• Oltre le sigle, la detenzione amministrativa si diffonde nelle procedure in frontiera e cancella il diritto di asilo ed i diritti di difesa

    1.Malgrado le pause indotte dal maltempo, continuano, e continueranno, gli arrivi dalla Tunisia e dalla Libia, e si avvicina il collasso del sistema di accoglienza già minato dai decreti sicurezza di Salvini e dal Decreto “Cutro” (legge n.50/2023). Il governo Meloni con un ennesimo decreto sicurezza, ma se ne attende un’altro per colpire i minori stranieri non accompagnati,” al fine di rendere più veloci i rimpatri”, cerca di raddoppiare i CPR e di creare di nuovi centri di detenzione amministrativa vicino ai luoghi di frontiera, meglio in località isolate, per le procedure accelerate destinate ai richiedenti asilo provenienti da paesi di origine “sicuri”. La legge 50 del 2023 (già definita impropriamente “Decreto Cutro”) prevede che il richiedente asilo, qualora sia proveniente da un Paese di origine sicuro, e sia entrato irregolarmente, possa essere trattenuto per 30 giorni, durante la procedura accelerata di esame della domanda di asilo presentata alla frontiera, al solo scopo di accertare il diritto ad entrare nel territorio dello Stato.

    Sul concetto di paese terzo “sicuro” non c’è ancora un accordo a livello europeo. Le conclusioni del Consiglio dei ministri dell’interno dell’Unione Europea riuniti a Lussembugo lo scorso 8 giugno sono state propagandate come una vittoria della linea tenuta dal governo Meloni proprio su questo punto, ma le previsioni della legge 50/2023, in materia di trattenimento ed espulsioni, non hanno ottenuto quella “copertura europea” che il governo italiano sperava. Per questo motivo sulle “scelte detentive” più recenti del governo Meloni con riferimento ai richiedenti asilo potrebbe intervenire prima la Commissione europea e poi la Corte di giustizia dell’Unione europea. Come sta già avvenendo per la previsione “manifesto”, di dubbia applicabilità, della garanzia finanziaria introdotta dalla legge 50 del 2023 e specificata dal Decreto legge 19 settembre 2023, n. 124, contenente Disposizioni urgenti in materia di politiche di coesione, per il rilancio dell’economia nelle aree del Mezzogiorno del Paese, nonche’ in materia di immigrazione. Una garanzia finanziaria che assieme ad altri requisiti, come la disponibilità di alloggio e documenti validi, potrebbe evitare il trattenimento amministrativo dei richiedenti asilo provenienti da paesi di origine sicuri. Secondo Amnesty International,“Si tratta di un provvedimento illegale. Non è pensabile che persone in fuga dal proprio paese possano disporre in Italia di un alloggio o di un conto in banca e quindi attivare una polizza fideiussoria. Subordinare la libertà delle persone richiedenti asilo a condizioni di fatto impraticabili configura una misura per porre coloro che arrivano in Italia automaticamente in detenzione. La detenzione automatica è arbitraria e vietata dal diritto internazionale”.

    Dunque, ciascun caso dovrà essere esaminato singolarmente, come adesso precisa la Commissione europea sull’ultimo “escamotage propagandistico” inventato dal Governo Meloni, la garanzia finanziaria che dovrebbero prestare (attraverso fideiussione) i richiedenti asilo provenienti da paesi di origine sicuri., Come se riuscissero ad avere immediatamente, subito dopo lo sbarco, la disponibilità finanziaria e i documenti di identità necessari per stipulare il contratto di fideiussione, Una norma manifesto, odiosa ma inapplicabile, dietro la quale si nascondono procedure accelerate che abbattono il diritto di asilo e rendono solo cartacee le garanzie di difesa, anche per il ricorso generalizzato alle videoconferenze, e per le difficoltà per i difensori, che vogliano davvero assolvere al loro ruolo, di ottenere tempestivamente la documentazione relativa al richiedente asilo che devono assistere in sede di convalida o per un ricorso contro la decisione di rigetto della domanda.

    2. Di fronte al fallimento delle politiche migratorie del governo Meloni, dopo l’annuncio, da parte dell’ennesimo Commissario all’emergenza, di un piano nazionale per la detenzione amministrativa, al fine di applicare “procedure accelerate in frontiera” in centri chiusi, dei richiedenti asilo, se provengono da paesi di origine definiti “sicuri”. si richiamano una serie di decreti ministeriali che hanno formato una apposita lista che non tiene conto della situazione attuale in gran parte dell’Africa, soprattutto nella fascia subsahariana, dopo lo scoppio della guerra civile in Sudan e il rovesciamento in Niger del governo sostenuto dai paesi occidentali. Non si hanno ancora notizie certe, invece, dei nuovi centri per i rimpatri (CPR) che si era annunciato sarebbero stati attivati in ogni regione italiana. Le resistenze delle amministrazioni locali, anche di destra, hanno evidentemente rallentato questo progetto dai costi enormi, per l’impianto e la gestione.

    I rimpatri con accompagnamento forzato nei primi sette mesi dell’anno sono stati soltanto 2.561 (+28,05%) rispetto ai 2.000 dello scorso anno. Nulla rispetto ad oltre 100.000 arrivi ed a oltre 70.000 richieste di asilo, conteggiati proprio il 15 agosto, quando il Viminale dà i suoi numeri, esibendo quando conviene le percentuali e lasciando nell’ombra i dati assoluti. Ed oggi i numeri sono ancora più elevati, si tratta non solo di numeri ma di persone, uomini, donne e bambini lasciati allo sbando dopo lo sbarco, che cercano soltanto di lasciare il nostro paese prima possibile. Per questo il primo CPR targato Piantedosi che si aprirà a breve potrebbe essere ubicato a Ventimiglia, vicino al confine tra Italia e Francia, mentre Svizzera ed Austria hanno già annunciato un inasprimento dei controlli di frontiera.

    La prima struttura detentiva entrata in attività lo scorso primo settembre, per dare applicazione, ancora chiamata “sperimentazione”, alle procedure accelerate in frontiera previste dal Decreto “Cutro”, è ubicata nell’area industriale tra i comuni confinanti di Pozzallo e Modica. dove da anni esiste un centro Hotspot, nella zona portuale, che opera spesso in modalità di “centro chiuso”, nel quale già da tempo è stata periodicamente limitata la libertà personale degli “ospiti”. Si tratta di una nuova struttura da 84 posti nella quale vengono rinchiusi per un mese coloro che provengono da paesi di origine definiti “sicuri”, prima del diniego sulla richiesta di protezione che si dà come scontato e del successivo tentativo di rimpatrio con accompagnamento forzato, sempre che i paesi di origine accettino la riammissione dei loro cittadini giunti irregolarmente in Italia. Le informazioni provenienti da fonti ufficiali non dicono molto, ma la natura detentiva della struttura e i suoi costi sono facilmente reperibili on line.

    In Sicilia si prevede anche l’apertura di “strutture di transito”, già appaltate, come quella che dovrebbe sorgere a Porto Empedocle, dove l’area di transito, che verrà ulteriormente potenziata, resta provvisoria, fino a quando non verrà realizzato l’hotspot a valle di contrada Caos a Porto Empedocle che sarà, come quello di Lampedusa, gestito dalla Croce Rossa. Altre “sezioni chiuse” per richiedenti asilo provenienti da paesi ritenuti “sicuri”, per cui si prevede un rimpatrio “veloce” potrebbero essere attivate nei centri Hotspot di Pozzallo e Lampedusa. Mentre i richiedenti asilo provenienti da paesi di origine “sicuri,” in caso di arrivi massicci e di indisponibilità di posti negli Hotspot, potrebbero finire anche nei centri di permanenza per i rimpatri, come i famigerati lager di Pian del Lago (Caltanissetta) e di Trapani (MIlo), da anni spazi di trattamenti disumani, di tentativi di fuga e di abusi sulle persone trattenute. Se non si tratta di annientamento fisico (Vernichtung), ma ci sono stati anche i morti, si può documentare in molti casi l’annientamento psichico degli “ospiti”, che dopo il diniego, in caso di mancato rimpatrio, potrebbero passare mesi su mesi rinchiusi in queste strutture, magari sotto psicofarmaci, come coloro che sono sottoposti al rimpatrio con accompagnamento forzato, tra i richiedenti asilo denegati che non abbiano fatto ricorso con effetto sospensivo o lo abbiano visto respingere.

    La normativa europea impone invece il rilascio delle persone trattenute nei centri di detenzione quando è evidente che non ci sono più prospettive di rimpatrio forzato nel paese di origine (Direttiva rimpatri 2008/115/CE, art.15.4), per la mancata collaborazione degli Stati di origine che non effettuano i riconoscimenti e non forniscono i documenti di viaggio.

    Altri “centri chiusi” potrebbero essere attivati a Messina (probabilmente nei locali del Centro di accoglienza ubicato all’interno della vecchia e fatiscente Caserma Gasparro) fantasiosamente denominato “CIPSI”, Centro di primo soccorso ed identificazione, ed a Catania, dove si sono recentemente sperimentate diverse strutture provvisorie, “tensostrutture”, nelle quali i potenziali richiedenti asilo, che diventano tali con la semplice manifestazione di volontà, anche prima della formalizzazione della domanda da parte delle autorità di polizia, sono stati trattenuti per giorni in condizioni di totale privazione della libertà personale, in assenza di convalida giurisdizionale.

    3. Il fallimento del sistema italiano dei centri di detenzione amministrativa è ormai documentato da anni, e sarà ancora più evidente con l’aumento dei termini di trattenimento fino a 18 mesi (12 per i richiedenti asilo).

    Con riguardo ai nuovi centri di detenzione per richiedenti asilo provenienti da paesi di origine “sicuri” non sembra eludibile una rigorosa verifica della legittimità del trattenimento in sede di convalida del giudice ordinario, e non del giudice di pace, come invece sembrerebbe prevedere la legge 50/2023 (ingiustamente definita ancora oggi “Decreto Cutro), trattandosi di richiedenti asilo che chiedono di fare valere un loro diritto fondamentale, e deve essere prevista una completa base legale con la indicazione precisa delle modalità di trattenimento -che ancora manca- conformi alla normativa europea (Direttiva procedure 2013/32/UE e Direttiva Accoglienza 2013/33/UE). Rimane a tale riguardo una grave violazione del principio di legalità in materia di misure detentive, che la Corte Costituzionale non ha ancora rilevato.

    In ogni caso il trattenimento amministrativo non può essere finalizzato esclusivamente al’esame della domanda di protezione, o per accertare il diritto all’ingresso nel territorio, come sembrerebbe affermare la legge 50/2023, perchè proprio nelle circostanze di limitazione della libertà personale che si riscontrano nei centri “chiusi” risulta più difficile avere contatti con organizzazioni che difendono i diritti umani e raccogliere prove per dimostrare la fondatezza della propria richiesta. Dal tenore della legge sembrerebbe che le strutture detentive riservate ai richiedenti asilo provenienti da paesi di origine ritenuti “sicuri” siano strutture extra-territoriali, come se le persone trattenute non avessero ancora fatto ingresso nel territorio nazionale, circostanza che legittimerebbe l’aggiramento dei principi costituzionali e delle Convenzioni internazionali. Si tratta invece di luoghi che non possono sottrarsi alla giurisdizione italiana, unionale e internazionale dove i diritti e le garanzie non possono essere riconosciuti solo sul piano formale per venire poi negati nelle prassi applicate dalle autorità di polizia. Dunque è il tempo delle denunce e dei ricorsi, mentre l’opinione pubblica sembra ancora rimanere ostaggio delle politiche della paura e dell’odio. Fondamentale l’accesso civico agli atti e la possibilità di ingresso di giornalisti ed operatori umanitari indipendenti, se occorre con gruppi di parlamentari, in tutti i centri in cui si pratica la detenzione amministrativa.

    4. Vanno comunque garantiti diritti di informazione ed accesso alle procedure ordinarie, e quindi nel sistema di centri aperti di accoglienza (CAS, SAI, CPSA) per tutti i richiedenti asilo che adducano a supporto della domanda gravi motivi di carattere personale, pure se provengono da paesi terzi ritenuti sicuri.

    L’ACNUR dopo una generale considerazione positiva delle procedure accelerate in frontiera, soprattuto nei casi in cui appare maggiormente probabile l’esito positivo della domanda di protezione, “Raccomanda, tuttavia, di incanalare in procedura di frontiera (con trattenimento) solo le domande di protezione internazionale che, in una fase iniziale di raccolta delle informazioni e registrazione, appaiano manifestamente infondate.
    In particolare, la domanda proposta dal richiedente proveniente da un Paese di origine sicuro non deve essere incanalata in tale iter quando lo stesso abbia invocato gravi motivi per ritenere che, nelle sue specifiche circostanze, il Paese non sia sicuro. Si sottolinea, a tal fine, la centralità di una fase iniziale di screening, volta a far emergere elementi utili alla categorizzazione delle domande (triaging) e alla conseguente individuazione della procedura più appropriata per ciascun caso”.

    I piani sui rimpatri “veloci” del governo Meloni non sono dunque applicabili su vasta scala, presentano caratteri fortemente discriminatori, ed avranno costi umani ed economici insostenibili. Se si spera negli accordi bilaterali e nel sostegno di Frontex, si dovrà comunque fare i conti con i ricorsi ai Tribunali in Italia ed in Europa, e con un ulteriore aggravamento delle crisi di legittimazione dei governi africani che accettano lo scambio della propria gente con una manciata di denaro.

    Una particolare attenzione dovrà rivolgersi alle persone vulnerabili per età, salute, genere e orientamento sessuale, ma anche per le ferite o per le torture subite durante il transito in Libia o in Tunisia. Una serie di condizioni che potrebbero di per sè legittimare il riconoscimento di uno status di protezione, a prescindere del paese di origine dal quale si è partiti.

    In ogni caso, dopo le decisioni di diniego da parte delle Commissioni territoriali, che potrebbero essere orientate da indirizzi politici, dovranno garantirsi tempi di esecuzione delle misure di allontanamento forzato che non cancellino la portata sostanziale del diritto al ricorso.

    Gli accordi bilaterali, come quelli con l’Egitto e la Tunisia, che prevedono procedure “semplificate”di rimpatrio, magari in aeroporto, senza la compiuta identificazione individuale,e senza un diritto effettivo di ricorso, vanno sospesi.

    Il provvedimento giudiziale che convalida la proroga del trattenimento deve contenere l’accertamento della sussistenza delle ragioni addotte a sostegno della richiesta (Cass. n. 5200/2023). Non si può continuare oltre con le decisioni di rigetto”fotocopia” o con le espulsioni ed i respingimenti con accompagnamento forzato adottati prima della convalida giurisdizionale. I termini di trattenimento amministrativo in assenza di una convalida giurisdizionale sono inderogabili. Come si rilevava al tempo dei centri di prima accoglienza e soccorso (CPSA) e dei Centri Hotspot, lo stesso vale oggi per i “centri di transito” e per i centri per richiedenti asilo provenienti da paesi di origine ritenuti “sicuri”, nelle more delle procedure accelerate in frontiera.

    Occorre ricordare che la Corte Europea dei diritti dell’Uomo, proprio con riferimento a cittadini tunisini, nel dicembre 2016, nel caso Khlaifia e altri c. Italia, e poi ancora quest’anno, nel caso J.A. c.Italia, ha condannato il nostro Paese per violazione, tra gli altri motivi, dell’articolo 5 della Convenzione per aver trattenuto per un periodo prolungato persone appena arrivate in Italia, senza una base legale e senza la possibilità di ricorso. Con riferimento alle nuove strutture detentive che il governo Meloni si accinge ad aprire, resta da verificare il rispetto dei principi affermati dalla Corte di Strasburgo e dei diritti fondamentali, a partire dal diritto di asilo costituzionale, sanciti dalla Costituzione italiana. Sarà anche l’occasione per verificare la legittimità costituzionale di molte disposizioni del decreto “Cutro” che, fin dalla entrata in vigore del provvedimento, hanno evidenziato sotto questo profilo gravi criticità, prima ancora che riuscissero ad avere concreta applicazione.

    https://www.a-dif.org/2023/09/26/oltre-le-sigle-la-detenzione-amministrativa-si-diffonde-nelle-procedure-in-fr

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    • Turning the Exception into the Rule

      Assessing Italy’s New Border Procedure

      Having promised its electorate a strong stance towards immigration, in January 2023 Italy’s new government adopted a reform that heavily curtailed immigrant rights to speed up return procedures. However, between September and October, several judgments issued by the Catania Tribunal declared it in violation of EU law (https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2023/09/NON-CONVALIDA1.pdf). In particular, when requested to review the detention of asylum applicants, the judges found the new Italian asylum border procedure contrary to the Procedures Directive 2013/32 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/en/TXT/?uri=celex%3A32013L0032) and the Reception Conditions Directive 2013/33 (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/EN/TXT/?uri=celex%3A32013L0033).

      The judgments led to a backlash, with PM Meloni and other members of the government accusing them of being politically motivated. One minister even published a video on social media showing a judge of the Catania Tribunal taking part in a pro-migrant rights demonstration in 2018, thus accusing her of partiality.

      Such political attacks (https://www.associazionemagistrati.it/doc/4037/lanm-sul-caso-catania.htm) must always be condemned, for they pose a significant threat to judicial independence and thus Italian democracy. Yet, they are particularly unwarranted given that the Catania Tribunal’s judges were correct in finding the new Italian border procedures incompatible with EU law.

      Detention as the Rule for Asylum Seekers

      The 2023 reform (https://www.normattiva.it/atto/caricaDettaglioAtto?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-03-10&atto.codice) of Italy’s asylum system included the introduction of an accelerated border procedure which allows for the detention (https://www.questionegiustizia.it/articolo/la-bestia-tentacolare) of asylum seekers „exclusively to determine the applicant’s right to enter the territory“ (Art. 6 bis, Law Decree 142/2015).

      This new procedure is applied when an asylum application is made „at the border or in a transit zone“ by a person who either a) evaded or attempted to evade border controls, or b) hails from a safe country of origin, which were determined by a Ministerial Decree in 2019 (https://www.esteri.it/mae/resource/doc/2019/10/decreto_paesi_sicuri.pdf), later updated in 2023 (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/03/25/23A01952/sg).

      Another Ministerial Decree (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2019/09/07/19A05525/sg) identified the „border and transit zones“ where the border procedure can be used, without providing a clear definition of these concepts nor explaining the distinction between them. Instead, it lists 16 provinces where the procedure applies (Trieste, Gorizia, Cosenza, Matera, Taranto, Lecce, Brindisi, Caltanissetta, Ragusa, Syracuse, Catania, Messina, Trapani, Agrigento, Cagliari, and South Sardinia).

      Finally, the law specifies that asylum seekers are to be detained unless they submit a passport (or equivalent document) or provide a financial guarantee of € 4,938.00 (https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2023/09/21/23A05308/sg). This amount was allegedly calculated with reference to the cost of suitable accommodation, repatriation, and minimum means of subsistence. The sum can be provided through a bank guarantee or an insurance policy, but solely by the asylum seekers themselves, not by third parties.

      [voir aussi: https://seenthis.net/messages/1018093]

      Following a recent increase in migrant flows from Tunisia, the Italian authorities extensively relied on the new border procedure to detain several Tunisian citizens on the ground that they come from a “safe country of origin” (https://www.questionegiustizia.it/rivista/articolo/la-protezione-dei-cittadini-stranieri-provenienti-da-cd-paesi-sic). However, on September 29 (https://www.asgi.it/wp-content/uploads/2023/09/NON-CONVALIDA1.pdf) and October 8 (https://www.questionegiustizia.it/data/doc/3650/2023-tribunale-catania-8-10-2023-non-convalida-oscurato.pdf), the Catania Tribunal issued a series of similar rulings in which it annulled the detention orders because they were in conflict with EU law. In the following sections, we analyze and expand the three main arguments advanced by the Tribunal, showing that they were largely correct in their findings that the new Italian border procedure exceeds what is permissible under EU law.

      The ‘Border’ under EU Law

      The first argument made by the Catania Tribunal regards the correct initiation of a border procedure. According to the judge, the procedure was not applied „at the border“, as understood by EU law (Art. 43 Directive 2013/32). Indeed, the applicants arrived and made their asylum application in Lampedusa (province of Agrigento) but the detention was ordered several days later in Pozzallo (Ragusa province) when the applicants were no longer „at the border.“ Because the border procedure (involving detention) was utilized at a later stage and in a different place, it was not appropriately initiated.

      In support of the Catania Tribunal’s conclusion, we should recall that Article 43 the Procedures Directive requires a spatial and temporal link between the border crossing and the activation of the border procedure (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/en/TXT/?uri=celex%3A32013L0032). Although the Directive does not define the terms „border“ or „transit zone“, it clearly distinguishes these areas from other „locations in the proximity of the border or transit zone“ (Article 43(3)), where applicants can be exceptionally accommodated but never detained. The distinction between the border and other places in its vicinity suggests that the procedure provided for in Art. 43 can only be applied in narrow and well-defined areas or in pre-identified transit zones (such as the Hungarian transit zones examined by the Court in FMS and Commission v Hungary).

      Other EU law instruments support this narrow interpretation of the “border” concept. Regulation 1931/2006 defines a „border area“ as a delimited space within 30 km from the Member State’s border. In the Affum case, the Court also called for a narrow interpretation of the spatial concept of „border.“ There, the Court clarified that the Return Directive allows Member States to apply a simplified return procedure at their external borders in order to „ensure that third-country nationals do not enter [their] territory“ (a purpose which resonates with that of Art. 8(3)(c) Reception Directive). However, such a procedure can only be applied if there is a „direct temporal and spatial link with the crossing of the border“, i.e. „at the time of the irregular crossing of the border or near that border after it has been crossed“ (par. 72).

      By contrast, under the Italian accelerated procedure, the border has blurred contours. The new procedure, relying on the “#fiction_of_non-entry” (https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/STUD/2020/654201/EPRS_STU(2020)654201_EN.pdf), can be carried out not only „at“ the border and in transit zones or in areas territorially „close“ to the border, but in entire provinces in southern and northern Italy. This far exceeds the narrow definition of border or border area derived from EU law.

      The Regulation of Detention under EU Law

      The second argument of the Catania Tribunal turned on the lack of motivation for the detention orders. The applicants were detained solely because they were from Tunisia, did not submit a valid passport nor pay the bail. As such, the orders lacked any case-by-case assessment of the applicant’s individual circumstances, and they did not apply the proportionality and necessity principles, as prescribed by EU law under art. 8(2) Directive 2013/33 and art. 52 and 6 of the Charter.

      Indeed, even if a border procedure is correctly initiated, Italy’s new provisions on the detention of asylum seekers do not meet the requirements of Article 8(2) of the Reception Directive. According to the CJEU, this authorizes asylum seekers‘ detention “only where, following an assessment carried out on a case-by-case basis, that is necessary” and where other less coercive measures cannot be applied effectively. (ex multis, FMS, par. 258; VL, par. 102; M.A., par. 82).

      Italy’s norms contain no reference to the principles of necessity and proportionality nor to the need for a case-by-case assessment (Art. 6 bis D. Lgs. 142/2015). In so far as the Italian provisions allow for an automatic application of detention whenever the border procedure is activated, they are incompatible with Art. 8(2) of the Reception Directive. In light of the primacy and direct effect of EU law, Italian public authorities are required to give direct application to the principles of proportionality and necessity and to carry out an individual assessment, even if not directly foreseen by Italian law.
      The Possibility of Bail

      Finally, the Catania Tribunal argued that the financial guarantee to avoid detention is contrary to EU law. The Tribunal observed that the guarantee is not used as an alternative measure to detention, but rather as an ‚administrative requirement‘ that, if not complied with, leads to detention. According to the judge, this renders it incompatible with Articles 8 and 9 of the Reception Directive 2013/33 which “preclude[s] an applicant for international protection being placed in detention on the sole ground that he or she is unable to provide for his or her needs.”(at 256).

      As rightly noted by Savino, EU law does not prohibit the use of financial guarantees; to the contrary, Article 8(4) mentions it as a legitimate alternative to detention. However, both scholars and the European Asylum Agency maintain that the guarantee shall be proportionate to the means of the applicant in order to avoid discriminatory effects. The EUAA Guidelines on asylum seeker detention further specify that:

      “the amount should be tailored to individual circumstances, and therefore be reasonable given the particular situation of asylum seekers, and not so high as to lead to discrimination against persons with limited funds. Any failure to be able to do so resulting in detention (or its continuation), would suggest that the system is arbitrary.”

      It is doubtful whether the financial guarantee in its current legal design can be considered an “effective” alternative to detention (Art.8(4)). Its high amount (€4,938.00) and procedural requirements make it practically impossible for asylum applicants to rely upon it. In particular, they are required to deposit the sum upon arrival, through a bank guarantee or an insurance policy, which are concretely impossible for them to obtain. Moreover, the financial guarantee is the only alternative to detention provided by the new Italian law, while migrants detained under other circumstances can rely upon more alternative measures.

      Taken together, it means that the measure is designed in a discriminatory way and is neither effective nor proportionate.

      Concluding Thoughts

      Several aspects of the new law foresee a system in which the border procedure is systematically applied, rendering detention the rule, instead of the exception. This follows from the geographic expansion of the “borders areas and transit zones”, the automatic (indiscriminate) application of the safe country of origin concept, the lack of a proportionality assessment, and the practical impossibility of applying the only alternative measure foreseen.

      More and more Italian courts are annulling detention orders, on the grounds that the Italian border procedure is in conflict with EU law. While the Italian government considers this an unacceptable form of judicial activism, this blog has shown that the judges’ concerns are well-founded.

      Member States’ courts are “EU law judges”, they must give precedence to EU law and general principles and set aside any incompatible national law. The recent personal attacks against some of the judges show that the government struggles to come to terms with this thick form of judicial review which takes seriously European and human rights standards.

      https://verfassungsblog.de/turning-the-exception-into-the-rule
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      La partie sur les frontières ajouté à cette métaliste autour de la Création de zones frontalières (au lieu de lignes de frontière) en vue de refoulements :
      https://seenthis.net/messages/795053

  • Migranti, cinquemila euro per la libertà. È la cifra che verrà chiesta per non finire nei Cpr a chi arriva da Paesi sicuri

    Firmato il decreto delegato per la gestione delle procedure accelerate di frontiera. Chi può pagare non verrà trattenuto in attesa dell’esito della richiesta di asilo.

    Cinquemila euro per non finire in un Cpr. Adesso il governo Meloni si è inventata una sorta di cauzione da pagare per evitare il trattenimento previsto dal decreto Cutro per i migranti che arrivano da Paesi cosiddetti sicuri e dovrebbero essere rinchiusi in speciali centri per il rimpatrio nei luoghi d frontiera in attesa del rapido esame della richiesta di asilo.

    https://www.repubblica.it/cronaca/2023/09/22/news/migranti_cinquemila_euro_liberta_cpr_paesi_sicuri-415419543

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    • I richiedenti asilo paghino 5mila euro per evitare il Centro per il rimpatrio

      Decreto legge pubblicato in Gazzetta Ufficiale, garanzia finanziaria per chi arriva

      Una garanzia finanziaria di quasi 5mila euro dovrà essere versata dal richiedente asilo che non vuole essere trattenuto in un Centro fino all’esito dell’esame del suo ricorso contro il rigetto della domanda.

      La prevede un decreto del ministero dell’Interno pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale che fissa a 4.938 euro l’importo che deve garantire al migrante, per il periodo massimo di trattenimento (4 settimane), «la disponibilità di un alloggio adeguato sul territorio nazionale; della somma occorrente al rimpatrio e di mezzi di sussistenza minimi».

      La disposizione si applica a chi è nelle condizioni di essere trattenuto durante lo svolgimento della procedura alla frontiera e proviene da un Paese sicuro. Allo straniero, si legge, «è dato immediato avviso della facoltà, alternativa al trattenimento, di prestazione della garanzia finanziaria».

      La normativa, già in vigore, prevede il trattenimento durante lo svolgimento della procedura in frontiera, «al solo scopo di accertare il diritto ad entrare nel territorio dello Stato», per i richiedenti asilo in una serie di casi. Il decreto - firmato, oltre che dal ministro Matteo Piantedosi, anche dai titolari di Giustizia (Carlo Nordio) ed Economia (Giancarlo Giorgetti) - richiama inoltre la direttiva del ministro dell’Interno dell’1 marzo 2000, in cui si dispone che «lo straniero, ai fini dell’ingresso sul territorio nazionale, indichi l’esistenza di idoneo alloggio nel territorio nazionale, la disponibilità della somma occorrente per il rimpatrio, nonchè comprovi la disponibilità dei mezzi di sussistenza minimi necessari, a persona».

      La misura della garanzia finanziaria si applica al richiedente asilo direttamente, alla frontiera o nelle zone di transito, che è stato fermato per avere eluso o tentato di eludere i controlli e a chi proviene da un Paese sicuro «fino alla decisione dell’istanza di sospensione».

      La garanzia deve essere versata «in unica soluzione mediante fideiussione bancaria o polizza fideiussoria assicurativa ed è individuale e non può essere versata da terzi». Dovrà inoltre essere prestata «entro il termine in cui sono effettuate le operazioni di rilevamento fotodattiloscopico e segnaletico». Nel caso in cui lo straniero «si allontani indebitamente - prosegue il testo - il prefetto del luogo ove è stata prestata la garanzia finanziaria procede all’escussione della stessa»

      https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/09/22/un-richiedente-asilo-paghi-5mila-euro-per-evitare-il-centro-per-il-rimpatrio_25
      #garantie_financière #garantie #pays_sûr

    • Cinquemila euro, il prezzo della libertà per i migranti

      Aprirà a #Pozzallo, in provincia di Ragusa, la prima struttura di detenzione dei richiedenti asilo. Come funzioneranno questi nuovi centri e la cauzione di cinquemila euro per uscirne

      “Nei mesi scorsi abbiamo chiesto di aumentare i posti per la prima accoglienza, così hanno costruito un nuovo hotspot a Pozzallo che può ospitare trecento migranti. Solo ora abbiamo capito che una parte di questo centro diventerà una struttura di reclusione per il rimpatrio accelerato di persone che arrivano da paesi considerati sicuri, in base a quanto previsto dal decreto Cutro”, spiega Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo.

      Nella cittadina in provincia di Ragusa sarà aperto il primo centro di trattenimento per richiedenti asilo in Italia: ottantaquattro posti riservati a chi proviene da paesi definiti sicuri come la Tunisia. Realizzata in quaranta giorni, la struttura è formata da diversi container e si trova in un’area recintata con inferriate e filo spinato. Avrebbe dovuto aprire il 24 settembre, invece probabilmente sarà pronta il 27 settembre. “Al momento ci sono un centinaio di persone nell’hotspot, ma ancora nessuno nel centro di trattenimento per l’espulsione”, chiarisce Ammatuna.

      “All’inizio ho avuto dei dubbi su questo tipo di strutture”, spiega il sindaco, “specie perché l’hotspot a ridosso dell’area portuale ha 220 posti, ma oggi le persone ospitate sono più di quattrocento. Per me il governo dovrebbe investire sull’accoglienza. Ma ora non possiamo fare altro che collaborare e stare con gli occhi aperti per capire cosa succederà nel nuovo centro di Pozzallo”. Secondo Ammatuna, negli anni le strutture di detenzione hanno creato solo problemi, violando i diritti umani. “Io sono un sindaco di frontiera”, dice Ammatuna. “Vedremo che succede, ma staremo attenti al rispetto della dignità delle persone”.

      Trattenimento all’arrivo

      Il progetto pilota di Pozzallo è stato confermato dal ministro dell’interno Matteo Piantedosi, che il 24 settembre ha detto: “La prima struttura di trattenimento di richiedenti asilo provenienti da paesi sicuri, come la Tunisia” servirà a “fare in modo che si possano realizzare velocemente, entro un mese, procedure di accertamento per l’esistenza dei presupposti dello status di rifugiato”.

      Ed è a questa struttura – non ai Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr) – che si applicherà il decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 21 settembre. Tra le altre cose, il testo prevede che un richiedente asilo possa evitare di essere recluso se è disposto a versare una fideiussione di circa cinquemila euro.

      “La garanzia non riguarda le persone nei Cpr, cioè i cittadini espulsi per irregolarità acclarata nella loro condizione di soggiorno o per pericolosità accertata”, ha chiarito Piantedosi.

      Quella di Pozzallo, ha proseguito il ministro, è “una scommessa” che prevede la possibilità di trattenere le persone, “l’alternativa è la garanzia anche di carattere economico per sottrarsi al trattenimento, se la cosa funzionerà e la porteremo avanti in maniera più estesa risolverà una situazione annosa”.

      Secondo Gianfranco Schiavone, esperto di accoglienza e presidente del Consorzio italiano di solidarietà (Ics) di Trieste, “al momento c’è una grande confusione, gli annunci del governo sono lontani dalla realtà”.

      “La prima cosa da verificare è che questo trattenimento dei richiedenti asilo che provengono da paesi cosiddetti sicuri sia in linea con quanto previsto dalla legge e che sia autorizzato da un giudice”, spiega Schiavone. Il timore è invece che sia privo di base giuridica, “come ha dimostrato per anni la situazione nell’hotspot di Lampedusa”. Per questo l’Italia è già stata condannata dalla Corte di giustizia dell’Unione europea, ricorda l’esperto.

      “Non basta il fatto di provenire da un paese considerato sicuro per essere trattenuti”, spiega Schiavone. A dirlo è anche la normativa europea, in particolare la direttiva 33 e la direttiva 32: la detenzione “non può essere automatica e generalizzata”. “Il semplice fatto di arrivare da paesi considerati sicuri non è un motivo sufficiente per giustificare la privazione della libertà”, sottolinea l’esperto.

      La cauzione

      Il decreto del 21 settembre introduce una cauzione di 4.938 euro per i richiedenti asilo che provengono da paesi terzi considerati sicuri, e che quindi hanno un’alta probabilità che le loro domande di asilo siano rigettate. Devono versarla se vogliono evitare di essere reclusi all’arrivo, come previsto dal decreto immigrazione del 19 settembre e dal decreto Cutro, approvato dal governo di Giorgia Meloni in seguito al naufragioavvenuto al largo delle coste di Steccato di Cutro, in Calabria, lo scorso febbraio, e convertito in legge a maggio.

      Uno dei punti principali del decreto Cutro era la creazione di centri di detenzione in cui fare un esame “accelerato” delle domande d’asilo, la cosiddetta “procedura di frontiera”. Secondo il testo, se un richiedente asilo arriva da un paese considerato sicuro dal governo sarà trasferito dall’hotspot in un centro di detenzione, in attesa che la sua domanda d’asilo sia esaminata. La procedura “accelerata” dovrebbe portare a una risposta entro 28 giorni. Al momento i paesi considerati sicuri sono quindici, tra cui la Tunisia, la Costa d’Avorio e la Nigeria.

      Fare una fideiussione bancaria di quasi cinquemila euro permetterebbe ai migranti di evitare la detenzione. La cifra è stata calcolata stimando le spese di alloggio per un mese, quelle quotidiane e quelle per il volo di rimpatrio, secondo quanto riportato nel decreto. Ma la misura è stata accusata di essere contraria alla costituzione e alle leggi nazionali e internazionali sul diritto d’asilo.

      Secondo il giurista Fulvio Vassallo Paleologo, si tratta di “una norma manifesto, odiosa, ma inapplicabile, dietro la quale si nascondono procedure accelerate che cancellano il diritto d’asilo e rendono le garanzie della difesa applicabili solo sulla carta, anche a causa dell’uso generalizzato delle videoconferenze, e delle difficoltà per i difensori di ottenere tempestivamente la documentazione relativa al richiedente asilo da assistere in sede di convalida o per un ricorso contro la decisione di rigetto della domanda”.

      Con quest’ultimo atto il governo sembra voler fare concorrenza ai trafficanti

      Secondo Caterina Bove, avvocata ed esperta d’immigrazione dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), prevedere questa fideiussione è contrario ai principi della costituzione italiana sulla libertà personale: “La fideiussione richiesta è talmente alta che difficilmente un richiedente asilo potrà versarla. L’assenza di risorse finanziarie non può comportare il trattenimento, l’accoglienza dev’essere garantita a tutti, non solo a chi può permettersi di pagare. Questo è quello che dicono le direttive europee”.

      Bove dice che la Corte di giustizia dell’Unione europea si è espressa su questo: “In una sentenza del 14 maggio 2020 ha già escluso che un richiedente asilo possa essere trattenuto perché non ha le garanzie finanziarie richieste”.

      “Sfido a trovare una persona che arrivi dalla Libia, dalla Tunisia o dalla rotta balcanica, capace di attivare una fideiussione di quel valore in Italia o in qualsiasi altro paese nel tempo previsto dal decreto”, ha commentato Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci.

      “Con quest’ultimo atto”, conclude Miraglia, “il governo sembra voler fare concorrenza ai trafficanti, e non per proporre vie legali per venire in Italia, cosa che sarebbe auspicabile, ma chiedendo soldi per liberare i migranti dai centri di detenzione, proprio come fanno le milizie in Libia e non solo”.

      Cpr e rimpatri

      Il decreto approvato dal governo il 19 settembre prevede anche l’estensione della durata massima dei tempi di trattenimento degli stranieri nei centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr).

      In Italia questi centri sono stati istituiti nel 1998 e nel corso degli anni sono stati gradualmente chiusi a causa di problemi strutturali e per le numerose denunce di violazione dei diritti umani e di trattamenti inumani. Ma dal 2o17 sono stati riaperti e c’è il progetto di espanderli. Il governo Meloni ha promesso di costruirne uno in ogni regione, suscitando polemiche e sconcerto negli amministratori locali, che conoscono i costi e i problemi sanitari e di ordine pubblico legati a queste strutture.

      Andrea Oleandri, direttore di Cild, che ha curato un rapporto sui Cpr definendoli Buchi neri, spiega che i centri sono stati gradualmente chiusi perché sono inefficienti e molto costosi: “L’ultimo bando di gara del ministero dell’interno ci dice che dieci centri per il rimpatrio costano allo stato più di cinquanta milioni di euro. Al momento ne sono attivi nove, perché nel frattempo il Cpr di Torino è stato chiuso. Noi l’abbiamo definito un affare, perché la gestione di questi centri è privata. E la detenzione amministrativa spesso è nelle mani di grandi multinazionali, che tagliano le spese a discapito dei servizi.L’anno scorso sono passate nei centri circa cinquemila persone e solo tremila sono state rimpatriate”.

      Nei Cpr finiscono le persone che sono trovate sul territorio italiano senza avere il permesso di soggiorno in regola. Nelle strutture si dovrebbe procedere alla loro identificazione ed eventuale espulsione. “Sono persone che non hanno commesso reati”, spiega Oleandri. La durata massima del trattenimento è stata più volte modificata, ma gli esperti sostengono che non abbia alcuna influenza sul tasso di rimpatri.

      Come spiega Oleandri: “La questione non è nei tempi, quanto nell’inutilità dei Cpr”. Secondo il rapporto di Cild, solo una persona su due fra quelle trattenute è rimpatriata, perché gli accordi di rimpatrio con i paesi di origine sono pochi, una situazione che prescinde dalla durata del trattenimento.

      “Nel 2014 il tempo massimo che si poteva stare in un Cpr era di diciotto mesi, ma il tasso di rimpatrio delle persone che ci finivano era del 50 per cento, come quando la durata era di novanta giorni. I migranti sono rimpatriati subito, se ci sono degli accordi. Altrimenti non si possono rimpatriare, quindi rimangono nel centro fino allo scadere dei tempi e poi sono rilasciati”, spiega Oleandri. “Trattenere persone che non sono rimpatriabili è inutile e anche illegittimo”, continua.

      “Sembra che il governo abbia ritirato fuori i Cpr in un momento di difficoltà per far vedere che sta facendo qualcosa sul tema dell’immigrazione, che tuttavia è molto più complesso e non c’entra molto con i centri d’espulsione”, conclude Oleandri.

      https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/annalisa-camilli/2023/09/26/centri-reclusione-migranti-cinquemila-euro

    • Turning the Exception into the Rule

      Citation:

      Finally, the law specifies that asylum seekers are to be detained unless they submit a passport (or equivalent document) or provide a financial guarantee of € 4,938.00. This amount was allegedly calculated with reference to the cost of suitable accommodation, repatriation, and minimum means of subsistence. The sum can be provided through a bank guarantee or an insurance policy, but solely by the asylum seekers themselves, not by third parties.
      (...)

      Finally, the Catania Tribunal argued that the financial guarantee to avoid detention is contrary to EU law. The Tribunal observed that the guarantee is not used as an alternative measure to detention, but rather as an ‚administrative requirement‘ that, if not complied with, leads to detention. According to the judge, this renders it incompatible with Articles 8 and 9 of the Reception Directive 2013/33 which “preclude[s] an applicant for international protection being placed in detention on the sole ground that he or she is unable to provide for his or her needs.”(at 256).

      As rightly noted by Savino, EU law does not prohibit the use of financial guarantees; to the contrary, Article 8(4) mentions it as a legitimate alternative to detention. However, both scholars and the European Asylum Agency maintain that the guarantee shall be proportionate to the means of the applicant in order to avoid discriminatory effects. The EUAA Guidelines on asylum seeker detention further specify that:

      “the amount should be tailored to individual circumstances, and therefore be reasonable given the particular situation of asylum seekers, and not so high as to lead to discrimination against persons with limited funds. Any failure to be able to do so resulting in detention (or its continuation), would suggest that the system is arbitrary.”

      It is doubtful whether the financial guarantee in its current legal design can be considered an “effective” alternative to detention (Art.8(4)). Its high amount (€4,938.00) and procedural requirements make it practically impossible for asylum applicants to rely upon it. In particular, they are required to deposit the sum upon arrival, through a bank guarantee or an insurance policy, which are concretely impossible for them to obtain. Moreover, the financial guarantee is the only alternative to detention provided by the new Italian law, while migrants detained under other circumstances can rely upon more alternative measures.

      Taken together, it means that the measure is designed in a discriminatory way and is neither effective nor proportionate.

      https://seenthis.net/messages/1018938#message1023987

  • Programmes de #Radio_Libertaire du 5 au 11 juin 2023
    https://www.partage-noir.fr/programmes-de-radio-libertaire-du-5-au-11-juin-2023


    ❝Demandez le programme de #RadioLibertaire 89.4 MHz Paris - #podcasts #RSS #Stream ---> https://buff.ly/3oJUKG8

    lundi 5 juin 2023
    02:00 bsf (bande sans fin)
    04:00 bsf
    06:00 bsf
    08:00 bsf
    10:00 bsf
    11:00 LUNDI MATIN : infos et réflexions libertaires version lutte des classes
    13:00 bsf
    14:30 ONDES DE CHOC : magazine culturel, poésie, chanson et littérature
    16:00 TROUS NOIRS : Jean-Manuel Traimond, « Comprendre nos choix »
    18:00 LES MANGEUX D’TERRE : écologie sociale
    19:30 LE MONDE MERVEILLEUX DU TRAVAIL : L’antiparlementarisme en France (2)
    21:00 LES MUSES S’AMUSENT : description et critique des musées, expositions, œuvres d’art
    22:30 NUIT NOIRE : la nuit se faisant passer pour la nuit
    24:30 NUIT NOIRE

    mardi 6 juin 2023
    02:30 bsf
    04:30 bsf
    06:30 bsf
    08:30 bsf
    10:30 bsf
    12:30 REMUE-MÉNINGES FÉMINISTE : féminisme qui bouillonne
    14:30 bsf
    16:00 bsf
    17:00 EN VEUX-TU  ? EN V’LÀ  ! : musiques indépendantes et D.I.Y.
    18:00 IDÉAUX ET DÉBATS : Claire Castillon / Michèle Gazier
    19:30 PANAME’S NOT DEAD : émission turbulente et mal peignée
    20:30 bsf
    22:30 WRECK THIS MESS : musiques hypnotiques et ambiances erratiques
    24:30 bsf

    mercredi 7 juin 2023
    02:30 bsf
    04:30 bsf
    06:30 bsf
    08:30 bsf
    09:30 L’ENTONNOIR : critique de la psychiatrie et de son monde
    10:30 bsf
    12:30 bsf
    14:00 FLEMMARDISE ET RÊVEIL MOTS : n° 82 : voyageuses et Meikhaneh
    16:00 LE FERRÉ CLUB : Léo Ferré
    17:00 bsf
    18:30 FEMMES LIBRES : Elizabeth Magie / « La petite ouvrière métisse »
    20:30 CARAPATAGE : l’émission contre toutes les cages
    22:30 BLUES EN LIBERTÉ : émission musicale blues
    24:30 bsf

    jeudi 8 juin 2023
    02:00 bsf
    04:00 bsf
    06:00 bsf
    08:00 bsf
    10:00 bsf
    12:00 FAITES-NOUS DES CHANSONS : Benjamin Legrand et Paul Bellanger  : Léo Ferré
    14:00 RADIO CARTABLE : la radio des enfants des écoles d’Ivry
    15:00 BIBLIOMANIE : rencontre autour des livres
    16:30 RADIO LAP : émission du Lycée autogéré de Paris
    18:00 SI VIS PACEM : émission antimilitariste de l’Union pacifiste de France
    19:30 JEUDI NOIR : « Immigration : le grand déni » de François Héran
    20:30 bsf
    22:00 EPSILONIA : musiques expérimentales et expérimentations sonores
    24:00 bsf

    vendredi 9 juin 2023
    02:00 bsf
    04:00 bsf
    06:00 bsf
    08:00 bsf
    10:00 bsf
    12:00 bsf
    13:00 bsf
    14:30 LES OREILLES LIBRES : Label Syrinx
    16:00 bsf
    17:30 RADIO ESPÉRANTO : émission de l’association Sat Amikaro
    19:00 AU-DELÀ DU R.L. : rock, pop rock, folk, electro, rock alternatif, rock progressif
    21:00 RADIO X : the post-non radio show
    22:30 RADIO X

    samedi 10 juin 2023
    01:00 RADIO X (montage)
    03:00 RADIO X (montage)
    05:00 RADIO X (montage)
    07:00 RADIO X (montage)
    08:00 RÉVEIL HIP-HOP : hip-hop au saut du lit ou dans le lit
    10:00 LE CHIFFON RAT-DOTE : Le podcast du journal « Le chiffon »
    11:30 CHRONIQUES SYNDICALES : luttes et actualités sociales
    13:30 CHRONIQUES REBELLES : débats, dossiers et rencontres
    15:30 DEUX SOUS DE SCÈNE : magazine de créatures radiophoniques
    17:00 BULLES NOIRES : B.D. et polar
    19:00 TRIBUNA LATINO-AMERICANA : actualité de l’Amérique latine
    21:00 TORMENTOR : LIVAKT#505 : Ruelgo | Le Syndicat | Live Radio Session #08
    23:00 TORMENTOR : musiques alternatives

    dimanche 11 juin 2023
    01:00 TORMENTOR (Radio Show)
    03:00 TORMENTOR (Radio Show)
    05:00 TORMENTOR (Radio Show)
    07:00 TORMENTOR (Radio Show)
    09:00 TORMENTOR (Radio Show)
    10:00 LES AMIS DE MAURICE JOYEUX : critique révolutionnaire sous forme de thématiques
    12:00 FOLK À LIER : Émission n° 1901 : présentation SERGE
    14:00 TEMPÊTE SUR LES PLANCHES : actualité du théâtre et de la danse
    15:30 bsf
    17:00 LE MÉLANGE : l’émission de toutes les musiques
    18:30 bsf
    20:30 DÉTRUIRE L’ENNUI : anarchopunk et D.I.Y.
    22:00 SEPPUKU : programme autour des musiques étranges et aventureuses (electronica, techno minimale, ambient, post-rock, hip hop abstrait, etc.)
    24:00 bsf

  • Demandez le programme de #RadioLibertaire 89.4 MHz Paris - #podcasts #RSS #Stream ---> https://buff.ly/3pZhG4G

    lundi 22 mai 2023
    02:00 bsf (bande sans fin)
    04:00 bsf
    06:00 bsf
    08:00 bsf
    10:00 bsf
    11:00 LUNDI MATIN : infos et réflexions libertaires version lutte des classes
    13:00 bsf
    14:30 ONDES DE CHOC : magazine culturel, poésie, chanson et littérature
    16:00 TROUS NOIRS : Ricardo Florès #Magón
    18:00 bsf
    20:00 bsf
    21:00 bsf
    22:30 NUIT NOIRE : la nuit se faisant passer pour la nuit
    24:30 NUIT NOIRE

    mardi 23 mai 2023
    02:30 bsf
    04:30 bsf
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    10:30 EH BIEN DÉPÊCHEZ-VOUS DE RESTER JEUNE  ! : C’est pas demain la vieille
    12:30 REMUE-MÉNINGES FÉMINISTE : féminisme qui bouillonne
    14:30 bsf
    16:00 bsf
    17:00 EN VEUX-TU  ? EN V’LÀ  ! : musiques indépendantes et D.I.Y.
    18:00 IDÉAUX ET DÉBATS : Amanda Sthers et Aurélie Jean
    19:30 PANAME’S NOT DEAD : émission turbulente et mal peignée
    20:30 SÉVICES PUBLICS : émission de la C.N.T.Énergie
    22:30 WRECK THIS MESS : musiques hypnotiques et ambiances erratiques
    24:30 bsf

    mercredi 24 mai 2023
    02:30 bsf
    04:30 bsf
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    08:30 bsf
    09:30 L’ENTONNOIR : « Comprendre nos choix avec la psychologie de la motivation de Paul Diel »
    10:30 UN RAYON DE SOLEIL : Le droit à la paresse
    12:30 bsf
    14:00 bsf
    16:00 LE FERRÉ CLUB : Léo Ferré
    17:00 AU FIL DES PAGES... : le goût de lire, la passion du livre
    18:30 FEMMES LIBRES : femmes qui luttent, femmes qui témoignent
    20:30 bsf
    22:30 bsf
    24:30 bsf

    jeudi 25 mai 2023
    02:30 bsf
    04:30 bsf
    06:30 bsf
    08:30 bsf
    10:30 bsf
    12:00 JUSTE UNE CHANSON : Mèche / Anne Sylvestre
    14:00 RADIO CARTABLE : la radio des enfants des écoles d’Ivry
    15:00 BIBLIOMANIE : rencontre autour des livres
    16:30 RADIO LAP : émission du Lycée autogéré de Paris
    18:00 SI VIS PACEM : émission antimilitariste de l’Union pacifiste de France
    19:30 JEUDI NOIR : philo, littérature, politique, DIY, anarchisme, musique, histoire
    20:30 bsf
    22:00 EPSILONIA : musiques expérimentales et expérimentations sonores
    24:00 EPSILONIA

    vendredi 26 mai 2023
    02:00 bsf
    04:00 bsf
    06:00 bsf
    08:00 bsf
    10:00 bsf
    11:30 DES PAVÉS SUR LES PLAGES : Chansons et réflexions
    13:00 bsf
    14:30 LES OREILLES LIBRES : Cinéma
    16:00 bsf
    17:30 RADIO ESPÉRANTO : émission de l’association Sat Amikaro
    19:00 bsf
    21:00 RADIO X : the post-non radio show
    22:30 RADIO X

    samedi 27 mai 2023
    01:00 RADIO X (montage)
    03:00 RADIO X (montage)
    05:00 RADIO X (montage)
    07:00 RADIO X (montage)
    08:00 RÉVEIL HIP-HOP : hip-hop au saut du lit ou dans le lit
    10:00 LONGTEMPS, JE ME SUIS COUCHÉ DE BONNE HEURE : magazine des livres, de la musique et du cinéma
    11:30 CHRONIQUES SYNDICALES : luttes et actualités sociales
    13:30 CHRONIQUES REBELLES : débats, dossiers et rencontres
    15:30 DEUX SOUS DE SCÈNE : magazine de créatures radiophoniques
    17:00 BULLES NOIRES : Johann Zarca, « Drag »
    19:00 TRIBUNA LATINO-AMERICANA : actualité de l’Amérique latine
    21:00 TORMENTOR : LIVAKT#504 : Virginie & Denis Boyer | Fear Drop | Fario
    23:00 bsf

    dimanche 28 mai 2023
    01:00 bsf
    03:00 bsf
    05:00 bsf
    07:00 bsf
    09:00 bsf
    10:00 LES AMIS DE MAURICE JOYEUX : critique révolutionnaire sous forme de thématiques
    12:00 FOLK À LIER : l’émission des musiques traditionnelles, folk, du monde et autres genres apparentés
    14:00 TEMPÊTE SUR LES PLANCHES : actualité du théâtre et de la danse
    15:30 bsf
    17:00 LE MÉLANGE : l’émission de toutes les musiques
    18:30 bsf
    20:30 DÉTRUIRE L’ENNUI : anarchopunk et D.I.Y.
    22:00 SEPPUKU : programme autour des musiques étranges et aventureuses (electronica, techno minimale, ambient, post-rock, hip hop abstrait, etc.)
    24:00 bsf

  • #L'espace_d'un_instant #50 : De Hafar Al-Batin au Koweit à Amman en Jordanie

    http://liminaire.fr/entre-les-lignes/article/l-espace-d-un-instant-50

    « La grande révélation n’était jamais arrivée. En fait, la grande révélation n’arrivait peut-être jamais. C’était plutôt de petits miracles quotidiens, des illuminations, allumettes craquées à l’improviste dans le noir ; en voici une. » Vers le phare, Virginia Woolf (...)

    #Entre_les_lignes / #Écriture, #Poésie, #Récit, #Voix, #Sons, L’espace d’un instant, Fenêtre, #Quotidien, #Dérive, #Regard, #Sensation, #Voyage

  • 2021, 50ème #anniversaire du #droit_de_vote aux #femmes en #Suisse.

    Célébrer, informer, réseauter

    Imaginez-vous : demain, ce sont les élections et vous n’avez pas le droit de vous y rendre. Uniquement parce que vous êtes une femme. Cela vous paraît injuste ? Et bien non, il y a encore 50 ans, c’était une réalité pour les femmes en Suisse. C’est en 1971 seulement, que les femmes ont eu le droit de vote et d’éligibilité en Suisse.

    Nous voulons célébrer cet événement en 2021 – avec vous ! L’association CH2021 propose une plate-forme d’information et de réseautage qui couvre toute la Suisse. Maintenant, c’est à votre tour : que ce soit une exposition, une table ronde, un film, un livre, un concours, un podcast, etc., impliquez-vous avec vos diverses idées et rendez vos actions visibles à travers nous.

    Le #Manifeste_CH2021 :


    https://ch2021.ch/fr/manifest-ch-2021-a-toute-vapeur

    https://ch2021.ch/fr

    #1971 #suffrage_féminin

    • En matière de suffrage féminin, la Suisse a traînassé

      Il y a seulement 50 ans – c’était en 1971 – que les femmes suisses ont obtenu le droit de vote et d’éligibilité, après un siècle de combat. Hanna Sahlfeld-Singer fait partie des toutes premières parlementaires à avoir siégé au Palais fédéral : « Il a toujours fallu beaucoup de volonté », se souvient cette Suissesse qui vit aujourd’hui à l’étranger.

      Le jour où les femmes suisses sont officiellement devenues des citoyennes à part entière peut être daté avec précision : c’était le 7 février 1971. Les Suissesses se sont alors vu accorder le droit de vote et d’éligibilité au plan fédéral à l’occasion d’une votation historique.

      Dès lors, elles ont pu participer aux élections et aux scrutins, se porter candidates au Parlement, signer des initiatives populaires et des référendums. Ce sont les hommes qui ont pris cette décision, car eux seuls disposaient de tous les droits politiques jusque-là. Les femmes, depuis la fondation de l’État fédéral de 1848, n’avait ni le droit de vote, ni le droit d’éligibilité.

      En 1959, la majorité des hommes suisses avaient pourtant préféré rester encore seuls maîtres à bord en politique. Avec près de 70 % de « non », ils avaient rejeté le suffrage féminin au niveau fédéral. Douze ans plus tard, ce n’était cependant plus tenable. « Nous ne sommes pas ici pour demander, mais pour exiger », assène Emilie Lieberherr, future conseillère d’État zurichoise, lors d’une grande manifestation sur la Place fédérale. Deux hommes suisses sur trois acceptent alors le projet dans les urnes. Dès l’automne 1971, les premières élections nationales se tiennent avec la participation des femmes. Onze conseillères nationales et une conseillère d’État sont « élues solennellement », annonce le Ciné-journal.
      Le récit de la pionnière

      Deux de ces pionnières sont encore en vie aujourd’hui : la Valaisanne Gabrielle Nanchen et la Saint-Galloise Hanna Sahlfeld-Singer, toutes deux socialistes. Hanna Sahlfeld vit désormais en Allemagne, pays d’origine de son époux. Quand elle est élue au Conseil national, la théologienne a 28 ans et est mère d’un enfant d’un an. « Mon premier jour au Palais fédéral était excitant », confie à la « Revue Suisse » celle qui a aujourd’hui 77 ans. Tandis qu’elle veut pénétrer dans le saint des saints du pouvoir, à Berne, on la renvoie tout d’abord à l’entrée des visiteurs. Aujourd’hui, elle en rit. Mais l’anecdote illustre bien les résistances dont il a fallu venir à bout.

      Une femme pasteure protestante, mère et professionnellement active, mariée à un étranger et désireuse d’agir sur le plan politique, « cela dépassait beaucoup de monde », note Hanna Sahlfeld. Vers 1970, elle avait défendu le droit de vote des femmes dans des discours prononcés à l’occasion de la fête nationale. Les réactions avaient été virulentes. Mais ce n’est pas elle qui a essuyé les plâtres : « Les gens savaient qu’ils ne me feraient pas changer d’avis. » C’est surtout son époux – pasteur lui aussi – qui a dû encaisser. Pourtant, elle le dit, il n’a jamais cessé de la soutenir.
      Forcée de renoncer à son métier

      Hanna et Rolf Sahlfeld veulent se partager travail à la maison et à l’extérieur. Leur modèle familial sort des sentiers battus. Cependant, la Suissesse, issue d’une famille ouvrière, doit renoncer au pastorat au profit de son mandat au Conseil national. C’est ce que lui impose une loi, vestige du combat culturel que se sont livré l’Église et l’État. Cette règle visait les prêtres catholiques :

      « Pendant cent ans, personne n’avait imaginé qu’elle puisse s’appliquer à une jeune femme. »

      Hanna Sahlfeld

      Une des premières femmes au Conseil national

      Pour pouvoir faire de la politique, Hanna Sahlfeld prend désormais en charge, à la maison, les tâches bénévoles traditionnelles d’une épouse de pasteur. Au Conseil national, elle se bat notamment pour de meilleures assurances sociales pour les femmes et pour réduire la vitesse sur les routes.

      Elle obtient un succès politique indirect simplement par le fait que des femmes siègent désormais au Palais fédéral. En 1972, elle donne naissance à un deuxième enfant, une première pour une conseillère nationale en exercice. Les médias en parlent et mentionnent que ses enfants ne possèdent pas la nationalité suisse puisque leur père est étranger. Lors de son mariage, Hanna Sahlfeld a elle-même dû faire une demande pour rester suisse. Cette discrimination à l’encontre des femmes, qui touche de nombreuses familles binationales, n’est levée qu’en 1978. « Par la suite, de nombreuses Suissesses de l’étranger ont pu faire renaturaliser leurs enfants », note #Hanna_Sahlfeld.

      « Aussi téméraire qu’inédite »

      En matière de droits politiques des femmes, la Suisse faisait partie des mauvais élèves de l’Europe, comme le Portugal et le Liechtenstein. L’Allemagne, par exemple, a introduit le suffrage féminin en 1918 et la France en 1944, soit après les deux guerres mondiales et leurs bouleversements. Rien de tel ne s’est produit en Suisse. Et le suffrage féminin a dû franchir l’obstacle d’une votation fédérale. Mais cela n’explique pas entièrement pourquoi l’une des plus anciennes démocraties d’Europe avait pris tant de retard. Dans son livre paru en 2020, « Jeder Frau ihre Stimme », l’historienne Caroline Arni conclut que priver les femmes de droits politiques a été, en Suisse, une décision prise et confirmée de manière réitérée : « Il ne s’agit pas d’un retard par étourderie, ni d’un raté dans le moteur de la modernité. »

      La culture suisse « des alliances masculines », influencée par les mythes de fondation de la Confédération, a également une part de responsabilité, ajoute le politologue Werner Seitz. Il y avait aussi, dans toutes les couches sociales, l’idée d’une hiérarchie des sexes bien ancrée. La juriste Emilie Kempin-Spyri en fit déjà les frais en 1887. Ne disposant pas du droit de citoyenneté active parce qu’elle est une femme, elle ne pouvait exercer le métier de juge. Elle saisit le Tribunal fédéral qui la débouta. Les juges trouvèrent son argumentation – elle avança que le droit de vote, dans la Constitution, concernait aussi les femmes – « aussi téméraire qu’inédite ».
      Le prix à payer

      Depuis le début du XXe siècle, de plus en plus de femmes – et d’hommes –commencent à s’engager pour le suffrage féminin. Le gouvernement suisse traite l’affaire avec lenteur, et certains cantons prennent les devants. Les bouleversements sociétaux de la fin des années 60 ont enfin raison des réticences de la Confédération. Le dernier canton à introduire le suffrage féminin sera Appenzell Rhodes-Intérieures, en 1990, sur ordre du Tribunal fédéral.

      « Il a toujours fallu beaucoup de volonté, pour tout », note Hanna Sahlfeld. En 1975, elle est brillamment réélue, mais finit par renoncer à son mandat. Son engagement politique fait que son époux ne trouve plus de travail en Suisse. La famille quitte le pays et recommence à zéro, près de Cologne. Hanna Sahlfeld fait partie de ces pionnières qui ont préparé le terrain pour les générations suivantes de femmes au Palais fédéral. Pour leur rendre hommage, des plaquettes ornent désormais leurs anciens pupitres. « Cela a valu la peine de se battre », conclut Hanna Sahlfeld, même si elle et son mari en ont payé le prix. Et d’ajouter qu’en matière d’égalité, beaucoup de choses paraissent aujourd’hui naturelles : « Mais si les femmes négligent de consolider leurs acquis, elles pourraient à nouveau les perdre très vite. »

      https://www.swisscommunity.org/fr/nouvelles-et-medias/revue-suisse/article/en-matiere-de-suffrage-feminin-la-suisse-a-trainasse

    • Les #50_ans du #suffrage_féminin

      Matériel sur l’histoire de l’égalité

      L’année 2021 marquera le #cinquantième_anniversaire de l’introduction du droit de vote et d’#éligibilité des femmes en Suisse. En vue de cet anniversaire, la Commission fédérale pour les questions féminines CFQF a conçu trois diaporamas, deux séries de cartes postales et un module d’apprentissage en ligne.

      Ce matériel est destiné à un large public, et particulièrement aux établissements scolaires de niveau secondaire II (écoles professionnelles, écoles de culture générale, écoles de maturité), aux organisations féminines et aux politiciennes et politiciens.

      https://www.ekf.admin.ch/ekf/fr/home/documentation/geschichte-der-gleichstellung--frauen-macht-geschichte/50_jahre_frauenstimmrecht.html

      Un #poster :


      #time-line #timeline #chronologie

      #matériel_pédagogique #ressources_pédagogiques

  • #Lyon : un nouveau squat de #la_Guillotière assiégé par une milice privée
    https://fr.squat.net/2020/10/28/lyon-un-nouveau-squat-de-la-guillotiere-assiege-par-une-milice-privee

    Depuis jeudi 22 octobre un squat a été ouvert par des personnes sans domicile fixe au #50_rue_Rachais, Lyon 7. La police est passée lundi constater l’occupation et récupérer les preuves de la légalité de l’occupation. Malgré la bonne entente avec le voisinage et l’illégalité d’une potentielle expulsion au vue du délai de 48h […]

    #ouverture

  • #50survivors
    Was es heißt, Covid-19 überlebt zu haben

    Mehr als 170.000 Menschen (Stand: 16.Juni 2020) haben in Deutschland mittlerweile eine Infektion mit dem Coronavirus überstanden. Sie alle teilen eine einschneidende Erfahrung. Wie gehen sie damit um?

    Das zeigt die journalistische Dialog-Recherche #50survivors anhand von 50 Betroffenen. Über Wochen hinweg entsteht hier ein facettenreiches Bild der Erfahrungen, Gedanken und Gefühle von Corona-Überlebenden.

    #Germany #coronavirus #survivors #testimony #memory #dialog #feelings

    https://www.riffreporter.de/50-survivors

  • [Radio PANdemIK] RADIO PANDEMIK #50
    http://www.radiopanik.org/emissions/radio-pandemik/radio-pandemik-50

    Jingle Pandémik [00:50 ] Des nouvelles de Grèce partie 1 par Léa.B [06:51] « Chanson de la plus haute Tour » Colette Magny https://www.discogs.com/fr/Colette-Magny-Melocoton/release/2192118 [08:08] Des nouvelles de Grèce partie 2 par Léa B. (Mixé avec Ignatz « Evidence of the End » puis « Drawn ») https://www.ignatz.be/discography [16:33] Des nouvelles de Grèce partie 3 (rassemblement, du 20 mai) par Léa B. [18:21] « Visa » M.I.A. [21:12] « Glass Organ » son de Madame Patate [21:20] Interview du collectif éco-féministe « Bombres Atomiques » lors de l’action contre la 5G le 6 juin à Bruxelles [35:25] « This is a Man’s Man’s World » Saâda Bonaire https://www.saada-bonaire.de [39:00] Transition « Introduction » Eiko Ishibashi https://eikoishibashi.bandcamp.com [39:10] « Cervo Story #2 » par Marc Prépus (...)

    http://www.radiopanik.org/media/sounds/radio-pandemik/radio-pandemik-50_09277__1.mp3

  • L’extraction de pierres de taille de Stonehenge datent de 5000 ans BP.
    L’étude explique pourquoi les hommes de cette époque ont été cherchés des pierre aussi lointaine et remet aussi en cause une théorie populaire sur le transport de ces pierres.

    Les fouilles dans deux carrières du pays de Galles, connues pour être à l’origine des « pierres bleues » de Stonehenge, fournissent de nouvelles preuves de l’exploitation de mégalithes il y a 5 000 ans, selon une nouvelle étude menée par l’UCL.

    Les géologues savent depuis longtemps que 42 des plus petites pierres de Stonehenge, appelées « pierres bleues », proviennent des collines Preseli dans le Pembrokeshire, dans l’ouest du pays de Galles. Maintenant, une nouvelle étude publiée dans l’Antiquité identifie l’emplacement exact de deux de ces carrières et révèle quand et comment les pierres ont été extraites.
    (...)

    Le professeur Mike Parker Pearson (Archéologie de l’UCL) et chef de l’équipe a déclaré : "Ce qui est vraiment excitant à propos de ces découvertes, c’est qu’elles nous rapprochent de la solution du plus grand mystère de Stonehenge : pourquoi ses pierres sont venues de si loin ?"

    "Tous les autres monuments néolithiques en Europe ont été construits avec des mégalithes ramenés à moins de 15 km. Nous cherchons maintenant à savoir ce qui était si spécial dans les collines de Preseli il y a 5 000 ans et s’il y avait des cercles de pierre importants ici, construits avant que les pierres bleues ne soient transférées à Stonehenge. "

    La plus grande carrière a été découverte à près de 300 km de Stonehenge sur le piton de Carn Goedog, sur le versant nord des collines de Preseli.

    "C’était la source dominante de la dolérite tachetée de Stonehenge, ainsi nommée car elle présente des taches blanches dans la roche bleue ignée. Au moins cinq pierres bleues de Stonehenge, et probablement plus, proviennent de Carn Goedog", a déclaré le géologue Richard Bevins (Musée national du pays de Galles).

    Dans la vallée en aval de Carn Goedog, un autre affleurement à Craig Rhos-y-felin a été identifié par le Dr Bevins et son confrère géologue, le Dr Rob Ixer (UCL Archaeology), à l’origine d’un type de rhyolite (...) trouvé à Stonehenge.

    Selon la nouvelle étude, les affleurements de pierre bleue sont formés de piliers naturels et verticaux.

    [Cf. photo dans l’étude originale : https://www.cambridge.org/core/services/aop-cambridge-core/content/view/AAF715CC586231FFFCC18ACB871C9F5E/S0003598X18001114a.pdf/megalith_quarries_for_stonehenges_bluestones.pdf)

    Celles-ci pourraient être extraites de la paroi en écartant les joints verticaux entre chaque pilier. Contrairement aux carrières de pierre de l’Égypte ancienne, où les obélisques étaient taillés dans le roc, les carrières galloises étaient plus faciles à exploiter.

    Les ouvriers des carrières néolithiques n’avaient besoin que d’insérer des cales dans les joints entre les piliers, puis de basculer chaque pilier au pied de l’affleurement.

    Bien que la plupart de leurs équipements soient probablement constitués de cordes périssables, de cales en bois, de maillets et de leviers, ils ont laissé d’autres outils tels que des marteaux, des pierres et des cales.

    « Les cales en pierre sont faites de mudstone importé, beaucoup plus doux que les piliers durs en dolérite. Un collègue ingénieur a suggéré que le fait de marteler un coin dur aurait pu créer des fractures de contrainte, provoquant la fissuration des minces piliers. (...) » a déclaré le professeur Parker Pearson.

    Des fouilles archéologiques au pied des deux affleurements ont mis à jour les vestiges de plates-formes en pierre et en terre fabriquées par l’homme, le bord extérieur de chaque plate-forme se terminant par une chute verticale d’environ un mètre.

    « Les piliers de la pierre bleue pourraient être basculés sur cette plate-forme, qui servait de plate-forme de chargement pour les charger sur des luges en bois avant de les traîner », a déclaré le professeur Colin Richards (Université des Highlands and Islands) (...).

    L’équipe du professeur Parker Pearson avait pour objectif important de dater les carrières de mégalithes sur les deux affleurements. Dans les sédiments mous d’une piste évidée menant du quai de chargement à Craig Rhos-y-felin et sur la plate-forme artificielle de Carn Goedog, l’équipe a récupéré des morceaux de charbon datant de 3000 ans av. notre ère.

    L’équipe pense maintenant que Stonehenge était à l’origine un cercle de piliers bruts en pierre de pierre bleue dans des fosses connues sous le nom d’Aubrey Holes, près de Stonehenge, et que les sarsens (blocs de grès) ont été ajoutés environ 500 ans plus tard.

    Les nouvelles découvertes remettent également en cause une théorie populaire selon laquelle les pierres bleues auraient été transportées par mer à Stonehenge.

    « Certaines personnes pensent que les pierres bleues ont été transportées vers le sud jusqu’à Milford Haven, puis placées sur des radeaux ou suspendues entre des bateaux, puis ont remonté le canal de Bristol et longé le Bristol Avon en direction de la plaine de Salisbury. Mais ces carrières se trouvent du côté nord des collines de Preseli. Les mégalithes auraient simplement pu aller par voie de terre jusqu’à la plaine de Salisbury », a déclaré la professeure Kate Welham (Université de Bournemouth).

    Megalith quarries for Stonehenge’s bluestones
    https://www.cambridge.org/core/journals/antiquity/article/megalith-quarries-for-stonehenges-bluestones/AAF715CC586231FFFCC18ACB871C9F5E/core-reader

    Pearson, M., Pollard, J., Richards, C., Welham, K., Casswell, C., French, C., . . . Ixer, R. (2019). Megalith quarries for Stonehenge’s bluestones. Antiquity, 93(367), 45-62. doi:10.15184/aqy.2018.111

    #Préhistoire #Néolithique #Stonehenge #5000BP #transport #Europe

  • Hebdo du Club #50 : poétique des slogans | Le Club de Mediapart
    https://blogs.mediapart.fr/edition/lhebdo-du-club/article/210319/hebdo-du-club-50-poetique-des-slogans

    Clamés, dessinés, chantés, peinturlurés sur les banderoles et sur les parois des Champs-Elysées, les slogans sont une langue à part, anonyme et collective, précieuse pour capter l’air du temps. Au gré des mobilisations, ils se décèlent dans tous les recoins du Club, révélant les espoirs politiques de nos contributeurs.

    Quelques slogans parmi d’autres vus lors de la Marche à Lyon...

    Ta planète, tu la veux bleue ou cuite ?

    Changeons le système, pas le climat

    Si le climat était une banque, on l’aurait déjà sauvé. ce n’est plus une question de moyens mais de volonté

    Lutte de glaces, lutte de classes

    Je préfère vivre sans culotte que sans calotte

  • La peste, amenée par les migrations venues d’Asie n’est plus la responsable du déclin néolithique en Europe.

    Les chercheurs [venus de France, de Suède et du Danemark] ont identifié une nouvelle souche de Yersinia pestis, la bactérie à l’origine de la peste, dans l’ADN extrait de restes humains âgés de 5 000 ans. Leurs analyses [publiées le 6 décembre dans la revue Cell] suggèrent que cette souche est la plus proche jamais identifiée de l’origine génétique de la peste. Leurs travaux suggèrent également que la peste aurait pu être répandue parmi les colonies européennes du néolithique par les commerçants, contribuant ainsi au déclin des colonies à l’aube de l’âge du bronze.

    (...)

    Pour mieux comprendre l’histoire évolutive de la peste, Rasmussen et ses collègues ont fouillé dans les données génétiques accessibles au public provenant d’anciens humains, en recherchant des séquences similaires aux souches plus modernes de la peste. Ils ont découvert une souche qu’ils n’avaient jamais vue auparavant dans le matériel génétique d’une femme de 20 ans décédée il y a environ 5 000 ans en Suède. La souche avait les mêmes gènes qui rendent la peste pneumonique mortelle aujourd’hui et des traces de celle-ci ont également été trouvées chez un autre individu sur le même site de sépulture - suggérant que la jeune femme est probablement morte de la maladie.

    De multiples souches de peste à la fin du néolithique.

    Cette souche de la peste est la plus ancienne jamais découverte. Mais ce qui le rend particulièrement intéressant, c’est que, en le comparant à d’autres souches, les chercheurs ont pu déterminer qu’il s’agissait également de la souche la plus basale - c’est-à-dire que c’était la souche la plus proche de l’origine génétique de Y. pestis. Elle a probablement divergé par rapport aux autres souches il y a environ 5 700 ans, tandis que la peste qui était commune à l’âge du bronze et la peste qui est l’ancêtre des souches qui existent aujourd’hui ont divergé il y a 5 300 et 5 100 ans, respectivement. Cela suggère qu’il existait de multiples souches de peste à la fin du néolithique.

    Peste et migrations.

    Rasmussen pense également que cette découverte offre une nouvelle théorie sur la propagation de la peste. On sait que des migrations humaines massives de la steppe eurasienne vers l’Europe ont eu lieu il y a environ 5 000 ans, mais la façon dont ces cultures ont pu remplacer la culture agricole néolithique qui était présente en Europe à l’époque est encore débattue.

    Des chercheurs précédents ont suggéré que les envahisseurs avaient amené la peste avec eux, éliminant les vastes colonies de fermiers de l’âge de pierre à leur arrivée.

    Mais si la souche de peste découverte par les chercheurs suédois était différente du reste de Y. pestis il y a 5 700 ans, cela voudrait dire qu’elle a probablement dû évolué avant le début de ces migrations et vers le moment où les colonies européennes du néolithique commençaient déjà à s’effondrer.

    À l’époque, les méga-colonies de 10 000 à 20 000 habitants se généralisaient en Europe, ce qui rendait possible la spécialisation des emplois, les nouvelles technologies et le commerce. Mais elles peuvent aussi avoir été le terreau de la peste. « Ces méga-colonies étaient les plus grandes colonies d’Europe à l’époque, dix fois plus grandes que tout autre peuplement. Elles étaient composées des personnes, d’animaux et de denrées entreposées, et avaient probablement des installations sanitaires très médiocres. C’est l’exemple de ce dont vous avez besoin développer de nouveaux agents pathogènes », a déclaré Rasmussen.

    « Nous pensons que nos données sont bien ajustées. Si la peste évoluait dans les méga-colonies, alors, lorsque les gens commençaient à en mourir, les colonies auraient été abandonnées et détruites. C’est exactement ce qui a été observé dans ces colonies il y a 5 500 ans. La peste a aussi commencé à migrer le long de toutes les routes commerciales rendues possibles par le transport sur roues, qui s’était rapidement développé dans toute l’Europe au cours de cette période », a-t-il déclaré.
    Finalement, suggère-t-il, la peste serait arrivée par ces interactions commerciales dans le petit village suédois où vivait la femme que son équipe avait étudiée.

    Rasmussen soutient que [l’ADN de la jeune femme] fournit également une preuve supplémentaire de cette théorie : elle n’est pas génétiquement liée aux personnes qui ont envahi l’Europe depuis la steppe eurasienne, ce qui soutient l’idée que cette souche de peste est arrivée avant les migrations de masse. L’archéologie soutient également cette hypothèse, car il n’y avait toujours aucun signe des envahisseurs au moment de sa mort.

    Bien sûr, il existe certaines limitations à ce que les données de cette étude peuvent nous dire. Plus important encore, les chercheurs n’ont pas encore identifié la peste chez les individus des méga-colonies où elle a pu évoluer.

    "Nous n’avons pas vraiment trouvé la preuve, mais c’est en partie parce que nous n’avons pas encore cherché. Et nous aimerions vraiment le faire, car si nous pouvions trouver la peste dans ces colonies, cela soutiendrait fortement cette théorie , "dit Rasmussen.

    La peste n’était pas mortelle auparavant.

    Quoi qu’il en soit, il pense que cette étude est un pas en avant vers la compréhension du fait que la peste - et d’autres agents pathogènes - sont devenus mortels. « Nous pensons souvent que ces super-pathogènes ont toujours existé, mais ce n’est pas le cas », a-t-il déclaré. « La peste a évolué d’un organisme relativement inoffensif. Plus récemment, la même chose s’est produite avec la variole, le paludisme, Ebola et Zika. Ce processus est très dynamique - et il continue de se produire. Je pense qu’il est vraiment intéressant d’essayer de comprendre nous passons de quelque chose d’inoffensif à quelque chose d’extrêmement virulent. »

    #Préhistoire #Néolithique #5000BP #Peste #migration
    #Nicolás_Rascovan, Karl-Göran Sjögren, Kristian Kristiansen, Rasmus Nielsen, Eske Willerslev, Christelle Desnues, Simon Rasmussen.

    Emergence and Spread of Basal Lineages of Yersinia pestis during the Neolithic Decline. Cell, 2018 ; DOI : 10.1016/j.cell.2018.11.005

    https://www.cell.com/cell/abstract/S0092-8674(18)31464-8

  • #ECLEPTIX #DJ_SET - P.R.O.U.G. #50
    http://www.radiopanik.org/emissions/p-r-o-u-g-/p-r-o-u-g-50

    Pour ce 50ème Psychedelic Radioshow Obviously UnderGround, nous ouvrons les portes du studio à 2 jeunes artistes : ECLEPTIX & #REACTYV !!!

    #psytrance #proug #P.R.O.U.G. #psytrance,proug,P.R.O.U.G.,DJ_SET,REACTYV,ECLEPTIX
    http://www.radiopanik.org/media/sounds/p-r-o-u-g-/p-r-o-u-g-50_05801__0.mp3

  • Découverte du plus ancien et le plus grand cimetière monumental d’Afrique orientale. ... des mégalithes en Afrique.
    20 août 2018

    Une équipe internationale, comprenant des chercheurs de l’université Stony Brook et de l’institut Max Planck pour la science de l’histoire humaine, a trouvé le plus ancien et le plus grand cimetière monumental d’Afrique orientale. Le site de Lothagam North Pillar été construit il y a 5 000 ans par les premiers pasteurs vivant autour du lac Turkana, au Kenya. On pense que ce groupe a eu une société égalitaire, sans hiérarchie sociale stratifiée. Ainsi, leur construction d’un projet public aussi vaste contredit des récits de longue date sur les sociétés complexes du début, qui suggèrent qu’une structure sociale stratifiée est nécessaire pour permettre la construction de grands bâtiments publics ou de monuments.

    (résumé de ScienceDaily).

    Le site était un cimetière construit et utilisé pendant plusieurs siècles, il y a environ 5 000 à 4 300 ans. Les premiers éleveurs ont construit une plate-forme d’environ 30 mètres de diamètre et ont creusé une grande cavité dans le centre pour enterrer leurs morts. Après que la cavité ait été remplie et recouverte de pierres, les constructeurs ont posé de grands piliers de mégalithes, dont certains provenaient d’un kilomètre de distance. Des cercles de pierre et des cairns ont été ajoutés à proximité. Un minimum estimé à 580 individus était densément enterré dans la cavité centrale du site. Les hommes, les femmes et les enfants d’âges différents, des nourrissons aux personnes âgées, ont tous été enterrés dans la même zone, sans qu’aucune sépulture particulière ne soit traitée avec un traitement spécial. De plus, essentiellement tous les individus étaient enterrés avec des ornements personnels et la distribution des ornements était à peu près égale dans tout le cimetière. Ces facteurs indiquent une société relativement égalitaire sans forte stratification sociale.

    Une société égalitaire capable de construire d’importants monuments permanents.

    Historiquement, les archéologues ont théorisé que les gens construisaient des monuments permanents pour rappeler une histoire, des idéaux et une culture communs, lorsqu’ils avaient établi une société agricole sédentaire et socialement stratifiée avec des ressources abondantes et un leadership fort. On pensait qu’une structure politique et des ressources pour la spécialisation étaient des conditions préalables à la construction de monuments. Les monuments anciens ont donc été considérés auparavant comme des indicateurs fiables de sociétés complexes ayant des classes sociales différenciées. Cependant, le cimetière de Lothagam Nord a été construit par des pasteurs mobiles qui ne montrent aucune preuve d’une hiérarchie sociale rigide. « Cette découverte remet en cause les idées antérieures sur la monumentalité », explique Elizabeth Sawchuk de l’Université Stony Brook et l’Institut Max Planck pour la science de l’histoire humaine. « En l’absence d’autres preuves, Lothagam North fournit un exemple de monumentalité qui n’est pas manifestement liée à l’émergence de la hiérarchie, nous obligeant à considérer d’autres récits de changement social. »

    Cette découverte est cohérente avec des exemples similaires existant ailleurs en Afrique et sur d’autres continents dans lesquels de grandes structures monumentales ont été construites par des groupes jugés égalitaires dans leur organisation sociale. Cette recherche a le potentiel de remodeler les perspectives mondiales sur la façon dont - et pourquoi - de grands groupes de personnes s’unissent pour former des sociétés complexes.

    Dans ce cas, il semble que Lothagam North ait été construit pendant une période de profond changement. Le pastoralisme venait d’être introduit dans le bassin de Turkana et les nouveaux arrivants arrivant avec des moutons, des chèvres et du bétail auraient rencontré divers groupes de pêcheurs-chasseurs-cueilleurs vivant déjà autour du lac. En outre, les nouveaux arrivants et les habitants ont été confrontés à une situation environnementale difficile, les précipitations annuelles ayant diminué pendant cette période et le lac Turkana ayant diminué de près de 50%. Les premiers éleveurs ont peut-être construit le cimetière comme un lieu où les gens se rassemblent pour former et entretenir des réseaux sociaux capables de faire face aux grands changements économiques et environnementaux.

    « Les monuments ont peut-être servi de lieu de rassemblement, de resserrement des liens sociaux et de renforcement de l’identité communautaire », déclare Anneke Janzen, également de l’Institut Max Planck pour la science de l’histoire humaine. « L’échange d’informations et l’interaction par le biais de rituels partagés ont peut-être aidé les éleveurs mobiles à naviguer dans un paysage physique en pleine mutation. » Après plusieurs siècles, le pastoralisme s’est enraciné et le niveau des lacs s’est stabilisé. C’est à cette époque que le cimetière a cessé d’être utilisé.
    (...).

    #Préhistoire #Néolithique #pratiques_funéraires #mégalithes #5000BP #Afrique #Turkana
    #Stony_Brook_University #Max_Planck_Institute

    Elisabeth A. Hildebrand, Katherine M. Grillo, Elizabeth A. Sawchuk, Susan K. Pfeiffer, Lawrence B. Conyers, Steven T. Goldstein, Austin Chad Hill, Anneke Janzen, Carla E. Klehm, Mark Helper, Purity Kiura, Emmanuel Ndiema, Cecilia Ngugi, John J. Shea, Hong Wang. A monumental cemetery built by eastern Africa’s first herders near Lake Turkana, Kenya. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2018; 201721975 DOI: 10.1073/pnas.1721975115

    Massive Monumental Cemetery Near Lake Turkana | Max Planck Institute for the Science of Human History
    http://www.shh.mpg.de/1030272/lake-turkana

  • What Are 402, 403, 404, and 500 #wordpress Errors and How to Fix Them ?
    https://hackernoon.com/what-are-402-403-404-and-500-wordpress-errors-and-how-to-fix-them-87fedc

    There is no doubt that WordPress is one of the most versatile CMS out there. However, the disadvantage of having this much control over a site is that a single wrong move can bring the entire site down and in the worst case can even delete the entire content on the website.Luckily for WordPress users, there are many guides available online on various WordPress errors and how to fix them. However, the least talked about errors are the 402, 403, 404, 500 and 502 Bad Gateway errors on WordPress.Today, we have compiled an article detailing on what these errors actually are and how you can fix them.How to fix Error 402 on WordPress?The Error 402 is caused most probably because of any faulty plugin or theme installation on your WordPress site.The problem with Error 402 on WordPress is that it (...)

    #error-404 #500-error #402-error #403-error

  • Un trou d’un million d’euros au Havre rattrape #Edouard_Philippe
    https://www.mediapart.fr/journal/france/100418/un-trou-dun-million-deuros-au-havre-rattrape-edouard-philippe

    Edouard Philippe et #Jacques_Attali, lors d’un des forum organisé au Havre © DR L’organisation des « #500_ans du Havre », l’une des manifestations culturelles les plus importantes de l’année 2017, rattrape le Premier ministre Édouard Philippe, ancien maire de la ville et grand architecte de l’événement. Selon nos informations, des prestataires font face à plus d’un million d’euros d’impayés. La faute aux difficultés financières rencontrées par le producteur de l’événement, sélectionné dans des conditions suspectes.

    #France #Alain_Thuleau #Artevia #Le_Havre

  • La Silicon Valley secouée par de multiples affaires de harcèlement sexuel
    http://www.lemonde.fr/pixels/article/2017/07/04/la-silicon-valley-secouee-par-de-multiples-affaires-de-harcelement-sexuel_51

    Plusieurs dirigeants de grandes entreprises de la Silicon Valley ont récemment quitté leurs fonctions après avoir harcelé des femmes. Le sexisme est un problème récurrent dans la Silicon Valley. Dans ce monde majoritairement composé d’hommes blancs, les femmes sont non seulement moins nombreuses, mais aussi moins payées et souvent moins considérées. Ces dernières semaines, certaines ont également témoigné, parfois à visage découvert – fait rare –, pour dénoncer le harcèlement dont elles sont victimes de (...)

    #Uber #discrimination #harcèlement #Tesla #500Startups #BinaryCapital

  • Guyane : quand la colonialité dépolitise la contestation
    https://joellepalmieri.wordpress.com/2017/03/30/guyane-quand-la-colonialite-depolitise-la-contestation

    La misère guyanaise est inconnue, enfouie, balayée sous le tapis de l’histoire coloniale du département français. Selon l’Office de l’eau en Guyane[1], 46 000 personnes n’ont pas accès à l’eau potable. Le taux de chômage est de 22,3 % (25% pour les femmes et 21% pour les hommes, deux fois plus élevé que celui de la métropole), et … Lire la suite →


    http://0.gravatar.com/avatar/9756ba41fe8333157071419a20733f4a?s=96&d=https%3A%2F%2F0.gravatar.com%2Fa

    • Ses actions se veulent musclées et ses revendications visent davantage à renforcer les moyens policiers et judiciaires : éradication des squats, construction d’une deuxième prison, maintien d’un escadron de gendarmes mobiles affecté en renfort, renvoi dans leur pays d’origine des détenus étrangers pour y purger leur peine, soit plus de 50 % des détenus. Les 500 frères dénoncent une immigration non contrôlée[8]. Mickaël Mancée, un des porte-parole, assume la radicalité du collectif en la matière : « Un voleur mort, c’est un voleur qui ne vole plus », en sous-entendant que la majorité des voleurs sont des étrangers. Il se dit prêt à mobiliser ses « frères » s’il n’aboutit pas : « Aujourd’hui, on dialogue. On fait tout pour empêcher une guerre civile. On est tous pères de famille, on n’en a pas envie… Mais si les voyous veulent la guerre, on la fera. »

      Cagoulés et vêtus de noir des pieds à la tête, ces hommes – il n’y a pas de femmes – aujourd’hui soutenus par la population, disent remettre en cause l’abandon des pouvoirs publics. Parmi eux, on compte des artisans, pêcheurs, ouvriers, chefs d’entreprise, d’anciens militaires… âgés de 25 à 55 ans[9]. Leur nom viendrait du film « 300 », un péplum américain sorti en 2007 qui sublime la vaillance et la beauté de 300 soldats spartiates face à l’armée perse, représentée comme barbare et décadente. Même si 100 serait le nombre des membres du collectif, soit un Guyanais sur 3 000, le lien entre le groupuscule et la fiction ainsi que la bande dessinée dont elle est issue, est certainement incarnée par l’idéologie véhiculée : un penchant pour l’ordre et la lutte contre la barbarie, personnifiée par l’Autre. Enfin, « Frères, parce que la Guyane est notre mère », explique Mancée.

      « Pères de famille », « frères », fils de la « mère » génitrice, êtres de sexe masculin, virils assumés en somme, ces hommes en uniforme revendiquent leurs xénophobie, classisme, paternalisme et sexisme. Ils sont prêts à en découdre, à tuer, à faire la « guerre » aux étrangers, aux pauvres (les squatteurs par exemple) et à protéger « leurs » femmes, sœurs, mères. L’émergence récente de ce groupe fait écho à l’Afrique du Sud, où les manifestations xénophobes et la violence vont croissant, et, en raison des cagoules et du besoin de dissimuler les visages, aux actions des groupes fascistes et des commandos militaires ou policiers.

      Car enfin, cette situation critique et la mise en exergue de ce groupuscule manifestement peu progressiste posent question. Elles révèlent un détournement des luttes anticapitalistes, anticolonialistes, anti-impérialistes, une forme d’instrumentalisation des mouvements et par là même la dépolitisation de leurs actions et revendications. On assiste à une mystification viriliste et militariste de la contestation.

      #Guyane #500_frères #virilisme #classisme #xénophobie #politique

    • Merci @marielle pour le référencement. Oui, je me suis dit que j’allais faire une compilation de tout ce qui se publierait sur la Guyane. Maintenant, comme le temps passe vite, je n’ai pas le temps de tout lire et les avis seront forcément divergents quant à l’analyse politique de la situation dans ce confetti d’ ex-empire colonial.
      Et bizarrement (enfin, façon de parler, hein !), Seenthis s’auto-alimente car sur les médias « officiels » (et decodex-compatibles), à part l’évènementiel, on ne peut pas vraiment trouver de quoi alimenter le débat ... Donc, encore une fois : @seenthis, c’est bien !!!

  • J – 144 : Aujourd’hui j’ai vécu dans un film de science-fiction très étonnant, de la science-fiction proche, disons une période, très prochaine donc, où l’on viendrait tout juste d’inventer la téléportation. Un matin vous vous levez un peu plus tôt, et vous vous dires tiens aujourd’hui j’irai bien déjeuner en terrasse de seiches a la plancha sur les bords du Rhône à Arles. Nous sommes en décembre, ni une ni deux, vous montez dans un tube d’acier avec votre éditeur et vous voilà propulsé en un tour de main sur la place du forum, mais une drôle de place du forum pas du tout celle que vous connaissez pour être l’endroit de la récompense partagée avec Madeleine après avoir visité au pas de charge les soixante expositions de photographies des Rencontres Internationales de la Photographie à Arles, en une seule journée, une bonne glace triple boules pour Madeleine, une simple pour vous chez Casa mia, une place du forum noire de monde et envahie par les terrasses concurrentes de tous les restaurants de la place, non, une place déserte, on pourrait presque y jouer au toucher (rugby sans placage, pour défendre vous devez toucher le porteur du ballon des deux mains, touché ! et il doit poser le ballon par terre), de même dans les petites rues inondées d’un soleil rasant et sur les murs desquelles ricoche un petite bise fraîche et pas un bruit dans les rues dont les magasins arborent dans les vitrines de surprenantes processions de santons — les santons élément indispensable à tout récit de science-fiction qui se respecte.

    La téléportation n’en est qu’à ses débuts, l’effet n’est pas immédiat, mais une conversation à rompre du bâton avec votre éditeur et c’est vraiment le sentiment que la Bourgogne et la vallée du Rhône ont été rayées de la carte par du givre et du brouillard et donc traversées dans un clignement d’œil. Et le changement subreptice de décor dans les rues familières d’Arles vous laisse à penser qu’en plus de téléportation il y a potentiellement eu voyage dans le temps ce qui vous est confirmé en visitant l’intérieur d’une maison où chaque bout de ficelle dans une boîte est à sa place, et cela depuis deux cents ans, un arrière-arrière-grand-père a même son portrait photographique des années 60 du dix-neuvième siècle qui trône, non pas sur le manteau d’une cheminée mais sur une pile de livres d’un autre âge celui des années septante mais, cette fois, les années septante du vingtième siècle. Vous avisez même les tranches de quelques collections de polar de cette époque dont vous jureriez disposer de quelques exemplaires des mêmes, eux serrés, dans les rayonnages de votre propre maison de famille, dans les Cévennes, à deux heures de route, plus au Nord donc.

    Arrive une heure fatidique, celle qui a motivé l’effet balbutiant, mais réussi, de téléportation, vous pénétrez dans le hall d’un hôtel de luxe assez minable, pensez les décorations intérieures ont été confiées à une petite frappe locale, c’est kitsch et draperies nouveaux riches à tous les étages, rendez-moi vite la poussière des rayonnages de la vieille maison de famille arlésienne, on vous fait patienter dans la cour carrée d’un ancien cloître, vous en profitez pour chiper quelques feuilles de sauge dans les parterres au cordeau et puis on vous appelle et vous pénétrez dans une grande pièce de salon, les représentants commerciaux de votre éditeur-distributeur-diffuseur — je n’ai pas entièrement suivi les explications ferroviaires de mon éditeur — sont fort polis et une trentaine de bonjours anisochrones vous viennent aux oreilles.

    Vous avez dix minutes.

    Le livre dont on vous demande de parler, il vous a fallu une bonne douzaine d’années pour l’écrire, puis pour l’oublier, pour le réécrire, puis le relire, le corriger, le réécrire, le relire et le corriger à nouveau encore et encore. Vous avez dix minutes qui connaissent le même phénomène d’accélération que lors de la téléportation et vous laissent finalement chancelant sur les bords du Rhône pour une dernière promenade avant d’attraper le téléporteur du soir, la lumière du couchant en hiver sur le fleuve est orgiaque, rien à voir avec cette matraque froide du plein jour en été, là où vous photographiez, chaque année ce coude que le Rhône fait, tel une génuflexion devant la majesté du musée Réattu.

    Dans le train, vous lisez la fin de Je Paie d’Emmanuel Adely. Le soir en arrivant chez vous, dans le Val de Marne, donc pas exactement limitrophe des Bouches du Rhône, vous trouvez dans votre boîte aux lettres le deuxième tome du Journal d’une crise que votre ami Laurent Grisel vous a envoyé, et vous constatez, amer, que le matin même vous aviez oublié de refermer la fenêtre de votre chambre en partant, la chambre est parfaitement ventilée certes, mais glaciale, comme la maison des Cévennes quand on la rouvre à Pâques après l’hiver.

    Exercice #50 de Henry Carroll : Faites de l’exposition une métaphore

    #qui_ca
    #une_fuite_en_egypte