• Il nuovo volto del #water_grabbing e la complicità della finanza

    Fondi pensione e società di private equity investono sulla produzione di colture di pregio, dai piccoli frutti alle mandorle, che necessitano abbondanti risorse idriche. Il ruolo del fondo emiratino #Adq che ha acquisito l’italiana #Unifrutti.

    Per osservare più da vicino il nuovo volto del water grabbing bisogna andare nella regione di Olmos, nel Nord del Perù, dove il Public sector pension investment board (Psp), uno dei maggiori gestori di fondi pensionistici canadesi (con un asset di circa 152 miliardi di dollari) ha acquistato nel 2022 un’azienda agricola di 500 ettari specializzata nella coltivazione di mirtilli. Un investimento finalizzato a sfruttare il boom della produzione di questi piccoli frutti, passata secondo le stime della Banca Mondiale dalle 30 tonnellate del 2010 alle oltre 180mila del 2020: quantità che hanno fatto del Paese latino-americano il secondo produttore mondiale dopo gli Stati Uniti.

    Nella regione di Olmos l’avvio di questa coltivazione intensiva è stato reso possibile grazie a un progetto idrico, costato al governo di Lima oltre 180 milioni di dollari, per deviare l’acqua dal fiume Huancabamba verso la costa e migliorare la produzione agricola locale. “Ma il progetto non ha ottenuto i risultati annunciati”, denuncia il report “Squeezing communities dry” pubblicato a metà settembre 2023 da Grain, una Ong che lavora per sostenere i piccoli agricoltori nella loro lotta per la difesa dei sistemi alimentari controllati dalle comunità e basati sulla biodiversità. Chi ha realmente beneficiato del progetto, infatti, sono state le grandi realtà agroindustriali. “Quasi tutta l’acqua convogliata dalle Ande va alle aziende di recente costituzione che producono avocado, mirtilli e altre colture che vengono vendute a prezzi elevati all’estero -continua Grain-. Il progetto, finanziato con fondi pubblici, ha avuto pochi benefici per la popolazione ma ha creato una fonte di profitti per le aziende che hanno accesso libero e gratuito all’acqua e i loro investitori”.

    I protagonisti di questa nuova forma di water grabbing sono fondi pensione, società di private equity e altri operatori finanziari che si stanno muovendo in modo sempre più aggressivo per garantirsi le abbondanti risorse idriche necessarie alla produzione di colture di pregio. A differenza del passato, però, non cercano più di acquisire enormi superfici di terre coltivabili.

    “L’accesso all’acqua è sempre stato un fattore cruciale -spiega ad Altreconomia Delvin Kuyek, ricercatore di Grain e autore dello studio-. Ma negli ultimi anni abbiamo osservato un nuovo modello: investimenti in colture come mirtilli, avocado o mandorle che richiedono meno terra rispetto al grano o alla soia, ma quantità molto maggiori di acqua. A guidare l’investimento, in questo caso, è proprio la possibilità di accedere ad abbondanti risorse idriche per mettere sul mercato prodotti che permettano di generare un ritorno economico importante”. Una forma di sfruttamento che Grain paragona all’estrazione di petrolio: si pompa acqua da fiumi o falde fino all’esaurimento, senza preoccuparsi degli impatti sull’ambiente o dei bisogni della popolazione locale. Gli operatori finanziari, infatti, non prevedono di sviluppare attività produttive sul lungo periodo ma puntano a ritorno sui loro investimenti entro 10-15 anni. Un’altra caratteristica di questi accordi, è che tendono a realizzarsi in località in cui l’acqua è già scarsa o in via di esaurimento.

    Negli ultimi anni il fondo pensionistico canadese ha acquistato direttamente o investito in società che gestiscono piantagioni di mandorle in California, di noci in Australia e California. Mentre in Spagna, attraverso la controllata Hortifruit, è diventato uno dei principali produttori di mirtilli nella regione di Huelva (nel Sud-Ovest del Paese) dove si concentra anche la quasi totalità della coltivazione di fragole spagnole, destinata per l’80% all’export.

    In Perù nel 2020 sono stati prodotte 180mila tonnellate di mirtilli. Numeri che fanno del Paese latinoamericano il secondo produttore mondiale dopo gli Stati Uniti. Nel 2010 erano solo 30

    Tutto questo sta avendo effetti devastanti sulle falde che alimentavano le zone umide della vicina riserva di Doñana, ricchissimo di biodiversità e patrimonio Unesco: un riconoscimento oggi messo a rischio proprio dall’eccessivo sfruttamento idrico. Lo studio “Thirty-four years of Landsat monitoring reveal long-term effects of groundwater abstractions on a World heritage site wetland” pubblicato ad aprile 2023 sulla rivista Science of the total environment, evidenzia come tra il 1985 e il 2018 il 59,2% della rete di stagni sia andata perduta a causa delle attività umane. “Il problema è collegato anche alla produzione di frutti rossi che ha iniziato a diffondersi a partire dagli anni Ottanta, grazie alla presenza di condizioni climatiche ottimali e a un suolo sabbioso”, spiega ad Altreconomia Felipe Fuentelsaz del Wwf Spagna. Ma la crescita del comparto ha portato a uno sfruttamento eccessivo delle falde, da cui viene prelevata troppa acqua rispetto al tempo che necessitano per rigenerarsi. L’organizzazione stima che nel corso degli anni siano stati scavati più di mille pozzi illegali: “L’80% dei produttori rispetta le norme per l’utilizzo delle risorse idriche, ma il restante 20%, che equivale a circa duemila ettari di terreno, pompa acqua senza averne diritto”, puntualizza Fuentelsaz.

    Questa nuova forma di water grabbing interessa diversi Paesi: dal Marocco (dove il settore agro-industriale pesa per l’85% sul consumo idrico nazionale) al Messico dove è attiva la società di gestione Renewable resources group. Secondo quanto ricostruito da Grain, nel 2018 ha acquisito centomila ettari di terreni agricoli in Messico, Stati Uniti, Cile e Argentina, nonché diritti idrici privati negli Stati Uniti, in Cile e in Australia, generando rendimenti annuali superiori al 20% per i suoi investitori, che comprendono fondi pensione, di private equity e compagnie di assicurazione.

    Tra le società indicate nel report di Grain figura anche Adq, il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti, che negli ultimi anni ha effettuato importanti investimenti nel comparto agro-alimentare: attraverso la sua controllata Al Dahra ha acquistato terreni in Egitto, Sudan e Romania. Nel 2020 ha acquisito il 45% di Louis Dreyfus Company, una delle quattro principali aziende che controllano il mercato globale del commercio agricolo. E nel 2022 ha comprato la quota di maggioranza di Unifrutti group, società italiana specializzata nella produzione e nella commercializzazione di frutta fresca con oltre 14mila ettari di terreni tra Cile, Turchia, Filippine, Ecuador, Argentina, Sudafrica e Italia.

    Unifrutti group ha sede fiscale a Cipro, uno dei Paesi dell’Unione europea a fiscalità agevolata che garantiscono vantaggi alle società che vi hanno sede. Ma a sfruttare i benefici sono anche oligarchi russi colpiti dalle sanzioni dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014 e inasprite a seguito dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. A rivelarlo l’inchiesta “Cyprus confidential” pubblicata a novembre dal Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (Icij)

    “Questi investimenti hanno un doppio obiettivo -spiega ad Altreconomia Christian Henderson, esperto di investimenti agricoli nel Golfo e docente presso l’Università di Leiden nei Paesi Bassi- da un lato, sono orientate a trarre profitto dal commercio internazionale e dalle materie prime. In secondo luogo, si preoccupano di garantire la sicurezza alimentare. Queste due logiche in qualche modo sono intrecciate tra loro, in modo da rendere la sicurezza alimentare redditizia per gli Emirati Arabi Uniti. C’è poi un altro elemento: penso che i Paesi del Golfo siano piuttosto preoccupati dal fatto di essere visti come ‘accaparratori’ di terra. In questo modo, invece, possono affermare di aver effettuato un semplice investimento sul mercato”.

    Fondata dall’imprenditore Guido De Nadai nel 1948 ad Asmara come compagnia di import/export di frutta e verdura, oggi Unifrutti group è una realtà globale “che produce in quattro diversi continenti e distribuisce in oltre 50 Paesi” si legge sul sito. Trecento tipologie di prodotti commercializzati, 14mila ettari di terreni (di proprietà o in gestione) e 12mila dipendenti sono solo alcuni numeri di una realtà che ha ancora la propria sede principale a Montecorsaro, in provincia di Macerata, dove si trova il domicilio fiscale di Unifrutti distribution spa. La società è controllata da Unifrutti international holdings limited, con sede fiscale a Cipro, Paese a fiscalità agevolata. Con l’ingresso di Adq come socio di maggioranza sono cambiati anche i vertici societari: il 13 novembre 2023, ha assunto l’incarico di amministratore delegato del gruppo Mohamed Elsarky che ha alle spalle una carriera ventennale come Ceo per società del calibro di Kellog’s Australia e Nuova Zelanda e Godiva chocolatier e come presidente di United biscuits del gruppo Danone. Mentre Gil Adotevi, chief executive officer per il settore “Food and agriculture” del fondo emiratino Adq, ricopre il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione: “Mentre il Gruppo si avvia verso un nuovo entusiasmante capitolo di crescita -ha dichiarato- siamo certi che la guida e la leadership di Mohamed porteranno l’azienda a realizzare i suoi ambiziosi piani”.

    Nel 2021 il gruppo ha commercializzato circa 620mila tonnellate di prodotti (in primo luogo banane, uva, mele, pere, limoni e arance) registrando un fatturato complessivo di 720 milioni di dollari (in crescita del 2% rispetto al 2020) e un margine operativo lordo di 78 milioni. Una performance estremamente positiva che “si è verificata nonostante le numerose sfide che hanno caratterizzato il perimetro operativo del gruppo a partire dalle condizioni climatiche avverse senza precedenti in Cile e in Italia”. Il Paese latino-americano -principale sito produttivo del gruppo, con oltre seimila ettari di terreno dove si producono mele, uva, pere e ciliegie- è stato infatti colpito per il quarto anno di fila da una gravissima siccità che alla fine del 2021 ha visto 19 milioni di persone vivere in aree caratterizzate da “grave scarsità d’acqua”. Come ricorda Grain nel report “Squeezing communities dry” tutte le regioni cilene specializzate nella produzione di frutta “stanno affrontando una crisi idrica aggravata dalla siccità causata dal cambiamento climatico”.

    https://altreconomia.it/il-nuovo-volto-del-water-grabbing-e-la-complicita-della-finanza
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  • Chypre : 33 migrants arrêtés à Nicosie pour « situation irrégulière », bientôt expulsés - InfoMigrants
    https://www.infomigrants.net/fr/post/53803/chypre--33-migrants-arretes-a-nicosie-pour-situation-irreguliere-bient

    Chypre : 33 migrants arrêtés à Nicosie pour « situation irrégulière », bientôt expulsés
    Par La rédaction Publié le : 11/12/2023
    Tour de vis à Chypre. Dimanche, 33 migrants en situation irrégulière ont été arrêtés par la police à Nicosie. Des procédures pour expulser ces personnes sont déjà en cours, a précisé la police.D’après le Cyprus Mail, la police affirme travailler en étroite collaboration avec le service des Migrations - entité en charge de la gestion des exilés sur l’île - pour « maximiser le nombre de retours ».Ces dernières semaines, de nombreuses opérations similaires ont été conduites sur le territoire. Entre le 3 et le 10 décembre, 207 migrants, également en « situation irrégulière » ont été rapatriés dans leur pays d’origine, soit via un programme de retour volontaire, soit dans le cadre d’un processus d’expulsion. Le 24 novembre, trois avions avec 42 exilés à bord ont décollé de l’aéroport de Larnaca, en direction des différents pays d’origine des passagers, qui n’ont pas été précisés. Au moment de leur arrestation, ces migrants étaient installés à Paphos, dans le sud-est de l’île, où résident de nombreux demandeurs d’asile.Depuis le début de l’année, 9 075 personnes ont été rapatriés, volontairement ou contre leur volonté, dans leur pays d’origine, contre 7 500 en 2022, indique un communiqué de la police.Pour de nombreux candidats à l’exil, Chypre constitue une des portes d’entrée de l’Union européenne. Sur cette île de la Méditerranée, les demandeurs d’asile représentent 5% des 915 000 habitants de la République de Chypre située au sud du territoire – la partie nord étant sous administration turque depuis 1974.
    Le statut de demandeur d’asile octroie à ces exilés le droit de résider légalement sur l’île. Mais le refus des autorités, prononcé parfois plusieurs années après le dépôt du dossier, les plonge alors dans l’illégalité. Malgré les possibilités de recours devant la justice, depuis novembre 2020, un arrêté d’expulsion est en effet automatiquement prononcé lors d’un rejet de la demande d’asile.
    Et à Chypre, les refus sont considérables : en 2022, le taux de rejet s’élevait à 93% pour 22 182 demandes, d’après un rapport du Cyprus Refugee Council publié en avril 2023. Dans le détail, aucun demandeur d’asile originaire du Népal et de l’Inde n’ont par exemple obtenu l’asile cette année-là. Le taux de rejet appliqué pour ressortissants du Bangladesh et du Pakistan s’élève, lui, à 99%. Et le Nigéria, la République démocratique du Congo (RDC) et le Cameroun, respectivement à 98, 97 et 89%.

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  • Il privilegio del passaporto

    Quanto vale la libertà?

    I termini “migrazioni” e “migranti” sono quelli utilizzati soprattutto per parlare delle persone che provengono, principalmente, dal Sud America, dall’Africa, dal Medio Oriente e dal Sud dell’Asia.

    Per indicare invece lo spostamento delle persone che provengono dagli Stati Uniti, dal Giappone o dai Paesi dell’Unione Europea, i termini utilizzati sono principalmente “viaggio”, “expat”, “fuga di cervelli”.

    Questa asimmetria linguistica utilizzata per descrivere la mobilità umana ci suggerisce che esiste una disparità non solo dettata dalla percezione che si ha delle persone che “si spostano” ma anche, evidentemente, dal privilegio della nazionalità del Paese di provenienza. Tale privilegio dipende non solo dalla ricchezza del Paese in cui si nasce – al netto di tutte le disparità sociali che troviamo anche all’interno dei Paesi ricchi -, ma dal passaporto.
    Tutti i passaporti sono uguali ma alcuni sono più uguali di altri

    Nonostante la definizione di passaporto sia generalmente nota, difficilmente ci si sofferma a riflettere sulla potenza di un documento simile e sul suo significato. Il passaporto viene utilizzato per viaggiare da un Paese all’altro, è il lasciapassare, per l’appunto, per poter superare i confini e raggiungere la destinazione desiderata.

    Tuttavia, il passaporto è un’invenzione piuttosto recente. Nell’inchiesta Passaporti d’oro (o The man Who knows no boundaries), scritta dal giornalista Hannes Grassegger su Das Magazin e tradotta da Internazionale, si legge: “solo nella metà del ‘900 si è imposto l’obbligo del visto e quindi anche di dimostrare la cittadinanza. Storicamente, il passaporto […] è l’evoluzione dell’antico salvacondotto che garantiva una protezione ai nobili o ai loro emissari”. E ancora, “la ricercatrice Ayelet Schachar – giurista, Università di Toronto – parla di una lotteria dei passaporti in cui il paese di nascita condanna la maggioranza dell’umanità a stare tra i perdenti”.

    In effetti, se si osserva la classifica aggiornata del Global Passport Power Rank 2023, si noterà che tra i primi sette spiccano principalmente i Paesi nord occidentali – l’Italia è tra i passaporti che si trovano al secondo posto.

    L’unica eccezione sono gli Emirati Arabi Uniti (EAU) che si trovano al primo posto della classifica, infatti: “gli EAU hanno battuto paesi del calibro di Germania, Svezia, Finlandia e Lussemburgo nell’ultima classifica, anche se questi paesi sono tutti tra i primi cinque”, riporta la giornalista Natasha Turak sulla testata CNBC. In sostanza, se si è titolari di un passaporto degli EAU, è possibile viaggiare in un numero enorme di paesi senza visto e in molti altri è possibile ottenere un visto direttamente al proprio arrivo: la popolazione espatriata ammonta a circa l’88,52%, ovvero 9,0 milioni, mentre i cittadini emiratini ammontano solo all’11,48%, ovvero 1,17 milioni, secondo le statistiche del Global Media Insight.

    A differenza di persone di nazionalità siriana, nigeriana, sudanese o pakistana, ad esempio, una persona di nazionalità emiratina può entrare nell’area Schengen senza dover chiedere il visto e ciò dipende principalmente dalle relazioni economico-diplomatiche tra gli EAU e l’Unione Europea (UE), costituiti da accordi bilaterali per l’approvvigionamento di energia e il commercio – chiudendo, tuttavia, un occhio sulle violazioni dei diritti umani che si consumano quotidianamente nel ricco Paese del Golfo.

    L’assenza di vie legali effettivamente percorribili per entrare nei Paesi UE, l’impossibilità di ottenere visti di viaggio presso le ambasciate dei Paesi europei stanno alla base della creazione di un doppio binario: uno è quello percorso dalle persone costrette, ad esempio, a dover attraversare la pericolosa rotta del Mediterraneo, oppure cercare di oltrepassare i confini dalle rotte balcaniche (affrontando respingimenti violenti e illegali da parte delle autorità di frontiera). L’altro è il binario di prima classe e a cui i Paesi europei aprono le porte, ed è percorso da coloro che possono permettersi di acquistare i cosiddetti visti o passaporti d’oro.

    Passaporti e visti d’oro

    Come anticipato, se per la maggior parte delle persone provenienti dai Paesi del Sud Globale viaggiare in Europa legalmente risulta essere una corsa a ostacoli impossibile da superare, le procedure per ottenere visti e passaporti sono molto più semplici per alcune categorie di persone. Tali operazioni sono possibili per via di determinati schemi dell’area Schengen, come viene spiegato nel sito ufficiale della stessa: il Golden Visa è un programma di immigrazione che garantisce a persone facoltose un permesso di soggiorno in un paese straniero in cambio di un importante investimento. Il Golden Passport, invece, è un programma che garantisce [l’acquisizione] della cittadinanza e del passaporto del paese in cui si investe. In entrambi i casi, solitamente, all’investitore/trice non è richiesto di vivere a tempo pieno nel paese in cui ha investito.

    Per poter beneficiare di un visto d’oro o di un passaporto d’oro in Europa, l’investimento dovrebbe essere piuttosto elevato: si tratta di una somma che varia dai centinaia di migliaia ai milioni di dollari. A questo proposito, nel 2018, la coalizione Transparency International, ha pubblicato un rapporto dal titolo European Getaway 1 in cui è stato analizzato l’elevato rischio di corruzione generato dagli schemi Golden Visa e Golden Passport. Innanzitutto, si legge nel rapporto, almeno dal 2008 al 2018, nell’UE, 6 mila cittadini stranieri hanno ottenuto la cittadinanza e quasi 100 mila hanno ottenuto la residenza UE attraverso visti e passaporti d’oro. “Spagna, Ungheria, Lettonia, Portogallo e Regno Unito (prima della Brexit, l’uscita di quest’ultimo dall’Ue) hanno concesso il maggior numero di visti d’oro – oltre 10.000 ciascuno – agli investitori e alle loro famiglie. Seguono Grecia, Cipro e Malta”. I programmi dei visti d’oro, sempre nel medesimo arco di tempo, hanno attirato circa 25 miliardi di euro in investimenti diretti esteri.

    Tuttavia, come riporta la Transparency International, sebbene tali schemi siano legali, il rischio di corruzione deriva dalla scarsa trasparenza degli Stati UE (ad esempio, si legge nel rapporto, nessuno dei Paesi UE ha reso pubblica la lista degli investitori tranne Austria e Malta), sia perché – analizzando in modo particolare i casi di Cipro, Malta e Portogallo – è stata riscontrata una grave carenza sui dovuti controlli nei confronti di chi richiede tali documenti.

    Sia perché, come viene spiegato nel rapporto, gli schemi per l’ottenimento dei visti d’oro sono altamente desiderabili per chiunque abbia a che fare con la corruzione, in quanto offrono l’accesso a un rifugio sicuro – “e non soltanto in termini di stile di vita di lusso, quanto ad esempio in campo bancario, dove un cliente munito di passaporto UE si troverà in una posizione agevolata rispetto a chi proviene da un Paese considerato a rischio o sottoposto a sanzioni”, come ha spiegato il giornalista Duccio Facchini su Altreconomia.

    Dell’alto rischio di vendere visti e passaporti d’oro a ricchi investitori senza i dovuti controlli, ha molto parlato il Guardian che ad esempio, nel 2017, nell’articolo Corrupt Brazilian tycoon among applicants for Portugal’s golden visas ha riportato diversi casi di imprenditori brasiliani condannati, o accusati di corruzione, che hanno acquistato proprietà in Portogallo con il fine di ottenere visti d’oro. Di seguito alcuni esempi (tra i tanti): Otavio Azevedo, un ricco imprenditore brasiliano condannato a 18 anni di carcere per corruzione. Due anni prima del suo arresto, Azevedo aveva acquistato una proprietà da 1,4 milioni di euro a Lisbona e successivamente aveva chiesto un visto d’oro nel 2014; Pedro Novis, ex presidente e amministratore delegato di Odebrecht, la più grande impresa di costruzioni del Sud America, ha acquistato nel 2013 una proprietà da 1,7 milioni di euro a Lisbona. Questo acquisto è stato la base per la sua richiesta di visto d’oro presentata alla fine del 2013. La società è stata accusata di molteplici reati di corruzione in tutta l’America Latina; Carlos Pires Oliveira Dias, vicepresidente del gruppo edile Camargo Correa, ha investito 1,5 milioni di euro in Portogallo nell’ambito del programma Golden Resident nel 2014 – il gruppo Camargo Correa è stato anche collegato allo scandalo Car Wash (operazione della polizia federale brasiliana su gravi reati legati alla corruzione). Oliveira Dias ha confermato di aver ottenuto il visto d’oro.
    L’UE “corre ai ripari“

    Nel 2020 la Commissione Europea ha dato avvio a due procedimenti di infrazione rispettivamente contro Cipro e Malta ritenendo che la concessione della cittadinanza UE in cambio di pagamenti o investimenti predeterminati, senza alcun legame reale con lo Stato membro interessato, fosse in violazione del diritto dell’UE – in particolare dell’articolo 4(3) del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.

    La stretta sulla vendita dei passaporti d’oro si è ulteriormente intensificata in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina, per impedire agli oligarchi russi – che già prima usufruivano dei programmi Golden Visa e Golden Passport, in particolare attraverso i programmi di Cipro – di entrare in UE. Nell’inchiesta “Passaporti d’Oro” del giornalista Grassagger, viene spiegato che all’inizio della guerra, molti cittadini russi benestanti hanno quindi acquistato il passaporto turco: “non uno falso, si badi”, spiega Grassager, “ma quello che si ottiene legalmente in cambio di denaro. La questione in Turchia è regolata dall’articolo 12 della legge n. 5901 sulla cittadinanza, in base alla quale, per diventare turchi, bisogna dimostrare di aver comprato immobili in Turchia per un valore minimo di 400 mila dollari oppure di aver creato cinquanta posti di lavoro o di aver portato in Turchia mezzo milione di dollari investendo in imprese turche per un minimo di tre anni”.

    Nel 2022, riporta il Middle East Monitor, 5 mila cittadini russi hanno acquistato la cittadinanza turca allo scoppio della guerra in Ucraina, specie a seguito delle pesanti sanzioni imposte dai Paesi occidentali. Nell’inchiesta Cyprus Papers (2020) della testata Al Jazeera, è stato rivelato che 2.500 cittadini milionari, inclusi criminali già condannati, hanno ottenuto la cittadinanza cipriota tramite investimento.

    Diversi Paesi europei hanno successivamente deciso di porre restrizioni sui programmi Golden Visa o Golden Passport, come riporta Euronews: nel febbraio 2023, l’Irlanda ha eliminato il suo programma di visti d’oro – l’Immigrant Investor Program – che offriva la residenza irlandese in cambio di una donazione di 500 mila euro o di un investimento triennale annuale di 1 milione di euro nel paese; nello stesso mese il primo ministro portoghese António Costa ha annunciato l’intenzione di porre fine al programma di residenza per contrastare la speculazione sui prezzi immobiliari e sugli affitti.

    Nel mese di settembre 2023, il Portogallo ha definitivamente chiuso il programma Golden Visa, pur concedendo il rinnovo dei visti d’oro già acquisiti.

    Anche l’Italia ha il suo programma Golden Visa (o Visto per Investitori). I beneficiari devono investire almeno 500 mila euro (250 mila euro se si tratta di start-up innovative) in una società per azioni italiana, un contributo di beneficenza di 1 milione di euro a favore di un ente impegnato in un settore specifico come quello dei beni culturali o paesaggistici, o in titoli di Stato per un importo di almeno 2 milioni di euro.

    Benché per l’ottenimento della cittadinanza sia necessario comunque aver maturato i 10 anni di residenza, se si è cittadini extra-UE, e si possiede il denaro necessario, è possibile ottenere un visto di durata biennale (con possibile rinnovo di altri tre anni). L’Italia ha inoltre sospeso i visti d’oro per coloro che sono di cittadinanza russa o bielorussa con un anno di ritardo rispetto ai provvedimenti UE.
    Conclusione: un mercato che si espande mentre le disuguaglianze aumentano

    Henley & Partners, Arton Capital, Cs global partners, PwC sono solo alcune delle aziende di consulenza che agiscono da intermediarie tra cittadini stranieri milionari e i Paesi con programmi Golden Visa o Golden Passport desiderabili. “Secondo le stime di Kristin Surak, sociologa della London School of Economics”, scrive Grasseger nella sua inchiesta, “ogni anno nel mondo si ottengono circa 25 mila cittadinanze in cambio di denaro”.

    E mentre le persone ricche continuano a godere del diritto alla libertà di movimento, tutte le altre non hanno diritto di avere diritti: dall’ennesimo rigetto di visto dalle ambasciate dei Paesi UE fino ai respingimenti sistematici alle frontiere, dalla criminalizzazione strutturale che le conduce nei centri di detenzione fino alla stipulazione di accordi bilaterali con Libia e Tunisia (nonostante le gravi violazioni dei diritti umani di queste ultime ai danni delle persone migranti).

    Non si potrà mai parlare del rispetto dei diritti fondamentali di ogni cittadino/a finché l’accesso a questi ultimi viene garantito solo a chi può permetterselo.

    https://www.meltingpot.org/2023/10/il-privilegio-del-passaporto

    #passeport #privilège #migrations #visa #visas #business #passeports #Golden_Visa #citoyenneté #Golden_Passport #Chypre #Malte

    –—

    ajouté à la métaliste sur la #vente de #passeports et de la #citoyenneté de la part de pays européens/occidentaux à des riches citoyen·nes non-EU :
    https://seenthis.net/messages/1024213

  • Leaked letter on intended Cyprus-Lebanon joint border controls: increased deaths and human rights violations

    In an increasingly worrying context for migrants and refugees in Cyprus, with the recent escalation of violent racist attacks and discrimination against refugees on the island and the continued pushback policy, civil society organisations raise the alarm concerning Cyprus’ increased support to the Lebanese Army to harden border control and prevent departures.

    A letter leaked on 26 September 2023 (https://www.philenews.com/kipros/koinonia/article/1389120/exi-metra-protini-ston-livano-i-kipros), from the Cypriot Interior Minister to his Lebanese counterpart, reveals that Cyprus will provide Lebanon with 6 vessels and speedboats by the end of 2024, trainings for the Lebanese Armed Forces, will carry out joint patrol operations from Lebanese shores, and will finance the salaries of members of the Lebanese Armed Forces “who actively contribute to the interception of vessels carrying irregular migrants to Cyprus”. In this way, by providing equipment, funding and training to the Lebanese Army, Cyprus will have a determining influence, if not effective control, on the interceptions of migrants’ boats in Lebanese territorial waters and forced returns (the so-called “pullbacks”), to Lebanon. This in violation of EU and international law, which is likely to trigger legal liability issues. As seen in numerous cases, refugees, especially Syrians, who are pulled back to Lebanon are at risk of detention, ill-treatment and deportations to Syria where they are subject to violence, arrest, torture, and enforced disappearance. The worsening situation of Syrian refugees in Lebanon, who face increasing violence and deportations, confirms that Lebanon is not a “safe” third country.

    As seen in the past with several examples from other examples at the EU’s external borders, (e.g. Turkey, Libya and most recently Tunisia), striking deals with EU neighboring countries of departure in order to increase border controls and contain migratory movements has several catastrophic consequences. Despite officially aiming at decreasing the number of lost lives, they actually increase border violence and deaths, leading to serious human rights abuses and violations of EU and international laws. They also foster a blackmail approach as third countries use their borders as leverage against European countries to get additional funds or negotiate on other sensitive issues, at the expense of people’s lives. All these contribute to having a negative impact on the EU and Member States’ foreign policy.

    As demonstrated by a recent article from the Mixed Migration Centre (https://mixedmigration.org/articles/how-to-break-the-business-model-of-smugglers), the most effective way to “disrupt the business model of smugglers” and reduce irregular departures, migrants’ dangerous journeys and the consequent losses of lives, is to expand legal migratory routes.

    By going in the complete opposite direction, Cyprus, for many years now, has prevented migrants, asylum seekers and refugees from reaching the island in a legal way and from leaving the island for other EU countries1. Cyprus has resorted to systematic practices of pushbacks sending refugees back to countries where they are at risk of torture, persecution and arbitrary detention, has intensified forced returns, has dismantled the reception and asylum system, and has fueled a toxic anti-refugee narrative that has led to indiscriminate violent attacks that were initially against Syrian refugees and their properties in #Chloraka (https://kisa.org.cy/sundays-pogrom-in-chloraka) and a few days later to against migrants and their properties in #Limassol (https://cde.news/racism-fuelled-violence-spreads-in-cyprus). More recently, Cyprus has also announced its willingness to push the EU and Member States to re-evaluate Syria’s status and consider the country as “safe” in order to forcibly return Syrian refugees to Syria – despite on-going clashes, structural human rights violations, crimes against humanity and war crimes.

    These deadly externalisation policies and unlawful practices have and continue to kill individuals and prevent them from accessing their rights. A complete change in migration and asylum policies is urgently needed, based on the respect of human rights and people’s lives, and on legal channels for migration and protection. Cyprus, as well as the EU and its Member States, must protect the human rights of migrants at international borders, ensure access to international protection and proper reception conditions in line with EU and international human rights law. They must open effective legal migratory pathways, including resettlement, humanitarian visas and labour migration opportunities; and they must respect their obligations of saving lives at sea and set up proper Search and Rescue operations in the Mediterranean.

    https://euromedrights.org/publication/leaked-letter-on-intended-cyprus-lebanon-joint-border-controls-increa

    #mourir_aux_frontières #frontières #droits_humains #asile #migrations #réfugiés #Chypre #Liban #racisme #attaques_racistes #refoulements #push-backs #militarisation_des_frontières #joint_operations #opérations_conjointes #aide #formation #gardes-côtes_libanaises #pull-backs #réfugiés_syriens #externalisation

  • A Chypre, la solidarité de la communauté syrienne : « On s’est construit une stabilité, étape par étape »
    https://www.lemonde.fr/international/article/2023/10/02/a-chypre-la-solidarite-de-la-communaute-syrienne-on-s-est-construit-une-stab

    A Chypre, la solidarité de la communauté syrienne : « On s’est construit une stabilité, étape par étape »
    Par Laure Stephan (Nicosie (Chypre), envoyée spéciale)
    Le réseau au sein de la communauté aide les nouveaux arrivants, de plus en plus nombreux, à s’intégrer au sein du marché du travail. Mais Nicosie voudrait que l’Union européenne réévalue certaines régions de Syrie comme « sûres » afin que des rapatriements puissent avoir lieu.
    Mohamed guette le mouvement dans la rue, devant le local où il prépare des mana’iche (pizzas orientales) et autres mets salés prisés de sa clientèle, souvent syrienne. Il sourit quand sa femme, Fatima, accompagnée de leurs trois filles, se gare devant son échoppe située à Kaimakli, un quartier de Nicosie, la capitale chypriote. Les fillettes sont nées ici ; Fatima était enceinte de Rahaf, l’aînée, lorsque le jeune couple est arrivé sur l’île, en octobre 2015, par bateau. Ils espéraient gagner la Grèce, mais l’agitation de la mer en a décidé autrement. Ils ne le regrettent pas. « Le climat et le goût des Chypriotes pour les liens sociaux nous rappellent la Syrie, dont les côtes sont proches, à une centaine de kilomètres », observe Mohamed, originaire du gouvernorat de Homs, qui souhaite, comme tous ceux rencontrés, ne pas communiquer son nom de famille.
    Pour commencer ce nouveau chapitre, il a frappé aux portes de compatriotes déjà installés : le snack où il travaille appartient à un Syrien. Fatima y prépare des falafels. « On s’est construit une stabilité, étape par étape. Aujourd’hui, c’est à notre tour de recevoir des Syriens en quête de travail », avance cette femme qui se préparait à être institutrice en Syrie quand la guerre a éclaté. Elle mesure leur chance : ils ont obtenu rapidement un statut de protection, à la différence de Syriens arrivés plus tard, dont les dossiers ne sont pas tranchés – les métiers qu’ils peuvent exercer sont limités quand ils ont le statut de demandeurs d’asile. Dans la salle, Rahaf fait ses devoirs. Elle parle arabe à la maison, grec à l’école, et joue parfois la traductrice pour ses parents, du haut de ses 7 ans.
    A Chypre, une diaspora syrienne s’est formée à partir des années 1980. Elle est longtemps restée petite de taille. Ses membres ont réussi, dans la restauration ou la construction, et faisaient souvent la navette avec leur pays d’origine. Puis, à partir de 2011, sont venus d’autres Syriens fuyant la guerre. La communauté, qui comprend aujourd’hui de 20 000 à 25 000 personnes selon les estimations, est multiconfessionnelle, comme dans le pays d’origine. Des sunnites (majoritaires en Syrie) y sont installés, mais aussi des alaouites (la confession de Bachar Al-Assad) et des chrétiens.
    « On s’entraide pour trouver du travail », avance Mohamed, 26 ans, qui était boucher dans le sud de la Syrie. Sur l’île divisée, il a débuté comme ouvrier dans le bâtiment. « J’étais prêt à tout, pourvu que mes enfants mangent », raconte-t-il, assis dans une rue piétonne de la vieille ville de Nicosie, face à la boucherie-épicerie qu’il a fini par ouvrir en 2022. Un Chypriote et un Syrien lui ont prêté des fonds. Il n’a pas choisi l’adresse au hasard : beaucoup de ses compatriotes fréquentent le quartier. « On travaille du petit matin jusqu’à tard le soir. On a peu de temps pour les occasions sociales. Des mariages nous rassemblent parfois, à Kaimakli. »
    C’est ici que vit aussi un homonyme, Mohamed, ouvrier. Installé dans l’entrée d’une bâtisse ancienne, de celles qui font le charme des ruelles, il fume le narguilé et boit du maté, une boisson issue de la culture amérindienne, très populaire en Syrie. Originaire de la région de Tartous, il était mineur lorsqu’il a débarqué à Chypre, il y a un an, sans avoir terminé sa scolarité. Un cousin déjà installé lui a trouvé une place sur un chantier. « Des amis sont venus ici aussi, à cause de la situation économique en Syrie. Il n’y a pas de travail. »
    Abou Jad (un surnom) connaît bien les régions chypriotes fréquentées par la communauté. Natif d’Idlib, il « rêve tous les jours de pouvoir revivre dans [s]on pays ». En attendant, il s’apprête à ouvrir un bureau pour s’occuper des démarches des réfugiés, « ceux qui ne parlent ni grec ni anglais et s’arrachent les cheveux pour les formalités administratives », après avoir longtemps apporté une aide bénévole. Mais tout n’est pas que solidarité chez les exilés, déchirés par la séparation avec leurs proches restés en Syrie. Beaucoup se gardent de parler de politique avec de nouvelles connaissances, par crainte d’être fichés ou de mettre en danger leur famille. Alors qu’un collectif pro-opposition existe déjà pour représenter la communauté, des Syriens aimeraient qu’un autre voit le jour, apolitique.
    La représentation diplomatique de Damas demeure incontournable pour certains papiers. Des hommes d’affaires à Chypre continuent de soutenir le régime. Rami Makhlouf, cousin de Bachar Al-Assad et symbole de l’affairisme néolibéral conspué par les manifestants de 2011, avait obtenu la nationalité chypriote en 2010, lorsque le régime était jugé fréquentable par les Occidentaux. Elle lui a été retirée deux ans plus tard par les autorités de Nicosie, après que son nom a été inscrit sur la liste noire de l’Union européenne. Au snack où travaillent Mohamed et Fatima, la voix du premier se teinte d’émotion quand il évoque les retrouvailles avec ses parents cet été. « Cela faisait dix ans que je ne les avais plus vus ! » Le rassemblement a eu lieu en Jordanie. La famille a pu s’y rendre parce qu’elle a obtenu des documents de voyage, délivrés par les autorités chypriotes.
    D’autres réunions se déroulent, en cette fin d’après-midi de septembre, à l’entrée du camp de transit de Pournara, situé dans une zone isolée à l’écart de Nicosie. C’est là que sont conduits les nouveaux arrivants pour être identifiés et enregistrés. Une embarcation partie de Syrie a gagné les eaux chypriotes le matin ; une autre est annoncée. Des Syriens patientent à l’extérieur du camp, vivres à la main, qu’ils veulent remettre à leurs proches. Ils ne pourront pas les étreindre, mais ils sont autorisés à s’approcher du grillage qui ceint le camp, pour un face-à-face de quelques minutes. Les portes de l’abri chypriote pourraient se refermer. Davantage de barques sont parties cet été depuis les côtes syriennes. Il est encore trop tôt pour savoir si le flux se tarira une fois finie la saison propice aux traversées depuis le Liban, la Turquie ou la Syrie. Mais la poursuite de la descente aux enfers syrienne, avec l’effondrement économique, nourrit les départs, y compris de candidats venus de zones tenues par la rébellion anti-Assad. Les mineurs sont aussi plus nombreux à prendre la mer.
    Le gouvernement de Nicosie souhaite que l’Union européenne réévalue certaines régions de Syrie comme « sûres » – une position que partageraient d’autres pays – afin que des rapatriements puissent avoir lieu. Le renvoi de Syriens vers le Liban – lié par des accords avec Chypre sur la question migratoire, et érigé en « rempart » par Nicosie, qui demande plus d’aide pour le pays du Cèdre – cet été avait été vivement critiqué par le Haut-Commissariat aux réfugiés des Nations unies.

    #Covid-19#migrant#migration#syrie#chypre#refugie#ue#retour#rapatriement#liban#hcr#demandeurdasile#protection

  • A Chypre, les migrants subsahariens poussés au « retour volontaire »
    https://www.lemonde.fr/afrique/article/2023/09/29/a-chypre-les-migrants-subsahariens-pousses-au-retour-volontaire_6191668_3212

    A Chypre, les migrants subsahariens poussés au « retour volontaire »
    Un dédommagement est offert à ceux qui décident de quitter l’île. Nicosie veut faire passer le nombre de personnes reparties de 700 par mois en moyenne à 1 000.
    Par Laure Stephan(Nicosie, Chypre, envoyée spéciale)
    Publié le 29 septembre 2023 à 20h00
    2023. CHRISTINA ASSI / AFP
    « Le 10 octobre, cela fera trois ans que je suis arrivée à Chypre. J’ai déposé une demande d’asile, mais je n’ai toujours pas obtenu de rendez-vous pour un entretien », dit Paulette, une Camerounaise de 26 ans assise sur un banc de la vieille ville de Nicosie, où elle savoure son jour de congé hebdomadaire. Sur l’île méditerranéenne, la jeune femme, employée dans un fast-food, se sent « loin des menaces » qu’elle a vécues à Kumba, au Cameroun anglophone en proie à un conflit entre séparatistes et armée, et vit « mieux qu’au pays ». Mais elle se pose la question de « prendre l’option du retour volontaire », programme promu par le gouvernement chypriote : « Les compatriotes arrivés en même temps que moi ont été déboutés du droit d’asile. Le quotidien s’est dégradé, en raison de l’inflation, de la concurrence entre migrants, et du durcissement de la politique migratoire. »
    Les rapatriements volontaires visent les étrangers nouvellement arrivés, et ceux dont la demande d’asile a été rejetée, à condition que leur présence soit toujours légale – ils sont autrement passibles d’expulsion, dont le taux à Chypre est le plus élevé de l’Union européenne (UE). Les ressortissants d’Afrique subsaharienne ont le droit, comme les Syriens, à la compensation la plus élevée – 1 500 euros – s’ils optent pour le retour, avec la prise en charge de leur billet d’avion. Cela s’explique par leur forte représentation ces dernières années : les Nigérians, les Camerounais, les Congolais de République démocratique du Congo (RDC) et les Somaliens constituaient en 2022 38 % des quelque 21 000 nouveaux demandeurs d’asile.
    Les chiffres des arrivées sont minimes en comparaison d’autres pays du sud de l’Europe, comme l’Italie. Mais, à l’échelle de la partie sud de l’île divisée qui compte 915 000 habitants pour moins de 6 000 km2, l’afflux, en hausse depuis 2018, est jugé inquiétant par les autorités de Nicosie.
    Une approche critiquée par les ONG, qui mettent en avant l’apport des migrants à l’économie et le besoin de protection des réfugiés. Le gouvernement, lui, dénonce la main de la Turquie derrière ces arrivées : la plupart des migrants franchissent, avec un passeur, la ligne de démarcation entre le nord de Chypre, contrôlé par la République turque de Chypre du Nord (RTCN, reconnue uniquement par Ankara), et le sud. Il estime avoir à faire, dans une majorité de cas, à des migrants économiques. Plus de 95 % des demandes d’asile ont été rejetées en 2022, un chiffre qui s’explique aussi par l’interruption pendant plus de deux ans de l’étude des dossiers des Syriens, au profil de réfugiés.
    Déterminé à limiter les présences et à décourager les arrivées – l’afflux a diminué lors du premier semestre –, le gouvernement a fait des retours volontaires l’un de ses outils : plus de 2 000 personnes sont reparties dans leur pays d’origine, suivant ce mécanisme, au cours du premier trimestre. L’objectif annoncé est de passer de 700 personnes par mois, la moyenne actuelle, à mille.« Ce programme peut séduire ceux dont la demande d’asile est refusée, pourvu qu’ils n’aient pas fui des persécutions ou une guerre. Les retours, qui ne peuvent se faire que vers des pays sûrs, doivent découler d’une décision personnelle », plaide Elizabeth Kassinis, directrice de Caritas Chypre, dont les locaux se trouvent dans la vieille ville de Nicosie, au pied de la zone tampon entre les parties sud et nord.
    « Mais c’est aussi une solution de facilité de dire : “Renvoyons les étrangers !”, quand il existe à la fois le sentiment d’être dépassé par le nombre, des courants politiques hostiles aux migrants [le candidat du parti d’extrême droite Elam a obtenu 6 % des voix à la présidentielle de février] et que le personnel chargé des demandes d’asile n’est pas formé », poursuit la responsable. Les équipes de Caritas reçoivent au quotidien migrants et demandeurs d’asile, dont près de 90 % de francophones en quête d’aide. Ou d’informations sur les retours volontaires.
    Madame Kassinis considère que « Chypre n’était pas préparée lorsque la crise des demandeurs d’asile a commencé. Le système – à commencer par le logement – n’est toujours pas prêt à absorber des chiffres élevés. En outre, le débat sur les migrants souffre d’imprécision et de paresse intellectuelle ». Elle connaît la détresse de jeunes fraîchement débarqués « qui découvrent que l’île, dans l’UE, ne fait pas partie de l’espace Schengen, et que la procédure de Dublin les contraint à rester sur place ».
    Coutumière de la vieille ville, où les migrants travaillent, transitent par la gare centrale des bus ou trouvent parfois des logements à bas prix, Paulette réfléchit aux opportunités si elle repart avec une indemnité : « Je pourrais ouvrir un atelier de nettoyage de voiture en ville, ou un commerce dans le village où mes parents sont retournés, en zone francophone. Si la situation empire ici, mieux vaut être à leurs côtés, ou tenter depuis le Cameroun un départ vers une nouvelle destination. » Sa famille avait déboursé pour son périple en 2020 environ 3 000 euros, « ce qui comprenait le billet d’avion de Douala à Ercan [Chypre du Nord] avec une escale à Istanbul, l’inscription à une université nord-chypriote [qui permet l’obtention d’un visa étudiant] et le passage vers le sud de l’île ». Un business d’universités privées s’est développé dans le nord, en partie utilisé par les candidats à l’exil.
    A Limassol, ville sur la côte septentrionale prisée par les nouveaux arrivants pour les emplois du secteur touristique, Ugwu (un pseudonyme), un Nigérian de 27 ans, surveille l’heure : il prend son service en fin d’après-midi comme plongeur dans un restaurant du bord de mer. Sous son air calme, il bouillonne : « Les étrangers occupent les métiers pénibles, et pourtant ils ne sont pas les bienvenus. Je me fais parfois insulter dans la rue. Face au racisme, des Africains plongent dans la dépression. » Sa demande d’asile a été rejetée à la mi-septembre. « J’hésite à faire appel car cela coûte très cher, ou à rentrer, via les retours volontaires. J’ai fui un conflit familial. » Parmi les autres mesures de dissuasion, les autorités de Nicosie ont lancé en juin une campagne à destination, principalement, des pays d’Afrique subsaharienne, « Parlons franchement de Chypre ». Elles ont exclu les étrangers arrivés à partir de 2023 d’une réinstallation vers un autre pays européen et disent accélérer l’étude des demandes d’asile, dont environ 30 000 dossiers sont en souffrance.
    Le soir, Mohamed, Somalien de 32 ans, scrute la mer de Paphos, station balnéaire du sud-ouest de l’île. Rejoindre Chypre, en 2022, a été « le moyen le plus sûr et le moins cher de se rapprocher de l’Europe ». L’ancien camionneur vit de boulots temporaires, dans la construction ou le nettoyage. Il a la nostalgie de sa terre, même s’il a voulu quitter les « problèmes tribaux ». Des amis, dont il n’a plus de nouvelles, sont repartis avec le programme de retour volontaire : « Ils galéraient ici, pour l’emploi ou le logement. » Craignant que ses jours soient comptés à Chypre, où il « se sent bien », il espère une réinstallation, en France ou en Allemagne. En attendant que l’administration chypriote tranche sur sa demande d’asile, il envoie chaque mois les économies accumulées au cours d’heures harassantes à sa femme et à ses quatre enfants, pour assurer leur quotidien.
    Laure Stephan(Nicosie, Chypre, envoyée spéciale)

    #Covid-19#migrant#migration#chypre#mediterranee#retourvolontaire#rapatriement#reinstallation#sante#santementale#racisme#accueil#asile#ue

  • A Chypre, les migrants redoutent de nouvelles violences après une série d’attaques racistes
    https://www.lemonde.fr/international/article/2023/09/25/a-chypre-les-migrants-redoutent-de-nouvelles-violences-apres-une-serie-d-att

    The Promenade in Limassol migrants find provisory, illegal accommodation. Lemasos Cyprus 2023
    A Limassol, sur la côte sud de Chypre, la vie a repris dans les commerces multiculturels visés, début septembre, par des attaques antimigrants, situés face à la mer. Une épicerie vietnamienne qui a été saccagée a rouvert ses portes, des restaurants égyptiens aux vitres encore brisées préparent des grillades et une poignée d’hommes fument le narguilé dans un café syrien. En nocturne, des clients arabes ou asiatiques se font couper les cheveux chez deux coiffeurs syriens et des migrants népalais et indiens se retrouvent pour dîner dans un petit troquet.
    Pourtant, « ce n’est plus comme avant, dit une Népalaise qui souhaite rester anonyme. J’aimais beaucoup Chypre : chaque communauté y avait ses habitudes et l’on se sentait en sécurité. Aujourd’hui, je vis dans la peur que les violences se répètent. » La jeune femme, veuve, subvient aux besoins de sa fillette restée au Népal avec des proches. « Les Syriens venaient prendre le frais le soir sur le bord de mer, c’est un bel endroit, gratuit. Depuis les violences, ils ne le font plus. Je me sentais à l’aise à Chypre, mais, maintenant, je me demande si je ne devrais pas partir », s’interroge Taysir Ramadan, un Syrien installé à Chypre depuis quinze ans, où il tient un salon de coiffure pour hommes. Il conserve sur son téléphone les images de vidéosurveillance qui ont capté l’éruption de haine de la nuit du 1er septembre : l’un de ses employés est assoupi sur un banc, devant la boutique, fermée. Des hommes encagoulés s’approchent, le rouent de coups et cassent la vitrine. Puis l’un d’eux jette un cocktail Molotov dans le local, qui s’enflamme. (...)
    Les violences ont été précédées par une manifestation sur le front de mer, autour d’un slogan : « Les réfugiés ne sont pas les bienvenus ». Entre 150 et 200 individus, habillés de noir, le visage souvent caché. La plupart des commerçants étrangers, qui ont souvent accumulé des emprunts pour lancer leur affaire, avaient préféré fermer de bonne heure. Certains, vivant à proximité, ont assisté aux scènes de destruction, le cœur battant. « J’étais dans une pièce au-dessus de l’épicerie. J’ai prévenu ma mère de ne pas revenir, que c’était dangereux », rapporte Flora, une Vietnamienne de 17 ans. « A quelques minutes près, on était morts », affirme Moustapha, jeune coiffeur syrien, toujours sous le choc des tirs de cocktails Molotov. Des témoins dénoncent l’apathie de la police ce soir-là. Dans la foulée de ces saccages qui visaient principalement des commerces arabes, des ratonnades ont eu lieu pendant plusieurs jours. Des livreurs à scooter asiatiques ou africains, de ceux que l’on voit attendre un peu partout dans le vieux centre de Limassol, près des restaurants et des cafés prisés par les touristes et les jeunes Chypriotes, ont été frappés. « Vers 10 heures du soir, des hommes se sont approchés, ils portaient des bâtons et des chaînes en métal. Ils m’ont dit : “Rentre dans ton pays, on ne veut pas de vous ici”, puis ils m’ont tabassé. J’étais terrifié. C’est la troisième fois que je suis agressé à Limassol », témoigne Larry Angeh, arrivé à Chypre en 2021, originaire de la partie anglophone du Cameroun, livrée à des affrontements entre armée et séparatistes.
    Guidé par un mélange de prudence et de peur, le mot d’ordre général est aujourd’hui de « ne pas en rajouter », dit un Syrien. Mais divers acteurs associatifs et humanitaires sont loin de voir, dans les épisodes de haine qui ont commencé fin août à Chloraka, à l’ouest de Limassol, des incidents isolés. « C’est plutôt structurel. Le précédent gouvernement [du président conservateur Nicos Anastasiades, au pouvoir de 2013 à 2023] a normalisé le discours xénophobe. Les inégalités sociales sont en hausse, facilement exploitées par l’extrême droite. Le racisme s’est décomplexé », analyse l’universitaire Yiannis Papadakis, qui a participé à Limassol à une contre-manifestation dénonçant les violences. Alors que Chypre a accueilli par le passé les Libanais fuyant la longue guerre (1975-1990) au pays du Cèdre et chouchoute les riches Russes qui s’y sont installés, l’afflux de migrants et demandeurs d’asile depuis 2018 a nourri l’hostilité d’une large partie de la population. Selon Nicosie, les demandeurs d’asile représentent plus de 5 % des 915 000 habitants de la partie sud de l’île méditerranéenne, divisée depuis 1974, sur laquelle la République de Chypre, membre de l’Union européenne, exerce son autorité.
    Le ressentiment croissant de l’opinion publique a été relevé par une enquête récente du Haut-Commissariat des Nations unies pour les réfugiés (HCR). « Les réfugiés ne sont souvent que des chiffres. Nous travaillons avec les médias pour qu’ils racontent les deux côtés de l’histoire. Jusqu’ici, leur récit prévalent a été que les migrants et demandeurs d’asile sont une menace sécuritaire et démographique », explique Katja Saha, représentante du HCR à Chypre. Dans certaines zones, la concentration d’étrangers alimente le malaise – et son instrumentalisation. Elle est en grande partie due aux difficultés des nouveaux arrivés à se loger, par manque de locations bon marché ou à cause du refus de propriétaires de signer un bail avec des migrants. Chloraka est distante de quelques minutes en voiture du cœur touristique de Paphos, où des retraités européens, parfois servis par des demandeurs d’asile, remplissent les restaurants en ce mois de septembre. Dans cette localité, le Saint-Nicolas, un complexe résidentiel dont les habitants, syriens ou originaires de pays d’Afrique, ont été expulsés en août, en vertu d’un décret de 2020 bannissant de nouvelles installations, est surveillé par une compagnie de sécurité privée. Ses gardes sont chargés d’empêcher les tentatives de retour, quotidiennes selon une source. La police patrouille aussi. Des grilles ont été installées aux portes des immeubles. Au moment de l’expulsion, des habitations ont été vandalisées par des émeutiers antimigrants. Des responsables politiques d’Elam (un groupe initialement formé à partir d’Aube dorée, une formation néonazie grecque aujourd’hui interdite) et du parti EDEK (centre gauche) ont participé à la manifestation qui a précédé les violences. A l’entrée d’une pièce, des sandales d’enfants ont été abandonnées. « Des familles vivaient ici, et des jeunes hommes. Ils ne faisaient de mal à personne. Le maire a réclamé l’évacuation, en disant que le lieu était devenu un ghetto. Il a fait couper l’eau, a ordonné la fin du ramassage des ordures, rapporte un résident de Chloraka sous le couvert de l’anonymat. Des fascistes s’en sont pris aux migrants. Ils n’ont pas supporté que ces derniers protestent contre leur départ. Lors d’une rixe, les uns et les autres ont mis le feu aux poubelles qui s’entassaient dans la piscine. »Des hommes d’affaires syriens influents, installés de longue date à Chypre, ont été mobilisés pour apaiser les tensions, à Chloraka ou à Limassol. Le président, Nikos Christodoulides, issu des rangs conservateurs, a condamné début septembre des « images honteuses ». Les violences qui ont eu lieu « ne reflètent pas le sentiment général des Chypriotes et ne sont qu’en partie liées à la question migratoire, défend, depuis Nicosie, Loizos Hadjivasiliou, directeur de cabinet du ministère de l’intérieur. Il y a un problème social général, conséquence de la crise économique. Nous avons vu certains groupes, déjà impliqués dans des violences lors de matchs de foot, organiser les derniers incidents. Mais ceux-ci sont une indication que nous devons trouver une meilleure manière d’intégrer [les étrangers] et, pour cela, que nous devons en limiter l’afflux. » Parmi les mesures visant à décourager les arrivées, à compter du 1er octobre, les nouveaux demandeurs d’asile ne pourront pas travailler pendant une période de neuf mois. Selon M. Hadjivasiliou, Chypre a sollicité l’Union européenne afin que des mesures soient prises envers la Turquie, « acteur-clé dans ce dossier » – l’immense majorité des arrivées se fait à partir de la partie nord de Chypre, occupée depuis 1974 par les troupes d’Ankara. « L’ouverture de discussions officieuses, depuis mars, a donné lieu à une baisse du nombre d’arrivées », relève-t-il.Pour Doros Polykarpou, directeur de l’ONG antiracisme KISA, les « pogr oms » antimigrants auraient pu être empêchés. « Si nous, petite équipe, avons pu identifier les appels en ligne à la mobilisation, la police pouvait aussi le faire », dit-il, dans son bureau de Nicosie. Lors de notre rencontre, il prépare une nouvelle déposition, alors qu’il est la cible de menaces de mort proférées par des individus qui l’accusent d’être un « traître travaillant pour les forces d’occupation turques » en défendant les droits des migrants et des réfugiés.
    Le Saint-Nicolas, un complexe résidentiel dont les habitants, syriens ou originaires de pays d’Afrique, ont été expulsés en août, à Chloraka (Chypre), le 19 septembre 2023. « A moins que le gouvernement comprenne qu’on ne peut pas traiter ce qui s’est passé à Limassol et Chloraka comme des incidents isolés – ce qu’il fait actuellement –, la suite risque de ne pas être très heureuse, avertit-il. Il y a aujourd’hui une concurrence entre courants d’extrême droite et groupes à la rhétorique nationaliste, qui veulent apparaître comme “le plus patriotique” face à l’ennemi déclaré : les réfugiés, assimilés à la Turquie. »

    #Covid-19#migration#migrant#chypre#migrationirreguliere#xenophobie#turquie#violence

  • I richiedenti asilo senza diritti a Cipro, l’isola divisa in due

    Nel Paese, tagliato dalla Green line, i migranti vivono in condizioni difficili, spesso senza casa, documenti e lavoro. Il governo riconosciuto dall’Ue, con l’aiuto dell’Agenzia Frontex, vuole ridurre gli arrivi e aumentare i rimpatri. A tutti i costi.

    Esele chiude il rasoio a mano libera e spande polvere di talco sul volto appena rasato di John, che si osserva attentamente nello specchio. Al di là della vetrina, sulla strada, lo aspettano Blessing, Ibrahim e Daniel. “Sono bravi questi barbieri -dice quest’ultimo mentre si passa una mano dietro la nuca- io ho finito giusto due minuti fa”. Vengono tutti e quattro dalla Nigeria, hanno 25 anni, sono a Cipro da poco e anche per loro il Dignity center, struttura gestita dalla Ong britannica Refugee support nel centro di Nicosia, è un punto di riferimento per i servizi che offre. Scherzano e parlano del futuro in un fiume di parole: “Voglio andare in Italia, a Napoli -dice Blessing- è bella e ho tanti amici là”. Ma appena chiedi come va a Cipro la risposta è lapidaria: “Bene”.

    A fine giornata la stazione centrale dei bus di Nicosia, in piazza Solomou, è piena di lavoratori stranieri. Un continuo passaggio di tute da lavoro, scarpe antinfortunistiche e pantaloni sporchi di calce e vernice anima la piazza al crepuscolo. Al quarto piano di un palazzo poco lontano, Corina Drousiotou, cipriota di 47 anni, è seduta alla sua scrivania nella sede del Cyprus refugee council, una Ong cipriota attiva nell’advocacy come nel supporto legale, sociale e psicologico. “Cipro è un Paese con poca popolazione, con alto livello di istruzione, e che ha bisogno di manodopera -racconta la donna che è coordinatrice della Ong-. Dal 2004 a oggi infatti le diverse fasi negli arrivi di persone migranti nel Paese si sono alternate a seconda della situazione economica”. Il nuovo esecutivo insediatosi a febbraio dopo le elezioni presidenziali sta seguendo l’indirizzo del precedente governo, che Corina riassume in una breve formula: “Meno arrivi, più rimpatri”.

    A mezz’ora dall’apertura del Dignity center ci sono già una ventina di persone davanti all’ingresso. A Cipro i richiedenti asilo hanno accesso al lavoro e al welfare in caso di disoccupazione, per questo il centro, oltre a distribuire cibo, mettere a disposizione una lavanderia e un servizio settimanale di barbiere, offre anche un aiuto per compilare le pratiche. Paul Hutchings, chief executive di Refugee support, segnala che i tempi della burocrazia da inizio 2023 sono sempre più lunghi: “L’attesa per le richieste di accesso al welfare è triplicata, c’è chi attende tre o quattro mesi”. In fila ci sono anche Dawood e Rahman, due cittadini afghani di circa 30 anni. “Vorrei fare l’insegnante di Ju Jitsu -dice il primo- però ai richiedenti asilo è consentito solo fare alcuni lavori”. Sul tavolo c’è l’elenco ufficiale degli impieghi, e non è certo una lista dei desideri. “Ho sempre fatto il contabile, non ho altra esperienza -spiega Rahman-. Ho provato a fare il cameriere, ma senza formazione, dopo tre giorni mi hanno mandato via senza paga. E se rifiuti sei escluso dai sussidi”.

    “La divisione del Paese -spiega Corina- impatta direttamente sulla condizione dei migranti e anche nel ‘processo’ di asilo”. Dal 1974 Cipro è diviso de facto in due entità statali separate dalla Green line. A Sud la Repubblica di Cipro è parte dell’Unione europea ma è fuori dallo spazio Schengen, anche se dal 25 luglio 2023 è entrata nello Schengen information system, che consente lo scambio di dati tra cui le impronte digitali. A Nord invece la repubblica turca di Cipro del Nord, riconosciuta però solo dalla Turchia.

    La Green line per questo motivo non è considerata come un confine ufficiale, anche se vi sono valichi di accesso con controllo dei documenti, ma solo come linea del cessate il fuoco. Secondo fonti governative l’85% degli ingressi “irregolari” di richiedenti asilo nel 2021 sono avvenuti attraverso la Green line. “Molti arrivano al Nord in aereo con un visto per studio o lavoro, spesso sono vittime di truffe o dei trafficanti -racconta Corina-, il governo ha spesso accusato le autorità del Nord di usare i migranti per esercitare pressione. È chiaro che la questione migratoria giochi un ruolo nei rapporti tra Nord e Sud, ma non è la situazione della Bielorussia nel 2021”. Corina si riferisce a quanto successo sulla frontiera con la Polonia, quando migliaia di persone provarono ad entrare in Europa per chiedere asilo ma fu negato loro l’ingresso, e il rifiuto fu motivato dalla narrazione tossica centrata sulla strumentalizzazione dei migranti da parte di Minsk.

    Tra le persone in fila di fronte al Dignity centre c’è anche Youssef, 24 anni, cittadino iraniano, che è da poco uscito dal centro di prima accoglienza di Pournara: “Era terribile, mancavano le medicine, il cibo faceva star male, le tende troppo affollate”. Racconta che è dovuto scappare dal suo Paese perché è cristiano: “Se fossi rimasto sarei sicuramente morto”. Decine di richiedenti asilo siedono sul muretto, sotto le fronde degli alberi. Ogni mattina vengono alla rotatoria di piazza Oxi sperando che qualcuno li carichi per una giornata di lavoro. “I casi di sfruttamento sono frequenti -dice Corina- viene presentata come una situazione straordinaria, ma i problemi per i migranti sono semplici, gli stessi di tutti: il lavoro e la casa”.

    Nel 2022 sono state presentate 22.182 richieste di asilo a Cipro, tra quelle esaminate vi è stato un tasso di rifiuto del 98,3%. Le persone provengono soprattutto da Siria, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Pakistan, Afghanistan, Bangladesh, Camerun e Somalia. Le procedure in genere sono molto lente. Il 2022 si è chiuso infatti con 29.715 richieste d’asilo ancora pendenti, mentre nei primi tre mesi del 2023 erano già state presentate 3.131 nuove richieste. “Gli arrivi hanno iniziato ad aumentare dal 2017”, riprende Corina.

    È in tale contesto che dal 2018 ha cominciato a operare nel Paese anche Frontex, l’Agenzia che sorveglia le frontiere esterne europee, che nel solo 2021 ha assistito la Repubblica di Cipro in 104 operazioni di rimpatrio. Human rights watch segnala che Cipro è tra quei Paesi europei dove è attiva Frontex e in cui gli abusi verso richiedenti asilo sono ampiamente documentati. In questo senso anche il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d’Europa rileva che vi sono accuse per maltrattamenti nei casi di rimpatri annullati. Nel 2021 inoltre il precedente governo aveva iniziato a disporre filo spinato lungo la Green line e aveva stretto accordi con Israele per implementare la sorveglianza. “È stata una novità per Cipro considerare la Green line come un confine esterno -afferma Corina-. Il nuovo governo sembra però non ritenere utili le recinzioni al fine di fermare gli arrivi. È diffusa la preoccupazione che queste misure portino a un inasprimento della divisione, e i migranti sembrano essere solo un pretesto”.

    Uno dei barbieri dà gli ultimi colpi di scopa sul pavimento. “All’inizio nessuno voleva farsi fare i capelli da me, ma ora c’è la fila -spiega Ride Sadou, cittadino camerunense di 32 anni, che ogni venerdì diventa barbiere al Dignity centre-. La gente ha bisogno di sentirsi bene, in ordine, per sé e per gli altri”. Ora è disoccupato ma ha lavorato per due anni in una piccola fabbrica di alluminio: “Nonostante le mie richieste non mi facevano il contratto e le paghe erano misere. Non ci sono sindacati che si occupano di questi problemi. Allora me ne sono andato, meglio fare le consegne in bici”.

    Fuori dalla finestra diluvia. Corina alla sua scrivania spiega che anche qui “come altrove si attuano politiche che hanno l’obiettivo di far soffrire queste persone per farle scappare”. Il Centro di prima accoglienza di Pournara, dove chi entra “irregolarmente” deve presentare la domanda di asilo, è a circa 20 chilometri dalla capitale. Sarebbe prevista una permanenza di 72 ore ma di solito le persone rimangono lì dai 45 ai 60 giorni e si genera sovraffollamento. Un mese dopo la presentazione della domanda, ormai fuori dal centro, ci si può iscrivere all’Ufficio del lavoro ma serve la residenza. “Ma molti ciprioti non affittano ai richiedenti asilo e questo è un problema -conclude Corina-. Fuori dal centro ci sono addirittura persone che vendono indirizzi”.

    L’auto della polizia si ferma sul ciglio della strada, a cento metri dai cancelli del centro di Pournara. L’agente grida dal finestrino: “Che cosa ci fate qui?”. Scende dal veicolo, controlla i documenti e, senza perdere il piglio autoritario, dice: “Giornalisti? Fate le vostre foto e andate via. Non parlate con nessuno”.

    https://altreconomia.it/i-richiedenti-asilo-senza-diritti-a-cipro-lisola-divisa-in-due

    #Chypre #asile #réfugiés #migrations

  • Le #Comité_anti-torture_du_Conseil_de_l'Europe (#CPT) publie deux rapports sur l’observation d’une opération de retour soutenue par #Frontex depuis la #Belgique et #Chypre vers la #République_démocratique_du_Congo

    Le Comité pour la prévention de la torture et des peines ou traitements inhumains ou dégradants (CPT) du Conseil de l’Europe publie aujourd’hui deux rapports sur ses visites ad hoc effectuées en Belgique du 7 au 10 novembre et à Chypre du 7 au 9 novembre 2022, dans le cadre d’une opération de retour, organisée avec le soutien de Frontex, vers la République démocratique du #Congo, ainsi que les réponses des autorités belges et chypriotes.

    Les deux rapports examinent le traitement et les conditions de détention des ressortissants étrangers privés de liberté en vertu de la loi sur les étrangers, ainsi que les garanties accordées dans le cadre de leur éloignement. Le CPT a envoyé, pour la première fois, deux délégations pour observer la préparation et le déroulement d’une opération de retour conjointe (JRO) par voie aérienne qui a eu lieu le 8 novembre 2022 depuis la Belgique et Chypre vers la République démocratique du Congo. Le vol de retour a été organisé par la Belgique, avec la participation notamment de Chypre et avec le soutien de l’Agence européenne de garde-frontières et de garde-côtes (Frontex). Il s’agit de la sixième opération d’éloignement par voie aérienne observée par le CPT au cours des dix dernières années.

    Dans son rapport concernant la visite effectuée en Belgique, le CPT a noté que sa délégation n’a reçu aucune allégation de mauvais traitements de la part des personnes éloignées. Le Comité a constaté qu’elles ont été traitées avec respect par les agents d’escorte de la Police fédérale belge tout au long de l’opération d’éloignement, qui a été menée de manière professionnelle. Néanmoins, le CPT considère que les garanties procédurales contre le refoulement arbitraire, y compris les voies de recours contre l’ordre de quitter le territoire, devraient être renforcées davantage afin de veiller à ce que personne ne soit renvoyé dans un pays où il y a un risque réel de mauvais traitements. Ce risque devrait être évalué de manière adéquate au moment de l’éloignement.

    En ce qui concerne le recours à la force et aux moyens de contrainte, le CPT prend note des lignes directrices détaillées et des instructions opérationnelles émises par les autorités belges, qui reflètent la position du Comité en la matière. Il se félicite du recours proportionné et progressif à la force et aux moyens de contrainte dont tous les agents d’escorte de la Police fédérale ont fait preuve, sur la base d’une approche dynamique de la sécurité. Plusieurs recommandations sont formulées pour améliorer le respect du secret médical et la transmission des informations médicales.

    Dans le rapport sur la visite à Chypre, le CPT a constaté que les personnes renvoyées étaient traitées avec respect par la police chypriote, mais il a souligné la nécessité d’adopter des lignes directrices claires concernant la phase de préparation du vol et la procédure d’embarquement, y compris à l’égard des questions liées à la santé. Le CPT a également pris connaissance d’allégations de mauvais traitements après des tentatives d’éloignement non abouties qui ont eu lieu dans les mois précédant la visite du CPT. Cela implique que les autorités chypriotes adoptent une approche proactive en ce qui concerne la détection et la prévention des mauvais traitements, y compris grâce à un examen médical systématique des ressortissants étrangers, à leur arrivée au centre de rétention administrative et après une tentative d’éloignement non aboutie, ainsi que la consignation et le signalement des indices médicaux de mauvais traitements.

    Le CPT formule également des recommandations spécifiques visant à améliorer les garanties dans le cadre de la préparation à l’éloignement, notamment en ce qui concerne la notification en temps utile de l’éloignement, l’accès à un avocat et l’examen médical par un médecin avant l’éloignement, dans le cadre d’une évaluation de « l’aptitude à voyager en avion ».

    Dans leur réponse, les autorités belges notent que des mesures ont été prises au niveau européen pour améliorer la manière dont les informations médicales sont partagées par les États membres participant aux JRO avec le médecin accompagnant le vol. Au niveau national, les autorités ont pris des mesures pour améliorer l’accessibilité des informations sur le mécanisme de plainte de Frontex. En outre, les autorités belges se réfèrent aux lois, procédures et pratiques existantes en réponse aux recommandations du CPT de renforcer les garanties contre le refoulement arbitraire. Les autorités notent également les familles avec enfants ne sont pas retenues dans les centres de rétention.

    Dans leur réponse, les autorités chypriotes fournissent des informations sur les enquêtes en cours concernant les cas d’allégations de mauvais traitements soulevés par le CPT. Les autorités indiquent également les mesures prises en ce qui concerne, entre autres, les examens médicaux, la consignation et le signalement de lésions, les procédures pour les agents d’escorte policière lors des retours forcés et volontaires, l’utilisation de moyens de contrainte, et la mise à disposition de services d’interprétation et de formation pour les agents d’escorte. En outre, ils indiquent que, dans le cadre de la politique publique, aucune personne vulnérable n’est placée en rétention, y compris les mineurs non accompagnés ou les familles avec enfants.

    https://www.coe.int/fr/web/cpt/-/council-of-europe-anti-torture-committee-cpt-publishes-two-reports-on-the-monit

    #renvois #expulsions #asile #réfugiés #déboutés #migrations #rapport #privation_de_liberté #conditions_de_détention #détention_administrative #rétention #vols #opération_de_retour_conjointe #joint_return_operation (#JRO) #observation

  • Chypre : 86 migrants secourus au sud-est de l’île - InfoMigrants
    https://www.infomigrants.net/fr/post/51244/chypre--86-migrants-secourus-au-sudest-de-lile

    Un bateau des garde-côtes chypriotes après un avoir secouru des migrants en mer Méditerranée, le 14 janvier 2020. Image d’illustration. Crédit : Reuters
    Migrants Mer Méditerranée Sauvetage
    Chypre : 86 migrants secourus au sud-est de l’île
    Par La rédaction Publié le : 21/08/2023
    Les garde-côtes chypriotes ont procédé au sauvetage, dimanche 20 août, de 86 exilés en détresse en mer Méditerranée, au sud-est de Chypre. Le nombre de migrants arrivant par bateau sur l’île a augmenté de 60% en 2023. Quatre-vingt-six migrants ont été secourus dimanche 20 août au large de la côte sud-est de Chypre, ont annoncé les autorités de l’île. D’après le Centre conjoint de coordination des secours (JRCC), l’opération de sauvetage a permis de ramener à terre 61 hommes, six femmes et 19 enfants, tous sains et saufs. Un patrouilleur de la police maritime et deux vedettes rapides ont participé à l’opération menée au large du cap Greco, près de la station balnéaire d’Ayia Napa, a précisé le JRCC.Les personnes secourues, qui avaient pris place dans une embarcation de 13 mètres de long, devraient être transférées dans le centre d’accueil pour migrants de Pournara, situé dans la banlieue de la capitale Nicosie. Quatre hommes de 18, 23, 27 et 30 ans ont par ailleurs été arrêtés à la suite de ce sauvetage, affirme Cyprus Mail. Si aucune information n’a été dévoilée concernant la nationalité des migrants ou le point de départ de l’embarcation, la plupart des exilés arrivant sur l’île par la mer embarquent sur des bateaux dans le port syrien de Tartous, selon les services de l’immigration.
    Le 15 août, les autorités chypriotes avaient déjà secouru 60 personnes en détresse dans la même zone. Cinquante-quatre hommes, trois femmes et trois enfants avaient été pris en charge.Le nombre de migrants arrivant par bateau a augmenté en 2023, d’après les autorités de l’île, avec une hausse de 60% enregistrée au cours des cinq premiers mois par rapport à la même période en 2022. Affirmant être en première ligne face aux flux migratoires au sein de l’Union européenne, Chypre réclame depuis des années plus de fonds et de soutien politique de la part de Bruxelles pour gérer cette question. Entre avril et juin, 2 381 demandes d’asile ont été déposées. Les autorités affirment que les demandeurs d’asile représentent 5% des 915 000 habitants de la partie sud de l’île. En réponse à l’augmentation des demandes d’asile dans le pays, le gouvernement opte de plus en plus régulièrement pour les expulsions vers le pays d’origine, ou vers des États tiers.Une politique de plus en plus pointée du doigt par les ONG. Il y a dix jours, Nicosie a été critiquée pour le rapatriement de 109 migrants au Liban, après l’arrivée de trois bateaux sur les côtes chypriotes entre le 29 juillet et le 2 août. Dans une déclaration publiée le 11 août, le Centre libanais pour les droits de l’homme (CLDH) et d’autres ONG ont appelé « Chypre à se conformer à ses engagements internationaux juridiquement contraignants en s’abstenant de renvoyer de force des personnes au Liban sans évaluer leur besoin de protection et les risques auxquels elles sont confrontées au Liban et en Syrie ».
    #Covid-19#migrant#migration#chypre#liban#syrie#UE#ONG#droit#politiquemigratoire#asile#expulsion#rapatriement#postcovid

    Le CLDH a par ailleurs fait savoir que parmi les 109 personnes renvoyées de force de Chypre, « au moins 73 ont ensuite été expulsées vers la Syrie et remises au régime syrien ».

    Une semaine plus tôt, le Haut-commissariat des Nations unies pour les réfugiés (HCR) s’est déclaré « extrêmement préoccupé » par le retour de plus de 100 ressortissants syriens de Chypre vers le Liban. Selon Nicosie, ces retours sont légaux puisque le Liban et Chypre ont signé un accord bilatéral en 2004 qui oblige Beyrouth à prévenir et à mettre fin aux franchissements irréguliers des frontières et à la migration des personnes qui quittent le pays.
    « Mourir à petits feux ou partir »

    Depuis plusieurs mois, des bateaux chargés de candidats à l’exil quittent le littoral nord libanais à destination de l’Europe, pour fuir la grave crise économique qui secoue le pays. Selon la Banque mondiale, le Liban traverse une des pires crises économiques au niveau mondial depuis 1850.

    L’an dernier, au moins 77 personnes sont mortes dans le naufrage de leur embarcation, à l’ouest de Tartous. D’après l’expert libanais en navigation Mohamed Nour, l’embarcation se dirigeait très probablement vers Chypre.

    >> À (re)lire : « Il n’arrivait plus à nourrir ses enfants » : les victimes du naufrage au large de la Syrie, poussées à l’exil par des conditions de vie désastreuses

    "Mon frère n’avait plus d’avenir dans ce pays, témoignait en septembre 2022 à InfoMigrants un jeune homme depuis le Liban. Il avait deux options : mourir à petits feux ou partir. Depuis deux ans, il cherche du travail, et avec les conditions économiques qui se détériorent, il lui est même « devenu difficile d’acheter du pain pour nourrir ses enfants ». Et d’ajouter : « [Dans ce pays] nous mourons mille fois par jour [et on survit] sans électricité, sans eau, sans éducation, sans médicaments, sans travail, sans assurance maladie... La liste est longue. Ce que nous voulons, c’est vivre une vie normale ».

  • Le Comité anti-torture du Conseil de l’Europe (CPT) publie deux rapports sur l’observation d’une opération de retour soutenue par Frontex depuis la Belgique et Chypre vers la République démocratique du Congo - CPT
    https://www.coe.int/fr/web/cpt/-/council-of-europe-anti-torture-committee-cpt-publishes-two-reports-on-the-monit
    https://www.coe.int/documents/10743412/23703277/0/27071c11-d2e0-c268-03bc-9e4695797c65

    News 2023
    Le Comité anti-torture du Conseil de l’Europe (CPT) publie deux rapports sur l’observation d’une opération de retour soutenue par Frontex depuis la Belgique et Chypre vers la République démocratique du Congo. Le Comité pour la prévention de la torture et des peines ou traitements inhumains ou dégradants (CPT) du Conseil de l’Europe publie aujourd’hui deux rapports sur ses visites ad hoc effectuées en Belgique du 7 au 10 novembre et à Chypre du 7 au 9 novembre 2022, dans le cadre d’une opération de retour, organisée avec le soutien de Frontex, vers la République démocratique du Congo, ainsi que les réponses des autorités belges et chypriotes.
    13/07/2023

    Le Comité anti-torture du Conseil de l’Europe (CPT) publie deux rapports sur l’observation d’une opération de retour soutenue par Frontex depuis la Belgique et Chypre vers la République démocratique du Congo
    Les deux rapports examinent le traitement et les conditions de détention des ressortissants étrangers privés de liberté en vertu de la loi sur les étrangers, ainsi que les garanties accordées dans le cadre de leur éloignement. Le CPT a envoyé, pour la première fois, deux délégations pour observer la préparation et le déroulement d’une opération de retour conjointe (JRO) par voie aérienne qui a eu lieu le 8 novembre 2022 depuis la Belgique et Chypre vers la République démocratique du Congo. Le vol de retour a été organisé par la Belgique, avec la participation notamment de Chypre et avec le soutien de l’Agence européenne de garde-frontières et de garde-côtes (Frontex). Il s’agit de la sixième opération d’éloignement par voie aérienne observée par le CPT au cours des dix dernières années.
    Dans son rapport concernant la visite effectuée en Belgique, le CPT a noté que sa délégation n’a reçu aucune allégation de mauvais traitements de la part des personnes éloignées. Le Comité a constaté qu’elles ont été traitées avec respect par les agents d’escorte de la Police fédérale belge tout au long de l’opération d’éloignement, qui a été menée de manière professionnelle. Néanmoins, le CPT considère que les garanties procédurales contre le refoulement arbitraire, y compris les voies de recours contre l’ordre de quitter le territoire, devraient être renforcées davantage afin de veiller à ce que personne ne soit renvoyé dans un pays où il y a un risque réel de mauvais traitements. Ce risque devrait être évalué de manière adéquate au moment de l’éloignement.
    En ce qui concerne le recours à la force et aux moyens de contrainte, le CPT prend note des lignes directrices détaillées et des instructions opérationnelles émises par les autorités belges, qui reflètent la position du Comité en la matière. Il se félicite du recours proportionné et progressif à la force et aux moyens de contrainte dont tous les agents d’escorte de la Police fédérale ont fait preuve, sur la base d’une approche dynamique de la sécurité. Plusieurs recommandations sont formulées pour améliorer le respect du secret médical et la transmission des informations médicales.
    Dans le rapport sur la visite à Chypre, le CPT a constaté que les personnes renvoyées étaient traitées avec respect par la police chypriote, mais il a souligné la nécessité d’adopter des lignes directrices claires concernant la phase de préparation du vol et la procédure d’embarquement, y compris à l’égard des questions liées à la santé. Le CPT a également pris connaissance d’allégations de mauvais traitements après des tentatives d’éloignement non abouties qui ont eu lieu dans les mois précédant la visite du CPT. Cela implique que les autorités chypriotes adoptent une approche proactive en ce qui concerne la détection et la prévention des mauvais traitements, y compris grâce à un examen médical systématique des ressortissants étrangers, à leur arrivée au centre de rétention administrative et après une tentative d’éloignement non aboutie, ainsi que la consignation et le signalement des indices médicaux de mauvais traitements.
    Le CPT formule également des recommandations spécifiques visant à améliorer les garanties dans le cadre de la préparation à l’éloignement, notamment en ce qui concerne la notification en temps utile de l’éloignement, l’accès à un avocat et l’examen médical par un médecin avant l’éloignement, dans le cadre d’une évaluation de « l’aptitude à voyager en avion ». Dans leur réponse, les autorités belges notent que des mesures ont été prises au niveau européen pour améliorer la manière dont les informations médicales sont partagées par les États membres participant aux JRO avec le médecin accompagnant le vol. Au niveau national, les autorités ont pris des mesures pour améliorer l’accessibilité des informations sur le mécanisme de plainte de Frontex. En outre, les autorités belges se réfèrent aux lois, procédures et pratiques existantes en réponse aux recommandations du CPT de renforcer les garanties contre le refoulement arbitraire. Les autorités notent également les familles avec enfants ne sont pas retenues dans les centres de rétention.
    Dans leur réponse, les autorités chypriotes fournissent des informations sur les enquêtes en cours concernant les cas d’allégations de mauvais traitements soulevés par le CPT. Les autorités indiquent également les mesures prises en ce qui concerne, entre autres, les examens médicaux, la consignation et le signalement de lésions, les procédures pour les agents d’escorte policière lors des retours forcés et volontaires, l’utilisation de moyens de contrainte, et la mise à disposition de services d’interprétation et de formation pour les agents d’escorte. En outre, ils indiquent que, dans le cadre de la politique publique, aucune personne vulnérable n’est placée en rétention, y compris les mineurs non accompagnés ou les familles avec enfants. Les deux rapports et les réponses ont été publiés à la demande des autorités belges et chypriotes.

    #Covid-19#migrant#migration#chypre#belgique#republiqueducongo#frontex#centrerretention#retourforce#droit#refoulement#ue#postcovid

  • Signature d’un #accord entre la Suisse et Chypre en vue la mise en œuvre de l’#accord-cadre migration

    La conseillère fédérale Karin Keller-Sutter et le ministre chypriote de l’intérieur Nicos Nouris signent un accord bilatéral de mise en œuvre du #crédit-cadre migration. Ce crédit-cadre fait partie de la deuxième contribution de la Suisse en faveur de certains États membres de l’Union européenne

    #Chypre #Suisse #accord_bilatéral #migrations #asile #réfugiés #externalisation

  • No man’s land : three people seeking asylum stuck in Cyprus’s #buffer_zone

    The Cameroonians, who had ‘no idea’ they had jumped into the demilitarised area, have been trapped for almost two months

    A few months after Grace Ngo flew into Turkish-occupied northern Cyprus from her native Cameroon, she decided to head “for the west”. Smugglers pointed the student in the direction of the Venetian walls that cut through the heart of Nicosia, Europe’s last divided capital.

    A little before midnight on 24 May, Ngo leapt from the breakaway Turkish Cypriot republic into what she hoped would be the war-divided island’s internationally recognised Greek south.

    “I just said ‘God protect me,’” the 24-year-old recalled, describing the jump that instead landed her in the UN-patrolled buffer zone, where she has been stranded ever since. “The walls were so high. I hurt my leg quite badly but I was desperate for the west.”

    Daniel Djibrilla and Emil Etoundi, two other asylum seekers from Cameroon’s English-speaking minority, were at the same spot that night, equally drawn by the bright lights of the European metropolis beyond. Like Ngo, who says she would not have made the journey had she not been the victim of abuse, both cited Cameroon’s civil war as their reason for leaving home.

    “We jumped from over there,” says Etoundi, a former soldier, pointing across the ceasefire line that has partitioned the ethnically split island since Turkey invaded in 1974 after a coup aimed at uniting Cyprus with Greece. “We had no idea this was no man’s land. I can’t believe it.”

    After the refusal of President Nicos Anastasiades’ government to allow them to apply for asylum, the three Cameroonians remain trapped in the buffer zone, protected by the UN refugee agency, UNHCR, but living in tents and at the mercy of others’ goodwill.

    At the height of the 2015 Syrian refugee crisis, Cyprus remained relatively unvisited by displaced people, as the majority headed through Turkey and the Aegean islands en route to Europe.

    That changed in 2018, when smugglers began to see the EU’s easternmost state as an easy drop-off.

    On 21 May, Anastasiades’ administration declared a state of emergency, with officials saying the Mediterranean island faced insurmountable pressures from continuing arrivals. It came after Cyprus was censured by a human rights watchdog amid allegations of illegal pushbacks of migrants at sea.

    In late 2020, close to 20,000 asylum applications were pending, according to the Greek Cypriot authorities. A record 13,648 people requested protection in 2019. In the first six months of 2021, more than 5,000 claims had been made, more than half the total in 2020.

    Cyprus has the highest per capita number of first-time asylum seekers in the EU, according to the EU’s statistics agency, Eurostat.

    “We are in a critical situation,” the interior minister, Nicos Nouris told the Guardian ahead of a EU summit in Slovenia on Thursday. “All the [reception] centres are full and we simply don’t have the capacity to receive more. If we want to talk about solidarity and responsibility, we have to stand by frontline member states like Cyprus, which is the top-receiving country in asylum seekers.”

    The majority of migrants entering the Greek south are smuggled illegally through Turkey and areas of Cyprus over which the republic has no control, according to Nouris.

    With smuggling networks taking advantage of partition, Nouris said there were genuine fears of a new front being opened on an island where migrants arrive both by boat and along the whole 110 mile (180km) ceasefire line.

    “We have to be very careful not to open a new passage,” he says. “It’s not a matter of three people – that would be ridiculous when so many are coming. But if I accept these three people, then [such crossings] will be the next common practice. They’ll be coming by the thousands … Turkey will put them on buses and send them to the checkpoints.”

    The Cameroonians’ plight has illuminated the tough stance of a government that, like Greece, feels abandoned by Europe on migration.

    “They have the right to have their asylum claims examined,” says the UN refugee agency’s spokeswoman, Emilia Strovolidou, explaining that the trio were returned to no man’s land after approaching a UN patrol unit and going to the nearest Greek Cypriot checkpoint.

    “This is a clearcut case of people asking for international protection, and we have made a number of interventions with the competent authorities in an effort to allow them to access the procedure.”

    Cyprus is “obliged under international, EU and national law” to process asylum requests and give people access to dignified conditions in reception centres, Strovolidou says, adding: “Their living conditions – right now, in tents, in the sweltering heat – are totally unsuitable.”

    Asylum seekers have been stranded in the buffer zone before but none for so long. The near two-month saga has led human rights organisations to accuse the government of inflating the number of arrivals and generating a climate of fear based on xenophobia and anti-immigration hysteria fuelled by the rise of the far-right Elam party.

    On an island reliant on low-skilled labour, aid organisations contend that it is often foreigners already in Cyprus on student or work visas who apply for asylum in an attempt to prolong their stays legally.

    Corina Drousiotou, at the Cyprus Refugee Council, says migrants keep the agriculture sector alive. “Despite the fact that Cyprus’s economy heavily depends on low-skilled foreigners, the vast majority of whom work in harsh conditions with low salaries and next to zero rights, there is no political willingness to properly address those issues,” she says.

    “A complete overhaul of the [asylum] system is required to ensure dignity and equal rights for all, which in turn will have multiple benefits for many industries and the local society.”

    For Ngo, Djibrilla and Etoundi, the prospect of any job would be welcome. But as temperatures exceed 40C (104F), the Cameroonians are left anxiously awaiting news under the shade of a strip of trees planted along a thin gravel strip barely a metre wide.

    “I’m 33. I [deserted] the military after 10 years,” says Etoundi, as Djibrilla plays a gruesome video on his mobile phone showing decapitations in his country’s conflict. “I do not support the [Cameroonian] separatists’ fight, but I had to leave because I did not agree with what the military were asking us to do. If I go back, I will face death.”

    Cyprus’s interior minister says the case could be resolved if the EU agreed to include the island in a reallocation programme.

    “I have written to the European Commission, saying we are prepared to transfer them to other member states, but have not heard back,” says Nouris. “If that were to happen, this could so easily be solved.”

    https://www.theguardian.com/global-development/2021/jul/17/no-mans-land-three-people-seeking-asylum-stuck-in-cypruss-buffer-zone

    #limbe #no_man's_land #Chypre #asile #migrations #réfugiés #frontières #Chypre_du_Nord #Turquie #bande_frontalière

    –-

    ajouté à la métaliste sur les #zone_frontalière :
    https://seenthis.net/messages/795053

    • Helping Asylum Seekers in Northern Cyprus

      Asylum seekers will continue making their way to Turkish-controlled Northern Cyprus, regardless of whether they are aware of its unrecognized status. The United Nations Refugee Agency and the European Union, in particular, must take concrete steps to offer them meaningful protection.

      NORTH NICOSIA – On May 24, 2021, three Cameroonian asylum seekers left the north of Cyprus in an attempt to reach the south. They were denied protection, triggering widespread international condemnation, and were stranded in no man’s land for nearly seven months after the Cypriot authorities refused to recognize their asylum request.

      Their predicament stemmed partly from the island’s de facto division since 1974. Crossing the United Nations-controlled Green Line separating the internationally recognized Republic of Cyprus (RoC) and the Turkish-controlled Northern Cyprus (recognized only by Turkey) is considered illegal if not authorized, even for those seeking asylum. The RoC authorities argued that granting the three Cameroonians asylum would encourage others to cross the Green Line, and have accused Turkey of encouraging an influx of refugees from Syria and Sub-Saharan Africa. But the reality is more complex. Since 2018, Cyprus has become a major destination for refugees. As routes into the European Union via Greece close and refugees’ living conditions in countries like Turkey and Lebanon worsen, traffickers are instead offering Syrian refugees a risky crossing to Cyprus. Many arriving on the island live in dire conditions in overcrowded reception centers, while government ministers stoke anti-refugee sentiment. Some land in Northern Cyprus and mistake it for the RoC. The increase in the number of asylum seekers in Northern Cyprus reflects both new arrivals by boat and the “university island” model. A recent study by the student group VOIS Cyprus shows a correlation between the growing number of university students in the north and the increase in asylum seekers, with 4.5% of the 763 respondents (mostly third-country nationals) citing war or conflict in their home country as their reason for studying there. There are currently 21 universities in Northern Cyprus, with students from some 100 countries. For the 2021-22 academic year, there were 14,000 Turkish Cypriot students, 43,000 from Turkey, and 51,000 from third countries. Unfortunately for most of the refugees from the Middle East and Sub-Saharan Africa, the government in Northern Cyprus has not assumed responsibility for providing asylum to persons in need of protection. This is despite the fact that international human-rights instruments such as the UN’s 1951 Refugee Convention, the International Covenant on Civil and Political Rights, and the Convention Against Torture are part of the north’s domestic legal framework.

      In fact, there is no specific domestic legislation regarding refugee protection, and no differentiation between persons in need of protection and other migrant groups. Refugees arriving in Northern Cyprus by boat are often detained and deported. It is a similar story for students who are unable to regularize their stay due to financial difficulties and then, fearing persecution and/or war in their home countries, seek asylum. Responsibility for offering protection should lie with the UN Refugee Agency (UNHCR). But the UNHCR’s mandate in Northern Cyprus has diminished since 2014, because the lack of established rules with the local authorities have left the agency unable to offer refugees meaningful protection. The UNHCR’s mandate previously allowed for determination of refugee status in the north to be part of the procedure for deciding whether a person needed protection. Its current mandate, however, enables it to provide asylum seekers only with protection letters recognizing them as “persons of concern” (PoCs). In theory, this document prevents PoCs from being deported, and gives them access to the labor market, health care, and (in the case of children) education. But the absence of a comprehensive mechanism to offer even basic protection to refugees in Northern Cyprus is a concern. In fact, there is no official agreement between the Refugee Rights Association (RRA, which acts as the implementing partner on the UNHCR’s behalf) and the Turkish Cypriot authorities, and hence no legal basis for the UNHCR protection letters. It is simply an informal arrangement that the authorities can rescind at any time, which explains why they have made no concerted efforts to offer PoCs meaningful protection. Some therefore regard crossing the Green Line to the RoC as their only option, despite the RoC’s poor track record with refugees. Being recognized internationally as refugees would at least be preferable to the limbo they experience in the north. It is difficult to know who exactly is to blame for asylum seekers’ plight in Northern Cyprus. But desperate people will continue making their way to Northern Cyprus, regardless of whether they are aware of its unrecognized status. International actors, particularly the UNHCR and the EU, must therefore take concrete steps to offer them meaningful protection. Far too often, the UNHCR has claimed that it is unable to establish relations with Northern Cyprus because it is a territory under occupation. But for many asylum seekers languishing in undignified conditions, the question of effective control does not matter. To offer them meaningful protection, the UNHCR must seek innovative ways of communicating with the authorities in the north. Giving the RRA more money and manpower to do this would be a good start. The EU, meanwhile, should push the RoC government to re-establish and recognize claims of protection for those who cross the Green Line and to collaborate with the authorities in the north. In addition, it should investigate the RoC’s increased and reportedly inhumane border policing, increase its support to the RRA, and encourage the Turkish authorities to pressure their Turkish Cypriot counterparts to uphold their human-rights commitments.
      More importantly, other EU member states must acknowledge their role in this debacle. The fact that asylum seekers are now opting for Cypriot shores is a direct result of violent pushbacks against refugees at these countries’ borders. The EU can – and should – provide asylum seekers safer humanitarian corridors, visas, and resettlement packages. Desperate people must not suffer more than they already have for the prospect of a better future.

      https://www.project-syndicate.org/commentary/northern-cyprus-asylum-seekers-unhcr-eu-protection-by-emmanuel-ac

  • Helping asylum seekers in Northern Cyprus

    Asylum seekers coming to Cypriot shores is a direct result of violent pushbacks against refugees at the EU’s borders

    On May 24, 2021, three Cameroonian asylum seekers left the north of Cyprus in an attempt to reach the south. They were denied protection, triggering widespread international condemnation, and were stranded in no man’s land for nearly seven months after the Cypriot authorities refused to recognise their asylum request.

    Their predicament stemmed partly from the island’s de facto division since 1974. Crossing the United Nations-controlled Green Line separating the internationally recognised Republic of Cyprus (RoC) and the Turkish-controlled Northern Cyprus (recognised only by Turkey) is considered illegal if not authorised, even for those seeking asylum.

    The RoC authorities argued that granting the three Cameroonians asylum would encourage others to cross the Green Line, and have accused Turkey of encouraging an influx of refugees from Syria and Sub-Saharan Africa. But the reality is more complex.

    The university island

    Since 2018, Cyprus has become a major destination for refugees. As routes into the European Union via Greece close and refugees’ living conditions in countries like Turkey and Lebanon worsen, traffickers are instead offering Syrian refugees a risky crossing to Cyprus. Many arriving on the island live in dire conditions in overcrowded reception centres, while government ministers stoke anti-refugee sentiment. Some land in Northern Cyprus and mistake it for the RoC.

    The increase in the number of asylum seekers in Northern Cyprus reflects both new arrivals by boat and the ‘university island’ model. A recent study by the student group VOIS Cyprus shows a correlation between the growing number of university students in the north and the increase in asylum seekers, with 4.5 per cent of the 763 respondents (mostly third-country nationals) citing war or conflict in their home country as their reason for studying there. There are currently 21 universities in Northern Cyprus, with students from some 100 countries. For the 2021-22 academic year, there were 14,000 Turkish Cypriot students, 43,000 from Turkey, and 51,000 from third countries.

    Unfortunately for most of the refugees from the Middle East and Sub-Saharan Africa, the government in Northern Cyprus has not assumed responsibility for providing asylum to persons in need of protection. This is despite the fact that international human-rights instruments such as the UN’s 1951 Refugee Convention, the International Covenant on Civil and Political Rights, and the Convention Against Torture are part of the north’s domestic legal framework.

    In fact, there is no specific domestic legislation regarding refugee protection, and no differentiation between persons in need of protection and other migrant groups. Refugees arriving in Northern Cyprus by boat are often detained and deported. It is a similar story for students who are unable to regularise their stay due to financial difficulties and then, fearing persecution and/or war in their home countries, seek asylum.
    Who’s responsible?

    Responsibility for offering protection should lie with the UN Refugee Agency (UNHCR). But the UNHCR’s mandate in Northern Cyprus has diminished since 2014, because the lack of established rules with the local authorities have left the agency unable to offer refugees meaningful protection. The UNHCR’s mandate previously allowed for determination of refugee status in the north to be part of the procedure for deciding whether a person needed protection. Its current mandate, however, enables it to provide asylum seekers only with protection letters recognising them as ‘persons of concern’ (PoCs). In theory, this document prevents PoCs from being deported, and gives them access to the labour market, health care, and (in the case of children) education. But the absence of a comprehensive mechanism to offer even basic protection to refugees in Northern Cyprus is a concern.

    In fact, there is no official agreement between the Refugee Rights Association (RRA, which acts as the implementing partner on the UNHCR’s behalf) and the Turkish Cypriot authorities, and hence no legal basis for the UNHCR protection letters. It is simply an informal arrangement that the authorities can rescind at any time, which explains why they have made no concerted efforts to offer PoCs meaningful protection.

    Some therefore regard crossing the Green Line to the RoC as their only option, despite the RoC’s poor track record with refugees. Being recognised internationally as refugees would at least be preferable to the limbo they experience in the north.
    The EU’s and UNHCR’s failure

    It is difficult to know who exactly is to blame for asylum seekers’ plight in Northern Cyprus. But desperate people will continue making their way to Northern Cyprus, regardless of whether they are aware of its unrecognised status. International actors, particularly the UNHCR and the EU, must therefore take concrete steps to offer them meaningful protection.

    Far too often, the UNHCR has claimed that it is unable to establish relations with Northern Cyprus because it is a territory under occupation. But for many asylum seekers languishing in undignified conditions, the question of effective control does not matter. To offer them meaningful protection, the UNHCR must seek innovative ways of communicating with the authorities in the north. Giving the RRA more money and manpower to do this would be a good start.

    The EU, meanwhile, should push the RoC government to re-establish and recognise claims of protection for those who cross the Green Line and to collaborate with the authorities in the north. In addition, it should investigate the RoC’s increased and reportedly inhumane border policing, increase its support to the RRA, and encourage the Turkish authorities to pressure their Turkish Cypriot counterparts to uphold their human-rights commitments.

    More importantly, other EU member states must acknowledge their role in this debacle. The fact that asylum seekers are now opting for Cypriot shores is a direct result of violent pushbacks against refugees at these countries’ borders. The EU can – and should – provide asylum seekers safer humanitarian corridors, visas, and resettlement packages. Desperate people must not suffer more than they already have for the prospect of a better future.

    https://www.ips-journal.eu/topics/democracy-and-society/helping-asylum-seekers-in-northern-cyprus-6122
    #Chypre #asile #migrations #réfugiés #Chypre_du_Nord #frontières #responsabilité #ligne_verte #Turquie #université #étudiants #étudiants_universitaires #Kokkinotrimithia

  • Xarkis: il colonialismo visto dalle montagne di Cipro
    https://www.balcanicaucaso.org/aree/Cipro/Xarkis-il-colonialismo-visto-dalle-montagne-di-Cipro-219653

    Ogni anno sull’isola di Cipro si tiene un interessante festival itinerante denominato Xarkis che incoraggia gli artisti a interagire con la popolazione locale e la sua storia. L’edizione di quest’anno si è tenuta a metà luglio nel villaggio montuoso di Agros

  • Bienvenue en #Géozarbie

    #Enclaves, territoires prêtés, zones disputées, #micro-États, île fantasmée... il existe dans le monde quantité de petits bouts de terre aux frontières ou statuts bizarres ! Mêlant anecdotes loufoques et grands moments de l’Histoire, Bienvenue en Géozarbie nous fait découvrir 10 lieux où l’ubuesque se dispute à l’absurde !

    https://www.arte.tv/fr/videos/RC-022365/bienvenue-en-geozarbie

    #géographie #géographie_politique #frontières #absurdité #série #arte #vidéo #ressources_pédagogiques #Absurdistan

    –—

    Le Mont blanc n’est pas en France

    Saviez-vous que l’île de la Conférence est administrée à égalité de temps par deux pays, la France et l’Espagne ? Que la principauté d’Arbézie, à cheval sur la frontière franco-suisse, est… un hôtel-restaurant ? Ou que la France possède des territoires à Jérusalem ?
    Ce sont ces bizarreries géographiques que nous raconte #Olivier_Marchon dans ce livre étonnant qui rassemble des dizaines d’histoires de ce type, des plus tragiques au plus loufoques : de petits morceaux de terre, enclavés, disputés, au statut à part, parfois étrange, qui chacun à leur manière racontent la grande histoire…

    https://www.editionspoints.com/ouvrage/le-mont-blanc-n-est-pas-en-france-olivier-marchon/9782757895757
    #livre

    ping @reka

  • #Chypre, dernier refuge des Syriens après onze ans de guerre

    Le 11 mars 2011 débutait la révolution syrienne. Elle a été depuis réprimée par Bachar al-Assad avec une violence sans limites. Quelque 6,6 millions de Syriens ont fui à l’étranger. Un exode qui se poursuit encore. Reportage à Chypre.

    « Crois-tu vraiment que mon cœur aura confiance en toi, ou qu’une belle parole effacera le mal ? » Au rez-de-chaussée d’une maison vétuste de Nicosie, Habib reprend une chanson d’Oum Kalthoum, l’icône égyptienne. Installé dans le salon humide, il s’excuse de ne pas trouver la bonne note. Sa voix a perdu de sa clarté. Habib, Syrien de 22 ans, n’a pas chanté depuis qu’il a quitté la Syrie. En juin 2021, il a fui Tartous, une ville située au bord de la Méditerranée, fief de la communauté alaouite à laquelle appartient Bachar al-Assad.

    « Moi, je suis parti pour avoir une vie normale. Je faisais des études de musique, mais je ne voulais pas faire le service militaire, explique Habib. Si je rejoins l’Armée nationale syrienne, je vais devoir tuer mes frères. Pareil, si je rejoins un groupe rebelle. Je ne veux pas tirer sur mon peuple. » En Syrie, tous les hommes de 18 à 42 ans ayant effectué leurs deux ans de service militaire obligatoire sont considérés comme réservistes. Après onze années de guerre, le régime de Damas manque de soldats et les réaffecte dans les rangs de l’armée nationale.

    Assis sur une chaise, Karim, la trentaine, enchaîne les cigarettes. Lui aussi a fui Tartous. Lui aussi est alaouite. Sur son téléphone, il fait nerveusement défiler les dernières nouvelles en provenance d’Ukraine. Depuis l’invasion du pays par la Russie, Karim suit heure par heure les déclarations des uns et des autres. « Chez nous, en Syrie, c’est pire. Car personne n’est contre. Personne ne s’est opposé à l’intervention de Poutine aux côtés de Bachar al-Assad. Et les destructions depuis onze ans sont mille fois plus importantes », tient à préciser le Syrien.

    Karim a tout fait pour éviter d’être enrôlé de force dans l’armée syrienne mais, recherché depuis plusieurs années, il a fini par s’enfuir. En novembre 2021, avec cinq amis, ils ont acheté un petit bateau de pêche, un GPS et pris la mer, direction Chypre, à une cinquantaine de kilomètres des côtes syriennes.

    Habib a fait le même « voyage de l’enfer » en juin 2021. Il hausse le ton et explique : « On est restés quatre jours en mer. On n’avait plus à manger, plus à boire. J’ai cru mourir en mer. Je voyais les jours et les nuits se succéder sans espoir. On avait acheté nous-mêmes ce bateau. On n’a pas fait appel à un passeur parce qu’à Tartous, il n’y en a pas. C’est trop dangereux ! Ce président a détruit notre pays. » Le jeune alaouite a encore du mal à prononcer le nom de Bachar al-Assad.

    Soudain, Karim hausse la voix à son tour. Il plonge sa main dans l’assiette posée devant lui. « Vous voyez ce morceau de viande, là ! À Tartous, c’est un luxe. On n’a plus d’argent. Ici, oui, ce n’est pas le paradis, mais je peux marcher librement dans la rue ! » Aujourd’hui, dans les zones contrôlées par le régime syrien, où vivent encore près de huit millions de personnes, le salaire mensuel est environ de 70 000 livres, soit près de 20 dollars. L’an dernier, le prix du pain a doublé. Ceux du carburant et du gaz ont triplé. L’électricité fonctionne en moyenne six heures par jour. Une situation économique qui pousse à l’exil des Syrien·nes épuisé·es par ces onze années de guerre.
    Plusieurs cas de Syriens refoulés en mer

    Dès 2014, lorsque la guerre s’est intensifiée, plusieurs millions de personnes ont quitté leur pays en quelques mois. Femmes, enfants, hommes… des familles entières sont montées dans des bateaux depuis les côtes turques pour rejoindre la Grèce. D’autres ont trouvé refuge à Beyrouth ou dans les villes turques proches de la frontière syrienne.

    Mais, aujourd’hui, le Liban s’enfonce dans une crise politique et économique historique. En Turquie, les réfugié·es venant de Syrie ne sont plus les bienvenu·es et n’obtiennent plus de permis de travail. Rejoindre l’Allemagne, la France ou encore la Suède en faisant appel à des passeurs devient chaque jour plus difficile et risqué.

    Aux portes de l’Europe, des murs de barbelés se sont dressés pour empêcher l’arrivée de nouveaux exilés venus du Moyen-Orient ou d’ailleurs. Pour eux, la partie européenne de Chypre est encore accessible. Ils peuvent venir y déposer une demande d’asile, même si la majorité ignore que l’île ne fait pas partie de l’espace Schengen. Pas de libre circulation, donc, ils devront rester à Nicosie et dans les environs.

    L’année dernière, le Haut-Commissariat aux réfugiés a documenté plusieurs cas de refoulements de bateaux en provenance de Syrie, des « pushbacks » organisés par les autorités chypriotes. Une pratique illégale au regard du droit international. L’article 33 de la Convention qui protège les droits des réfugiés fixe clairement une règle : « Aucun des États contractants n’expulsera ou ne refoulera un réfugié sur les frontières des territoires où sa vie ou sa liberté serait menacée. »

    Les États ont l’obligation d’étudier les demandes d’asile. Pourtant, le 25 juin 2021, selon un rapport de l’agence onusienne que nous avons pu consulter, cinquante-sept personnes en provenance de Syrie ont été arrêtées par les gardes-côtes chypriotes, alors qu’elles s’apprêtaient à rejoindre l’île à bord d’un petit bateau. Toutes ont été transférées dans une embarcation plus grande et conduites vers les côtes libanaises, où elles ont été placées en centre de rétention puis expulsées vers la Syrie.

    « Nous ne pouvons pas accepter cela. Même si Chypre fait face à un afflux massif de personnes, nous devons suivre les règles internationales », s’agace Giorgos Koukoumas, membre du parti Akel, principal mouvement d’opposition. De son côté, le gouvernement chypriote dirigé par Disy, un parti conservateur, dément et assure que chaque réfugié est autorisé à faire une demande de protection auprès des autorités de l’île.
    Un avenir incertain

    Aujourd’hui, plusieurs milliers de Syriens vivent à Chypre, dans la partie européenne. Impossible de donner un chiffre précis. Ils patientent souvent plusieurs mois avant d’obtenir le statut de réfugié. En attendant, ils travaillent illégalement dans des chantiers de construction pour moins de cinquante euros par jour.

    Depuis quelques mois, Chlóraka, une ville côtière de 7 000 âmes, voit arriver chaque jour de nouveaux réfugiés syriens. Plus de 1 300 sont déjà venus s’y installer, et la plupart vivent dans un ancien complexe hôtelier très prisé des touristes avant la pandémie de Covid. Il n’y a plus d’eau dans les piscines depuis bien longtemps. Des restes de transats sont abandonnés autour de ce qui devait être avant le bassin le plus prisé des vacanciers. À la réception, les papiers s’entassent sur le comptoir, juste derrière des machines à laver, des vieux câbles, des sacs-poubelles. Le propriétaire des lieux s’est transformé en marchand de sommeil et loue désormais ses chambres aux exilés.

    Abdelsattar est originaire d’Idlib et vit dans l’une des 250 chambres autrefois destinées aux touristes. Il passe des heures à faire des ménages pour donner à cette chambre un semblant de normalité. « J’ai obtenu le statut de réfugié pour cinq ans mais je suis coincé ici. Je ne peux plus sortir de Chypre. Je n’ai pas de passeport », explique le jeune Syrien de 25 ans. Chaque mois, Abdelsattar paye 300 euros de loyer.

    Dans un bâtiment voisin, Abdallah nous fait visiter sa chambre. Il s’excuse du désordre et de la saleté. « Ici, rien ne marche. On n’a plus d’eau depuis plusieurs jours. »

    Assis derrière son bureau, où se mélangent des courriers jamais ouverts et des croquettes pour chat, le propriétaire, Neofyto Paranetis, s’agace de nos questions. « Les autorités chypriotes disent que c’est illégal, mais moi, au moins, j’offre un toit à ces gens ! » Dans un coin de la pièce, Abdallah souffle : « J’ai fui la Syrie parce que je ne pouvais plus supporter la misère. Mais en fait, ici, c’est pareil. »

    https://www.mediapart.fr/journal/international/270422/chypre-dernier-refuge-des-syriens-apres-onze-ans-de-guerre

    #réfugiés #asile #migrations #réfugiés_syriens

  • Le #Conseil_de_l’Europe dénonce le refoulement « généralisé » des migrants aux frontières européennes

    Le Conseil de l’Europe a publié, jeudi, un #rapport dans lequel il dénonce le refoulement « généralisé » des migrants aux #frontières. Une pratique émaillée de « violence[s] grave[s] et systématique[s] », selon l’organisation qui demande aux États membres de mettre fin à ce qu’elle qualifie de « violations des droits humains ».

    Dans un rapport, publié jeudi 7 avril, le Conseil de l’Europe affirme que le nombre de « réfugiés, demandeurs d’asile et migrants » refoulés aux #frontières_terrestres et maritimes de l’Union européenne (UE) a augmenté ces dernières années. L’organisation, une institution indépendante qui n’appartient pas à l’UE, parle d’un phénomène devenu un « problème paneuropéen systématique ».

    Le Conseil pointe plusieurs pays en particulier : la #Croatie, l’#Italie, l’#Autriche, la #Hongrie, la #Pologne, la #Lituanie, la #Lettonie, la #Grèce, #Chypre, la #Turquie, la #Bulgarie ou encore la #France et l’#Espagne. Ces 13 États sont vivement critiqués pour avoir renvoyé, vers les pays voisins, des migrants qui tentaient d’entrer sur leur territoire, sans leur laisser la possibilité de déposer une demande de protection.

    Le document s’appuie sur des rapports d’ONG qui ont, par exemple, dénombré entre 50 et 130 procédures de refoulement par jour pendant l’été 2020, et jusqu’à 170 en octobre de la même année, entre la France et l’Italie, dans le département français des #Alpes_maritimes.

    Les autres pays ont également été visés par plusieurs enquêtes de médias ou d’associations, faisant état de « #pushbacks » systématiques à leurs frontières. La Grèce a, par exemple, été accusée à plusieurs reprises de renvoyer des migrants en mer Égée vers la Turquie, parfois sans canot, ni gilets de sauvetage. La Pologne, la Lituanie et la Lettonie ont, de leur côté, été critiqués pour leur traitement des personnes arrivant de la Biélorussie voisine, notamment lors de l’important afflux observé à l’été 2021.

    « Des violations des droits humains cruelles et contradictoires »

    Le rapport souligne aussi que dans certains pays, « l’usage de la #violence » envers les exilés est « grave et systématique ». Il fustige également la tendance de certains États à vouloir adopter des lois légalisant les mesures de refoulement, comme c’est notamment le cas en Hongrie, ou même en France.

    « La situation actuelle montre que les graves violations des droits humains, devenues un élément essentiel des méthodes de contrôle aux frontières des États membres, sont cruelles, contradictoires et contreproductives », a souligné la Commissaire du Conseil de l’Europe pour les droits de l’Homme, Dunja Mijatovic.

    Cette dernière n’a pas manqué de pointer du doigt le double standard avec l’accueil « chaleureux » réservé aux Ukrainiens fuyant la guerre : les pays européens qui leur ont ouvert les bras sont les mêmes qui repoussent hors de leurs frontières les migrants d’autres nationalités.

    Dunja Mijatovic regrette qu’en agissant ainsi, les dirigeants créent « de faux clivages » entre les différents groupes. « Les droits humains existent pour nous protéger tous de la même manière, peu importe notre origine », a-t-elle insisté.

    Le Conseil de l’Europe, vigie des droits humains sur le continent, demande donc aux États membres de mettre fin à ces refoulements et de « respecter leurs obligations légales » vis-à-vis des personnes en demande de protection en ne les renvoyant pas de l’autre côté de la frontière « sans une procédure individualisée », ni sans « droit à un recours effectif ».

    Il exige aussi que les États mettent en place « des règles de conduite » et des « procédures standardisées claires et obligatoires » pour les autorités en charge du contrôle aux frontières afin de traiter les migrants « de manière conforme aux droits humains ».


    https://www.infomigrants.net/fr/post/39722/le-conseil-de-leurope-denonce-le-refoulement-generalise-des-migrants-a

    #migrations #asile #réfugiés #refoulement_généralisé #Europe #EU #UE #violence #violence_systématique #frontières_maritimes #problème_systématique #contrôles_frontaliers #droits_humains

    ping @isskein @karine4 @_kg_

    • Repoussés au-delà des limites. Il est urgent de mettre un terme aux refoulements aux frontières de l’Europe

      « Face à l’ampleur et à la #normalisation des refoulements aux frontières de l’Europe, il est urgent que les gouvernements et les parlementaires mènent une action concertée », a déclaré aujourd’hui Dunja Mijatović, Commissaire aux droits de l’homme du Conseil de l’Europe, en rendant public une Recommandation aux gouvernements et aux parlementaires des États membres décrivant la multiplication des refoulements et des violations connexes des droits de l’homme observée aux frontières terrestres et maritimes des pays européens.

      « Cette Recommandation est publiée dans une période où la protection des droits de l’homme en Europe est mise à particulièrement rude épreuve » a déclaré la Commissaire. « La guerre qui fait rage en Ukraine cause des morts, des destructions et a contraint plus de quatre millions de personnes à quitter leur pays pour tenter de se mettre à l’abri ailleurs en Europe. La réponse immédiate des pays européens montre qu’il est possible de mettre la protection de la dignité humaine et le respect des obligations internationales au centre de l’action des États. »

      Un tel principe devrait aussi s’appliquer à la protection des réfugiés, des demandeurs d’asile et des migrants venant d’autres parties du monde. Malheureusement, dans de nombreux États membres du Conseil de l’Europe, depuis plusieurs années, ces personnes ont fait l’objet de refoulements. Ainsi que le souligne cette Recommandation, « ces pratiques vont à l’encontre des obligations incombant aux États membres en matière de droits de l’homme car elles sont contraires au principe de non-refoulement, fragilisent le droit d’asile, privent les personnes renvoyées des garanties fondamentales qui devraient s’appliquer, et entraînent souvent des violences, des actes de torture et d’autres mauvais traitements graves, voire portent atteinte au droit à la vie. » La Recommandation décrit la manière dont plusieurs pays ont fait du refoulement des réfugiés, des demandeurs d’asile et des migrants une politique officielle, qui est parfois même inscrite dans la législation nationale, et met en garde les États contre les tentatives visant à limiter encore la surveillance exercée sur les opérations qu’ils mènent à leurs frontières.

      Quatre principaux domaines d’action sont identifiés dans cette Recommandation pour enrayer le phénomène

      Premièrement, les gouvernements doivent mettre en œuvre de bonne foi les obligations leur incombant en matière de droits de l’homme, notamment au titre de la Convention européenne des droits de l’homme, et cesser de fuir leurs responsabilités. « Lorsque les États manquent à leurs obligations, ils fragilisent l’État de droit et les garanties durement acquises dans le domaine des droits de l’homme. Cela représente un danger pour nous tous, et pas uniquement pour les réfugiés, les demandeurs d’asile et les migrants. »

      Deuxièmement, il faut que les gouvernements augmentent la transparence et la responsabilité, notamment en renforçant les mécanismes qui permettent d’exercer un contrôle indépendant des opérations de surveillance des frontières. Ces mécanismes sont indispensables pour empêcher les refoulements, mettre au jour les violations et combattre l’impunité.

      Troisièmement, tous les États membres du Conseil de l’Europe doivent reconnaître que les refoulements sont un problème grave, de dimension paneuropéenne, dont le règlement requiert la participation de tous. Cela suppose aussi, pour un gouvernement, de dénoncer les violations des droits de l’homme et de demander des comptes à ses homologues. « Les refoulements étant une réalité indéniable en Europe, tous les États membres, y compris ceux qui ne mènent pas directement de telles opérations, doivent se sentir concernés et agir. Rester passif revient à tolérer silencieusement que des violations des droits de l’homme soient commises », a prévenu la Commissaire.

      Quatrièmement, les parlementaires doivent se mobiliser pour empêcher l’adoption de propositions législatives qui autoriseraient les refoulements et pour abolir toutes les dispositions en ce sens qui seraient déjà en vigueur. Il leur appartient aussi de demander des comptes à leur gouvernement et d’utiliser leur mandat pour attirer l’attention sur les violations des droits de l’homme qui se produisent.

      https://www.youtube.com/watch?v=rM6L3njNQfY&feature=emb_logo


      https://www.coe.int/fr/web/commissioner/-/pushed-beyond-the-limits-urgent-action-needed-to-stop-push-back-at-europe-s-bor

  • A #Chypre, la #détresse de migrants syriens séparés de leurs enfants

    « Je suis dévastée, ma famille aussi ». Kawthar, une jeune Syrienne, berce son nourrisson dans un camp pour migrants à Chypre, où elle a été emmenée par les autorités après avoir été séparée en pleine mer de son mari et ses jeunes enfants.

    Avec des dizaines d’autres migrants syriens, Kawthar Raslan a quitté Beyrouth le 22 août sur une embarcation pour rallier clandestinement l’île méditerranéenne, située à quelque 160 kilomètres de là.

    Cette femme de 25 ans qui voyage avec son mari et ses deux enfants, âgés d’un et trois ans, est alors sur le point d’accoucher. A une dizaine de kilomètres des côtes chypriotes, l’embarcation est encerclée par des garde-côtes, venus renvoyer le bateau vers le Liban.

    Sur une vidéo filmée à bord et visionnée par l’AFP, on entend des passagers crier « Aidez-nous ! ».

    Voyant l’état de Kawthar, les garde-côtes l’emmènent avec eux mais laissent le reste de la famille dans l’embarcation, contrainte de repartir vers le Liban, où plus d’un million de Syriens ayant fui la guerre ont trouvé refuge.

    Le Liban étant plongé dans une grave crise économique, des centaines de Syriens ont tenté depuis un an la traversée vers Chypre. Mais ce pays de l’Union européenne, avec le plus grand nombre de primo-demandeurs d’asile par habitant, a signé en 2020 un accord avec le Liban pour renvoyer tout clandestin essayant d’atteindre l’île par bateau.

    – « Ni au Liban, ni en Syrie » -

    « J’ai failli mourir quand j’ai appris le renvoi de ma famille vers le Liban », raconte à l’AFP Kawthar, qui vit dans un préfabriqué dans le camp de Kofinou (sud).

    « Les (garde-côtes) savaient que mon mari et mes enfants m’accompagnaient et ils les ont empêchés de me suivre », dit la jeune femme, qui accouché le lendemain de son arrivée à Chypre. Son bébé dort paisiblement à côté d’elle dans un berceau.

    Originaire d’Idleb, dans le nord-ouest de la Syrie, Kawthar exhorte Chypre d’accepter sa demande de regroupement familial, affirmant ne pouvoir « vivre ni au Liban ni en Syrie ».

    Selon la loi chypriote, seuls les migrants ayant le statut de réfugié ont droit au regroupement familial. Mais, sur les quelque 7.700 demandeurs d’asile syriens arrivés sur l’île depuis 2018, moins de 2% ont obtenu ce statut, indique l’Agence de l’ONU pour les réfugiés (UNHCR).

    « Les enfants sont traumatisés, ils répètent sans fin :+Maman+ », confie le mari de Kawthar, Hassan al-Ali, rencontré par l’AFP à Aïn El-Tefaha, un village près de Beyrouth, où il loue une chambre.

    Et de se rappeler la tragique journée du 22 août, quand le bateau est resté immobilisé « des heures » lors de l’intervention des garde-côtes. « Il y avait un soleil de plomb, les enfants avaient très soif (...) Ma fille ne bougeait plus, je pensais qu’elle allait mourir », dit-il, la voix brisée par l’émotion.

    Issa Chamma, un autre Syrien dans l’embarcation, se trouve aussi à Kofinou. Comme Kawthar, il a été séparé de sa famille après avoir perdu connaissance sur le bateau.

    Originaire d’Alep, ce migrant de 37 ans qui souffre de problèmes pulmonaires affirme à l’AFP que sa femme et ses trois enfants, âgés de deux à onze ans, ont « passé deux jours en prison à leur retour à Beyrouth ».

    – « Des vies en danger » -

    Selon l’UNHCR, le refoulement des migrants en mer est contraire aux lois internationales. « Cette pratique doit cesser parce qu’elle met des vies en danger », souligne Emilia Strovolidou, porte-parole de l’UNHCR à Chypre, appelant les autorités à réunir les familles de Kawthar et de Issa.

    EuroMed Droits, un réseau de 65 organisations méditerranéennes de défense des droits humains, lancera d’ailleurs lundi une campagne pour sensibiliser sur cette affaire, appelant l’UE à « enquêter sur les violations commises par les forces frontalières chypriotes ».

    Le 21 septembre, lors d’une audience au Parlement chypriote, plusieurs députés ont critiqué la politique migratoire de leur pays : « Le gouvernement doit appliquer les lois internationales et réunir Kawthar avec sa famille maintenant », a dit à l’AFP la députée Alexandra Attalides, du Parti vert.

    Le ministre de l’Intérieur, Nicos Nouris, qui n’a pas répondu aux sollicitations de l’AFP, avait argué récemment que son pays était « en droit de refuser l’arrivée illégale de migrants ».

    En visite fin août à Nicosie, la Commissaire européenne aux Affaires intérieures, Ylva Johansson, a toutefois affirmé que cette opération de refoulement « pos(ait) question ».

    En attendant, Kawthar dit « penser constamment » à ses deux autres enfants : « Je ne fais que pleurer (...) Rien ne peut compenser leur absence ».

    https://information.tv5monde.com/info/chypre-la-detresse-de-migrants-syriens-separes-de-leurs-enfant

    #réfugiés_syriens #migrations #asile #réfugiés

    • Cyprus: no to #pushbacks, yes to family reunification!

      EuroMed Rights, KISA, Access Centre for Human Rights, the Lebanese Centre for Human Rights and 12 other partner organisations call on the Republic of Cyprus to immediately end the practice of pushbacks, to facilitate family reunification procedures and increases legal pathways and humanitarian corridors through the use of humanitarian visas. We also call on the Lebanese authorities to immediately halt all deportations of refugees to Syria. We also call upon the European Union to investigate the misconducts perpetrated by Cypriot police and border forces. 

      Another tragic story in the East Mediterranean

      On 22 August 2021, a boat left Lebanon for Cyprus with 69 refugees on board. The Access Centre for Human Rights and KISA interviewed witnesses and it is their testimony which this press statement relies upon. According to these witnesses, Cypriot coast guards forcefully stopped the boat by throwing an item on its engine and for several hours denied food and water to refugees – including a man with serious health problems, children and a pregnant woman close to her due date.  

      After the destruction of the boat’s engine, several refugees jumped into the sea to swim towards the Cypriot shore. Two of them tried for several hours to avoid the police speedboats that were trying to force them to return back to the boat. One of them was lost at sea and to this day is still missing.

      After the Cypriot coast guards pulled the immobilised boat far away from the coast, they transferred the pregnant woman to a police boat and she was taken to hospital. The police refused to take along with the woman her two children (aged 1.5 and 3 years old) and her husband. At the hospital doctors did not admit her since in their assessment she was not ready to give birth. The police then transferred her to a port and gave her a plastic chair. She spent the night laying down on wooden pallets at the port. The next morning, she was transferred back to hospital where she gave birth. 

      On the same day, 23 August, the Cypriot coastguards placed all the individuals on a boat and sent them back to Lebanon – this included the woman’s husband and children. Three other people on the boat were later deported from Lebanon to Syria where they were held in detention.  

      Violations in chain

      Since March 2020, under a controversial agreement with Lebanon which is still to be signed by the Lebanese Parliament, the Cypriot authorities have repeatedly resorted to pushing back boats to Lebanon and have denied individuals access to the asylum procedure. By refusing to offer basic care to refugees, denying  them entry and pushing  them back illegally to Lebanon, Cyprus is violating several articles of the European Convention on Human Rights and the 1951 Geneva Convention on the Status of Refugees, thus contributing to the chain refoulement of Syrian refugees to Syria, and putting them at risk of torture, ill-treatment, detention, enforced disappearance and death.  This practice must end immediately.

       Please direct any questions or requests for interview to: Maxence Salendre, Communication Team Coordinator – msa@euromedrights.net

      https://euromedrights.org/publication/cyprus-no-to-pushbacks-yes-to-family-reunification%e2%80%af%e2%80%af
      #push-backs #refoulement

  • Chypre : la France dénonce une « démarche unilatérale » d’Erdogan et « une provocation »
    Publié le : 21/07/2021 - Avec Reuters
    https://www.france24.com/fr/europe/20210721-chypre-la-france-d%C3%A9nonce-une-d%C3%A9marche-unilat%C3%A9rale-

    Le dirigeant chypriote turc Ersin Tatar (à droite) et le président turc Recep Tayyip Erdogan (à gauche) participent à un défilé dans la partie nord de la capitale divisée de Chypre, Nicosie, le 20 juillet 2021. © Birol Bebek, AFP

    La diplomatie française a déploré, mercredi 21 juillet, la « démarche unilatérale » du président turc Recep Tayyip Erdogan qui, à Chypre-Nord, a poussé à une solution à deux États distincts et la réouverture de la ville fantôme de Varosha, symbole de la division de l’île. « Une provocation », selon Paris.

    La France a exprimé mercredi son soutien à Chypre au lendemain d’un déplacement sur l’île de Recep Tayyip Erdogan. À cette occasion, le président turc a une nouvelle fois appelé à des pourparlers sur la base de « deux États » distincts dans l’île et proposé de repeupler une ville abandonnée depuis l’intervention turque de 1974.

    Lors d’un entretien téléphonique, le ministre français des Affaires étrangères Jean-Yves Le Drian a apporté son soutien à son homologue chypriote Nikos Christodoulides après la « démarche unilatérale et non concertée » de la Turquie, « qui constitue une provocation et porte atteinte au rétablissement de la confiance nécessaire à la reprise urgente des négociations en vue d’un règlement juste et durable de la question chypriote », peut-on lire dans un communiqué du Quai d’Orsay.

    Ce sujet sera abordé jeudi au Conseil de sécurité des Nations unies, dont la France assure la présidence mensuelle, est-il précisé dans le document.

    Recep Tayyip Erdogann était en visite mardi dans la capitale divisée de l’île méditerranéenne pour commémorer la prise de contrôle de la partie nord de Chypre par l’armée turque, le 20 juillet 1974. (...)

    #Chypre

  • Coronavirus: 3 new imported cases in Hong Kong, including 2 people fully vaccinated against Covid-19 | South China Morning Post
    https://www.scmp.com/news/hong-kong/health-environment/article/3141061/coronavirus-3-new-imported-cases-hong-kong

    Coronavirus: 3 new imported cases in Hong Kong, including 2 people fully vaccinated against Covid-19. The three infections involved a 53-year-old man arriving from Namibia, a 42-year-old woman from Cyprus and a 37-year-old man from Ghana.All were found to have the L452R mutation, which is linked to the more infectious Delta variant.
    The man from Namibia had received two shots of the BioNTech vaccine
    , and the woman had also been vaccinated with two doses of the Russian-made Sputnik V jab. Both received their second shots in April, making them fully vaccinated.The city’s total number of confirmed infections stood at 11,955, with 212 related deaths. On Tuesday, the Centre for Health Protection revealed that an airport porter, whose infection was confirmed on Sunday, was linked to four earlier imported cases from Russia. Health authorities suspected the man, who had spent several hours inside a cargo plane one of the four cases worked on, was infected by an undiagnosed cabin crew member.

    #Covid-19#migrant#migration#hongkong#casimporte#vaccination#circulation#chypre#namibie#ghana#variant#frontiere

  • RI
    #Energies et #Relations_Internationales
    Pétrole et paranoïa, par Pierre Rimbert (Le Monde diplomatique, avril 2015)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2015/04/RIMBERT/52870

    Gaz de schiste, la grande escroquerie, par Nafeez Mosaddeq Ahmed (Le Monde diplomatique, mars 2013)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2013/03/AHMED/48823

    Maudit pétrole bon marché, par Michael T. Klare (Le Monde diplomatique, avril 2016)
    https://www.monde-diplomatique.fr/2016/04/KLARE/55199

    Choc pétrolier : les finances des producteurs africains dans le rouge. Par Martin Mateso
    http://geopolis.francetvinfo.fr/choc-petrolier-les-finances-des-producteurs-africains-dans-le-
    #Cemac #Tchad #Angola #Portugal #Afrique

    Le Nigeria renonce à 90 représentations diplomatiques pour réduire ses dépenses
    http://geopolis.francetvinfo.fr/le-nigeria-renonce-a-90-representations-diplomatiques-pour-red

    Le Nigéria prévoit de se retirer de certaines organisations internationales pour limiter les dépenses - Agence Afrique
    http://www.agenceafrique.com/11517-nigeria-prevoit-de-se-retirer-de-certaines-organisations-intern

    « Le Nigéria vient à peine de sortir de la récession dans laquelle il était plongé depuis presque deux ans. Ce premier producteur de pétrole sur le continent africain a été frappé par la chute des cours de l’or noir »

    Batailles commerciales pour éclairer l’Afrique, par Aurélien Bernier (Le Monde diplomatique, février 2018)
    https://www.monde-diplomatique.fr/2018/02/BERNIER/58354

    Une dépendance aux matières premières jamais résolue, par Renaud Lambert (Le Monde diplomatique, janvier 2016)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2016/01/LAMBERT/54474
    #Discours_orthodoxes #Orthodoxie #Amérique_latine #Amérique_du_Sud

    Pétrole et Moyen-Orient : le dessous des cartes … par Benjamin Louvet
    http://leseconoclastes.fr/2016/01/petrole-moyen-orient-le-dessous-des-cartes-a-travers-le-prisme-petro

    « en Syrie aussi, ce sont les ressources énergétiques qui sont au centre des raisons du conflit. Plus précisément, le gaz du champ géant de South Pars, plus grand champ de gaz au monde, situé au milieu du Golfe Persique, et dont les droits d’exploitation sont répartis entre le Qatar et l’Iran. Ces deux pays exploitent donc ce champ chacun de leur côté et cherchent un moyen d’exporter leur gaz sur le marché international.

    Et c’est là que la Syrie joue un rôle central. Car pour rejoindre le marché international du gaz, l’Iran et le Qatar ont tous deux un projet de pipeline qui passe, à un moment donné, par le territoire syrien, mais avec des ambitions stratégiques totalement différentes. Le pipeline qatari prévoit ainsi de se connecter au projet de gazoduc Nabucco, ouvrage pensé par les européens pour alimenter leur marché en énergie en s’affranchissant du gaz… russe.

    De son côté, la Russie envisage plutôt un projet de pipeline partant de Syrie pour se raccorder au gazoduc South Stream, projet de pipeline russe. »

    La guerre d’Irak était BIEN une guerre du pétrole (cette fois, c’est prouvé !) par Matthieu Auzanneau | Oil Man
    http://petrole.blog.lemonde.fr/2011/06/14/la-guerre-dirak-etait-bien-une-guerre-du-petrole-cette-fois-ces

    « Après avoir quitté le gouvernement, Lady Symons, aujourd’hui âgée de 59 ans, est devenue conseillère de la banque d’affaires MerchantBridge, qui a réalisé d’importants profits dans des contrats de reconstruction dans l’Irak d’après-guerre, précise The Independent. »

    #Mers :

    La guerre du pétrole se joue en mer, par Michael T. Klare (Le Monde diplomatique, février 2015)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2015/02/KLARE/52621

    Course au gaz en Méditerranée, par Bachir El-Khoury (Le Monde diplomatique, octobre 2015)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2015/10/EL_KHOURY/53934

    Litige frontalier en mer entre Israël et le Liban, par Cécile Marin (Le Monde diplomatique, octobre 2015)
    http://www.monde-diplomatique.fr/cartes/litigegazmediterranee


    #Orient #Relations_internationales_Orient_Arabie_Saoudite #OPEP #Pétrole #Hydrocarbures #Gaz #Israël #Liban #Méditerranée #Chypre #Mers #Organisations_Internationales

    #Documentaires Mer de Chine, la guerre des archipels | ARTE
    http://www.arte.tv/guide/fr/054777-000-A/mer-de-chine-la-guerre-des-archipels
    Mer de Chine, la guerre des archipels ARTE - YouTube
    https://www.youtube.com/watch?v=3sGNZDrPMbY

    Et pour quelques rochers de plus…, par Didier Cormorand (Le Monde diplomatique, juin 2016)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2016/06/CORMORAND/55728

    Le Vietnam, son encombrant voisin et l’ami américain, par Martine Bulard (Le Monde diplomatique, février 2017)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2017/02/BULARD/57045

    De la mer en partage au partage de la mer, par Nicolas Escach (Le Monde diplomatique, juillet 2016)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2016/07/ESCACH/55919
    #Aménagement_du_territoire #Conflits_d'intérêts_fondations #Environnement

    20 ans de mutations des routes maritimes en 4 pages — Géoconfluences
    http://geoconfluences.ens-lyon.fr/actualites/veille/20-ans-mutations-routes-maritimes #Mers_Commerce #Commerce_International_Mers #Lectures

    #Nord_Stream_2 : Plus qu’un pipeline #Russie #UE
    https://www.tdg.ch/monde/europe/nord-stream-2-qu-pipeline/story/11494268

    Forcing américain pour supplanter les livraisons russes
    Comment saboter un gazoduc
    https://www.monde-diplomatique.fr/2021/05/RIMBERT/63053
    Washington sème la zizanie sur le marché européen du gaz
    https://www.monde-diplomatique.fr/2021/05/REYMOND/63052

  • Les #mémoires comme ressources et enjeux. Dimensions spatiales, politiques et sociales

    Dominique Chevalier
    Les mémoires comme ressources et enjeux. Dimensions spatiales, politiques et sociales [Texte intégral]
    Memories as resources and stakes. spatial, political and social dimensions

    Jean-Luc Poueyto
    Lieux vénérés puis oubliés : L’exemple de #mémoires_familiales #manouches [Texte intégral disponible en décembre 2021]
    Venerated, then forgotten spaces : the example of Manouche family memories

    Dominique Chevalier, François Duchene et Thomas Zanetti
    Palimpsestes mémoriels, #gentrification inachevée et voisinages migratoires : l’exemple de commerces de #La_Guillotière à #Lyon [Texte intégral disponible en décembre 2021]
    Memory palimpsests, unfinished gentrification and migratory neighborhoods : the example of La Guillotière businesses in Lyon

    Elisa Aumoitte
    Sans mémoire des lieux ni lieux de mémoire. La #Palestine invisible sous les #forêts_israéliennes [Texte intégral disponible en décembre 2021]
    Without memory of places or places of memory.Invisible Palestine under israeli forests

    Anne Hertzog et Rafiq Ahmad
    Un #cimetière chinois dans la #Somme : #pratiques_mémorielles, lieu de #co-présence et territorialités diasporiques [Texte intégral disponible en décembre 2021]
    A chinese cemetery in Somme : remembrance practices, place of co-presence and diasporic dynamics
    #diaspora

    William Robin-Detraz
    #Haut-lieu et appropriations de la mémoire des #tirailleurs_sénégalais : le #Tata de #Chasselay (69) [Texte intégral disponible en décembre 2021]
    “Haut-lieu” and appropriations of the memory of African Colonial Soldiers : the Tata of Chasselay

    Aliou Gaye
    Processus de #patrimonialisation et mise en #tourisme des mémoires collectives de l’#esclavage à l’#île_de_Gorée [Texte intégral disponible en décembre 2021]
    Patrimonialization process and setting in tourism of collective memories of slavery on the island of Goree
    #Gorée

    Marie Pouillès Garonzi
    « Un musée à ciel ouvert ». Les traces du passé conflictuel dans les #espaces_publics chypriotes [Texte intégral disponible en décembre 2021]
    “An open-air museum”. Traces of the conflicting past in cypriot public spaces
    #espace_public #Chypre

    Thibault Ducloux
    Là où s’échouent les destinées. Les #prisons, dévoreuses de mémoires ? [Texte intégral disponible en décembre 2021]
    Where destinies run aground. Do jails crush social memories ?

    https://journals.openedition.org/bagf/6655

    #revue #mémoire #géographie

  • Turkey’s return policies to Syria & their impacts on migrants and refugees’ human rights

    –-> Chapitre 7 de ce rapport intitulé « Return Mania. Mapping Policies and Practices in the EuroMed Region » :

    https://euromedrights.org/wp-content/uploads/2021/03/EN_Chapter-7-Turkey_Report_Migration.pdf

    #renvois #expulsions #Turquie #réfugiés #asile #migrations #réfugiés_syriens #retour_au_pays #droits_humains #rapport #EuroMed_Rights

    –—

    ajouté à la métaliste sur les « retours au pays » des réfugiés syriens :
    https://seenthis.net/messages/904710

    ping @isskein @karine4 @rhoumour @_kg_

  • #UE #Union_européenne #Austérité #Economie
    –"Austérité : quatre erreurs qui ont contribué à l’aveuglement collectif" http://www.latribune.fr/opinions/tribunes/20141015trib1ee92ae1d/austerite-quatre-erreurs-qui-ont-contribue-a-l-aveuglement-collectif.html

    –Le laboratoire grec.
    Dossier : la Grèce, à l’avant-garde de la démolition sociale (Le Monde diplomatique, février 2013)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2013/02/A/48768

    –"L’austérité, qu’est-ce que c’est ?" http://blog.francetvinfo.fr/classe-eco/2012/11/15/lausterite-quest-ce-que-cest.html

    –"L’austérité, un "nouveau colonialisme"pour le pape François" http://www.latribune.fr/economie/international/l-austerite-un-nouveau-colonialisme-pour-le-pape-francois-491257.html

    –"Les disqualifiés", par Frédéric Lordon (Le Monde diplomatique, novembre 2008)
    https://www.monde-diplomatique.fr/2008/11/LORDON/16500

    –"Aux sources morales de l’austérité"http://www.monde-diplomatique.fr/2012/03/CHOLLET/47512

    –"Manipulations statistiques : les racines de la crise dans la zone euro expliquées par ses présidents" http://www.regards.fr/economie/les-economistes-ne-sont-pas-tous/article/manipulations-statistiques-les

    –"Et l’intégrisme économique, on le combat ?" http://blogs.rue89.nouvelobs.com/chez-les-economistes-atterres/2015/03/23/et-lintegrisme-economique-le-combat-234379

    –"Économie : Marx in the City"
    http://cqfd-journal.org/Economie-Marx-in-the-City

    –"L’économiste italienne Mariana Mazzucato a remporté la première édition du Prix New Statesman – SPERI, pour ses travaux en faveur d’un "État entrepreneur". Femme et à contre-courant de la doxa : deux raisons d’être injustement sous-médiatisée." http://www.regards.fr/web/article/les-economistes-ne-sont-pas-tous-8015

    –« L’austérité, une erreur ? Non, un projet ! »

    http://www.regain2012.com/2014/05/l-austerite-une-erreur-non-un-projet.html "L’austérité, une erreur ? Non, un projet !"

    « il est hors de question pour le 1% qui nous gouverne, de s’écarter de la voie de l’austérité, même au prix d’une dépression européenne, car c’est la voie la plus sûre pour démanteler les conquêtes salariales et sociales de la Libération , et rétablir la position concurrentielle des capitalismes européens dans la mondialisation. »

    Le rapport est-il consultable ?

    –"L’affreux doute des libéraux"
    http://www.monde-diplomatique.fr/2014/03/VERGOPOULOS/50204

    –"La double peine des classes populaires" http://www.liberation.fr/economie/2015/03/23/la-double-peine-des-classes-populaires_1226833

    –"La domination des orthodoxes stérilise le débat public
    Police de la pensée économique à l’Université" http://www.monde-diplomatique.fr/2015/07/RAIM/53196

    –"Quand l’Europe impose son credo
    La compétitivité, un mythe en vogue"
    http://www.monde-diplomatique.fr/2012/10/ARDINAT/48241

    –"La compétitivité, ou la loi des multinationales" http://blogs.mediapart.fr/edition/leur-dette-notre-democratie/article/031112/la-competitivite-ou-la-loi-des-multinational

    –"La consternante passion des médias pour les « palmarès » en tous genres" http://www.acrimed.org/article4236.html

    La relance budgétaire revient en grâce, mais la zone euro l’ignore
    http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/la-relance-budgetaire-revient-en-grace-mais-la-zone-euro-l-ignore-590581.h

    #Allemagne #Discours_orthodoxes
    L’enfer du miracle allemand, par Olivier Cyran (Le Monde diplomatique, septembre 2017)
    https://www.monde-diplomatique.fr/2017/09/CYRAN/57833
    L’ordolibéralisme allemand, cage de fer pour le Vieux Continent, par François Denord, Rachel Knaebel & Pierre Rimbert (Le Monde diplomatique, août 2015)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2015/08/DENORD/53518
    #Ordolibéralisme

    La relance budgétaire revient en grâce, mais la zone euro l’ignore
    http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/la-relance-budgetaire-revient-en-grace-mais-la-zone-euro-l-ignore-590581.h

    –Zone euro : le trou noir de l’économie mondiale
    http://www.marianne.net/les-eco-att/zone-euro-trou-noir-economie-mondiale-100239185.html

    –PartiPris.info Compétitivité : le retour de l’idéologie de la guerre économique. Par David Cayla
    http://www.partipris.info/2012/12/competitivite-le-retour-de-lideologie-de-la-guerre-economique

    #Austérité #UE #PS

    –Les pays qui ont appliqué l’austérité ont vu leurs dettes publiques exploser. Par Romain Renier | 23/07/2013
    http://www.latribune.fr/actualites/economie/union-europeenne/20130723trib000777080/les-pays-qui-ont-applique-l-austerite-ont-vu-leurs-dettes-publiques-explos

    –-Cap sur l’austérité (Le Monde diplomatique, juillet 2011)
    https://www.monde-diplomatique.fr/2011/07/A/20798

    Mesures prises ou annoncées depuis 2010, date des premiers plans officiellement destinés à faire face à la crise financière

    De Lisbonne à Dublin, à la recherche du prochain Syriza, par Renaud Lambert (Le Monde diplomatique, mai 2015)
    https://www.monde-diplomatique.fr/2015/05/LAMBERT/52910

    #Portugal : -"« (...) La production de richesse a reculé à son niveau d’il y a environ dix ans ; l’emploi, à son niveau d’il y a vingt ans ; l’investissement, qui prépare la croissance de demain, à son niveau d’il y a trente ans. En conséquence, l’émigration est comparable à celle d’il y a quarante ans"

    –"entre 2006 et 2012, nous dit le politiste André Freire, auteur d’une étude sur le sujet (7), « le nombre de salariés percevant le salaire minimum est passé de 133 000 à 400 000, sur une population active d’environ cinq millions de personnes ». Près de 30 % sont privés d’emploi"

    –"« Et pourtant, comme en Grèce, la dette continue d’augmenter », soupire Paes Mamede. De 96,2 % du produit intérieur brut (PIB) en 2010, elle a bondi à 128,9 % en 2014. Un tel fardeau conduit à la ponction de 4,5 % de l’ensemble des richesses produites chaque année pour le simple remboursement des intérêts"

    –" le premier ministre portugais, pour qui « les réformes des comptes publics et de l’économie constituent un nouveau mode de vie qu’il s’agit désormais d’adopter de façon permanente (10) »."

    #Irlande : -"« Certes, les choses ont commencé à s’améliorer, mais c’est en grande partie parce que la chute a été particulièrement sévère », commente-t-il, avant de glisser : « Quand on le lance d’assez haut, même un chat mort rebondit. » Alors que le PIB a reculé de plus de 12 % entre 2008 et 2010, « le pays a perdu un emploi sur sept. Et ceux qui ont été créés sont en général mal rémunérés, à temps partiel et concentrés dans la capitale »."

    –"le président de l’association des consultants hospitaliers, le Dr Gerard Crotty, a dénoncé « les coupes claires dans les budgets de la santé », qui ont engendré selon lui une « surmortalité des patients en attente d’un lit d’hôpital (12) ». Le développement des contrats « zéro heure »,(...) et l’augmentation des emplois à temps partiel ont fait basculer un salarié sur six sous le seuil de pauvreté."

    –"« Mais les chiffres du PIB irlandais sont trompeurs, poursuit McDonnell. Le poids des multinationales est tel et les profits rapatriés si importants que le PIB surévalue la production de richesse réelle. »"

    –"31 milliards d’euros, soit environ 20% du PIB. « Dans les faits, il s’agit d’une opération de monétisation de la dette, résume McDonnell. La Banque centrale a tout simplement créé 31 milliards d’euros sur un écran d’ordinateur. » Une opération réputée illégale au sein de la zone euro…"

    –"En janvier 2010, l’ancien directeur de la BCE Jean-Claude Trichet avait appelé le ministre des finances irlandais de l’époque pour lui demander de « sauver les banques à tout prix ». « D’une certaine façon, poursuit M. Hannigan, l’Irlande a accepté de se sacrifier pour le reste de l’Europe. Cela méritait bien un petit coup de main ! » Le type de coup de main que la Grèce ne semble pas mériter en 2015."

    –"Pourquoi, dans ces conditions, ne pas joindre sa voix à celle d’Athènes pour exiger davantage de souplesse de la part de Bruxelles et de Francfort ? « De crainte, nous répond le député Seán Kyne, du Fine Gael, qu’un autre pays n’obtienne un traitement préférentiel alors que les Irlandais ont déjà avalé une sévère dose d’austérité. » "

    –"l’Irlande devance désormais les Bermudes sur la liste des principaux paradis fiscaux de la planète."

    –"Pour Goldman Sachs, c’est déjà trop : « L’essor du Sinn Féin représente la principale menace pour la croissance irlandaise (15). »"

    –"C’est ce que démontre l’expérience grecque. Nous savons désormais que la zone euro ne tolérera pas de gouvernement de gauche. (...) L’idée de changer le PSP pour que lui-même change l’Europe, c’est une stratégie du désespoir ! "

    http://zinc.mondediplo.net/messages/4352
    http://zinc.mondediplo.net/messages/2838
    http://zinc.mondediplo.net/messages/3959
    #UE #Austérité #Grèce #Portugal #Irlande 

    Contre le FMI : le triomphe des insoumis (1) Par Antoine Dumini, François Ruffin, 30/06/2013 - FAKIR | Presse alternative | Edition électronique
    http://www.fakirpresse.info/Contre-le-FMI-le-triomphe-des.html

    -"Tout se passe comme si les recommandations du FMI servaient de programme au gouvernement. Il faut se préparer, alors, comme le préconise l’institution internationale, à « revoir les allocations chômage », à une « déréglementation des services », à une nouvelle « révision du régime des retraites qui devra reposer sur une augmentation de l’âge du départ à la retraite », etc.

    En France, le FMI agit en sous-main. Il influence, oriente les ministres, participe d’un climat libéral – parmi d’autres institutions : la Commission, les agences de notation, la Banque centrale européenne, le Médef, etc., dont les voix accordées fixent la norme économique. Y déroger réclame du courage politique. Mais ailleurs en Europe, le FMI ne recommande plus : il tient les commandes. En Grèce, évidemment. Mais au Portugal, en Espagne, en Irlande, à Chypre également." ;

    –" Le gouvernement espagnol, socialiste à l’époque, a aussitôt approuvé : « L’analyse du FMI correspond à la nôtre (…) Le gouvernement ne doit pas retarder les réformes structurelles annoncées. »" ;

    –"Ça coince en 2011, avec le chômage, la récession, les déficits ? « Cela signifie que les réformes menées doivent être renforcées » ! Et de le faire « courageusement », avec une négociation collective plus flexible, des indemnités de licenciement diminuées, etc. Ça empire en 2012, avec un taux de chômage de 24,4 %, le plus élevé du monde industrialisé ? Réponse : « Le FMI exige plus d’austérité en Espagne » !(...)et ce « pour aider à rétablir la confiance et remettre l’économie sur le chemin de la croissance ». Le triomphe n’a pas tardé : le chômage s’établit désormais à 26,2 %..." ;

    –"Seul hic : le Portugal va connaître sa troisième année de récession. Le chômage crève tous les mois un plafond, il est au-dessus de 16 % désormais.
    Sa jeunesse fuit, 100 000 Portugais quittent leur pays chaque année. Et même, l’endettement public grimpe encore : 93 % du PIB fin 2010, 107 % fin 2011, 118 % en vue pour 2013." ;

    Contre le FMI : le triomphe des insoumis (2) - FAKIR | Presse alternative | Edition électronique
    http://www.fakirpresse.info/Contre-le-FMI-le-triomphe-des-600.html

    –"« La Grèce a mené à bien 60 % des réformes qui lui étaient demandées, relève l’hebdomadaire allemand Der Spiegel. Quelques 20 % sont encore en discussion au sein du gouvernement, et les autres restent à programmer. » Voilà un pays plutôt obéissant, donc." ;

    –"À l’arrivée, le pays est en lambeaux. La récession s’installe, avec un PIB en chute de 12 % depuis 2008. Du coup, l’endettement s’accroît plus qu’il ne se résorbe : 158 % en 2011, 175 % en 2012, 190 % prévu en 2013 (hors banqueroute). Le chômage dépasse les 20 %. Le taux de suicide a triplé, devenant le plus important de toute son histoire. Et sans même des chiffres, c’est une société, avec ses hôpitaux, sa solidarité, son espoir, qui s’écroule." ;

    –"Quelle solution propose alors le FMI dans un énième audit ? « La Grèce va devoir encore mener à bien 150 nouvelles réformes de son économie » ! Et en échange, on lui accordera « deux ans de plus pour ramener son déficit sous la barre des 3 % en 2016 – au lieu de 2014 comme prévu jusque-là »." ;

    –"ils mettent un pays genoux, à feu et à sang, et parlent de quoi ? De quelle priorité ? Un déficit sous les 3 % ! (...) Et le FMI n’en démord pas : « Le programme peut placer la dette grecque dans une trajectoire viable. »" ;

    –"Et à quoi est dû ce relatif succès ? Parce que l’Islande n’a pas adopté les recettes traditionnelles du FMI ! Elle a même fait tout le contraire !"

    #Austérité #Discours_orthodoxes #Orthodoxie #PS #FMI #IFI #Espagne #PSOE #Espagne_PSOE #Portugal #Novlangue #Afrique #Amérique_du_Sud #Asie #Grèce #Islande

    Comme quoi, même un petit pays ayant la folie de "s’isoler" en refusant le bonheur et l’avancée civilisationnelle que représentent l’appartenance à l’UE et ses "réformes structurelles" peut naviguer hors des ténèbres promises à ceux qui voudraient quitter la belle union.
    Ah oui c’est vrai, "petit pays", "petite population", "pas comparable" etc.

    Miracle à l’islandaise : à Reykjavik, le taux de chômage est tombé à 1,9%. Par Pierre Magnan
    http://geopolis.francetvinfo.fr/miracle-a-l-islandaise-a-reykjavik-le-taux-de-chomage-est-tomb

    -"Selon le Premier ministre, « nous n’aurions pu sortir de la crise si nous avions été menbre de l’Union européenne », avait-il dit en novembre 2015. Sigmundur Davíð Gunnlaugsson avait même été plus loin en affirmant que ne pas être membre de la zone euro avait été une chance pour l’Islande : « Si toutes ces dettes avaient été en euros, et si nous avions été obligés de faire la même chose que l’Irlande ou la Grèce et de prendre la responsabilité des dettes des banques en faillite, cela aurait été catastrophique pour nous sur le plan économique. »" ;
    –"Le pays a mené une politique mêlant contrôle des capitaux (une idée mal vue en Europe), austérité budgétaire mais aussi hausse des impôts et surtout dévaluation importante de sa monnaie (60%) qui a entraîné une importante inflation, aujourd’hui maîtrisée... et une reprise de la croissance. Résultat, Reykjavik n’a pas sacrifié sa politique sociale et le FMI a été totalement remboursé de ses avances financières."

    "L’Islande a laissé ses banques faire faillite, et jeté des banquiers en prison. Et voici ce qui s’est produit"
    http://www.express.be/business/fr/economy/lislande-a-laisse-ses-banques-faire-faillite-et-jete-des-banquiers-en-prison-et-voici-ce-qui-sest-produit/214182.htm
    #Islande #UE #Finance

    CADTM - Belgique : 50 milliards d’austérité en 5 ans, pour quels résultats ?
    http://www.cadtm.org/Belgique-50-milliards-d-austerite

    –Zone euro : le trou noir de l’économie mondiale
    http://www.marianne.net/les-eco-att/zone-euro-trou-noir-economie-mondiale-100239185.html

    -"Depuis 2008, indépendamment des évènements conjoncturels, il faut bien reconnaître que la zone euro est très loin d’avoir apporté la prospérité promise à ses membres. Même les pays soi-disant performants comme l’Allemagne, l’Autriche ou les Pays-Bas ont connu une croissance plus faible que les États-Unis, pourtant à l’origine de la crise de 2008-2009." ;
    –"Partout en Europe, la politique menée est la même. Seule l’intensité de l’austérité varie : plus légère dans les pays du nord, plus brutale dans les pays du sud. La France est dans une situation intermédiaire, mais l’effort accompli au service des entreprises est considérable. Le « Pacte de responsabilité » vise à distribuer près de 40 milliards d’euros aux entreprises. Pour se faire une idée, la totalité du RSA coûte environ 9 milliards d’euros et le budget de la recherche et de l’enseignement supérieur en France représente 23 milliards d’euros. Avec cette somme, on pourrait facilement créer au moins un million d’emplois." ;
    –"la baisse des coûts généralisée a fini par annihiler toute inflation en zone euro. Cela n’est pas une bonne nouvelle. Une inflation zéro signifie que le poids des dettes dans l’économie ne se réduit pas. Cela rend très délicat le rétablissement des finances publiques et pousse à renforcer encore les mesures d’austérité." ;
    –"On voit là l’absurdité d’une politique économique qui appuie sur l’accélérateur en menant une politique monétaire très favorable à la croissance… mais qui en même temps freine de toute ses forces en réduisant les dépenses publiques. Voilà la conséquence de la gouvernance européenne fondée sur des règles arbitraires et intangibles qui impliquent l’irresponsabilité absolue des décideurs. Chaque institution suit donc sa logique propre sans s’intéresser au bien commun. La BCE gère l’inflation, la Commission gère les déficits publics, les États se mènent entre eux une guerre économique sans fin et les marchés « libres et non faussés » s’occupent du reste. Brillant résultat !" ;
    –"L’Europe à 28 est devenue un vaste terrain de luttes entre des États qui sont loin de se considérer solidaires. Et la crise a simplement accéléré ce processus en déversant sur les peuples le sentiment que la logique de la concurrence et de la compétitivité intra-européenne s’apparentait en réalité à un vaste système d’affrontements nationaux.
    Les entreprises profitent évidemment de ces rivalités en organisant une fraude de plus en plus décomplexée. Pour faire apparaître les profits là où les impôts sont les plus faibles elles jouent sur les prix de transfert ou de licence entre filiales." ;

    –"On connaît très bien les effets d’une politique de l’offre généralisée, où chacun cherche à diminuer ses coûts pour être plus compétitif que son voisin. La diminution des coûts entraîne la baisse des revenus qui conduit à la compression de la demande. Aussi, pour ne pas voir leur part de marché s’effondrer, les entreprises sont contraintes de baisser leurs prix, ce qui diminue leurs marges. C’est ce qu’on appelle la déflation. On y est."

    –PartiPris.info Compétitivité : le retour de l’idéologie de la guerre économique. Par David Cayla
    http://www.partipris.info/2012/12/competitivite-le-retour-de-lideologie-de-la-guerre-economique

    -"En Italie, Mario Monti engagea ses réformes dès le début de l’année 2012. Il commença par s’attaquer aux retraites avec une réforme particulièrement brutale qui réussit à la fois à rallonger la durée de cotisation (de 40 à 42 ans), à reculer l’âge minimal de départ à la retraite (66 ans en 2018) et à réduire le montant des pensions. Au printemps, le gouvernement italien s’attaqua à la réforme du marché du travail. L’objectif, clairement affiché, était de faciliter les licenciements des entreprises en échange d’une indemnisation et d’une sécurisation sociale des salariés. La fameuse « flexi-sécurité ». Les aides directes aux entreprises ne furent pas écartées : réduction des cotisations sociales pour certains emplois, aide à l’investissement des entreprises, instauration d’un crédit d’impôt pour les dépenses de recherche ou d’économie d’énergie. Tout cela fut financé en ponctionnant le pouvoir d’achat des ménages" ;
    –"En dehors des mesures d’austérité qui touchèrent particulièrement les fonctionnaires et les classes moyennes, le gouvernement espagnol s’est attelé, dès le mois de février, à faire passer une réforme du marché du travail encore plus drastique, puisque non seulement elle visait, comme sa cousine italienne, à faciliter les licenciements, mais elle permettait aussi aux employeurs d’imposer des baisses de salaire ou de redéfinir à leur guise la fonction, les horaires et le lieu de travail de leurs salariés. " ;
    –" en 2010, la Troika imposa pas moins de quatre réformes du marché du travail. Chacune apporta sa contribution en matière de flexibilisation des horaires de travail, de facilitation des licenciements ou de diminution les salaires, en particulier du salaire minimal. Comme ces mesures échouèrent à redresser l’économie grecque qui s’enfonça encore davantage dans la crise, deux nouvelles lois furent adoptées en 2011, en échange de rares sursis financiers de la Troïka, et avec la même logique et le même succès. Enfin, en février 2012, la Grèce instaura une septième réforme du marché du travail qui imposa la diminution du salaire minimum de 22 % (32 % pour les moins de 25 ans) et qui suspendit toute augmentation automatique des salaires prévus par les accords de branche. Malgré ces mesures, il semblerait que les autorités européennes et le FMI considèrent que l’effort grec est encore insuffisant. Dans un récent rapport, la Commission exige d’assouplir davantage la durée hebdomadaire du travail pour permettre aux salariés de travailler six jours par semaine." ;
    –"Au nom de la lutte pour l’emploi et pour la croissance, l’ensemble des pays européens est en train de s’engager dans ce que les économistes appellent des « politiques de l’offre », et qu’ils enrobent du doux nom de « compétitivité ».
    Mais à bien y réfléchir, ce mot même de compétitivité cache une formidable régression intellectuelle. Recyclage conceptuel du monde de l’entreprise, il renvoie à l’idée de compétition. Or, être compétitif, ce n’est pas être efficace, c’est être meilleur. De l’efficacité à la compétitivité, on passe donc de l’absolu au relatif. Si l’on peut comprendre que pour une entreprise individuelle, la performance implique souvent un gain dans le cadre d’une lutte concurrentielle, du point de vue d’une Nation, l’efficacité nécessiterait plutôt un équilibre, ou à tout le moins l’achèvement d’un collectif organisé de manière harmonieuse.
    Car s’il est une leçon à retenir de la crise de 2009, c’est que les économies sont bien davantage interdépendantes qu’elles ne sont concurrentes.(...) Ce qu’un pays perd en croissance économique ne se fait pas au bénéfice d’un autre pays, bien au contraire ! Voilà pourquoi la logique des États, la logique macroéconomique, n’a rien à voir avec la logique des entreprises. Au niveau macroéconomique, la notion de compétitivité relève donc davantage d’un argument fallacieux au service d’intérêts particuliers que d’une analyse économique sérieuse." ;
    –" Au sortir d’une effroyable guerre mondiale, les « pères fondateurs » de la construction européenne avait bien conscience qu’en matière économique la coopération est bien plus efficace que la compétition." ;
    –"entre 1995 et 2012, alors que la productivité du travail en Allemagne a évolué au même rythme que dans le reste de l’Europe, l’écart relatif entre les salaires allemands et ceux du reste de l’Europe s’est creusé de plus de dix points. Cette politique, que l’on peut qualifier de « dévaluation salariale », a permis à l’Allemagne d’engranger des excédents commerciaux records… au détriment de ses partenaires européens" ;
    –"Pourtant, à aucun moment, les responsables européens qui mettent aujourd’hui en œuvre des politiques de compétitivité en totale contradiction avec la logique coopérative qu’ils promouvaient jadis ne s’interrogent sur le sens économique de ces mesures. Car si pour une petite économie individuelle une telle politique peut éventuellement fonctionner en permettant à ce pays de gagner des parts de marché sur ces concurrents, à l’échelle du continent en entier personne ne peut croire qu’il soit possible de généraliser les excédents commerciaux intra-européens. Tout ce que l’Espagne pourra gagner avec la relance de ses exportations sera nécessairement pris sur ses partenaires commerciaux, dont l’immense majorité se situe en Europe. La logique qui nous est proposée est donc proprement suicidaire : elle consiste à appauvrir systématiquement les salariés européens pour que chaque pays tente de récupérer une part plus importante d’un gâteau dont la taille ne cesse de se réduire.
    Car c’est bien là le drame de la situation actuelle : poussée jusqu’à l’absurde, la logique de la compétitivité n’aboutit qu’à la disparition de la prospérité générale, sans créer le moindre emploi supplémentaire, et participe à l’effondrement de la demande des ménages et à l’intensification de la concurrence. L’Europe est en train de réinventer le mercantilisme le plus obtus ; celui qui confond la logique marchande avec la logique économique, et la balance commerciale avec la prospérité. Aveuglé par l’idéologie, elle conduit une guerre commerciale contre elle-même.
    Nous sommes en 1914 et nous envoyons nos salariés dans une boucherie absurde, à la conquête de victoires qui n’existent pas."

    Zone euro : qui doit réformer d’abord, la France ou l’Allemagne ? « Le Mouvement Réel. Romaric Godin
    https://lemouvementreel.com/2017/04/19/zone-euro-qui-doit-reformer-dabord-la-france-ou-lallemagne
    #Macron

    "Car l’Allemagne sait parfaitement jouer sur le registre de la confiance que l’on perd aisément, mais que l’on retrouve difficilement. Il faudra faire preuve non seulement de volonté, mais aussi prouver des résultats. Et quand bien même ces résultats seront obtenus, alors il faudra encore sans doute en faire davantage. Si l’on observe les attitudes face à l’Espagne, au Portugal ou à la Grèce, on remarque que ces pays ne vont jamais assez loin dans les réformes. La Grèce en est l’exemple caricatural puisqu’on en est encore à réclamer des gages de confiance sous la forme de nouveaux plans d’austérité après sept ans d’ajustements. Mais l’Espagne, dont on loue tant les « réformes », qu’a-t-elle obtenu ? Deux ans pour réduire son déficit public au lieu d’une sanction immédiate."

    "cet excédent pose clairement plusieurs problèmes majeurs. D’abord, il est le symptôme d’une économie allemande qui vit en dessous de ses moyens"

    "Il conviendrait donc de mettre en place un système permettant de réduire les excédents excessifs en zone euro. En théorie, ce système existe puisque la Commission européenne peut demander des politiques correctrices depuis 2013 lorsque l’excédent courant dépasse 6 % du PIB. Mais si Bruxelles blâme régulièrement Berlin, elle n’engage pas une politique du même ordre dans ce domaine que dans celui des déficits."

    "Le CEPR publie ce mardi 18 avril une note de recherche qui conclut qu’il existe « de nombreuses preuves qui soutiennent l’idée que le chômage de masse et la stagnation en France sont le résultat d’une demande inadéquate plutôt que de problèmes structurels sur le marché du travail ou d’une dette publique trop élevée. »"

    "Baisser le coût du travail serait-il alors la solution ? On ne saurait réussir une montée de gamme par ce biais qui, au contraire, à tendance à maintenir la France dans son point faible : un niveau de gamme moyen qui subit la concurrence directe des pays à bas coût."

    Europe : 4 idées reçues - Osons Causer #Vidéos
    http://osonscauser.com/europe-4-idees-recues

    Idée reçue : l’austérité est le seul remède à la crise, par Allan Popelard & Paul Vannier (Le Monde diplomatique, septembre 2014)
    http://www.monde-diplomatique.fr/publications/manuel_d_histoire_critique/a53293

    "Entre 2008 et la fin de l’année 2013, le produit intérieur brut (PIB) de l’Italie a chuté de 8,3 % ; celui du Portugal, de 7,8 % ; celui de l’Espagne, de 6,1 %. Quant à la dette publique, depuis 2007, elle est passée de 25 % du PIB à 117 % en Irlande ; de 64 % à 103 % en France ; de 105 % à 175 % en Grèce."

    "le taux de chômage s’élève, en Grèce, à 27,9 % en 2013 contre 10 % en 2007 ; en Espagne, à 26,7 % contre 7,3 % ; au Portugal, à 16 % contre 6,1 % ; et en Irlande, à près de 15 % contre 4,7 %"

    "en Grèce, la baisse de 23,7 % du budget du ministère de la santé entre 2009 et 2011"

    "Le nombre des suicides s’est envolé, quant à lui, de 22,7 %."

    "La « troïka » a favorisé la mise en place d’un gouvernement technocratique en Italie."

    Le temps des colères, par Serge Halimi (Le Monde diplomatique, mars 2016)
    https://www.monde-diplomatique.fr/2016/03/HALIMI/54932
    #Portugal #Austérité #Espagne #Grèce #Sociaux-démocrates #Conflits_d'intérêts #Ploutocratie #Discours_orthodoxes #Orthodoxie #Novlangue

    "« Aujourd’hui, se réjouit M. Jean-Claude Trichet, ancien gouverneur de la Banque de France puis de la Banque centrale européenne, nous avons un quasi-consensus au sein des grandes sensibilités politiques de gouvernement sur au moins trois points : nos dépenses publiques doivent diminuer, notre économie a encore beaucoup trop de rigidités et nous ne sommes pas assez compétitifs (12). » Si le « quasi-consensus » des dirigeants crève les yeux, ses résultats aussi. M. Trichet est assurément incapable de les comprendre, mais ceux qui se cabrent sont de plus en plus nombreux. Rien ne leur sera concédé. Ainsi, après avoir soumis la Grèce, l’Union européenne cible à présent le Portugal. « A la tête d’une fragile coalition, relève Le Figaro, António Costa, le chef du gouvernement socialiste, a promis à son allié communiste et aux Portugais, épuisés par des années de récession, de desserrer l’étau de l’austérité. Sauf que les garants bruxellois du pacte de stabilité ne l’entendent pas de cette oreille. Sous la pression européenne, surtout du gendarme allemand, et des marchés, le gouvernement portugais a dû revoir sa copie (13). »

    En revanche, lorsque le gouvernement conservateur de M. David Cameron a exigé que ses « partenaires européens » protègent les intérêts de la City des effets de la monnaie unique et que Londres soit autorisé à réduire les aides sociales dues aux travailleurs migrants membres de l’Union, la « copie » britannique n’a pas dû être revue."

    Enterrées, les leçons de la crise ! par Finance Watch
    http://zinc.mondediplo.net/messages/10737

    #Espagne
    Dans les villes rebelles espagnoles, par Pauline Perrenot & Vladimir Slonska-Malvaud (Le Monde diplomatique, février 2017)
    http://www.monde-diplomatique.fr/2017/02/PERRENOT/57096


    #Finance #Dette_publique #Austérité #Alternatives

    « Une motion qu’ils portent depuis des mois vient d’être adoptée. Elle dénonce une clause prévoyant l’indexation des intérêts de certains prêts immobiliers sur un indice dont la méthode de calcul a été revue de manière très favorable aux banques par une loi de septembre 2013 »

    « Adeptes du concept d’empowerment, repris et développé par Podemos, les nouvelles mairies pensent le terrain institutionnel comme un champ d’expérimentation politique. Elles misent sur la conception de plates-formes numériques citoyennes »

    A encadrer :
    =>

    "la loi de rationalisation et durabilité de l’administration locale, dite loi Montoro, du nom du ministre des finances de M. Mariano Rajoy, M. Cristóbal Montoro, qui l’a fait adopter en 2013. La première phrase de son préambule ne laisse planer aucun doute sur ses visées : « La réforme de l’article 135 de la Constitution espagnole (…) consacre la stabilité budgétaire comme principe directeur devant présider à l’action de toutes les administrations publiques. » Dictée par le « respect des engagements européens en matière de consolidation fiscale » et arrivant dans le sillage des politiques d’austérité, cette loi impose, en plus de la réduction du déficit, de consacrer tout éventuel excédent budgétaire au remboursement de la dette."

    "Cette situation oblige les coalitions progressistes à d’étranges contorsions en matière de communication. Si toutes peuvent se vanter d’avoir assaini les comptes publics et dégagé un confortable excédent budgétaire depuis leur prise de pouvoir (5), elles ont dû, en vertu de la loi Montoro, reverser celui-ci aux banques (2,3 milliards d’euros cumulés (6))"

    La #France va-t-elle suivre le modèle allemand et transformer ses chômeurs en travailleurs pauvres ? - Basta !
    https://www.bastamag.net/La-France-va-t-elle-suivre-le-modele-allemand-et-transformer-ses-chomeurs-
    https://www.bastamag.net/IMG/arton6233.jpg?1497879556
    #Statistiques #Stats #Emploi #Macron #Allemagne #Chômage

    Au #Portugal, la gauche essaye, par Marie-Line Darcy & Gwenaëlle Lenoir (Le Monde diplomatique, octobre 2017)
    https://www.monde-diplomatique.fr/2017/10/DARCY/58000

    Portugal : la gauche anti-austérité a divisé le déficit par deux | www.cnewsmatin.fr
    http://www.cnewsmatin.fr/monde/2017-04-13/portugal-la-gauche-anti-austerite-divise-le-deficit-par-deux-753187

    Economie : en 2018 le Portugal continue sa course vers le plein emploi et la réduction des inégalités sociales
    https://information.tv5monde.com/info/economie-en-2018-le-portugal-continue-sa-course-vers-le-plein-

    "L’UE souffre d’un déficit de #Démocratie comme un astronaute sur la Lune souffre d’un déficit d’oxygène" - L’analyse de l’économiste F. Farah #Lectures #Grèce
    http://lvsl.fr/l-ue-souffre-dun-deficit-de-democratie

    Portugal : le seul pays à avoir rejeté l’austérité se porte mieux que jamais
    https://mrmondialisation.org/portugal-le-seul-pays-a-avoir-rejete-lausterite-se-porte-mieux-que

    « La lecture de la crise par les élites européennes a été un coup communicationnel hors pair, puisqu’il s’agissait de faire oublier l’origine bancaire et privée de la crise, en affirmant au contraire que l’origine de la contraction économique se trouvait dans des dépenses publiques élevées et un État social trop coûteux. De la sorte, l’austérité a pour but de redimensionner à la baisse l’État social à des fins politiques. La question grecque a été un affreux test réussi, puisque la population grecque a plié, a fui, mais ne s’est finalement pas révoltée. La stratégie du choc, pour le dire avec Naomi Klein, a fonctionné. »

    Le déficit public du Portugal au plus bas depuis 45 ans de démocratie
    https://www.courrierinternational.com/article/le-chiffre-du-jour-le-deficit-public-du-portugal-au-plus-bas-
    2018

    "Deux raisons expliquent cette amélioration, selon l’INE : “La hausse des recettes fiscales et celle des contributions à la sécurité sociale, reflétant l’évolution de l’activité économique et de l’emploi.” Du côté de l’opposition, rapporte Eco, on salue ce résultat “positif”, mais les principaux partis de droite (PSD et CDS-PP) rappellent qu’il a été obtenu grâce à “des impôts maximums et des services publics minimums”"

    Ni austérité, ni populisme : le Portugal suit sa voie de gauche
    https://information.tv5monde.com/info/portugal-gauche-austerite-143226

    Economie : en 2018 le #Portugal continue sa course vers le plein emploi et la réduction des inégalités sociales
    https://information.tv5monde.com/info/economie-en-2018-le-portugal-continue-sa-course-vers-le-plein-

    –Hold-up social : comment le droit du travail a été démantelé en Europe, sans aucun bénéfice sur l’emploi et les gens - Basta !
    https://www.bastamag.net/Hold-up-social-comment-le-droit-du-travail-a-ete-demantele-en-Europe-sans-

    "C’est ainsi qu’en octobre 2011, par exemple, Pierre Deleplanque, patron du producteur de ciment Heracles, lui-même filiale du leader mondial des matériaux de construction #Lafarge, a pu transmettre directement ses exigences au chef de la délégation du FMI à Athènes"

    "En #Roumanie, les lobbies patronaux rédigent des lois
    Selon l’Organisation internationale du travail (OIT), la fin imposée des négociations salariales contrevenait pourtant aux conventions internationales. Ce qui n’a pas suscité d’états d’âme du côté de la Commission européenne."

    "La Commission européenne en a pris bonne note. Lorsqu’un gouvernement ultérieur à Bucarest a annoncé en 2012 qu’il souhaitait encourager à nouveau les accords salariaux nationaux contraignants, les émissaires du commissaire Olli Rehn, avec ceux du FMI, ont mis leur veto. « Nous pressons fortement les autorités de s’assurer que les accords collectifs nationaux ne contiennent pas d’éléments relatifs aux salaires et ne remettent en cause les progrès obtenus avec le nouveau code du travail adopté en mai 2011 », ont-ils écrits au gouvernement."

    La Banque centrale, actrice et arbitre de la débâcle financière
    Enquête dans le temple de l’euro
    https://www.monde-diplomatique.fr/2011/11/DUMINI/46897
    #BCE

    MM. Trichet et Draghi n’ont adressé aucune lettre aux patrons de la Société générale, de HSBC, de BNP Paribas exigeant, puisque la BCE vole à leur secours, que leurs établissements se retirent des paradis fiscaux, cessent de spéculer sur les dettes souveraines

     

    « On a imposé un plan de sauvetage au Portugal. Mais sur les 78 milliards d’euros prêtés par la BCE, 54 partent directement aux créanciers. On nous a dit : “Priorité aux banques qui détiennent les dettes souveraines.” Et pour financer ça, on coupe dans les salaires — alors que le smic s’élève chez nous à 485 euros —, dans les pensions — alors que la retraite moyenne ne dépasse pas 300 euros. On a augmenté de 17, 18 et 20 % l’eau, le gaz et l’électricité. La TVA [taxe sur la valeur ajoutée] atteint maintenant 23 %. Et tout ça, pendant que le grand capital est complètement sauvegardé — au nom de la nécessité d’attirer les investisseurs. »

    En Irlande, la BCE est sortie du bois. « Pendant les élections qui se sont déroulées au printemps, le Parti travailliste a répété le slogan “It will be Labour’s way, or Frankfurt’s way” [“Ce sera notre voie, ou la voie de Francfort”], raconte le député européen Paul Murphy (du groupe GUE également). Ils promettaient que les banques, les créanciers privés seraient mis à contribution — et pas seulement les citoyens. Mais la Banque centrale européenne a insisté pour qu’aucun créancier ne soit pénalisé. Et peu après le scrutin, la prétendue social-démocratie irlandaise, tout comme la social-démocratie à travers l’Europe, a capitulé. Elle fait des génuflexions devant les marchés, devant la BCE, devant la troïka. »

    Aucun des gardiens du temple de l’euro, en revanche, n’a pour l’instant décidé de rejoindre un syndicat

    • C’est vrai que la présence d’une logique m’échappe dans le discours des orthodoxes-austéritaires disant : "il faut être compétitifs pour relancer la croissance et l’emploi, pour cela il faut diminuer le coût du travail". Le projet m’échappe. Faut-il être moins cher que la Chine , le Bangladesh ou l’Ethiopie, pays aux "coûts" du travail moins élevés ? Est-ce dans les pays où ce "coût" est le moins élevé qu’il fait bon vivre, sont-ce des modèles de société à copier ? Tous les pays du monde doivent-ils rechercher à être les plus "compétitifs" en ayant le plus bas coût du travail ? Existe -t-il une corrélation inversée entre coût du travail et qualité de vie ? Etc
      Est-ce ça le projet de ces êtres supérieurement intelligents ? http://www.valeursactuelles.com/fran%C3%A7ais-trop-pay%C3%A9s20130206.html
      Ou plutôt ça ? http://www.okeanews.fr/20140507-austerite-en-grece-tous-les-chiffres
      Ces gens géniaux, ne sont-ce pas les mêmes qui, par hasard, n’ont eu de cesse de promouvoir l’UE organisant la concurrence entre pays, territoires, et travailleurs, les dumping fiscal et social ? Ne sont-ce pas les mêmes arrogants qui chantaient les louanges de la modernité du modèle anglo-saxon de dérégulation financière et moquaient les archaismes français ?
      Est-ce la même logique que le chantage à l’évasion fiscale légale : « il ne faut pas taxer davantage le capital, car le monde est ouvert, et donc il partirait » ? Mais si certains paradis fiscaux permettent des impositions nulles ou quasi-nulles, comment se fait-il qu’il y ait encore des états ? Doit-on s’aligner sur les fiscalités les plus faibles ?
      Et justifier les violentes politiques "d’austérité" mises en oeuvre depuis quelques années en Grèce par l’impérieuse nécessité de réduire les déficits, la dette, et de "rassurer les marchés financiers", c’est quoi pour ces génies ?? Faire preuve de "pragmatisme", de "bon sens", de "réalisme", de "sagesse", c’est être "moderne","responsable", "raisonnable", "bon gestionnaire", c’est avoir le "courage" de faire "les réformes", être un digne héritier des Lumières, être humaniste, démocrate et rationnel ?
      http://zinc.mondediplo.net/messages/3866#message4118

      Une petite dose de "bon sens" pour le plaisir (vers 1 min 50s) :Attac France (Officiel)
      https://www.facebook.com/attacfr/videos/1115355081868172 #Discours_orthodoxes #Novlangue #PS #Bêtisier #Fraude/évasion_fiscale

      #Bêtisier :

      –"A l’origine du déficit à 3% du PIB, une invention 100%... française"
      http://www.latribune.fr/opinions/tribunes/20101001trib000554871/a-l-origine-du-deficit-a-3-du-pib-une-invention-100-francaise.html
      L’inventeur des "3% de déficit" doute de la validité économique de son équation | France info
      http://www.franceinfo.fr/actu/economie/article/l-inventeur-des-3-de-deficit-doute-de-la-validite-economique-de-son-equat

      –"La dépression Excel"
      http://www.rtbf.be/info/chroniques/detail_la-depression-excel-paul-krugman?id=7976746&chroniqueurId=5032403

      –"L’incroyable erreur des experts du FMI"
      http://www.marianne.net/L-incroyable-erreur-des-experts-du-FMI_a225822.html

      –"Oups ! L’austérité était une erreur (FMI)" - Rue89 - L’Obs
      http://rue89.nouvelobs.com/2013/01/07/oups-lausterite-etait-une-erreur-fmi-238357

      #DataGueule S4E11 - Le PIB, cette fausse boussole IRL
      http://irl.nouvelles-ecritures.francetv.fr/datagueule-S4E11-1.html

      –Le cabinet du Dr Folamour, par Serge Halimi (Le Monde diplomatique, juin 2016)
      http://www.monde-diplomatique.fr/2016/06/HALIMI/55769

      "Le président de l’Eurogroupe, M. Jeroen Dijsselbloem, vient ainsi d’admettre qu’il comprenait mal lui-même la signification de ce « déficit structurel » qu’aucun État ne doit excéder"

      sur le sujet => L’Europe mal-traitée | Les Économistes Atterrés
      http://www.atterres.org/livre/leurope-mal-trait%C3%A9e

      « C’est cependant en raison de statistiques opaques de cet acabit que la Grèce ne cesse d’être punie »

      « aucune sanction n’a été infligée à l’Espagne, dont le déficit budgétaire dépasse allègrement la limite autorisée par les traités. Ni Bruxelles ni Berlin n’ont voulu gêner le gouvernement de M. Mariano Rajoy — membre de la même famille politique que M. Juncker et Mme Angela Merkel… — avant les élections législatives espagnoles du 26 juin. »

      –Le temps des colères, par Serge Halimi (Le Monde diplomatique, mars 2016)
      https://www.monde-diplomatique.fr/2016/03/HALIMI/54932

      "La chose s’étant faite à bas bruit, la droite, la gauche libérale et les grands médias peuvent feindre de n’avoir rien remarqué"

      "Affaiblir les syndicats, démanteler le code du travail devaient libérer l’esprit d’entreprise et permettre la flexibilité. Deux économistes du Fonds monétaire international (FMI) ont récemment admis que le résultat de cette politique — longtemps défendue par le FMI — a surtout été de creuser les inégalités"

      "L’an dernier, l’Organisation de coopération et de développement économiques (OCDE) a calculé que l’enrichissement des plus riches (un groupe qui compte au moins autant d’intermédiaires parasites que de « patrons entreprenants ») avait compromis « la croissance économique à long terme » là où, au contraire, une amélioration des revenus des plus pauvres l’aurait accélérée"

      " Revendiquée solennellement par M. Hollande lors de sa conférence de presse du 13 novembre 2012, cette « politique de l’offre » devait par surcroît favoriser le rétablissement des comptes publics. Las, l’hebdomadaire britannique The Economist, bible du libéralisme mondial, vient de concéder, un peu piteux tout de même, que « les prévisions selon lesquelles la réduction des impôts générerait assez de croissance pour être autofinancée semblent un peu irresponsables aujourd’hui (5) ». Trente ans de matraquage néolibéral flanqués par terre…"

      "Nul besoin en effet que la droite soit au pouvoir pour que ceux-ci contrôlent les ministères-clés (M. Macron). Des banques ou des fonds spéculatifs recrutent par ailleurs d’anciens dirigeants socialistes dans leurs conseils d’administration (MM. Blair, Schröder, Strauss-Kahn), sans négliger pour autant de financer les campagnes de candidats démocrates. Comme celle de Mme Hillary Clinton en ce moment."

      "« Aujourd’hui, se réjouit M. Jean-Claude Trichet, ancien gouverneur de la Banque de France puis de la Banque centrale européenne, nous avons un quasi-consensus au sein des grandes sensibilités politiques de gouvernement sur au moins trois points : nos dépenses publiques doivent diminuer, notre économie a encore beaucoup trop de rigidités et nous ne sommes pas assez compétitifs (12). » Si le « quasi-consensus » des dirigeants crève les yeux, ses résultats aussi."

      Le président du Bundestag, M. Wolfgang Schäuble, appelle à un retour des politiques d’austérité en Europe de façon à… apaiser les antagonismes sociaux.
      https://www.monde-diplomatique.fr/2021/07/A/63259

    • #Espagne https://seenthis.net/messages/906103

      « En Espagne, austérité et privatisations détruisent le système de santé publique et nuisent à la qualité des soins » http://www.bastamag.net/En-Espagne-austerite-et-privatisations-detruisent-le-systeme-de-sante-publ

      « En Espagne, un bâillon sur la colère »
      http://www.monde-diplomatique.fr/2015/07/VALDEZ/53224

      CADTM -" Le changement constitutionnel du PSOE qui nous soumet à l’esclavage de la dette est illégal"
      http://cadtm.org/Le-changement-constitutionnel-du

      -"septembre 2011, à l’encontre tant du droit international que du droit national, le projet de révision de la Constitution espagnole du gouvernement socialiste de José Luis Rodriguez Zapatero, est adopté avec le soutien du Parti populaire (PP) de Mariano Rajoy, faisant du remboursement de la dette une « priorité absolue » (article 135.3) devant tout autre nécessité." ;
      –" Il s’agit d’une concession inédite accordée aux créanciers, un pas de plus qui garantit leur suprématie et satisfait leurs prérogatives en les inscrivant dans l’édifice constitutionnel. L’accord entre le PSOE et le PP va plus loin que les seuils redoutables de déficit et d’endettement public établis par le pacte de stabilité et de croissance (PSC) de l’Union européenne en 1997. Constitutionnaliser la « priorité absolue » du paiement des intérêts et du capital de la dette, devant tout autre type d’investissement, est très grave, car d’autres objectifs constitutionnels comme l’exercice des droits sociaux sont alors sacrifiés. Inscrire cette suprématie de la dette dans la Constitution démontre le caractère fermé et exclusif de l’idéologie néolibérale qui balaye les modèles alternatifs" ;

      –"1. Toutes les administrations publiques conformeront leurs actions au principe de stabilité budgétaire." ;
      –"Les crédits correspondant aux intérêts et au capital de la dette publique des administrations devront toujours être inclus dans le montant des dépenses de leurs budgets et leur paiement jouira de la priorité absolue." ;

      –" La violation du droit est récurrente chez les créanciers, mais nous avons des arguments juridiques solides pour la condamner."

      Le douloureux coût humain de l’austérité pour certains malades en Espagne
      http://www.leparisien.fr/flash-actualite-sante/le-douloureux-cout-humain-de-l-austerite-pour-certains-malades-en-espagne

      -"Cet homme est l’un des nombreux exemples des conséquences humaines de la crise financière en Espagne et des mesures d’austérité qu’elle a déclenchées dans ce pays, doté d’un des meilleurs systèmes de santé au monde en 2000 selon l’OMS.
      « Nous avons constaté une hausse des délais de prise en charge, la détérioration de l’attention, un personnel médical décimé, se plaignant d’épuisement et de burn outs », déclare Helena Legido-Quigley, membre de l’école de Santé publique Saw Swee Hock de Singapour, qui a étudié en profondeur le système de santé espagnol.
      « Les mesures d’austérité ont particulièrement touché les plus vulnérables, qui ont perdu l’accès aux soins et ont commencé à ne plus pouvoir prendre des traitements essentiels, faute de moyens, en raison d’un système de co-paiement de plus en plus étendu », explique-t-elle.
      Selon des données officielles, les dépenses de santé sont passées de 70 milliards d’euros en 2009 à quelque 53 milliards en 2014, avec les licenciements, fermetures de services et la fin de la médecine entièrement gratuite pour les retraités." ;
      –"Au final, assurent les experts, le coût pour le système n’est pas moins élevé.
      Manuel Espinel, médecin urgentiste d’un hôpital public madrilène, voit défiler ce genre de patients, comme cet homme, atteint de tuberculose, ayant dû rester dix jours en soins intensifs faute d’avoir été pris en charge à temps. « Cela multiplie les coûts par 20 ou 30 », estime-t-il.
      « Certains patients ont dû séjourner aux urgences pendant deux ou trois jours car d’autres étages avaient fermé, faute de personnel », témoigne le docteur Espinel.
      On les surnomme « les malades des couloirs », raconte le médecin, dont le salaire a été réduit de 20% et les horaires allongés."
      –"pour le gouvernement, aucune autre solution n’était possible en raison de l’ampleur des déficits de l’Espagne."

      En Espagne, les manifestants anti-expulsions taxés de nazisme 14.04.2013
      http://www.lemonde.fr/europe/article/2013/04/14/en-espagne-les-manifestants-anti-expulsions-taxes-de-nazisme_3159531_3214.ht

      L’exclusion sociale en forte hausse en Espagne, par Valérie Demon 31/3/14 | La-Croix.com - Europe
      http://www.la-croix.com/Actualite/Europe/L-exclusion-sociale-en-forte-hausse-en-Espagne-2014-03-31-1158993

      En Espagne, une reprise économique à double face, par Marie Dancer | La-Croix.com - Europe
      http://www.la-croix.com/Actualite/Europe/En-Espagne-une-reprise-economique-a-double-face-2015-12-20-1395248
      #Espagne #Austérité #Réformes_structurelles #Démocratie #Dette #Espagne_Austérité #Austérité_Espagne
      #Discours_orthodoxes #Orthodoxie #UE
      Espagne : les dessous du « miracle » de l’emploi. Par Romaric Godin
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/espagne-les-dessous-du-miracle-de-l-emploi-547626.html
      http://zinc.mondediplo.net/messages/9951

      Espagne : la crise a provoqué une épidémie de suicides - Express [FR]
      http://fr.express.live/2016/04/01/espagne-la-crise-a-provoque-une-epidemie-de-suicides

      « Selon l’Agence espagnole de statistiques, on a dénombré 3910 suicides en 2014, contre 3263 en 2007. Cette augmentation spectaculaire est le résultat de la crise profonde que vit l’Espagne, avec les mesures d’austérité, un chômage élevé et une forte augmentation des saisies immobilières réalisées par les banques. »

      En Espagne, la crise ne tue pas, l’austérité, si | Slate.fr
      http://www.slate.fr/story/56355/espagne-austerite-suicide

      "en #Italie et en #Grèce, les médias n’ont pas eu le temps d’épiloguer sur la question : les « veuves blanches » italiennes ont établi un lien direct entre le suicide de leurs maris et l’insoutenable poids de la dette qui pesait sur leurs têtes. En Grèce, Dimitris Christoulas a aussi été clair sur les raisons qui l’ont poussé à se donner la mort : « Je ne laisserai pas de dettes à ma fille », ont été les dernières paroles de l’ex-pharmacien grec de 77 ans, qui s’est tiré une balle dans la tête sur la combative place Syntagma le 5 avril." ;
      –"« La tendance régulière à la baisse des taux de suicide observée (…) avant 2007, s’est soudain inversée », affirme David Stuckler, sociologue à l’université de Cambridge qui mène une étude sur les effets de la crise sur la santé publique." ;
      –"Ce qui tue ne serait donc pas tant la situation économique que la réponse adoptée par les élus nationaux." ;
      –"Aujourd’hui, l’Espagne a toujours un taux de suicide presque trois fois inférieur à celui de la France, et le nombre de morts par suicide a même diminué de 3.429 à 3.158 entre 2009 et 2010 selon l’Institut national de statistiques espagnol.
      Des chiffres qui s’opposent au lien établi entre hausse du chômage et hausse du suicide par l’étude de David Stuckler, lequel défend d’une part que les dernières statistiques ne sont pas encore tombées, et de l’autre que « le suicide n’est que la partie visible de l’iceberg »." ;
      –"on ne sait pas pourquoi les gens se suicident. Les statistiques officielles n’offrent d’ailleurs aucune donnée sur les causes du suicide" ;
      –"Difficile d’inviter les habitants d’Andalousie vers un centre de prévention, car jusqu’à récemment, le seul programme de prévention était déployé à l’hôpital Sant Pau de Barcelone. Des programmes identiques sont nés en Asturies et en Galice, mais face aux coupes budgétaires exigées dans la santé publique, ils risquent d’être vidés de leur contenu. Alors quand tomberont les chiffres du suicide de 2011 réclamés par Cayo Lara au gouvernement, les journalistes pourraient bien reprendre la mise en garde de David Stuckler : « La récession n’est qu’un facteur de risque, c’est la politique d’austérité qui a un effet direct sur l’aggravation des chiffres du suicide. »"

      Carte des suicides dus aux expulsions en Espagne : l’Andalousie très touchée | Atlantico.fr
      http://www.atlantico.fr/pepites/carte-suicides-dus-aux-expulsions-en-espagne-andalousie-tres-touchee-64047

      « Cela fait pas moins de 11 suicides lors des derniers six mois. Du coup, le Parlement débattra sur une initiative citoyenne comptant l’appui de 1,4 millions de signatures et qui propose une solution durable pour les personnes menacées par les expulsions pour impayé. Mariano Rajoy (PP) avait annoncé qu’il n’accepterait pas le débat avant de faire machine arrière après le suicide du couple de retraités. »

      Espagne : la lourde facture de la crise bancaire. Par Romaric Godin
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/espagne-la-lourde-facture-de-la-crise-bancaire-598697.html
      #Sauvetages_bancaires #Réformes_structurelles

      "Au total, ce sont pas moins de 38,1 milliards d’euros qui reviendront à la charge du contribuable espagnol, soit environ 4,2 % du PIB espagnol."

      "Certes, on est loin de la charge du sauvetage bancaire pour l’Irlande (18,2 % de son PIB) ou de la Grèce (16,8 %), mais l’Espagne arrive, après la Slovénie, Chypre et le Portugal, en sixième position dans l’UE concernant le coût net du sauvetage de ses banques. La moyenne européenne est de 1,4 % du PIB et plusieurs pays, dont la France, ont finalement gagné de l’argent avec les prêts accordés aux banques."

      "Le problème est que ce « coût pour le contribuable » ne s’est pas uniquement traduit par des hausses d’impôts, c’est un coût pour la société espagnole dans son ensemble. D’autant que, en s’endettant pour sauver ses banques, l’Espagne, comme les autres pays, a dû se soumettre à un programme « d’ajustement » défini par l’UE qui a accéléré la récession causée par l’éclatement de la bulle immobilière. Les coupes claires dans les dépenses publiques ont ainsi touché des secteurs essentiels pour l’avenir du pays comme la santé, l’éducation ou la recherche."

      "les conditions des bulles financières restent d’actualité : l’isolement de la BCE dans sa lutte contre l’inflation faible, en raison de l’opposition des Etats européens à toute relance d’envergure est le premier carburant d’une telle crise. La facture espagnole pourrait donc ne pas être la dernière."

      « Madrid, première capitale européenne à auditer sa dette »
      http://cadtm.org/Madrid-premiere-capitale

      -"Alors que l’État espagnol a consacré plus de 60 milliards d’euros à sauver des banques responsables de leur situation, en raison de spéculations inconsidérées, il abandonne les plus vulnérables. Notamment ceux qui s’étaient endettés pour acquérir leur logement principal et qui, en raison de la crise, ne sont plus en mesure de rembourser leur emprunt. Ils se voient non seulement expulsés, la banque récupérant leur bien, mais restent par dessus tout redevables de cette dette qui n’a pourtant plus lieu d’être."

      –"Alors que Madrid, avec ses 3,165 millions d’habitants, représente moins de 7% du total de la population du pays, sa dette s’est élevée à plus de 17% des dettes de toutes les municipalités |2|. Elle est en effet passée de 1,45 milliards en 2003 à près de 6 milliards en 2015 (42% du total de la dette de toutes les capitales des 50 provinces espagnoles) et le service de la dette a presque triplé entre 2011 et 2014, passant de 523 millions à 1,49 milliards d’euros. "

      –"Dans une étude sur le sujet, le conseiller Sánchez Mato montre qu’alors que les dotations aux différents quartiers ont diminué en l’espace de 4 ans de 98 millions, le service de la dette a, lui, augmenté de plus de 1,1 milliard d’euros. Le montant affecté aux quartiers sur les 5 derniers exercices est monté à 2,6 milliards alors que le coût du service de la dette a été bien plus élevé avec 4,8 milliards d’euros "

      –"Alors que le service de la dette sur la période a englouti 4,42 milliards d’euros, les dépenses liées à la promotion et protection sociale n’ont, elles, représenté que 1,1 milliard d’euros soit 4 fois moins. Et pourtant le discours véhiculé par les médias est généralement le même : « nous avons vécu au dessus de nos moyens » ; « on a trop dépensé, il faut se serrer la ceinture ». Jamais on n’entend parler du service de la dette comme la première dépense celle qui entretient et aggrave les déficits publics créés par des cadeaux fiscaux et des dépenses inappropriées dont la majorité des citoyens n’est nullement responsable. "

      –"L’annonce de l’organisation d’un audit a ainsi donné lieu à la dégradation de la note de la dette de Madrid par l’agence de notation Standard & Poors"

      Législatives espagnoles : des élections à quatre inconnues, Par Loïc Le Clerc- regards.fr
      http://www.regards.fr/web/article/legislatives-espagnoles-des

      Espagne : le premier ministre sortant Mariano Rajoy renonce à former un gouvernement
      http://www.lemonde.fr/europe/article/2016/01/22/espagne-podemos-ouvert-a-une-alliance-avec-le-parti-socialiste-pour-former-u

      "Comme condition à l’alliance avec les socialistes, Pablo Iglesias avait exigé l’entrée au gouvernement de son parti et d’Izquierda unida, et des postes clés, comme les affaires étrangères ou un nouveau ministère des « plurinationalités ». Il souhaitait également l’adoption urgente de mesures sociales, notamment pour freiner les expulsions de particuliers surendettés de leurs logements"

    • « Grèce : Deux fois plus de suicides depuis la crise »
      https://seenthis.net/messages/905459
      Traitements (hum, hum...) médiatiques de la Grèce et de Syriza
      https://seenthis.net/messages/905862

      –"Grèce : la vraie nature du troisième mémorandum"
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/grece-la-vraie-nature-du-troisieme-memorandum-492098.html

      –"Jeffrey Sachs : « Les Etats puissants seront rattrapés par les souffrances qu’ils infligent »" http://www.liberation.fr/monde/2015/07/14/jeffrey-sachs-les-etats-puissants-seront-rattrapes-par-les-souffrances-qu

      –"Le fonds à la sauce allemande imposé à la Grèce"
      http://www.liberation.fr/monde/2015/07/13/le-fonds-a-la-sauce-allemande-impose-a-la-grece_1347249

      –"UE-Grèce : la gauche européenne face à ses responsabilités"
      http://www.politis.fr/UE-Grece-la-gauche-europeenne-face,31909.html

      –"Les parlementaires se prononcent sur l’asservissement d’une nation"
      http://www.politis.fr/Les-parlementaires-se-prononcent,31911.html

      –"Cinq preuves que le plan de réformes imposé à la Grèce n’est pas réaliste"
      http://www.francetvinfo.fr/monde/grece/cinq-preuves-que-le-plan-de-reformes-impose-a-la-grece-n-est-pas-realis

      –"GRÈCE / RÉFORMES : 900 PAGES "QUE PERSONNE NE LIRA JAMAIS" ?"
      http://www.arretsurimages.net/breves/2015-07-23/Grece-reformes-900-pages-que-personne-ne-lira-jamais-id19095

      –"PILLER LA GRÈCE
      Par Julien Mercille"
      http://iris-recherche.qc.ca/blogue/piller-la-grece

      –« La Grèce est mise au même régime sec que l’Afrique »
      http://blogs.rue89.nouvelobs.com/rues-dafriques/2015/07/21/la-grece-est-mise-au-meme-regime-sec-que-lafrique-234810

      –"L’Europe impose à la Grèce un plan de privatisation punitif" (YÁNIS VAROUFÁKIS)
      http://www.alterecoplus.fr/grece/leurope-impose-a-la-grece-un-plan-de-privatisation-punitif-201507231651

      -J.Sachs : " Il y a juste un choix politique, idéologique, de casser la Grèce. Il y a un choix économique, fondamentaliste, de soumettre ce pays. Il n’y a aucune raison pour que le pays s’en sorte avec la batterie de « réformes » passées en force. "

      –Kako Nubukpo, économiste togolais, ancien ministre de la Prospective (DR) :« Cela étant dit, quel est l’agenda caché derrière ces mesures ? Pourquoi fait-on tout cela à la Grèce, un petit pays dont on pourrait facilement effacer la dette sans rien changer à la vie de l’Europe ? En fait, l’Allemagne envoie un signal clair à la France, pour lui dire de faire attention à ses dérapages budgétaires, à son Etat providence, etc. La guerre est déclarée : on doit casser l’Etat social. » ;
      « Par les économistes hétérodoxes, oui. Le fameux « cercle de la raison » des néolibéraux vit sans doute ses dernières heures. La réalité va les obliger à revoir leur doctrine. On l’a bien vu avec la réponse qu’ont apporté les Etats occidentaux à la crise des subprimes, fin 2008... On l’oublie souvent, mais cette crise de la dette est due au fait que l’Etat est allé à la rescousse des banques fin 2008, partout en Europe.
      On est dans la socialisation des pertes (les Etats nationalisent ou renflouent les banques en perdition) et la privatisation des bénéfices : c’est le modèle politique du néo-libéralisme... »

      –Varoufakis : « Notre proposition a été accueillie par un silence assourdissant. Plus précisément, l’Eurogroupe et la troïka ont continué à laisser entendre à la presse mondiale que les autorités grecques n’avaient aucune proposition novatrice et crédible à fournir – leur rengaine habituelle. »

      Quand Varoufakis dévoile les coulisses de l’Europe
      https://www.lesechos.fr/monde/europe/030420449881-quand-varoufakis-devoile-les-coulisses-de-leurope-2099055.php#
      #PS #Grèce #Allemagne

      –-
      CADTM - Analyse de la légalité du mémorandum d’août 2015 et de l’accord de prêt en droit grec et international
      http://cadtm.org/Analyse-de-la-legalite-du

      -"A partir de février 2015, après l’accession au pouvoir de Syriza, on a assisté à de nombreuses formes de coercition. Les menaces ne se sont pas limitées au gouvernement mais ont aussi visé tout le peuple grec. Nous nous limiterons ici à donner quelques exemples"

      "Il est aussi révélateur qu’à la suite du référendum, lors du vote de la résolution de l’ONU portant sur les neuf principes à suivre en cas de restructuration des dettes souveraines, la Grèce se soit abstenue. Une telle position est inconcevable étant donné que le contenu de la résolution était de la plus haute importance pour un pays endetté comme la Grèce (et les termes de la résolution lui étaient plutôt favorables). En dépit de la position européenne commune |10| sur le sujet (qui appelle les États de l’UE à voter contre ou à s’abstenir), on peut relever un conflit d’intérêt très clair entre la Grèce et les autres États membres étant donné que la Grèce est débitrice et que les autres « partenaires » sont ses créanciers. La position de la Grèce lors du vote (abstention à l’instar la majorité des États de l’UE) ne peut qu’être le résultat de pressions de ses créanciers, étant donné que son abstention va clairement à l’encontre de ses intérêts."

      –"La Grèce voit sa souveraineté piétinée de la même manière que lors des précédents accords. Tout projet de loi présenté au Parlement doit avoir l’accord des créanciers avant de pouvoir être adopté. Une telle restriction à la souveraineté du législateur témoigne parfaitement de l’absence de démocratie et d’une situation de soumission coloniale. Pour arriver à un accord avec les créanciers, le gouvernement Syriza a même dû adopter une série de lois que les créanciers exigeaient déjà sous les gouvernements précédents. L’exemple de l’adoption d’un nouveau Code de procédure civile l’illustre bien.(...)Ce Code prévoit ainsi que dans le cas d’un problème de solvabilité, les banquiers privés auront toujours le statut de créanciers privilégiés avant l’Etat !"

      #Grèce #UE #Démocratie

      Non, non, tout cela n’est pas motivé par des buts politiques c’est évident...

      Leçon deNon, non, tout cela n’est pas motivé par des buts politiques c’est évident...

      Grèce : « La thérapie de choc exige l’opacité », par Philippe Lamberts (Le Monde diplomatique, octobre 2015)
      http://www.monde-diplomatique.fr/2015/10/LAMBERTS/53935

      -"Ce qui est en jeu ici est ni plus ni moins que l’affaiblissement, voire la suspension, de moins en moins dissimulée, de la légitimation démocratique de la politique économique et sociale."

      –"A la mi-février 2012, (...) les négociations entre Athènes et la « troïka » (Fonds monétaire international [FMI], Banque centrale européenne [BCE] et Commission européenne) butent sur un dernier effort budgétaire de 325 millions d’euros. Alors que le gouvernement grec de l’époque avait envisagé de les prélever sur les dépenses de fonctionnement du ministère de la défense, la « troïka » refusa ce choix et imposa des coupes dans le budget des pensions de retraite. Avant cela, en octobre 2010 puis en août 2011, M. Jean-Claude Trichet, alors patron de la BCE, avait écrit secrètement aux ministres des finances d’Irlande, puis d’Espagne et d’Italie, pour leur enjoindre de prendre des mesures précises, non seulement financières, mais aussi budgétaires et sociales."

      –"L’accord du 13 juillet 2015 fait tomber toute précaution oratoire et inscrit noir sur blanc la logique coloniale de la « troïka » en Grèce. Il précise en effet que « le gouvernement [grec] doit consulter et obtenir l’accord des Institutions [nouvelle appellation officielle de la « troïka »] sur tout projet législatif dans les domaines relevant de l’accord, avec un délai adéquat, avant de le soumettre à consultation publique ou au Parlement »."

      –"Quant à la motivation profonde de cette humiliation, je suis convaincu qu’elle relève avant tout de la volonté d’hégémonie des partis de ce qu’on appelle la « grande coalition » — conservateurs/chrétiens-démocrates (PPE), sociaux-démocrates (PSE) et libéraux (ALDE) — face à l’émergence de toute alternative à la pensée unique. Comment interpréter autrement la rhétorique de la « confiance perdue » à l’égard du gouvernement grec, exprimée dès la première ligne de l’accord politique du 13 juillet ? « Confiance perdue » en moins de cinq mois par un gouvernement de gauche radicale au motif qu’il n’avait pas su réformer dans cet infime laps de temps un pays gangrené par plus de quarante ans de clientélisme établi par le duopole Nouvelle Démocratie/Pasok, c’est-à-dire précisément par les chrétiens-démocrates et sociaux-démocrates grecs. Que ceux-ci aient maquillé les comptes de la Grèce pour lui permettre d’accéder à l’euro, et maintenu en place l’essentiel du système clientéliste, non seulement avant 2010, mais pendant les cinq premières années des programmes d’assistance à la Grèce, n’avait pas suffi à ce que leurs amis politiques européens leur retirent leur confiance."

      –"On peut légitimement s’interroger sur les moyens que s’est donnés le gouvernement Tsipras au moment d’aller au bras de fer avec les créanciers."

      –"La priorité donnée au respect de l’orthodoxie économique sur celui des règles démocratiques se manifeste également dans l’attitude du Conseil européen, qui n’hésite pas à agiter la menace de sanctions à l’égard des Etats membres qui ne respecteraient pas leurs objectifs budgétaires, tout en laissant en paix ceux qui, comme la Hongrie — gouvernée par M. Viktor Orban, dont le parti reste envers et contre tout membre du PPE —, foulent aux pieds les valeurs démocratiques de l’Union européenne. Dans le cénacle des chefs d’Etat et de gouvernement européens, on ménage Orban et on écrase Tsipras."

      –-
      "Le FMI suspend son aide à la Grèce" - Economie - RFI
      http://www.rfi.fr/economie/20141229-crise-politique-grece-inquiete-creanciers-athenes-FMI-aide-zone-euro/?aef_campaign_date=2014-12-29&aef_campaign_ref=partage_user&ns_campaign=reseaux_

      Contre le défaitisme | Contretemps par Cédric Durand
      http://www.contretemps.eu/interventions/contre-d%C3%A9faitisme

      « Les données de l’OMC donnent un ratio commerce sur PIB en 2011-2013 de 54% pour la Grèce contre 61% pour la France, 98% pour l’Allemagne et 188 % pour l’Irlande. La comparaison avec le Portugal (78%) qui est un pays sensiblement de la même taille souligne la vulnérabilité relativement limitée de la Grèce au choc sur le prix des imports. »

       ??

      –-Divergences entre la Grèce et ses créanciers avant l’Eurogroupe de lundi - Challenges.fr
      http://www.challenges.fr/europe/20151108.CHA1365/divergences-entre-la-grece-et-ses-creanciers-avant-l-eurogroupe-de-lundi.

      -"La Grèce pourrait devoir attendre encore pour recevoir les deux milliards d’euros promis par ses créanciers tant les divergences restent fortes.Parmi les points sensibles : faciliter les saisies immobilières et la hausse de la TVA." ;

      –"Cette somme aurait déjà dû être versée en octobre, avant un autre versement prévu avant la fin de l’année de 1 milliard d’euros sur les 86 milliards du plan d’aide décidé au cours de l’été." ;

      –"Les divergences entre Athènes et ses créanciers portent principalement sur le règlement des arriérés fiscaux et en matière de cotisations sociales, ainsi que sur les saisies de résidence principale." ;

      –"Les créanciers réclament des mesures pour faciliter les saisies immobilières, mais Athènes résiste, et veut maintenir certaines des dispositions permettant d’en protéger la majorité des ménages endettés. Les discussions portent concrètement sur la valeur-plafond en-dessous de laquelle une résidence principale ne pourra pas être saisie.

      Parmi les autres points sensibles, figurent la hausse de la TVA dans les îles grecques et dans l’enseignement privé, et le prix minimum des médicaments génériques" ;

      –" l’agenda s’annonce chargé pour le gouvernement grec d’Alexis Tsipras, qui doit adopter d’ici la fin de l’année un deuxième train de mesures pour compléter les « mesures préliminaires » réclamées jusqu’ici." ;

      –" réforme du système des retraites, avec de nouvelles coupes dans les pensions, et des réformes pour améliorer la gouvernance du système financier."

      Grèce : Alexis Tsipras déjà dos au mur, par R.Godin
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/grece-alexis-tsipras-deja-dos-au-mur-520890.html

      -"Jusqu’ici, les Grecs qui ne parvenaient plus à payer leurs traites immobilières étaient protégés lorsque la valeur estimée du bien était inférieure à 250.000 euros. Les créanciers voudraient abaisser ce seuil pour que les banques puissent récupérer une partie des prêts et « réalisent leurs pertes. » Ainsi, le renflouement des établissements bancaires sera plus aisé et moins coûteux pour le contribuable européen.

      L’ennui, c’est que ces expulsions risquent de provoquer des situations sociales dramatiques. De nombreux Grecs profitaient de cette tolérance pour continuer à disposer d’un logement, malgré le chômage ou des baisses drastiques de salaires" ;

      –"Ce soir, on mesurera le poids du soutien de la France à Athènes
      Le gouvernement grec est donc pris au piège. Ses moyens de pression sur les créanciers sont faibles. Certes, il semble pouvoir s’appuyer sur la France dont le gouvernement soutient une ligne modérée qui consiste à s’en tenir aux seules mesures du mémorandum. Michel Sapin, le ministre français des Finances, lui aussi, a défendu l’idée d’un accord dès ce lundi.

      « La Grèce a fait des efforts considérables et c’est un peu étrange de lui demander toujours plus », a indiqué le locataire de Bercy, qui a dit « comprendre » la résistance grecque." ;

      –"Sans compter que les créanciers tentent aussi d’arriver en position de force dans le cadre des négociations sur la dette. Un Tsipras trop discipliné serait bien trop en position de force. Il s’agit de poursuivre le "storytelling" de la Grèce rétive aux réformes pour ne pas accorder à Athènes ce qu’elle veut dans la renégociation de la dette."

      L’Eurogroupe donne une semaine à la Grèce pour réformer | La-Croix.com - Economie, par Alain Guillemoles (avec AFP)
      http://www.la-croix.com/Actualite/Economie-Entreprises/Economie/L-Eurogroupe-donne-une-semaine-a-la-Grece-pour-reformer-2015-11-10-1378763

      -"Les responsables de la zone euro ont refusé de débourser une tranche d’aide de 2 milliards d’euros à la Grèce, estimant qu’elle avait pris du retard par rapport à ses engagements en matière de réformes." ;

      –"Lundi 9 novembre, les pays de la zone euro ont indiqué qu’ils ne verseront pas d’argent pour recapitaliser les banques grecques, " ;

      –"une première évaluation de son programme de réformes, effectuée par ses créanciers (UE et FMI) et espérée avant fin 2015. Une fois cette étape franchie, les discussions sur une restructuration de la colossale dette grecque pourront débuter."

      #Grèce #UE #Eurogroupe #Zone_Euro

      Grèce : l’économie s’est effondrée au troisième trimestre, Par Romaric Godin
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/grece-l-economie-s-est-effondree-au-troisieme-trimestre-530994.html

      -"Reste, enfin, la question de la responsabilité de ce désastre. La version officielle et largement admise à présent par les observateurs est de faire porter cette responsabilité au gouvernement grec coupable d’un « fol entêtement » face aux créanciers. Ce scénario permet d’épargner à bon compte toute culpabilité aux Etats créanciers et à la BCE. La réalité peut cependant être un peu plus nuancée. Le gouvernement grec a cherché à construire pendant des mois un compromis prenant en compte des éléments de son programme électoral. Ce compromis a été systématiquement rejeté. Les créanciers ont joué sur la faiblesse du système bancaire grec pour faire céder les autorités de ce pays. Quel qu’en soit le prix pour l’économie hellénique. C’est aussi cette stratégie qui a conduit au désastre décrit par Elstat. Car, non seulement cet affaiblissement du système bancaire a conduit au contrôle des capitaux, mais la capitulation du gouvernement grec le 13 juillet a laissé présager avec raison une nouvelle vague d’austérité sévère, ce qui n’est pas réellement de nature à favoriser l’investissement." ;
      –"Ce vendredi 27 septembre, l’Euro working group, le groupe de travail de l’Eurogroupe a publié 13 mesures à prendre avant le 11 décembre pour toucher la dernière tranche de la première partie du prêt du MES, soit un milliard d’euros. On y trouve la volonté de faire passer une nouvelle grille salariale dans le privé et le lancement de nouvelles privatisations pour commencer à alimenter le fameux fonds de privatisations de 50 milliards d’euros. Viendra ensuite, en décembre, la réforme, sûrement très douloureuse, du système de retraite."

      #Austérité_Grèce

      Fraport s’empare de 14 aéroports grecs, par François Duclos | Air Journal
      http://www.air-journal.fr/2015-12-16-fraport-sempare-de-14-aeroports-grecs-5155214.html

      Le port du Pirée cédé au chinois Cosco
      http://www.lemonde.fr/economie/article/2016/01/21/le-port-du-piree-cede-au-chinois-cosco_4851244_3234.html
      #Privatisations #Chine #Transports #Commerce

      –-Grèce : Alexis Tsipras renonce à son plan anti-austérité, par ROMARIC GODIN
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/grece-alexis-tsipras-renonce-a-son-plan-anti-austerite-537005.html

      -"Lundi 14 décembre, un projet de « programme parallèle » a été soumis aux députés grecs. Ce programme avait pour but de compenser les mesures d’austérité réclamées par les créanciers et que le gouvernement avait fait adopter depuis juillet dernier. Ce jeudi 17 décembre, le texte a été retiré. Selon des médias grecs, la cellule technique de l’Eurogroupe, l’Euro working group (EWG) aurait rejeté ce programme. Un rejet qui menaçait de compromettre la libération du milliard d’euros que le vote de mesures par la Vouli, le parlement grec, mardi, permettait d’envisager" ;
      –"Ceci est d’autant plus étonnant que le gouvernement grec en novembre a affiché un excédent primaire de 4,4 milliards d’euros contre un objectif de 2,6 milliards d’euros. Autrement dit, le gouvernement d’Alexis Tsipras joue les bons élèves budgétaires et est en passe de faire mieux que les objectifs"

      CADTM - Le grand renoncement social d’Alexis Tsipras. par Angélique Kourounis
      http://cadtm.org/Le-grand-renoncement-social-d

      -"Déjà à l’époque, les créanciers avaient dans un premier temps refusé ce programme mais devant la bronca générale ils avaient dû revenir sur cette décision. En novembre et décembre, ils ont remis le couvert. Pourtant, le gouvernement grec affiche un
      excédent budgétaire primaire de 4,4 milliards d’euros contre un objectif fixe de 2,6 milliards.

      On pourrait penser qu’avec cet excédent le programme pour les plus démunis est assuré. C’était compter sans l’obligation faite au gouvernement grec de verser 25% des excédents dégagés au remboursement de la dette. Celle-là même qui plombe l’économie du pays depuis des années et qui est devenue pour Alexis Tsipras la justification à toute mesure d’austérité.

      Pour lui désormais la priorité, et sa planche de salut pour sa survie politique, est d’ouvrir le débat sur la dette. D’où les bouchées doubles mises en pleine trêve des confiseurs pour trouver des alliés et mener à terme la réforme de la sécurité sociale, qui devrait être votée d’ici la fin janvier. C’est le dernier obstacle avant de s’attaquer à la dette." ;

      –"Mais là aussi, ce fut le fiasco car pour les créanciers il fallait faire un exemple et montrer que, en Europe, peu importe la couleur du parti élu, c’est la même politique libérale qui sera suivie. Une politique qui juge contreproductive toute dérive sociale d’où le rejet de ce fameux programme parallèle. Le social est superflu, seule la compétitivité compte."

      Grèce : le gouvernement présente sa réforme des retraites. Par Romaric Godin
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/grece-le-gouvernement-presente-sa-reforme-des-retraites-540424.html

      -"Ce week-end, la Banque de Grèce - dirigée par l’ancien ministre des Finances conservateur Yannis Stournaras - a fait savoir qu’elle jugeait dangereux pour la « compétitivité, l’emploi et la croissance » cette hausse des cotisations. Ceci ne manque certes pas de piquant lorsque l’on se souvient des hausses d’impôts imposées par les créanciers depuis 2010 et encore dans le troisième mémorandum" ;
      –" les partis d’opposition ont faits avoir leur rejet de ces mesures. On a, du reste, vu un spectacle assez singulier : le Pasok, qui avait promu et soutenu les précédentes coupes dans les pensions, a fortement critiqué ces nouvelles baisses"

      Mettons ça ici...
      Le ministre allemand des Finances défend la formation d’une armée européenne
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/le-ministre-allemand-des-finances-defend-la-formation-d-une-armee-europeen
      "Les Grecs ne devraient pas rejeter uniquement la responsabilité des problèmes sur les autres, ils devraient également regarder ce qu’ils peuvent faire pour s’améliorer "

      CADTM - Zoé Konstantopoulou : « La Commission de Vérité sur la dette publique subit une chasse politique de la part des nouveaux partisans des memoranda »
      http://cadtm.org/Zoe-Konstantopoulou-La-Commission

      Comment surfer sur l’#Austérité et le chômage pour séduire des jeunes diplômés bon marché - Basta ! PAR GRÉGOIRE MONTELIONE
      http://www.bastamag.net/La-Grece-dans-le-creux-de-la-vague-Teleperformance-surfe-au-sommet-5308

      Grèce : nouvel échec de l’austérité imposée
      https://information.tv5monde.com/info/grece-austerite-croissance-157798

      « Le système a absorbé le virus », par Renaud Lambert 
      https://www.monde-diplomatique.fr/2015/08/LAMBERT/53535

    • "Détails" de l’histoire :
      –"Comment les plans d’austérité dégradent la santé des Européens" - Basta !
      http://www.bastamag.net/Comment-les-plans-d-austerite

      Le respect des "règles", toujours, ou presque... :

      « Le directeur général chargé de la santé et de la protection du consommateur à la Commission européenne a l’obligation légale d’examiner les conséquences des politiques européennes sur la santé. Il ne l’a pas fait pour la politique d’austérité de la troïka. Au lieu de cela, il s’est limité à conseiller les différents ministères de la Santé des pays membres sur comment ils pouvaient couper dans leurs budgets »

      –"A LA UNE. L’austérité tue" | Courrier international
      http://www.courrierinternational.com/article/2013/05/29/l-austerite-tue

      –"AUSTÉRITÉ. Une question de vie ou de mort" | Courrier international
      http://www.courrierinternational.com/article/2013/05/30/une-question-de-vie-ou-de-mort

      –"Quand l’austérité tue", par Sanjay Basu & David Stuckler (Le Monde diplomatique, octobre 2014)
      http://www.monde-diplomatique.fr/2014/10/BASU/50879
      Quand l’austérité tue - | Editions Autrement
      http://www.autrement.com/ouvrage/quand-lausterite-tue-david-stuckler-sanjay-basu-les-economistes-atterres-
      http://www.autrement.com/sites/default/files/couvertures/quand-l-aust-rit-tue_9782746738027.jpg

      –L’austérité aboutit à empoisonner l’eau d’une ville du Michigan. Par Stéphane Lauer
      http://www.lemonde.fr/planete/article/2016/01/18/l-austerite-aboutit-a-empoisonner-l-eau-d-une-ville-du-michigan_4848860_3244
      #Austérité #Grèce #Espagne #Portugal #Irlande #UE #Etats_Unis

      –La crise économique a fait grimper le nombre de suicides | Actualité | LeFigaro.fr - Santé
      http://sante.lefigaro.fr/actualite/2013/09/18/21270-crise-economique-fait-grimper-nombre-suicides

      -"Les disparités entre les pays confirment bien que la crise financière a été l’élément déclencheur. En effet, les pays les plus touchés par la hausse des suicides sont aussi ceux qui ont été frappés de plein fouet par le marasme économique." ;
      _"« Il était certain que la crise économique aurait un impact sur le nombre de suicides. Cela s’était déjà produit après la crise de 1929, avec un petit effet de décalage : ce n’est que trois ans après que la vague de suicides est apparue », explique au Figaro le Pr Michel Debout.
      Aujourd’hui, même si les données récentes manquent, les experts estiment que les Européens suivent le même chemin. En 2010, les taux de suicides étaient presque proportionnels au niveau de difficulté économique du pays." ;
      –"« Bien que d’autres évènements aient pu influencer les taux de suicides de chaque pays, il est peu probable que tous les pays aient été affectés au même moment par ces évènements spécifiques, comme avec la crise », affirment les auteurs de l’étude."

      (à recouper) NHS : une étude d’Oxford fait le lien entre austérité et surmortalité, les tories en furie – Grey Britain
      http://www.grey-britain.net/2017/02/17/nhs-une-etude-doxford-fait-le-lien-entre-austerite-et-surmortalite-les

      –Etats-Unis : humilier les élèves pour obliger les familles à payer la cantine
      http://geopolis.francetvinfo.fr/etats-unis-humilier-les-eleves-pour-obliger-les-familles-a-pay

      "Dans certaines écoles américaines, on pratique le « lunch shaming », mot à mot « humiliation pour le déjeuner ». En clair, un élève, en retard de paiement à la cantine, est privé de repas qui est jeté à la poubelle. Mais on peut aussi tamponner sur son bras la mention : « Je dois de l’argent à la cantine. » Cette pratique d’un autre âge commence à faire scandale. Et à faire réagir certains élus."

      "« Nous ne pouvons plus nous permettre d’augmenter les déficits. Les autorités de l’Etat (de Pennsylvanie) insistent là-dessus », explique le superintendant."

      Le « lunch shaming », ou comment les cantines scolaires humilient les enfants défavorisés
      http://www.lemonde.fr/big-browser/article/2017/04/25/le-lunch-shaming-ou-comment-les-cantines-scolaires-humilient-les-enfants-def

      « A La Ville-aux-Dames (Indre-et-Loire), dit-il, une famille a été radiée de la cantine pour un impayé de 20 euros.
      A Ruffec (Charente), le maire a installé un écran numérique à l’entrée de la cantine qui affichait le nom des parents qui n’avaient pas payé.
      A La Teste-de-Buch (Gironde), les enfants dont les parents ne pouvaient pas payer la cantine se sont vu offrir un menu exclusivement composé de raviolis.
      En 2014, Joris Hébrard, maire Front national du Pontet (Vaucluse), avait mis fin à la gratuité de la cantine pour les plus défavorisés, dans un souci d’économie. Pour M. Hébrard – qui avait augmenté son salaire de 1 000 euros par mois dans le même temps – ce problème a une solution simple. Il faut que les parents se responsabilisent »

    • « Pour en finir avec la rhétorique bancaire »
      Par Romaric Godin
      http://www.latribune.fr/opinions/tribunes/pour-en-finir-avec-la-rhetorique-bancaire-505473.html

      -"Souvenez-vous, c’était il n’y a pas si longtemps. Il y a tout juste sept ans, Lehman Brothers faisait faillite, plongeant le monde dans une crise dont nous ne sommes pas encore sortis. Dans les semaines qui ont suivi, les politiques de tous bords, à commencer par le président de la République française Nicolas Sarkozy, promettaient qu’ils allaient en finir avec les excès de la finances et « moraliser le capitalisme. »"

      –Depuis, "(...)le sujet semble avoir été soigneusement mis de côté dans le débat public et rien ne pouvait davantage satisfaire les milieux bancaires, bien heureux de pouvoir gérer directement et en toute discrétion ces questions avec les pouvoirs en place. L’enjeu, aujourd’hui, est bien de remettre cette question de la maîtrise de la finance et de la nature de l’activité bancaire au centre du débat"

      –"Les trois effets négatifs mis en avant, selon Hirschman, par les Réactionnaires : l’effet pervers (« perversity »), l’effet d’inanité (« Futility ») et l’effet de mise en péril (« Jeopardy ») sont exactement les ressorts utilisés par le lobby bancaire pour tenter d’échapper au couperet du régulateur."

      –"A travers l’usage de la méthode Hirschman, l’auteur met donc à jour le caractère proprement réactionnaire du lobby bancaire qui repose sur la croyance d’une forme de transcendance du marché qu’il serait dangereux de contester. « Un peu comme si le secteur bancaire et financier était devenu dans l’inconscient collectif le nouveau totem de nos sociétés. Gare à celui qui ne se prosterne pas devant lui comme il se doit, qui n’accepte pas d’y déposer silencieusement l’offrande, qui pénètre le domaine interdit et entend en modifier le fonctionnement ! » Derrière les arguments scientifiques et les expertises qui viennent à l’appui des arguments bancaires, il y a dans ces derniers un élément clairement religieux qui en fait sa force "

      #Novlangue #Médias #Finance

    • Ploutocratie accompagnée de son sac Novlangue (by orthodoxes), collection automne-hiver 2015 :
      « Portugal. Standard and Poor’s s’invite dans la campagne électorale »
      http://www.courrierinternational.com/article/portugal-standard-and-poors-sinvite-dans-la-campagne-electora

      -"A l’orée du lancement de la campagne officielle pour les législatives portugaises, l’agence de notation a annoncé qu’elle remontait la note du pays. Elle en a profité pour demander au Portugal de garder une “continuité politique” après les élections prévues le 4 octobre."

      –“S&P remonte le rating et attend une ‘continuité des politiques’ après les élections.” Signe de l’engagement de l’agence de notation américaine, celle-ci a déclaré dans un communiqué que “nous considérerions comme une action négative si le nouveau gouvernement se déviait de la politique économique actuelle, ralentissait les réformes structurelles en cours ou implantait des politiques qui puissent mettre en cause l’accès du Portugal aux marchés financiers.”

      –"Alors que l’issu du scrutin grec, prévu pour ce soir, pourrait influencer le choix des électeurs portugais, l’agence insiste sur les différences entre les deux pays, mettant en valeur “l’absence de nouveaux partis populistes qui auraient pu menacer la tendance traditionnellement pro-européenne des partis politiques au Portugal.”"

      http://zinc.mondediplo.net/messages/9951
      #Portugal #Austérité #Finance #Ploutocratie #Réformes_structurelles

      « Le Portugal vote dimanche, sans illusion »
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/quel-gouvernement-pour-le-portugal-apres-les-elections-de-dimanche-509672.

      -"entre le troisième trimestre 2011 et deuxième trimestre 2015, le PIB s’est contracté de 8,9 points et que le PIB par habitants demeure inférieur de 22 % à la moyenne de la zone euro en parité de pouvoir d’achat."

      –" L’austérité a fait fuir sur la seule année 2014 près de 110.000 Portugais. Entre 2011 et 2014, la population active a baissé de 203.000 personnes. Enfin, le pays doit gérer une dette publique et privée considérable dont le poids ne peut qu’augmenter avec la croissance faible et l’inflation nulle. Les dettes privées et publiques s’élèvent à 400 % du PIB."

      « L’économie portugaise reste très vulnérable »
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/l-economie-portugaise-reste-tres-vulnerable-497059.html

      -"Du reste, au regard des efforts consentis par les Portugais depuis 2010, le bilan final semble particulièrement décevant. Malgré ses « réformes », le Portugal est incapable de générer une croissance structurelle forte. Et c’est un réel échec pour la politique du gouvernement et de la troïka que le FMI reconnaît implicitement en prédisant que la croissance va s’affaiblir à partir de 2016, faute de vraie dynamique interne. Les prévisions de l’institution de Washington ne font guère rêver : 1,5 % en 2016, 1,4 % en 2017... A ce rythme, le pays n’aura retrouvé son niveau de richesse de 2009 qu’en... 2020."

      –"Selon Eurostat, le PIB par habitant en parité de pouvoir d’achat est inférieur de 22 % à la moyenne de l’UE, contre 28 % en Grèce. En 2009, cet écart était de 19 %. "

      –"Pour éviter la faillite au pays, on a ajouté de la dette à la dette en réclamant une politique austéritaire qui a réduit le PIB. La dette publique portugaise s’est donc alourdie, passant de 83,6 % du PIB en 2009 à 130,2 % en 2014."

      –"en 2015, le FMI prévoit un excédent primaire du budget portugais, hors service de la dette, de 1,6 % du PIB, mais un déficit public de 3,2 % du PIB. Près de 5 % du PIB auront donc été « perdus. »"

      –"l’an passé, Lisbonne a dû venir en aide à Banco Espirito Santo à hauteur de 5 milliards d’euros"

      –" Au deuxième trimestre 2015, le taux de chômage a reculé de deux points par rapport à la même période de 2014 à 11,9 %. Cependant, outre l’effet cyclique, cette baisse s’explique aussi par un recul de la population active, de 0,8 % sur un an, alimenté par l’émigration et le vieillissement de la population, qui amplifie le mouvement. Surtout, cette progression de l’emploi s’explique par des emplois temporaires, donc bel et bien liés à la cyclicité de la reprise. Sur les 66.200 nouveaux emplois créés par le Portugal en un an, 58.700 sont des emplois temporaires, soit 88,7 % du total !"

      http://zinc.mondediplo.net/messages/9951
      #Portugal #Austérité

      « Portugal : les socialistes proches d’une alliance avec la gauche antilibérale pour gouverner »
      http://www.leparisien.fr/flash-actualite-monde/portugal-les-socialistes-proches-d-une-alliance-avec-la-gauche-antilibera
      « A gauche toute contre l’austérité au Portugal » - La Libre.be
      http://www.lalibre.be/actu/international/a-gauche-toute-contre-l-austerite-au-portugal-5627daf63570b0f19f901bbd
      Portugal : le président impose un gouvernement de droite, mais la gauche se rassemble
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/portugal-le-president-impose-un-gouvernement-de-droite-516381.html

      -"« L’observation des engagements internationaux est décisif et cruciale pour le financement de notre économie et la croissance de l’emploi. Hors de l’euro, le futur du Portugal sera catastrophique », a indiqué Anibal Cavaco Silva qui tente donc de transformer le choix de gouvernement en un choix pour ou contre l’euro."

      –"Antonio Costa pourra avancer qu’il a déjà obtenu du Bloc de gauche (BE) et du parti communiste (PCP) l’acceptation du « cadre budgétaire européen » et qu’il fera du maintien dans l’euro la condition sine qua non de la coalition future."

      « L’Euro-zone franchit le Rubicon : la gauche anti-austérité se voit interdire le pouvoir au Portugal » par Ambrose Evans-Pritchard
      http://www.les-crises.fr/leuro-zone-franchit-le-rubicon-la-gauche-anti-austerite-se-voit-interdire

      Belle définition du rêve européen, au passage :

      -"En 40 ans de démocratie, aucun gouvernement au Portugal n’a jamais dépendu du soutien de forces anti-européennes, c’est-à-dire de forces ayant fait campagne pour l’abrogation du Traité de Lisbonne, du Paquet fiscal, du Pacte de stabilité et de croissance, ainsi que pour le démantèlement de l’union monétaire(...)"

      Quant au respect du vote, hein...chacun ses priorités :

      -« Après avoir mené un coûteux programme d’aide financière, marqué par de nombreux sacrifices, il est de mon devoir, dans le cadre de mes pouvoirs constitutionnels, de faire tout mon possible pour empêcher que de mauvais signaux soient envoyés aux institutions financières, aux investisseurs et aux marchés »

      -"Cette clause stupide du traité oblige le Portugal à réduire sa dette à 60% du PIB sur les vingt prochaines années dans un piège austéritaire perpétuel, et ce alors que le reste de l’Europe méridionale tente de faire de même, le tout dans un contexte de récession mondiale puissante." ;
      –"M. Cavaco Silva utilise de fait son mandat pour imposer un programme issu d’une idéologie réactionnaire, dans l’intérêt des créanciers et de l’establishment de l’EMU, en maquillant le tout, avec un culot remarquable, en défense de la démocratie." ;
      –"Les socialistes européens se trouvent face à un dilemme. Ils prennent enfin conscience de la déplaisante vérité : l’union monétaire est une entreprise autoritaire de droite, qui a échappé à la bride de la démocratie ; et cependant, s’ils agissent en conséquence, ils risquent de se voir interdire tout accès au pouvoir."

      Portugal : le gouvernement de droite est renversé
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/portugal-le-gouvernement-de-droite-est-renverse-521362.html

      -"Pour la première fois depuis la Révolution des Oeillets en 1974, la gauche portugaise a donc réussi à s’unir sur un projet gouvernemental." ;

      –"Les menaces du premier ministre sortant n’y auront rien changé. Il aura pourtant mis en garde contre la remontée des taux d’intérêt." (sans commentaire) ;

      –" Les partis de gauche se sont mis d’accord sur un programme minimum qui prévoit notamment de rééquilibrer les efforts fiscaux, de relever le salaire minimum et de terminer le gel des pensions. Mais le PS s’est engagé également à respecter le cadre budgétaire européen. " ;

      –Le "président de la République Anibal Cavaco Silva qui, le 30 octobre, avait refusé d’écouter Antonio Costa (...) avait (alors) justifié son choix par un risque sur les « engagements internationaux » du Portugal, notamment sa participation à la zone euro. Le PCP est ouvertement hostile à l’euro et le BE très dubitatif. Sa marge de manœuvre est cependant très limitée dans la mesure où le parlement ne peut être dissout dans les six mois qui suivent et précèdent l’élection présidentielle prévue en janvier."

      Comme pour les référendums, certaines habitudes ont la vie dure :
      Portugal : la droite veut changer la constitution pour rester au pouvoir, Par Romaric Godin
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/portugal-la-droite-veut-changer-la-constitution-pour-rester-au-pouvoir-521

      -"Le premier ministre lusitanien, renversé mardi par le parlement, demande une modification d’urgence de la constitution pour permettre de nouvelles élections." ;

      –"La version officielle à droite est désormais de présenter l’établissement d’un gouvernement PS soutenu par le BE et la CDU comme un « coup d’Etat » venant satisfaire la seule « ambition personnelle » du leader socialiste, Antonio Costa. L’argument principal utilisé par le PSD et le CDS-PP est que, durant la campagne électorale, les trois partis n’ont jamais parlé de s’entendre et qu’ainsi, la volonté populaire, a été trompée." ;

      –"le premier ministre, accusant ceux qui refuseraient sa proposition, autrement dit les Socialistes, de vouloir gouverner comme des « faiseurs de coup d’Etat » et des « fraudeurs. »"

      #Démocratie

      Élections portugaises : quand les éditorialistes transforment le perdant en vainqueur, par Gregory Mauzé - Acrimed | Action Critique Médias
      http://www.acrimed.org/Elections-portugaises-quand-les-editorialistes-transforment-le-perdant-en

      -"Élections portugaises : quand les éditorialistes transforment le perdant en vainqueur
      par Gregory Mauzé, Jeudi 3 Décembre 2015

      Au lendemain des élections législatives au Portugal, les médias dominants ont transformé le cinglant désaveu pour le pouvoir en place en un plébiscite pour l’austérité, appliquée avec zèle depuis quatre ans. Au risque d’être rapidement contredits par la réalité des nouveaux rapports de force politiques issus des urnes : six semaines plus tard, un gouvernement mandaté pour rompre avec la rigueur budgétaire voyait en effet le jour…" ;
      –"L’espoir, parmi les éditocrates, d’enfin voir un fidèle exécutant des mesures d’austérité récompensé "

      =>Au Royaume-Uni, la victoire des bourreaux, par Owen Jones (Le Monde diplomatique, juin 2015)
      http://www.monde-diplomatique.fr/2015/06/JONES/53101

      -" Peu diserte sur la contestation sociale qui a accompagné le début de la législature, la presse française a, cette fois-ci, tourné ses projecteurs vers ce qui s’apparentait à la success-story de l’austérité." ;
      –"le mémorandum de réforme appliqué par la droite avait été négocié par le PS, qui avait ensuite perdu les élections." ;
      –"Mais pas question d’attendre, pour la presse hexagonale, qui s’est livrée à une réécriture en règle de l’élection plus conforme au storytelling dominant." ;
      –"contrairement au système majoritaire tel qu’il existe en France ou au Royaume-Uni, le vainqueur d’une élection à la proportionnelle n’est pas celui qui arrive en tête, mais celui qui parvient à s’assurer d’une majorité parlementaire. Autrement dit, désigner un gagnant dans un tel contexte n’a pas de sens en l’absence d’une majorité absolue de députés prête à soutenir un gouvernement ou à s’abstenir de lui faire obstacle.
      À la prudence requise en ce genre de circonstance, la plupart des rédactions ont privilégié l’équation : « droite en tête = victoire de l’austérité ». " ;
      –"Marc Fiorentino dans un éditorial pour BFMTV, pour qui la prétendue victoire de la coalition sortante constitue un « formidable exemple de courage politique, un exemple de consensus social et un exemple de maturité des électeurs ». Le « bon sens que nous a enseigné l’Allemagne », dont auraient fait preuve les Portugais, en justifiera d’ailleurs un « bravo, merci et Boa Sorte (bonne chance) » de la part de l’économiste, visiblement en peine à contenir sa jubilation.
      Jean-Marc Sylvestre, du très droitier journal en ligne « Atlantico », nous livre quant à lui une analyse sortie tout droit d’on ne sait quel univers politique parallèle : « Les Portugais ont donné au premier ministre, qui a mis en œuvre la politique d’austérité, les moyens de continuer son entreprise de redressement. Après la Grèce, l’opinion publique portugaise a refusé les scénarios de rupture. La population portugaise a voté pour l’Europe et l’euro » (...) « Le spectacle de désolation économique et sociale offert par Athènes a convaincu nombre de Portugais qu’il valait mieux se serrer la ceinture que de subir le même sort » poursuit M. Sylvestre." ;
      –" les commentateurs qui se montrèrent les plus prompts à jauger le rapport du peuple au néolibéralisme à l’aune de la prétendue victoire de la droite ne se sont guère aventurés à appréhender le sens politique de cet accord."

      #Médias #Austérité_Portugal #Austérité_Grèce

      ZOOM : la banque portugaise Banif s’effondre en Bourse, spéculations sur une intervention de l’Etat - La Libre.be
      http://www.lalibre.be/dernieres-depeches/afp/zoom-la-banque-portugaise-banif-s-effondre-en-bourse-speculations-sur-une-in

      Bruxelles entame un bras de fer avec le Portugal. Romaric Godin | EurActiv.fr
      http://www.euractiv.fr/sections/politique/bruxelles-entame-un-bras-de-fer-avec-le-portugal-321540
      #Espagne

      Portugal : la gauche anti-austérité a divisé le déficit par deux | www.cnewsmatin.fr
      http://www.cnewsmatin.fr/monde/2017-04-13/portugal-la-gauche-anti-austerite-divise-le-deficit-par-deux-753187

    • #Chypre
      « Les créanciers arrivent à Athènes et exigent plus de réformes » | EurActiv.fr
      http://www.euractiv.fr/sections/euro-finances/les-creanciers-arrivent-athenes-et-exigent-plus-de-reformes-318757

      « Grèce : Alexis Tsipras lance un premier train de réformes »
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/grece-alexis-tsipras-lance-un-premier-train-de-reformes-513995.html

      Par Romaric Godin

      -"Les créanciers réclament que les prêteurs qui ne peuvent rembourser soient expulsés, afin de pouvoir revendre le bien immobilier concerné et établir précisément l’ampleur des pertes à éponger sur chaque prêt. Jusqu’à présent, les ménages avec des revenus modestes étaient protégés des expulsions lorsque leur résidence principale était évaluée à moins de 250 000 euros. Cette mesure a permis à de nombreuses familles frappées par le chômage de conserver un logement. Mais les créanciers voudraient abaisser cette limite pour pouvoir toucher davantage de prêts bancaires.
      (...)
      Cette question s’était posée à Chypre l’an dernier. Le parlement chypriote avait refusé de durcir les conditions d’expulsion comme l’exigeait la troïka. Finalement, la BCE avait exclu Chypre de son assouplissement quantitatif, faisant de ce durcissement une condition sine qua non pour la réintégration de l’île dans le QE. De son côté, la troïka avait gelé les versements vers Nicosie, plaçant l’île au bord de la faillite. Sous la pression du gouvernement, le parlement avait fini par accepter de rendre les expulsions plus aisées."

    • #Réformes_structurelles #Privatisations

      CADTM -" La Banque mondiale sous les feux de la critique du Rapporteur Spécial de l’ONU sur l’extrême pauvreté et les droits humains"
      http://cadtm.org/La-Banque-mondiale-sous-les-feux

      -"La Banque justifie son attitude en prétendant que la prise en compte des droits humains serait d’ordre politique et qu’elle-même ne serait guidée que par des considérations d’ordre économique." ;
      –"Le rapport souligne qu’en dépit d’obligations contractuelles de l’État emprunteur, aucune mention n’est faite de son obligation nationale ou internationale de respecter et promouvoir les droits humains"

      « La SFI investit des milliards de dollars qui contribuent à la violation des droits humains dans le monde » | Oxfam International
      https://www.oxfam.org/fr/salle-de-presse/communiques/2015-04-02/la-sfi-investit-des-milliards-de-dollars-qui-contribuent-la
      #IFI #Banque_Mondiale
      CADTM - Banque mondiale, une zone de non-droit protégée par des juges
      http://www.cadtm.org/Banque-mondiale-une-zone-de-non
      #Réformes_structurelles #Privatisations #Orthodoxie #Libéralisme

      "Le cas de la l’entreprise Dinant au Honduras illustre bien cette situation |5|. En 2010, Dinant avait été impliquée dans un conflit foncier au cours duquel six paysans avaient été abattus par les forces de sécurité privée de la firme. L’enquête subséquente du CAO de la Banque mondiale a démontré que la SFI était au courant des problèmes entourant les activités de Dinant. Mais aucune condamnation n’a suivi."

      "le Rapporteur spécial de l’ONU sur les droits de l’homme et l’extrême pauvreté Philip Alston a présenté devant l’Assemblée générale de l’ONU le 4 août 2015 un rapport cinglant consacré à la Banque mondiale, affirmant que « la Banque mondiale s’assied sur les droits humains, elles les considère davantage comme un maladie infectieuse que comme des valeurs et des obligations universelles |7| »."

      "Ces droits sont aussi sérieusement mis à mal dans le rapport « Doing Business |12| » publié tous les ans par la banque. Dans ce rapport, tous les États sont évalués et classés en fonction de la facilité à y « faire des affaires », sur base d’une batterie d’indicateurs comme l’indicateur « employing workers » qui considère que toute forme de législation protégeant les travailleurs est un obstacle au « business » |13|. Dans le secteur agricole, l’amélioration du « climat des affaires » encourage fréquemment l’accaparement des terres. A titre d’exemple, les réformes ayant permis aux Philippines d’améliorer sa position dans ce classement de la Banque mondiale ont permis aux « investisseurs » dans ce pays de développer des monocultures au préjudice des communautés locales, qui ont été expulsées de leurs terres ancestrales. Dans le domaine agricole toujours, la Banque mondiale publie un autre rapport intitulé « Enabling the Business of Agriculture |14| » qui encourage les gouvernements à privatiser des filières agricoles au détriment notamment des petits producteurs"

      " la Banque mondiale tout comme le FMI n’ont jamais eu à rendre de compte devant la justice, en plus de soixante ans d’existence"

    • Que savait Mario Draghi de l’"arrangement" des comptes de l’Italie pour entrer dans la zone euro
      http://www.latribune.fr/actualites/economie/union-europeenne/20130626trib000772381/que-savait-mario-draghi-de-l-arrangement-des-comptes-de-l-italie-pour-entr

      -"Des informations de presse indiquent que le Trésor italien, à l’époque dirigé par Mario Draghi, l’actuel président de la BCE, aurait contracté des produits financiers risqués dans les années 1990 pour faciliter l’entrée de l’Italie dans la zone euro." ;

      –" Le Trésor italien aurait alors utilisé ces instruments pour obtenir des paiements immédiats des banques afin de faire entrer le déficit italien dans les clous des critères de Maastricht et permettre l’adhésion du pays à la zone euro dès 1999. " ;

      –"L’avantage de ces swaps était de pouvoir être dissimulés dans les comptes sous la forme de prêts et de disposer de fonds immédiatement." ;

      –"Rappelons qu’en 1996, l’Italie se débattait encore pour se qualifier dans la zone euro. Après la crise monétaire de 1992 et la dévaluation de la lire, puis la crise politique qui a suivi, le pays affiche des déficits publics considérables. En 1996, il atteint encore 7 % du PIB. Mais, à la surprise générale, ce déficit passe en 1997 à 2,7 % du PIB et entre ainsi dans les clous des critères de Maastricht." ;

      –"L’an passé, le Spiegel avait déjà relevé que Helmut Kohl, alors chancelier allemand, avait préféré ignorer les rapports qui le mettaient en garde contre le « maquillage » des comptes publics italiens." ;

      –"autre question, plus brûlante encore : celle de la responsabilité de Mario Draghi, directeur du Trésor italien de 1991 à 2001."

      Six choses à savoir sur Mario Draghi, le patron de la BCE, Par Sophie Rolland
      http://www.latribune.fr/entreprises-finance/banques-finance/banque/20120905trib000717938/six-choses-a-savoir-sur-mario-draghi-le-patron-de-la-bce.html

      -"il a exercé des responsabilités au sein de la Banque mondiale puis du Trésor italien. C’est de cette période (1991-2001) que lui vient sa réputation de père la rigueur. Coupes dans les dépenses publiques, dévaluation de la lire, création d’un impôt exceptionnel sur tous les comptes courants et privatisation d’une grande partie des entreprises publiques... Il évite certes la faillite à l’Italie mais certains l’accusent d’avoir « bradé » les actifs du pays." ;

      –"Après quelques années chez Goldman Sachs, il devient gouverneur de la Banque d’Italie en 2006" ;

      –"Mario Draghi traîne son passage chez Goldman Sachs comme un boulet. De 2000 à 2002, la banque avait conseillé la Grèce dans l’utilisation de produits dérivés pour masquer ses déficits budgétaires. (...)Employé comme vice-président pour l’Europe, chargé des Etats souverains et des grandes entreprises italiennes de 2002 à 2005, Mario Draghi a toujours assuré qu’il s’était davantage intéressé au secteur privé qu’au secteur public" ;

      –"Mario Draghi a un fils qui exerce le métier de trader sur les marchés de taux, des marchés sur lesquels l’action de la BCE a une influence directe. Invoquant le code de conduite des membres du conseil des gouverneurs, l’institution affirme que « M. Draghi se conforme aux règles éthiques de la BCE ». Reste à savoir si de son côté Giacomo spécule contre les dettes espagnoles et italiennes... " ;

      –"CEO). Cet observatoire, qui suit le lobbying ayant pour cible l’Union européenne, a accusé en juin Mario Draghi de ne pas être totalement indépendant en raison de son appartenance au G30, forum international qui regroupe des dirigeants du secteur financier public et privé"

      Goldman Sachs, le trait d’union entre Mario Monti, Lucas Papadémos et Mario Draghi, Par Marc Roche
      http://www.lemonde.fr/europe/article/2011/11/14/goldman-sachs-le-trait-d-union-entre-mario-draghi-mario-monti-et-lucas-papad

      -"Deux autres poids lourds tiennent le haut du pavé dans la défenestration de l’euro, Otmar Issing, ex-président de la Bundesbank et Jim O’Neill, l’inventeur du concept des BRICS, l’acronyme désignant les marchés émergents à fort potentiel de croissance (Brésil, Russie, Inde, Chine et Afrique du Sud). Ex-président de Goldman Sachs International dont il est resté l’un des administrateurs, l’Irlandais Peter Sutherland a joué un rôle-clé dans le sauvetage de l’Irlande." ;

      –"C’est pourquoi ses hommes liges cachent cette filiation quand ils donnent une interview ou mènent une mission officielle (comme ce fut le cas de Monti qui s’est vu confier en 2010 une étude sur le marché unique européen par le président de la Commission, José Manuel Barroso).

      Mario Draghi affirme qu’étant entré en fonction en 2002, il n’a rien eu à voir avec le maquillage des comptes grecs orchestré deux ans plus tôt par la banque. Et il a démissionné en 2005, soit un an avant que Goldman Sachs ne revendre une partie du « swap » en question à la National Bank of Greece, la première banque commerciale du pays, dirigée par un ancien Goldmanien, Petros Christodoulos, aujourd’hui responsable de l’organisme gérant la dette grecque."

      #UE #Grèce #Italie #Goldman_Sachs #Conflits_d'intérêts #BCE

    • #Italie

      CADTM - Le bail-in : cadeau de Noël des banques italiennes et de l’Union Européenne, par Chiara Filoni
      http://cadtm.org/Le-bail-in-cadeau-de-Noel-des

      -"Le sauvetage rentre en effet dans la nouvelle procédure européenne de bail-in (“sauvetage interne”), déjà utilisée par l’Autriche cet été, opposé au bail-out (« sauvetage externe » comme on l’a connu jusqu’aujourd’hui en Europe), c’est-à-dire lorsque l’État intervient en recapitalisant la banque et en se portant garant d’éventuelles nouvelles pertes.
      Cette procédure a été introduite en juillet 2014 par l’Union européenne avec l’approbation d’une nouvelle directive, la Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD), (en français Directive sur le redressement des banques et la résolution de leurs défaillances |5|- un des piliers de la nouvelle Union bancaire - pour laquelle ce sont les actionnaires et les détenteurs d’obligations subordonnées |6| qui contribuent aux sauvetages bancaires (et non plus l’État, donc les citoyens). En réalité cet ordre représente juste une partie de la directive UE (la partie implémentée par l’Italie jusqu’à maintenant) qui, lorsqu’elle rentrera en vigueur de manière complète - c’est-à-dire en janvier 2016 – prévoira aussi la contribution des détenteurs des bonds ordinaires et des déposants avec des dépôts supérieurs à 100 000 euros." ;
      –"Le 28 novembre, Luigino d’Angelo, un pensionné de 68 ans se suicide dans sa maison à Civitavecchia (ville près de Rome). Il laisse juste un petit mot où il accuse les employés de sa banque (une des banques sauvées, Banca Etruria) de ne pas lui avoir permis de retirer 70 % de ses obligations subordonnées pour un montant total de 100 000 euros. Il avait perdu toute l’épargne d’une vie. Le 12 décembre, le quotidien La Repubblica publie une interview de Marcello Benedetti, ex-employé de la Banque Etruria de Civitavecchia, dans laquelle il admet avoir convaincu monsieur D’Angelo, d’investir toutes ses économies dans ce type d’obligations (plus risquées que les obligations ordinaires qu’il détenait auparavant) sous l’insistance de sa banque. |8|
      C’est à partir de ce moment que les journalistes commencent réellement à s’intéresser au cas des sauvetages bancaires.

      Luigino n’est en effet pas le seul à avoir perdu ses économies." ;
      –" Les quatre banques, qui font les gros titres des journaux, représentent aujourd’hui la partie visible de l’iceberg d’une gestion désinvolte du crédit.
      Nos quatre banques (mais la considération peut s’étendre à d’autres banques) se distinguaient par une gestion peu transparente, l’habitude du clientélisme, par des services rendus au secteur immobilier et la myopie ou la complicité des politiques à différents niveaux." ;
      –"Dans le Conseil d’administration de la Banque dell’Etruria figure la Ministre pour les réformes constitutionnelles et députée du Parti démocratique, Maria Elena Boschi. Un bon poste, hérité directement de sa figure paternelle, ex- membre du même CA et vice-président de la banque, accusé et condamné pour violations de normes sur la transparence dans la gestion de l’activité financière de sa banque et finalement expulsé du CA.
      Autant de bonnes raisons pour soupçonner Madame Boschi de conflit d’intérêt (est-ce qu’à nouveau c’est un hasard que sa propre banque a été sauvée ?) et exiger ces démissions. Toutefois, ni la Ministre, ni le Parlement- qui vient ces jours-ci de rejeter la motion de défiance contre la Ministre- n’y voient un problème." ;
      –"les employés des banques en difficulté payent pour un système bancaire malade et gangrené : dans les deux dernières années, suite aux « sauvetages bancaires » 1100 employés des banques en crise ont perdu leur poste de travail. |12|"

      #Sauvetages_bancaires #Italie #Autriche #UE #UE_Union_bancaire #Union_bancaire #Conflits_d'intérêts

      Italie : le sauvetage de quatre banques fait scandale, par ROMARIC GODIN
      http://www.latribune.fr/economie/union-europeenne/italie-le-sauvetage-de-quatre-banques-fait-scandale-536039.html

      "les auteurs de l’union bancaire ont manqué une occasion. En voulant éviter, à la demande de Berlin, toute vraie mutualisation des risques, on a fait prendre des risques politiques et économiques considérables aux Etats membres. Le résultat risque d’être que ces derniers vont tout faire pour contourner ce risque, quitte à avoir recours encore à l’argent public. L’exemple italien est donc déjà plein d’enseignements. D’autant que ce sauvetage bancaire commence à faire planer une menace sur l’ensemble du secteur. Pier Carlo Padoan a dû rassurer ce lundi en affirmant que le secteur financier italien « était grand et solide. » Mais en voyant les épargnants ruinés, ceux qui ont placé leur argent dans des structures similaires ne peuvent qu’avoir peur et penser à se retirer. Car tout le monde sait que le poids des créances douteuses est considérable sur les petites banques italiennes."

      #UE #Italie #UE_Italie #UE_Union_bancaire #Union_bancaire

      Union bancaire : le nouveau mécanisme de sauvetage des banques pose question, Par Christine Lejoux
      http://www.latribune.fr/entreprises-finance/banques-finance/banque/union-bancaire-le-nouveau-mecanisme-de-sauvetage-des-banques-pose-question

      -"Le mécanisme de résolution unique des crises bancaires, deuxième pilier de l’union bancaire européenne, entrera en vigueur le 1er janvier 2016. Le MRU prévoit de solliciter d’abord, en cas de faillite d’une banque, les actionnaires et les créanciers, plutôt que l’Etat. Un principe de renflouement interne dont les limites ont été mises en lumière par le récent sauvetage de quatre banques régionales italiennes." ;
      –"le premier pilier de l’union bancaire - le mécanisme de supervision unique (MSU) - est déjà à pied d’œuvre, la BCE (Banque centrale européenne) étant le gendarme des principales banques européennes depuis le 4 novembre 2014.

      Le troisième pilier - le fonds européen de garantie des dépôts bancaires - en est encore au stade de projet" ;
      –"le MRU repose sur le principe du « bail-in » (renflouement interne), par opposition au « bail-out » en vigueur durant la crise de 2008, qui faisait appel à l’argent public. Concrètement, dans le cadre du « bail-in », une banque européenne au bord de la faillite devra d’abord faire appel à ses actionnaires pour sortir de ce mauvais, ainsi qu’à ses créanciers obligataires et à ses déposants détenant plus de 100.000 euros dans ses livres, avant de se tourner éventuellement vers le fonds de résolution unique (FRU), abondé par le secteur bancaire européen. L’Etat n’intervenant, lui, qu’en tout dernier ressort, si nécessaire." ;
      " un gouvernement pourra être tenté de mobiliser de l’argent public pour amortir le choc subi par les actionnaires et les créanciers d’une banque en difficulté. Ce qui retisserait le lien pernicieux entre crises bancaires et crises des dettes souveraines, lien que l’union bancaire vise justement à briser. C’est dire si le principe du MRU peut poser question, à une dizaine de jours de son entrée en vigueur. Sauf pour la Commission européenne, convaincue que les déboires des épargnants italiens ne résultent pas des nouvelles modalités de résolution bancaire européennes, mais de leur méconnaissance des produits financiers qu’ils avaient achetés"

      #UE #Union_bancaire_européenne

    • L’Europe révèle comment les comptes de dépôt seront gelés lors de la prochaine crise | BusinessBourse
      http://www.businessbourse.com/2015/10/11/leurope-revele-comment-les-comptes-de-depot-seront-geles-lors-de-la-

      Au cours des 24 derniers mois, le Canada, Chypre, la Nouvelle-Zélande, les États-Unis, le Royaume-Uni, et maintenant l’Allemagne ont mis en œuvre toute la législation qui leur permettrait d’abord de geler et ensuite saisir les avoirs bancaires lors de la prochaine crise.