hanno vissuto col fiato sospeso dallo scorso giugno, quanto l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell’uomo aveva imposto al Sem di sospendere l’espulsione dei due giovani maggiorenni. Oggi la famiglia curdo-siriana dei Gemmo, papà, mamma e cinque figli, può tornare a sorridere. Controllata da presso dall’Onu di Ginevra la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) ha revocato l’espulsione verso la Grecia dei due figli, tra cui Hassan nella foto, diventati maggiorenni. Per i due ragazzi sostenuti dalla raccolta di firme promossa dai compagni del Liceo di Lugano non è ancora fatta, ma la procedura di asilo per loro e per la famiglia è stata riaperta. Soddisfazione più che palpabile anche tra i legali dei ragazzi - gli avvocati Immacolata Iglio Rezzonico e Paolo Bernasconi - che sono riusciti a riaprire il caso dopo che anche il Tribunale amministrativo federale nel marzo 2018 aveva confermato l’espulsione.

      «Due fattori sono stati importanti - commenta l’avvocato Paolo Bernasconi - la petizione per la quale va il primo ringraziamento ai ragazzi del Liceo e l’idea, dopo che tutte le altre strade erano state esaminate, di portare il caso davanti alle Commissione per la protezione del fanciullo delle Nazioni Unite». C’è sollievo, aggiunge l’avvocato, «per la revoca di questa misura feroce. Ma nel momento della soddisfazione resta la tristezza e la frustazione per i tanti altri casi Gemmo finiti male». Il diritto costituzionale alla protezione giuridica, ricorda Bernasconi, è spesso vanificato dai costi delle procedure di ricorso fuori della portata per queste famiglie che arrivano in Svizzera senza mezzi economici.


      https://www.tio.ch/ticino/attualita/1354027/berna-revoca-l-espulsione-dei-due-ragazzi-gemmo