• Lundi matin Mélenchon publie ce billet. Certains média réagissent un peu lundi soir ou mardi matin. Bernard Cazaneuve condamne ces propos mardi soir. Mais mercredi matin France Inter, Le Monde, Rue89 et France Culture n’ont toujours pas relayé l’information.

    Zemmour se lâche en Italie : déporter cinq millions de musulmans ? Ça peut se voir !
    http://www.jean-luc-melenchon.fr/2014/12/15/zemmour-se-lache-en-italie-deporter-cinq-millions-de-musulmans-ca

    Eric Zemmour : « Les musulmans ont leur code civil, c’est le Coran. Ils vivent entre eux, dans les périphéries. Les Français ont été obligés de s’en aller. »

    Question : « Mais alors que suggérez-vous de faire ? Déporter 5 millions de musulmans français ? »

    Eric Zemmour : « Je sais, c’est irréaliste mais l’Histoire est surprenante. Qui aurait dit en 1940 que un million de pieds-noirs, vingt ans plus tard, seraient partis d’ #Algérie pour revenir en France ? Ou bien qu’après la guerre, 5 ou 6 millions d’Allemands auraient abandonné l’Europe centrale et orientale où ils vivaient depuis des siècles ? »

    Question : « [Vous parlez d’exodes provoqués par] des tragédies immenses. »

    Eric Zemmour : « Je pense que nous nous dirigeons vers le chaos. Cette situation d’un #peuple_dans_le_peuple, des musulmans dans le peuple français, nous conduira au chaos et à la guerre civile. Des millions de personnes [vivent ici], en France, [mais] ne veulent vivre à la française. »

    (…)

    Question : « Mais que signifie : vivre à la française ? »

    Zemmour : « Cela signifie donner à ses enfants des prénoms français, être monogame, s’habiller à la française, manger à la française, du fromage par exemple. [Blaguer] au café, faire la cour aux filles. Aimer l’Histoire de France et se sentir dépositaire de cette Histoire et vouloir la continuer, je cite ici #Renan. »

    Question : « [Avez-vous] l’intention d’être l’idéologue du Front national ? »

    Eric Zemmour : « Non, sur certains thèmes nous sommes éloignés. Le #Front_national, par exemple, [n’a pas assez clarifié sa position contre] le #mariage_homosexuels et, d’un point de vue social, il est [désormais] trop à gauche. Mais je ne me situe pas sur le terrain des partis, mon domaine est celui des idées. Je mène une #guerre_culturelle, comme le dirait Gramsci. »

    Il successo di Zemmour, l ?arrabbiato anti-élite « La Francia si è suicidata »
    http://archiviostorico.corriere.it/2014/ottobre/30/successo_Zemmour_arrabbiato_anti_elite_co_0_20141030_57c58d

    Contro i gay, gli immigrati, l?Ue: ha venduto mezzo milione di copie Il Front national non lotta contro le nozze gay, è troppo a sinistraPopulista «Io rivendico il populismo come rifiuto di rinunciare alla nostra maniera di vivere»

    DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI
    Il premier socialista Manuel Valls lo detesta e lo cita più volte come minaccia alla convivenza civile ma questo non fa che accrescere la fascinazione di tanti francesi per Éric #Zemmour, 56enne editorialista del #Figaro , ubiquo polemista radiotelevisivo e autore di « Le suicide français » (Albin Michel), un saggio di 500 pagine sui «quarant?anni che hanno distrutto la Francia». Contro l?eredità del maggio 68, il femminismo, l?immigrazione, l?Europa e le nozze gay, Zemmour ha scritto un libro pieno di rimpianto per l?epoca d?oro (secondo lui) in cui gli uomini sapevano imporre la loro autorità di padri e mariti e la Francia non era «invasa dai musulmani salafisti». Soprattutto, «Il suicidio francese» è da due settimane primo in classifica, si avvia a raggiungere il mezzo milione di copie vendute e a battere il record del bestseller anti-Hollande di Valérie Trierweiler.

    Che cosa ci dice, della società francese, un successo simile? Se lo aspettava?
    «Da un punto di vista personale è un?immensa soddisfazione, ovviamente. Per la struttura mi sono ispirato al libro di un italiano, Patria 1978-2008 di Enrico Deaglio: non l?ho letto, ma ho preso da lì l?idea di mescolare la cultura popolare e il saggio politico. Mi aspettavo di creare dibattito, ma non di vendere così tanto. Questo successo è un plebiscito politico, ideologico. La gente mi ferma per strada e mi dice che finalmente qualcuno esprime la loro sofferenza. Il popolo francese non si rassegna a vedere la Francia morire sotto i suoi occhi».

    Il suo libro è una specie di manifesto reazionario e populista.
    «Ma io lo rivendico, il populismo. Apparentemente la facciata resiste, Parigi è sempre bella e le ragazze fanno ancora girare la testa, ma sotto la superficie tutto è marcio. Il populismo è il rifiuto di rinunciare alla nostra maniera di vivere».

    E chi sarebbe responsabile di questo attentato alla vecchia Francia?
    « Le Monde ha scritto che il mio è un libro complottista. Ma io non denuncio un complotto, critico un?evoluzione della società imposta dalle élite francesi. Negli ultimi quarant?anni queste élite hanno agito secondo le tre D: derisione, decostruzione, distruzione della Francia, in nome dei grandi ideali, ovvero l?Europa, l?apertura al mondo, il progresso».

    La modernità, la globalizzazione, l?immigrazione, riguardano tutti, non solo i francesi.
    «È vero, ma solo in Francia c?è un simile odio di sé veicolato dalle élite. Non fanno che ripeterci che non siamo abbastanza tedeschi, o americani, o svedesi. Tutti i modelli sono buoni, tranne il nostro. Poi, in Italia non c?è Stato forte, la società è abituata a difendersi. Noi ci sentiamo traditi dallo Stato. Siamo il Paese con la prima comunità musulmana d?Europa».

    Ma le élite che lei denuncia difendono la laicità, per esempio. La Francia è uno dei pochi Paesi dove il burqa, e pure il velo nelle scuole, sono vietati.
    «Ma sono residui, insufficienti, di un sistema ormai finito. Il modello francese era l?assimilazione, ossia ?tutti possono essere francesi se fanno lo sforzo di essere francesi?. I miei antenati erano berberi di religione ebraica, non erano certo i galli, ma io oggi dico che i miei antenati sono i galli. Tutto questo non esiste più. I musulmani hanno un loro codice civile, è il Corano. Vivono tra di loro, nelle periferie. I francesi sono stati costretti ad andarsene».

    Lei allora che cosa suggerisce? Deportare cinque milioni di musulmani francesi?
    «Lo so, è irrealista, ma la storia è sorprendente. Chi avrebbe detto nel 1940 che un milione di pieds-noirs , vent?anni dopo, avrebbero lasciato l?Algeria per rientrare in Francia? O che dopo la guerra 5 o 6 milioni di tedeschi avrebbero lasciato l?Europa centro-orientale dove vivevano da secoli?».

    Parla di esodi provocati da tragedie immense.
    «Io penso che stiamo andando verso il caos. Questa situazione di popolo nel popolo, di musulmani dentro i francesi, ci porterà al caos e alla guerra civile. Milioni di persone vivono qui, in Francia, e non vogliono vivere alla francese».

    Ma che significa vivere alla francese?
    «Significa dare ai figli nomi francesi, essere monogami, vestirsi alla francese, mangiare alla francese, formaggio per esempio. Scherzare nei caffé, fare la corte alle ragazze. Amare la storia di Francia, sentirsi i depositari di questa storia e volerla continuare, sto citando Ernest Renan».

    Se la prende con una supposta ideologia cosmopolita e totalitaria ma lei, Éric Zemmour, è sempre in tv.
    «Io dico le cose che la maggior parte dei francesi pensano, da cui il successo clamoroso del mio libro. Contro di me però c?è l?ideologia dominante delle élite, ormai screditate, che provano a imporre alla società quel che è corretto pensare: il mariage pour tous , il femminismo, l?Europa, la globalizzazione, l?immigrazione vista come una ricchezza. Ma il popolo non la pensa così».

    Lei punta a fare l?ideologo del Front National?
    «No, su certi temi siamo lontani, il Front National per esempio non si è schierato abbastanza contro il matrimonio degli omosessuali, e da un punto di vista sociale ormai è troppo a sinistra. Ma io non mi pongo sul terreno dei partiti, la mia dimensione è quella delle idee. Conduco una guerra culturale, come direbbe Gramsci».
    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Le Figaro essaye de dégongler l’affaire, mais ces informations aggravent le cas Zemmour :

    Stefan Montefiori : le mot #déportation n’a pas été prononcé durant l’interview avec Zemmour
    http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2014/12/16/31003-20141216ARTFIG00425-stefan-montefiori-eric-zemmour-n-a-pas-employe-le

    FIGAROVOX/ENTRETIEN - Stefan Montefiori est l’auteur de l’interview d’Eric Zemmour au Corriere della Sera qui fait polémique. Il a répondu à nos questions.

    FIGAROVOX. - L’entretien que vous avez fait avec Eric Zemmour provoque la polémique. Etes-vous surpris ?

    Stefan MONTEFIORI. - Cet entretien date du 30 octobre. À l’époque, en Italie, il n’a pas fait trop de polémique.

    Le mot déportation, à juste titre, scandalise...

    Il faut préciser qu’ #Éric_Zemmour n’a pas employé ce mot. Au terme d’une conversation sur Le Suicide français, les échecs de l’assimilation et du modèle multiculturel, je lui ai posé la question suivante : « Mais vous ne pensez pas que ce soit irréaliste de penser qu’on prend des millions de personnes, on les met dans des avions… » ; il ajoute : « ou dans des bateaux », et je reprends : « pour les #chasser ? » Ce que j’ai résumé dans la formule qui fait scandale [soit : « Mais alors que suggérez-vous de faire ? Déporter 5 millions de #musulmans français ? »]. Je ne partage pas du tout ses idées, mais en même temps cette interview n’avait pas pour objet de donner un programme politique. Après avoir évoqué les exemples pied-noirs et allemands, Eric Zemmour décrit un chaos tragique. La guerre civile que Zemmour décrit n’est évidemment pas ce qu’il souhaite, mais ce qu’il voit venir. Il pense que c’est possible.

    Votre interview est au cœur de l’actualité un mois et demi après sa publication...

    Je répète qu’il s’agissait d’un entretien cordial et correct, sans complaisance ni accablement, ce n’est pas mon rôle. Et ce n’était surement pas un guet-apens.

  • Le peuple de droite fait son mai 68 avec 50 ans de retard... mais pour sauvegarder son petit capital (son statut de membre de la caste dominante « catho-blanc-hétéro » )

    La France de la Manif pour Tous, que décrit Brustier, a investi la rue. Majoritairement issue de la petite bourgeoisie catholique de province, elle est moins fragile socialement, mais tout de même en voie de déclassement. Viscéralement attachée à son art de vivre, sa culture, son identité, sa famille, elle lutte pour ne pas mourir.

    (..)

    Mais, selon Brustier, les enfants de la Manif pour Tous sont paradoxalement tout autant les enfants des JMJ que ceux de mai 68. « Si on trouve dans leur discours une critique radicale de la génération 68, on a aussi affaire à une société qui rêve de faire son propre Mai 68. Les slogans, l’esthétique des affiches, le rapport à la police, aux gardes à vues témoignent d’un mimétisme avec 68... », relève l’auteur. Le but est de remporter la bataille culturelle, comme les soixante-huitards en leur temps. Pour lui, les « cathos 2.0 » de LMPT ont déjà en grande partie gagné la guerre médiatique.

    Une analyse vraiment intéressante, très lucide, je trouve
    http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2014/11/17/31003-20141117ARTFIG00104--le-mai-68-conservateur-le-livre-que-doit-lire-ni

  • « Les déclarations d’Antoine Compagnon, reflet de l’arrogance de nos élites »

    http://www.lefigaro.fr/vox/culture/2014/08/22/31006-20140822ARTFIG00335-les-declarations-d-antoine-compagnon-reflet-de-l-

    *

    Dans un entretien au FigaroVox, Antoine Compagnon avait déclaré, « on est un meilleur ouvrier si on a lu Montaigne ou Proust ». Julien Suaudeau, à la fois écrivain et travailleur dans le bâtiment, lui répon* d.

    L’entretien qu’Antoine Compagnon a donné il y a quelques jours au Figaro me dérange. Son titre, surtout : « On est un meilleur ouvrier si on a lu Montaigne ou Proust ».
    En lisant cette affirmation (M. Compagnon parle de la « culture littéraire » de l’architecte, du plombier et de l’ouvrier, qui les aiderait à « vivre mieux »), je me demande si le marteau de Nietzsche n’est pas ce qui manque à notre époque, plus que le livre.
    M. Compagnon ne nous dit pas qu’on peut être ouvrier et aimer lire ; il nous explique que la lecture rend les mains plus adroites, l’homme plus apte au travail manuel - à n’importe quel travail d’ailleurs. Je ne suis pas d’accord, ni en tant que lecteur, ni en tant que travailleur : la lecture est pour moi un luxe délicieux, qui ne rend ni meilleur ni plus mauvais dans l’accomplissement quotidien de cette nécessité qui s’appelle le travail.

  • La charge de Philippe Bilger contre le show médiatique de Jérôme Kerviel
    http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2014/05/20/31003-20140520ARTFIG00170-la-charge-de-philippe-bilger-contre-le-show-media

    Le 19 mai 2014, Jérôme Kerviel, venant d’Italie à Menton, était incarcéré à la maison d’arrêt de Nice en exécution de l’arrêt du 24 octobre devenu définitif.
    On aurait pu penser que ce processus impeccable au regard de l’état de droit, d’autant plus qu’il avait été précédé par une information conduite par Renaud Van Ruymbeke, magistrat incontestable pour la compétence comme pour l’éthique, trouverait rapidement son aboutissement : un délinquant, une sanction assortie, avec bienveillance, d’un sursis partiel et une incarcération.

    (Ph. Bilger)

    Donc J. Kerviel est emprisonné à Nice.

    « Processus impeccable », comme il appelle ça, mais qui n’empêche pas l’ex-proc d’en rajouter une couche. Il en veut aux amis de Kerviel. Il est comme ça l’ex-proc. Vieillard au coeur d’airain, l’âme tourmentée par son devoir, il veille sur la justice.

  • Et si l’école était devenue trop complexe pour les parents d’élèves ?
    http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2014/04/29/31003-20140429ARTFIG00340-et-si-l-ecole-etait-devenu-trop-complexe-pour-les

    Les quelques chiffres qui ont filtré montrent assez clairement à qui les prend honnêtement qu’il n’y a pas de guerre entre les membres de la communauté éducative : les trois quarts des directeurs d’école interrogés disent n’avoir subi aucune agression ou une seule au cours de la dernière année scolaire. C’est heureux, et en même temps c’est remarquable s’agissant d’un métier impliquant un rapport constant au public, la gestion de nombreuses situations potentiellement conflictuelles (incidents de cour de récréation, évaluation de la performance scolaire des élèves), le tout dans un contexte de crise économique et sociale profonde et de montée de la violence.

    #éducation #relation_école_famille #relations_parents_enseignants

  • Agression sexuelle à Lille : « Personne ne bouge, tout le monde en parle »

    Le deuxième, grégaire : cette psychologie caractéristique des foules que, dès la fin du XIXe siècle, Gustave Le Bon avait brillamment dénoncée. On ne se méfiera jamais assez des foules. L’individu s’y désagrège : il y a, remarque-t-il, « évanouissement de la personnalité consciente, prédominance de la personnalité inconsciente, orientation par voie de suggestion et de contagion des sentiments et des idées dans un même sens ». Or, une dizaine de personnes, comme dans ce maudit métro, suffit à faire une foule. Une foule irresponsable, prostrée dans une sidération contagieuse. Paradoxalement, deux ou trois passagers auraient peut-être davantage réagi…
    Un troisième facteur est plus préoccupant. Freud s’était ému de l’évanouissement de la conscience que signalait Le Bon ; selon lui, « l’âme de la foule » est en fait une union des inconscients, s’émancipant de la conscience. Faut-il en conclure que nos contemporains auraient un inconscient collectif démissionnaire ? Et que, lorsqu’ils deviennent grégaires, ils ne se précipitent pas vers le fossé à la façon des célèbres moutons, mais plutôt s’immobilisent ?

    http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2014/05/05/31003-20140505ARTFIG00060-agression-sexuelle-a-lille-personne-ne-bouge-tout

  • 2 600 000 privilégiés en France
    Combien de temps ce scandale va-t-il durer ?
    http://www.cip-idf.org/article.php3?id_article=6853

    Les intermittents donnaient un mauvais exemple aux autres travailleurs, il fallait démanteler les annexes 8 et 10, ce qui a été en grande partie fait en 2003, puis en 2006.

    Aujourd’hui, c’est l’annexe 4, celle des intérimaires, que le Medef se propose de supprimer, en même temps que les annexes 8 et 10. Ce sont ces mêmes intérimaires qui, aujourd’hui, sont, à leur tour, accusés de parasiter l’Assurance-Chômage, de choisir leurs emplois, d’organiser leur temps de travail.

    Au-delà du grotesque de ces accusations, bien éloignées des pratiques d’emploi subies dans l’intérim, qui ne sont pas toutes, loin s’en faut, paradisiaques, on peut rétorquer que oui, on a le droit de ne pas avoir envie d’accepter une mission d’une heure payée 12€50, pour décharger un camion situé à quatre-vingt kilomètres de son domicile, et que, en général, oui, on a le droit de choisir son travail.

    Lors de la prochaine négociation Unedic, que réclamera le Medef ? La suppression de l’#assurance-chômage ? L’abrogation des droits sociaux ? Trois millions de personnes de tous sexes, voire de toutes nationalités, prétendent toucher un revenu sans travailler ? Voilà un privilège que le Medef aura à cœur d’abolir, au nom de la sacro-sainte lutte contre les #déficits car, en effet, les comptes de l’Unedic seront enfin apurés, lorsque les #employeurs n’auront plus de cotisations sociales à payer et les #chômeurs d’indemnités à encaisser.

    • Négociations UNEDIC : tous mobilisés pour l’assurance chômage ! Faire circuler… - Le collectif brestois en marche contre l’injustice sociale
      http://marchedeschomeurs-brest.blogspot.fr/2014/03/negociations-unedic-tous-mobilises-pour.html

      La négociation pour la nouvelle convention UNEDIC a commencé en janvier dernier.
      L’objectif de l’organisation patronale se présente clairement : plus de droits sociaux pour les précaires. Le MEDEF en a appelé à supprimer les annexes 8 et 10 (intermittents) et l’annexe 4 (intérimaires) dans le seul but de démanteler les droits destinés aux plus précaires.
      Mais partout en France des intermittents, des intérimaires, des syndicalistes, des chômeurs et précaires se sont mobilisés le 27 février dernier. Continuons le combat et amplifions la mobilisation !

    • Eternelle convention des innocents, le genre "on dénigre les chômeurs, et d’ailleurs... je n’en suis pas !" (voir, a contrario, Fabrique du sensible http://www.cip-idf.org/article.php3?id_article=84) ; ou encore policemploi intox : "Et pourquoi ce couperet des quinze mois ne fait-il pas partie des propositions de réforme du régime d’activité réduite que vient de faire le patronat à travers son projet d’accord national interprofessionnel ? Lorsqu’on leur demande les raisons de cet absurde quota de quinze mois, des salariés de Pôle Emploi vous répondront en soupirant que la règle est ancienne, ..." (cf http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2014/03/04/31003-20140304ARTFIG00148-les-tribulations-d-une-chomeuse-qui-ne-chome-pas.

      Non, ça remonte pas à la haute antiquité (le fordisme ?). C’est lors de la précédente « négociation » Unedic que les employeurs ont obtenu l’instauration de ce couperet quant à la durée d’alloc. Il y a trois ans, ce cumul partiel allocs/salaires, c’était 18 mois ; trois ans avant, c’était possible de « cumuler » (selon des modalités kafkaïennes) jusqu’à épuisement des droits. Désormais, le principe de base de la caisse chômage c’est "un jour cotisé, un jour indemnisé", pour 4 mois à 36 mois, selon le rythme d’emploi et l’âge.
      La « négociation » en cours porte - chacun l’a compris avec la remise en cause (tout à fait inédite) de l’annexe IV - pour une bonne part sur le sort réservé aux 1 500 000 "chômeurs en activité à temps réduit" . dans le cadre de la politique d’austérité, le #PS HEC prépare également une « réforme » du #RSA...

  • L’école et les « hommes libres » : Claude Lelièvre répond à Natacha Polony (L’Express)
    http://www.lexpress.fr/education/l-ecole-et-les-hommes-libres-claude-lelievre-repond-a-natacha-polony_147901

    Natacha Polony confond benoîtement un pourcentage d’élèves issus de milieux populaires parmi les reçus aux grandes écoles, avec un pourcentage de reçus parmi l’ensemble des enfants d’origine populaire.
    […]
    Il est vrai que se rendre compte qu’il y a deux fois plus de garçons que de filles qui n’atteignent pas en France le niveau de compétence 2 considéré comme un minimum à atteindre pour réussir son parcours personnel (26% de garçons contre 14% de filles selon l’enquête PISA 2009) ne va pas dans le sens de la réduction de cette grave question au débat sempiternel sur les méthodes d’apprentissage (un des ’’fonds de commerce’’ de Natacha Polony qu’elle ne manque pas de mettre en œuvre), même si elles peuvent avoir bien sûr leur importance.
    […]
    Par ailleurs la focalisation récurrente sur le ’’lire, écrire, compter’’ (reprise à son compte par Natacha Polony dans son interview) ne va pas non plus dans le sens réellement historique de l’ambition des fondateurs l’Ecole républicaine, et de ce qui peut faire -précisément- la différence entre une école ’’républicaine’’ et une école d’’’Ancien Régime’’ (à savoir ce qui « est vraiment éducateur », et où « réside la vertu éducative »).

    #éducation #polémique #histoire_de_l'éducation #lire_écrire_compter #statistiques #oups

    • Natacha Polony : « L’école ne fabrique plus des hommes libres, mais des incultes ! »
      http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2014/02/14/31003-20140214ARTFIG00382-natacha-polony-l-ecole-ne-fabrique-plus-des-homme

      Rien que les questions posées par Le Figaro™ :

      Théorie du #genre, Vincent Peillon, feuille de route sur l’#intégration, Natacha Polony revient sans langue de bois sur les polémiques autour de l’école qui ont émaillé cette semaine.
      Polémique autour de la théorie du genre, dérives #communautaires, résultat catastrophique au classement #Pisa, l’école Française est en crise. Dans votre dernière chronique pour le Figaro, vous écrivez, « l’école n’instruit plus, n’éduque plus, elle rééduque ». Qu’entendez-vous par là ?
      […]
      La focalisation de l’école sur les questions de société n’est-elle pas justement un moyen de masquer son échec sur l’apprentissage des savoirs fondamentaux ?
      […]
      Hormis cette dérive sociétale, quelles sont les causes profondes de cette faillite de l’école de la République ?
      […]
      Avec le rapport puis la feuille de route sur l’intégration, la gauche a relancé le débat sur l’interdiction du #voile et plus largement sur le #multiculturalisme à l’école. Le risque n’est-il pas de faire de cette dernière l’otage de tous les communautarismes ?
      […]
      Dans une interview accordé à Libération, Vincent Peillon en appelle pourtant à la défense de l’école républicaine… Qu’en dites-vous ? Cela va-t-il dans le bon sens ?

  • Alain Finkielkraut : « Une partie de la gauche a perdu la raison et la mémoire »
    http://www.lefigaro.fr/vox/societe/2014/02/07/31003-20140207ARTFIG00274-alain-finkielkraut-une-partie-de-la-gauche-a-perd
    Y’en a pour qui ça s’arrange pas !

    L’antiracisme devenu fou nous précipite dans une situation où la seule origine qui n’aurait pas de droit de cité en France, c’est l’origine française.

    #citation #racisme #vomi

    • Hier soir, lors de l’émission Des paroles et des actes, j’ai dit que face à une ultra droite nationaliste qui voulait réserver la civilisation française aux Français de sang et de vieille souche, la gauche a traditionnellement défendu l’intégration et l’offrande à l’étranger de cette civilisation. La gauche en se détournant de l’intégration abandonne de fait cette offrande. Manuel Valls a expliqué que nous avions tous trois -lui-même, David Pujadas et moi - des origines étrangères et que c’était tout à l’honneur de la France. J’ai acquiescé mais j’ai ajouté qu’il « ne fallait pas oublier les Français de souche ».

      Il nous prend vraiment pour des crétins.. Reprocher d’"oublier les français de souche" alors que c’est lui qui impose le thème de l’intégration des étrangers.. Sans doute déplore-t-il que les français de souche soient moins étrangers que les autres ?

      C’est dingue cette obsession des origines, du pedigree... Pour parler d’intégration, il peut pas s’empêcher de parler de l’origine des gens. Ce mec là prendre un malin plaisir à jouer les naïfs pour empoisonner sciemment le débat. Un peu comme si pour parler de promouvoir la laïcité il passait son temps à parler des religions des uns et des autres (et surtout celle des autres)...
      A ce niveau là, on peut parler de #troll médiatique, non ?

      Zemmour c’est un peu pareil niveau troll, mais lui le fait de façon cynique et délibérée.. http://sebmusset.blogspot.fr/2014/02/Zemmour-casedispute-genre.html ?

    • http://www.youtube.com/watch?v=WscVYSu-O2w

      Ré La Ré Fa#7 Sim Sol La
      C’est vrai qu’ils sont plaisants tous ces petits villages, Tous ces bourgs, ces hameaux, ces lieux-dits, ces cités
      Ré La Ré Fa#7 Sim Fa# Sim
      Avec leurs châteaux forts, leurs églises, leurs plages, Ils n’ont qu’un seul point faible, et c’est d’être habités
      Sol La Ré Sim Do7
      Et c’est d’être habités par des gens qui regardent, Le reste avec mépris du haut de leurs remparts
      Fa Sib La7 Sib Fa Do La7
      La race des chauvins, des porteurs de cocardes, Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
      Sib Fa Do Fa La7
      Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part

      Maudits soient ces enfants de leur mère patrie, Empalés une fois pour toutes sur leur clocher
      Qui vous montrent leurs tours, leurs musées, leur mairie, Vous font voir du pays natal jusqu’à loucher
      Qu’ils sortent de Paris, ou de Rome, ou de Sète, Ou du diable vauvert ou bien de Zanzibar
      Ou même de Montcuq, ils s’en flattent, mazette, Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
      Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part

      Le sable dans lequel, douillettes, leurs autruches, Enfouissent la tête, on trouve pas plus fin
      Quant à l’air qu’ils emploient pour gonfler leurs baudruches, Leurs bulles de savon, c’est du souffle divin
      Et petit à petit, les voilà qui se montent, Le cou jusqu’à penser que le crottin fait par
      Leurs chevaux, même en bois, rend jaloux tout le monde, Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
      Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part

      C’est pas un lieu commun, celui de leur naissance, Ils plaignent de tout cœur les pauvres malchanceux
      Les petits maladroits qui n’eurent pas la présence, La présence d’esprit de voir le jour chez eux
      Quand sonne le tocsin sur leur bonheur précaire, Contre les étrangers tous plus ou moins barbares
      Ils sortent de leur trou pour mourir à la guerre, Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
      Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part

      Mon Dieu, qu’il ferait bon sur la terre des hommes, Si l’on n’y rencontrait cette race incongrue
      Cette race importune et qui partout foisonne, La race des gens du terroir, des gens du cru
      Que la vie serait belle en toute circonstance, Si vous n’aviez tiré du néant ces jobards
      Preuve, peut-être bien, de votre inexistence, Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
      Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part