• Les normes de l’amour
    https://laviedesidees.fr/Les-normes-de-l-amour

    Quel sens social donner aux relations amoureuses des adolescent et jeunes adultes ? Une enquête comparée étudie comment les jeunes de différents milieux envisagent l’amour et la conjugalité et la manière dont il éclaire la question du genre pour cette tranche d’âge. À propos de : Isabelle Clair, Les Choses sérieuses. Enquête sur les amours adolescentes, Seuil

    #Société #sexualité #amour
    https://laviedesidees.fr/IMG/docx/20230830_amours.docx
    https://laviedesidees.fr/IMG/pdf/20230830_amours.pdf

  • Mrs Eklöf-Berliner-Mauer: The woman who married the Berlin Wall
    https://www.exberliner.com/books/eija-riitta-eklof-berliner-mauer-the-woman-who-married-the-berlin-wall/?mc_cid=2d6f23269c&mc_eid=31ea758e59

    11.8.2023 by Poppy Smallwood - The course of true love never did run smooth. The story of how a Swedish lady married the Berlin Wall.

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    It was a lover and his lass. Photo: via kotzendes-einhorn.de

    On August 13, 1961, amidst rising tensions between East and West Germany, and much to the surprise of ordinary Berliners, the construction of the Berlin Wall began. Locals regard the anniversary with mixed emotions, but for one eccentric woman, it would have been an occasion for a birthday cake, candles and perhaps even a present. Because it’s important to celebrate your husband’s birthday.

    He was a wall. She was a girl. Can I make it any more obvious?

    Eija-Riitta Eklöf was born in the little town of Liden in Sweden in 1954. She was just seven years old when the Berlin Wall went up, but she claimed it was love at first sight when she first saw the majestic structure on television. As a child she began collecting photographs of ‘him’ from newspapers and magazines, later adorning the walls of her room with pictures of her heartthrob just like any other teenage girl. In her teens and early twenties she saved money for romantic visits, during which they became increasingly close.

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    The early days of the Berlin Wall. Photo: IMAGO / UIG

    We don’t know who popped the question, but on her sixth trip in June 1979, they officially tied the knot – it’s ok, we’ve done the maths, and can confirm that he was 18 years old at the time. It was an intimate ceremony with only a handful of family and friends. She hired an animist who claimed to be able to communicate with the Wall, and who was able to communicate his (hopefully enthusiastic) “I do”. Being a progressive young couple, they went for the triple barrelled married surname of Eklöf-Berliner-Mauer (Eklöf-Berlin-Wall).


    Eija-Riitta Eklöf-Berliner-Mauer and a replica of her late husband. Photo: https://www.facebook.com/Traditionsverband.NVA.Polska/photos/a.1752291644993012/1752292461659597/?type=3

    Eija-Riitta insisted that she had a full and loving relationship with the Wall, although presumably communication was sometimes difficult. She explained that she found “slim things with horizontal lines very sexy… The Great Wall of China’s attractive, but he’s too thick – my husband is sexier.” He was the strong, silent type, and she knew in the end that he’d always be there for her. Until of course, he wasn’t.


    The Berlin Wall falls, 1989. Photo: IMAGO / Sven Simon

    Ecstasy and tragedy – Eija-Riitta is widowed

    In 1989 the world looked on with wonder as the Berlin Wall was torn down by euphoric Berliners. It must have been a terrible day for Mrs Berlin Wall, as she watched people trample, beat and hammer away at her husband’s defenseless body. He was only 28 years old, taken before his time, and Eija-Riitta became a widow. “What they did was awful. They mutilated my husband” she commented tearfully after the event.

    Just as Eija-Riitta’s life was defined by her love of inanimate objects (she was said to have conferred her affections to a garden fence after her husband’s ‘death’), so also was her death – she died in a house fire in 2015.

    However you choose to commemorate the anniversary of the start of construction of the Berlin Wall, take a moment to think of Mrs Berlin-Wall, and to remember a solid relationship like none other.

    #Berlin #mur #histoire #Suède #wtf #amour #mariage

  • Michela Murgia : « Il tempo migliore della mia vita »

    Ha scelto un anello nuziale con la rana, animale «ibrido», come la sua famiglia queer, un capolavoro di creatività degli affetti.

    Michela Murgia racconta la sua rivoluzione dell’amore, di un mondo dove ci sono coraggio e impegno, della morte (che non le fa paura). E si dichiara felice. Con un ultimo sogno coreano.

    https://www.youtube.com/watch?v=xklhwR90Djk


    #Michela_Murgia #amour #patriarcat #violence #père_violent #famille_queer #fuite #bible #foi #féminisme #pardon #famille #queer #famille_traditionnelle #couple #responsabilité #femmes #mariage #parentalité #seuil #maladie #tumeur #mort #douleur

    • La ricerca e la fede. Michela Murgia e quella sete di assoluto

      Era credente, e non ne aveva mai fatto mistero. Non le dispiaceva definirsi «teologa». La sua simpatia per papa Francesco non aveva niente di ideologico. Il ricordo di chi l’ha conosciuta da vicino

      L’ultima volta che ci siamo visti, Michela Murgia aveva appena donato a papa Francesco una copia della rivista di cui era stata direttrice per un solo numero. In copertina c’era lei, elegantissima e sorridente come sempre appariva da quando, nel maggio scorso, aveva deciso di rendere pubblica la fase terminale della sua malattia. “Aspetta, ho bisogno di appoggiarmi un attimo”, aveva detto mentre cercava uno sgabello. Era affaticata ma orgogliosa: di quel giornale che era diventato un manifesto delle sue convinzioni (“La famiglia è di tutti”, annunciava il titolo principale) e del fatto di averlo potuto consegnare nelle mani del Papa che proprio lei, conosciuta come iconoclasta, aveva difeso dalle accuse piovutegli addosso all’indomani dell’elezione (a proposito di titoli, quel “Bergoglio e pregiudizio” scelto per sintetizzare le sue posizioni resta memorabile).

      Michela Murgia era credente e non ne aveva mai fatto mistero. Fin dal suo libro di esordio, Il mondo deve sapere del 2006, non le dispiaceva definirsi teologa, una qualifica poi rivendicata in modo militante attraverso i suoi saggi, in particolare Ave Mary del 2011 e il controverso “catechismo femminista” God Save The Queer del 2022. Non erano mere provocazioni, anche se come tali si è cercato di farle passare. Tutto sommato, anche a Michela Murgia sarebbe convenuto metterla sul piano del paradosso intellettuale, dell’esagerazione argomentativa. Alla peggio, la si poteva buttare in politica, che in certi casi è il modo migliore per chiudere il discorso. Il punto è che la narratrice di Accabadora (il suo libro più celebre e compiuto, pervaso da un’incombenza del sacro per la quale è difficile trovare corrispettivi nella recente letteratura italiana) non si limitava a essere orgogliosa. Era anche una persona esigente, con gli altri e con sé stessa, con la propria scrittura e con le proprie convinzioni, sempre messe alla prova. Prendeva sul serio la fede e proprio per questo si aspettava molto dalla Chiesa.

      La sua simpatia nei confronti di Francesco non aveva niente di ideologico. Era la condivisione intima e istintiva di una dottrina della misericordia dalla quale nessuno, per nessun motivo, può sentirsi escluso. Su questi, che erano i temi che più le stavano a cuore, sapeva essere polemica come sono a volte gli adolescenti, che alzano la voce e sbattono le porte solo per essere sicuri di essere amati nonostante tutto, senza condizioni. A volte esagerano, d’accordo, ma hanno dalla loro la certezza che un amore che ponga condizioni semplicemente non è amore.

      Di tutto il resto si può discutere, ma a questo desiderio di assolutezza non si può né si deve aggiungere nulla. “Ho bisogno di appoggiarmi un attimo”, diceva Michela Murgia l’ultima volta che ci siamo visti. Ne abbiamo bisogno tutti, sempre, solo che spesso non abbiamo il coraggio di ammetterlo. Lei, invece, non ha voluto nascondere la sua fragilità finale. “Voglio andare avanti così, fino alla fine”, ripeteva. “Riesco a scrivere solo quando mi sento minacciata, quando il cuore mi impazzisce per la paura”, aveva confidato in un’altra occasione. Non so se fosse intenzionale, ma stava citando san Paolo, Seconda lettera ai Corinzi, “quando sono debole, è allora che sono forte”. È una bella definizione della fede. Senz’altro, è la definizione migliore per la fede di Michela Murgia, che sorrideva al Papa e si aspettava tanto – tutto – dalla Chiesa.

      https://www.avvenire.it/agora/pagine/le-sue-idee-1-michela-murgia-e-quella-sete-di-assoluto
      #foi #religion

  • Embracing an Ethic of Love : A Radical Path to Revolution in a World of Exploited and Divided Workers
    https://berlinergazette.de/embracing-an-ethic-of-love
    Prendre l’amour comme repère, motivation et méthode de son action politique n’est pas forcément l’expression d’un idéalisme naïf voué à l’échec. Quel autre facteur pourrait nous enpêcher de répéter sans cesse les mêmes erreurs, nous préserver d’accepter ou de commettre les actes de cruauté impardonnables qui une fois commises pésent sur plusieurs générations ?

    Erich Mielke, le chef de la Stasi disait « ... mais je vous aime tous ! » en s’adressant à l’assemblée nationale de l’état qu’il avait crée cinquante ans auparavant qui venait de le destituer de ses fontions. Cet assassin par conviction arrivait au crépuscule de sa vie sans avoir compris qu’il avait trahi son idéal d’une société libre en agissant uniquement dans une logique de subordination militaire.

    Une politique différente et meilleure est possible. C’est le combat pour l’amour, pour la création la base matérielle dont l’amour a besoin pour exister dans nos rapports. En temps de crise il est essentiel de se le rappeller. C’est comme ça que je comprends l’article suivant.

    Dans ce contexte il serait utile de prendre en compte les idées du 仁 (rén) et du 礼 (lǐ) issues du conficianisme qui servent à trouver un équilibre entre l"amour ou la bonté et les contraintes matérielles de ce monde.

    https://en.m.wikipedia.org/wiki/Ren_(philosophy)
    https://en.m.wikipedia.org/wiki/Li_(Confucianism)

    9.5.2023 by Muskaan Khemani - The question of love, far from being naive, is the measure of a ‘great revolutionary moment.’ Therefore, it is our task to go beyond the depressingly narcissistic culture of our time and ask: How, in the age of economic-ecological crisis, are the labor of love and social transformation related? In her contribution to the “Allied Grounds” text series, researcher Muskaan Jagadish Khemani urges us to launch an inquiry.

    *

    Loving one another is central to radical revolution. In his address “Where Do We Go From Here?”, Dr. Martin Luther King Jr. proclaimed “I know that love is ultimately the only answer to mankind’s problems.” Love was central to his revolutionary framework in the civil rights movement; in the era of climate crisis, a societal embrace of love will enable the necessary revolution to occur.
    Artwork: Colnate Group (cc by nc)

    The practice of love affirms that love is beyond a fleeting feeling, beyond the common notion of love as romantic. Rather, it affirms that love is present in all aspects of life to grow one’s own soul and the soul of another. It is a radical, revolutionary, uniting act that requires choice and work.

    bell hooks encourages us to embrace a love ethic, which means “that we utilize all dimensions of love – ‘care, commitment, trust, responsibility, respect, and knowledge’– in our everyday lives.” Doing so augments our sense of living by emphasizing mutual respect and compassion for all. Love can be practiced in every aspect of our life, in self-growth, interpersonal interactions, and even work.
    Love at work?

    What would love at work look like? In the era of climate crisis, a culture of change driven by an ethic of love would affirm universal basic services for all. Universal basic services, especially food, shelter, health care, and education, enable people to live fully and freely by affirming and supporting their existence.

    But an ethic of love, which would provide the crucial foundation for this, is not prevalent in today’s world. Instead, cultures that promote power are dominant. They are fostered by the socialization of capitalism and the legacy and reverberations of global colonialism. Dominant power cultures encourage competitive and scarcity mindsets where there is not enough to go around. Thus, the masses (of exploited workers) are called upon to, and increasingly do, engage in a constant struggle for resources.

    Emphasizing the common good and struggling against systems of domination would mean radically changing the pervasive systems of production. Implementing an ethic of love by emphasizing mutual respect and compassion in our production systems would enable a world where basic universal services exist for all, not just the few. Moving away from a system based on competitiveness to one based on mutual respect is what makes climate justice possible: nothing less than a fundamental restructuring of the tenants of our society.

    Love is the common denominator of this process. Not love as an object of romantic fantasy or a ‘feeling’ reserved for those close to you. Rather, love is an ongoing choice that seeks a type of union different from national unity and closer to a community of solidarity. M. Scott Peck brilliantly articulates that, ‘love is as love does.’ It produces what is put into it, and that holds true when applied to the means of production.
    Universal basic services

    A model in which producing people contribute to and benefit from shared surplus value would, in practice, be inseparable from an ethic of love. Production would take place within the community, and the results of production would stay within the community – from food grown on community farms, to housing built by residents, to affordable health services provided for and by community workers.

    Mutual respect for each other’s existence would inform the distribution of resources and labor, and result in a network of mutual support. It might look like the creation of a community cooperative where a portion of people’s earnings went into a collective fund that ensured that all community members had health care, education, food, and shelter. In a tangible sense, people would feel connected to their results and see the fruits of their labor.

    The production process would take place within a community, unlike the current labor system, with many workers providing essential basic services to communities outside their own. Their labor results in intangible outcomes for their own lives or those in their community. In addition, the current labor practice of people toiling, working, and striving for results is often not enough for people to survive at the most basic level – access to healthy food, affordable and equitable health care, and education are not present in many people’s lives. Especially not for our most ‘essential workers,’ who tend to be paid the least to keep our necessary societal systems functioning.
    Politicizing community

    Embracing a love ethic in our current capitalist society means claiming universal basic services for all, not for the few and the same. Capitalism promotes the well-being of a minority at the expense of the majority and is based on the exploitation of the working masses. It exploits and fuels fabricated chauvinistic differences that manifest themselves in xenophobia, sexism, racism, and imperialism, while dialectically promoting the homogeneity and uniformity that enable the united ‘we’ of nationalism.

    In our modern societies, the search for communion has been superseded by sameness. Nation-states, which are the primary units of global order, require a collective identity (nation) tied to a political unit of power (state). This violent process relies on the homogenization of identities, resulting in violence to eliminate the “other,” those who do not fit into the nation-state’s agenda: India’s and Pakistan’s independence and partition, Israel’s creation and the Nakba, the United States and the genocide of Native Americans, among many others. Manufacturing an ethnic or religious majority, and creating a minority in the process, is the process of building a nation-state.

    Our global world order was built through a violent and alienating processes called colonialism and capitalism, and most of our current nation-states and the relationships between them are structurally shaped by them. For more than 100 years, nation-states have been based on the premise that people are artificially different from each other, moving further and further away from mutual love, respect, and understanding. But is there no other way?

    Imagine a state without a nation, built on accepting and valuing others instead of seeking power by artificially and forcibly uniting them. Imagine work that was healing because it provided the security of a comfortable livelihood for all. Restoring the practice of solidarity through an ethic of love can move society beyond a fixation on the individual to community care.
    Connecting labor and climate struggles

    Capitalism, nationalism, classism, and other systems of domination thrive on the pervasive lovelessness in society because they emphasize sameness, the individual over the collective, or the collective as unity personified by an individual – ‘the dictator,’ ‘the savior,’ ‘the avenger.’ Affirming that all individuals deserve a roof over their heads and comfort during dramatically changing weather patterns and extreme climatic events, consistent food and nutrition, access to health care for physical and mental well-being, and educational facilities to learn critical thinking, empathy, and how the world works, is radical. It is a radical act because it embraces the collective not as prefabricated unity but as multiplicity.

    As bell hooks notes, “without an ethic of love shaping the direction of our political vision and our radical aspirations, we are often seduced, in one way or the other, into continued allegiance to systems of domination – imperialism, sexism, racism, classism.”

    The climate crisis, as a social crisis, is dependent on the systems of capitalism that promote endless growth to achieve production benefits (profits), creating a society that is unjust and unsustainable. This framing places short-term individualistic gain above the longer-term collective good. The fight against this system, which extracts excessively from the environment and people in the pursuit of endless economic growth, leading to worsening environmental and social conditions, challenges us, exploited and divided workers around the world, to converge environmental and social justice struggles. And these interconnected struggles demand an ethic of love.

    Note from the editors: This article is a contribution to the Berliner Gazette’s “Allied Grounds” text series; its German version is available here. You can find more contents on the English-language “Allied Grounds” website. Have a look here:
    https://allied-grounds.berlinergazette.de

    #amour #politique

  • bell hooks, All about Love : New Visions
    https://en.m.wikipedia.org/wiki/All_About_Love:_New_Visions

    THERE ARE NOT many public discussions of love in our culture right now. At best, popular culture is the one domain in which our longing for love is talked about. Movies, music, magazines, and books are the place where we turn to hear our yearnings for love expressed. Yet the
    talk is not the life-affirming discourse of the sixties and seventies, which urged us to believe" All you need is love."


    De temps en temps il faut prendre du recul et réfléchir pourquoi on est là et fait des choses. Voici une proposition.

    Publisher: William Morrow, Paperbacks, Year: 2001, ISBN: 0060959479,9780060959470

    Description:
    "The word “love” is most often defined as a noun, yet...we would all love to better if we used it as a verb," writes bell hooks as she comes out fighting and on fire in All About Love. Here, at her most provacative and intensely personel, the renowned scholar, cultural critic, and feminist skewers our view of love as romance. In its place she offers a proactive new ethic for a people and a society bereft with lovelessness.As bell hooks uses her incisive mind and razor-sharp pen to explode th question “What is love?” her answers strike at both the mind and heart. In thirteen concise chapters, hooks examines her own search for emotional connection and society’s failure to provide a model for learning to love. Razing the cultural paradigm that the ideal love is infused with sex and desire, she provides a new path to love that is sacred, redemptive, and healing for the individuals and for a nation. The Utne Reader declared bell hooks one of the “100 Visionaries Who Can Change Your Life.” All About Love is a powerful affirmation of just how profoundly she can.

    #société #amour #USA #féminisme

  • Lecture d’un extrait du livre « Nos corps lumineux » Aliona Gloukhova, paru aux éditions Verticales, en 2023.

    http://liminaire.fr/radio-marelle/article/la-chambre-a-brouillard-d-eric-chevillard

    Le roman d’Aliona Gloukhova raconte l’errance émotionnelle d’une femme à l’annonce de son mari qu’il ne l’aime plus. Elle se sent vivre comme « suspendue », l’esprit parfois séparé du corps, en quête d’un impossible « chez soi ». Cette perte des repères quotidiens l’amène à réfléchir sur les lieux et les liens de son existence, revisitant son passé au fil de ses changements de résidences de Minsk à Barcelone en passant par Paris et Pau. Le récit est nourri d’éléments autobiographiques, porté par une écriture poétique et une construction en fragments qui apportent chacun leur éclat particulier à l’ensemble.

    (...) #Radio_Marelle / #Écriture, #Langage, #Livre, #Lecture, #En_lisant_en_écrivant, #Podcast, #Littérature, #Amour, #Sciences, #Couple, #Vertige, (...)

    http://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_nos_corps_lumineux_aliona_gloukhova.mp4

    http://www.editions-verticales.com/fiche_ouvrage.php?id=478

  • Point d’étape pour l’écriture à deux mains de « L’amour en Commun »
    https://framablog.org/2023/04/25/point-detape-pour-lecriture-a-deux-mains-de-lamour-en-commun

    Prouver par l’exemple qu’il est possible de faire autrement, tel est souvent le moteur des projets de Framasoft. Il en va ainsi pour #Des_Livres_en_Communs, qui propose un autre modèle d’édition : une bourse aux autrices et auteurs en … Lire la suite­­

    #Communs_culturels #Amour #auteur #autrice #communs #DLeC #écriture #édition #essai #livres #poésie

  • Isabelle Clair : « Les ados se raccrochent à la norme du couple »
    https://www.liberation.fr/idees-et-debats/isabelle-clair-les-ados-se-raccrochent-a-la-norme-du-couple-20230310_NGEE

    Ils sont loin d’être non binaires, tentés par la fluidité sexuelle, le polyamour ou l’homosexualité. Ou alors pas encore, dans longtemps peut-être… A l’#adolescence, on rêve d’être en #couple, les #filles ont peur de passer pour des « putes », les #garçons pour des « pédés ». Le premier baiser, le rapprochement vers l’autre sont autant de moments d’excitation intense que d’angoisse profonde, de confusion aussi. La sociologue au CNRS #Isabelle_Clair appelle ces premières amours les Choses sérieuses, dans un livre enquête publié cette semaine au Seuil. La chercheuse a passé vingt ans à écouter des adolescents (de 15 à 20 ans) sur le thème de l’#amour et de la #sexualité, dans des cités de Seine-Saint-Denis, des villages de Sarthe ou des quartiers aisés parisiens. Un travail de recherches inédit qui déjoue les idées reçues sur les amours adolescentes.

    Comment expliquer que le couple soit si central dans les premières expériences amoureuses ?

    La norme conjugale n’arrive pas avec l’âge adulte, le mariage ou l’installation à deux. A 14 ans, les jeunes deviennent célibataires. C’est ainsi qu’ils se définissent… quand bien même ils étaient déjà seuls avant ! Mais ce que ce mot vient révéler, c’est le changement de statut, d’enfant à célibataire, ressenti comme un manque : le célibat est vécu comme quelque chose de déficitaire. Ce n’est que plus tard, au cours de la vingtaine, que la sexualité bouge et explore davantage, avec une remise en cause du couple et parfois une pluralité assumée des expériences sexuelles. Les ados, eux, sont plus balbutiants. Ils ont tendance à se montrer très conformes aux modèles amoureux classiques. L’inexpérience est plus paralysante que vraiment audacieuse, particulièrement durant les années collège. Un glissement intervient à partir du lycée.

    Vous dites que, dans l’enfance et en début d’adolescence, les filles et les garçons vivent « ensemble séparés »…

    L’expression du sociologue Erving Goffman décrit bien leur relation à cet âge : on se côtoie sur les bancs de l’école, mais assez peu dans les cours de récréation. Même si la mixité à l’école existe depuis plus de cinquante ans, la construction des garçons et des filles reste fondée sur la différence, de la façon de s’habiller aux loisirs. Pendant l’enfance et au début de l’adolescence, on apprend surtout à ne pas côtoyer « l’autre sexe » avec lequel il est attendu qu’on prenne ses distances quand on est un garçon, et dont il est difficile d’être proche quand on est une fille. Les premières rencontres amoureuses doivent donc dépasser la peur et l’angoisse de désirer l’autre de qui, jusque-là, on était éloigné : faire le premier pas pour les garçons et ne pas dire oui trop vite, sans non plus faire attendre trop longtemps, pour les filles. C’est pour cela que les ados se raccrochent aux normes, comme celle du couple. Elle rassure mais elle est aussi anxiogène, étouffante. Revient souvent dans les propos des adolescents la difficulté de se conformer à la norme, d’autant qu’elle prend racine et justifie sa reproduction dans la « nature ». Ainsi les filles seraient naturellement sentimentales, les garçons naturellement sexuels… ce qui veut dire qu’à un niveau subjectif individuel, on est à peu près sûr de ne jamais se sentir normal. On a souvent l’impression qu’individuellement on n’est pas raccord avec ce qu’on devrait être, ce qui crée un malaise.

    Mais le couple valorise aussi, rend désirable…

    Etre en couple donne le pouvoir de s’afficher, procure la possibilité d’être choisi ou de choisir quelqu’un : cela veut dire qu’on est désirable, qu’on a de la valeur, qu’on est populaire, beau, belle. C’est lié au désir et à la sexualisation qui survient à cet âge-là. Elle affecte les garçons et les filles de manière différenciée. Les filles entrent dans le radar de cette sexualisation dès qu’elles commencent à avoir un peu de poitrine, qu’elles se transforment physiquement. Elles doivent en permanence donner des gages pour ne pas passer pour des « putes ». Le couple leur assure une forme de protection, non dénuée de violence aussi, il leur donne une respectabilité.

    Vous citez cette jeune fille qui n’est pas amoureuse de son petit copain, mais elle a couché avec lui dès la première soirée et s’oblige donc à rester avec lui plusieurs semaines…

    Elle a eu une relation sexuelle à l’occasion d’une soirée et ne le vit pas très bien au réveil. Elle nourrit une forme de culpabilité, typique des filles, et s’invente un couple. Elle se force, donne le change et se rassure sur elle-même en tentant de respecter cette norme. La morale amoureuse pour les filles doit lier trois éléments : désir sexuel, sentiments et conjugalité. Il faut aimer et être en couple pour pouvoir coucher, le couple servant de preuve et de cadre. C’est cela qu’on attend d’elles. Les garçons, eux, sont plutôt encouragés à savoir dissocier ces trois aspects de la morale amoureuse. A mettre à distance le sentiment amoureux. Pour les garçons, l’enjeu est de devenir « grand », un « vrai mec » c’est-à-dire de ne pas passer pour un « pédé ». Beaucoup de garçons qui auront à partir du lycée ou plus tard une trajectoire sexuelle gay passeront, au collège, par des expériences conjugales avec des filles pour brouiller les pistes.

    A quoi ressemblent ces couples adolescents ?

    Cela peut être simplement un « veux-tu sortir avec moi ? ». Cela dure deux jours, un peu de parades dans la cour et quelques serments. Il y a des caresses aussi, le premier rapport sexuel vers 14 ans est très minoritaire. Le premier baiser arrive autour de 13 ans et le premier rapport sexuel autour de 17 ans, un âge qui ne bouge pas vraiment depuis des décennies. Bien sûr, il n’y a pas de cohabitation, il y a quelque chose de l’ordre de l’artifice en fait. Les couples adolescents sont en tension : « C’est du sérieux », disent-ils souvent, mais ils sentent bien qu’il y a une inadéquation, qu’ils n’arrivent pas complètement à coller au modèle. Cela sonne faux.

    Il y a beaucoup de jalousie ?

    La conjugalité, même à cet âge, c’est l’exclusivité sexuelle, particulièrement pour les filles. C’est aussi un espace de contrôle pour les autres, public et visible. Celle qui déroge à la frontière du couple est dénoncée, jugée. La jalousie est donc fréquente, surtout dans les classes populaires où elle est davantage valorisée comme signe d’amour. Les garçons sont beaucoup plus inhibés sur l’expression de l’amour. Ils n’ont pas intérêt à avoir l’air d’être trop amoureux, signe de dépendance et d’infériorité par rapport aux filles. La jalousie leur permet une forme d’expressivité affective. Les filles le prennent pour une preuve d’attachement, quand bien même cela peut les exposer à de la violence, à du contrôle, à de la remontrance dont elles souffrent assez souvent. Dans la bourgeoisie en revanche, la jalousie est plus souvent mal perçue : c’est de l’enfantillage. Etre pris au sérieux, c’est plutôt arriver à maîtriser ces sentiments.

    Le fantasme est aussi une façon de traverser l’instabilité sentimentale de cette période…

    Beaucoup de filles traversent l’adolescence en fantasmant des relations… Il suffit parfois de peu – un regard, un premier rendez-vous qui n’a pas abouti, pour monter une histoire dans sa tête, qui peut durer plusieurs années, parfois une adolescence entière, parfois de manière très intense, sans que rien ne se passe jamais. Je me souviens d’une jeune fille qui m’a confié un jour qu’elle était amoureuse depuis deux ans d’un garçon dont elle ne savait quasiment rien. Un amour secret. Elle se rendait souvent au garage où il travaillait juste pour l’apercevoir… Elle en avait un peu honte, mais ces relations fantasmées sont aussi une forme de liberté. Ces amours seulement dans la tête peuvent être des pis-aller, faites de peurs et d’échecs, des relations que ces jeunes filles n’arrivent pas à réaliser. Mais pas seulement. C’est aussi le vertige du fantasme. Cela procure du plaisir. Les garçons que j’ai rencontrés pour mon enquête ne m’ont jamais confié ce genre d’histoires. Elles étaient probablement encore plus difficiles à raconter que pour les filles, surtout à une femme.

    De manière plus générale, l’homosexualité n’est toujours pas bien acceptée chez les jeunes que vous avez rencontrés…

    L’homosexualité est très disqualifiée, dans les classes populaires davantage que dans la bourgeoisie progressiste où la gayfriendliness est devenue une « morale de classe », un enjeu de distinction sociale. Mais nulle part, les couples de garçons ne s’affichent dans les espaces scolaires, et la rencontre se fait sur les réseaux sociaux, pas dans les soirées du samedi soir qui sont une extension du milieu scolaire. Parmi les jeunes parisiens aisés que j’ai rencontrés, les garçons homosexuels pouvaient afficher des vêtements ou des goûts musicaux ouvertement gays au lycée, en tout cas en filière littéraire, alors qu’ils ne le faisaient pas au collège. Certains ont brouillé les pistes au collège en formant des couples avec des filles, mais plusieurs sont entrés dans la sexualité génitale directement par l’homosexualité sans passer par l’hétérosexualité, un phénomène qu’on voyait jusqu’alors très rarement.

    Et l’homosexualité féminine ?

    Dans les milieux populaires où j’ai enquêté, il n’en était pas question. Ça ne voulait pas dire qu’il n’y en avait pas, mais on n’en parlait pas. Plusieurs filles issues de milieux bourgeois m’ont en revanche expliqué être entrées dans la sexualité avec des filles. Surtout, certaines s’affichent comme des couples de filles, y compris à l’école ou sur Instagram. Elles ne s’identifient jamais comme lesbiennes. Aucune. A leurs yeux, c’est péjoratif. Elles se disent que si elles passent pour lesbiennes, les garçons ne voudront plus d’elles.

    Vous notez que la notion de consentement est très présente dans tous les milieux.

    L’école, même si elle participe aussi à la reproduction du genre, a beaucoup fait sur la question du consentement, très intériorisée chez les garçons comme chez les filles. Ceci dit, la question du consentement était déjà posée depuis longtemps à travers l’idée qu’une fille « bien » doit faire attendre les garçons, et que le garçon doit attendre qu’elle soit « prête »… Il y a déjà bien une vieille histoire de consentement dans cette transaction. Mais alors comment savoir où est le consentement réel ? Les filles disent à un moment « je suis prête ». Mais elles ne disent pas, contrairement aux garçons, « j’ai envie ». Dans toute cette négociation avec elles-mêmes, avec ce qu’on attend d’elles socialement, la question de leur propre désir passe après. D’abord il y a l’amour, la respectabilité sexuelle… Les enquêtes de grandes échelles sur la sexualité montrent d’ailleurs que les femmes devenues adultes sont très nombreuses à regretter leur « première fois » : ce n’était pas la bonne personne, c’était trop tôt…

    Comment se passe la rupture, chez ces jeunes couples ?

    Elle peut être synonyme de chagrin et de perte pour celui qui est quitté. Le chagrin peut prendre la forme de la colère de manière plus acceptée chez les garçons. Une partie de la conjugalité reste construite sur l’idée d’appropriation des filles par les garçons, et quand elles les quittent, ils peuvent continuer à se sentir propriétaires d’elles, à les insulter, à se sentir avilis si elles couchent avec d’autres. Mais une chose surprend souvent les jeunes quand ils rompent, c’est de ne rien ressentir, à part le monde qui s’ouvre à nouveau. Les garçons, plus que les filles, évoquent le sentiment d’enfermement conjugal, sans doute aussi parce qu’il est plus légitime pour eux de parler du couple comme d’un problème. Je pense qu’en réalité, beaucoup de filles se sentent enfermées elles aussi, mais ne le formulent pas ainsi. Et par ailleurs, pour elles, la rupture est plus coûteuse. D’une part parce qu’elle peut être l’occasion d’une décharge de violence de la part des garçons. Et de l’autre parce que, « seules », en dehors de tout lien d’appropriation, elles sont à nouveau exposées au stigmate de la "pute".

  • 9 mars 1952 : mort d’Alexandra Kollontaï

    [et non 1974, comme indiqué par erreur sur marxists.org]

    Textes : https://marxists.org/francais/kollontai/index.htm

    1909
    – Les problèmes de la prostitution
    – Les bases sociales de la question féminine

    1912 Le #prolétariat international et la guerre

    1916 Les internationalistes veulent-ils une scission ?

    1917 Nos tâches

    1918
    – La famille et l’Etat communiste
    – Avant-propos à « La lutte des travailleuses pour leurs droits »
    – Discours aux femmes travailleuses

    1919
    – Résolution sur le rôle des femmes travailleuses

    1920
    – La Journée Internationale des Femmes
    – L’Affranchissement de la femme

    1921 L’#Opposition_Ouvrière
    – Thèses sur la #morale_communiste dans le domaine des relations conjugales
    – La dernière esclave
    – La Conférence des Organisatrices-Communistes des Femmes de l’Orient
    – La #propagande parmi les femmes : rapport au Congrès de l’#Internationale_Communiste
    – Conférences à l’université Sverdlov sur la #libération_des_femmes

    1922
    – L’arrivée de Lénine à Petrograd

    1923
    – Place à l’Éros ailé ! (Lettre à la jeunesse laborieuse)

    1925 Article autobiographique
    – Premiers souvenirs sur Lénine

    1926
    – But et valeur de ma vie (extrait)

    1946
    – En pensant aux grandes choses, Lénine...
    s.d.
    – Lénine et le premier Congrès des femmes travailleuses
    – Lénine et les étoiles
    – La Première allocation
    – Lénine à #Smolny
    – Au Commissariat du peuple à l’Assistance publique
    – La voix de #Lénine

    #éphéméride #alexandra_kollontaï #bolchévik #révolution_russe #féminisme #marxisme #militante_féministe #communisme_révolutionnaire #féministe #amour_libre #amour_camaraderie #internationalisme

  • #No_voy_solo_no
    https://www.youtube.com/watch?v=HXkOeBoL86w

    Cuando la zorra viene llena de arena x2
    Es señal que ha andado el zorro con ella x2

    Rondadora, rondadora de mi corazon
    No voy sola, no voy sola, que voy con mi amor

    Cuando la zorra viene llena de polvo x2
    Es señal que ha andado con ella el lobo x2

    Rondadora, rondadora de mi corazon
    No voy sola, no voy sola, que voy con mi amor

    Los primeros amores no sé que tienen x2
    Se meten en el alma y salir no pueden x2

    Rondadora, rondadora de mi corazon
    No voy sola, no voy sola, que voy con mi amor

    El bailar quiere gracia y el cantar brío x2
    El tocar el pandero mucho sentido x2

    Rondadora, rondadora de mi corazon
    No voy sola, no voy sola, que voy con mi amor

    #amour #musique #musique_populaire #péninsule_ibérique #folk #chants_populaires #Peñaparda #Ajechao #pandero_cuadrado #Espagne #coetus

  • Lecture d’un extrait du livre « Tenir sa langue » de Polina Panassenko, paru aux éditions de l’Olivier, en 2022.

    http://liminaire.fr/radio-marelle/article/tenir-sa-langue-de-polina-panassenko

    L’auteure raconte son parcours du combattant pour reprendre son prénom de naissance francisé à sa naturalisation. Elle inscrit cette démarche dans l’histoire de sa famille, Juifs ukrainiens, ayant déjà hérité d’une modification onomastique. Son arrière-grand-père a fui les pogroms pour s’installer en URSS, il a choisi de russiser les prénoms de ses enfants afin de les protéger. Le père de l’auteure a fait de même en francisant son prénom russe. L’histoire ne se répète pas cependant. Pauline redevient Polina. (...) #Radio_Marelle / #Écriture, #Langage, #Livre, #Lecture, #En_lisant_en_écrivant, #Podcast, #Littérature, #Amour, #Mémoire, #Histoire, #Mort, #URSS (...)

    http://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_tenir_sa_langue_polina_panassenko.mp4

    http://www.editionsdelolivier.fr/catalogue/9782823619591-tenir-sa-langue

  • Lecture d’un extrait du livre « Rivière » de Lucien Suel, paru aux éditions Cours toujours, en 2022.

    http://liminaire.fr/radio-marelle/article/riviere-de-lucien-suel

    "Rivière" décrit le quotidien de Jean-Baptiste Rivière qui doit se reconstruire après la disparition brutale de sa femme Claire, son grand amour. « Comment vivre encore quand les clartés de l’amour, de la connaissance, de la foi et de la raison s’éteignent brusquement, quand ce qui faisait le sel de la vie disparaît ? » Jean-Baptiste rafistole son chagrin en mettant les mains dans la terre, en empruntant des livres à la médiathèque, en tweetant également. Enfermé dans son chagrin, seul avec son chien, dans son jardin, il se penche sur son passé, se souvient de sa rencontre avec Claire, de leur histoire d’amour, leurs voyages et la musique qu’ils écoutaient ensemble, tandis que la voix fantomatique de Claire s’insère en creux dans son récit. (...) #Radio_Marelle / #Écriture, #Langage, #Livre, #Lecture, #En_lisant_en_écrivant, #Podcast, #Littérature, #Amour, #Mémoire, #Histoire, #Mort, #Jardin (...)

    http://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_rivie_re_lucien_suel.mp4

    http://courstoujours-editions.com/on-parle-de-riviere

  • Tous les autres s’appellent Ali

    Dans l’Allemagne des années 1970, un immigré marocain et une veuve allemande d’un certain âge tombent amoureux l’un de l’autre. Ils vivent ensemble pendant quelque temps, puis finissent par se marier pour régulariser leur situation. Ils sont quand même victimes des jalousies de tous ceux qui les entourent et du racisme au quotidien dans une Allemagne hostile aux immigrés. Cette situation s’améliore malgré tout avec le temps, mais d’autres problèmes au sein même du couple les attendent.

    https://fr.wikipedia.org/wiki/Tous_les_autres_s%27appellent_Ali
    #migrations #film #régularisation #amour #racisme #racisme_quotidien #couples_mixtes #Allemagne

  • La loi exigeant de signaler toute relation amoureuse avec un Palestinien annulée Lazar Berman - Time of Israel
    https://fr.timesofisrael.com/la-loi-exigeant-de-signaler-toute-relation-amoureuse-avec-un-pales

    Suite aux pressions exercées par l’administration du président américain Joe Biden et par les gouvernements européens, Israël a publié dimanche une révision https://www.gov.il/BlobFolder/policy/judeaentry2022/en/Procedure%20for%20entry%20and%20residence%20of%20foreigners%20in%20the%20Judea%2
    des mesures relatives à l’entrée des ressortissants étrangers en Cisjordanie, annulant ainsi les clauses exigeant que les visiteurs informent Israël si l’un d’entre eux doit entamer une relation amoureuse avec un Palestinien.


    Des passagers sont assis dans une salle d’attente du côté jordanien du pont Allenby qui traverse la Cisjordanie et la Jordanie, le 19 juillet 2022. (Crédit : Khalil MAZRAAWI / AFP)

    Le coordinateur des activités gouvernementales dans les territoires (COGAT), l’organe du ministère de la Défense responsable des affaires civiles palestiniennes, avait initialement publié en février une première version de « Procédure d’entrée et de résidence des étrangers dans la région de Judée et Samarie ». Les règles devaient entrer en vigueur en juillet, mais elles ont été retardées suite à des pétitions qui ont été déposées auprès de la Cour suprême.

    Le document révisé entrera en vigueur le 20 octobre.

    Le document mis à jour a supprimé une exigence https://www.timesofisrael.com/foreign-west-bank-visitors-must-tell-israel-if-they-fall-in-love-with controversée : Ainsi, un étranger entamant une relation amoureuse avec un résident de Cisjordanie après être entré sur le territoire était tenu de signaler sa situation aux autorités israéliennes dans les 30 jours suivant des fiançailles, un mariage ou un début de la cohabitation – « selon ce qui se produit en premier. »
    . . . . . . . .
    #Amour #Sentiments #mariage #sexualité #guerre #fiançailles #cohabitation #Femmes #Hommes #Palestine

    • Supprimé une exigence dit le texte. En réalité, le bilan est plus complexe. Comme d’hab, Israël tente le coup, dit « faire un geste » et marque des points...

      https://www.middleeasteye.net/fr/actu-et-enquetes/israel-palestine-nouvelles-regles-entree-cisjordanie-occupee-aparthei

      En revanche, celle-ci [la demande de visa] doit toujours avoir lieu 45 jours avant l’arrivée et, en général, l’entrée en Cisjordanie occupée doit se faire via le pont Allenby. Une caution est susceptible d’être demandée.

      Selon leurs détracteurs, ces règles s’inscrivent dans une répression généralisée des étrangers et de la diaspora palestinienne qui veulent vivre, travailler ou étudier en Cisjordanie ou la visiter.

      L’ambassadeur américain en Israël, Tom Nides, a affirmé dimanche qu’il continuerait à « s’engager fermement » contre les nouvelles règles. « Je reste inquiet des protocoles publiés, en particulier en ce qui concerne le rôle du COGAT pour déterminer si les individus invités par les institutions académiques palestiniennes ont le droit de pénétrer en Cisjordanie et l’impact négatif possible pour l’unité des familles », a-t-il twitté.

      L’ONG israélienne HaMoked a déposé un recours devant la Cour suprême pour annuler ces nouvelles règles, lesquelles ne s’appliquent pas aux personnes qui visitent les colonies exclusivement juives en Cisjordanie occupée.

      Le Premier ministre palestinien Mohammed Shtayyeh a qualifié lundi ces règles de « racistes », visant les étrangers d’origine palestinienne et « ceux qui sont solidaires de la Palestine ».

      Selon l’Organisation de libération de la Palestine (OLP), il s’agit de « règles d’apartheid qui imposent une réalité à un seul État mais deux systèmes différents ».

      « Le problème principal demeure : si un conjoint est étranger, Israël va empêcher des milliers de familles d’être réunies pour des raisons politiques et démographiques flagrantes », a déploré Jessica Montell, directrice de Hamoked, affirmant que la procédure « violait les obligations légales internationales d’Israël ».

      Selon elle, le but de la procédure est « à la fois de contrôler et d’isoler la population palestinienne ».

  • il est temps de noyer tous les poissons encore vivants

    A nos lecteurs, 16h24
    https://www.lemonde.fr/idees/article/2022/09/01/reduire-la-colonisation-francaise-en-algerie-a-une-histoire-d-amour-parachev

    Nous avons décidé de retirer de notre site la tribune du politiste Paul Max Morin sur le récent voyage d’Emmanuel #Macron en #Algérie, publiée jeudi 1er septembre. Ce texte reposait sur des extraits de citations qui ne correspondent pas au fond des déclarations du chef de l’Etat. Si elle peut être sujette à diverses interprétations, la phrase « une histoire d’amour qui a sa part de tragique » prononcée par M. Macron lors de la conférence de presse n’évoquait pas spécifiquement la #colonisation, comme cela était écrit dans la tribune, mais les longues relations franco-algériennes. Le Monde présente ses excuses à ses lectrices et lecteurs, ainsi qu’au président de la République.

    @PaulMaxMorin1 11:03 AM · 1 sept. 2022·Twitter Web App
    https://twitter.com/PaulMaxMorin1/status/1565264071913529345

    Je publie aujourd’hui cette tribune dans @lemondefr et en papier « Réduire la colonisation française en Algérie à une histoire d’amour parachève la droitisation d’Emmanuel Macron sur la question mémorielle »

    la bio du gars :

    Docteur @sciencespo @Cevipof Mémoires Guerre d’Algérie Auteur de Sauce Algérienne @spotifyfrance Membre du BN de @SOS_Racisme Adorateur du Sud et de la Pizza

    une #censure inespérée pour SOS-Race

    « Réduire la colonisation française en Algérie à une histoire d’amour parachève la droitisation d’Emmanuel Macron sur la question mémorielle »
    https://francais-fois.com/politique/reduire-la-colonisation-francaise-en-algerie-a-une-histoire-damour-pa

    Emmanuel Macron s’est rendu pour la deuxième fois en Algérie, du 25 au 27 août, en tant que président de la République française, afin de « renforcer la coopération franco-algérienne face aux enjeux régionaux » et de « poursuivre le travail d’apaisement des mémoires ».

    Ne nous y trompons pas. L’enjeu principal de ce voyage fut de négocier l’approvisionnement en #gaz face à la menace de coupures des gazoducs russes. De ces négociations, nous ne saurons rien ou très peu. La question des mémoires, en revanche, a une nouvelle fois servi de vitrine pour simuler des avancements [?? ndc] vers une « réconciliation ». Mais en cinq ans, la colonisation sera passée, dans le verbe présidentiel, d’un « crime contre l’humanité » (2017) à « une histoire d’amour qui a sa part de tragique » (2022).

    Les déclarations de 2017 positionnaient le candidat à la présidentielle en homme neuf, capable d’assumer le passé colonial, renvoyant de fait ses concurrents à leur propre incapacité. L’Algérie devenait la jambe gauche du président du « en même temps ». Depuis, la droitisation du paysage politique français a amené Emmanuel Macron à durcir sa ligne. Ainsi, en octobre 2021, il recyclait l’idée que la France aurait fait l’Algérie, déclarant : « Est-ce qu’il y avait une nation algérienne avant la colonisation française ? Ça, c’est la question. » En janvier 2022, il reconnaissait le massacre « impardonnable pour la République » des victimes de la rue d’Isly [à Alger, en 1962], soutiens de l’Organisation de l’armée secrète.

    Prédation, violence et asservissement

    Qu’elle ait été prononcée spontanément ou non, la réduction de la colonisation à une « histoire d’amour » parachève la droitisation d’Emmanuel Macron sur la question mémorielle. Elle s’inscrit dans la continuité d’une idéologie coloniale qui n’a jamais cessé d’utiliser des euphémismes pour masquer les réalités sociales et politiques. Ces déclarations constituent de plus une rupture majeure avec celles des anciens présidents français en visite en Algérie. En 2007, Nicolas Sarkozy déclarait que « le système colonial était injuste par nature » et qu’il « ne pouvait être vécu autrement que comme une entreprise d’asservissement et d’exploitation ». Le 19 décembre 2012, François Hollande reconnaissait devant les parlementaires algériens « les souffrances que la colonisation a infligées au peuple algérien ».

    L’annonce de la création d’une nouvelle commission d’historiens, cette fois franco-algériens, est également problématique. Elle laisse entendre que le travail de recherche et de précision sur les faits n’aurait pas été effectué. Fort heureusement, les historiens et les historiennes des deux côtés de la Méditerranée n’ont pas attendu la parole présidentielle pour travailler. De Charles-Robert Ageron à Raphaëlle Branche, en passant bien sûr par Benjamin Stora ou Mohammed Harbi, trois générations d’historiens se sont succédé. En 2014, Abderrahmane Bouchène, Jean-Pierre Peyroulou, Ouanassa Siari Tengour et Sylvie Thénault publiaient Histoire de l’Algérie à la période coloniale, 1830-1962 (La Découverte), un ouvrage collectif regroupant autant de spécialistes français qu’algériens. Ce travail se poursuit dans les nouvelles générations.

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    ce machin semble relever d’un choix fréquent du Monde, émettre un nuage de fumée destiné à démontrer le pluralisme et l’équilibre du journal. on publie une tribune nulle sur une question qui a suscité des avis précis qui sont largement partagés. une minute pour un juif qui s’appellerait Oncle Tom

  • Lecture d’un extrait du livre « Dans la maison rêvée » de Carmen Maria Machado (traduit de l’anglais (États-Unis) par Hélène Cohen), Christian Bourgois éditeur, 2021.

    http://liminaire.fr/radio-marelle/article/dans-la-maison-revee-de-carmen-maria-machado

    Dans la maison rêvée raconte les émois du début de la relation amoureuse d’un couple de femmes dans laquelle la violence s’installe insidieusement et dans la brutalité des disputes, les tensions, l’envie de faire mal à l’autre. Le roman prend la forme d’un kaléidoscope de courts chapitres placés sous le signe d’une forme ou d’un style littéraire (voyage dans le temps, confession, roman d’apprentissage, texte érotique, livre dont vous êtes le héros, etc.) fournissant chacun par leur titre un angle d’approche différent sur le sujet de la violence à l’intérieur du couple. (...) #Radio_Marelle / #Écriture, #Langage, #Livre, #Lecture, #Poésie, #Art, #En_lisant_en_écrivant, #Enfance, #Podcast, #Voix, #Littérature, #Couple, #Amour, #Traduction (...)

    http://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_dans_la_maison_re_ve_e_carmen_maria_machado.mp4

    https://bourgoisediteur.fr/catalogue/dans-la-maison-revee

  • Johnny Depp sort vainqueur de son procès en diffamation contre Amber Heard | Mediapart
    https://www.mediapart.fr/journal/international/020622/johnny-depp-sort-vainqueur-de-son-proces-en-diffamation-contre-amber-heard

    « Une tactique destinée à bâillonner les victimes ? »

    « C’est très inquiétant, pour le futur du mouvement #MeToo, que la diffamation puisse être utilisée comme une tactique destinée à bâillonner les victimes », explique Jamie Abrams à Mediapart. « La question, poursuit-elle, est de savoir quel impact aura ce procès sur la serveuse du café du coin ou l’étudiante à l’université qui envisagent de dénoncer leurs agresseurs mais n’auraient pas les moyens financiers de faire face à d’éventuelles poursuites judiciaires. »

    Selon les estimations de Time’s Up, l’une des principales organisations du mouvement #MeToo, qui soutient financièrement les victimes de harcèlement sexuel sur leur lieu de travail, sur les 193 affaires portées par l’organisation, 33 ont déjà donné lieu à des poursuites en diffamation.

    Le risque que le procès Heard vs Depp « fasse jurisprudence » n’est par conséquent pas négligeable, estime Jamie Abrams. D’autant que d’autres grands procès médiatiques du même genre s’apprêtent à avoir lieu aux États-Unis, dans l’affaire de pédocriminalité liée au financier new-yorkais Jeffrey Epstein par exemple, mais aussi dans deux affaires d’agressions sexuelles présumées visant l’ancien président Donald Trump.

    Pour la professeure de droit Jamie Abrams, le recours à la diffamation par les présumés agresseurs apparaît pourtant à première vue voué à l’échec. Contrairement à la France, grâce entre autres à la protection constitutionnelle qui garantit la libre expression, il est difficile de remporter de telles affaires de diffamation aux États-Unis. « Pour remporter son procès, il faudrait que Johnny Depp prouve trois choses : que les affirmations avancées par son ex-femme dans le Washington Post sont fausses, qu’il y avait une intention précise de nuire de façon malicieuse mais aussi qu’il y a un lien de cause à effet entre la publication de la tribune et le préjudice subi. »

    Seuls les jurés, sept citoyens, auront l’autorité de trancher. À Londres, dans la précédente affaire de diffamation, la décision était revenue à un seul juge professionnel.

    Mais à la barre, à Fairfax, quelle que soit l’issue du procès, Johnny Depp a déjà changé le récit et gagné le cœur d’Internet. Malgré la dizaine d’incidents graves de violence décrits par Amber Heard (des gifles, des bousculades, des cheveux arrachés, des étranglements, etc.), presque une quinzaine d’incidents au total répartis sur un peu plus de quatre ans, y compris des accusations de viol, l’acteur a régulièrement fait rire le public, installé non loin des sept jurés.

    #violences_masculines

  • Lecture d’un extrait du livre « L’amour la mer » de Pascal Quignard paru aux éditions Gallimard

    http://liminaire.fr/radio-marelle/article/l-amour-la-mer-de-pascal-quignard

    L’amour la mer raconte la vie et les amours de plusieurs musiciens dans l’Europe du XVIIème Siècle, sur fond d’épidémie, de famines et de guerres de religion. Les voix des personnages se déploient librement, s’assemblent et s’éloignent. Les chapitres, courtes vignettes et brèves scènes, se tissent de manière subtile, imperceptible, se superposant dans un flux temporel, figures interchangeables d’un jeu de cartes qui fait évoluer le sens du récit à mesure que les cartes sont battues, comme s’ils se diluaient dans leurs jeux, leurs dialogues et leurs monologues, hors de toute psychologie. (...) #Radio_Marelle / #Écriture, #Histoire, #Langage, #Livre, #Lecture, #Récit, #Vidéo, #En_lisant_en_écrivant, #Biographie, #Cinéma, #Podcast, #Voix, #Musique, #Quignard, #Amour, #Création, (...)

    http://liminaire.fr/IMG/mp4/en_lisant_l_amour_la_mer_pascal_quignard.mp4

    https://www.gallimard.fr/Catalogue/GALLIMARD/Blanche/L-amour-la-mer

  • Séduire des monstres, des chats ou des pigeons : l’étonnante mue des jeux vidéo de drague
    https://www.lemonde.fr/pixels/article/2022/02/14/seduire-des-monstres-des-chats-ou-des-pigeons-l-etonnante-mue-des-jeux-video

    Avec ou sans la Saint-Valentin, les « dating sim » font planer un peu de romance sur le jeu vidéo. Ces jeux de drague qui reposent sur des dialogues connaissent des déclinaisons inattendues dans lesquelles l’on charme des personnages fantastiques.

    #jeu_vidéo #jeux_vidéo #saint-valentin #romance #dating_sim #simulation #drague #jeu_vidéo_tender_creature_comforts #gideon_lazarus #couple #amour

  • ‘It stopped me having sex for a year’: why Generation Z is turning its back on sex-positive feminism | Sex | The Guardian
    https://www.theguardian.com/lifeandstyle/2022/feb/02/it-stopped-me-having-sex-for-a-year-why-generation-z-is-turning-its-bac
    https://i.guim.co.uk/img/media/fb4d0e67e52deb850c808eb1400d79ae95a71843/0_179_5000_3002/master/5000.jpg?width=1200&height=630&quality=85&auto=format&fit=crop&overlay-ali

    “Since sex has become easier to get,” she writes, “love has become harder to find.” Through her Instagram account and the dating column she writes for OK! magazine, she hears regularly from women tolerating activities they don’t enjoy in bed for fear of being rejected for someone more willing – an age-old story, except that those sexual norms are now set by #pornography.

    #pornographie #sexe #amour

    cf : https://seenthis.net/messages/939936

    • Generation Z is the most sexually fluid generation yet – only 54% of its members define themselves as exclusively attracted to members of the opposite sex, compared with 81% of baby boomers – and is arguably the most adventurous. More than one in 10 teenagers claim to have had anal sex by the age of 18, according to the UK’s authoritative National Survey of Sexual Attitudes and Lifestyles, which also found under-24s almost as likely as middle-aged people to have had more than 10 partners, despite being sexually active for many fewer years. But the generation most likely to have its first sexual experience via a phone screen seems increasingly willing to question what that means for individuals’ lives.

      bon le truc des générations alphabétique là... néanmoins.

    • A third of British women under 40 have experienced unwanted slapping, spitting, choking or gagging in bed, according to research carried out for the pressure group We Can’t Consent to This, which campaigns to limit the so-called “rough sex” defence for murder (used by men who killed their partners to argue that the women died accidentally, in consensual sex games). It is one of a string of recent grassroots campaigns led by young women against tech-enabled forms of sexual aggression, from the unsolicited sending of “dick pics” to sharing intimate photos online.

    • While women who enjoy rough sex have an absolute right to pursue it without shame, Lala argues, the normalisation of pain in porn may provide cover for some abusive men, and make women feel prudish for refusing potentially dangerous acts like choking. “A lot of young men have co-opted BDSM [bondage, discipline or domination, sadism and masochism]. They’re not into power plays and consent. They just like hurting women.”

    • “I think we’re on the edge of a real anti-sex backlash,” says the activist and writer Laurie Penny, author of Sexual Revolution: Modern Fascism and the Feminist Fightback, who points out that destigmatising sex has freed women to talk about what were once taboo subjects. “A culture where sex is stigmatised is also one where we can’t talk about any of those things and I don’t believe there’s anything progressive about a society that wants to control or limit women’s sexuality.”

    • But Penny agrees the “sex-positive” label is becoming outdated in a culture where old constraints on sexual behaviour are gone but the threat of male violence endures. “In this apparently sexually liberated culture, women still don’t feel able to have boundaries and say what they want, and everything is dictated by what men feel they’re supposed to want . I don’t think the problem is too much sexual liberation, I think it’s not enough. You have to actually deal with sexual violence in order to create substantive sexual liberation.”

    • The missing element of this half-finished revolution, Lala argues, is a cultural shift in men’s attitudes. “Sex-positive feminism has laid the foundations, it’s given us a platform and a voice and a space to use our voices. But without getting men on board and proper sex education, we’re all going to be on the same old hamster wheel.”

    • Recently, she counselled a man who had been choking his girlfriend during sex for years. It was only when the girlfriend mustered the courage to say she didn’t like it that he admitted he didn’t like it, either. They were both, it turned out, going along with what they thought the other one wanted, and each secretly wishing the other would make it stop.

      #normes

  • L’Angleterre honore Licoricia of Winchester, femme d’affaires juive du 13e siècle Par Cnaan Liphshiz
    https://fr.timesofisrael.com/langleterre-honore-licoricia-of-winchester-femme-daffaires-juive-d

    Winchester, une ville située à proximité de Londres qui a longtemps été la capitale de l’Angleterre, prévoit de rendre hommage à une femme juive qui avait excellé dans ses affaires tout en élevant quatre enfants jusqu’à son meurtre en 1277.

    La statue de bronze et grandeur nature de Licoricia of Winchester a été créée par le célèbre artiste britannique Ian Rank-Broadley, a fait savoir jeudi l’édition londonienne du Jewish Chronicle.


    Un modèle initial de Licoricia of Winchester qui sera dévoilé dans la ville au Royaume-Uni au mois de février 2022. (Crédit : The Licoricia of Winchester Appeal/Facebook via JTA)

    Usurière, Licoricia avait prêté de l’argent à des rois, dont le roi Henry III et la reine Eleanor. A une époque d’antisémitisme virulent – sa mort avait précédé l’expulsion, en 1290, des Juifs d’Angleterre de seulement 13 années – elle avait été emprisonnée de manière répétée avant d’être assassinée dans des conditions mystérieuses à Winchester.

    Elle s’était mariée à deux reprises.

    Les liens entretenus par Licoricia avec Winchester remontent à 1234. Sa statue devrait être installée, le 10 février, dans une rue dorénavant connue sous le nom de Jewry Street, où elle avait vécu et où elle était morte. L’œuvre la représente en train de tenir la main de son plus jeune fils, Asser, qui tient de son côté une petite toupie.

    « Le message, de manière plus large, est que nous tirons tous des bénéfices de la participation, d’égal à égal, des femmes dans notre société de manière. Cela rappelle aussi le fait que comme elle était juive, elle était persécutée à cette époque », a expliqué Rank-Broadley au Jewish Chronicle.

    Sur le monument figure une inscription : « Tu aimeras ton prochain comme toi-même », tirée du Lévitique et écrite en anglais et en hébreu.

    Aucun portrait de Licoricia n’aurait traversé les âges et Rank-Broadley s’est donc inspiré, pour son visage, de sa fille et de son petit-fils qui sont eux-mêmes juifs, a-t-il confié au Chronicle.

    Asser était le fils de Licoricia, né de son deuxième mariage à un riche Juif, lui-même divorcé, qui s’appelait David of Oxford. Une décennie après sa mort, il avait été emprisonné au château de Winchester alors que le roi d’Angleterre tentait de taxer les Juifs.

    Elle avait eu trois enfants avec son premier mari, Abraham of Kent, avant le décès de ce dernier, en 1244.

    Après la mort de son premier époux, Licoricia avait été emprisonnée à la Tour de Londres jusqu’à ce qu’une part des biens de son époux ait été versée à la couronne. Cet argent devait financer la reconstruction de l’abbaye de Westminster, selon les chercheurs qui se sont penchés sur l’histoire de la famille.

    Les corps sans vie et blessés au couteau de Licoricia et de sa domestique avaient été retrouvés en 1277. Ces meurtres n’avaient jamais été résolus.

    #Femme #finance #usure #argent #angleterre #spéculation #capitalisme #banque #banques #affaires #amour

  • Libérations sexuelles sous le #nazisme
    https://laviedesidees.fr/Liberations-sexuelles-sous-le-nazisme.html

    À propos de : Elissa Mailänder, #amour, mariage, sexualité. Une #Histoire intime du nazisme (1930-1950), Seuil. Le régime nazi a encouragé les Allemands à vivre une hétérosexualité ludique. De nombreuses femmes « aryennes » ont pu bénéficier d’opportunités professionnelles et affectives. Y a-t-il contradiction entre la promotion de la liberté sexuelle et la confiscation de la liberté politique ?

    #Allemagne #sexualité
    https://laviedesidees.fr/IMG/pdf/20211223_nazismeetsexe.pdf
    https://laviedesidees.fr/IMG/docx/20211223_nazismeetsexe.docx

    • Une hétérosexualité ludique n’a rien à voire avec la liberté sexuelle. Il y a pas de liberté sexuelle pour les femmes si elles sont contrainte à l’hétérosexualité, contrainte au mariage, contrainte à la procréation et contraintes à l’amour. Là il est question juste d’etre obligée de trouvé ludique son engrossement. Le nom de la page « nazisme et sexe » est plus acceptable car au moins il y a pas de prétention a nommer ça de « la liberté sexuelle ».

      La question de l’accroche n’en est pas une
      « Y a-t-il contradiction entre la promotion de la contrainte reproductive avec obligation d’y trouvé un aspect ludique et la confiscation de la liberté politique ? » Y a pas contradiction, ce que vous appelez « liberté sexuelle » c’est de la confiscation de la liberté politique.