• I dati sull’accoglienza in Italia, tra programmazione mancata e un “sistema unico” mai nato

    Ad agosto in Italia sono “accolte” quasi 133mila persone, per la maggioranza nei centri prefettizi. Il sistema diffuso, e sulla carta ordinario, pesa ancora poco. Un confronto con gli anni scorsi smonta l’emergenza e mostra i nodi veri: dalla non programmazione al definanziamento, fino allo squilibrio provinciale tra #Cas e #Sai.

    Al 15 agosto di quest’anno le persone in accoglienza in Italia sono 132.796: 95.436 nei Centri di accoglienza straordinaria che fanno capo alle prefetture, 34.761 nei centri diffusi del Sistema di accoglienza e integrazione (Sai) e 2.599 negli hotspot. Tanti? Pochi? Spia di un’emergenza imprevedibile? Un confronto con gli anni scorsi può aiutare a orientarsi, tenendo sempre la stessa fonte, cioè il ministero dell’Interno, lo stesso che per conto del governo lamenta una situazione “scoppiata” tra le mani, impossibile da programmare e quindi non gestibile per le vie ordinarie, tanto da dichiarare lo stato di emergenza.

    Facciamo un salto indietro alla fine del 2016, quando gli sbarchi furono oltre 180mila. Le persone in accoglienza in Italia allora erano 176.257, il 32,7% in più di oggi. La stragrande maggioranza, proprio come oggi, era nelle strutture temporanee emergenziali (137mila), seguita a distanza dall’accoglienza diffusa e teoricamente strutturale dell’allora Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) con 23mila posti, dai centri di prima accoglienza (15mila circa) e dagli hotspot (un migliaio). A fine agosto 2017, anno in cui gli sbarchi alla fine sfiorarono quota 120mila, erano 173.783, di cui nei soli Cas 158.207. Un terzo in più di oggi.

    Un anno dopo, il 31 agosto 2018, erano scesi a 155.619. Attenzione: quell’anno, anche a seguito degli accordi del 2017 tra Italia e Libia e delle forniture garantite a Tripoli per intercettare e respingere i naufraghi con missioni bilaterali di supporto (farina Minniti-Gentiloni), gli sbarchi crolleranno a 23.370.
    Ed è proprio in quell’anno che per decreto (il cosiddetto “Decreto Salvini”, 113/2018) il Governo Conte I smonta il già gracile e incompiuto sistema di accoglienza, pubblicando schemi di capitolato dei Cas che premiano le strutture di grandi dimensioni, riducendo gli standard di accoglienza e mortificando l’operato del Terzo settore. Per non parlare del forte impulso, già in atto da qualche tempo, alla prassi “svuota centri” rappresentata dalle revoche delle misure di accoglienza da parte delle prefetture. È bene infatti ricordare che tra 2016 e 2019, come ricostruito da un’inchiesta di Altreconomia, almeno 100mila tra richiedenti asilo e beneficiari di protezione si sono visti cancellare le condizioni materiali di accoglienza, finendo espulsi dai centri, a discrezione delle singole prefetture e senza che venisse tenuto in minima considerazione alcun principio di gradualità.

    L’anno che ha fatto registrare il dato più basso di sbarchi dell’ultima decade è il 2019: 11.471. A metà agosto di quattro anni fa le persone in accoglienza erano 102.402, di cui 77.128 nei Cas e 25.132 nell’ormai ex Sprar, svuotato della sua natura originaria e rinominato in Siproimi. “Perché immaginare di costruire un sistema di accoglienza per soggetti ritenuti non graditi dalle istituzioni?”, è il ragionamento non detto.

    Ecco perché al 15 agosto 2020, anno di leggera ripresa degli sbarchi (34.200 circa), le persone nei Cas, nel Siproimi e negli hotspot non superano quota 85mila. La metà rispetto al 2016. Crollano i posti nei centri prefettizi (da 77mila del 2019 a 60mila del 2020) così come quelli nel Siproimi (da 25mila a 23mila).

    Ma si è riusciti a far di peggio, riducendo il sistema al lumicino dei 76.902 “immigrati in accoglienza sul territorio”, come li indica il Viminale, del 15 agosto 2021 (anno che registrerà 67.477 sbarchi). Nei centri prefettizi vengono infatti dichiarate 51.128 persone presenti, quasi un terzo di quante erano accolte nel dicembre 2017. Nel circuito del Siproimi c’è una flebile ripresa che però non oltrepassa quota 25mila posti.

    È una sorta di “età di mezzo” (siamo a cavallo dei Governi Conte II e Draghi). Nonostante il positivo intervento della legge 173/2020 che ripristina la logica dello Sprar, denominandolo Sai (Sistema di accoglienza e integrazione), i due esecutivi che precedono l’attuale non riescono a (o non vogliono) frenare la diminuzione dei posti. Si fa finta di non vedere che il sistema di accoglienza è nei fatti sottostimato e che da un momento all’altro può dunque implodere rispetto alle necessità. I capitolati dei Cas vengono di poco corretti ma non in maniera adeguata, e continua a non essere elaborato e tanto meno attuato alcun piano di progressivo assorbimento e riconversione dei Cas (emergenza) nel Sai (ordinario). Il Sistema di accoglienza e integrazione torna debolmente a crescere ma in modo modesto. Perché non è lì che si punta: a occupare l’agenda sono ancora gli accordi con la Libia, che vengono infatti rinnovati, e la direzione politica non cambia rispetto a quella precedente, è solo meno “urlata”.

    È in questo quadro che arriviamo all’anno scorso, quello dei 105mila sbarchi, con le persone in accoglienza che a metà agosto 2022 sono 95.893, di cui 64.117 nei Cas e 31mila circa nei centri Sai.

    Pian piano quella quota è cresciuta fino ai citati 132.796 “accolti” del 15 agosto 2023. Non si tratta, come visto, di un inedito picco ma di un già vissuto trascinarsi di difetti strutturali. Uno su tutti: il Sai, la fase di accoglienza concepita come ordinaria, non riesce ad andare oltre il 30% del numero complessivo dei posti disponibili.

    “Se immaginiamo che tra il 20 e il 30% della popolazione presente nei centri rapidamente li abbandona e lascia l’Italia per andare in altri Paesi dell’Unione europea, l’impatto generale degli arrivi e delle presenze è quanto mai modesto -osserva Gianfranco Schiavone, presidente del Consorzio italiano di solidarietà di Trieste e tra i più esperti conoscitori del sistema di accoglienza del nostro Paese. Nulla giustifica l’ordinario e diffuso allarmismo”. “La popolazione italiana nel solo 2022 è diminuita di 179mila unità, un numero pari a più di tre anni di arrivi (2022, 2021, 2020) -fa notare ancora Schiavone-. Ma di che cosa stiamo parlando?”.

    A questa lettura se ne aggiunge un’altra che riguarda la disomogeneità territoriale dell’accoglienza su scala provinciale. Il ministero dell’Interno rende infatti pubblici ogni 15 giorni i dati aggiornati sulle “presenze di migranti in accoglienza” distinguendoli però solo su base regionale. Così gli squilibri del sistema non emergono nel dettaglio.

    Altreconomia ha ottenuto dal Viminale i dati suddivisi per Provincia al 30 giugno 2023, appena prima che scoppiasse l’ultima “emergenza accoglienza”, quando le persone in accoglienza erano 118.883 di cui 3.682 negli hotspot (Lampedusa su tutti), 80.126 nei Cas e 35.075 nei centri Sai. Il carattere che emerge è la sproporzione. Vale tanto per la distribuzione dei posti del Sai quanto per il “collegamento” tra il sistema emergenziale Cas e l’accoglienza diffusa.

    Schiavone fa qualche esempio pratico. “In alcune Regioni e province le presenze nel Sai sono bassissime, specie se rapportate alla popolazione residente. Veneto, Toscana, la stessa Lombardia. Il divario Nord-Sud è critico. La peggiore si conferma in ogni caso il Friuli-Venezia Giulia, dove peraltro il ministero segnala 63 posti in provincia di Udine senza tenere conto che il progetto Sai che fa capo al Comune di Udine ha chiuso a fine dicembre del 2022. È palese la carenza forte di posti al Nord dove ci sarebbero le maggiori possibilità di integrazione socio-lavorativa”.

    Di fronte a questi dati sorge un interrogativo che il presidente dell’Ics di Trieste riassume così: “A che cosa serve un Sistema di accoglienza integrazione, che ora con la legge 50/2023 è destinato ai soli beneficiari di protezione, così squilibrato, sia per aree geografiche sia in relazione al sistema dei Cas? Trasferiamo i richiedenti asilo appena diventano rifugiati da Nord a Sud per trovare lavoro? Appare evidente che il sistema come è oggi configurato, se si intende mantenere l’irrazionale scelta di avervi sottratto l’accoglienza dei richiedenti asilo, non ha alcun senso e andrebbe interamente riconfigurato con drastiche chiusure di progetti Sai nelle aree interne, specie al Sud, che erano importantissimi in una logica normativa che prevede l’accoglienza diffusa dei richiedenti asilo ma che perdono senso in un nuovo sistema che attribuisce al Sai la sola funzione di sostenere l’integrazione socio-economica dei rifugiati”.

    A riprova del fatto che la vera emergenza in Italia non sono i numeri quanto la non programmazione ministeriale sull’accoglienza, c’è anche la risposta che il capo della Direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo (Francesco Zito) diede al nostro Luca Rondi a inizio gennaio 2023. Alla richiesta di aver copia del “Piano nazionale di accoglienza elaborato dal Ministero dell’Interno”, il Viminale glissò sostenendo che “i trasferimenti dei migranti avvengono in base a quote di volta in volta stabilite tra le diverse province, anche in base ai posti che si rendono disponibili sul territorio”. Come dire: il piano è non avere un piano.

    Chiude il cerchio la cesura netta che c’è tra i posti emergenziali nei Cas e il Sai. “Facciamo l’esempio di Piacenza -riflette Schiavone-. A fine giugno c’erano 505 posti Cas e 34 posti Sai. Se ad esempio ogni anno devo trasferire 200 ex richiedenti asilo divenuti beneficiari di protezione dai Cas di Piacenza al Sai di quella provincia, come si fa? È evidente che le persone verranno trasferite da una delle province a maggior dinamicità economica magari ad Avellino o Cosenza dove ci sono rispettivamente 900 e 1.100 posti SAI. Questo non-sistema produce nello stesso tempo sradicamento delle persone dai percorsi di primo inserimento sociale e totale sperpero di denaro pubblico. A guardare fino in fondo il non-sistema non produce neppure alcuna integrazione sociale, magari con grande lentezza e spreco di energie”.

    La progressiva riduzione dei Cas a parcheggi dove non verrà insegnato neppure l’italiano -come prevede la legge 50/2023 che ha eliminato anche l’orientamento legale e il supporto psicologico- farà il resto. “Il processo è in atto da tempo ma tende ad accelerare sempre di più -dice Schiavone allargando le braccia-. In questo modo anche i sei mesi di accoglienza Sai rischiano di rivelarsi pressoché inutili se non sono un completamento di un percorso di integrazione già avviato. Ma in questo non-sistema il beneficiario di protezione che accede al Sai parte da quasi zero”. Verso una nuova, prevedibile, “emergenza”.

    https://altreconomia.it/i-dati-sullaccoglienza-in-italia-tra-programmazione-mancata-e-un-sistem
    #données #statistiques #chiffres #asile #migrations #réfugiés #Italie #accueil #Sistema_di_accoglienza_e_integrazione #hotspot #2023 #Siproimi #urgence #2022 #2019 #2020 #arrivées #cartographie #Italie_du_Sud #Italie_du_Nord

  • Il y a 3 ans, une interview de Pierre Serna sur l’#extrême_centre
    https://www.youtube.com/watch?v=wLfAACNdxyo


    #2019

    L’historien Pierre Serna, de la Sorbonne, inventeur de l’expression « extrême-centre », a montré dans un livre récent qu’Emmanuel Macron est un parfait représentant de cette tradition politique française née avec la Révolution et l’apparition de ceux qu’on appelait à l’époque « les « girouettes ».

    Pierre Serna se réfère aux précédents historiques, nombreux en France de Napoléon Bonaparte à De Gaulle, pour montrer à quel point le macronisme au pouvoir aujourd’hui présente toutes les caractéristiques habituelles de l’extrême-centre, qui est foncièrement anti-démocratique :
    – Le ralliement d’hommes politiques et de hauts fonctionnaires qui viennent de tous les bords politiques et ont retourné leurs vestes.
    – Un discours de la modération, de l’ordre, de l’intérêt général, qui renvoie toutes les oppositions aux extrêmes pour les criminaliser, et qui s’accompagne dans la réalité d’une répression policière féroce, extrêmement violente contre les contestations sociales et politiques
    – Une domination totale du pouvoir de l’exécutif (le gouvernement et l’administration, préfectorale notamment) sur le législatif, c’est-à-dire sur le Parlement, ce dernier étant réduit à une chambre d’enregistrement des décisions du chef et de son entourage. Cela signifie une perte totale de représentativité et donc de légitimité du pouvoir, quand bien même la légalité est (en apparence au moins) respectée. Autrement dit, c’est la fin de la démocratie.

  • Mon pays imaginaire

    « #Octobre_2019, une révolution inattendue, une #explosion_sociale. Un million et demi de personnes ont manifesté dans les rues de Santiago pour plus de démocratie, une vie plus digne, une meilleure éducation, un meilleur système de santé et une nouvelle Constitution. Le #Chili avait retrouvé sa mémoire. L’événement que j’attendais depuis mes luttes étudiantes de 1973 se concrétisait enfin. »

    https://www.film-documentaire.fr/4DACTION/w_fiche_film/65025

    #révolution #film #documentaire #film_documentaire #2019 #femmes #repression #violences_policières #Patricio_Guzmán

  • Al confine di Ventimiglia, dove i controlli rendono i passeur l’ultima speranza dei migranti

    Nel 2021 i respingimenti al confine italo-francese sono stati oltre 24mila, in aumento rispetto al 2020. La militarizzazione della frontiera rende sempre più complesso il passaggio per le persone in transito e alimenta il mercato illecito. Il nostro reportage

    A pochi metri dal confine di ponte San Luigi, a Ventimiglia, Mosaab si affaccia dal parapetto guardando il porticciolo di Mentone, prima cittadina in territorio francese. “Dopo essere sopravvissuto alla Libia -spiega- non avrei mai immaginato che passare questo confine sarebbe stato così difficile”. Per l’ottava volta il giovane diciottenne originario del Sudan del Sud è stato identificato e riaccompagnato sul territorio italiano dalla polizia d’Oltralpe. È il numero 39 -dice il foglio che ne sancisce il divieto di ingresso- di una giornata quasi primaverile di fine gennaio. Mosaab è solo uno degli oltre 24mila respingimenti registrati al confine italo-francese nel 2021: secondo i dati ottenuti da Altreconomia provenienti dal ministero dell’Interno il 13% in più rispetto al 2020 e pari al 46% in più del 2019. “Da quando la collaborazione tra le polizie è più intensa è sempre più difficile passare e il ruolo dei passeur è sempre più rilevante”, spiega Enzo Barnabà, scrittore e storico che abita a poche centinaia di metri dal confine italo-francese.

    Alla stazione italiana di Ventimiglia la polizia controlla a intermittenza gli accessi ai treni: nel primo mattino un dispiegamento di sette agenti rende pressoché impossibile a tutti coloro che hanno determinate caratteristiche somatiche salire sul treno in mancanza di documenti: due poliziotti presidiano l’uscita dalle scale che dal tunnel portano sulla piattaforma. Ma all’ora di pranzo, nel cambio turno, sulle piattaforme dei binari si perdono le tracce degli agenti almeno per un paio di ore. Allo stesso modo i francesi non riescono a garantire un controllo costante. “Il venerdì pomeriggio, quando c’è il mercato di Ventimiglia, meta da parte dei cittadini francesi, in treno praticamente non controllano nessuno” spiega Alessandra Garibaldi, operatrice legale di Diaconia Valdese (diaconiavaldese.org). “Così come quando gioca il Nizza: il prefetto concentra i controlli allo stadio e il passaggio è più facile” aggiunge Barnabà. Non sono “falle del sistema” ma la consapevolezza che non è possibile bloccare migliaia di persone in una cittadina al confine tra due Stati membri dell’Unione europea. Un confine sempre più militarizzato con “infinite” possibilità di passarlo: a piedi, in treno o in camion percorrendo le strade statali lungo l’autostrada. Tanto che da Bordighera, la città prima di Ventimiglia viaggiando in direzione Nizza, le piazzole di sosta sono chiuse e nell’ultimo autogrill italiano non è possibile la sosta per i tir con un peso maggiore di 3,5 tonnellate.

    Bashir, diciottenne originario del Ciad, racconta che è la seconda volta che prova ad attraversare e viene respinto. “Ieri abbiamo pagato 50 euro per sapere dove fosse l’imbocco del sentiero -spiega-. Per passare in macchina ne servivano 300 ma io non ho tutti quei soldi”. Bashir è arrivato in Italia da appena 30 giorni ed è la seconda volta che prova ad attraversare a piedi: la polizia francese l’ha intercettato nella tarda serata del giorno prima e poi trattenuto tutta la notte. Da Grimaldi, un Paese di meno di 300 abitanti a otto chilometri da Ventimiglia parte il sentiero che è stato ribattezzato “Passo della morte”. Diversi oggetti segnano la strada: valigie, ombrelli, spazzolini, documenti “stracciati”. Chi transita si alleggerisce passo dopo passo di tutto ciò che è superfluo. Superata l’autostrada, il sentiero prosegue verso l’interno della vallata per poi risalire dritto verso il crinale della montagna. Un “buco” nella rete metallica permette l’ingresso in Francia, da quel punto in poi è più difficile seguire le tracce della strada. Di notte, le persone sono attratte dalle luci di Mentone sotto di loro. Puntano verso il basso rischiando di scivolare nel precipizio. “È un sentiero che hanno utilizzato gli ebrei che scappavano in Francia, gli ustascia che scappavano dall’ex Jugoslavia negli anni 50. Oggi lo percorrono i migranti correndo gli stessi rischi di sempre” spiega Barnabà che su quel sentiero e sui “ricorsi” storici ha pubblicato un libro dal titolo “Il Passo della Morte” pubblicato per Infinito edizioni. Un confine, quello tra Italia e Francia, che resta mortale.

    Il primo febbraio è stato trovato il corpo carbonizzato di un migrante sopra il pantografo di un treno diretto da Ventimiglia a Mentone. Una notizia arrivata poche ore dopo quella dell’identificazione di Ullah Rezwan Sheyzad, un giovane afghano di 15 anni trovato morto lungo i binari della linea ferroviaria di Salbertrand, in alta Valle di Susa, lo scorso 26 gennaio mentre tentava di raggiungere la Francia attraverso la rotta alpina.

    Aboubakar è stato respinto insieme a Bashir nonostante i suoi sedici anni: sul foglio di respingimento la polizia ha indicato la maggiore età. Le persone rintracciate vengono prima accompagnate nella sede della polizia francese, prima del confine del ponte San Luigi e successivamente riconsegnate, un centinaio di metri più in su percorrendo la strada in direzione Ventimiglia, alle autorità italiane di fronte alla sede della polizia di frontiera. “Teoricamente la procedura di rifiuto di ingresso implicherebbe un esame individuale delle persone e la garanzia del rispetto di certi diritti per le persone fermate -spiega Emilie Pesselier, coordinatrice del progetto sulle frontiere interne francesi dell’Association nationale d’assistance aux frontières pour les étrangers (anafè.org)-. Ma alla frontiera franco-italiana questo non succede: non c’è nessuna informazione legale sulla procedura e sui diritti, nessuna possibilità di contattare un avvocato o un parente, e nessuna possibilità di chiedere l’ingresso nel territorio in regime di asilo. Inoltre, le persone arrestate possono essere private della loro libertà in locali adiacenti alla stazione della polizia di frontiera francese senza alcun quadro giuridico o diritto e in condizioni di reclusione poco dignitose: ci sono solo panche di metallo attaccate alle pareti degli edifici modulari. E le persone restano rinchiuse in queste condizioni a volte per tutta la notte. Anche le persone vulnerabili”.

    Nel 2021 secondo i dati ottenuti da Altreconomia su un totale di 24.589 respingimenti la maggioranza dei respinti dalla Francia verso l’Italia proviene dalla Tunisia (3.815), seguiti dal Sudan (1.822) e dall’Afghanistan (1.769). Un aumento, nel totale, rispetto al 2019 (16.808) e al 2020 (21.654). Ormai da quasi sette anni -giugno 2015- la Francia mantiene i controlli ai confini interni per dichiarate “ragioni di sicurezza” nonostante il periodo massimo previsto dal codice Schengen sia di 24 mesi. L’eccezionalità diventa normalità con la “benedizione” delle istituzioni europee. “La Commissione non ha mai fermato queste procedure -spiega l’avvocata Anna Brambilla dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (asgi.it)- si è sempre limitata a ricordare agli Stati il rischio di progressivo svuotamento dello spazio di libera circolazione a causa del prolungato ripristino dei controlli alle frontiere interne e a suggerire misure alternative come i controlli di polizia. Oggi la Commissione torna a proporre di rafforzare la strategia degli accordi bilaterali di riammissione e di cooperazione di polizia”. È il “cambiamento di paradigma” nella cooperazione con i Paesi terzi (e non) previsto dal Patto sulla migrazione e l’asilo presentato nel settembre 2020 al Parlamento europeo: procedure di riammissione più semplici e senza garanzie in termini di rispetto dei diritti. “Da un rischio di svuotamento di significato di alcune disposizioni si passa al consolidamento di prassi illegittime al punto che si modifica il testo normativo per farle diventare legittime”.

    Questi “accordi” hanno così effetti devastanti sulle persone, costrette a tentare più e più volte di attraversare ma anche su Ventimiglia. “È una città che non si è mai adattata a quello che è il transito delle persone affrontando la migrazione sempre come fenomeno emergenziale -continua Garibaldi, dal 2017 operatrice legale al confine-. Si pensa che l’unico modo di gestire la situazione sia aumentare le forze dell’ordine ma i risultati sono evidenti”. Le persone vivono per strada. Adulti, giovani, donne e bambini. La Caritas prova a sistemare le famiglie in transito negli appartamenti ma non sempre ci riesce. “La notte è il momento più complesso -spiega Christian Papini, il direttore della Caritas Intermelia-. Devi fare attenzione perché ti possono rubare la tenda, picchiare. Questa ‘paura’ si ripete ogni giorno. Non avere una rete che ti protegge, nessuna nicchia sicura porta a complicanze, spesso vulnerabilità psichiatrica. Le persone cominciano ad abusare di sostanze psicotrope e alcol e la tensione in città non può che aumentare”. La difficoltà nell’attraversare la frontiera rende tutto più complesso. “Chi non riesce a passare e resta ‘bloccato’ in un imbuto, che è Ventimiglia, inizia a vivere per strada e facilmente inizia a delinquere e magari a fare il passeur. Perché non ha alternative” conclude Garibaldi.

    In questo modo, spesso le tensioni si realizzano tra i passeur che hanno promesso “false” soluzioni alle persone che vengono respinte. La Caritas nel mese di agosto 2021 ha registrato 180 interventi di ambulatorio medico legati a ferite da taglio o contusione. Piccoli “regolamenti di conti” in un contesto paradossale in cui i controlli portano ad aumentare le attività illecite. Se si considera che nel 2021 i respinti dalla Francia all’Italia sono stati 25mila e la “tassa” per conoscere anche solo il sentiero da percorrere è di 50 euro mentre il passaggio in macchina, come detto, arriva a costare fino a 300 euro a persona si capisce l’entità di un’economia sommersa ma visibile a tutti in una città militarizzata. “Le istituzioni non ci sono. Ora si parla di aprire un centro, lontano dalla città e su un’area che è a rischio dissesto idrogeologico. È tutto detto e la situazione è sempre più difficile nonostante i numeri dei transiti siano in calo” racconta Papini che lavora a Ventimiglia dal 2001. Si è passato da circa 800 persone al giorno nel 2016, alle 200 di oggi. “Ma chi arrivava all’inizio, sette anni fa, aveva speranza di passare. Oggi non è più così. Le persone sanno che dovranno tentare tante volte e sono esauste. Giusto ieri è arrivata una famiglia con due figli in carrozzina. Tutto questo è disumano”.

    https://altreconomia.it/al-confine-di-ventimiglia-dove-i-controlli-rendono-i-passeur-lultima-sp

    #renvois #push-backs #refoulements #frontière_sud-alpine #asile #migrations #réfugiés #frontières #statistiques #chiffres #2021 #Italie #France #Vintimille #2019 #2020

  • Je cherchais la première accusation, prononcée par #Macron, du monde universitaire français de séparer/casser la République...

    La voilà, c’était juin 2020 :

    « Le monde universitaire a été #coupable. Il a encouragé l’#ethnicisation de la #question_sociale en pensant que c’était un bon filon. Or, le débouché ne peut être que sécessionniste. Cela revient à #casser_la_République_en_deux », estime en privé le chef de l’Etat, qui souligne notamment les ambivalences des discours racisés ou sur l’#intersectionnalité.

    https://www.lemonde.fr/politique/article/2020/06/10/il-ne-faut-pas-perdre-la-jeunesse-l-elysee-craint-un-vent-de-revolte_6042430

    L’article complet :

    Après le déconfinement, l’Elysée craint un vent de révolte : « Il ne faut pas perdre la jeunesse »

    Pour Emmanuel Macron, le confinement a été pénalisant avant tout pour les jeunes et pourrait, si l’on n’y prend garde, déboucher sur un « conflit de générations ».

    Jusqu’ici silencieux sur le mouvement de protestation contre les violences policières et le racisme, Emmanuel Macron devrait pour la première fois s’exprimer sur le sujet dimanche 14 juin, lors de son allocution depuis l’Elysée. L’occasion pour le chef de l’Etat d’apparaître en père de la nation, alors que les manifestations se multiplient et que certains craignent des débordements lors du rassemblement qui doit se tenir samedi 13 juin, à Paris, à l’appel de la famille d’Adama Traoré. « Le président va montrer qu’il est le président de tous les Français, qu’il considère et protège tous les enfants de la République », estime un proche soutien.

    Au sein de l’exécutif, on ne cache plus la crainte de voir se lever un vent de révolte au sein de la jeunesse. Si les Etats-Unis ne sont pas la France, l’affaire George Floyd sert de vecteur au mal-être de la partie la plus jeune de la population, estime-t-on à l’Elysée.

    « On a fait vivre à la jeunesse quelque chose de terrible à travers le confinement : on a interrompu leurs études, ils ont des angoisses sur leurs examens, leurs diplômes et leur entrée dans l’emploi. Il est normal qu’ils trouvent dans la lutte contre le racisme un idéal, un universalisme », répète M. Macron à ses interlocuteurs.

    La maxime du dentifrice

    Pour le chef de l’Etat, le confinement a été pénalisant avant tout pour les jeunes, alors qu’il a d’abord été décidé pour protéger les plus âgés, davantage exposés au coronavirus. Un paradoxe qui, si l’on n’y prend garde, pourrait déboucher sur un « conflit de générations », craint Emmanuel Macron.

    Le président partage les analyses de ceux qui estiment que la génération de Mai 68 est responsable d’un certain nombre de maux du pays mais aussi du monde, notamment en matière d’écologie. « Il ne faut pas perdre la jeunesse », résume-t-on au sommet de l’Etat, où l’on répète à l’envi la maxime du dentifrice, qui veut qu’une fois les lycéens ou les étudiants sortis dans la rue, il est difficile de les faire rentrer chez eux.

    Le risque est d’autant plus grand pour la République que la menace sécessionniste est réelle au sein du pays, affirme-t-on au sein de l’exécutif. Pour le chef de l’Etat, l’affaire George Floyd entre en résonance avec un passé colonial non encore digéré. « La guerre d’Algérie reste un impensé », aime répéter le locataire de l’Elysée, qui a tenté à plusieurs reprises de faire évoluer les mentalités sur ce sujet depuis le début de son quinquennat mais dit se heurter à l’absence d’interlocuteurs. « Il y a tout un travail à faire avec les historiens, mais cela prend du temps », explique-t-on au cabinet présidentiel.

    « Effacer les traces ne traite pas le traumatisme »

    De la même façon, le chef de l’Etat tient des propos très durs contre une partie des élites qui se trompe de combat en raisonnant sur le plan des communautés. « Le monde universitaire a été coupable. Il a encouragé l’ethnicisation de la question sociale en pensant que c’était un bon filon. Or, le débouché ne peut être que sécessionniste. Cela revient à casser la République en deux », estime en privé le chef de l’Etat, qui souligne notamment les ambivalences des discours racisés ou sur l’intersectionnalité.

    Pas question pour M. Macron de déboulonner les statues au nom de la lutte contre le racisme, comme certains le réclament pour celle de Colbert à l’Assemblée nationale. « Effacer les traces ne traite pas le traumatisme », rappelle-t-il à son entourage. En revanche, il faut amplifier la lutte contre les discriminations, notamment à l’embauche.

    Quelle réponse le chef de l’Etat peut-il apporter sur les violences policières ? Emmanuel Macron dit ne pas craindre une « FNisation » de la police. « Ce sont des citoyens comme les autres », répète-t-il. Mais il se dit prêt à faire évoluer les techniques d’interpellation en milieu urbain, comme le ministre de l’intérieur, Christophe Castaner, a commencé à le faire en interdisant l’étranglement. De même, il milite pour la multiplication des caméras-piétons portées par les policiers. « Il faut aller vers davantage de transparence, on n’est pas encore allés au bout », dit-on au sommet de l’Etat.

    https://www.lemonde.fr/politique/article/2020/06/10/il-ne-faut-pas-perdre-la-jeunesse-l-elysee-craint-un-vent-de-revolte_6042430

    #séparatisme #Emmanuel_Macron #islamo-gauchisme (même si il n’était pas encore prononcé en tant que tel dans les paroles de Macron ici) #sécession #secessionnisme #origine #culpabilité #université #facs #France #monde_universitaire

    –—

    La suite, dans la bouche de #Vidal, à partir de février 2021 :
    https://seenthis.net/messages/902062
    #Frédérique_Vidal

    Fil de discussion sur ce fameux "séparatisme" :
    https://seenthis.net/messages/884291

    ping @cede @karine4 @isskein

    • Mais qui souffle aux oreilles de MM. Macron et Blanquer ?

      « On ne compte plus au quotidien le militantisme, le sectarisme, l’uniformité idéologique qui sévit dans de trop nombreuses écoles ou universités. Encore récemment, en septembre, un jeune étudiant en science politique de l’université Lyon 2 a eu le courage de témoigner publiquement de l’idéologie qui gangrenait l’ensemble de ses cours de licence. On y retrouvait toute l’obsession pour la race et le genre, toutes les théories les plus incroyables venues des campus américains, comme les théories décoloniales, l’indigénisme, l’immigrationnisme, les théories du genre, le néo-féminisme, l’intersectionnalité, bref tout ce qui aujourd’hui contribue à malheureusement désunir notre peuple, dresser les communautés les unes contre les autres, et surtout laver le cerveau de toute une génération au détriment des savoirs bien sûr, des connaissances et de l’acquisition des compétences ».

      Mais qui a tenu ces propos il y a presque un an ? Qui donc a soufflé les idées d’Emmanuel Macron (https://www.lemonde.fr/politique/article/2020/06/10/il-ne-faut-pas-perdre-la-jeunesse-l-elysee-craint-un-vent-de-revolte_6042430) et de Jean-Michel Blanquer (https://twitter.com/mart1oeil/status/1320281485631459330) ?

      Réponse :

      https://www.youtube.com/watch?v=_jPtwjaSTa0&feature=emb_logo


      #Marion_Maréchal, directrice de l’Institut des sciences sociales, économiques et politiques, 2 janvier 2020.

      A partir de la minute 0’38 :

      "Des succès [de l’ISSEP] que je crois indispensables au regard d’un certain nombre de dérives que nous constatons aujourd’hui dans notre système universitaire ou éducatif au sens large. On ne compte plus au quotidien et bien le #militantisme, le #sectarisme, l’#uniformité_idéologique qui sévit dans de trop nombreuses écoles ou universités. Encore récemment, en septembre, un jeune étudiant en sciences politiques de l’Université Lyon 2 a eu le courage de témoigner publiquement de l’#idéologie qui gangrenait l’ensemble de ses cours de licence. On y retrouvait toute l’obsession pour la #race et le #genre, toutes les théories les plus incroyables venues des #campus_américains, comme les théories décoloniales, l’#indigénisme, l’#immigrationnisme, les théories du genre, le #néo-féminisme, l’#intersectionnalité, bref tout ce qu’aujourd’hui contribue malheureusement désunir notre peuple, dresser les communautés les unes contre les autres et surtout laver le cerveau de toute une génération au détriment des #savoirs bien sûr, des #connaissances et de l’acquisition des #compétences. Ça va évidemment beaucoup plus loin puisque même des établissements comme la #Sorbonne ont intégré au sein du conseil d’administration certaines de leurs unités de formation des profils comme #Daniel_Obono dont on sait qu’elle est députée proche des #théories_indigénistes, députée de la #LFI. On voit aussi régulièrement des conférences empêchées, annulées sous la pression d’un certain nombre de #syndicats d’#extrême_gauche : je pense notamment à la conférence à Lille, l’université de Lille, qui a été empêchée pour la venue de François Hollande. Je pense aux insultes qu’a subi #Alain_Finkielkraut lorsqu’il a souhaité intervenir à Sciences Po. (...) Je pense aussi à tous ces enseignants qui sont vilipendés, harcelés, mis au ban, privés de cours voire littéralement virés parce qu’à un moment donné ils ont ont tenté de se dresser face précisément à cette uniformité idéologique ou face à ce rouleau compresseur militant.

      #2019 #gangrène #féminisme #désunion #lavage_de_cerveau

      https://academia.hypotheses.org/27305

  • « Vivre à la rue tue » : 659 morts recensés par un collectif pour l’année #2019

    Depuis 2002, le Collectif des morts de la rue tente de recenser le nombre de personnes sans domicile décédées, de connaître les causes de leur mort, leur âge... Des données très compliquées à rassembler.

    https://www.liberation.fr/france/2020/11/02/vivre-a-la-rue-tue-659-morts-recenses-par-un-collectif-pour-l-annee-2019_
    #décès #morts #SDF #sans-abri #sans-abrisme #statistiques #chiffres #France

  • La fuga degli italiani all’estero: 131mila le partenze per l’espatrio nell’ultimo anno, quattro su dieci hanno tra i 18 e i 34 anni

    L’indagine non fornisce invece indicazioni sull’effetto che l’emergenza sanitaria Covid-19 ha avuto quest’anno. Nel 2019 hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali, per solo espatrio 2.353 persone in più rispetto all’anno precedente. Conte: governo lavora a incentivi a rientro giovani da estero

    Se si guarda ai numeri del 2019, ovvero alla vigilia di quell’emergenza sanitaria Covid-19 che nei mesi più critici dell’anno successivo ha avuto tra le conseguenze anche la chiusura delle frontiere tra i paesi colpiti, il dato che emerge dalla lettura della XV edizione del “Rapporto italiani nel mondo 2020” della Fondazione Migrantes è che il flusso di italiani che lasciano il paese per andare a vivere e lavorare all’estero non si vuole arrestare. Nel solo 2019 hanno registrato la loro residenza fuori dei confini nazionali, per solo espatrio, 130.936 connazionali (+2.353 persone rispetto all’anno precedente). Il 55,3% (72.424 in valore assoluto) sono maschi.

    Sono soprattutto giovani (il 40,9% ha tra i 18 e il 34 anni), ma anche giovani-adulti (il 23,9% ha tra i 35 e i 49 anni). D’altra parte, però, i minori sono il 20,3% (26.557) e di questi l’11,9% ha meno di 10 anni: continuano, quindi, le partenze anche dei nuclei familiari con figli al seguito. Il Rapporto è stato presentato questa mattina in occasione di una diretta streaming.
    Conte: governo lavora a incentivi a rientro giovani da estero

    Alla presentazione è intervenuto in videocollegamento il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.«È nostro dovere - ha detto il capo del governo - costruire le condizioni per garantire ai giovani italiani all’estero la possibilità di tornare in Italia nel breve periodo, arricchiti dal bagaglio di esperienze umane, professionali e culturali maturate fuori dal nostro Paese. Ai tanti giovani che sono in questo momento all’estero dobbiamo offrire incentivi per tornare: il governo sta lavorando proprio in questo senso, per aggregare i migliori talenti e sollecitando la collaborazione per il rilancio delle imprese nazionali in particolare nel Mezzogiorno»..
    L’impatto dell’emergenza Covid rimane fuori dal report

    Allo stato attuale, dunque, è ancora presto per farsi un’idea dell’“effetto emergenza Covid” sulle scelte degli italiani in questi mesi così difficili. «L’incertezza che abbiamo - spiega Toni Ricciardi, storico dell’emigrazione presso l’università di Ginevra - nasce dal fatto che fino all’altroieri eravamo in una condizione di mobilità diffusa, poi la diffusione del virus a livello mondiale ha bloccato tutto. La conseguenza di questo scenario è che allo stato attuale è impossibile conoscere l’impatto che questa situazione avrà. La sensazione che abbiamo è che ci siano stati dei rientri dall’estero: se sono definitivi o costituiscono solo una soluzione momentanea al momento al momento non si può capire. Di certo - aggiunge Ricciardi - il Covid ha creato una condizione di precarietà nella precarietà: ci sono persone, soprattutto giovani, che stanno cercando di capire se conviene restare all’estero e registrarsi in cui vivono o rientrare, nella speranza di poter contare su un sussidio italiano».

    Nel 2019 l’Italia continua a perdere forze giovani e competenze

    Se l’indagine di quest’anno sugli italiani nel mondo non intercetta il fattore pandemia, non mancano spunti di riflessione. Il quadro costruito sui dati 2029 racconta un’Italia che sta continuando a perdere le sue forze più giovani e vitali, capacità e competenze che vengono messe a disposizione di paesi altri che non solo li valorizzano appena li intercettano, ma ne usufruiscono negli anni migliori, quando cioè creatività e voglia di emergere sono ai livelli più alti per freschezza, genuinità e spirito di competizione.

    Le distanze tra città e aree interne

    Oggi il vero divario non è tra Nord e Sud, ma tra città e aree interne. Sono luoghi che si trovano al Sud e al Nord, ma che al Sud diventano doppia perdita: verso il Settentrione e verso l’estero. A svuotarsi sono i territori già provati da spopolamento, senilizzazione, eventi calamitosi o sfortunate congiunture economiche. Un esempio valga su tutti: il 23 novembre 2020 cadrà il 40° anniversario del terremoto più catastrofico della storia repubblicana, quello che colpì Campania e Basilicata. Ancora oggi queste aree sono provate nelle loro zone interne da numerose partenze, ma contemporaneamente mantengono all’estero il grande valore di comunità numerose con tradizioni e peculiarità specifiche. Si tratta di migranti che guardano ai luoghi di origine con nostalgia, interesse e voglia di cambiare le cose. Sono spesso italiani che già partecipano attivamente alla vita dei luoghi di origine, pur restando nella loro posizione di migranti stabilmente in mobilità tra l’Italia e l’estero, tra migrazioni interne e migrazioni internazionali, in Europa o oltreoceano.

    In 15 anni boom della mobilità italiana: +76%

    Se nel 2006 gli italiani regolarmente iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero) erano poco più di tre milioni ( 3.106.251), nel 2020 hanno raggiunto quasi i 5,5 milioni (il 9,1% della popolazione residente in Italia al 1 gennaio 2020, ovvero 60.244.639 persone): in quindici anni la mobilità italiana è aumentata del +76,6%. Una crescita ininterrotta, sottolinea il rapporto, che ha visto sempre più assottigliarsi la differenza di genere (le donne sono passate dal 46,2% sul totale iscritti 2006 al 48,0% sul totale iscritti 2020). Si tratta di una collettività che, nella sua generalità rispetto al 2006, si sta ringiovanendo a seguito delle nascite all’estero (+150,1%) e della nuova mobilità costituita sia da nuclei familiari con minori al seguito (+84,3% della classe di età 0-18 anni) sia da protagonisti giovani e giovani-adulti immediatamente e pienamente da inserire nel mercato del lavoro (+78,4% di aumento rispetto al 2006 nella classe 19-40 anni).
    Regno Unito primo paese di destinazione (anche per effetto Brexit)

    Delle 131 mila partenze per espatrio nell’ultimo anno, il 72,9% si è iscritto all’Aire in Europa e il 20,5% in America (di questi, il 14,3% in quella meridionale). Al primo posto tra le destinazioni, ormai da diversi anni, è il Regno Unito (quasi 25mila iscrizioni, il 19% del totale) per il quale vale sia il discorso di effettive nuove iscrizioni sia quello di emersioni di connazionali da tempo presenti sul territorio inglese e che, in virtù della Brexit, hanno deciso di regolarizzare ufficialmente la loro presenza complice il complesso e confusionario processo di transizione rispetto ai diritti, ai doveri, al riconoscimento o meno di chi nel Regno Unito già risiedeva e lavorava da tempo.
    Seguono Germania e Francia

    A seguire la Germania (19.253, il 14,7%) e la Francia (14.196, il 10,8%), nazioni che continuano ad attirare italiani soprattutto legati a tradizioni migratorie di ricerca di lavori generici da una parte – si pensi a tutto il mondo della ristorazione e dell’edilizia – e specialistici dall’altra, legati al mondo accademico, al settore sanitario o a quello ingegneristico di area internazionale. Va considerato, inoltre, il mondo creativo e artistico italiano che trova terreno fertile in nazioni come la Francia e la Germania e, in particolare, in città come Parigi e Berlino.

    Lombardia principale regione per partenze

    La Lombardia continua a essere la regione principale per numero di partenze totali (17,7%) ma, rileva il report, non si può parlare di aumento percentuale delle stesse (meno 3,8% nell’ultimo anno). Il discorso opposto vale, invece, per il Molise (+18,1%), la Campania (+13,9%), la Calabria (+13,6%) e il Veneto (+13,3%).

    Sardegna, Sicilia, Abruzzo e Basilicata: non riescono a dare linfa alla mobilità

    C’è poi un caso ancora più preoccupante. Il dato della Sardegna (-14,6%)e, unitamente, anche quello della Sicilia (-0,3%), dell’Abruzzo (1,5%) e della Basilicata (3,4%) si spiega considerando la “circolarità del protagonismo regionale”. Ci sono regioni, cioè, che oggi hanno raggiunto un grado talmente alto di desertificazione e polverizzazione sociale da non riuscire più a dare linfa neppure alla mobilità nonostante le partenze in valore assoluto – ed è il caso della Sicilia in particolare – le pongano al terzo posto tra tutte le regioni di Italia per numero di partenze. In generale, quindi, le regioni del Nord sono le più rappresentate, ma nel dettaglio viene naturale chiedersi quanti pur partendo oggi dalla Lombardia o dal Veneto sono, in realtà, figli di una prima migrazione per studio, lavoro o trasferimento della famiglia dal Sud al Nord Italia.
    Mobilità interna:Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia destinazioni più attrattive

    C’è poi l’altra faccia della medaglia: la mobilità interna. Se negli anni successivi al Secondo dopoguerra i flussi migratori verso le regioni centro settentrionali erano costituiti in prevalenza da manodopera proveniente dalle aree rurali del Mezzogiorno, nell’ultimo decennio mediamente circa un emigrato su tre proveniente dalle regioni meridionali e insulari e diretto verso il Centro-Nord è in possesso di almeno la laurea; in notevole contrazione, invece, le partenze dei giovani migranti con almeno la licenza media.I “nuovi” italiani che si spostano lo fanno principalmente in età lavorativa (il 55% ha un’età compresa tra i 18 e i 44 anni) e con figli minori al seguito (26%). Due “nuovi” italiani su tre si spostano all’interno della provincia di residenza, mentre i trasferimenti di lungo raggio sono meno numerosi (32% del totale). Le regioni che più attraggono i flussi dei nuovi cittadini italiani sono quasi tutte quelle del Centro-Nord: il Trentino-Alto Adige e il Friuli-Venezia Giulia sono le più attrattive, con un numero di iscrizioni pari al doppio rispetto a quello delle cancellazioni. Seguono la Lombardia e l’Emilia-Romagna, caratterizzate altresì da una certa vivacità migratoria anche all’interno della regione.

    Fin qui i numeri del 2019. Il 2020, travolto dall’emergenza coronavirus, racconterà probabilmente un’altra storia.

    https://www.ilsole24ore.com/art/la-fuga-italiani-all-estero-131mila-partenze-l-espatrio-nell-ultimo-ann
    #émigration #statistiques #fuite_de_cerveaux #chiffres #2019 #Italie

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    Ajouté à la métaliste:
    https://seenthis.net/messages/762801

  • RAPPORT NATIONAL 2019 SUR LES CENTRES ET LOCAUX DE RÉTENTION

    Dans leur rapport 2019 rendu public le 22 septembre 2020, ASSFAM-Groupe SOS Solidarités, France terre d’asile, Forum Réfugiés-Cosi, La Cimade et Solidarité Mayotte mettent en lumière une réalité alarmante dans les centres et locaux de rétention où elles interviennent. Ce rapport téléchargeable ici réunit des chiffres, des analyses et des fiches sur chaque centre de rétention en France métropolitaine et en outre-mer.

    La politique de l’administration s’inscrit dans une volonté d’enfermer toujours plus et toujours plus longtemps. Les deux lois adoptées en 2018 ont permis d’étendre le champ des personnes pouvant être enfermées, notamment avec la possibilité d’enfermer les personnes « dublinées » avant l’accord de l’État membre responsable, et allonge la #durée_légale de rétention à 90 jours.

    https://www.lacimade.org/publication/rapport-national-2019-sur-les-centres-et-locaux-de-retention

    #rapport #Cimade #La_Cimade #rétention #détention_administrative #CRA #2019 #France #enfermement #Dublin #dublinés #migrations #asile #réfugiés #déboutés

  • En 2019, le nombre de féminicides a augmenté de 21 % en France
    https://www.lemonde.fr/societe/article/2020/08/18/en-2019-le-nombre-de-feminicides-a-augmente-de-21-en-france_6049189_3224.htm

    L’enquête de la délégation aux victimes, rendue publique lundi 17 août, fait état de 146 femmes tuées par leur compagnon ou ex-conjoint en un an.

    #féminicides

  • Global Trends #2019 – rifugiati e richiedenti asilo: la situazione nell’Unione Europea

    Sono 20 milioni i rifugiati nel mondo nel 2019. L’Unione europea accoglie circa 2 milioni e 700 mila persone, che corrisponde al 13% di tutti coloro che sono accolti negli altri paesi e continenti.

    Secondo l’ultima edizione dei Global Trends (https://www.unhcr.it/news/comunicati-stampa/l1-per-cento-della-popolazione-mondiale-e-in-fuga-secondo-il-rapporto-annuale-) dell’Unhcr vi sono paesi come la Turchia, il Pakistan e l’Uganda che “da soli” riconoscono lo status di rifugiato rispettivamente a 3 milioni e mezzo, 1 milione e 491 mila, 1 milione e 359 mila persone, pari al 31% di tutti coloro che sono accolti negli altri paesi.

    La media Ue (Regno Unito compreso) è di 5 rifugiati ogni 1000 abitanti. In Italia la media è di 3 ogni 1000 abitanti.
    La sfida europea alla solidarietà

    I dati forniti da Unhcr in merito alla situazione dei rifugiati e dei richiedenti asilo nell’Unione europea consentono alcune riflessioni.

    La prima è la sostanziale continuità circa la presenza di rifugiati nei paesi dell’Unione europea: ben lontani dall’emergenza, la presenza di rifugiati nei paesi della Ue è stabile, con un incremento complessivo, rispetto al 2018, pari al 4%.

    La seconda riflessione chiama in causa l’Italia che, tra i paesi europei, è tra i paesi al di sotto della media europea con la presenza di 3 rifugiati ogni 1.000 abitanti.

    La terza riflessione concerne i paesi di provenienza dei rifugiati presenti negli stati europei al 31 dicembre 2019, e le scelte politiche conseguenti tra i paesi cosiddetti di frontiera e quelli di arrivo. Se alcuni paesi come l’Italia, la Grecia, Malta e la Spagna, in quanto paesi di approdo, sono coinvolti per primi nella gestione degli arrivi via mare, vi sono altri stati come la Francia e la Germania che concedono protezione a persone provenienti da una molteplicità di paesi. A questo proposito, colpisce il dato sulla Francia che accoglie rifugiati di 44 nazionalità.

    Queste riflessioni chiamano in causa proprio il ruolo dell’Unione europea e la necessità di policy condivise tra gli stati su una questione che coinvolge tutti i paesi, specifica, e costante. Peraltro alcuni paesi come i Paesi Bassi e la Francia, nel 2019, si sono distinti per la naturalizzazione dei rifugiati: oltre 12mila nei Paesi Bassi e 3mila in Francia.

    “A volte serve una crisi come quella da Covid19 per ricordarci che abbiamo bisogno di essere uniti. In un momento dove il mondo vive un periodo di grande vulnerabilità la nostra forza è la solidarietà: nessuno è al sicuro se non lo siamo tutti. Ognuno di noi può fare la differenza e contribuire a trovare delle soluzioni per andare avanti”, ha dichiarato la Rappresentante per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, Chiara Cardoletti, il 20 giugno scorso, in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale del Rifugiato.

    A questo proposito, bisogna ricordare che il Portogallo, ha scelto, nella fase di emergenza sanitaria di Covid 19, allo scopo di garantire l’assistenza sanitaria durante la pandemia, di concedere a immigrati e richiedenti asilo con permesso di soggiorno ‘pendente’ l’assistenza sanitaria e l’accesso ai servizi pubblici.

    Sul versante opposto, l’Ungheria ha inasprito ulteriormente le politiche di chiusura, utilizzando le misure di blocco per eseguire respingimenti su larga scala dai campi cittadini e dai centri che ospitano i richiedenti asilo.

    Una questione cruciale, la protezione sociale e sanitaria, che si sovrappone a un altro dato emerso dal Global Trends 2019. La portavoce di Unchr Italia, Carlotta Sami, in occasione della presentazione dei dati, ci ha ricordato che “la possibilità per Unhcr di organizzare i rientri a casa, che negli anni novanta corrispondeva ad una media di 1 milione e mezzo di persone all’anno, è crollata a 385 mila”e ha ricordato “che solo il 5% dei rifugiati ha potuto usufruire di una soluzione stabile come il reinsediamento”.

    Difficoltà a ritornare a casa e necessità di protezione sociale in fasi delicate come quelle della emergenza sanitaria sono due questioni sulle quali l’Unione europea è chiamata a intervenire.

    Nell’ormai lontano 1994, Alexander Langer, nel discorso pronunciato in occasione delle elezioni europee, invocò la necessità di una priorità politica nel trattare alcune questioni: “Finora l’Europa comunitaria si è preoccupata molto delle aziende, delle merci, dei capitali, dei tassi di inflazione. Ora si tratta di varare un corpo comune di leggi di cittadinanza e di democrazia europea, a garanzia di eguali diritti e uguale protezione in tutta l’Unione, a garanzia dell’apertura agli altri. La difesa e la promozione dei diritti umani all’interno e all’esterno dell’Unione deve diventare una priorità politica oltre che morale”.

    In un contesto come quello attuale, gli stati dell’Unione europea – su una questione cruciale come quella migratoria – dovrebbero raccogliere la sfida di trovare un accordo comune che riesca a superare interessi divergenti.

    https://www.cartadiroma.org/osservatorio/factchecking/global-trends-2019-rifugiati-e-richiedenti-asilo-la-situazione-nellunione-europea/amp/?__twitter_impression=true
    #statistiques #chiffres #asile #migrations #réfugiés #Europe #UE #EU #visualisation

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  • Rapport 2019 sur les #incidents_racistes recensés par les #centres_de_conseil

    La plupart des incidents racistes recensés par les centres de conseil en 2019 sont survenus dans l’#espace_public et sur le #lieu_de_travail, le plus souvent sous la forme d’#inégalités_de_traitement ou d’#insultes. Pour ce qui est des motifs de #discrimination, la #xénophobie vient en tête, suivie par le #racisme_anti-Noirs et l’#hostilité à l’égard des personnes musulmanes. Le rapport révèle aussi une augmentation des incidents relevant de l’#extrémisme_de_droite.

    La plupart des #discriminations signalées en 2019 se sont produites dans l’espace public (62 cas). Les incidents sur le lieu de travail arrivent en deuxième position (50 cas), en diminution par rapport à 2018. Les cas de #discrimination_raciale étaient aussi très fréquents dans le #voisinage, dans le domaine de la #formation et dans les contacts avec l’#administration et la #police.

    Pour ce qui est des motifs de discrimination, la xénophobie en général arrive en tête (145 cas), suivie par le racisme anti-Noirs (132 incidents) et l’hostilité à l’égard des personnes musulmanes (55 cas). Enfin, le rapport fait état d’une augmentation significative des cas relevant de l’extrémisme de droite (36 cas). À cet égard, il mentionne notamment l’exemple d’un centre de conseil confronté dans une commune à différents incidents extrémistes commis par des élèves : diffusion de symboles d’extrême droite, gestes comme le #salut_hitlérien et même #agressions_verbales et physiques d’un jeune Noir. Le centre de conseil est intervenu en prenant différentes mesures. Grâce à ce travail de sensibilisation, il a réussi à calmer la situation.

    En 2019, les centres de conseil ont également traité différents cas de #profilage_racial (23 cas). Ainsi, une femme a notamment dénoncé un incident survenu à l’#aéroport alors qu’elle revenait d’un voyage professionnel : à la suite d’un contrôle effectué par la #police_aéroportuaire et les #gardes-frontières, cette femme a été la seule passagère à être prise à part. Alors même que tous ses documents étaient en ordre et sans aucune explication supplémentaire, elle a été emmenée dans une pièce séparée où elle a subi un interrogatoire musclé. Sa valise a également été fouillée et elle a dû se déshabiller. Le rapport revient plus en détail sur cet exemple – parmi d’autres – en lien avec un entretien avec la coordinatrice du Centre d’écoute contre le racisme de Genève.

    Au total, le rapport 2019 dénombre 352 cas de discrimination raciale recensés dans toute la Suisse par les 22 centres de conseil membres du réseau. Cette publication n’a pas la prétention de recenser et d’analyser la totalité des cas de #discrimination_raciale. Elle vise plutôt à donner un aperçu des expériences vécues par les victimes de racisme et à mettre en lumière la qualité et la diversité du travail des centres de conseil. Ceux-ci fournissent en effet des informations générales et des conseils juridiques, offrent un soutien psychosocial aux victimes et apportent une précieuse contribution à la résolution des conflits.

    https://www.admin.ch/gov/fr/accueil/documentation/communiques.msg-id-78901.html

    –—

    Pour télécharger le rapport :


    http://network-racism.ch/cms/upload/200421_Rassismusbericht_19_F.pdf

    #rapport #racisme #Suisse #statistiques #chiffres #2019
    #islamophobie #extrême_droite

    ping @cede

  • The Fourth Overview of Housing Exclusion in Europe 2019

    Since 2015, FEANTSA and the Fondation Abbé Pierre have released a yearly Overview of Housing Exclusion in Europe. These annual reports look at the latest #Eurostat data (EU-SILC) and assess EU countries’ capacity to adequately house their populations.

    The 2020 deadline is approaching for the European Union’s cohesion policy, yet it’s objective – the fight against poverty and social exclusion by 2020 - remains unattainable. With this 4th report on homelessness and housing exclusion, FEANTSA and the Fondation Abbé Pierre ask: what is meant by "European cohesion” when another Europe, deprived of a home or even a shelter, is being left behind? This report explores the state of emergency housing in Europe, in order to attract the attention of all decision-making bodies in Europe on the overcrowding, precariousness and inadequacy our shelter systems are confronted with.

    https://www.feantsa.org/en/report/2019/04/01/the-fourth-overview-of-housing-exclusion-in-europe-2019?bcParent=27

    Pour télécharger le rapport en pdf :
    https://www.feantsa.org/download/rapport_europe_2019_def_web_06659524807198672857.pdf

    #rapport #SDF #sans-abri #sans-abrisme #Europe #FEANTSA #statistiques #chiffres #urgence #mal-logement #Fondation_Abbé_Pierre #2019 #hébergement_d'urgence #inconditionnalité #dortoirs

    ping @karine4 @isskein

    • A Foot In The Door: Experiences of the #Homelessness_Reduction_Act (2020)

      Key findings:

      - Two years into its implementation, the research has found the change in law has significantly expanded access to homelessness assistance particularly for single people.
      - The research findings suggest that this is one of the most substantial changes observed since the introduction of the HRA and that the change in legislation has had a noticeable impact on widening access to single homeless people.
      – Overwhelmingly people reported a more positive experience when first approaching Housing Options for assistance.
      – Seventy-five per cent of people reported they were treated with respect and were able to communicate confidentially with staff.
      - Despite the majority of participants reporting positive experiences there is still clear examples of people having poor assessments.
      – The intention and ambition of the HRA is being constrained by the housing market, welfare system and funding.
      – Whilst there has been a broadly positive experience of initial contact and engagement with Housing Options staff, the research has shown significant barriers and issues with the support on offer and people’s housing outcomes.
      - Overall only 39 per cent of respondents agreed when asked whether the local authority had helped them to resolve their housing issue.
      - A further 31 per cent of participants reported that they had either supported themselves or with the help of family or friends, and 30 per cent reported that their issue was still ongoing.
      - Overall 56 per cent of survey respondents reported a more positive housing situation when asked to compare their current position with the night before they presented at Housing Options.
      – The research found the most common form of intervention offered is information on accessing the private rented sector.
      – Lack of affordable housing both social and PRS means that local authorities are increasingly constrained in the realistic outcomes that they can achieve.

      Pour télécharger le rapport:
      https://www.crisis.org.uk/media/241742/a_foot_in_the_door_2020.pdf

      https://www.crisis.org.uk/ending-homelessness/homelessness-knowledge-hub/services-and-interventions/a-foot-in-the-door-experiences-of-the-homelessness-reduction-act-2020

      #UK #Angleterre

  • Il Rapporto annuale 2020 del #Centro_Astalli

    Il Centro Astalli presenta il Rapporto annuale 2020: uno strumento per capire attraverso dati e statistiche quali sono le principali nazionalità degli oltre 20mila rifugiati e richiedenti asilo assistiti, di cui 11mila a Roma; quali le difficoltà che incontrano nel percorso per il riconoscimento della protezione e per l’accesso all’accoglienza o a percorsi di integrazione.

    Il quadro che ne emerge rivela quanto oggi sia alto il prezzo da pagare in termini di sicurezza sociale per non aver investito in protezione, accoglienza e integrazione dei migranti. E mostra come le politiche migratorie, restrittive, di chiusura – se non addirittura discriminatorie – che hanno caratterizzato l’ultimo anno, acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità, rendendo l’intera società più vulnerabile.

    Il Rapporto annuale 2020 descrive il Centro Astalli come una realtà che, grazie agli oltre 500 volontari che operano nelle sue 7 sedi territoriali (Roma, Catania, Palermo, Grumo Nevano-NA, Vicenza, Trento, Padova), si adegua e si adatta ai mutamenti sociali e legislativi di un Paese che fa fatica a dare la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca di giungere in Italia.

    https://centroastalli.it/il-rapporto-annuale-2020-del-centro-astalli
    #Italie #asile #migrations #réfugiés #statistiques #chiffres #rapport #2019 #précarité #précarisation #protection_humanitaire #décret_salvini #decreto_salvini #accueil #femmes #marginalisation #Libye #externalisation #ceux_qui_n'arrivent_pas #arrivées #torture #santé_mentale #mauvais_traitements #traite_d'êtres_humains #permis_de_séjour #accès_aux_soins #siproimi #sprar #CAS #assistance_sociale #vulnérabilité #services_sociaux #intégration

    Synthèse du rapport :
    #pXXXLIEN16LIENXXX

    Rapport :


    https://centroastalli.it/wp-content/uploads/2020/04/astalli_RAPP_2020-completo-x-web.pdf

    ping @isskein @karine4

  • During and After Crisis : Evros Border Monitoring Report

    #HumanRights360 documents the recent developments in the European land border of Evros as a result of the ongoing policy of externalization and militarization of border security of the EU member States. The report analyses the current state of play, in conjunction with the constant amendments of the Greek legislation amid the discussions pertaining to the reform of the Common European Asylum System (CEAS) and the Return Directive.

    https://www.humanrights360.org/during-and-after-crisis-evros-border-monitoring-report

    #rapport #Evros #migrations #réfugiés #Grèce #frontières #2019 #militarisation_des_frontières #loi_sur_l'asile #Kleidi #Serres #covid-19 #coronavirus #Turquie #push-backs #refoulements #refoulement #push-back #statistiques #passages #chiffres #frontière_terrestre #murs #barrières_frontalières #Kastanies #violence #Komotini #enfermement #détention #rétention_administrative #Thiva #Fylakio #transferts

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    Pour télécharger le rapport


    https://www.humanrights360.org/wp-content/uploads/2020/05/During-After-Crisis-Evros.pdf

    ping @luciebacon

  • #Incendies dans les #camps_de_réfugiés (ou autres lieux d’hébergement de demandeurs d’asile et réfugiés) en #Grèce. Tentative de #métaliste, non exhaustive...

    Les incendies sont rassemblés ici en ordre chronologique, mais attention à faire la distinction entre ceux qui ont lieu :
    – par accident
    – comme geste de #protestation de la part des réfugiés entassés dans ces camps surpeuplés et insalubres
    – par main de l’#extrême_droite

    #réfugiés #asile #migrations #feu #incendie #anti-réfugiés #racisme #xénophobie #révolte #résistance

    –-> + un incendie qui a eu lieu en décembre 2020 en #Bosnie (#route_des_Balkans / #Balkans)

    ping @isskein

  • L’extrême droite tue encore


    En Allemagne, mais aussi ailleurs en Europe, les crimes racistes font leur retour. Les auteurs de ces actes se sentent encouragés par les nouvelles droites, qui diffusent de façon décomplexée leurs théories sur une « race blanche » prétendument menacée. Enquête sur un phénomène particulièrement inquiétant.

    Le 2 juin dernier, à Kassel, Walter Lübcke a été abattu à bout portant. Ce meurtre d’un membre de la CDU ouvertement pro-migrants, a ébranlé toute la société allemande. Car pour la première fois depuis la chute du régime nazi, un homme politique était assassiné par l’extrême droite. Comme l’a révélé l’enquête, le suspect principal, Stephan E., et son complice présumé, Markus H., appartenaient à la même mouvance. Ce meurtre n’est qu’un exemple parmi d’autres. Dans le collimateur des droites extrêmes, on trouve les migrants, les juifs, les musulmans, les membres de la gauche, les journalistes…

    https://www.youtube.com/watch?v=najaYvIJs5k


    #Walter_Lübcke #Kassel #Allemagne #assassinat #KAGIDA #anti-réfugiés #islamophobie #Lohfelden #valeurs #néo-nazis #extrême_droite #film #documentaire #film_documentaire #haine #cible #Erika_Steinbach #menaces_de_mort #Pegida #criminel_isolé #violence #idéologie #meurtre #NSU #Halit_Yozgat #glorification #anti-sémitisme #antisémitisme #grand_remplacement #Halle #France #Bayonne #Pierre_Serne #Henriette_Reker #Jo_Cox #acte_isolé #loup_solitaire #National_action #AFD #pogrom #incendies #feu #racisme #xénophobie #Combat_18 #terrorisme_de_droite #Blood_and_honor #radicalisation #haine_raciale #Hanau

  • Asile : bilan en #France et en Europe pour #2019

    #Eurostat a publié le 3 mars 2020 des données relatives aux demandes d’asile, aux décisions prises et aux demandes en instance pour 2019. Cela complète des données publiées par le ministère de l’intérieur, l’#OFII et la #CNDA en janvier et permet de dresser une #cartographie de la demande d’asile en France et en Europe.
    Demandes d’asile en France : trois chiffres différents

    La particularité de la France est qu’elle ne comptabilise pas les demandes de la même manière que les autres pays européens et qu’il existe trois ou quatre données différentes.

    L’OFPRA comptabilise les demandes introduites auprès de lui, cela comprend les demandes des réinstallés qui sont,en pratique sinon en droit, exemptées d’enregistrement en GUDA, les réexamens et les demandes des « Dublinés » arrivés au terme de la procédure et qui peuvent introduire une demande OFPRA (les « requalifiés »)
    A partir de ces données, le ministère de l’intérieur transmet des donnés à Eurostat en retirant les demandes des réinstallés. Les données sont alors arrondies.
    L’OFII et le ministère de l’intérieur publient le nombre de demandes enregistrées dans les guichets unique des demandes d’asile ( GUDA) ainsi que le nombre de demandes enregistrées les années précédentes comme Dublinées qui à l’issue de la procédure, peuvent saisir l’OFPRA.

    En 2019, selon ces différentes sources, 119 915 (Eurostat), 123 530 (OFPRA), 143 040 (ministère de l’intérieur et OFII) premières demandes (mineurs compris) ont été enregistrées ou introduites soit une hausse de 10 à 11% des demandes par rapport à l’année précédente. S’ajoutent pour le chiffres du ministère de l’intérieur , 16 790 « requalifications » des années précédentes soit 171 420 demandes. Ce nombre est un nouveau record.

    Si on reprend les statistiques précédemment publiées, environ 135 000 personnes adultes ont été l’objet d’une procédure Dublin depuis 2016, environ 75 000 ont finalement accédé à la procédure OFPRA, près de 13 000 ont été transférées, un peu plus de 30 000 sont toujours dans cette procédure et près de 19 000 ont un destin indéterminé (une bonne part d’entre elles sont considérées en fuite)

    Selon le ministère de l’intérieur, un peu plus de 110 000 premières demandes adultes ont été enregistrées par les GUIDA. 39 630 étaient au départ « Dublinées » mais un peu plus de 9 000 ont vu leur demande « requalifiée en cours d’année. A la fin de l’année 51 360 demandes enregistrées en 2019 étaient en procédure normale et 37 770 en procédure accélérée (soit 26%). Si on ajoute à ce nombre, celui des requalifiés des années précédentes et les réexamens adultes, le nombre de demandes adultes est de 134 380 dont 31% sont en procédure accélérée et 25% Dublinées

    Nationalités de demandeurs d’asile

    L’Afghanistan est redevenu le premier pays de provenance des demandeurs d’asile avec selon Eurostat 10 140 demandes, principalement le fait d’adultes. Viennent ensuite deux pays considérés comme sûrs avec l’Albanie ( 9 235) et la Géorgie (8 280 demandes). La Guinée, le Bangladesh et la Côte d’Ivoire complètent le quintet de tête.

    Demandes d’asile des mineurs non accompagnés

    Le nombre de demandes des mineurs non-accompagnés est de 755 en 2019 contre 690 en 2018 soit une « hausse » de 9,4%. La première nationalité est l’Afghanistan avec 207 demandes suivi de la RDC, de la Guinée et du Burundi (vraisemblablement Mayotte).

    Réinstallations

    Le Gouvernement s’était engagé à accueillir 10 000 personnes réinstallées en 2018-2019. il a presque réalisé son objectif puisque 9 684 personnes sont arrivées dont 4 652 en 2019. La première nationalité est la Syrie avec plus de 6 600 personnes (en provenance de Turquie, du Liban et de Jordanie) , suivie de loin par le Soudan (1 372 en provenance principalement du Tchad) , l’Erythrée (474 en provenance du Niger et d’Égypte), la Centrafrique (464 en provenance du Tchad) et du Nigeria (261 en provenance du Niger)

    Décisions prises par l’OFPRA

    Selon le ministère de l’intérieur, l’OFPRA a pris près de 96 000 décisions hors mineurs accompagnants, dont 14 066 reconnaissances du statut de réfugié et 8 466 protections subsidiaires, soit un taux d’accord de 23.6% qui est en baisse par rapport à 2018.

    Les statistiques fournies par Eurostat sont nettement différentes puisque le nombre de décisions adultes est de 87 445 avec 9395 statuts de réfugiés et 8085 PS soit 20% d’accord. Cela s’explique par le fait que l’OFPRA comptabilise les statuts de réfugiés reconnus à des mineurs à titre personnel parmi les décisions « adultes » et par l’inclusion des personnes réinstallées (ce qui fait une différence non négligeable de 5 500 décisions).

    Comme pour les demandes d’asile, l’Afghanistan est la première nationalité à qui est octroyée une protection avec 4 660 décisions dont 4 235 protections subsidiaires (soit 60,3% d’accords). Malgré la baisse de la demande, le Soudan est la deuxième nationalité avec 1 915 protections (soit 59%). La Syrie arrive troisième avec 1 145 protections (sans compter les personnes réinstallées au nombre de 2 435 selon le HCR). A l’inverse, les trois pays comptabilisant le plus grand nombre de rejets sont l’Albanie (7 125, soit 6,1% d’accord), la Géorgie (7 080, soit 3,2% d’accord) et la Guinée ( 5 920, soit 10,1%).

    Quant aux décisions prises pour les mineurs, le taux d’accord est de 67% variant de 100% pour le Yemen, 95% pour le Burundi, 83% pour l’Afghanistan. En comptant les annulations CNDA le taux d’accord est de 82%.

    Une année exceptionnelle pour la CNDA

    La Cour nationale du droit d’asile qui a publié un rapport d’activité a quant à elle enregistré un peu plus de 59 000 recours dont 42% devaient être jugés en cinq semaines.

    La principale nationalité qui a déposé des recours est l’Albanie suivie de la Géorgie de la Guinée,du Bangladesh et de l’ Afghanistan.

    La répartition régionale réserve quelques surprises avec un poids relatif de certaines régions plus important que celui des demandes d’asile (notamment pour la Bourgogne Franche Comté et l’Occitanie). Il s’agit de régions où les ressortissants de pays d’origine sûrs sont assez nombreux.

    Le nombre de demandes et de décisions sur l’aide juridictionnelle est assez logiquement à la hausse avec plus de 51 000 demandes. Le bureau d’aide juridictionnelle a pris un nombre équivalent de décisions, favorables pour 94% des cas (contre 96% en 2018 , ce qui montre l’impact de la disposition de la loi obligeant à formuler cette demande dans un délai de quinze jours).

    La CNDA a pris un nombre record de 66 464 décisions dont 44 171 après une audience collégiale ou de juge unique et plus de 22 000 ordonnances, soit 33.5% des décisions.

    Pour les décisions prises après une audience, le taux d’annulation est de 35% en collégiale, de 23% pour celles à juge unique.

    Le délai moyen constaté pour les premières est de 294 jours, de 120 jours pour les secondes. Le délai moyen constaté est de 218 jours donc on peut déduire que les ordonnances sont prises dans un délai de 169 jours

    Le « stock » de dossiers s’est réduit à 29 245 dossiers (soit environ 35 000 personnes, mineurs compris) contre 36 388 en 2018. En conséquence, le délai moyen prévisible est de 5 mois et 9 jours. Cette baisse contraste avec l’augmentation sensible à l’ofpra (58 000 dossiers adultes en novembre).

    En ce qui concerne les nationalités, le plus grand nombre de décisions ont été prises pour des demandes albanaises, géorgiennes, ivoiriennes, guinéennes et haïtiennes. la Guinée devient la première. nationalité pour le nombre de reconnaissances du statut devant le Soudan et la Syrie (principalement des requalifications) Mais ce sont les Afghans avec 1 729 protections dont 1 208 PS , à qui la CNDA accorde le plus de protections (75% d’annulation) . A l’inverse, le taux d’accord est de 3% pour la Géorgie et de 1% pour la Chine (vraisemblablement massivement par ordonnances)

    On peut estimer le nombre de décisions définitives. Le taux d’accord est alors de 35% contre 41% en 2019.

    A la fin de l’année 2019 environ 110 000 demandes étaient en cours d’instruction à l’OFPRA ou la CNDA avec un nombre très important de dossiers afghans et bangladais.

    Un dispositif d’accueil saturé ?

    En données brutes, selon l’OFII, le dispositif national d’accueil comptait 81 866 places stables fin 2019 . Parmi elles, 78 105 soit 95.4% étaient occupées. 73 468 personnes sont entrées dans un lieu contre 73 396 en 2018 dont 13 372 Afghans et 65 079 en sont sorties (contre 66 006 en 2018)

    Parmi les 71 805 places, 53 319 sont occupées par des demandeurs à l’OFPRA, 7 201 par des Dubliné·e·s (soit à peine 20% de cette catégorie), 12 306 par des réfugié·e·s et 5 279 par des débouté·e·s. Les personnes « en présence indue » représente 12.3% des places.

    Mais à regarder de plus près, ces chiffres semblent erronées. D’abord parce que le parc géré par l’OFII est en diminution (81 866 contre 93 000 en 2018) car il a été décidé d’exclure les places CAES et les hébergement non stables (hôtels). Mais le bât blesse encore plus lorsque l’on compare les données du ministère et celle de l’OFII : il manque ainsi plus de 2 360 places de CADA, 369 places de PRADHA et 600 places d’HUDA stables (les hôtels avoisinant 11 000 places)

    Dès lors, si on rapporte le nombre de personnes présentes à celui des places autorisées fourni par le ministère, le taux d’occupation dans les CADA est de 90% et même en deçà dans trois régions (AURA, Nouvelle Aquitaine, et Occitanie) et de 93% au total (soit 7 000 places vacantes ou non répertoriées à la fin de l’année). En clair, c’est la confirmation qu’il y a un sérieux problème d’attribution des places CADA (et des CPH) . Surtout la moitié des personnes qui demandent asile ne sont pas hébergées avec des grandes variations entre régions (71.5% en Ile-de-France et 12% en Bourgogne-Franche-Comté)

    La France au coude à coude avec l’Allemagne.

    Pour la première fois depuis 2012, la France a enregistré plus de premières demandes que l’Allemagne : 143 030 contre 142 450. C’était déjà le cas pour les premières demandes adultes depuis 2018 mais le nombre de mineurs était nettement plus important outre-Rhin. L’Espagne, qui est devenue le troisième pays d’accueil en Europe, compte plus de premières demandes adultes que l’Allemagne. En revanche, l’Allemagne reste en tête si on comptabilise les réexamens. Le nombre de demandes d’asile en Italie a diminué de moitié tandis que la Grèce connait une forte hausse avec 77 200 demandes.

    Quant aux décisions de première instance, l’Italie a « déstocké » massivement en prenant plus de 88 000 décisions adultes dépassant légèrement la France. L’Espagne a délivré des statuts humanitaires aux nombreux vénézuéliens qui ont demandé asile.

    Enfin la situation est contrastée en ce qui concerne les demandes d’asile en instance. L’Italie a diminué de moitié ce nombre, L’Allemagne l’a réduit de 40 000 tandis que l’Espagne et la Grèce ont dépassé les 100 000 demandes en instance. La France qui frôle les 80 000 dossiers en instance à l’OFPRA (donc sans compter les 50 000 Dublinés en cours d’instruction) a connu une forte hausse.

    https://www.lacimade.org/asile-bilan-de-lasile-en-france-et-en-europe2019
    #asile #statistiques #chiffres #visualisation (mais elle est tellement moche que ça fait mal aux yeux...) #Dublin #recours #demandes_d'asile #nationalité #MNA #mineurs_non_accompagnés #réinstallation #décisions #accueil #hébergement #taux_d'acceptation

    ping @reka @isskein @karine4

    • Dispositif d’#accueil des demandeurs d’asile : état des lieux 2020

      Etat des lieux des dispositifs d’accueil et d’hébergement dédiés aux personnes demanderesses d’asile et réfugiées.

      43 600 PLACES DE CADA
      Au 1er janvier 2020, le dispositif national d’accueil compte environ 43 600 places autorisées de centres d’accueil pour demandeurs d’asile (#CADA). Le parc est principalement situé en Ile- de-France, Auvergne-Rhône-Alpes et Grand Est. Cependant, ce sont les régions Pays de la Loire, Bretagne, Nouvelle Aquitaine et Occitanie qui ont connu le plus grand nombre de créations. Le principal opérateur est #ADOMA devant #COALLIA, #FTDA, #Forum_réfugiés-Cosi. A l’occasion des appels à création des dernières années , le groupe #SOS et #France_Horizon ont développé un réseau important.

      Selon le ministère de l’intérieur, le dispositif est destiné à accueillir des personnes dont la demande est en procédure normale et les plus vulnérables des personnes en procédure accélérée

      64 500 PLACES D’AUTRES LIEUX D’HÉBERGEMENT (APPELÉS GÉNÉRIQUEMENT #HUDA)
      Pour pallier le manque de places de CADA, un dispositif d’#hébergement_d’urgence_des_demandeurs_d’asile (HUDA) s’était développé au cours des décennie 2000 et 2010. Ce dispositif est géré régionalement. Il est très développé en Auvergne-Rhône-Alpes et dans le Grand Est et a intégré en 2019 les 6 000 places d’#ATSA qui naguère était géré par le ministère et l’#OFII central et la majorité des places dites CHUM qui existaient en Ile-de-France. Selon la circulaire du 31 décembre 2018, ce dispositif est destiné à accueillir des personnes en #procédure_accélérée ou Dublinées. 36% des places sont des nuitées d’hôtel notamment à Paris, à Lyon, à Marseille ou à Nice. Une information du ministère de l’intérieur du 27 décembre 2019 veut réduire cette part à 10% en ouvrant des structures stables.

      Mis en place pour orienter des personnes vivant dans le campement de la Lande à Calais et développé pour son démantèlement, le dispositif des centres d’accueil et d’orientation (#CAO) a compté selon le ministère de l’intérieur 10 000 places dont 2 000 ont été dédiés à des mineurs entre novembre 2016 et mars 2017. Ce dispositif a été rattaché budgétairement depuis 2017 aux crédits de la mission asile et immigration (BOP 303) et est géré depuis par l’OFII. Ces places sont intégrés dans le dispositif HUDA

      5 351 places ont été créées dans le cadre d’un programme d’accueil et d’hébergement des demandeurs d’asile (#PRAHDA). Lancé par appel d’offres en septembre 2016 remporté pour tous les lots par ADOMA, il consiste en grande partie en des places situées dans d’anciens #hôtels formule 1, rachetés au groupe #Accor. Ces places, gérées par l’OFII, accueillent pour moitié des personnes isolées, qui ont demandé l’asile ou qui souhaitent le faire et qui n’ont pas été enregistrées. Ce dispositif s’est spécialisé dans beaucoup de lieux dans l’hébergement avec #assignation_à_résidence des personnes Dublinées notamment ceux situés à proximité d’un #pôle_régional_Dublin. Cependant des personnes dont la demande est examinée à l’OFPRA ou à la CNDA y sont également logées.

      Dernier dispositif mis en place en 2017 mais destiné aux personnes qui souhaitent solliciter l’asile, les #centres_d’accueil_et_d’étude_de_situations (#CAES) comptent environ 3000 places. Leur particularité est un séjour très bref (en théorie un mois, deux mois en réalité) et d’avoir un accès direct aux #SPADA.

      L’ensemble des structures sont des lieux d’hébergement asile où l’accueil est conditionné à la poursuite d’une demande d’asile. Des arrêtés du ministre de l’intérieur en fixent le cahier des charges, le règlement intérieur et le contrat de séjour. L’OFII décide des entrées, des sorties et des transferts et les personnes qui y résident sont soumises à ces prescriptions, notamment à ne pas les quitter plus de sept jours sans autorisation ou peuvent y être assignées à résidence.

      Enfin, environ 1000 places de #DPAR sont destinées à l’assignation à résidence des déboutées du droit d’asile sur orientation des préfets et de l’OFII. Ces structures sont financées par une ligne budgétaire distincte des autres lieux.

      PLUS DE 8 700 PLACES DE #CPH POUR LES BÉNÉFICIAIRES DE PROTECTION INTERNATIONALE.
      Historiquement, première forme de lieu d’accueil lié à l’asile, le centre provisoires d’hébergement accueille des réfugié·e·s et des bénéficiaires de la protection subsidiaire. Limité pendant vingt ans à 1 083 places, le dispositif a connu un doublement avec la création de 1 000 places supplémentaires en 2017. 3 000 places supplémentaires ont été créées en 2018 et 2000 autres en 2019 soit 8 710 places.

      Pour accélérer les arrivées de personnes réinstallées, l’État a mis en place des centres de transit d’une capacité de 845 places au total.

      En tout le dispositif d’accueil dédié compte plus de 108 000 places. Selon l’OFII, il est occupé à 97% soit 87 000 personnes hébergées dont 75% ont une demande d’asile en cours d’examen.

      Cependant il reste en-deça des besoins d’hébergement car le nombre de demandeurs d’asile en cours d’instance bénéficiant des conditions d’accueil est de 152 923 en octobre 2019 contre 127 132 en mai 2018. Une partie des places (environ 25%) est occupée par des personnes qui ne sont pas encore ou plus demanderesses d’asile (demandes d’asile non enregistrées dans les CAES, bénéficiaires de la protection internationale ou déboutées). Malgré la création massive de places, le dispositif national d’accueil n’héberge que les deux cinquièmes des personnes. En conséquence, plus de 70 000 personnes perçoivent le montant additionnel de l’allocation pour demandeur d’asile de 7,40€ par jour pour se loger. Environ 20 000 autres sont dépourvues de ces conditions car ayant demandé l’asile plus de 90 jours après leur arrivée, ayant formulé une demande de réexamen ou sont considérés en fuite.

      https://www.lacimade.org/schemas-regionaux-daccueil-des-demandeurs-dasile-quel-etat-des-lieux

      #Dublinés

  • Grèce : hausse du nombre de demandeurs d’asile en provenance de Turquie

    La Grèce connaît, depuis l’été dernier, un regain du nombre de demandeurs d’asile en provenance de la Turquie voisine. En particulier sur cinq îles de la mer Égée qui servent de centres d’accueil et d’enregistrement de ces demandeurs d’asile. L’an dernier, plus de 55 000 personnes ont ainsi débarqué sur ces îles comme à #Lesbos ou à #Samos.

    C’est sur l’île de Lesbos que se concentre la majorité des demandeurs d’asile présents sur les îles de la #mer_Égée. Ils sont actuellement plus de 20 000 à être regroupés dans et autour de #Moria, le plus grand camp d’Europe où les structures ne sont prévues que pour 3 000 personnes.

    À Samos, les demandeurs d’asile sont, eux, amassés sur les hauteurs qui dominent #Vathy, la capitale, qui est une petite ville portuaire avec une population d’environ 9 000 habitants. À l’heure actuelle, les demandeurs d’asile sont presque aussi nombreux, c’est-à-dire près de 7 000, alors que le camp de départ ne compte qu’un peu plus de 600 places. Les capacités de réception initiales sont donc dépassées plus de onze fois.

    Résultat : si vous quittez le front de mer où se trouvent des cafés, des restaurants et des petits commerces pour remonter vers la vieille ville de Vathy, vous apercevez, au bout d’environ dix minutes de marche, des centaines de tentes de fortune agglutinées sur le sol incliné de la colline qui domine la cité. Ironie de la topographie, c’est juste au-dessus du cimetière de la ville que se déploie cette sorte de bidonville géant. Un bidonville que l’on aperçoit de loin sur la route qui mène à Vathy, en raison de nombreuses bâches bleues qui tranchent sur la verdure des oliviers et des pins, au milieu desquels elles sont plantées de manière anarchique.

    Comment se passe la cohabitation entre ces deux mondes ?

    Lorsque l’on se promène dans les rues et les ruelles de Vathy, on croise autant de Grecs que de ressortissants de pays en proie à des violences, comme l’Afghanistan, la Syrie ou encore la République démocratique du Congo. Au sein de l’espace public, demandeurs d’asile et population locale sont donc contraints à la cohabitation.

    Face à une situation qui s’enlise et s’inscrit dans la durée, en raison notamment de la lenteur des procédures en cours, cette cohabitation s’avère de plus en plus difficile, comme l’a illustré une grève accompagnée de manifestations sur les îles, dont celle de Samos, il y a tout juste un mois.

    Les autorités grecques ont récemment annoncé la fermeture de ce camp de Samos et l’ouverture, d’ici peu, d’un autre centre.
    L’ouverture du nouveau centre est prévue au plus tôt pour le mois de mars. Et il ne devrait pouvoir accueillir que 1 200 personnes alors que le camp actuel en compte 7 000. Si des mesures d’urgence ne sont pas mises en place par les autorités, il paraît difficile de concevoir que le camp actuel, où les demandeurs d’asile continuent à s’entasser dans des conditions misérables, ne ferme rapidement. Et que, donc, la situation ne s’améliore durablement sur l’île de Samos.

    http://www.rfi.fr/fr/podcasts/20200220-gr%C3%A8-regain-demandeurs-dasile-provenance-turquie
    #statistiques #chiffres #arrivées #Grèce #îles #île #asile #migrations #réfugiés #2019 #Turquie #mer_Egée

  • Un tiers des rapatriements par Frontex provenait de la Belgique en 2019

    Environ un tiers de l’ensemble des rapatriements via Frontex provenait de Belgique.

    De tous les pays membres de l’Union européenne, la Belgique est celui qui a fait le plus appel l’an dernier au soutien de l’agence européenne de gardes-frontières et de gardes-côtes Frontex pour renvoyer dans leur pays d’origine des personnes en séjour illégal, ressort-il de chiffres livrés mercredi par le cabinet de la ministre en charge de l’Asile et de la Migration, Maggie De Block (Open Vld).

    Selon le cabinet de la ministre libérale flamande, en 2019, la Belgique a pu compter sur environ 2,5 millions d’euros de l’Union européenne pour les vols de 1.540 personnes qui devaient quitter le territoire. 233 ont été accompagnées jusqu’à leur pays d’origine et 1.279 ont pu monter à bord sans escorte. 28 sont parties volontairement. L’an dernier, Frontex a été utilisé dans le cadre du #retour_volontaire, tant en Belgique que dans l’Union européenne.

    Retour forcé, la clé de voûte

    « Le #retour_forcé reste la clé de voûte de notre politique de l’asile et de la migration ferme et humaine », a commenté Mme De Block dans ce contexte. Selon la ministre, en 2020, l’Office des Étrangers continue à miser de manière ciblée sur le retour forcé des #criminels_illégaux, des demandeurs d’asile déboutés et des #transmigrants. Il produira encore des efforts supplémentaires. Cette semaine, quarante places en centres fermés ont rouvert pour la détention de groupes cibles prioritaires, comme des criminels illégaux, des récidivistes causant des troubles et des illégaux en transit via la Belgique. Dans les centres fermés, leur expulsion continue à être préparée.

    Les quarante places avaient été libérées à la suite de la décision en décembre de la ministre De Block et de son collègue Pieter De Crem, ministre de l’Intérieur, d’"optimaliser l’approche de la transmigration". Pour les #illégaux_en_transit, 160 places restent prévues dans les centres fermés.

    En outre, la Belgique continue à miser sur des #accords avec les pays d’origine pour collaborer au retour. Ainsi, un accord de retour a été conclu en 2019 avec le Rwanda et des discussions sont en cours avec la Turquie (avec l’UE), l’Angola, le Kirghizistan, le Tadjikistan et le Vietnam (via le Benelux) et avec l’Algérie, le Niger et le Sénégal.

    https://www.levif.be/actualite/belgique/un-tiers-des-rapatriements-par-frontex-provenait-de-la-belgique-en-2019/article-news-1239993.html
    #renvois #expulsions #asile #migrations #réfugiés #Frontex #Belgique #statistiques #chiffres #2019 #machine_à_expulser

    @sinehebdo
    Trois mots en plus ? ça foisonne dans cet article où le choix des mots est fort discutable...
    #criminels_illégaux #transmigrants #illégaux_en_transit
    #mots #terminologie #vocabulaire

  • Coronavirus : L’épidémie touche 291 personnes, selon la presse chinoise
    https://www.latribune.fr/depeches/reuters/KBN1ZK0VQ/coronavirus-l-epidemie-touche-291-personnes-selon-la-presse-chinoise.html


    Crédits : Jason Lee

    PEKIN (Reuters) - L’épidémie de coronavirus apparue à Wuhan, dans le centre de la Chine, touchait 291 personnes au 20 janvier, rapporte mardi la presse publique.

    La province de Hubei, où se trouve Wuhan, en compte à elle seule 270. Les autres cas ont été diagnostiqués à Pékin, à Shanghai et dans la province méridionale de Canton.

    Les autorités sanitaires avaient fait état un peu plus tôt d’un quatrième décès dû à la maladie.

    La Commission nationale de la santé fera un point mercredi à 10h00 (02h00 GMT) sur l’épidémie, a annoncé le service de presse du gouvernement.

    Une réunion d’urgence aura également lieu mercredi au siège de l’Organisation mondiale de la santé (OMS) pour déterminer si l’épidémie constitue une urgence internationale de santé publique.

  • En #Algérie, près de 11000 #migrants_subsahariens expulsés en #2019

    L’Algérie poursuit les expulsions de migrants subsahariens vers le nord du Niger, comme tout au long de l’année 2019. Après des #arrestations au cours de la semaine dernière, un convoi de plusieurs centaines de personnes était en route ce mercredi pour la frontière.

    Transmise le 13 janvier aux responsables de 30 régions du pays par le ministère des Affaires étrangères, une circulaire publiée dans la presse explique le déroulement d’une opération d’expulsion de migrants subsahariens vers la frontière avec le Niger.

    Des bus ont convergé des régions du nord et du centre du pays vers la ville de Ghardaïa, à 600 kilomètres au sud d’Alger. Le 13 janvier au soir, selon un témoin, plusieurs dizaines de bus transportant des migrants étaient arrivés dans la ville. Ces personnes ont été arrêtées par les forces de sécurité dans les jours précédents.

    Réseaux de mendicité

    La plupart sont originaires du Niger. Alger s’appuie sur un accord passé avec Niamey en 2014 (http://www.rfi.fr/hebdo/20151016-niger-algerie-reprise-expulsions-departs-volontaires-agadez-tamanrasset) pour rapatrier ces personnes, impliquées dans des réseaux de #mendicité, que l’Algérie considère comme des réseaux criminels. Mais au cours des arrestations, les forces de l’ordre arrêtent aussi des ressortissants d’autres nationalités.

    En 2019, des expulsions ont eu lieu chaque mois. Selon les données de l’Organisation internationale des migrations qui enregistre les migrants qui le souhaitent à leur arrivée dans le nord du Niger, presque 11 000 personnes ont été expulsées de janvier à novembre, dont 358 qui n’étaient pas nigériennes.


    www.rfi.fr/afrique/20200115-algerie-reprise-expulsions-migrants-niger ##migrants_sub-sahariens
    #Niger #renvois #expulsions #statistiques #chiffres #migrants_nigériens #déportation #refoulement #refoulements

    ping @karine4 @_kg_
    signalé par @pascaline via la mailing-list Migreurop

    Ajouté à la métaliste sur les expulsions de l’Algérie vers le Niger :
    https://seenthis.net/messages/748397

  • Irregular migration into EU at lowest level since 2013

    The number of irregular border crossings detected on the European Union’s external borders last year fell to the lowest level since 2013 due to a drop in the number of people reaching European shores via the Central and Western Mediterranean routes.

    Preliminary 2019 data collected by Frontex, the European Border and Coast Guard Agency, showed a 6% fall in illegal border crossings along the EU’s external borders to just over 139 000. This is 92% below the record number set in 2015.

    The number of irregular migrants crossing the Central Mediterranean fell roughly 41% to around 14 000. Nationals of Tunisia and Sudan accounted for the largest share of detections on this route.

    The total number of irregular migrants detected in the Western Mediterranean dropped approximately 58% to around 24 000, with Moroccans and Algerians making up the largest percentage.

    Eeastern Mediterranean and Western Balkans

    Despite the general downward trend, the Eastern Mediterranean saw growing migratory pressure starting in the spring. It peaked in September and then started falling in accordance with the seasonal trend. In all of 2019, there were more than 82 000 irregular migrants detected on this route, roughly 46% more than in the previous year.

    In the second half of 2019, irregular arrivals in the region were at the highest since the implementation of the EU-Turkey Statement in March 2016, although still well below the figures recorded in 2015 and early 2016 with the situation before the Statement.

    Some persons transferred from the Greek islands to the mainland appear to have continued on the Western Balkan migratory route. There has been an increase in detections on the Greek-Albanian border after the start of the Frontex joint operation in May. In the second half of the year, a significant number of detections was reported on the EU borders with Serbia.

    In total, around 14 000 irregular crossings were detected at the EU’s borders on the Western Balkan route last year – more than double the 2018 figure.

    On the Eastern Mediterranean route and the related Western Balkan route, nationals of Afghanistan and Syria accounted for over half of all registered irregular arrivals.

    Top nationality

    Overall, Afghans were the main nationality of newly arrived irregular migrants in 2019, representing almost a quarter of all arrivals. The number of Afghan migrants was nearly three times (+167%) the figure from the previous year. Roughly four out of five were registered on the Eastern Mediterranean route, while nearly all the rest on the Western Balkan route.

    The most recent available data also suggest a higher percentage of women among the newly arrived migrants in 2019. In the first ten months of last year, around 23% of migrants were women compared with 19% in 2018. EU countries counted approximately 14 600 migrant children younger than 14 in the January-October period, almost one thousand more than in all of 2018.

    https://frontex.europa.eu/media-centre/news-release/flash-report-irregular-migration-into-eu-at-lowest-level-since-2013-n

    ......

    Et comme dit Catherine Teule via la mailing-list Migreurop, qui a signalé cette info :

    Bravo Frontex !!!! ( et ses partenaires des pays tiers).
    Enfin, pas tout à fait puisque certaines « routes » ont enregistré des augmentations de flux à la fin de l’année 2019...

    #statistiques #chiffres #asile #migrations #réfugiés #Europe #2019 #frontières_extérieures #Frontex #Méditerranée #Balkans #route_des_Balkans #réfugiés_afghans

    • Parallèlement...
      Migrants : l’Europe va doubler ses opérations d’aide en matière d’asile

      Le bureau européen d’appui en matière d’asile « va voir ses déploiements opérationnels doubler en 2020 » pour atteindre 2000 personnes sur le terrain.

      L’agence européenne de l’asile a annoncé ce mardi le doublement de ses opérations en 2020, en particulier pour renforcer sa présence en #Grèce, à #Chypre et à #Malte, où l’afflux de migrants a explosé en 2019.

      Le #bureau_européen_d'appui_en_matière_d'asile (#EASO) « va voir ses déploiements opérationnels doubler en 2020 » pour atteindre 2000 personnes sur le terrain, fruit d’un #accord signé en décembre avec ces pays ainsi que l’#Italie, a souligné l’agence dans un communiqué.

      « Chypre, la Grèce et Malte verront un doublement du #personnel_EASO tandis que les déploiements en Italie seront réduits à la lumière des changements de besoins de la part des autorités » de ce pays où, à l’inverse, les arrivées par la Méditerranée ont été divisées par deux entre 2018 et 2019.

      Très loin des flux migratoires au plus fort de la crise en 2015, 110 669 migrants et réfugiés ont rallié l’Europe après avoir traversé la mer en 2019 selon les chiffres publiés par l’Organisation internationale pour les migrations (OIM) de l’ONU. Soit dix fois moins que le million de personnes arrivées en 2015.

      L’an dernier, la Grèce a accueilli 62 445 de ces exilés, contre 32 742 l’année précédente. Le petit État insulaire de Malte a vu débarquer 3405 personnes, soit deux fois plus que les 1445 de 2018, tandis que 7647 migrants sont arrivés à Chypre (4307 en 2018).

      Avec quelque 550 agents en Grèce, EASO prévoit donc « trois fois plus d’assistants sociaux » et une aide plus ciblée « pour aider à la réception dans les #hotspots » comme celui de #Lesbos, où plus de 37 000 personnes s’entassent dans des conditions souvent indignes. À Chypre, les 120 personnels européens auront surtout pour mission d’aider les autorités à enregistrer et traiter les demandes d’asile.

      « Le corridor le plus meurtrier »

      La réduction du soutien européen en Italie s’explique par la chute des arrivées dans ce pays (11 471 en 2019, 23 370 en 2018, 181 000 en 2016) qui avait un temps fermé ses ports aux bateaux secourant les migrants en mer en 2019.

      Cette route de Méditerranée centrale entre l’Afrique du Nord et l’Italie « reste le corridor le plus meurtrier », a encore précisé l’OIM, qui a recensé 1283 décès connus en Méditerranée (centrale, orientale et occidentale) l’an dernier, contre près de 2.300 l’année précédente. « Comme pour Malte, EASO restera fortement impliqué dans (le processus de) #débarquement ad hoc » des bateaux portant secours aux migrants sur cette route, a ajouté le bureau européen.

      https://www.lexpress.fr/actualite/monde/europe/migrants-l-europe-va-doubler-ses-operations-d-aide-en-matiere-d-asile_21136