Carta : l’importanza strategica dello Stretto di Gibilterra

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  • La partita marittima di Gibilterra

    La carta inedita a colori della settimana è sullo Stretto di Gibilterra, uno dei più importanti colli di bottiglia del sistema globale dei traffici via mare. Il suo valore geostrategico è fuori discussione.

    Compresso fra le propaggini rocciose di Europa e Africa, lo Stretto è l’unico punto d’accesso naturale al Mar Mediterraneo e nel 2018 è stato solcato da oltre 80 mila imbarcazioni di ogni tipo e varietà. Già palcoscenico del confronto navale fra le principali potenze europee in età moderna, la sua rilevanza è esplosa soprattutto dopo l’apertura del Canale di Suez nel 1869, che lo elevò al rango di snodo cruciale delle rotte marittime intercorrenti fra gli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico.

    Lo Stretto di Gibilterra è oggi dominato dalle potenze anglosassoni. La posizione preminente spetta al Regno Unito, forte della sovranità che mantiene sull’omonima Rocca. Assieme a Dover, Alessandria d’Egitto, Capo di Buona Speranza e Singapore, questa iconica fortezza in terra iberica era un tempo una delle cinque chiavi che chiudevano i domini globali di Sua Maestà britannica. Oggigiorno Gibilterra àncora la Gran Bretagna al Mediterraneo e le conserva il controllo del suo punto d’accesso occidentale, con buona pace delle sempiterne rivendicazioni spagnole.

    Lo Stretto è inoltre uno dei gangli vitali su cui si fonda l’informale impero dei mari americano. Il passaggio consente alla Superpotenza di muovere uomini e mezzi dall’Atlantico al Mediterraneo e di lì volgersi verso i teatri di crisi nordafricani, levantini e mediorientali. Le forze aeronavali degli Stati Uniti accedono e operano da Gibilterra in virtù della relazione speciale con l’alleato britannico, mentre la loro residuale impronta militare nell’adiacente territorio spagnolo (base navale a Rota e base aerea a Morón) certifica l’area prioritaria su cui insistono gli interessi europei di Washington.

    Sul versante meridionale del collo di bottiglia si collocano le due principali variabili suscettibili d’incidere sugli equilibri marittimi del passaggio.

    Primo, la crescita tumultuosa della portualità del Marocco di re Maometto VI, capace di riscrivere i rapporti di forza fra gli scali di Africa e bacino mediterraneo grazie all’affermazione del superporto di Tanger Med.

    Secondo, la crescente presenza cinese, per il momento circoscritta a corposi investimenti in tecnologia, logistica e commerci. Ma che in futuro potrebbe evolvere verso tentativi di acquisire influenza all’interno di una regione che resta cruciale per il successo dell’ambizioso progetto geopolitico di controglobalizzazione lanciato da Pechino, noto come nuove vie della seta.

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