• Dati (e non pregiudizi) sulla cosiddetta questione criminale romena

    Flussi migratori ed etichettamento criminale: una riflessione sulla cosiddetta «invasione dei rumeni», sulla sovra-rappresentazione degli stranieri in carcere e sull’esigenza di politiche di prevenzione criminale basate sui dati e non sui pregiudizi.

    http://openmigration.org/idee/dati-piuttosto-che-pregiudizi-sulla-cosiddetta-questione-criminale-rumena/?platform=hootsuite
    #criminalité #étrangers #Italie #préjugés #migration

    • Has immigration really led to an increase in crime in Italy?

      Yet, in contrast to the overall crime rates in Italy, the share of crimes committed by foreigners is also decreasing within every single region in Italy with respect to the regional average. This holds for all regions in Italy since 2014, from the northern tip of the country in the Alps, to the southernmost spot in Lampedusa. Today, the share of convicted foreigners is at an unprecedented all-time low. The average regional crime rate among foreigners has decreased by around 65% between 2007 and 2016.


      #migrations #statistiques #chiffres

    • Carceri, i numeri dicono che non c’è un’emergenza criminalità legata agli immigrati

      Sono 117 le carceri che abbiamo visitato negli ultimi 18 mesi, 30 negli ultimi 6. È stato presentato ieri a Roma il rapporto di metà anno sulle carceri italiane dell’associazione Antigone, alla presenza dei vertici dell’amministrazione penitenziaria. Se si vuole fare una seria ecologia della comunicazione bisogna partire da qui: dai dati di fatto, dalla realtà, da quanto si conosce perché lo si è visto con i propri occhi, lo si è studiato, si sono analizzati i dati, i numeri, le storie. Le scelte politiche, legislative, amministrative vanno fatte sulla base di quanto accade, non di quanto una generica e male informata opinione pubblica percepisce – scorrettamente – che accada.

      E cosa accade? Accade ad esempio che il tasso di detenzione degli stranieri, vale a dire il numero dei detenuti stranieri sul numero degli stranieri residenti in Italia, sia in calo. Se dieci anni fa era dello 0,71% oggi è invece dello 0,33%. Non c’è dunque un’emergenza criminalità legata agli immigrati. E accade che il patto di inclusione sociale paga in termini di correttezza e rispetto delle norme. Se si dà fiducia a qualcuno, questo qualcuno tende a ripagare la fiducia accordata. Regolarizzare la posizione degli stranieri e integrarli nella società riduce di fatto i tassi di criminalità. E lo fa in maniera drastica. Basti guardare alla comunità rumena, la cui presenza in carcere è diminuita di oltre mille unità in soli cinque anni, mentre la sua presenza in Italia andava invece aumentando.

      Un’altra cosa che accade è che non è affatto vero che “tanto chi va in galera ne esce subito” e “esiste la certezza della pena”. Innanzitutto la pena non è solo quella carceraria, come i nostri costituenti ben avevano indicato parlando, all’articolo 27, di pene al plurale, le quali non devono essere contrarie al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato. Ma comunque anche la stessa pena carceraria è certissima e spesso implacabile. Tanti detenuti non vanno mai in misura alternativa Dei 38.700 che hanno una condanna definitiva, oltre 10.000 sono condannati a una pena tra 5 e 10 anni, oltre 6.500 a una pena tra 10 e 20 anni, 2.300 a oltre 20 anni e 1.700 all’ergastolo. Posto che per essere affidati ai servizi sociali fuori dal carcere non bisogna avere più di quattro anni di pena ancora da scontare, ben si comprende come tante persone vivano in carcere per lunghi anni. Sono inoltre circa 24.000 i detenuti che hanno a oggi davanti meno di quattro anni di pena residua. Alcuni di essi ne hanno meno di tre, altri meno di due, altri ancora meno di uno. Potrebbero essere fuori. Se i magistrati fossero di manica larga nella concessione delle misure alternative, così come si sente spesso dire, e se fosse scontato che nessuno finisce la propria pena in carcere sarebbero già usciti. Invece sono ancora lì.

      Qualcuno esce, è vero. Ma se andiamo a vedere per bene come stanno le cose, e non come sono percepite da chi non conosce i dati di fatto, vediamo che le misure alternative hanno una durata media di poco superiore ai nove mesi. Quindi anche per chi a un certo punto varca il cancello del carcere la gran parte della pena è stata scontata dentro. E in quei mesi che esce cosa succede? Che smette di scontare la pena? Niente affatto. Succede che la sconta diversamente. Succede che vivrà sotto il rigido controllo dei servizi sociali e del magistrato di sorveglianza, seguendo un rigido programma che altri hanno stabilito per lui. Un altro modo di scontare la pena. Ma ancora pena. Un modo più utile alla nostra sicurezza (le misure alternative abbassano di molto il tasso di recidiva) e assai meno costoso per le nostre tasche.

      Già, perché il carcere costa. Anche questo accade, come Antigone ha ben raccontato ieri. Ciascun detenuto costa a tutti noi 136 euro al giorno. Le misure alternative sono enormemente più economiche. Chi vorrebbe invocare la costruzione di nuove carceri, si faccia due conti prima di farlo. Costruire un carcere da 200 posti – dunque un carcere piuttosto piccolino – costa 25 milioni di euro. Davvero vogliamo spenderli per puro senso di vendetta, per comminare pene meno utili di altre che potremmo avere a disposizione? Costruire carceri ci costa 125.000 euro a posto letto. Ecco perché in passato nessuno c’è riuscito tra tutti coloro che avevano promesso sbarre su sbarre. Non c’è riuscito Silvio Berlusconi, con un sontuoso piano di edilizia carceraria annunciato in pompa magna e finito nel niente. Prima di lui non c’era riuscito l’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, che creò allo scopo la società Dike Aedifica s.p.a. la quale si rivelò in seguito una società fantasma e servì solo a sprecare circa 1.400.000 euro e a farsi tirare le orecchie dalla Corte dei Conti.

      Torniamo ai dati di fatto. Abbandoniamo i luoghi comuni. Questo è il lavoro che Antigone tenta di portare avanti da quasi trent’anni. I luoghi comuni fanno comodo. Ma non certo a noi.

      https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/07/31/carceri-i-numeri-dicono-che-non-ce-unemergenza-criminalita-legata-agli-immigrati/4528869

  • In movimento: come i rifugiati usano social network e smartphone

    Smartphone e social network sono risorse fondamentali per chi è in fuga dalle guerre; fornire loro informazioni affidabili in formato digitale dovrebbe essere considerata una questione vitale, non un incoraggiare i viaggi della speranza verso l’Europa. Uno studio di Open University analizza il tema in profondità.

    http://openmigration.org/idee/in-movimento-come-i-rifugiati-usano-gli-smartphone
    #réfugiés #asile #migrations #smartphone #réseaux_sociaux

  • The dangerous spread of crimes of solidarity

    The Guardian reports on the trial of high-profile Danish campaigner Lisbeth Zornig, who gave a lift to family of Syrians. She was fined DKr22,500 (£2,328). According to the article, she is one of 279 people who have been charged under people trafficking laws in the period from September 2015 to February 2016 in Denmark alone. In January, while Greek police pressed charges carrying prison sentences of up to 10 years in jail against a group of Spanish lifeguards who rescue refugees in Lesvos, in France a retired British soldier stood trial for attempting to bring a four-year-old Afghan girl from the Calais refugee camp to reunite with family the UK (see also a similar case in Norway).

    https://nandosigona.wordpress.com/2016/03/11/crime-of-solidarity
    #délit_de_solidarité

  • Se “migrante” e “rifugiato” non spiegano le nuove diaspore

    È necessario ampliare ad altri contesti la protezione dei «profughi». Non è solo la guerra la ragione per cui avvengono le espulsioni di massa di popoli dalle loro terre. Carenza d’acqua, inquinamento, cambiamento climatico causano milioni di nuove vittime. Lo sguardo della grande sociologa sulle migrazioni contemporanee

    http://openmigration.org/idee/se-migrante-e-rifugiato-non-bastano-piu/?platform=hootsuite
    #terminologie #vocabulaire #mots #réfugiés #diaspora #migrants #migrations #catégorisation

    • #Expulsions. Brutalité et complexité dans l’économie globale

      Expulsions ? Entre autres exemples, ce sont neuf millions de familles américaines chassées de leur foyer par la saisie de leur maison suite à la transformation de leur crédit d’accession à la propriété en produits financiers à haut risque ; ces millions d’Européens ou d’Américains du Sud exclus de leur travail suite aux plans d’austérité imposés par des institutions internationales ; ces millions d’éleveurs ou de cultivateurs expulsés de leurs terres parce que leur État les a vendues à un autre afin que celui-ci puisse développer les productions nécessaires à l’alimentation de ses classes moyennes ; ce sont ces gaz à effet de serre que les puissances industrielles et productivistes libèrent à chaque instant ou bien encore ces nappes phréatiques asséchées par les procédés ravageurs d’extraction du gaz de schiste.
      Nombre de spécialistes, aveuglés par la complexité, verront dans cette énumération des mots en laisse. Faisant fi des frontières comme de nos catégories…

      http://www.gallimard.fr/Catalogue/GALLIMARD/NRF-Essais/Expulsions
      #Saskia_Sassen

  • Tutti i numeri sugli stranieri in carcere in Europa (e in Italia)

    Cifra per cifra, le dimensioni di un fenomeno. Gli immigrati sono il 21% dei detenuti in Europa, la sorpresa Svizzera, l’Italia e il caso della custodia cautelare per gli stranieri


    http://openmigration.org/idee/tutti-i-numeri-sugli-stranieri-in-carcere-in-europa-e-in-italia
    #prison #statistiques #Europe #Suisse #étrangers
    cc @simplicissimus serais-tu m’expliquer pourquoi en Suisse ce taux est tellement haut (il faut bien des arguments si cela tombe dans les mains de l’UDC) ? J’imagine qu’il y a des raisons qui expliquent cela... Car c’est beaucoup plus difficile d’acquérir la nationalité en Suisse ?

    Dans l’article on écrit :

    In Svizzera la popolazione detenuta non elvetica è invece addirittura del 74,3%. Un numero impressionante che può essere spiegato anche in considerazione delle tradizionali chiusure frontaliere della Svizzera. Più nello specifico dei 4.896 detenuti stranieri in Svizzera (una parte dei quali italiani), solo 1.330 hanno un permesso regolare di soggiorno e ben 716 hanno lo status di richiedente asilo. Tutti gli altri sono invece irregolari. Gli immigrati che dispongono di regolare permesso di soggiorno, non solo in Svizzera, hanno tassi di devianza bassi.

    –-> En Suisse la population détenue non helvétique est 74,35. Un nombre impressionnant qui peut être expliqué aussi par la traditionnelle fermeture des frontières de la Suisse (???????? Je ne comprends pas le lien !!!!!). Sur les 4896 détenus en Suisse (dont une partie italiens), seulement 1330 ont un permis de séjour et 716 ont le statut de demandeur d’asile. Tous les autres sont irréguliers. Les immigrés qui disposent d’un permis de séjour, pas seulement en Suisse, ont un taux de déviance bas"
    #criminalité #criminalité_étrangère

    • Je ne suis pas familier du système juridique suisse ni de ses statistiques. J’en trouve d’ailleurs assez peu sur le site de l’OFJ (la rubrique Statistiques est particulièrement peu fournie). Essentiellement deux documents :
      • le Bulletin info 1/2008, Étrangers en prison (les données sont un peu anciennes (2005)
      • le Rapport du 18/03/2014, Contrôle de l’exécution des peines et des mesures en Suisse

      C’est André Kunz (que tu connais, je crois) qui expliquait, pour la France, la sur-représentation des étrangers en détention.
      – tout d’abord, il y a le fait que certains délits sont spécifiques aux étrangers, les infractions sur le séjour, évidemment. Dans le premier document, pour 2005, cela représentait 17,7% des étrangers détenus, soit un peu plus de 10% du total des détenus.
      – ensuite, le fait que les étrangers résidant en Suisse sont très majoritairement des hommes en âge d’être actif, catégorie (large) où le taux de délit est plus élevé que le reste de la population,
      – il est très probable que les « peines alternatives à la détention » (j’imagine que cela se fait sous une forme ou sous une autre également en CH) sont moins utilisées pour les étrangers que pour les nationaux (moindres garanties)
      – et par exemple, la part des étrangers dans la détention pour « conversion d’amende » est très supérieure à celle des nationaux. Le deuxième document (p. 69) indique 3% de l’effectif total détenu en 2012 pour conversion d’amende, alors que le premier mentionne que 12,6% des étrangers détenus le sont pour ce motif.

    • On a des pistes, mais je pense qu’il faudra creuser autour de la détention administrative (calculée pour la Suisse à ce que je comprends dans ces chiffres) et autour des différences législatives nationales... Si on trouve la clé, je la publierai ici.
      Merci en tout cas pour ces liens, je vais regarder.

  • Bauman: “Muri contro i migranti, una vittoria del terrorismo”

    «Per vincere, i terroristi fondamentalisti possono tranquillamente contare sulla miope collaborazione dei loro nemici». Sospensione di regole base della democrazia, risentimento verso gli stranieri, il circolo tra propaganda politica e xenofobia, stati-nazione incapaci di affrontare un fenomeno epocale come le grandi migrazioni. La “refugee crisis”, prima e dopo gli attentati di Parigi, è la cartina tornasole di una più globale crisi dell’Occidente, spiega in quest’intervista a Open Migration il grande sociologo della società liquida Zygmunt Bauman. Un’emergenza che durerà a lungo e alla quale l’Europa non ha ancora trovato gli argomenti adeguati per rispondere, presa in mezzo tra la necessità di aumentare i controlli – da ultimo la stretta sulle identificazioni forzate alle frontiere – e la necessità di tenere aperto uno spazio comune europeo.


    http://openmigration.org/idee/intervista-a-zygmunt-bauman
    #murs #barrières_frontalières #asile #migrations #réfugiés #Zygmunt_Bauman #terrorisme