Uguale | Tareke Brhane

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  • Uguale
    –-> pareil

    Sono nati invisibili e sono morti invisibili. Sono persone costretti a lasciare il loro paese contro la loro volontà per salvare la propria vita. Si lasciano dietro la loro terra, il profumo del loro cibo, uscendo illegalmente per affrontare la morte. Per mano del loro governo, dei trafficanti. Costretti a subire violenza, torture. Le donne violentante e poi costrette a vendere i loro corpi per guadagnare abbastanza soldi per mettersi in salvo. Non parleranno di queste violenze, nasconderanno i loro bambini, per non essere rifiutate. In carcere in Libia con 80 persone in una cella, donne uomini e bambini venduti dai poliziotti, stuprate davanti a tutti. Neanche l’inferno può spiegare quello che si prova.

    Poche di loro riescono a trovare i soldi per prendere la barca. Non raccontano perché nessuno le crederebbe. Il 3 ottobre e l’11 ottobre a largo di Lampedusa dove hanno perso la vita più di 600 persone. Tante donne, tante mamme con i loro bambini. Non possiamo dimenticare.

    Sono passati 100 giorni, e i morti sono rimasti senza nome. Le famiglie senza risposte. Nonostante le ripetute promesse seguite alla tragedia, le procedure per il riconoscimento dei corpi non sono mai state avviate. Le famiglie che vogliono pagare con i proprio soldi i test del DNA non hanno ricevuto risposta. Ancora oggi nella Questura di Agrigento continuano ad arrivare da tutta Europa i parenti dei dispersi in cerca di certezze, ma tornano indietro senza risposta.

    Io a volte faccio fatica a capire perché in un paese civile accade questo. Non si tratta di essere buoni o cattivi, ma di applicare le stesse procedure per un qualsiasi altro defunto, di considerarli da morti come tutti dovrebbero essere considerati da vivi: uguali.

    http://www.huffingtonpost.it/tareke-brhane/uguale_b_4580366.html

    article de #Tareke_Brhane, déjà #réfugié à Lampedusa, maintenant médiateur culturel

    #migration #asile #Lampedusa #mourir_en_mer