• #Agrivoltaïsme : nos cultures à l’ombre des panneaux solaires ?

    https://media.radiofrance-podcast.net/podcast09/10084-03.03.2023-ITEMA_23305371-2023C9549S0062-21.mp3

    https://www.radiofrance.fr/franceculture/podcasts/grand-reportage/agrivoltaisme-nos-cultures-a-l-ombre-des-panneaux-solaires-1544001

    Très intéressant, notamment pour la façon dont les agricultures se retrouvent piégés et comment le foncier agricole va exploser au profit du business électrique. Même si l’espace nécessaire est minimisé pour atteindre le projet de décarbonation, au final, on va perdre beaucoup de temps dans des études qui expliqueront que le photovoltaïque sur des terres agricoles, même démontable, ne permet plus de cultiver. Il semble clair que c’est encore un projet dément, et que le photovoltaïque devrait d’abord se faire sur des espaces construits préexistants : parking, toits, autoroutes etc

    Pour tenir nos objectifs de transition énergétique, le Parlement veut accélérer le déploiement de panneaux solaires dans les champs. L’agrivoltaïsme, concept récent, a désormais une définition légale centrée sur le principe de synergie entre l’activité agricole et la production d’électricité verte.

    @odilon

    #agriculture #terres_agricoles #photovoltaïque #énergie

  • La corsa ai suoli agricoli italiani dei nuovi “lupi solari”: una speculazione da fermare

    Mediatori immobiliari senza troppi scrupoli vanno alla caccia di terreni assediando agricoltori, meglio se vecchi, stanchi o indebitati, offrendo loro cifre più alte del valore di mercato. È il risultato di una transizione energetica impostata male e gestita peggio. E che favorisce i ricchi a scapito dei poveri. L’analisi-appello di Paolo Pileri.

    “Professore, come comportarsi quando aziende del fotovoltaico contattano offrendo cifre parecchio allettanti per acquisire suoli agricoli per installarci pannelli (non “agrivoltaico”)? Grazie”. È il messaggio che ho ricevuto una mattina di marzo alle dieci. Non è il primo che ricevo e temo non sarà l’ultimo.

    Diciamo però che sono la minima parte della minima parte dei casi che ci saranno in giro per le nostre campagne, letteralmente assaltate da mediatori immobiliari senza troppi scrupoli che vanno alla caccia di terreni assediando agricoltori, meglio se vecchi o stanchi o indebitati, così sono più facili da convincere a vendere offrendo loro cifre più alte del valore di mercato dei terreni agricoli.

    È quanto abbiamo sempre temuto e detto fin dall’inizio delle prime versioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza. È il risultato di una transizione energetica fatta partire sgommando e sbandando alla prima curva. Una corsa partita sciaguratamente senza regole (ma probabilmente hanno voluto così) che ha fatto drizzare le antenne a tutti gli speculatori dell’energia che hanno a loro volta sguinzagliato mediatori, geometri, architetti e perfino sindaci a cercare terre da comprare.

    Per convincere gli agricoltori stanno usando la leva della fretta. Mostrano tanti soldi e gli dicono che è questo e solo questo il momento giusto per vendere, inducendo il proprietario a decidere senza pensarci troppo. Questo sarebbe il libero mercato? Ho saputo di funzionari di società energetiche che si sono presentati negli uffici di piccoli Comuni facendo pressione per ottenere segnalazioni di terreni e di possibili persone facilmente convincibili a vendere. Pazzesco, eppure accade. E continuerà ad accadere dappertutto.

    Il messaggio di stamattina arrivava dal Friuli. Quando tutti questi speculatori solari avranno acquistato terre per fare i loro comodi, cominceranno a bussare minacciosi alle porte delle Regioni e del governo (che nel frattempo hanno emesso solo leggi deboli e regolamenti colabrodo) per chiedere facilitazioni e norme che deroghino alle poche regole che esistono, che non mettano loro i bastoni tra le ruote così da poter mettere a terra i pannelli che vogliono nel tempo che vogliono. Loro vogliono metterli a terra, non gli interessa l’agrivoltaico che, comunque (e lo ribadisco) è un dramma lo stesso per l’agricoltura, il paesaggio e il suolo.

    Agli speculatori solari non basta massimizzare i loro guadagni, vorranno anche essere celebrati come eroi green: non mi stupirà vederli sponsorizzare il prossimo festival di Sanremo o il campionato di calcio o magari le Olimpiadi 2026. E puntualmente la politica li porterà in trionfo.

    Possibile che non riusciamo in questo Paese a fare una cosa bene e nell’interesse di tutti e dell’ambiente? Possibile che non riusciamo a proteggere i deboli e frenare quelli che tirano fuori sempre le unghie per graffiare? Qui ci vuole poco. Essendo in clamoroso ritardo sulla pannellizzazione, avevamo (e forse abbiamo ancora) il vantaggio di costruire una regia pubblica forte, intelligente e senza stupidi compromessi, in grado di orientare il mercato nella direzione zero impattante e zero esclusiva. Già perché questo far west della caccia alle terre solari è tutto a vantaggio dei ricchi che hanno i soldi contanti contro i poveri cristi agricoltori che, alla fine, cederanno. Non sono i piccoli e poveri risparmiatori che stanno cercando terre per mettere pannelli. Non siamo davanti a una transizione energetica che sta proteggendo i più poveri.

    Per non parlare delle lunghe mani delle mafie, della ‘ndrangheta. Chissà che non stia già accadendo. Il governo e i governi regionali stanno monitorando? Oppure sono presi dal dare la caccia ai lupi che si aggirano per Courmayeur o nel Monferrato o in Val Seriana? Perché questo fa notizia anche se quei lupi naturali non fanno alcun male, se non a qualche gallina o pecora (che puntualmente mamma Stato ripaga), mentre i lupi solari non fanno notizia eppure sono pericolosissimi, famelici e ridurranno in brandelli paesaggi e agricolture.

    Dobbiamo tutti insieme stanare questi lupi solari e non smettere di denunciare questa assurda pratica che inoltre spopolerà le terre agricole più di quanto già sono spopolate. Dobbiamo chiedere ai governi, regionali e statale, di intervenire per disciplinare la questione una volta per tutte e in modo uniforme sul territorio nazionale. Non possiamo permetterci consumi di suolo solari, né possiamo permetterci di ferire mortalmente l’agricoltura, non possiamo permettere di perdere produzione alimentare, non possiamo perdere agricoltori. I pannelli solari vanno posizionati sui tetti dei capannoni logistici, commerciali e industriali prima di tutto, su tettoie da realizzare in tutti i posteggi pubblici con più di 50 auto, sopra gli impianti di depurazione, nelle stazioni di rifornimento carburanti, lungo le autostrade, e così via. Solo quando avremo finito di piazzarli da quelle parti, potremo pensare a nuove superfici. Ma non l’inverso. Non è possibile che in questo Paese si opti sempre per il “vincere facile”, aprendo sempre nuovi fronti alle speculazioni e alla insostenibilità. Bisogna opporsi. Bisogna parlarne. Bisogna stanare queste pratiche.

    https://altreconomia.it/la-corsa-ai-suoli-agricoli-italiani-dei-nuovi-lupi-solari-una-speculazi
    #spéculation #terres #énergie #transition_énergétique #compétition #agriculture #photovoltaïque #énergie_solaire #panneaux_solaires #sol #agrivoltaico

  • Projet de panneaux solaires dans les champs : Adret Morvan porte plainte contre le maire de Germenay – Adret Morvan
    https://adretmorvan.org/index.php/2023/01/24/projet-de-panneaux-solaires-dans-les-champs-adret-morvan-porte-plainte-

    Une enquête publique avec un avis favorable pour conclusion ne signifie pas forcément le feu vert à un projet industriel. Dans le cas des panneaux photovoltaïques à Germenay-Dirol, un conflit d’intérêts concernant le maire de Germenay, soulevé lors de l’enquête publique ne relevait pas de la compétence de la commissaire enquêtrice, qui l’a indiqué dans ses observations.

    C’est donc vers la Justice qu’Adret Morvan, mobilisée contre ce projet avec le Collectif Énergie citoyenne 58, se tourne, en déposant plainte contre le maire de Germenay pour prise illégale d’intérêts auprès de la procureure de la République de Nevers.

    (via https://dijoncter.info/germenay-projet-de-panneaux-solaires-dans-les-champs-adret-morvan-porte-)

    https://seenthis.net/messages/987120

    https://seenthis.net/messages/983770

    #panneaux_solaires #agrivoltaïsme

  • Dans le Gers, une zad fait de l’ombre à des panneaux solaires
    https://reporterre.net/Dans-le-Gers-une-zad-fait-de-l-ombre-a-des-panneaux-solaires

    Sur les coteaux d’Haget, en plein soleil derrière la grande affiche « Résistance et Sabotage, Haget Sauvage », un nouveau visage fait son apparition. Sabine habite avec son mari dans la seule maison collée directement au futur parc photovoltaïque. « Je ne suis pas contre les panneaux solaires, loin de là, mais pourquoi ne pas privilégier les hangars ou les grands bâtiments pour le photovoltaïque ? Tout a été fait discrètement dans ce projet, il n’y a pas eu de réelle prise en compte de l’avis de la population. »

    Marc, un autre Hagétois, est également de passage durant cet après-midi particulièrement ensoleillé. « Je promène souvent mes chiens sur ces collines », lance le retraité qui vit dans la commune depuis plus de quarante ans. « Je ne savais pas que le parc photovoltaïque était si important, je pensais qu’ils allaient mettre une dizaine de panneaux sur l’ancienne décharge », poursuit l’homme qui semble bien connaître les militants présents sur les collines. « Heureusement qu’il y a des jeunes comme eux qui défendent la nature face à ce genre de projet. »

  • Le solaire va grignoter de nouvelles terres agricoles
    https://reporterre.net/Le-solaire-va-grignoter-de-nouvelles-terres-agricoles

    Il y avait donc urgence à définir la chose [#agrivoltaïsme]. Qu’ont décidé les députés ? [...] Ces installations devront permettre de maintenir ou développer « durablement une production agricole », et apporter au moins un « service » à la parcelle : « améliorer son potentiel », l’adapter « au changement climatique », la protéger « contre les aléas » ou « améliorer le bien-être animal ». La production agricole devrait rester « l’activité principale », et les installations être « réversibles ». Un amendement de députés Renaissance, adopté contre l’avis du gouvernement, prévoit même qu’une installation « agrivoltaïque » ne pourra se faire que si les toits des hangars ont déjà été équipés de panneaux. En dehors de l’agrivoltaïsme ainsi défini – et facilité –, les fermes solaires seront fortement encadrées : elles ne pourront se faire que sur des sols « réputés incultes ou non exploités » depuis au moins dix ans avant la promulgation de la loi.

    Une définition qui satisfait France Agrivoltaïsme : « Elle va permettre de clarifier les choses et de pousser les projets qui ont réellement un sens pour la production agricole et l’adaptation au changement climatique », se félicite M. Kasriel.

    Du côté de La France insoumise, la députée Aurélie Trouvé craint un essor des projets « au risque de faire s’envoler les prix des terres agricoles, parce que la location de terres pour du photovoltaïque, ça peut rapporter 5 000 euros l’hectare ». Les parlementaires de la Nupes voulaient prioriser le solaire sur les toits et les friches, pour préserver au maximum les terres nourricières de la spéculation. Une autre inquiétude concerne les zones forestières : un article prévoit que les installations photovoltaïques ne pourront pas se faire dans les bois « lorsqu’elles nécessitent un défrichement »… sauf que cette interdiction ne concerne que les projets à partir de 25 hectares.

    « C’est une grande occasion manquée de mieux réguler le solaire et de le faire avancer là où il faudrait, regrette l’élue. Comme pour tout le reste du projet de loi, il n’accélère pas là où il faudrait — sur l’éolien en mer, le solaire sur les toits et les parkings — mais il libère une tonne de contraintes pour les entreprises avec le risque d’introduire le chaos sur le marché des énergies renouvelables. » Le texte sera voté dans son ensemble le 10 janvier prochain.

  • Agrivoltaïsme : paysans, notre métier n’est pas de produire de l’énergie
    https://reporterre.net/Agrivoltaisme-paysans-notre-metier-n-est-pas-de-produire-de-l-energie

    Imaginez des centaines de milliers d’hectares de champs recouverts de panneaux métalliques. Posés tantôt à 1,50 mètre du sol, pour mettre des moutons en dessous, ou à 5 mètres lorsqu’il s’agit d’installations high-tech, telles des « ombrières » pour couvrir des vergers ou des « canopées » pour les grandes cultures céréalières. Imaginez des paysannes et paysans devenus producteurs de kilowatts... Cette dystopie se nomme l’« #agrivoltaïsme » [1], elle est en passe d’être votée dans la prochaine loi dite d’accélération des énergies renouvelables, dont le texte sera examiné en séance publique à l’Assemblée nationale à partir du 5 décembre.

    Selon le président Macron, lors des Terres de Jim, dans le Loiret le 9 septembre, elle « va permettre d’aller plus vite sur l’agrivoltaïsme », en apportant un « potentiel important de complément de revenu pour nos agriculteurs ».

    Nous pensons au contraire que ce mot ronflant d’« agrivoltaïsme » relève du marketing : il dissimule l’accaparement des terres agricoles par des sociétés de production d’énergie pressées de s’enrichir, sur le dos du monde paysan.

    Aurélie Trouvé sur l’oiseau bleu
    https://twitter.com/TrouveAurelie/status/1600125705408634881?s=20&t=NNYLR4FgiK0WMvxuVQzJ6Q

    • Je trouve que le titre est très mal choisi.

      Avant tout je pose que je suis d’accord avec le fait que le mélange industrie et agriculture est catastrophique, qu’il soit pour la production de nourriture ou d’énergie (biomasse, photovoltaïque...).

      En revanche...ça joue un peu sur la sémantique et peut être aussi sur les définitions mais il me semble tout d’abord que l’agriculture C’EST produire de l’énergie (et distribuer des nutriments)...stockée dans des aliments. C’est un peu différent...mais pas tant que ça.

      Ensuite si on prend une agriculture un peu plus paysanne (disons par exemple que planifier quelques hectares bien choisis et bien gérés pourraient permettre de nourrir un quartier comme l’envisage l’ami Dekarz), la planification du territoire local pour produire de l’énergie (particulièrement du bois de chauffage) me semble avoir du sens aussi.
      Avant les agriculteurs faisaient ça avec les forêts locales et ils choisissaient les arbres qu’ils coupaient en trogne pour assurer un bois de chauffage perenne au fil du temps.
      L’article frôle cette possibilité en parlant de l’agroforesterie...mais n’y va pas vraiment, peut être à cause du titre justement.

    • Il y a déja tellement de surfaces imperméabilisées, bétonnée polluées, etc. pourquoi aller chercher des surfaces agricoles pour produire de l’électricité ? Si ce n’est pour péréniser des produit agricoles à un prix ridiculement bas au bénéfice de l’agro-industrie. La production électrique devenant le complément de revenu « nécessaire »