Due migranti investiti e uccisi da un treno al Brennero - Cronaca

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  • Due migranti investiti e uccisi da un treno al Brennero

    L’incidente nella notte a due chilometri dal confine di stato. Le due vittime stavano entrando a piedi in Italia seguendo i binari. Si tratta di due uomini marocchini di 26 e 46 anni

    Due richiedenti asilo marocchini sono morti dopo essere stati investiti da un treno al Brennero stamane (sabato 18 dicembre) all’alba.

    L’incidente è avvenuto nei pressi di #Bagni_di_Brennero, a oltre due chilometri dal confine di stato.

    Le vittime, due migranti che stavano viaggiando a piedi dall’Austria verso l’Italia seguendo i binari, sono state investite da un treno passeggeri della SAD partito da Brennero alle 6.32. Si tratta di due cittadini marocchini di 26 e 46 anni. Dai documenti che portavano con sé risulta che avessero fatto domanda di asilo in Austria ottenendo una protezione temporanea. Non si sa perché avessero varcato il confine.

    Il macchinista ha segnalato alle autorità ferroviarie di avere probabilmente investito un animale ma ha proseguito la sua corsa.
    Sono passati poi un treno merci (il conducente ha comunicato che la presunta carcassa di animale non ostruiva i binari) e un altro treno da cui non sono giunte segnalazioni.

    È stato il macchinista di un treno successivo, partito da Brennero alle 7.38, ad avvistare due sagome lungo i binari e a fermare il convoglio.
    La linea ferroviaria è stata bloccata da prima delle 8 fino alle 10.
    Il treno investitore si trova alla stazione di Bolzano; secondo i rilievi della scientifica ci sono chiari segni di impatto sulla vettura di testa.

    Sul posto sono intervenute la Polfer e squadre di soccorso, poco dopo è arrivato l’elicottero Pelikan 2 per la constatazione del decesso.
    Il magistrato di turno, Andrea Sacchetti, è stato avvisato telefonicamente e segue le indagini.

    Negli anni scorsi diversi migranti in fuga hanno perso la vita sulla linea ferroviaria del Brennero. La tragedia di oggi, 18 dicembre, si è consumata proprio nella giornata internazionale dei diritti dei migranti.

    https://www.rainews.it/tgr/bolzano/articoli/2021/12/blz-incidente-brennero-treno-binari-migranti-morti-ec0f08ad-a7c5-4b9d-ab62-7
    #décès #morts #asile #migrations #réfugiés #Brenner #Italie #Autriche #frontière_sud-alpine #Alpes

    Le nom des victimes :
    #Mohamed_Basser (26 ans) et #Mostafà_Zahrakame (46 anni)
    –-> voir article Melting Pot Europa ci-dessous : https://www.meltingpot.org/2021/12/brennero-altre-morti-di-confine

    –-

    ajouté à la liste sur les migrants morts au Brenner :
    https://seenthis.net/messages/781841

    elle-même ajoutée à la métaliste des morts dans les Alpes :
    https://seenthis.net/messages/758646

    • Brennero, altre morti di confine

      Le due persone migranti morte al Brennero rappresentano l’atrocità dei confini nel generale silenzio delle istituzioni locali ed europee

      Sabato 18 dicembre alle 6.40 due persone sono morte investite da un treno a Terme di Brennero, a tre chilometri dalla frontiera. Ci sono voluti ben 70 minuti perché un macchinista di un altro treno si accorgesse che ad essere stati travolti erano due uomini. Si scoprirà solo in seguito che si trattava di due persone di nome Mohamed Basser, di 26 anni, e Mostafà Zahrakame, di 46 anni, entrambe di nazionalità marocchina.

      A distanza di alcuni giorni dall’ennesima tragedia che avviene nei pressi di un confine tra Stati dell’Unione Europea, le uniche notizie trapelate sottolineano che avevano in tasca un permesso di protezione temporanea rilasciato dalle autorità austriache. Ma nulla sappiamo di cosa è accaduto prima dell’investimento, né sappiamo se le famiglie siano state avvisate e del perché volessero entrare in Italia e come mai hanno deciso di farlo a piedi.

      Se molte domande rimarranno inspiegabilmente senza risposta, almeno è necessario conoscere il contesto in cui sono costrette a muoversi le persone che tentano di attraversare uno dei confini che in questi ultimi tre anni è scomparso dai radar dei media nazionali.

      Sette anni di violazioni e respingimenti

      Sembrano molto lontani gli anni 2013 e 2014, quando l’asse del Brennero era la rotta del transito soprattutto di chi approdava in Sicilia o arrivava dai Balcani e voleva proseguire il proprio viaggio verso nord. Ben presto le cose peggiorano nonostante le numerose proteste che si svolsero sul confine contro la sua “chiusura”. Il piccolo paese, luogo di breve sosta per un assurdo quanto grottesco centro commerciale, si trasformò in un simbolo di rivendicazione politica, di libertà di movimento, di corpi resistenti connessi ad altri luoghi di abusi e resistenze come Idomeni, Ventimiglia, Calais, Ceuta… .

      Ma dal 2015, attraverso una profilazione razziale – pratica vietata dalle Convenzioni internazionali – i controlli in frontiera verso l’Austria e in seconda battuta verso l’Italia, sono diventati la prassi quotidiana. La politica europea, sancendo come prioritario il contrasto ai cosiddetti movimenti secondari, ha adottato una strategia fino ad oggi rimasta invariata, altro che revisione del Regolamento Dublino. La mobilità umana all’interno di Schengen di fatto è rimasta solo un privilegio per i cittadini e le cittadine europee.

      La militarizzazione del confine e il controllo capillare su ogni treno in transito hanno costretto le persone migranti a scegliere altre rotte oppure a tentare modalità più pericolose per aggirare gli ostacoli. Un report curato da Antenne Migranti e ASGI, con testimonianze e osservazioni raccolte nel periodo tra gennaio e luglio del 2017, evidenziava come tramite controlli sistematici, carrozza per carrozza, venivano fatte scendere le persone prive di titolo di viaggio e rimesse su un treno verso Bolzano. I controlli venivano effettuati anche sui treni provenienti dall’Austria, con procedure sommarie di respingimento immediato nel paese. Tra le violazioni riscontrate anche il respingimento di un numero consistente di minori, la confisca di oggetti personali, di vestiario e telefoni, multe con richiesta immediata di denaro, l’assenza di traduttori e l’impossibilità di accedere ad una difesa legale.

      Il controllo del confine non si materializzava solo nei pressi del valico ma si estendeva su tutta la linea ferroviaria fino ad “allungarsi” alle stazioni di Bolzano, Trento e Verona. Anche in queste città si attivarono sistemi di controllo con dei veri e propri checkpoint solo per le persone con tratti somatici africani o asiatici; all’interno dei treni il controllo sistematico spettava alle cosiddette pattuglie “trilaterali”, un imponente apparato militare messo in campo da Italia, Austria e Germania. Malgrado le denunce e le azioni legali, il quadro generale di violazioni e prassi illegittime non è cambiato fino a divenire sistematico, un atto quotidiano di prevaricazione, una delle tante cose a cui ci si è abituati.

      Una lunga scia di sangue

      La scia di sangue segue un fil rouge: sempre, o quasi sempre, le morti avvengono lungo il percorso ferroviario.

      Rawda Abdu, 29 anni, in Italia da appena dieci giorni, perse la vita il 16 novembre del 2016 nei pressi di Borghetto, una frazione di Avio della provincia di Trento, travolta da un treno regionale diretto a Verona; qualche giorno dopo, il 21 novembre, perse la vita il diciassettenne Abel Temesgen, eritreo, rimasto ucciso mentre cercava di nascondersi all’interno di un treno merci diretto in Germania. Il mese dopo due persone, un uomo e una donna di origini africane morirono in Tirolo schiacciate da un tir mentre erano nascoste e assiderate su un vagone merci. Altri, in questi anni, hanno rischiato di morire congelati, ma fortunatamente sono stati salvati come il piccolo Anthony di 5 anni della Sierra Leone. E poco sappiamo delle tante persone che hanno provato a transitare lungo le creste di confine tra metri di neve e temperature bassissime. Oppure di coloro che per sfuggire ai controlli hanno scelto altre strade più impervie e usato altri mezzi.

      Quello di cui siamo certi è che queste sofferenze non sono tragiche fatalità ma dirette conseguenze di politiche spietate che hanno ampiamente messo in conto che queste morti ci siano. E che consapevoli di questo, per anni, hanno discusso del nulla acquietando l’indignazione che queste provocano. I tanti decantati dibattiti – dalla riforma di Dublino al sistema di ricollocamento, fino ad un sistema comune di asilo – non hanno prodotto nulla che andasse nella direzione di favorire il rispetto dei diritti fondamentali poiché il “problema”, per loro, è stato affrontato sempre e solo esclusivamente dal punto di vista della sicurezza e dell’ordine pubblico, a garanzia solamente della libertà di circolazione delle merci e dei cittadini europei. Ne è piena conferma il nuovo Patto sulla migrazione e l’asilo.

      Riaccendere una luce sulla rotta

      La rotta del Brennero ha ripreso forza nel corso del 2021 diventando uno dei tanti snodi di transito che dai paesi dell’Europa centrale portano verso la Francia o altri paesi del nord Europa: chi arriva al Brennero, spesso, ha percorso precedentemente la cosiddetta rotta Balcanica e, come minimo, ha subito violenze dalle polizie e altri respingimenti, ha dovuto sostare forzatamente in campi di confinamento o in jungle, trovando supporto solo da attivisti e volontari solidali.

      Vite sospese, alla ricerca di un luogo sicuro, di un paese che li accolga o che permetta a loro di regolarizzarsi, di avere i documenti. In concomitanza con l’incremento dei transiti, sono aumentati i pushback illegali perpetrati dalla polizia austriaca e tedesca, in particolare di giovani afghani. Difficile oggi capire quali siano i numeri reali del passaggio da e per l’Italia ma si può supporre che ogni mese più di 300 persone cerchino di passare il valico di confine. Tra la fine di dicembre e il mese di gennaio l’associazione Bozen Solidale, attiva da anni in Alto Adige / Südtirol a supporto delle persone migranti in transito e non, prevede di attuare un monitoraggio al Brennero con l’obiettivo di capire la portata reale del passaggio. Lo scopo effettivo sarà, poi, quello di raccogliere storie, tornare a sensibilizzare la cittadinanza e fare pressioni alle istituzioni per mettere seriamente in discussione le attuali politiche di controllo e respingimento.

      https://www.meltingpot.org/2021/12/brennero-altre-morti-di-confine