• I #camalli genovesi in lotta contro le navi della morte

    Genova e il suo porto sono un centro logistico del traffico internazionali di armi. Ogni venti giorni circa le navi della #Bahri - la compagnia nazionale saudita, tra i più grandi armatori del mondo - fa tappa sullo scalo ligure. Nelle sue stive ci sono carri armati, elicotteri, esplosivi e altri armi caricate negli Stati Uniti e in altri porti europei e destinate ad essere impiegate nel conflitto dello Yemen. Di fronte a questa situazione c’è chi dice no. Sono gli attivisti del #Collettivo_Autonomo_Lavoratori_Portuali (#CALP) che da qualche anno si battono contro il transito da Genova di queste navi. La loro è una lotta dura, che solleva molte verità nascoste e dà fastidio, tanto che alcuni militanti sono finiti sotto indagine. Il nostro è un viaggio all’interno del mondo portuale genovese per cercare di capire le origini e il futuro di questa battaglia. Attraverso il racconto di alcuni militanti del CALP, oltre che di un rappresentante dell’ONG Weapon Watch e del console della principale compagnia di lavoratori portuali, abbiamo voluto dare voce ad un movimento che di recente ha ricevuto il sostegno anche di Papa Francesco. Un movimento che non si ferma certo con il nostro reportage: la #Bahri_Hofuf è attesa a Genova in questi giorni dopo che ha imbarcato merci al #Military_Ocean_Terminal di #Sunny_Point, nella Carolina del Nord, uno dei principali terminal militare del mondo. I lavoratori sono sul chi vive e di certo lanceranno l’allarme.

    https://www.rsi.ch/rete-due/programmi/cultura/laser/I-camalli-genovesi-in-lotta-contro-le-navi-della-morte-14877315.html?f=podcast-s
    #Gênes #port #armes #commerce_d'armes #port #Yémen #résistance #Arabie_Saoudite #Genova #Italie #grève

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  • Genova, portuali pronti a impedire l’attracco a nave saudita che trasporta armi: “Organizzeremo boicottaggio”

    I leggendari “#camalli”, da sempre parte attiva nella vita sociale e politica della città, hanno ripreso lo slogan salviniano per dire: “Chiudiamo i porti alle armi, non alle persone”. Il cargo, con bandiera di Riyad, avrebbe a bordo armamenti che potrebbero essere utilizzati dalla coalizione del Golfo contro i civili in Yemen.

    “Chiudiamo i porti alle armi, non alle persone”. A riprendere in chiave pacifista lo slogan simbolo di Matteo Salvini sono i portuali di Genova, i leggendari “camalli”, da sempre parte attiva nella vita sociale e politica della città. Il tema è l’arrivo nel porto ligure, lunedì 20 maggio, della Bahri Yanbu, un cargo battente bandiera saudita di proprietà della Bahri, compagnia marittima partecipata dal governo di Riyadh. Una nave che – ormai è certo – porta a bordo armamenti di fabbricazione europea diretti allo scalo saudita di Gedda, dove l’arrivo è previsto a fine mese. E non è difficile immaginare che la destinazione finale sia lo Yemen, dove l’esercito del principe ereditario Mohammad bin Salman combatte insieme alle forze lealiste contro i ribelli Houthi, in un conflitto che dura da quattro anni e ha causato più di 60mila vittime. In particolare, mercoledì 8 maggio la Yanbu avrebbe dovuto fermarsi nel porto francese di Le Havre per imbarcare otto cannoni semoventi di tipo “Caesar” prodotti dall’azienda di Stato francese Nexter, come rivelato dal sito d’informazione Disclose e confermato in televisione dalla ministra della Difesa transalpina Florence Parly. Ma, a causa della mobilitazione dei portuali e di una serie di ong (tra cui Amnesty International e Oxfam), era rimasta a navigare in circolo per tre giorni a 25 chilometri dalla costa, fino a quando, nella serata di venerdì 10, l’Autorità portuale non ha annullato la tappa.

    Il timore dei “camalli”, ora, è che l’imbarco saltato in Francia debba avvenire a Genova. E sono pronti a mobilitarsi per impedirlo. Nella mattinata di giovedì, mentre il caso suscitava le prime attenzioni istituzionali, la notizia è stata smentita dallo stesso armatore: la Bahri ha comunicato all’Autorità portuale che in Liguria non saranno caricati né scaricati armamenti, invitandola a mettere a disposizione lo scalo. Ma intanto sono in corso accertamenti della Prefettura, che a breve dovrebbe decidere eventuali provvedimenti, fino all’ipotesi estrema di un diniego all’attracco, come già successo in Francia. I portuali, nel frattempo, hanno confermato l’assemblea già indetta per il pomeriggio di venerdì alla sala Chiamata del Porto nel quartiere di San Benigno, storico ritrovo della Culmv (Compagnia unica lavoratori merci varie), la società di servizi che riunisce oltre mille operai dello scalo. “Faremo il possibile perché nel nostro porto non passi alcun tipo di materiale bellico”, dice a Ilfattoquotidiano.it Enrico Poggi, ex gruista del Gmt (Genoa metal terminal) e segretario generale della Filt Cgil di Genova. “Se l’obiettivo è imbarcare armi organizzeremo un boicottaggio, come abbiamo sempre fatto a partire dal secolo scorso, quando da Genova dovevano partire gli ordigni americani destinati al Vietnam o ai Paesi del Golfo”.

    “Ma anche se non fosse così – spiega Poggi – organizzeremo un presidio sotto la sede dell’Autorità portuale, insieme alle associazioni che hanno già aderito, per ribadire la nostra contrarietà alla vendita di armi europee a Stati che le utilizzano a scopo di aggressione, colpendo obiettivi civili. Come d’altra parte prevedono trattati internazionali ratificati anche dall’Italia”. Il riferimento è all’articolo 6 del Trattato Onu sul commercio delle armi entrato in vigore nel 2014 che impone agli Stati contraenti di “non autorizzare trasferimenti di armi convenzionali se sono a conoscenza del fatto che potrebbero essere usate in attacchi verso obiettivi civili”. Posizione fatta propria anche da Amnesty International che, anzi, chiama in causa pure i produttori di armi italiani: “È reale e preoccupante – scrive la ong – la possibilità che anche a Genova possano essere caricate armi e munizionamento militare. Negli ultimi anni è stato accertato da numerosi osservatori indipendenti l’utilizzo contro la popolazione civile yemenita anche di bombe prodotte dalla RWM Italia con sede a Ghedi, Brescia, e stabilimento a Domusnovas, in Sardegna”. Per Amnesty “esiste quindi il fondato pericolo che i porti italiani accolgano gli operatori marittimi che trasferiscono sistemi di armi e munizioni destinati a paesi in conflitto: armi che possono essere usate – com’è già accaduto – per commettere gravi violazioni dei diritti umani e che anche secondo i trattati internazionali firmati dal nostro Paese non dovrebbero essere consegnate”.

    Tra i soggetti aderenti all’assemblea di domani anche la Comunità di San Benedetto al Porto fondata da Don Gallo, l’Arci e Oxfam Italia. Hanno preso posizione anche due deputate del Partito democratico, Raffaella Paita (già candidata alla presidenza della Regione, sconfitta nel 2015 da Giovanni Toti) e Lia Quartapelle: “Il porto attende il parere della Prefettura che rappresenta il governo e in particolare il Ministero dell’Interno. La Francia ha negato i suoi porti. Chiediamo che l’Italia faccia lo stesso. È possibile che per una volta Conte, Di Maio, Salvini e Toninelli si trovino d’accordo per salvare vite umane? Sarebbe il colmo se i porti italiani, che Salvini ha voluto chiusi a chi scappa dalle guerre, venissero aperti alle armi usate in quelle guerre”, scrivono.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/05/16/genova-portuali-pronti-a-impedire-lattracco-a-nave-saudita-che-trasporta-armi-organizzeremo-boicottaggio/5184866
    #Gênes #Italie #ports_fermés #armes #commerce_d'armes #résistance #Arabie_Saoudite #boycott #Yémen
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    • La nave delle armi: i cannoni per lo Yemen potrebbero essere imbarcati a Spezia

      La #Yanbu è attesa domani a Genova. Previsto un presidio di protesta al varco Etiopia.

      Mentre i portuali genovesi, con la campagna di boicottaggio contro la nave delle armi diretta in Arabia Saudita recuperano, grazie in particolare all’impegno della Cgil, una leadership internazionalista e raccolgono ampi consensi ottenendo anche l’adesione di importanti associazioni cattoliche come i salesiani e le Acli, un treno carico dei cannoni destinati in Yemen potrebbe nelle prossime ore arrivare, in gran segreto a Spezia.
      Concentrati sulla vasta eco chesta avendo la protesta pacifista contro la Bahri Yanbu, ci si era dimenticati degli otto cannoni francesi Caesar che sono all’origine del caso. Ricapitoliamo.
      Un’inchiesta giornalistica del sito francese Disclose svela la rotta delle armi tra Francia e Arabia Saudita. Con documenti dei servizi segreti precisa che a Le Havre dieci giorni fa dovevano essere caricatiotto cannoni Caesar, un tipo di arma il cui utilizzo nella guerra in Yemen avrebbe provocato numerose vittime fra la popolazione civile. I portuali di Le Havre assieme ad organizzazioni pacifiste impediscono l’accosto alla Yanbu che salpa diretta prima a Santander e ora, domani mattina è previsto l’arrivo, a Genova, nel terminal Gmt.

      Sotto la Lanterna, Prefettura e Capitaneria hanno già spiegato che non saranno caricate delle armi ma solo materiale civile.
      I portuali però hanno fotografato il carico in attesa e accusano di ipocrisia le autorità: “Un generatore elettrico ad uso militare è un’arma da guerra? Se alimenta un campo da cui partono incursioni o bombardamenti, come lo considera la Capitaneria di porto? Questa “merce varia” è già a ponte Eritrea, Genoa Metal Terminal, pronta per essere imbarcata lunedì sul Bahri Yanbu, destinazione Jeddah. La ditta che li produce, Teknel, è convenzionata con la N.A.T.O. e produce servizi logistici militari”.

      Venerdì pomeriggio alla sala chiamata della Culmv durante un’affollata assemblea, le varie anime pacifiste della città si sono riunite e, pur nella diversità delle posizioni, hanno convenuto su un’azione comune. Senza dimenticare che l’aggregazione di numerose realtà attorno ad una battaglia così importante e di grande risonanza internazionale è già, di per sè, un successo. Soprattutto il tema di un porto aperto alle armi ha toccato nel vivo chi in questi mesi si indigna di fronte alle politiche del governo targato lega che chiude i porti alle navi cariche di migranti salvati dai gommoni partiti dalla Libia. La contestazione alla Yanbu unisce quindi due questioni: pacifismo e accoglienza.
      Per lunedì mattina all’ingresso del porto a Sampierdarena, al varco Etiopia, è previsto un presidio di protesta. Come ha già spiegato il console della Culmv Antonio Benvenuti, una squadra di camalli salirà a bordo della nave e se si scoprirà che sta per essere imbarcato materiale militare scatterà immediatamente uno sciopero.
      Ma la partita in queste ore sembra si stia giocando su un altro fronte.
      La società Nexter, azienda bellica interamente controllata dallo Stato francese ha un accordo con l’Arabia Saudita che avrebbe già pagato i cannoni che non sono stati caricati a Le Havre. E’ quindi compito del produttore garantire in qualche modo la consegna. Si sarebbe così deciso di trasferire via treno i cannoni in un altro porto. Per questioni logistiche la scelta sarebbe ricaduta sul porto di Spezia. Uno scalo meno “caldo” di quello di Genova o Livorno e soprattutto con una lunga esperienza nel campo degli armamenti visto che Spezia è la città dell’Oto Melara l’azienda del gruppo Leonardo – Fimeccanica che costruisce carri armati. Mezzi che sono sempre stati imbarcati da una banchina riservata del porto di Spezia.Al momento nessuno conferma ufficialmente questa ipotesi che, però, proviene da fonti assolutamente attendibili per il loro ruolo nella vicenda.
      Va anche sottolineato come la Bahri sia una potenza nel mondo dello shipping. È, infatti, la compagnia di bandiera dell’Arabia Saudita ed è rappresentata in Italia proprio da una società genovese, la Delta agenzia marittima del gruppo Gastaldi. Da diversi anni le sue navi facevano scalo a Genova nella rotta fra il nord Europa e il Mar Rosso. Le armi a bordo sono sempre state trasportate, senza clamori. Ma ora, il clima, nei porti, è cambiato.


      https://genova.repubblica.it/cronaca/2019/05/19/news/la_nave_delle_armi_i_cannoni_per_lo_yemen_potrebbero_essere_imbarcati_a_spezia-226611996/?rss&ref=twhs

    • Les dockers de Marseille refusent de char­ger les armes françaises vendues à l’Ara­bie saou­dite

      Recalé au Havre il y a une ving­taine de jours, le navire qui doit trans­por­ter des armes françaises en Arabie saou­dite est coincé à Marseille. Selon les infor­ma­tions du média d’in­ves­ti­ga­tion Disclose, dont deux jour­na­listes ont été convoqués le 14 mai par la DGSI, les dockers de la ville phocéenne refusent de char­ger une cargai­son de muni­tions sur le #Bahri_Tabuk.

      « Fidèles à leur histoire et valeurs de paix […] ils ne char­ge­ront aucune arme, aucune muni­tion pour quelle guerre que ce soit », a indiqué le syndi­cat CGT des dockers du port de Marseille-Fos dans un commu­niqué. Alors que Disclose a montré que les armes françaises livrées à Riyad étaient utili­sées au Yémen, où les civils meurent par dizaines de milliers, la ministre des Armées, Florence Parly, a réaf­firmé sa volonté de pour­suivre le « parte­na­riat avec l’Ara­bie saou­dite » lors d’une allo­cu­tion à l’As­sem­blée natio­nale, hier.

      Au Havre, le 7 mai dernier, des canons Caesar étaient restés à quai. Cette fois, « les charges modu­laires parties en contai­ners depuis l’usine d’Eu­renco de Berge­rac ont été redi­ri­gées vers une desti­na­tion incon­nue », détaille Disclose.

      https://www.ulyces.co/news/les-dockers-de-marseille-refusent-de-charger-les-armes-francaises-vendues-a-l
      #Marseille #France

    • Aggiornamento importante: secondo alcune fonti i container che verranno caricati oggi sulla #BahriTabuk sarebbero in totale 44 (quindi ulteriori 40...) che potrebbero corrispondere a circa 8000 bombe! Sarebbe una delle più grandi spedizioni di ordigni mai effettuata da Sardegna.

      https://twitter.com/ReteDisarmo/status/1134416948966633473
      #Sardaigne #bombes

      Et sur Facebook :

      Caricati all’alba sulla Bahri Tabuk 4 container arrivati sotto scorta al porto di Cagliari: ancora armi per la guerra in #Yemen?
      Rete Disarmo è in grado di diffondere le immagini del carico.

      Stamattina attorno alle 7.30 sono stati scortati nel Porto Canale di Cagliari 4 container che sono stati poi caricati sul cargo saudita Bahri Tabuk. Il trasporto è stato fatto con uso di aziende private di sicurezza e agendo con percorsi e procedure al di fuori delle normali regole e procedure del porto (di fatto by-passando il controllo dei lavoratori portuali). Sui container non erano presenti evidenti segni di riconoscimento di materiale esplosivo, ma viste le tempistiche delle operazioni di carico e lo spiegamento di strutture di sicurezza è alto il sospetto che si sia trattato di un carico di nuovi ordigni prodotti in Sardegna e diretti in Arabia Saudita.

      Rete Italiana per il Disarmo è in grado di documentare fotograficamente (grazie alle immagini scattate da Kevin McElvaney) la sequenza degli eventi avvenuti questa mattina: la nave Bahri Tabuk è giunta nel porto canale di Cagliari attorno alle 06.40 (con una attracco inizialmente non dichiarato alla partenza da Marsiglia il 29 maggio sera), alle ore 7.30 circa sono poi giunti i 4 container da trenta tonnellate su camion con seguito di scorta privata. Container che sono poi stati caricati sulla Bahri Tabuk circa alle 8.30.

      Rete Italiana per il Disarmo chiede alle Autorità locali in Sardegna (Prefetto e Questore) alle Autorità portuali di Cagliari e al Governo di chiarire se il carico di questa mattina sul cargo battente bandiera saudita sia stato legato o meno all’export di bombe verso Paesi coinvolti nel conflitto Yemenita, e quali siano state le condizioni di sicurezza del trasporto (e in caso di conferma come mai i container non avevano segni evidenti legati a materiale esplosivo). Chiediamo anche conto del fatto che il carico sia avvenuto di primo mattino (con ingresso praticamente notturno della nave in porto e attracco non segnalato preventivamente ed esplicitamente da Bahri) e di fatto non seguendo le normali procedure, impedendo quindi ai lavoratori portuali di Cagliari di attivarsi per evitare eventuale export di armamenti (come avvenuto in diversi porti italiani ed europei di recente).

      Ancora una volta facciamo appello al Governo affinché abbia il coraggio di fermare il flusso di armi verso una delle catastrofi umanitarie più grandi attualmente presenti al mondo, catastrofe in buona misura causata dai bombardamenti eseguiti anche con bombe italiane.

      https://www.facebook.com/retedisarmo/photos/a.197814639708/10157220938039709/?type=3&theater

  • Un cargo saoudien qui devait charger des armes au Havre renonce à sa cargaison
    https://www.mediapart.fr/journal/international/100519/un-cargo-saoudien-qui-devait-charger-des-armes-au-havre-renonce-sa-cargais

    Les projecteurs braqués par plusieurs ONG sur une livraison d’armes françaises pouvant servir potentiellement à la guerre au Yémen empêchent l’accostage du navire dans le port du Havre. Le gouvernement, lui, assume d’honorer ses contrats.

    #Armement #Bahri_Yanbu,_Cargo,_Florence_Parly,_exportations_d’armes,_navire,_Arabie_Saoudite,_Yémen,_armes,_guerre