Dossier Libia. Abusi e violazioni sull’altra sponda del Mediterraneo
Stiamo assistendo ormai da tempo ed impotenti da parte dell’Italia e dell’Unione Europea al tentativo di “sigillare” i confini e le frontiere dell’Europa, motivando queste azioni come necessarie al contrasto dell’immigrazione irregolare ma con lo scopo reale di impedire, scoraggiare, bloccare o diminuire i flussi migratori diretti in Europa.
Tra giugno 2014 e giugno 2017 sono arrivate via mare in Italia 550 mila persone, la gran parte proveniente dall’Africa subsahariana – Nigeria ed Eritrea i paesi di origine più rappresentati – su imbarcazioni partite dalla Libia. Da luglio 2017 la frequenza degli arrivi è calata sensibilmente, come effetto degli accordi che Italia e Unione Europea hanno stretto con la Libia e con altri paesi di transito dei migranti, come il Niger.
Nel 2018 il calo degli sbarchi e degli arrivi in Italia è dell’81% (111.478 al 31.10.2017 contro i 21.578 del 31.10.2018).
Sul fronte della gestione dei flussi in partenza, il nuovo governo italiano non ha cambiato quasi nulla rispetto al precedente, scegliendo di proseguire con le politiche tracciate dall’ex ministro dell’Interno, Marco Minniti, che aveva notevolmente ridotto le partenze attraverso accordi con la Libia e altri paesi africani.
L’attuale Governo ha introdotto però una nuova modalità di gestione delle imbarcazioni che partono dalla Libia, rafforzando la collaborazione con la guardia costiera libica allo scopo di aumentare i respingimenti e rendere sempre più complicato il salvataggio in mare. Anche la “strategia” della criminalizzazione dele associazioni e delle Ong impegnate nel Mediterraneo nelle operazioni di Sar hanno prodotto un progressivo e quasi totale “svuotamento” degli operatori civili.
Grazie a programmi di distrazione dei fondi per la cooperazione e agli accordi economici con governi che di democratico hanno solo il nome (dalla Turchia di Erdogan alla Libia di Al Serraj), stiamo assistendo ad una impressionante crescita del business legato all’immigrazione ed al traffico di esseri umani. Come prima conseguenza, si è accresciuto il dramma di migliaia di donne, uomini e minori, profughi in viaggio, ricattati e detenuti in Libia dalle milizie “governative” o meno.
Le violenze, gli stupri, le torture, i ricatti a carico dei migranti rinchiusi nei lager libici sono oramai un “fatto” documentato da moltissimi media e giornalisti internazionali.
L’Italia e l’Europa si stanno macchiando di veri e propri crimini contro l’umanità.
La “politica” di “scambio di denaro” contro quella di “scambio dei diritti” è semplicemente inaccettabile.
Ognuno di noi ha il dovere e il diritto di denunciare tutto questo, di indicare i responsabili, i colpevoli ed i mandanti di queste politiche disumane.
Nel dicembre del 2017, il Tribunale Permanente dei Popoli ha emesso una sentenza che rende evidenti le responsabilità delle politiche europee rispetto a quanto sta avvenendo in Libia, sancendo de facto la diretta corresponsabilità dell’Italia e dell’Unione Europea, definendo quando accade in Libia e “le oggettive conseguenze di morte, deportazione, sparizione delle persone, imprigionamento arbitrario, tortura, stupro, riduzione in schiavitù, e in generale persecuzione contro il popolo dei migranti, un crimine contro l’umanità”
Il nostro progetto
#DOSSIERLIBIA si propone come uno strumento di informazione, controinformazione e denuncia. Accorpare, aggregare, riunire in un unico strumento di comunicazione e di denuncia tutti gli atti, inchieste, articoli, le interviste, i video, le analisi che sono state raccolte e pubblicate dai media nazionali ed internazionali, compresi i rapporti delle Ong come Amnesty, Human Rights watch, Medu e altre.
Ma pubblicheremo anche materiale inedito, come i video e le registrazioni che ci arrivano dai lager libici tramite le nostre reti di attivisti.
#DOSSIERLIBIA sarà uno strumento di denuncia ma anche di #advocacy e pressione rivolto al Governo italiano e al Consiglio d’Europa, al Commissario europeo per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, all’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Sicurezza, Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, alla Cedu Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, all’Onu.
Un’altra finalità del nostro progetto, attinente al lavoro di contenzioso strategico avviato da Asgi e da molti altri soggetti a livello nazionale e internazionale, è quella di dimostrare la responsabilità giuridica dell’EU e dei Paesi membri (in particolare dell’Italia) nelle operazioni di soccorso forzato operate dalla guardia costiera libica, in collaborazione, se non sotto la direzione, della Marina Italiana o delle agenzie UE.
IL PORTALE WEB è lo strumento essenziale per dare corpo al nostro progetto. Lo abbiamo realizzato con le garanzie di massima sicurezza, sia per evitare attacchi informatici che per garantire la massima tutela delle fonti, come la protezione dell’anonimato delle denunce e delle persone con le quali siamo in contatto.
Aggiorneremo di continuo tutte le notizie che giungono dalla Libia e abbiamo predisposto una sezione per ricevere segnalazioni, in maniera protetta, ed essere un possibile supporto ad azioni di difesa (cosa peraltro avvenuta recentemente grazie alla rete attiva con contatti locali in Libia ed in Europa).
NOTA – Abbiamo già una mappatura/archivio di articoli stampa, nazionali ed internazionali, ma in particolare abbiamo attivi dei contatti che sono estremamente importanti per la ricezione di documentazione che ovviamente non possiamo più gestire con i mezzi classici (email, whats’app, sms). Tutte le realtà con le quali siamo in contatto in via formale ed informale ci hanno chiesto di avviare con estrema urgenza questo strumento di denuncia e di possibile azione concreta per sottrarre alle reti di trafficanti i migranti in transito in Libia.
Atelier populaire d’#urbanisme
L’Atelier Populaire d’Urbanisme de la Villeneuve est une initiative lancée à l’automne 2012 pour construire une alternative au projet de rénovation urbaine de l’urbaniste Yves Lion et de la ville de Grenoble alors dirigé par M.Destot.
Ce projet décidé "d’en haut avait suscité beaucoup des oppositions de la part d’habitants qui refusaient la logique qui a mené à la démolition du 50 galerie de l’Arlequin, la construction d’un nouveau parking et le redécoupage du réseau routier. Un collectif contre la démolition, ensuite surnommé Vivre à la Villeneuve a lancé la mobilisation, dénoncé la fausse concertation et a lancé un appel à la ministre du logement pour la remise en cause du projet de rénovation urbaine.
En 2013, à l’occasion du 40ème anniversaire de la Villeneuve et à l’initiative du collectif interassocati Villeneuve Debout, une multitude d’ateliers ont aboutit à la formulation d’un projet urbain stratégique et démocratique. Ce projet a montré qu’une autre approche de l’urbanisme est possible, issue « d’en bas », basée sur les intérêts des habitants, et qui visent les logiques de pouvoir d’agir des habitants.
#association_planning #grenoble #droit_à_la_ville #logement #Villeneuve #droit_au_logement #activisme_urban #urban_matter #villes #méthodes_participatives #savoirs_citoyens #savoirs_pratiques #savoirs_théoriques #community_organizing #advocacy_planning #désorganisation_sociale #empowerment
Les liens et documents qui suivent dans ce fil de discussion sont tirés d’informations que j’ai entendu dans un cours donné par David Gabriel, co-auteur du livret « Les tours d’en face » (▻https://halshs.archives-ouvertes.fr/halshs-01261860/document)
]]>A book for George Clooney and college classrooms on #humanitarianism
▻http://africasacountry.com/2015/11/a-book-for-george-clooney-and-college-classrooms-on-humanitarianism
In the world of transnational activism, there is a pre- and post-#Kony2012 era. In fact, #Kony2012 constituted a cathartic moment, a psychotic disturbance – both literally and figuratively – that unleashed.....
#CULTURE_PAGE #advocacy #Books #Celebrity #Literature #reviews
]]>A day in the life of King Abdullah
▻http://www.saudigazette.com.sa/index.cfm?method=home.regcon&contentid=20130223154239
Un entretien avec le fils du roi d’Arabie saoudite, sur la Syrie mais aussi sur les situation sociale dans le royaume
Welfare is increasingly the king’s concern, said Prince Miteb. Between two million and four million citizens live below the poverty line, and Saudi Arabia also has one of the highest rates of unemployment in the region, with an estimated two million of 28 million Saudis without work .
“[King Abdullah] gets upset when he repeatedly hears about unemployment, shortage of housing or delay in providing medical treatment to citizens,” he said.
Since 2011, the King has widely expanded welfare spending, including a pledge to invest US$37 billion (Dh136bn) on new housing projects, wage increases and unemployment benefits.
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