• [CultureWildStation] CULTUREWILDSTATION SHOW 06 03 2024
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    CULTUREWILDSTATION IS A HIP HOP RADIO SHOW HOSTED & MIXED BY DJ SCHAME!!!! STRICTLY WORLDWIDE UNDERGROUND BOOMBAP RAP SOUNDS!!! STRICTLY THE FINEST NEW EXCLUSIVE SHIT!!! EVERY WEDNESDAY @ RADIO PANIK 105.4FM AND STREAMING @ WWW.RADIOPANIK.ORG 10PM UNTIL 12PM #BRUSSELS 04PM UNTIL 06PM #NEWYORK 03PM UNTIL 05PM #CHICAGO

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  • #Alessandro_Chiappanuvoli. In ascolto de #L’Aquila

    Dal terremoto dell’aprile 2009 il capoluogo abruzzese è ancora un cantiere. Il podcast “#L’Aquila_fenice” racconta l’urgenza di costruire un’identità per la futura città. Partendo dalla rielaborazione collettiva di quanto accaduto.

    Se il terremoto ha insegnato qualcosa agli aquilani è a sperimentare, a lanciarsi nelle sfide, a collaborare, a creare nuove realtà e soluzioni dal basso”, dice Alessandro Chiappanuvoli. Giornalista, scrittore, il 6 aprile del 2009 aveva 28 anni e stava per decidere di abbandonare la sua città, per lavorare come cooperante in Sud America dopo essersi laureato in Sociologia della multiculturalità a Urbino. Non se n’è mai andato, però: a luglio ha riassunto tredici anni di vita in un podcast, “L’Aquila fenice”, prodotto da Spotify studios in collaborazione con Chora Media e Maxxi. “La memoria di ciò che è stato è fondamentale -dice- L’Aquila non può permettersi di non essere testimone del proprio terremoto. Non è più la città che stavo per abbandonare, ma un centro nevralgico di sperimentazione. Questo fermento deve essere alimentato. Ricostruite le case andrà ricostruita la città, l’idea di città, e l’identità dei suoi cittadini”.

    Attraversare un terremoto cambia l’approccio alla vita nel quotidiano. Porta a chiedersi “quand’è che sono felice?”. Che cosa significa questa domanda per te?
    AC Il terremoto è un momento di crisi, individuale e collettivo. Come tale porta con sé un dono, un’opportunità, quella di poter ripensare la propria vita. A me è accaduto nel 2010 quando mi posi la domanda che riporto nel podcast, e la risposta fu facile: “Quando scrivo”. Dopo 13 anni credo che il valore che ho dato a quella domanda e l’approccio alla vita non siano cambiati. La mia esistenza può finire da un giorno all’altro e devo viverla come se fosse sempre l’ultimo giorno, nel lavoro, nei sentimenti, nella socialità e nella vita politica (ovvero nella vita finalizzata alla realizzazione del bene comune). Ogni giorno cerco di andare a dormire sereno, soddisfatto, e così mi sveglio propositivo, energico, con la voglia di fare ancora di più.

    “L’Aquila non è più la città che stavo per abbandonare, ma un centro nevralgico di sperimentazione. Questo fermento deve essere alimentato. Ricostruite le case andrà ricostruita la città, l’idea di città, e l’identità dei suoi cittadini”

    Nel podcast racconti del grande attivismo post-terremoto, della mobilitazione dei giovani e non solo, di progetti come Casematte e 3e32. Però L’Aquila è stato il primo capoluogo di Regione in cui Fratelli d’Italia (FdI) ha vinto le elezioni, nel 2017. Perché?
    AC Le elezioni del 2017 furono controverse. Il candidato del Partito democratico perse al ballottaggio ma era dato come sicuro vincitore. E non credo che la vittoria sia targata FdI, quanto centrodestra. In città si è parlato di faide interne al Pd o di distrazione di voti a sinistra, causati dai movimenti nati dai comitati come il 3e32. Credo che il centro di potere del Pd che ha governato la città durante il terremoto abbia commesso un grave errore, perpetrato ancora nelle amministrative di quest’anno: non dare continuità alla propria azione, non alimentare un ricambio generazionale, non coinvolgere pienamente la grande mobilitazione nata a seguito del terremoto. L’Aquila prima del 2009 era un paesotto piccolo borghese con fulcri di potere ben definiti, il terremoto ha attivato processi di partecipazione strutturati o spontanei, calati dall’alto o nati dal basso. Questa partecipazione andava alimentata e organizzata, poiché un passo indietro è sempre possibile. Poi c’è una cosa che penso da 13 anni: L’Aquila è lo specchio futuro dell’Italia, la mia città è l’Italia tra cinque anni, quel che succede da noi è molto probabile succeda anche nel resto del Paese. Non avrei nulla contro la destra, purché sappia essere progressista, aperta al dialogo, partecipativa, responsabilizzante di tutte le parti sociali. Ciò che la sinistra non sta riuscendo a fare.

    Nel tuo racconto dai voce ai giovani aquilani, che erano bambini ai tempi del terremoto.
    AC Molti hanno avuto la fortuna di crescere al fianco di persone che si sono spese anima e corpo per L’Aquila, per il suo futuro e per strutturare un’idea di città anche se oggi nessuno sta lavorando per costruire un’idea di città futura. Ci sono intenzioni, protocolli d’intesa, strategie, ma poche azioni concrete, sostenibili, pochissime visioni di lungo periodo. I giovani hanno il diritto al futuro. Noi abbiamo il dovere di indicare la via, loro di sognare. L’Aquila quand’ero giovane era una città da cui scappare, oggi è in continuo mutamento, ma non è ancora una città dove restare. Ecco, forse dovremmo iniziare a chiedere in prestito i sogni dei giovani aquilani per costruire una vera idea de L’Aquila futura.

    “L’Aquila fenice” è un podcast in sei puntate scritto da Alessandro Chiappanuvoli, prodotto da Spotify Studios in collaborazione con Chora Media e Maxxi

    Una puntata è dedicata al tema della memoria, che non significa semplicemente non dimenticare.
    AC Davanti a una crisi personale, dopo il momento del dolore e di emergenza, le strade sono due: chiudere col passato e voltare pagina o metabolizzare quanto accaduto e imparare dai propri errori. Con il terremoto, un momento di crisi collettiva, è diverso: l’unica strada percorribile è la seconda. Bisogna costruire una memoria pubblica che aiuti la comunità a fare pace con l’emergenza, con il dolore, come hanno fatto i cittadini che hanno voluto il Parco della memoria. Questo non solo per non ripetere gli errori commessi -la cattiva gestione degli sfollati, i ritardi nella ricostruzione- e per non affrontare le catastrofi naturali come se fosse sempre la prima volta. È necessario per ricucire le ferite nell’animo della comunità, per rinsaldare lo spirito sociale di mutuo aiuto. La collettività non può vivere in salute con un rimosso. Gli esseri umani costruiscono sul passato una sovrastruttura sulla quale erigere l’esperienza di vita. Oggi invece sembra sia diventato importante soltanto commemorare il dolore, ricordare l’anniversario. Non c’è nulla di più inutile.

    Il terremoto ha tenuto L’Aquila ai margini degli effetti della crisi economica, ma rischia di causare una bolla. La città si sta preparando alla fine della ricostruzione?
    AC No, né da un punto di vista economico, né da quello socio-culturale. Si vive in una specie di presentismo precario, ma tra qualche anno la ricostruzione sarà ultimata e anche i flussi di denaro per la ripresa sociale smetteranno di arrivare. E se deperisce l’economia della città non so quanto realtà come il museo Maxxi L’Aquila o il Gran Sasso science institute, create dopo il terremoto, possano resistere in un contesto non più in crescita. Basti pensare che una buona parte dei fondi del Pnrr sono stati destinati al recupero del decoro urbano e non a costruire un futuro per le prossime generazioni. Come se fosse possibile per una città di provincia come L’Aquila, che certo non è Firenze, Roma o Venezia, puntare forte sul turismo. Temo che tra qualche anno ci ritroveremo con una città, ricostruita con i soldi degli italiani, bella ma vuota, nuova ma priva d’identità, una cattedrale desertificata, gentrificata.

    “Si vive in una specie di presentismo precario […]. Temo che tra qualche anno ci ritroveremo con una città, ricostruita con i soldi degli italiani, bella ma vuota, nuova ma priva d’identità, una cattedrale desertificata, gentrificata”

    Hai citato il Gran sasso science institute (Gssi). Quand’è arrivato e perché può rappresentare un modello, in generale per l’Italia interna e le sue università?
    AC Il Gssi è un centro di alta formazione che apre la città al mondo e che, fatto non secondario, tenta di concretizzare i saperi che produce. È fuor di dubbio un modello per l’Italia interna e per le università, ed è innegabile la mole di studi che mette a disposizione dei territori. Il problema è che fatica a non essere percepito come la classica astronave scesa dal cielo e non è solo una responsabilità dell’istituto costruire un rapporto con la città e con i cittadini, che va costruito da ambo le parti. È una questione che riguarda il rapporto dei cittadini con la cultura. Se la formazione continuerà a essere percepita solo come un’attività professionalizzante, questo divario diventerà sempre più ampio. Ma il punto, per tornare al Gssi, è questo. Dobbiamo trovare una risposta seria a queste domande: “A che serve il Gran sasso science institute per la quotidiana degli aquilani? Cosa ci può dare culturalmente che non siano benefici superficiali come affitti e introiti economici per i commercianti? Come può migliorare le nostre vite?”. Ecco, troviamo una risposta a queste domande.

    Tra i luoghi della cultura, gli spazi che guardano al futuro, elenchi anche il Mercato contadino: che cosa rappresenta?
    AC A citarlo è Quirino Crosta, attivista, tra le altre cose, di Slow Food, che ha partecipato in prima linea alla sua creazione. Io lo frequento come acquirente. Posso dire che rappresenta anch’esso un’opportunità e la più evidente: aiutare i produttori locali a raggiungere sempre più ampie fette di mercato e contribuire alla salvaguardia della memoria, dei saperi contadini locali, delle specificità, della biodiversità. Il Mercato contadino è un presidio, un tentativo di resistenza, una realtà che nel suo piccolo già crea cultura, già cambia la prospettiva e alimenta una nuova visione di consumo e di benessere.

    #tremblement_de_terre #Italie #Abruzzes #identité #experimentation #mémoire #reconstruction #crise #Casematte #3e32 #mémoire_publique #Gran_sasso_science_institute (#Gssi)

    • The juridicialization of planning in #Bogotá

      Are judges the new planners? In our first episode of “Sur-Urbano”, we discuss Sergio Montero, Luisa Sotomayor and Natalia Ángel Cabo’s recent article “Mobilizing Legal Expertise In and Against Cities: Urban Planning Amidst Increased Legal Action in Bogotá”. The authors note that there has been a rise in legal action around urban policy and planning in Colombia, which means that legal experts and judges often end up dictating things that used to be within the realm of planners – social housing, transport corridors, and public space.

      We talk to Sergio Montero, an Associate Professor of Urban and Regional Planning and Development at the Universidad de Los Andes in Bogotá, Colombia, associate editor of the journal Regional Studies and director of LabNa (Laboratorio de Narrativas Urbanas).

      https://open.spotify.com/episode/0goUA6BV5woVevuOrgGBKL
      #Bogota #Colombie

  • « Toxique » - les coulisses de l’enquête •
    Dans les coulisses de Disclose
    avr. 2021 - 16 min 31 s
    https://open.spotify.com/show/0gW4s3opTH6iIfU7qOPh3s
    https://i.scdn.co/image/ab6765630000ba8a3558e7f1f3ef69bb2f581a61

    Pendant deux ans, Disclose a enquêté sur les essais nucléaires français dans le Pacifique. Un travail au long cours qui nous emmène de Paris à Tahiti en passant par un laboratoire de recherche de l’univeristé de Princenton, aux Etats-Unis.

    Dans ce podcast, le journaliste de Disclose Tomas Statius, le chercheur en science nucléaire Sébastien Philippe et Mathias Destal, cofondateur de Disclose, racontent les dessous de cette enquête hors norme.

  • Our Picks + Crooklyn
    https://www.mydylarama.org.uk/Our-Picks-Crooklyn

    We’re back!! We took a couple of months’ break for me to get over the chaos of the first few weeks of having a newborn (my second - still chaotic!). We’re delighted to have Akua Gyamfi join us this week to discuss her work and her top picks. Akua is the founder of The British Blacklist, as well as co-creator of The Circle, which is relevant to our discussion. 🎙️ mydy.link/podcast Support us: 💷 ko-fi.com/mydy Subscribe for offers at: mydy.link/subscribe 🎧 (...) #Podcast

    https://thebritishblacklist.co.uk
    https://open.spotify.com/show/1GYlxjj2eO86p0T03mt9bS
    https://www.listennotes.com/podcasts/the-circle-leon-mayne-srLiFly5XP3
    https://youtu.be/2m63A9dmRM8

  • Pourquoi joue-t-on en blanc à Wimbledon ? · Tu veux une médaille ?
    https://open.spotify.com/show/2Lo7Nhj4nI4RPsw7u7YVT0
    https://i.scdn.co/image/ab6765630000ba8abec35fb27308cb10bfa37768

    Le sport ce n’est pas que des résultats, c’est aussi un ensemble de règles, de rituels, de petits détails intrigants qui, mis bout à bout, font tout le charme des différentes disciplines.

    Par exemple, vous vous êtes déjà demandé pourquoi le ballon de rugby est ovale ? Pourquoi le logo de Ferrari est un cheval cabré ? Et pourquoi le football se joue à onze, et pas à dix ou quinze ?

    Des anecdotes croustillantes pour parfaire votre culture … ou les raconter en soirée !

    Que vous fassiez beaucoup de sport, ou que vous n’y connaissez rien, Clément Lefebvre vous donne rendez-vous dans Tu veux une médaille ? le nouveau podcast d’Eurosport qui vous donne les réponses aux questions de sport que vous ne vous posez pas encore.

    #EPS #Podcast

  • “Le rapport Brazza”, un docu-fiction qui redonne voix aux Africains exploités par la France coloniale (idem, 5x25mn, argh)
    https://www.telerama.fr/radio/le-rapport-brazza-un-docu-fiction-qui-redonne-voix-aux-africains-exploites-

    Glissé sous le tapis en 1905, ce rapport dénonçait les violences exercées en Afrique par les forces coloniales françaises. Un podcast en cinq épisodes restitue avec force la réalité atroce décrite par ce témoignage exhumé soixante ans plus tard.

    Only sur Spotify : https://open.spotify.com/show/2xIcZ9DFy4GqrnXWcFKQ8L?si=b2eb37c2a4114e1c

  • Macron a-t-il raison de craindre une révolte populaire contre un reconfinement ? (Sputnik)
    https://www.crashdebug.fr/macron-a-t-il-raison-de-craindre-une-revolte-populaire-contre-un-reconfin

    Pour le Désordre mondial, Karin Kneissl, ancienne ministre autrichienne des Affaires étrangères, analyse la décision d’Emmanuel Macron d’éviter un troisième confinement de la France face au Covid-19.

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