• "Via la statua di #Montanelli da Milano, è stato un razzista": la richiesta dei Sentinelli apre il dibattito in Comune

    Dopo l’uccisione negli Usa di George Floyd l’associazione milanese chiede che venga tolta la statua e cambiata l’intitolazione dei giardini pubblici. Salvini: «Che vergogna». Parte del Pd sostiene la proposta di discuterne, ma dal capogruppo arriva il no.

    L’anno scorso le donne di «Non una di meno» l’avevano imbrattata con la vernice rosa durante il corteo dell’8 marzo. Ora sono i ’#Sentinelli_di_Milano', a fare una lettera appello al sindaco Beppe Sala e al Consiglio comunale per chiedere di rimuovere la statua dedicata a #Indro_Montanelli, giornalista e scrittore che in Africa durante il colonialismo italiano si macchiò della colpa di fare di una bambina eritrea la sua concubina. A lui la giunta del sindaco Gabriele Albertini intitolò anche il giardino di Porta Venezia dove c’è la statua a lui dedicata. Un tema molto controverso che viene adesso legato all’omicidio in America dell’afroamericano George Floyd, scatena il dibattito in Rete e in futuro approderà in aula a Palazzo Marino.

    L’appello per la rimozione è sulla pagina Facebook dell’associazione che si batte per i diritti (https://www.facebook.com/isentinellidimilano/photos/a.326149944234099/1563182730530808/?type=3&theater): «A Milano ci sono un parco e una statua dedicati a Indro Montanelli, che fino alla fine dei suoi giorni ha rivendicato con orgoglio il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale, durante l’aggressione del regime fascista all’Etiopia. Noi riteniamo che sia ora di dire basta a questa offesa alla città e ai suoi valori democratici e antirazzisti e richiamiamo l’intero consiglio a valutare l’ipotesi di rimozione della statua, per intitolare i #Giardini_Pubblici a qualcuno che sia più degno di rappresentare la storia e la memoria della nostra città Medaglia d’Oro della Resistenza», si legge nel post subito condiviso e approvato da migliaia di persone. Molte però anche le critiche arrivate in coda allo stesso post, come avvenne l’anno scorso dopo la manifestazione delle femministe.

    «Giù le mani dal grande Indro Montanelli. Che vergogna la sinistra, viva la libertà», interviene il leader della Lega Matteo Salvini. Ma i Sentinelli non arretrano: «Dopo la barbara uccisione di George Floyd a Minneapolis le proteste sorte spontaneamente in ogni città con milioni di persone in piazza e l’abbattimento a Bristol della statua in bronzo dedicata al mercante e commerciante di schiavi africani #Edward_Colston da parte dei manifestanti antirazzisti di #Black_Lives_Matter - scrivono ancora su Fb - richiamiamo con forza ogni amministrazione comunale a ripensare ai simboli del proprio territorio e a quello che rappresentano».

    Della richiesta si farà portatrice Diana De Marchi, consigliera comunale del Pd, che potrebbe chiedere il dibattito in aula a Palazzo Marino. «Ne parlerò con il gruppo quando riceveremo la richiesta - spiega De Marchi - Certo, sarebbe tema della mia commissione e la storia tra Montanelli e una giovanissima donna eritrea così descritta era una brutta pagina per i diritti. Ma devo anche andare a ricostruire la proposta della statua, come era stata valutata, perché molti di noi non c’erano a quel tempo e nemmeno io». Sulla discussione in consiglio è d’accordo anche Alessandro Giungi (Pd): «In aula discutiamo di tutto e se ci sarà una richiesta in tal senso, perché non dovremmo farlo? Ma non ho mai detto di essere per lo spostamento della statua. Montanelli è stato comunque un protagonista della vita cittadina».

    L’idea piace ad Arci Milano che si associa alla richiesta dei Sentinelli, mentre una bocciatura netta arriva dal capogruppo Pd in Comune, Filippo Barberis: «Sono molto, molto lontano culturalmente da questi tentativi di moralizzazione della storia e della memoria che trovo sbagliati e pericolosi. Atteggiamenti che hanno a che fare più con la categoria della censura che della riflessione critica e che hanno ben poco a che vedere con la sensibilità della nostra città che da sempre si confronta con le contraddizioni e la complessità della società e dei suoi personaggi. Montanelli ha commesso un errore grave, imperdonabile. Se questo fosse però il criterio per rimuovere statue o cambiare il nome alle vie dovremmo rivedere il 50% della toponomastica mondiale. Sarebbe inoltre poco comprensibile dedicare tempo all’argomento in Comune in questa delicatissima fase dove in testa e a cuore dovremmo avere, e a tutti gli effetti abbiamo, ben altre priorità e progetti».

    Protesta anche l’ex vicesindaco e vice presidente di Regione Lombardia Riccardo De Corato, che fu tra i promotori della installazione della statua: «Continuano gli attacchi alla memoria di Indro Montanelli, uno dei più grandi giornalisti, che con il suo lavoro ha dato lustro all’Italia. La ’Floyd mania’ sta offuscando le menti di qualche consigliere comunale: confondere l’omicidio di un povero uomo di colore con la statura culturale di Montanelli, ferito per le sue idee liberali dalle Brigate Rosse, e voler addirittura aprire un dibattito in consiglio comunale è vergognoso».

    https://milano.repubblica.it/cronaca/2020/06/11/news/statua_montanelli_sentinelli_milano-258873542

    #statue #Italie #colonialisme #histoire #passé_colonial #colonisation #viol #racisme #toponymie_politique #toponyie #monument #mémoire #symboles #Erythrée #Ethiopie #histoire_coloniale

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    A #Palerme aussi une rue dédiée à Montelli avait été détournée:


    https://seenthis.net/messages/829668

    • Avessimo la coda di paglia, scriveremmo un pippotto per raccontare la nostra storia, il nostro modo di fare politica rappresentato da 5 anni che sono lì a dimostrare chi siamo, cosa siamo, come agiamo.

      Invece ci limitiamo a scrivere che la nostra proposta civile, fatta in settimana alla luce del sole proprio per permettere una discussione pubblica, non contemplava altro.

      Piuttosto la violenza verbale fatta dal pensiero unico mainstream che ci ha voluto in modo caricaturale descrivere come dei talebani, ha portato il dibattito su un livello volutamente distorto.
      Mentre sui social tantissime persone si riconoscevano nella nostra richiesta, sui media è passato per giorni la voce di una sola campana.
      Come se improvvisamente avessimo toccato un nervo scoperto.
      Polito, Severgnini, Battista, Cerasa, Cazzullo, Levi, Ferrara, Mattia Feltri, Lerner, Cruciani, Travaglio, Scanzi, Gomez, Padellaro, Parenzo tutti maschi, bianchi, benestanti, eterosessuali a discutere se sia stato o meno legittimo per Montanelli stuprare una 12enne. Non ci viene in mente un altro Paese che si definisce democratico e civile, insorgere così compattamente quando si mette in discussione il suo diritto alla misoginia.

      Ci fosse mai stata questa levata di scudi bipartisan da parti delle «grandi firme», sulla piaga che non conosce fine della violenza sulle donne, figlia di una cultura patriarcale della quale era intriso il pensiero anche del Signor Montanelli.
      Ci fosse mai stata questa indignazione di massa sulla quotidiana strage nel mar Mediterraneo che affoga il futuro di donne, uomini, bambini, bambine.

      Bambine, quelle che ancora in Africa come nel 1935 subiscono la violenza sopraffatrice di chi si sente in diritto di infibularle, darle in sposa, comprarle.

      Indro Montanelli ancora nel 2000 rivendicava il suo agire da soldato mandato in Eritrea in un’azione del Regime colonizzatore.

      Noi la lettera mandata a Sindaco e Consiglio Comunale la rifaremmo anche ora.
      Perché non c’è nessuna violenza nell’esprimere il proprio pensiero in modo trasparente.
      Quel parco di Milano deve liberarsi di un nome che non fa onore alla nostra città.
      E peggio di una vernice rossa c’è chi senza entrare nel merito della nostra proposta preferisce buttarla in caciara vendendoci come degli integralisti.

      https://www.facebook.com/isentinellidimilano/posts/1563182763864138