Il regime turco attraverso due foto di matrimoni
Quando il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (#AKP) è salito al potere nel 2002, molti laici temevano che la Turchia si sarebbe presto trasformata in un regime basato sulla shari’a, la legge islamica. Ai sostenitori dell’AKP queste paure parevano esagerate perché erano convinti che soltanto un partito con un forte elettorato conservatore avrebbe potuto ridurre l’ingerenza dell’esercito nella politica nazionale e agevolato così il percorso dello Stato turco verso la democrazia. A quasi quindici anni di distanza, entrambi gli scenari si sono dimostrati lontani dalla realtà. Il regime che si è consolidato sotto i governi dell’AKP è autocratico (centrato sul potere di un solo uomo, della sua famiglia e del suo entourage), caratterizzato da una forma clientelare di capitalismo, appoggiato dall’esercito e rafforzato da ideologie islamiste e nazionaliste che permettono a una nuova classe di privilegiati di guadagnare l’appoggio popolare nonostante le politiche egoistiche e catastrofiche che adottano.
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