La Democrazia del Reddito Universale
Come ricordano anche gli altri saggi compresi in questo volume, l’idea di un diritto alla «sussistenza», al «minimo vitale», non è certo nuova. Fu già sostenuta da Russel, dai Fabiani e, andando a ritroso, argomenti in suo favore li ritroviamo in Hegel, in Kant, in Thomas Paine e altri ancora 1 . Si potrebbe anzi affermare che esista un legame profondo tra questa idea e quella di «comunità politica», come già attestavano l’uso dei pranzi in comune nelle antiche Sparta e Atene 2 o l’introduzione della lex frumentaria 3 nella Roma repubblicana. «A tutti i pasti consumati insieme invitiamo la libertà. Il posto rimane vuoto, ma il piatto rimane in tavola», così René Char ricostruisce, richiamando proprio l’antico rito del consumo collettivo di risorse sociali, l’inebriante esperienza, che solo pochi sono riusciti a vivere nel ’900 4 , dell’affacciarsi della libertà in uno spazio pubblico, libertà che finirà poi irrigidita e snaturata nei canali stretti della democrazia parlamentare. Rielaborando questa tradizione «politica» la teoria democratica ha connesso strettamente, sopratutto nel corso degli anni ’70, i concetti di reddito «di base» e di cittadinanza. In una visione lineare e progressiva della citizenship.
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