#al-sisi

  • Gli affari dei “campioni italiani” con il regime di #al-Sisi in Egitto

    #Eni, #Snam, #Intesa_Sanpaolo e #Sace hanno stretto in questi anni rapporti proficui con il governo del Cairo, responsabile di gravi violazioni dei diritti umani. Nemmeno l’omicidio di Giulio Regeni ha segnato un punto di svolta nella fossile “campagna d’Egitto”. Il dettagliato report di ReCommon (https://www.recommon.org) in occasione della Cop27 sul clima.

    Perché Eni ha continuato ad aumentare i propri investimenti in Egitto persino dopo che sono emersi possibili legami tra l’assassinio del ricercatore italiano Giulio Regeni e il regime di Abdel Fattah al-Sisi? Qual è stata la destinazione finale degli ingenti finanziamenti che Intesa Sanpaolo ha concesso al ministero della Difesa e al ministero delle Finanze egiziani? Perché l’assicuratore pubblico Sace non ha avuto alcuna remora nel garantire la raffineria di Assiut, nonostante altri attori finanziari fossero preoccupati per le implicazioni reputazionali derivanti proprio dal “caso Regeni”? E perché Snam non pubblica ancora l’elenco completo degli azionisti dell’East mediterranean gas company?

    Sono solo alcune delle domande che ReCommon ha rivolto alle principali aziende e società italiane che hanno stretto in questi anni rapporti proficui con il governo egiziano, accusato di gravi e ripetute violazioni dei diritti umani (su tutte la detenzione di circa 60mila dissidenti politici) e che si rifiuta di collaborare con gli inquirenti italiani nelle indagini sul rapimento, la tortura e l’omicidio di Giulio Regeni. Gli interrogativi, insieme a un’attenta analisi degli interessi economici delle singole realtà, è contenuta nel dossier “La campagna d’Egitto – Gli affari dei ‘campioni’ italiani con il regime di al-Sisi” pubblicato il 7 novembre 2022, all’indomani dell’apertura della 27esima Conferenza della Nazioni Unite sul clima (Cop27) che si svolge a Sharm el-Sheikh. Un documento preciso e dettagliato da cui emerge, ancora una volta, come il business prevalga sui diritti umani e sui processi democratici.

    L’Egitto è un punto di investimento centrale per Eni, che lì possiede circa il 20% delle proprie riserve di gas con una produzione annuale di 15 miliardi di metri cubi (pari al 30% del totale dell’azienda e al 60% di quella egiziana) per un utile di 5,2 miliardi di euro in cinque anni, che costituisce circa un terzo degli utili complessivi della divisione “Esplorazione e produzione”.

    Uno snodo chiave negli interessi dell’azienda in Egitto è stata la scoperta ad agosto 2015 del giacimento sottomarino “Zohr” che, secondo le esplorazioni di Eni, conterebbe circa 850 miliardi di metri cubi di gas: si tratterebbe quindi di una delle maggiori riserve a livello mondiale e la più grande nel Mediterraneo. Con l’omicidio Regeni, rinvenuto il 2 febbraio 2016, le relazioni diplomatiche tra i due Paesi si sono però complicate. “Abbiamo detto chiaramente che noi siamo per i diritti umani, per questo pretendiamo chiarezza assoluta. La vogliamo come italiani e come Eni”, aveva dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato dell’azienda, a Il Messaggero il 6 marzo 2016. Ma solo pochi giorni prima, il 21 febbraio, la sua società aveva ottenuto l’assegnazione proprio dell’appalto per il giacimento “Zohr”.

    Secondo ReCommon al centro dei legami tra Eni e il regime di al-Sisi vi sarebbero i debiti accumulati dalle aziende energetiche egiziane nei confronti delle compagnie fossili straniere che nel 2013, anno della presa del potere da parte del generale, avevano raggiunto quota sei miliardi di euro. In particolare Eni era tra le aziende più esposte, con un ammontare di crediti scaduti pari a un miliardo di euro. Nel 2015 l’azienda italiana è riuscita però ad accordarsi con l’Egitto garantendo cinque miliardi di euro in investimenti in cambio di condizioni contrattuali favorevoli che comprendono anche un raddoppio del prezzo del gas che il Paese acquista dall’azienda. “Di lì a poco la società realizzerà la maxi scoperta di ‘Zohr’ e nel giro di qualche anno i debiti contratti dallo Stato egiziano risulteranno azzerati. Non c’è ombra di dubbio che, dal punto di vista degli affari, Eni abbia vinto la sua scommessa, accettando però di legarsi al regime egiziano con un nodo così stretto da non allentarsi neppure di fronte all’uccisione di un cittadino italiano”, ricorda ReCommon. Inoltre grazie ai progetti realizzati da Eni, il regime di al-Sisi è riuscito a conquistarsi un ruolo di primo piano nello scacchiere energetico regionale ed europeo

    Anche Snam, il più grande operatore d’Europa per quanto riguarda il trasporto del gas e che gestisce una rete di 41mila chilometri e una capacità di stoccaggio di 20 miliardi di metri cubi, partecipata dallo Stato italiano, vanta numerosi affari nel Paese nordafricano. L’azienda ha acquistato a dicembre 2021 il 25% della East mediterranean gas company (Emg), proprietaria del gasdotto Arish-Ashkelon che collega Israele ed Egitto, anche noto come “Gasdotto della pace”. Secondo ReCommon tra gli azionisti di Emg vi sarebbero Emed, una società “partecipata dalla israeliana Delek Drilling e dal gruppo statunitense Chevron” e che controlla il 39% di Emg. Secondo le inchieste di ReCommon e della testata investigativa egiziana Mada Masr, Emed avrebbe legami con i vertici dei servizi segreti egiziani.

    “Tutti questi investimenti infrastrutturali vengono attuati grazie agli istituti di credito e alle istituzioni finanziarie. In prima fila c’è Bank of Alexandria, la sussidiaria locale del primo gruppo bancario italiano, Intesa Sanpaolo”, ricorda ReCommon. L’istituto è la quinta banca d’Egitto e conta 1,5 milioni di clienti su 179 filiali. Nel 2006 il governo di Hosni Mubarak aveva venduto per 1,6 miliardi di dollari l’80% delle azioni della banca a Intesa Sanpaolo. Bank of Alexandria, partecipata anche dal governo egiziano, afferma di essere il canale privilegiato degli investimenti italiani nel Paese nordafricano, tra cui il settore oil&gas e quello degli armamenti.

    A garanzia degli investimenti vi è poi Sace, l’assicuratore pubblico italiano controllato dal ministero dell’Economia, che tra il 2016 e il 2021 ha emesso garanzie a progetti oil&gas per un totale di 13,7 miliardi di euro, ponendosi così al terzo posto per il supporto finanziario all’industria fossile dopo le controparti canadesi e statunitensi. In Egitto, Sace ha emesso garanzie per 3,9 miliardi di euro. Tra le infrastrutture supportate dall’istituto vi sono due raffinerie: la Middle East oil refinery (Midor) e l’Assiut oil refinery (Aor), entrambe in capo all’Egyptian general petroleum corporation (Egpc), l’azienda petrolifera di Stato.

    Per realizzare Midor, Sace ha garantito i prestiti di Bnp Paribas, Crédit agricole e Cassa depositi e prestiti (Cdp) per un ammontare di 1,2 miliardi di euro. Mentre per quanto riguarda la raffineria di Assiut, Sace ha agito in modo simile garantendo a febbraio 2022 un supporto finanziario pari a 1,32 miliardi di euro: l’impianto è la più grande raffineria dell’Egitto meridionale e si tratta di un’infrastruttura strategica per al-Sisi che ha presenziato personalmente l’inaugurazione dei lavori il 22 dicembre 2021. Tuttavia secondo le ricostruzioni dei quotidiani StartMag e Milano Finanza (citate nel report di ReCommon) vi sarebbero state delle resistenze all’interno di Cdp in merito al finanziamento della raffineria dovute alla “scarsa sostenibilità ambientale e a imprecisate ‘considerazioni geopolitiche’”.

    La stima di 3,9 miliardi di euro relativa alle garanzie di Sace comprende però solo il supporto alle operazioni classificate di categoria A e B cioè “quei progetti che possono avere ripercussioni ambientali e sociali che vanno da gravi a irreversibili: raffinerie, oleodotti, gasdotti, centrali termoelettriche, petrolchimici, dighe e altre mega-infrastrutture”. Sace, infatti, non è obbligata a riportare le altre categorie di investimento tra cui possono ricadere armamenti come ad esempio l’acquisto di due fregate militari italiane da parte dell’Egitto da Fincantieri nel 2020 per un totale di 1,2 miliardi di euro. L’esposizione storica di Sace al regime del Generale al-Sisi è quindi molto superiore ai 3,9 miliardi di euro dichiarati.

    https://altreconomia.it/gli-affari-dei-campioni-italiani-con-il-regime-di-al-sisi-in-egitto

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  • Egypt Academics, Researchers Caught In State Crosshairs

    Clutching his passport and ticket to Seattle, #Waleed_Salem had a sinking feeling he would be prevented from boarding his flight from Cairo because of his academic research. His hunch proved right.

    The political science doctoral candidate at the University of Washington had already tried to fly out in May last year to see his 13-year-old daughter but authorities confiscated his passport and he missed the flight.

    Last month, “I went with the knowledge that I might be turned back ... I was optimistic but without any certainty. I’ve done nothing wrong so I shouldn’t be worried,” Salem told AFP, after he was stopped again.

    Salem, who was doing fieldwork on how courts have tried to resolve political disputes in Egypt and Pakistan since the 1950s, was arrested, blindfolded and handcuffed for five days in May 2018.

    He was later accused of “joining a terror group” among other charges.

    “At the national security prosecution, I was asked about the intricacies of the thesis. Who was my supervisor? What were the chapter titles? Who did you meet? They told me basically: ’You’re saying the judiciary is politicised,’” he explained.

    He had already spent over six months in Egypt’s notorious Tora prison before being released in December 2018 on probation, having to report to a police station twice a week.

    “I cannot wrap my mind around the unspeakable cruelty of preventing me from seeing my daughter for over three years for no reason. No one ever has given me a reason for all of this.”

    #Ilyas_Saliba, a research fellow at the Berlin-based Global Public Policy Institute, said academics were vulnerable.

    “In a country in which the security services aim to control public debate on political issues, scholars who contradict the official state narrative can quickly find themselves on the target list,” he said.

    Under the rule of long-time autocrat Hosni #Mubarak, Egypt’s academic freedoms were already restricted but they have narrowed dramatically since President Abdel Fattah #al-Sisi took office in 2014.

    Egypt ranks in the lowest group on the Academic Freedom Index.

    “An array of legal and regulatory changes aimed ... at increasing political control” has led to a deterioration of freedom to teach and research, said Saliba, who co-authored the latest index.

    The interior ministry did not respond to AFP’s requests for comment on researchers jailed.

    #Patrick_Zaki, who took a quick break from postgraduate studies at Italy’s Bologna University to see his family, was detained upon arrival in Cairo in February 2020 and promptly jailed.

    “I pleaded with him to come because I missed him. He’s my elder son and I have a close relationship with him. I just wanted to see him for a few days. I blame myself that I made him come,” Zaki’s mother, Hala Sobhy, told AFP.

    Zaki’s detention revived painful memories of the disappearance and murder of an Italian researcher in Cairo five years ago.

    The badly mutilated corpse of #Giulio_Regeni, a Cambridge University doctoral student whose thesis examined labour unions in Egypt, was found on the outskirts of Cairo eight days after his disappearance in January 2016.

    Last month, Rome ordered the trial in absentia of four senior Egyptian security personnel implicated in his murder. Cairo has resolutely refused to hand them over.

    Thousands in Italy have signed petitions calling for Zaki’s release, and the country’s senate in April voted to grant him Italian citizenship to receive consular support.

    Sobhy’s son is languishing in jail charged with “harming national security” and “incitement to overthrow the state”. His detention has just been renewed for another 45 days.

    “When I imagine his confinement, I feel like I’m suffocating ... We thought he’d be jailed for a few weeks, but it has gone on for over a year,” she said.

    In a similar case, #Ahmed_Samir, a master’s student at the Central European University in Vienna, also came to Egypt on a family visit and was arrested in February.

    He has been accused of “broadcasting false news” and is due to appear in a state security court again next week.

    Other young Egypt-based researchers have also been detained, including #Kholoud_Amer, head of the translation unit at Alexandria Library, and #Shaima_Sami, a Cairo-based researcher with the Arab Network for Human Rights Information.

    https://www.barrons.com/news/egypt-academics-researchers-caught-in-state-crosshairs-01622943313
    #répression #Egypte #recherche #université #persécution

  • Presidential dreams tickle the fancy of ordinary Egyptians
    http://english.al-akhbar.com/content/presidential-dreams-tickle-fancy-ordinary-egyptians

    Cairo: With visible confidence and great ambition, many Egyptians flocked over the past few days to the headquarters of the Supreme Presidential Electoral Commission (SPEC) to submit their candidacies. Many of them are ordinary citizens far removed from the world of politics, but some of them are former victims of torture or other tragic circumstances. They came with the hope that they can improve the situation and end injustice if they are elected.

    Salma Khitab

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    #Mideast_&_North_Africa #al-Sisi #Articles #Egypt #Hamdeen_Sabahi #presidential_elections

  • Twenty-four hours at Rafah
    http://english.al-akhbar.com/content/twenty-four-hours-rafah

    Palestinians wait for relatives coming from #Egypt at the Rafah border between Egypt and the southern #Gaza Strip on March 9, 2014. (Photo: AFP-Said Khatib) Palestinians wait for relatives coming from Egypt at the Rafah border between Egypt and the southern Gaza Strip on March 9, 2014. (Photo: AFP-Said Khatib)

    The Palestinians are unwelcome in Egypt. Their living conditions have further deteriorated following accusations by the new Egyptian regime that Gaza residents, mainly affiliated with #Hamas, are launching “terrorist attacks” inside the country. This situation is reflected by the humiliating treatment Palestinians are being subjected to on both sides of the Rafah crossing.

    Hani (...)

    #Palestine #al-Sisi #Articles #Beirut #Cairo #Lebanon