• Reçu d’une collègue et amie... Peut-être j’ai rien compris à la vidéo, mais comme je la comprends... quelle horreur ...
    #Charlie_Hebdo #culpabilité #enfants #stéréotypes #demander_excuse #s'excuser #Pays-Bas #vidéo #let's_unite
    https://www.youtube.com/watch?v=iYyN1I5IF8E


    Cette vidéo est commenté ici (mais en néerlandais...)
    Dit ‘pedagogisch onverantwoorde’ filmpje gezien ? NRC sprak de maker

    “Die jongens in Parijs hadden ook zo’n muts, hè? Je lijkt wel een beetje op die jongens”, zegt een vader tegen zijn zoon, die een Arabisch uiterlijk heeft. Het is het begin van een video van filmmaker Abdelkarim El-Fassi. Het filmpje maakt veel los op sociale media. Een gesprek met de maker.

    In het flimpje vraagt El-Fassi zijn 6-jarige neefje zich uit te spreken tegen terroristen. Dat zijn immers ook moslims. Een blond jongetje wordt door zijn moeder gevraagd afstand te nemen van Anders Breivik. Die was tenslotte ook blond. In het filmpje bieden beide jongetjes uiteindelijk hun excuses aan voor de aanslagen.

    En dat is een slechte ontwikkeling, volgens El-Fassi. “Het is de afgelopen jaren steeds normaler geworden om moslims te vragen om afstand te nemen van terreur.” Volgens de filmmaker realiseren we ons niet wat we daarmee van mensen vragen en zou het ook geen effect hebben.

    http://www.nrc.nl/nieuws/2015/02/05/weet-je-wie-ook-zulk-haar-had-jonas-breivik-had-dat-ook
    cc @reka

    –-> #LetsUnite sur twitter !

    • Bon, Cristina, ralentir... j’ai peut-être mal interprété le message effectivement... j’ai réagi trop rapidement... mais je trouve la vidéo très ambiguë...

      Bambini chiedono scusa per gli attentati terroristici di Parigi e all’isola di Utoya. Il progetto di un regista (VIDEO)

      All’indomani dei terribili attentati di Parigi, è diventato un sentimento comune chiedere alle comunità musulmane di prendere le distanze dai terroristi di Charlo Hebdo.

      Per stigmatizzare questo senso di «colpa collettiva» e far comprendere quanto sia sbagliato pretendere la presa di distanza a persone che non c’entrano nulla, un video mostra un gruppo di bambini che chiedono scusa sia per gli attentati terroristici accaduti in Francia sia per la mattanza all’isola di Utoya, per la quale è stato condannato il neonazista norvegese Anders Behring Breivik.

      Nel video viene spiegato a una bimba bionda che i suoi capelli sono molto simili a quelli di Breivik, e per questo deve scusarsi. Allo stesso tempo, ai bambini di origine araba - con capelli scuri e un copricapo messo per gioco - viene detto che gli attentatori di Parigi erano di religione musulmana come loro. Alla fine anche questi piccoli pronunciano la parola «scusa» con un’espressione molto contrita.

      Il progetto è del regista Abdelkarim El-Fassi, che in questo modo chiarisce come il meccanismo della «colpa per associazione» porti alla segregazione e non all’unione contro il terrorismo: «Non mi sono mai sentito così a disagio come quando ho girato questo video. Sicuramente si tratta di qualcosa di poco etico e pedagogicamente irresponsabile, ma a un livello più ampio lo stiamo facendo da anni. Questo atteggiamento deve finire, altrimenti impesterà le generazioni a venire», ha detto. «Non voglio che mio nipote Hamza, una delle comparse nel video, venga ritenuto responsabile per faccende che non lo toccano nemmeno lontanamente. È un olandese-marocchino di terza generazione. Non c’è alcuna giustificazione per trattarlo in maniera diversa dai suoi compagni di classe bianchi».

      http://www.huffingtonpost.it/2015/02/06/bambini-chiedono-scusa-terrorismo_n_6629612.html

      Le régisseur #Abdelkarim_El-Fassi dit (sorry pour la traduction rapide) : « Je ne me suis jamais senti si mal à l’aise comme quand j’ai tourné cette vidéo. Certainement il s’agit de quelque chose de peu éthique et pédagogiquement irresponsable, mais à un niveau plus large, nous le faisons depuis des années. Cette attitude doit se terminer, car autrement elle infectera les générations à venir. Je ne veux pas que mon neveux Hamza, qui apparaît dans la vidéo, soit retenu responsable pour des choses qui ne le touche même pas. Il est hollandais-marocain de troisième génération. Il n’y a aucune justification pour le traiter différemment que ses compagnons de classe blancs »