• Il a écrit cela sur facebook hier:
      +++ COMUNICAZIONE DI SERVIZIO +++

      Ho deciso di non fare più il corrispondente per media italiani. In Italia di giornalismo freelance non si vive e noi giovani giornalisti/e non abbiamo la forza e la voglia di cambiare questa situazione. Chi lavora nei media sa che è così. Non c’è bisogno di tante parole. Arrivi massimo a 4-500 euro al mese, non è sostenibile.

      Le frustrazioni le lascio alle spalle senza tanta amarezza. A volte bisogna deporre le armi, almeno per un po’ e ripensarsi. Le soddisfazioni e gli obiettivi professionali che mi ero posto in gran parte li ho raggiunti. Non ho mai accettato di lavorare gratis e mai a meno di 50 euro a pezzo, ho sempre pagato le tasse, regolarmente fatturato, pagato migliaia di euro all’Inpgi, all’Ordine dei giornalisti etc. Non ho rimpianti insomma. La mia parte l’ho fatta. E a parte molti difetti, non mi credo certo il giornalista migliore del mondo, qualche competenza, credo di averla accumulata in questi anni.

      Semplicemente per chi vuole fare il freelance nelle redazioni non c’è posto e negli esteri non si investe e quindi non si fanno inchieste e non si lavora in condizioni di sicurezza a volte pagando anche con la vita. Gli esempi, anche recenti sono tanti.

      Le storie che le persone mi hanno affidato, mi affidano e affideranno con tanta speranza per le strade di questo nostro mediterraneo meraviglioso le racconterò in altri modi, forme e tempi. Sono un tesoro troppo prezioso che non voglio sprecare. Continuerò a scrivere e accettare proposte, ma scriverò solo per chi mi va e quando mi va, senza inseguire più un’industria mediatica che non riesce a produrre quasi niente di decente sugli esteri a livello mainstream. Guardo oltre all’Italia e a forme di narrazione nuove che vanno al di là delle news.

      La qualità è così bassa e l’ignoranza così diffusa che dopo quasi 10 anni di lavoro da Istanbul con i media italiani ancora mi meraviglio per il livello sempre più basso che si riesce a raggiungere. Arrivati al fondo da tempo si scava. Certo ci sono colleghi preziosi e persone competenti, ma lavorano soprattutto per passione facendo un lavoro sottopagato e in condizioni di sicurezza precaria, vivendo poco sopra la soglia di povertà. Producono storie di qualità a loro spese, a loro rischio e pericolo e NONOSTANTE non GRAZIE al sostegno dei loro direttori troppo dipendenti dalla politica di palazzo per voltarsi a guardare quanto accade nel mondo.

      Sulla Turchia, l’area di cui mi occupo e il Paese che è diventato la mia casa dal 2005, il silenzio è quasi totale. Si combatte un guerra sanguinosa con i curdi, il governo è sempre più autoritario e ci sono autobombe e stragi quasi quotidiane senza contare che la guerra civile siriana si combattere ormai anche qui. Colpevolmente sui media mainstream italiani se ne parla pochissimo. Di analisi manco l’ombra. Ai direttori (non ho detto lettori, badate bene) non interessa.

      Faccio anche io una piccola autocritica, la responsabilità di raccontare quanto accadeva in questi ultimi mesi l’ho sentita forte anche io, a volte ha fatto male, ma bisogna fare delle scelte e la mia è stata quella di prendermi il tempo per ragionare sul futuro senza farmi travolgere dal presente. Tornerò a raccontare quanto mi succede attorno e vivo nella mia Istanbul e in Turchia molto presto, per qualche indizio sul futuro date un occhio al mio nuovo sito: http://albertotetta.matchbox.media/news

      Grazie di cuore alle persone meravigliose che mi hanno dato grande fiducia, insegnato il mestiere, a scrivere e ad «essere gli occhi del lettore» come mi disse Rachele Gonnelli all’inizio della collaborazione con l’Unità. Grazie a quell’esperienza meravigliosa che è Osservatorio Balcani e Caucaso da dove tutto è partito e che mi ha dato tantissimo, in particolare a Roberta Bertoldi, Luisa Chiodi, Francesco Martino Cecilia Ferrara. Alle persone che mi hanno dato fiducia a Europa, il Riformista, il Manifesto, l’Unità, Radio 24, Left, Radio e televisione svizzera italiana, Lettera43 etc. Grazie a Mauro Sarti Laura Pasotti Pietro Scarnera con cui ho lavorato a Bologna. Alla grande Rainews, una delle poche eccezioni di qualità in Italia e in particolare a Annamaria Esposito e Marlon Mistretta Di Casafioravanti. A Orietta Moscatelli Antonio Moscatello e a tutta la crew Nuova Europa di askanews, per cui ho lavorato come corrispondente da Istanbul per due anni, un grande abbraccio, e in bocca al lupo. Grazie di cuore anche a Franca Roiatti e Elisabetta Burba di Panorama. Una delle migliori collaborazioni in questi anni. Un grazie a tutte le colleghe e i colleghi incontrati per strada a Istanbul e il resto della Turchia in particolare: Marta Ottaviani, Cristoforo Spinella, Nicola Mirenzi Lena Dg. Un grazie anche a Laura Cappon, Giovanni Stinco, la mitica Sarah Buono e Chicco Elia, grazie di esserci stati quando serviva.

      Un abbraccio forte alla mia famiglia di Matchbox Media-Collective e a Francesca Tosarelli, una sorella, Andrew Connelly Jo Jo Lam, Jordie Montevecchi per avermi accompagnato e spinto, con pazienza, a ripensarmi e guardare oltre.

      Un ringraziamento particolare anche a tutti e tutte coloro che mi hanno seguito, letto, commentato, condiviso i miei articoli, i reportage, le corrispondenze etc e mi hanno mandato messaggi di approvazione e sostegno in questi anni. Non vi preoccupate, non è un addio.

      #Italie

  • Campi profughi siriani in Turchia
    –-> #camps de #réfugiés #syriens en #Turquie

    Nel 2011 con l’inizio del conflitto siriano, migliaia di profughi varcarono il confine con la Turchia per fuggire alla repressione delle truppe governative del presidente siriano Bashar al-Assad. Nella provincia turca di Hatay/Antiochia, a pochi chilometri dal confine siriano, furono allestiti campi di accoglienza

    #Reportage di Fazıla Mat
    Foto di #Maria_Alba_Gilabert e #Alberto_Tetta

    http://www.balcanicaucaso.org/Media/Multimedia/Profughi-siriani-in-Turchia-un-reportage-multimediale

    #photo #photographie #photoreportage #migration #asile #camps_de_réfugiés

    cc @albertocampiphoto