More violence around Rome migrant centre, refugees moved - English

/refugees-moved-from-violence-hit-centre

    • More violence around Rome migrant centre, refugees moved

      (ANSA) - Rome, November 13 - Rome city authorities on Thursday started transferring refugees from a migrant centre on the outskirts of Rome that has been at the centre of repeated violence since Monday.


      http://www.ansa.it/english/news/general_news/2014/11/13/refugees-moved-from-violence-hit-centre_e11d9d8f-5ffa-4b28-b80d-f17c5691daed.ht

    • Tor Sapienza è una storia nostra

      Da quando sono nato sono vissuto sempre a Roma, e ho sempre abitato in periferia. Con i miei tra Casal de’ Pazzi e Rebibbia – ossia la zona che ora è diventata lo sfondo per tutte le storie di Zerocalcare – poi a Borgata Ottavia all’inizio di via Casal del Marmo, e adesso, da quattro, cinque anni tra Nuovo Salario e Fidene, vicino al punto dove qualche giorno fa hanno pestato a sangue un settantenne e dove si svolgeranno un paio di manifestazioni di solidarietà alle quali Borghezio ha fatto sapere di non voler mancare.


      http://www.internazionale.it/opinione/christian-raimo/2014/11/14/tor-sapienza-e-una-storia-nostra

    • Tor Sapienza e maltempo, la paura che ha Renzi del paese reale

      Alla fine la polizia è intervenuta per sgomberare il centro per immigrati minorenni di Tor Sapienza, nella periferia romana. Il maltempo ha registrato ulteriori vittime, persino il capo della Protezione civile, Gabrielli ha sbottato: «La rabbia di Carrara si sta diffondendo». Nessuna sorpresa. Sono tutti eventi parte di un allarme che da almeno un mese arriva dal Paese e viene ben riflessa dall’informazione tutta. Prendiamo i titoli di oggi giovedì 13 novembre.

      http://www.huffingtonpost.it/lucia-annunziata/tor-sapienza-maltempo-renzi-paura_b_6151434.html?ref=fbph

    • Dispatches: Addressing Italy’s Xenophobic Sentiment

      The reception center for asylum seekers is called Il Sorriso (The Smile), but no one there is smiling these days. The center, in the Rome neighborhood of Tor Sapienza, has been under siege for a week, with daily protests by local residents calling for its closure. On November 13, municipal authorities transferred all the children living in the center for their own protection after groups threw crude Molotov cocktails, bottles, and rocks at the building two nights in a row.

      http://www.hrw.org/news/2014/11/18/dispatches-addressing-italy-s-xenophobic-sentiment

    • Tor Sapienza: Lettera operatori centro migranti a Boldrini, diciamo no alla violenza ma oggi abbiamo paura e lavoriamo sotto scorta

      “Le aggressioni subite dal centro per migranti gestito dalla cooperativa ‘Un sorriso’, in via Giorgio Morandi, nel quartiere romano di Tor Sapienza, il 10 e l’11 novembre scorso, hanno dato modo alla rabbia dei cittadini del quartiere di uscire; una rabbia che si è rivolta verso la mancanza delle istituzioni nel quartiere, il degrado delle periferie, la mancanza dei servizi, la criminalità micro e non, la prostituzione sulle strade. Queste considerazioni sono assolutamente condivisibili, sono le conclusioni a non esserlo. Che la causa di tutto ciò siano dei minori stranieri o dei rifugiati, è inaccettabile; ed egualmente inaccettabile è che la loro semplice presenza sia vista come segno di degrado, sinonimo implicito di criminalità, insicurezza, abbandono. A questo noi operatori ci stiamo, crediamo invece che l’immigrazione sia una ricchezza, che però va sostenuta e valorizzata: all’interno dei nostri progetti ogni giorno spendiamo energia, professionalità e passione per l’inclusione sociale di chi scappa dal suo Paese, o per chi ha scelto di venire in cerca di un futuro migliore. Questo non toglie niente ai cittadini italiani. Non ci stiamo a chi aizza la cittadinanza contro i migranti per far dimenticare quali siano i problemi reali e la loro origine. Quest’ultima crediamo che sia piuttosto da rinvenirsi in tutti quei piani regolatori di sviluppo metropolitano che si sono susseguiti nel corso degli anni e che non hanno mai preso in considerazione la dignità del vivere in quartieri pensati e strutturati per le esigenze di chi lo abita. Per gli operatori impegnati tutti i giorni a prendersi cura degli ospiti, è stato sconcertante vedere i ragazzi minori terrorizzati durante gli attacchi, mentre cercavano di spegnere le bombe-carta con gli idranti antincendio, barricandosi nella struttura con qualsiasi mezzo, scardinando le porte e le testate dei letti per impedire alle porte esterne di aprirsi. La commozione è stata forte quando, pochi giorni dopo essere stati trasferiti nel quartiere dell’Infernetto sono tornati da noi con valigie e buste alla mano, con la forza e la determinazione di chi capisce di subire una ingiustizia e vorrebbe tornare in quella che fino a poco prima era avvertita come qualcosa che quantomeno si avvicinava all’idea di una “casa”. Ci pervade un senso di grande amarezza nel vedere le stanze dei ragazzi vuote, i corridoi silenziosi, le tazze con i loro nomi sparse dappertutto, gli abiti e le ciabatte lasciati nelle camere come quando si scappa per una scossa di terremoto e non si ha il tempo di capire cosa sta accadendo. Ma questo non è un terremoto, è una questione sociale e politica, ed è dovere nostro e delle istituzioni pensare a delle soluzioni che non la diano vinta alla violenza e alla xenofobia ma che incoraggino al contrario la convivenza e la voglia di risolvere insieme i problemi che tutti nel quartiere subiamo. Noi operatori continuiamo, come ogni giorno da tre anni a questa parte, il nostro lavoro quotidiano di assistenza: attraverso diversi progetti sono attivi un centro di pronta accoglienza per minori stranieri non accompagnati, una casa famiglia per minori in difficoltà, uno centro di accoglienza per richiedenti e titolari adulti di protezione internazionale della rete (sistema di protezione internazionale per richiedenti asilo e rifugiati). Lo facciamo anche se oggi la paura è grande. Le minacce e gli attacchi ricevuti in questi giorni non ci permettono di sentirci sicuri e il lavoro procede in un clima di insicurezza e precarietà, nonostante la presenza costanze delle forze dell’ordine che presidiano il centro. Un sentimento comune a quello che provano anche gli ospiti, come hanno scritto in una lettera aperta subito dopo le giornate degli attacchi”.

      http://www.agenparl.com/?p=124005