I fosfati, la polvere nera che inquina la Tunisia
Il mercato dei fertilizzanti per l’agricoltura industriale inquina e prosciuga una valle del Sud della Tunisia. Le comunità di Gafsa denunciano l’impatto devastante sull’ambiente dell’unica attività che offre occupazione nella regione.
L’inchiesta in breve
- I fosfati costituiscono la base dei fertilizzanti fosfatici, tra i più comunemente utilizzati in agricoltura intensiva. L’estrazione di questo minerale considerato materia prima strategica dall’Ue ha un costo ambientale molto elevato
– La Tunisia ospita la quarta riserva mondiale di fosfati nella regione di Gafsa, al confine con l’Algeria. Con la guerra in Ucraina, il prezzo dei fosfati è aumentato fino a 350 dollari a tonnellata. La Tunisia vuole rilanciare la sua produzione
- La produzione di fosfati contribuisce al 4% del PIL, ma non ha ricadute economiche su una delle regioni con il tasso di povertà più elevato. Per questo, fin dal 2008, il bacino minerario di Gafsa è teatro di proteste e manifestazioni
- I tagli dell’acqua corrente alla popolazione e agli agricoltori sono ricorrenti, ma i pozzi della Compagnia dei Fosfati di Gafsa pompano fino a 70 litri d’acqua al secondo che confluiscono nelle laveries, grandi bacini usati per purificare il minerale
- I fanghi di scarto delle laveries sono altamente inquinanti e rilasciano sostanze tossiche che causano la morte della fauna e della flora delle oasi ai piedi del bacino minerario
– Il fosfato raffinato si presenta come polvere nera. Spesso il vento la disperde nell’ambiente, causando malattie e problemi respiratori alle comunità locali
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