#alieu_kosiah

  • Kosiah : « Mettez-moi en prison pour un millier d’années, je n’ai peur de personne »
    https://www.justiceinfo.net/fr/tribunaux/tribunaux-nationaux/46207-kosiah-mettez-moi-prison-millier-annees-peur-personne.html

    Le procès tant attendu de l’ancien chef de guerre libérien Alieu Kosiah a débuté, à Bellinzone (Sud de la Suisse) par l’interrogatoire de l’accusé. Selon le ministère public de la Confédération, où il vit depuis plus de vingt-cinq ans, l’homme aurait commis des crimes de guerre durant la première guerre civile du Liberia. Kosiah, combatif et véhément, dément tout en bloc.

    Le jeune Alieu Kosiah était mineur, selon ses dires, lors de son premier exil, en Sierra Leone, où il a rejoint le mouvement rebelle Ulimo au sein duquel il a monté les échelons de commandement. Selon l’accusation, à ce titre il a « donné l’ordre à ses troupes de commettre durant les années 1993 à 1995, dans le comté de Lofa [Nord du Liberia], notamment des meurtres de civils, un viol ainsi que des actes visant à réduire la population en (...)

    #Tribunaux_nationaux

  • Le procès du Libérien Alieu Kosiah s’ouvre en Suisse
    https://www.justiceinfo.net/fr/tribunaux/tribunaux-nationaux/46154-proces-liberien-alieu-kosiah-ouvre-suisse.html

    Alieu Kosiah, ancien chef de guerre libérien, est la première personne à être jugée en Suisse pour crimes de guerre devant un tribunal civil. Son procès a été maintes fois repoussé. Il s’ouvre ce 3 décembre à Bellinzone dans une ambiance tendue, après six ans de détention préventive et dans les conditions sanitaires restrictives d’une pandémie. Un enjeu pour le parquet fédéral suisse. Et pour le Liberia.

    Près de 200 jours de retard et quatre faux départs. Attendu depuis des années, initialement prévu pour le 14 avril, reporté à juin, puis août, puis novembre, le procès d’Alieu Kosiah, ancien chef de guerre libérien de la première guerre civile des années 90, devrait enfin débuter ce jeudi 3 décembre. Des délais qui ont mis sur les nerfs le tribunal pénal fédéral de Bellinzone, en Suisse italienne, qui n’a annoncé (...)

    #Tribunaux_nationaux

    • Crimini di guerra in Liberia ricostruiti in aula penale

      I fatti del presente procedimento si sono svolti nel contesto della prima guerra civile in Liberia (1989-1996). Questa guerra (…) è stata una delle più violente che il continente africano abbia mai conosciuto". Basta questa prima frase dell’atto d’accusa per capire che, quello che comincerà il 3 dicembre al Tribunale penale federale (Tpf) di Bellinzona, non è un processo come gli altri. Per la prima volta in Svizzera una persona sarà giudicata per crimini di guerra da un tribunale ordinario. Alieu Kosiah, ex comandante dello #United_liberation_movement_for_democracy_in_Liberia (#Ulimo) è accusato di vari crimini, tra cui l’uccisione di 20 civili tra il 1993 e il 1995.
      Dopo aver guidato le milizie dell’Ulimo, una fazione ribelle che si è macchiata di crimini abominevoli, Alieu Kosiah si è trasferito in Svizzera. Dalle parti di Losanna ha vissuto per oltre quindici anni: si è sposato, ha divorziato, senza che nessuno potesse sospettare del suo passato. Tutto tranquillo fino a quando, nel 2014, è stato arrestato. Da allora non è più uscito di prigione. Sette vittime liberiane lo accusano di aver partecipato direttamente a crimini di guerra. Nell’atto d’accusa del Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) sono descritti venti omicidi diretti, uno stupro, il reclutamento di bambini soldato e atti di cannibalismo e saccheggio.
      Le vittime sono sostenute dall’Ong Civitas Maxima, fondata dall’avvocato ginevrino Alain Werner, profondo conoscitore dell’Africa Occidentale. «Il nostro scopo - spiega al Caffé Alain Werner - è quello di fare delle inchieste sul terreno per documentare dei crimini internazionali che, nella stragrande maggioranza dei casi restano impunite, ciò che è uno scandalo, e fare in modo che le vittime abbiano accesso alla giustizia». Nel caso di Alieu Kosiah, arrestato nel Canton Vaud, tocca alla giustizia elvetica occuparsene. Il suo avvocato, Dimitri Gianoli, contattato dal Caffè, afferma che «il mio cliente contesta tutti i fatti addotti a suo carico in relazione alla Liberia». In questi anni, a seguito delle segnalazioni di alcune Ong, l’Mpc ha aperto alcune inchieste in reazione a presunti crimini di guerra: alcune sono state abbandonate, altre sono ancora in corso. Di certo, però, il perseguimento di questi crimini non è stata una priorità tanto che la strategia messa in atto da Berna è stata da più parti criticata. Ora, si giunge infine ad un primo processo. «È un processo storico, per la Svizzera, per il Liberia e per le vittime di un conflitto atroce completamente dimenticate dalla giustizia internazionale», esclama Werner secondo cui, però, «la Svizzera può e deve fare molto di più in questo ambito».
      Complice il coronavirus e «al fine di preservare sicurezza e salute dei numerosi partecipanti provenienti dall’Africa» il Tribunale ha posticipato quattro volte i dibattimenti. Giovedì, finalmente, si comincia. Ma la Corte intende procedere solo con le questioni pregiudiziali e l’audizione dell’imputato. Il seguito dei dibattimenti avrà luogo nel 2021: la strada è quindi ancora molto lunga.

      http://www.caffe.ch/stories/Fatti/67204_crimini_di_guerra_in_liberia_ricostruiti_in_aula_penale

      #guerre #guerre_civile

    • L’inferno liberiano fa capolino a Bellinzona

      Al Tribunale penale federale è comparso un uomo accusato di crimini di guerra in Liberia negli anni ’90. Una prima in Svizzera.

      L’atteso processo di Alieu Kosiah, il cittadino liberiano accusato di crimini di guerra per le molteplici atrocità commesse in Liberia in qualità di comandante di un gruppo armato, è iniziato questa mattina al Tribunale penale federale di Bellinzona (Tpf). Il dibattimento ha però preso il via senza l’assenza di coloro che affermano di essere le vittime delle atrocità commesse nella seconda metà degli anni novanta. Ecco il punto della situazione di un processo che, comunque vada, è già stato definito «storico».

      L’assenza delle vittime, bloccate in Liberia dal coronavirus (e dai quattro rinvii del Tribunale che non hanno facilitato l’organizzazione) è stata criticata dagli avvocati delle parti civili che, in entrata, hanno subito chiesto di rimandare il processo. "Non è così che immaginavamo che sarebbe andato questo processo storico che vede convogliare a Bellinzona gli occhi di tutto il mondo” ha esclamato Alain Werner, uno degli avvocati delle parti civile e fondatore dell’Ong Civitas Maxima, all’origine dell’inchiesta contro Alieu Kosiah.

      In sostanza le vittime chiedono di potere guardare negli occhi Alieu Kosiah durante a sua deposizione: «In una causa che si basa molto sulla parola dell’altro, è particolarmente importante che i nostri clienti possano partecipare all’udienza per sentire dal vivo ciò che l’imputato ha da dire, senza passare attraverso il filtro della traduzione e delle trascrizioni con tutti i rischi di perdita di chiarezza” ha affermato Alain Warner.

      Una quindicina di inchieste in corso

      È la prima volta che in Svizzera, un tribunale ordinario, è chiamato a chinarsi su dei crimini internazionali. Già nel 1999 la Confederazione è stata il primo Stato europeo a processare un uomo per i massacri commessi in Ruanda. Il processo, però, si svolse davanti al Tribunale militare di Losanna, all’epoca l’unico competente per i crimini di guerra.

      Poi, dal 2011, sono entrate in vigore in Svizzera le nuove disposizioni dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, ratificato dalla Confederazione nel 2001. Questa modifica legislativa ha introdotto nel Codice penale i crimini contro l’umanità e definito in maniera più precisa i crimini di guerra. Grazie a questi nuovi ordinamenti giuridici il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) ha ora la competenza di giudicare e punire una persona che ha commesso atti contro l’umanità anche al di fuori del territorio elvetico.

      In questi anni, la Procura federale ha ricevuto una settantina di segnalazioni: la maggior parte dei quali ha portato ad un decreto di non entrata in materia o a un decreto d’abbandono, come nell’inchiesta che ha coinvolto la raffineria ticinese Argor-Heraeus per una vicenda legata all’oro insanguinato in Repubblica democratica del Congo. Attualmente sono aperte una quindicina di inchieste.

      Oggi si giunge infine ad un primo processo. Un processo definito da più parti come “storico”, come testimonia anche la buona presenza di giornalisti in aula e i diversi articoli apparsi sulla stampa internazionale.

      Una guerre violentissima

      “I fatti del presente procedimento si sono svolti nel contesto della prima guerra civile in Liberia (1989-1996). Questa guerra (…) è stata una delle più violente che il continente africano abbia mai conosciuto». Basta questa prima frase dell’atto d’accusa per capire che, quello iniziato oggi non è un processo come gli altri.

      Alieu Kosiah, ex comandante dello United liberation movement for democracy in Liberia (Ulimo) è il protagonista in una lista di 25 violazioni delle leggi di guerra commesse da lui stesso o dai soldati del suo gruppo Zebra, uno dei battaglioni Ulimo che si opponeva al Fronte patriottico nazionale della Liberia (Nplf) del famigerato Charles Taylor, lui stesso arrestato nel novembre 2014 e condannato da un Tribunale speciale per crimini commessi solo in Sierra Leone. Nella regione di Lofa, la principale area colpita dai presunti atti di Alieu Kosiah, i civili sono stati deliberatamente e sistematicamente presi di mira durante le ostilità. Secondo la Commissione per la verità e la riconciliazione della Liberia, solo in quella zona sono state contate più di 93.000 vittime.

      La lunga lista di crimini stilata nell’atto d’accusa firmato dal procuratore federale Andreas Müller comprende una ventina di omicidi diretti, uno stupro, il reclutamento di bambini soldato e atti di saccheggio e cannibalismo (il cuore strappato ad un cadavere e mangiato da alcuni soldati). Dopo aver guidato le milizie dell’Ulimo, Alieu Kosiah si è trasferito in Svizzera. Dalle parti di Losanna ha vissuto per oltre quindici anni: si è sposato, ha divorziato, senza che nessuno potesse sospettare del suo passato. Tutto tranquillo fino a quando, nel 2014, è stato arrestato. Da allora, accusato da sette persone, non è più uscito di prigione, come ha ribadito in aula l’imputato interropendo il discorso del suo avvocato, Dimitri Gianoli.

      Quest’ultimo, oltre ad affermare l’estraneità del su assistito nei fatti, ha attaccato in aula il doppio ruolo, e il presunto conflitto d’interessi, di Alain Werner, avvocato di alcune vittime e fondatore e direttore dell’Ong Civitas Maxima. La richiesta è stata quella di togliere l’incarico all’avvocato. L’inizio del processo è stato quindi subito intenso e battagliero. Si vedrà nei prossimi giorni cosa decideranno i giudici a proposito delle diverse richieste delle parti. Affaire à suivre.

      https://www.areaonline.ch/L-inferno-liberiano-fa-capolino-a-Bellinzona-f30a1400