la profezia che si autoavvera prima del tempo – Lungo la rotta balcanica – Along the Balkan Route

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  • Migranti e Covid-19: la profezia che si autoavvera prima del tempo

    Stiamo assistendo in queste ultime ore ad una delle peggiori e becere strumentalizzazioni legate alle politiche e alla propaganda d’odio verso le persone migranti che tentano di andarsene dalla Libia o viaggiano attraverso i Balcani.

    A seguito delle misure che tutti gli Stati nazione stanno via via assumendo all’interno dei propri territori e verso l’esterno, uno pare essere il leit motiv. A priori incolpare il rifugiato, il richiedente asilo, il migrante per la diffusione del #Covid-19.

    Come riporta Amnesty International, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump non ha perso tempo ordinando di respingere sia verso il Messico che verso il Canada tutte le persone entrate negli Stati Uniti, senza dare loro il permesso di essere ascoltate nelle istanze di richiesta di protezione.

    In Olanda il ministro della Giustizia Ferd Grapperhaus ha dichiarato che il parlamento ha decretato di non ammettere più nuovi ingressi all’interno dei centri di accoglienza. “Non possiamo sapere in quanti e quali altri Paesi queste persone siano passate prima di giungere a destinazione e con chi possano essere entrate in contatto”, questa la motivazione alla base della decisione.

    In Serbia il presidente Vučić ha proclamato in conferenza lo stato d’emergenza nazionale elencando le varie misure adottate tra cui il dispiegamento dell’esercito a controllo degli ospedali, delle frontiere e dei centri collettivi per richiedenti asilo e il divieto a chi vi viene registrato di poter uscire. Misura che ha ricevuto il plauso da parte dell’Assessore alla Sicurezza del Friuli Venezia Giulia, Pierpaolo Roberti, dato che servirebbe a prevenire il contagio anche nella regione del nordest italiano. Nell’ ultimo report dell’UNCHR sulla situazione in Serbia si evidenzia un aumento delle persone registrate all’interno dei 16 campi governativi, salito dai 5912 a 8328 in una settimana, sebbene alla data del 25 marzo ancora non siano emersi casi di Covid-19 tra i richiedenti asilo. Da qualche settimana, in diverse città serbe tra cui Subotica e Belgrado, erano state autorizzate manifestazioni pubbliche contro la presenza e l’accoglienza di migranti

    La Grecia già il 27 febbraio, prima dell’annuncio dell’apertura dei confini da parte della Turchia, aveva deciso di aumentare i controlli alle frontiere per impedire ai migranti potenziali portatori di coronavirus, di entrare in territorio ellenico. “Adesso la migrazione include una nuova dimensione, dato che i flussi verso la Grecia comprendono anche persone provenienti dall’Iran – dove ci sono stati molti casi – e altre che sono passate per l’Afghanistan” aveva dichiarato il primo ministro Mitsotakis. “Le nostre isole, già gravate da problemi di salute pubblica, devono essere doppiamente protette”. Due settimane dopo, lunedì 9 marzo, è stato confermato il primo caso di COVID-19 nell’isola di Lesbo. A portare l’infezione in Grecia è stata una greca di ritorno da un viaggio in Israele, non un richiedente asilo.

    Anche per il governo greco il coronavirus è diventato un pretesto non solo per rafforzare le frontiere ma anche per dare avvio alla detenzione di massa dei richiedenti asilo, sia nelle isole dell’Egeo sia nella Grecia continentale. Nei due campi profughi di Lesbo, Moria e Kara Tepe, le autorità hanno annunciato che si potranno muovere solo 100 persone all’ora, dalle 7 alle 19. Su una popolazione totale di 20 mila persone significa che solo una su 20 ha il diritto di muoversi ogni giorno. Inoltre in tutti i campi della Grecia sono state cancellate le attività ludiche ed educative, è stato vietato l’ingresso agli esterni ed è stato messo i coprifuoco dopo le 19. Nulla, a parte campagne di informazione sul coronavirus e allestimento di cliniche ad hoc, è stato fatto per prevenire un possibile focolaio all’interno dei campi. I tanti appelli delle organizzazioni umanitarie greche e internazionali che chiedevano l’evacuazione delle persone dagli hotspot delle isole dell’Egeo sono rimasti inascoltati. A questo, si è aggiunta la linea dura che la Grecia ha portato avanti dall’1 marzo, a seguito dell’annuncio turco dell’apertura delle frontiere: sospensione del diritto d’asilo fino al 31 marzo per chi è entrato in territorio ellenico in maniera illegale, respingimenti di massa al confine marino e terrestre, e detenzione per chi è riuscito a varcare la frontiera.

    L’Ungheria, negli stessi giorni, ha interrotto l’accesso dei richiedenti asilo ai campi collocati nelle zone di transito al confine con la Serbia, giustificando la misura per questioni sanitarie e sostenendo che l’arrivo del contagio in terra magiara fosse da imputare ad iraniani universitari. Ma nella decisioni di Orban ha avuto peso anche il timore di un nuovo flusso di arrivi dopo il confronto telefonico con Erdogan.

    In Bosnia e Erzegovina sia la Federazione che la Repubblica Serba di Bosnia hanno separatamente dichiarato lo stato d’emergenza. Anche in questo caso, particolare attenzione è stata data al tema dei migranti e dei richiedenti asilo presenti all’interno del territorio, con la conseguente apertura di una nuova tendopoli nel Cantone Una-Sana, precisamente a Lipa, dove verrrano coattivamente trasportate le persone che vivono in aree informali fuori dai campi gestiti dall’OIM.

    Come avvenuto in Serbia, anche in Bosnia l’esercito è stato incaricato di controllare le frontiere e di monitorare i campi vietando l’uscita delle persone; nel frattempo anche la tendopoli alla stazione di Tuzla è stata sgomberata e le persone portate a Blazuj nei pressi di Sarajevo, dove già si viveva in condizioni di sovrannumero.

    All’Hotel Porin di Zagabria, prima del terremoto del 22 marzo, è stata montata una rete a circoscrivere l’area attorno al campo.

    A Gorizia, nell’area di Trieste e lungo i valichi di confine, sono stati eretti posti di blocco sulle vecchie frontiere che sono tornate ad esistere per iniziale volontà del governo sloveno. Al confine opposto ha disposto invece nuovi container dove trattenere i migranti catturati per poi consegnarli alle forze dell’ordine croate. Il presidente della regione Friuli ha ottenuto il dispiegamento di polizia e militari sul confine sloveno per fermare chi arriva dalla rotta balcanica, dopo che già da gennaio Salvini aveva chiesto il blocco delle frontiere per evitare l’arrivo di migranti.

    Filippo Grandi dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), in una dichiarazione del 20 marzo sulla crisi COVID-19 ha dichiarato:

    “Sono sempre più preoccupato per le misure adottate da alcuni Paesi che potrebbero bloccare del tutto il diritto di chiedere asilo […] queste misure non devono portare alla chiusura delle vie d’asilo, né costringere le persone a ritornare in situazioni di pericolo”.

    Solo qualche giorno prima a Ginevra gli esperti ONU riuniti avevano rilevato i rischi dell’utilizzo dei poteri speciali come misure repressive. “Pur consci della gravità dell’attuale crisi sanitaria e riconoscendo che l’uso dei poteri in stato di emergenza è consentito dal diritto internazionale in risposta a minacce significative, ricordiamo con urgenza agli Stati che qualsiasi risposta all’emergenza coronavirus deve essere proporzionata, necessaria e non discriminatoria”

    L’Alto Commissario per i Diritti Umani delle Nazioni Unite aveva espresso perplessità simili.

    Il Portogallo il 29 marzo ha dichiarato l’intenzione di regolarizzare chiunque abbia inoltrato domanda di permesso di soggiorno retroattivamente dalla data d’inizio dell’emergenza, il 18 marzo. Tutti saranno trattati come cittadini ed avranno lo stesso diritto di ogni portoghese all’accesso alla sanità e cure.

    Ad oggi il Portogallo è l’unico Paese a compiere un’azione normativa, e quindi politica, che anzitutto guardi alla crisi legata al coronavirus come a un problema globale per tutti gli individui e nel fare ciò amplia le maglie del diritto e dei diritti anzichè restringere e rinchiudere come si è visto fare in tutti gli altri contesti.

    https://lungolarottabalcanica.wordpress.com/2020/03/30/migranti-e-covid-19-la-profezia-che-si-autoavvera-p
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