• VIDEO. Colombie : des gradins s’effondrent en plein spectacle taurin, faisant au moins 4 morts et 300 blessés - ladepeche.fr
    https://www.ladepeche.fr/2022/06/27/video-colombie-au-moins-quatre-morts-et-300-blesses-dans-leffondrement-de-

    Au moins quatre personnes sont mortes et plus de 300 ont été blessées dans l’effondrement de gradins dans une arène dimanche à Espinal, une ville du centre de la Colombie, ont indiqué les autorités locales.

    Ca dézingue du syndicaliste, du gauchiste et de l’écologiste à tour de bras depuis des dizaines d’années, mais là, d’un coup, la PQR s’intéresse aux spectacles taurins de Colombie qui tombent mal. Sans doute du fait qu’il faut désormais rappeler quotidiennement que si ça va mal en Colombie, c’est à cause de la gauche au pouvoir.

  • Die Quelle Fürstenbrunn – Berlin Street
    https://www.berlinstreet.de/14535

    Fürstenbrunn hört sich an, wie ein Dorf bei Salzburg (das gibt es dort tatsächlich), dies ist aber nicht gemeint. Vielen Autofahrern ist der Fürstenbrunner Weg ein Begriff, der am Klinikum Westend vorbei Richtung Siemensstadt führt. Nördlich des Krankenhauses, wo die Straße heute zum Rohrdamm wird, lag Mitte des 18. Jahrhunderts eine winzige Siedlung. Dort kehrten die Jäger ein, die in der damals noch nahen Jungfernheide vom Tiere meucheln kamen. Es gab da eine Quelle, deren Wasser besonders schmackhaft war. Alle anderen Quellen im Berliner Raum waren stark eisenhaltig. Anders diese Quelle, in deren Wasser es kaum Eisen gibt.

    Das leckere Wasser lockte aber nicht nur die Jäger an. Auch der Kurfürst Friedrich III. und seine Sophie Charlotte, nach der später Charlottenburg benannt wurde, sollen die Quelle oft besucht haben. Angeblich wurde sogar eine eigene Leitung zur Lietzenburg / Schloss Charlottenburg gelegt, was aber nicht bewiesen ist.

    Auch später genoss der Adel dieses Wasser. Mitte des 19. Jahrhunderts war Friedrich Wilhelm IV. oft in dem 1818 erbauten Schützenhaus, später sogar die deutschen Kaiser.
    Etwa um 1860 erhielt das bisherige Gasthaus den Namen Fürstenbrunn. Schon damals wusste man sich mit guter Kundschaft zu schmücken. Dazu kam die gesundheitliche Kontrolle des Wassers. Das gute Ergebnis des Chemischen Laboratorium von Dr. Fresenius ließ sich Alfred Rohde, der Wirt des Gasthauses, sogar auf eine Postkarte drucken.

    Seit 1888 wird der Fürstenbrunn professionell ausgebeutet. Im 20. Jahrhundert entstand eine Abfüllanlage, die durch lange unterirdische Rohre mit der Quelle verbunden ist. Heute kann man das Fürstenbrunn-Wasser auch beim Discounter kaufen. Selbst, wenn man kein Jäger oder Adliger ist.

    1 Kommentar

    Regina Wick sagt:
    15. JUNI 2020 UM 00:06 UHR
    Die Fürstenbrunnquelle und die Abfüllanlage gibt es schon seit Jahrzehnten nicht mehr. Heutiges Fürstenbrunner Wasser kommt nicht aus Berlin.
    P.S. Offiziell heißt es, die Quelle wäre versiegt. Soweit ich mich erinnere, wurde der Verkauf von dem Wasser verboten, da er durch den nebenanliegenden Friedhof mit Leichenwasser kontaminiert war. Da ist Lehmboden und es gab zahlreiche sogenannte Wasserleichen. Die Firma Apolinaris hatte irgendwo auch schon mal das Problem. Das die Quelle versiegt ist, halte ich aufgrund der Lage, im Tal der Teltower Höhe und neben der Spree, für unglaubwürdig.
    Mit freundlichen Grüßen
    R. Wick

    Bahnhof Siemensstadt-Fürstenbrunn
    https://de.wikipedia.org/wiki/Bahnhof_Siemensstadt-F%C3%BCrstenbrunn

    Der Bahnhof Siemensstadt-Fürstenbrunn war ein Vorortbahnhof an der Hamburger Bahn im Berliner Ortsteil Westend. Er wurde vornehmlich für die Arbeiter der nahegelegenen Siemens-Werke gebaut.

    Lage
    Der Bahnhof lag in der Stadt Charlottenburg (ab 1. Oktober 1920 im Berliner Bezirk Charlottenburg) an der Grenze des zu Spandau gehörenden Ortsteils Siemensstadt, in flachem Gelände nahe dem Südufer der Spree. Das Bahnhofsgebäude befand sich an der Nordseite der Trasse der Hamburger- und Lehrter Bahn, der Zugang erfolgte vom Fürstenbrunner Weg aus.

    #Berlin #Charlottenburg-Wilmdersdorf #Westend #Ruhwaldweg #Wasser #Geschichte

  • #Lazar_Drljača, il Van Gogh del lago Boračko

    Lazar Drljača fu uno travagante pittore bosniaco, diffidente nei confronti dei ricchi e potenti, vissuto a cavallo delle due guerre mondiali. La sua storia.

    Non c’è un solo libro né dépliant turistico dedicato alla città di Konjic e i suoi dintorni in cui non venga menzionata la leggenda del Boračko jezero (lago Boračko). Secondo il mito, nell’area oggi occupata dal più grande lago naturale della Bosnia Erzegovina, in passato sorgeva una piccola e prosperosa città. Con il passare del tempo, gli abitanti della città divennero miscredenti, disumani e arroganti (c’è bisogno di aggiungere che la ricchezza ha sempre arrecato danni, fin dai tempi di Adamo?). Un giorno un santo, travestito da semplice viaggiatore, si recò nella città cercando riparo, ma nessuno degli abitanti gli offrì qualcosa da mangiare né un posto dove dormire. L’unica ad accoglierlo in casa fu una povera ragazza. La mattina del giorno successivo, prima ancora che sorgesse il sole, il santo disse alla ragazza di caricare i pochi beni che possedeva su un cavallo e di andarsene perché la città sarebbe stata presto punita. Le ordinò di fermarsi là dove il cavallo avrebbe battuto lo zoccolo a terra tre volte e di rimanere a vivere in quel posto, assicurandole che sarebbe stata felice. La ragazza fece come le ordinò il santo. Quando si voltò indietro vide che al posto della città c’era un lago. La città fu sommersa insieme ai suoi abitanti. Fu così che nacque il lago Boračko. La ragazza rimase a vivere in quel luogo dove si era fermato il cavallo, dove poi sorse la città di Konjic [il nome della città deriva dal termine serbo-croato “konj“ che significa appunto cavallo, ndt].

    Oltre alla leggenda del lago Boračko, in tutti i libri su Konjic vengono menzionati anche due artisti: lo scrittore di viaggi e caricaturista Zuko Džumhur (1921-1989), nato a Konjic, e il pittore Lazar Drljača (1882-1970), che ha vissuto nell’area di Konjic dai primi anni Trenta fino alla fine dei suoi giorni.
    Drljača, vita e opere

    La vita di Lazar Drljača? Entriamo subito in medias res: la sua vita non trova paragoni nel ricco mosaico delle biografie di pittori slavi meridionali, in cui trovano posto sia figli di nobili che vagabondi, sia rinomati professori che bohémien, sia cittadini modello che artisti poveri, sia snob che morti per suicidio... A prescindere dal loro carattere, nessuno di questi pittori ha mai odiato la civiltà del XX secolo così tanto come Lazar Drljača.

    E le sua opera? Per ora ci limitiamo a dire che nessun pittore jugoslavo ha visto bruciare o scomparire così tante delle sue opere come Drljača.

    Dopo il grande successo riscosso a Roma, dove all’Esposizione universale del 1911 espose ben quattro dipinti, Drljača tenne le sue prime mostre personali a Sarajevo, Mostar e Bosanska Krupa. Descrisse così la sua vita: “Sono nato lungo il fiume Una vicino al monte Brezovača, ricco di selce e piombo. Sono cresciuto a Sarajevo, dove ho iniziato a dipingere. Ho proseguito gli studi in Europa, a Vienna, Parigi, per circa 16 anni. Ho combattuto nelle fila degli Alleati contro le forze dell’Asse. Appena tornato dalla calda Italia nel mio villaggio natio sull’Una mi sono sposato. La mia signora si chiama Miseria. Nella mia terra natia ricca di selce e piombo ho maturato una propensione per l’architettura e ho lavorato come muratore. Tagliavo e cuocevo mattoni. Ho costruito una barca, remavo e scavavo minerali. Sono un fabbro e sono capace di tagliare l’erba e arare la terra. Ho costruito ferrovie e una chiesetta. Durante la guerra mondiale mi hanno portato via i miei colori; ho sopportato lunghi periodi di detenzione in Italia. La miseria, la mia fedele compagna, mi ha consolato, come spesso consola poeti e pittori. Un anno fa ho tenuto una mostra nella mia natia Krupa, senza grandi pretese, cercando di evocare, attraverso i colori, la bellezza delle nostre montagne e dei loro fiumi“.

    E questo non è tutto. Il pittore Drljača, marito della signora Miseria, un architetto mancato, rimase fino alla fine dei suoi giorni in quella parte dell’Erzegovina dominata dalla montagna Prenj. Sarebbe troppo facile dire che Drljača era tanto strano quanto lo è il Prenj. Il clima della montagna Prenj è capriccioso, il sole viene improvvisamente oscurato dalle nuvole, i tuoni squarciano il silenzio della montagna come se fosse un foglio di carta. Povero il viaggiatore che, vestito come se stesse andando a fare un picnic in un parco, decidesse, abbagliato da un cielo senza nuvole, di salire sulle cime della montagna Prenj, superiori ai 2000 metri di altezza, da cui si gode una vista sulle montagne Visočica, Bjelašnica, Bitovnja, Čvrsnica, Velež e Crvanj.

    Le stranezze di Drljača? Come e perché finì per nutrire disprezzo nei confronti della civiltà moderna, le sue città e ricchezze materiali? Grazie alle testimonianze dei suoi contemporanei, piene di aneddoti, sappiamo che fino al 1960 Drljača viveva in capannie sparsi per la montagna. Ormai vecchio e debole, si lasciò finalmente convincere da alcuni amici e rappresentanti dell’amministrazione locale ad accettare aiuto e a trasferirsi a villa Šantić, nei pressi del lago Boračko. Aveva solo un coltello, un cucchiaio e alcune lattine, che usava per cuocere un uovo o qualche patata – il suo unico pasto giornaliero – che non voleva prendere da chiunque, ma soltanto dai contadini di cui si fidava. Nei prati di montagna raccoglieva erbe e piante aromatiche. Pescava nella Šištica, un piccolo fiume che esce dal lago Boračko e si trasforma “in modo spettacolare“ – come si legge nei dépliant turistici – in una cascata che si unisce alle acque del fiume Neretva nei pressi di Konjic. Si cuciva da solo i vestiti, e anche gli opanci [calzature tradizionali]. Non dipingeva ogni giorno, ma solo quando ne aveva voglia. Tuttavia, guardando i suoi quadri, è difficile sottrarsi all’impressione che Drljača contemplasse continuamente le sue opere, accumulandole e intrecciandole dentro di sé in un modo noto solo a lui.

    Durante la Seconda guerra mondiale Drljača subì un grande trauma: il suo capanno, piena di quadri, fu data alle fiamme dai cetnici. Subito dopo la guerra venne distrutta dalle fiamme anche la sua “nuova“ casa di montagna, altro misero capanno, e con esso i suoi quadri. Dicono che dopo questo episodio Drljača smise di dipingere per un lungo periodo di tempo, e finché aveva forza si guadagnava da vivere tagliando il fieno e legna da ardere. E quando tutti divennero compagni, lui rimase signor Lazar, perché non amava nessun potere e odiava tutti quelli usavano il potere a proprio vantaggio.

    Quando giunge alla fine della meravigliosa biografia di Lazar Drljača, scritta dal giornalista Šefko Hodžić, intitolata “Zatočenik ljepote” [Prigioniero della bellezza] – la cui copertina riporta un ritratto fotografico del pittore con la pipa in bocca – il lettore si rende conto di quanto sia difficile comprendere le stranezze dell’artista e il suo costante desiderio di isolarsi dalla società. Quali traumi aveva subito nelle grandi metropoli del mondo? Che cosa aveva sperimentato durante la Grande guerra, che fu costretto a combattere? E durante la Seconda guerra mondiale, in cui fu testimone della miseria e dell’assurdità del conflitto interetnico? C’entrava forse una donna con la sua decisione di isolarsi dal mondo? Della sua vita emotiva non si sa nulla, a parte il fatto che, ormai giunto alla vecchiaia, si innamorava delle giovani insegnanti del villaggio.

    Preferisco non indovinare le vere motivazione alla base delle decisioni più importanti della vita di un uomo e artista che fu servo e allo stesso tempo re di se stesso. Non riconosceva nessun altro re, ma stimava una regina, Jelena Petrović Njegoš, moglie di Vittorio Emanuele III, che apprezzava la sua arte. Quando il re Aleksandar Karađorđević, recatosi in visita a Konjic, inviò un emissario per chiedere a Drljača di venire in città per eseguire un ritratto del re, l’artista gli rispose che non poteva venire subito, ma che sarebbe venuto tra due-tre ore. Quali impegni Drljača dovesse sbrigare proprio in quel momento, sa il Signore, ma quel che è certo è che non dipinse mai alcun ritratto del re Aleksandar. Era sempre diffidente nei confronti dei ricchi e potenti, anche dopo la Seconda guerra mondiale. Non risparmiava critiche nemmeno ai contadini, tra i quali aveva trascorso metà della sua vita. Se dovesse resuscitare oggi, cosa direbbe Lazar, il peccatore, di fronte al riaffiorare del fenomeno che lui stesso, all’epoca della Jugoslavia socialista, aveva definito grabinizam [termine deriva dal verbo serbo-croato “grabiti” che significa arraffare, prendere con violenza]? Cosa direbbe se dovesse sentire il rumore dei camion che trasportano, sfuggendo a ogni controllo, il legname tagliato illegalmente nei boschi della montagna Prenj? E come reagirebbe se dovesse venire a conoscenza del problema dei cavalli selvaggi di quelle zone, che sopravvivono solo grazie all’impegno di alcune buone persone provenienti da altre parti d’Europa?

    Prima di morire Lazar Drljača aveva espresso il desiderio che venisse sepolto su una delle cime del Prenj, la cima di Osobac, ovvero che il suo cadavere venisse portato sulla cima e lasciato in pasto agli uccelli. Il suo desiderio non è stato esaudito. La sua tomba si trova nei pressi di villa Šantić sul lago Boračko. Recentemente un gruppo di giovani sarajevesi ha sostituito il tronco di legno con inciso il nome di Lazar Drljača, che segnava la sua sepoltura, con uno stećak [pietra tombale bogomila]. Sì, proprio uno stećak, non è un errore di battitura. Lazar Drljača sosteneva di essere l’ultimo dei bogomili. Tuttavia, con questo stećak, collocato nei pressi di una villa quasi completamente distrutta durante l’ultima guerra in Bosnia – una villa che è un muto, ma vivo testimone della nostra follia fratricida e dell’assurdità delle divisioni post-belliche – , non si chiude la storia della vita e dell’opera di Lazar Drljača.

    Sarajevo, il 2012

    Nel 2012, in occasione dei 130 anni dalla nascita di Lazar Drljača, e a distanza di 50 anni dall’ultima mostra dell’artista organizzata a Mostar, nel Museo della Letteratura e dell’Arte Drammatica di Sarajevo è stata inaugurata una retrospettiva delle sue opere, che è stata anche l’occasione per festeggiare i 110 anni di attività dell’associazione culturale serba “Prosvjeta”. Nella mostra sono state esposte 62 opere di Drljača, poche, ma sufficienti per presentare un artista che si ispirò agli ideali dell’espressionismo e fauvismo, cercando di far coesistere le esperienze delle avanguardie artistiche europee del primo Novecento con il proprio modo di percepire la natura, le persone e le città. Un mio amico di Sarajevo mi ha detto che la summenzionata mostra di Lazar Drljača ha destato così tanto interesse che anche il cortile del museo era troppo piccolo per accogliere tutti i visitatori. Mi ha anche inviato un articolo di un giornale, in cui un giovane giornalista sarajevese ha scritto che l’arte, al pari dell’amore, è l’ultimo bastione di difesa del buon senso.
    Post scriptum

    Il titolo “Il Van Gogh del Boračko jezero” sembra problematico? O ancora peggio, suona troppo patriottico? Ho cercato di esagerare l’importanza dell’artista bosniaco? Van Gogh in vita non vendette nessun quadro, Drljača invece sì; Vincent raggiunse la fama mondiale dopo la morte, mentre Lazar è noto solo nell’area ex-jugoslava; il famoso olandese dipingeva ogni giorno, il pittore bosniaco solo quando ne aveva voglia…

    Quindi?

    Non ho trovato un titolo migliore, e comunque non esistono titoli perfetti! Ma mi sembra che la mia scelta possa essere giustificata dal fatto che sia per Vincent che per Lazar l’arte era vita, la miseria era la loro più fedele compagna, e la natura la loro unica fonte di consolazione.

    https://www.balcanicaucaso.org/aree/Bosnia-Erzegovina/Lazar-Drljaca-il-Van-Gogh-del-lago-Boracko-195842
    #Lazar_Drljaca #art

    –---------------------

    Lazar Drljača sur wiki :


    https://fr.wikipedia.org/wiki/Lazar_Drlja%C4%8Da

    ping @reka

  • Abiturdurchschnitt 2019: 2,4 - Senatorin Scheeres gratuliert zum bestandenen Abitur - Berlin.de
    https://www.berlin.de/sen/bjf/service/presse/pressearchiv-2019/pressemitteilung.821861.php

    Lustig: Im Tagesspiegle gibt es Freie Schulen , in der Auflistung des Senats heißen die Schulen in freier Trägerschaft . Vor drei Jahren waren das noch Privatschulen . Solche klaren Worte vermeidet jeder gerne, der von der Tatsache ablenken möchte, dass die Existenz solcher vom Geldbeutel der Eltern abhängiger Schulen ein Fremdkörper in einem Schulsystem darstellt, dass Chancengleichheit als erste Maxime vor sich herträgt. Auch fällt auf, dass 2019 das Französische Gymnasium nicht in der Liste der besten öffentlichen Gymnasien erscheint. Ist der Abischnitt dieses Jahr so mies ausgefallen, oder liegt es daran, das dort die Sommerferien erst am 1. Juli beginnen, und Mitte Juni noch keine Ergebnisse vorlagen?

    Pressemitteilung vom 21.06.2019
    Die Berliner Abiturientinnen und Abiturienten können auch in diesem Jahr stolz auf ihre Leistungen sein. Wie die Schnellauswertung der Abiturdaten zeigt, erreichten die Schülerinnen und Schüler wie in den vergangenen acht Jahren wieder einen Abiturdurchschnitt von 2,4. Auch der Anteil derjenigen, die das Abitur bestanden haben, ist mit mehr als 95% sehr erfreulich. 4,6 % der Prüflinge haben nicht bestanden, etwas weniger als vor einem Jahr (5%). Insgesamt haben in diesem Jahr 14.866 Schüler und Schülerinnen die Prüfung abgelegt. In die Schnellauswertung sind die Daten von 13.013 Prüflingen eingegangen (87,5 %). Von diesen Prüflingen haben 260 einen Notendurchschnitt von 1,0 und 154 einen Schnitt von 1,1 erreicht.

    Abiturnoten im Überblick: Das sind Berlins beste Schnitte - Berlin - Tagesspiegel Mobil
    https://www.tagesspiegel.de/berlin/abiturnoten-im-ueberblick-das-sind-berlins-beste-schnitte/24481906.html

    Öffentliche Gymnasien

    Heinrich-Hertz-Gymnasium (1,76), Otto-Nagel-Gymnasium (1,81), Rosa-Luxemburg-Gymnasium (1,82), G.-F.-Händel- Gymnasium (1,88), Werner-v.-Siemens- Gymnasium (1,9), Beethoven-Gymnasium (1,97), Heinz-Berggruen-Gymnasium (2,0), Schadow-Gymnasium (2,01), P.-Natorp-Gymnasium (2,05), Johann- Gottfried-Herder-Gymnasium (2,07).

    Öffentliche Sekundarschulen

    John-F.-Kennedy-Schule (1,91), Nelson-Mandela-Schule (2,01), Flatow-Oberschule (2,03), Sportschule im Olympiapark/Poelchau-Schule (2,23), Sophie-Scholl-Schule (2,32), Martin-Buber-Schule (2,32), Schul- und Leistungssportzentrum Berlin (2,37), Kurt-Tucholsky-Oberschule (2,38), Kurt-Schwitters-Schule (2,42), Gustav-Heinemann-Schule (2,45).

    Freie Schulen

    Berlin Cosmopolitan School (1,39), Berlin Bilingual School (1,63), Ev. Gymnasium zum Grauen Kloster (1,76), Kath. Theresienschule (Gymnasium; 1,86), Canisius-Kolleg (Gymnasium; 1,88), Moser-Schule (Gymnasium; 1,96), Bilinguale Schule Phorms Berlin Mitte (2,0), Kath. Schule Salvator (2,03), Ev. Schule Köpenick (Gymnasium; 2,14), Kath. Schule Liebfrauen (2,23).

    Berufliche Gymnasien

    Elinor-Ostrom-Schule (2,21), Staatl. Ballettschule und Schule für Artistik (2,26), Rahel- Hirsch-Schule (2,29), Max-Bill-Schule (2,47), Anna-Freud-Oberschule (2,51), Jane-Addams-Schule (2,57), Emil-Fischer-Schule (2,59), OSZ TIEM (2,59), Lise-Meitner-Schule (2,65), Max-Taut- Schule (2,66).

    Kollegs und Abendgymnasien

    Kolleg Schöneberg (2,14), Victor-Klemperer-Kolleg (2,2), Treptow-Kolleg (2,2), Charlotte- Wolff-Kolleg (2,35), Berlin-Kolleg (2,4).

    Und in den Vorjahren ...

    Abiturdurchschnitt 2018: 2,4 - Berlin.de
    https://www.berlin.de/sen/bjf/service/presse/pressearchiv-2018/pressemitteilung.720267.php

    Schulen mit bestem Notenschnitt und Anzahl bestandener Prüflinge nach Schulform

    Schulname Notendurchschnitt bestandene Prüfung

    Berufliche Gymnasien

    1. Rahel-Hirsch-Schule OSZ Gesundheit/Medizin 2,29 94
    2. Staatliche Ballettschule Berlin und Schule für Artistik 2,29 12
    3. Jane-Addams-Schule (OSZ Sozialwesen) 2,45 120
    4. Max-Bill-Schule (OSZ Bau- und Holztechnik) 2,47 152
    5. Anna-Freud-Oberschule (OSZ Sozialwesen) 2,50 147
    6. Emil-Fischer-Schule (OSZ Ernährung und Lebensmitteltechnik) 2,54 98
    7. Lise-Meitner-Schule (OSZ Chemie, Physik und Biologie) 2,56 75
    8. Hermann-Scheer-Schule (OSZ Wirtschaft) 2,68 74
    9. OSZ Logistik, Touristik und Steuern 2,69 80
    10. Wilhelm-Ostwald-Schule (OSZ für Gestaltung) 2,69 20

    Gymnasien

    1. Französisches Gymnasium 1,67 48
    2. Heinrich-Hertz-Gymnasium 1,83 53
    3. Georg-Friedrich-Händel-Gymnasium 1,89 73
    4. Rosa-Luxemburg-Gymnasium 1,90 137
    5. Arndt-Gymnasium Dahlem 1,94 113
    6. Otto-Nagel-Gymnasium 1,95 84
    7. Heinz-Berggruen-Gymnasium 1,96 131
    8. Beethoven-Gymnasium 1,98 141
    9. Gymnasium Steglitz 2,00 94
    10. Paul-Natorp-Gymnasium 2,04 107

    Integrierte Sekundarschule

    1. John-F.-Kennedy-Schule 1,93 87
    2. Nelson-Mandela-Schule 1,97 63
    3. Sportschule im Olympiapark/ Poelchau-Schule 2,21 55
    4. Schul- und Leistungssportzentrum Berlin (Sportforum) 2,32 87
    5. Martin-Buber-Oberschule (Integrierte Sekundarschule) 2,32 129
    6. Friedensburg-Schule 2,35 81
    7. Gustav-Heinemann-Oberschule 2,36 101
    8. Flatow-Oberschule 2,36 27
    9. Sophie-Scholl-Schule 2,36 154
    10. Kurt-Schwitters-Schule 2,50 88
    11. Fritz-Karsen-Schule (Gemeinschaftsschule) 2,50 75

    Schulen in freier Trägerschaft

    1. Jüdische Traditionsschule 1,37 6
    2. Berlin Cosmopolitan School 1,72 5
    3. Evangelische Schule Frohnau 1,73 77
    4. Evangelisches Gymnasium zum Grauen Kloster 1,78 69
    5. Canisius-Kolleg (Gymnasium) 1,83 86
    6. Katholische Theresienschule (Gymnasium) 1,86 58
    7. Bilinguale Schule Phorms Berlin Süd 1,88 5
    8. Moser-Schule (Gymnasium) 1,95 44
    9. Evangelische Schule Köpenick (Gymnasium) 2,01 71
    10. Bilinguale Schule Phorms Berlin Mitte 2,03 30

    Kollegs/Abendgymnasien

    1. Abendgymnasium Prenzlauer Berg 2,11 25
    2. Victor-Klemperer-Kolleg 2,22 67
    3. Berlin-Kolleg 2,23 106
    4. Treptow-Kolleg 2,23 74
    5. Kolleg Schöneberg 2,26 52
    6. Charlotte-Wolff-Kolleg 2,37 51
    7. Peter-A.-Silbermann-Schule 2,38 19

    Abiturdurchschnitt 2017: 2,4 Senatorin Scheeres gratuliert zum bestandenen Abitur - Berlin.de
    https://www.berlin.de/sen/bjf/service/presse/pressearchiv-2017/pressemitteilung.612503.php

    Schulen mit bestem Notenschnitt und Anzahl bestandener Prüflinge nach Schulform

    Schulname, Abiturschnitt | Prüflinge

    Berufliche Gymnasien

    1. Staatliche Ballettschule Berlin und Schule für Artistik, 2,09 | 15
    2. Jane-Addams-Schule (OSZ Sozialwesen), 2,28 | 126
    3. Marcel-Breuer-Schule (OSZ Holztechnik), 2,33 | 95
    4. Rahel-Hirsch-Schule OSZ Gesundheit/Medizin, 2,42 | 50
    5. Emil-Fischer-Schule (OSZ Ernährung und Lebensmitteltechnik), 2,45 | 66
    6. Lise-Meitner-Schule (OSZ Chemie, Physik und Biologie), 2,48 | 67
    7. Anna-Freud-Oberschule (OSZ Sozialwesen), 2,48 | 128
    8. Hans-Litten-Schule, 2,56 | 45
    9. Max-Taut-Schule (OSZ Gebäude-Umwelt-Technik), 2,56 | 30
    10. OSZ TIEM (Technische Informatik, Industrieelektronik und Energiemanagement), 2,62 | 44

    Gymnasien

    1. Georg-Friedrich-Händel-Gymnasium, 1,81 | 60
    2. Heinrich-Hertz-Gymnasium, 1,85 | 66
    3. Gymnasium Steglitz, 1,85 | 107
    4. Arndt-Gymnasium Dahlem, 1,90 | 112
    5. Französisches Gymnasium, 1,92 | 57
    6. Heinz-Berggruen-Gymnasium, 1,93 |105
    7. Rosa-Luxemburg-Gymnasium, 1,98 | 121
    8. Johann-Gottfried-Herder-Oberschule, 1,99 | 94
    9. Beethoven-Gymnasium, 2,01 | 147
    10. Schadow-Gymnasium, 2,01 | 128

    Integrierte Sekundarschulen

    1. John-F.-Kennedy-Schule, 1,96 | 84
    2. . Nelson-Mandela-Schule, 2,00 | 59
    3. Sophie-Scholl-Schule, 2,24 |119
    4. Schul- und Leistungssportzentrum Berlin (Sportforum), 2,28 | 76
    5. Sportschule im Olympiapark/ Poelchau-Schule, 2,29 | 40
    6. Gustav-Heinemann-Oberschule, 2,30 | 145
    7. Kurt-Schwitters-Schule, 2,36 | 92
    8. Flatow-Oberschule, 2,36 | 39
    9. Martin-Buber-Oberschule (Integrierte Sekundarschule), 2,39 | 122
    10. Margarethe-von-Witzleben-Schule, 2,43 | 7

    Privatschulen

    1. Klax Sekundarschule (Integrierte Sekundarschule), 1,50 | 2
    2. Evangelische Schule Frohnau, 1,66 | 66
    3. Moser-Schule (Gymnasium), 1,70 | 42
    4. Canisius-Kolleg (Gymnasium), 1,81 | 69
    5. Evangelisches Gymnasium zum Grauen Kloster, 1,86 | 76
    6. Katholische Theresienschule (Gymnasium), 1,88 | 86
    7. Berlin Cosmopolitan School, 1,92 | 9
    8. Bilinguale Schule Phorms Berlin Mitte, 2,01 | 29
    9. Evangelische Schule Köpenick (Gymnasium), 2,04 | 87
    10. Katholische Schule Liebfrauen, 2,15 | 93

    Kollegs/Abendgymnasien

    1. Abendgymnasium Prenzlauer Berg, 2,12 | 35
    2. Charlotte-Wolff-Kolleg, 2,19 | 47
    3. Victor-Klemperer-Kolleg, 2,22 | 66
    4. Treptow-Kolleg, 2,27 | 72
    5. Kolleg Schöneberg, 2,31 | 66
    6. Peter-A.-Silbermann-Schule, 2,36 | 14
    7. Berlin-Kolleg, 2,40 | 102

    #Berlin #Schule