• Come la morsa monopolistica di #Amazon danneggia i venditori indipendenti europei

    Il colosso dell’ecommerce esercita un potere enorme anche sui piccoli rivenditori, giocando al tempo stesso da intermediario, fornitore di servizi e concorrente. Dalle sole commissioni fatte pagare nel 2022 agli attori indipendenti europei ha ricavato 23,5 miliardi di euro. Un report di Somo ne fotografa la posizione dominante oggi

    Amazon soffoca i venditori indipendenti europei costringendoli ad acquistare i suoi servizi a tariffe sempre più elevate e imponendo loro condizioni abusive. È la morsa del colosso ben descritta nel report “Amazon’s European chokehold” (https://www.somo.nl/amazons-european-chokehold/#printing-Amazon%26%238217%3Bs%20European%20chokehold) pubblicato a giugno da Somo, il Centro di ricerca olandese sulle multinazionali. “Amazon ha conquistato l’Europa. Dopo un’espansione durata 20 anni, intensificata durante la pandemia da Covid-19, il gigante statunitense è ora di gran lunga l’azienda di ecommerce dominante in Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna -si legge nel rapporto–. In questi Paesi l’azienda è il principale approdo per gli acquirenti online. E questo l’ha resa quasi indispensabile per i venditori indipendenti che desiderano distribuire i propri prodotti in Rete”.

    I ricercatori di Somo hanno analizzato la complessa struttura di Amazon in Europa, tracciando l’andamento dei prezzi dei prodotti venduti sulla piattaforma ed esaminando la “giurisprudenza” delle autorità europee chiamati a regolare la concorrenza. Dal lavoro di analisi è emerso che Amazon nel 2022 ha incassato 23,5 miliardi di euro solo in commissioni di servizio, cifra triplicata rispetto al 2017 (7,6 miliardi di euro). Le commissioni includono l’inserimento negli elenchi della piattaforma, i costi di consegna e di assistenza.

    “Amazon sostiene che questo aumento sia dovuto al maggior volume di vendite. L’azienda, però, si rifiuta di fornire dati concreti ma ha affermato che nei due anni precedenti al 2021 il numero di prodotti venduti da negozi indipendenti sarebbe aumentato del 65% -continuano i ricercatori-. Tuttavia si tratta di una percentuale nettamente inferiore all’incremento dei ricavi che Amazon ha ottenuto dalle inserzioni e dalla logistica dei venditori. L’aumento degli acquisti non spiega quindi l’intero valore dei ricavi che è dovuto anche a un’impennata delle tariffe”.

    La situazione evolve ulteriormente se si considerano i ricavi pubblicitari. Nel 2021 le entrate dalle inserzioni da venditori indipendenti europei sono state pari a 2,75 miliardi di euro. Dal 2017 i guadagni da inserzioni della piattaforma in Europa sono aumentati di 17 volte. Per un totale, indipendenti e non, di 24,95 miliardi di euro nel corso del 2021. Di conseguenza il “Marketplace” della piattaforma è talmente grande che se dovesse essere scorporato dall’azienda madre diventerebbe immediatamente la terza azienda tecnologica per profitti in Europa.

    “Servizi come la consegna e la pubblicità sono teoricamente opzionali. Tuttavia Amazon ha usato il suo potere per renderli quasi indispensabili, sostenendo la loro importanza per il raggiungimento di visibilità e vendite -è il risultato della ricerca di Somo-. Negli ultimi anni la piattaforma ha mantenuto alte le tariffe (nel caso delle inserzioni) o le ha aumentate (ad esempio, per la consegna e il magazzino). L’analisi dei prezzi di consegna e stoccaggio dal 2017 al 2023 in Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Spagna mostra che Amazon ha aumentato continuamente i costi di questi servizi”. Entrando nel dettaglio, tra il 2017 e il 2023 le tariffe sono aumentate da un minimo del 50% in Spagna e Germania fino al 98% in Italia e al 115% in Francia.

    L’aumento delle tariffe per i servizi di consegna e stoccaggio e dei costi pubblicitari ha fatto sì che crescesse anche la quota di Amazon sul venduto dei “clienti”. Secondo una ricerca di Marketplace Pulse, azienda specializzata in analisi dell’ecommerce, il gigante statunitense tratterrebbe in media il 50% sul venduto. Una quota che è aumentata del 10% negli ultimi cinque anni. “Queste tariffe stanno schiacciando i venditori che, tolte le spese di inserzione, consegna e pubblicità, hanno margini molto ristretti per pagare la merce venduta, i dipendenti e tutti gli altri costi generali. Qualcosa inevitabilmente deve cedere: o i venditori cessano l’attività a causa della diminuzione dei margini oppure aumentano i prezzi, contribuendo potenzialmente a creare tendenze inflazionistiche in tutto il mercato”, è l’allarme di Somo.

    Le autorità regolatorie della concorrenza e del mercato di Europa e Regno Unito stanno indagando sull’azienda per verificare un possibile abuso di posizione dominante. Secondo Somo le indagini effettuate in Italia e nell’Unione europea avrebbero dimostrato come Amazon abbia usato i dati ottenuti dai venditori per competere con gli stessi, costringendoli di conseguenza ad acquistare i servizi offerti dalla piattaforma per rimanere competitivi. A prezzi, come detto, sempre più elevati.

    Secondo Somo l’origine del potere monopolistico di Amazon sarebbe di natura strutturale e difficile da comprendere senza analizzare il suo modello di business. Nata come piattaforma per la vendita di libri online, ha in seguito ampliato la varietà di prodotti che distribuiva e aperto anche a venditori terzi.

    Il passo successivo è stato quello di fornire ai rivenditori attivi sulla piattaforma dei servizi aggiuntivi, che comprendono appunto logistica e pubblicità. Allo stesso tempo ha iniziato a vendere i propri prodotti. In questo processo Amazon ha assunto tre ruoli diversi e in potenziale conflitto di interessi. Agisce infatti come intermediario sul mercato, stabilendone regole e determinandone i prezzi, come venditore, in concorrenza con coloro che utilizzano la piattaforma per distribuire i propri prodotti, e come fornitore di servizi per la vendita online.

    “Nonostante l’accresciuto controllo da parte delle autorità garanti della concorrenza in tutta l’Ue, non è stato ancora affrontato il conflitto di interessi che è alla base del potere monopolistico e della ricchezza di Amazon -conclude Somo-. Le autorità per la concorrenza e i responsabili politici europei devono regolamentare rigorosamente l’azienda come un servizio di pubblica utilità, oppure suddividere le sue diverse attività per evitare conflitti di interesse tra il suo ruolo di intermediario della piattaforma, venditore e fornitore di servizi”.
    Da segnalare infine che Somo ha aperto una specie di “canale” di comunicazione con i rivenditori su Amazon per raccogliere segnalazioni, istanze, richieste di aiuto. “Vorremmo conoscere la vostra esperienza di utilizzo della piattaforma e raccogliere ulteriori dati sul trattamento riservato da Amazon ai venditori. Contattateci in modo privato e sicuro tramite Publeaks o via mail criptata all’indirizzo margaridarsilva@protonmail.com“. Un modo per uscire dalla morsa.

    https://altreconomia.it/come-la-morsa-monopolistica-di-amazon-danneggia-i-venditori-indipendent
    #économie #monopole #multinationales #commerce_en_ligne #Marketplace #publicité

    • Amazon’s European chokehold

      Independent sellers and the economy under Amazon’s monopoly power

      This research reveals the immense market power of Amazon in Europe and the revenue it derives from it. In most of Europe’s biggest economies, Amazon is the main route for independent businesses to access online shoppers. Amazon’s dominance allows the company to get away with extractive and exploitative treatment of sellers on its platform.

      By analysing Amazon’s corporate structure in Europe, its financial reports, and the findings of competition investigations, SOMO found that:

      – In 2022, Amazon raked in €23.5 billion in listing and logistics fees from independent sellers in Europe. This was more than triple the €7.6 billion in 2017.
      – To this, Amazon added an estimated €2.75 billion in advertising revenue from independent sellers in 2021. Since 2017, Amazon’s overall European advertising revenue has grown 17-fold.
      - Altogether, in 2021 Amazon’s revenue from European sellers amounted to €24.95 billion. Amazon’s European marketplace is so large, if it were spun off into a separate company, the new firm would immediately become Europe’s third-biggest tech company by revenue.
      - In this period, Amazon has also continuously increased the price of logistics services. The increases varied, but they could be as high as more than double in some categories.

      Dominant platform

      “For the past 20 years, Amazon has been expanding its monopolistic hold over online shopping in Europe. It is now so dominant that independent retailers who wish to sell online cannot avoid it. Sellers are locked into the platform and are essentially a captive clientele, making them a profitable source of monopoly rent”, says Margarida Silva, researcher at SOMO.

      Amazon argues that the increase in fee revenue results from more sales. However, the numbers the company provides show a slower rise in sales than the increase in the fees that Amazon charged from sellers. Higher sales are only part of the story. In this period, prices for services such as logistics (Fulfillment by Amazon) have been constantly raised, and advertising was made essential to achieve visibility and sales.
      Under investigation

      Competition authorities across Europe, including in Italy, the EU and the UK, have started probing the company for abuses of its dominance. The EU and Italian investigations show the company used sellers’ data to compete against them and pushed them into buying logistics services. A similar investigation is ongoing in the UK.

      In Germany, Amazon has long been the focus of the Bundeskartellamt. Already in 2013, the agency forced the company to remove price parity clauses from its contracts with sellers. It is again investigating whether the company is reproducing the price parity policy via its automated tools.
      Monopoly power

      Despite increased scrutiny from competition authorities across the EU, the conflict of interests that lies at the root of Amazon’s monopoly power and wealth has not been addressed.

      European competition authorities and policy-makers must either strictly regulate Amazon as a public utility or break up its different businesses to prevent conflicts of interest between its role as a platform intermediary, seller, and service provider.

      “To achieve a fair digital transition, European regulators need to break up the excessive market power wielded by corporations like Amazon. Europe needs to sharpen its antitrust tools, revive structural solutions and put them to work”, says Margarida Silva.

      https://www.somo.nl/amazons-european-chokehold/#printing-Amazon%26%238217%3Bs%20European%20chokehold

      #rapport

  • Déjà, le coup du scanner biométrique de l’US army sur eBay (cadeau de Noël recyclé ?), là j’avoue que même dans une série à deux balles j’aurais du mal à y croire mais en plus le truc n’est même pas nettoyé.

    https://www.zdnet.fr/actualites/des-scans-militaires-sur-ebay-et-des-donnees-biometriques-dans-la-nature-39951

    Technologie : Un dispositif de scan biométrique de l’armée américaine vendu pour 68 dollars à un chercheur allemand sur eBay révèle des informations surprenantes.

    Un scanner biométrique de l’armée américaine mis en vente sur eBay s’est retrouvé entre les mains d’un chercheur en sécurité allemand.

    Le New York Times rapporte que Matthias Marx, membre du Chas Computer Club, s’est procuré ce dispositif de capture biométrique portatif pour la modique somme de 68 dollars sur le site de vente en ligne. Quelle ne fut pas sa surprise quand le chercheur allemand en sécurité a découvert qu’il contenait les empreintes digitales et les scans de l’iris de 2 632 personnes originaires d’Afghanistan et d’Irak, parmi lesquels des terroristes et des criminels recherchés.

    Des empreintes digitales, des scans d’iris, des noms et des photos non chiffrés ont été retrouvés sur la carte mémoire de l’appareil. L’appareil militaire, construit par le Pentagone, a été utilisé à des fins d’identification. Il aurait été utilisé pour la dernière fois en 2012 en Afghanistan, peut-on lire dans les colonnes du New York Times.

    Failles de sécurité

    Cette machine, le Secure Electronic Enrollment Kit (ou Seek II), possède un lecteur d’empreinte de pouce ainsi qu’un écran et un clavier miniatures.

    Au moment de sa découverte, le chercheur allemand a tenté de réaliser un scan sur lui-même. Une fois ses données biométriques récoltées, un message est apparu lui demandant de se connecter à un serveur du commandement des opérations spéciales américaines afin de télécharger les nouvelles données.

    Un porte-parole du ministère de la Défense américain a indiqué au New York Times que « le ministère demande que tous les appareils dont on pense qu’ils contiennent des informations personnelles identifiables soient renvoyés pour une analyse plus approfondie ». Le chercheur n’a quant à lui pas dévoilé publiquement les informations récupérées sur l’appareil pour ne pas mettre en danger les personnes concernées.

    L’association de hackers Chaos Computer Club, dont fait partie Matthias Marx, s’est procuré au total six dispositifs de capture biométrique sur eBay, dans le but de repérer d’éventuelles failles de sécurité.

    #données_biométriques #technologies_militaires #commerce_en_ligne

  • La Chine continue de resserrer son étau sur les géants de la tech
    https://www.lemonde.fr/economie/article/2021/09/14/pekin-continue-de-resserrer-son-etau-contre-les-geants-de-la-tech_6094582_32

    Gestion des données privées, concurrence, conditions de travail… Pékin met au pas l’ensemble des plates-formes numériques.

    Les applications sur smartphone des géants du #commerce_en_ligne chinois sont bien pratiques. En quelques clics, vous pouvez commander le bien dont vous rêvez et obtenir un crédit pour l’acquérir. Cela ne devrait pas durer. Selon le Financial Times du lundi 13 septembre, Pékin va obliger les e-commerçants à scinder leurs applications : une pour les achats, une pour les activités de crédit.

    Une décision dans la droite ligne de la stratégie mise en œuvre depuis décembre 2020 visant à les contraindre de cesser d’être à la fois commerçants, banquiers, intermédiaires financiers et évaluateurs de risques de crédit, le tout sans avoir à respecter les ratios prudentiels imposés aux banques traditionnelles. A l’avenir, les demandes de prêts déposées auprès d’Ant, la filiale financière d’Alibaba, devront être traitées par une société spécifique dont l’Etat sera actionnaire. Une nationalisation partielle qui devrait faire jurisprudence. Plus question de laisser à quelques conglomérats high-tech le monopole du crédit à la consommation.

    Jusqu’à la crise financière de 2008, la Chine était convaincue que les Etats-Unis et l’Union européenne disposaient d’une régulation financière efficace. Le scandale des subprimes et la faillite de la banque Lehman Brothers l’ont fait changer d’avis. Dès 2010, Pékin met en place un embryon de régulation. En 2015, un krach boursier ramène le sujet sur le devant de la scène, d’autant plus que, la même année, les éternels rivaux Tencent et Alibaba créent leur propre banque en ligne et que la fintech part à l’assaut du système bancaire public.

    Une nécessité à la fois économique et sociale

    Comme le rappelle Viviana Zhu, dans une note de l’Institut Montaigne, c’est en 2017 que Xi Jinping presse les régulateurs d’« oser » accomplir leur mission. « L’incapacité à rapidement faire face à des risques est un manquement à ses devoirs », les met-il en garde. Les attaques de l’administration américaine contre Huawei et ZTE ont sans doute donné un répit aux géants de la tech chinoise. Mais, à un an du 20e congrès du Parti communiste, à l’automne 2022, Xi Jinping semble convaincu que la mise au pas d’Alibaba, Tencent, JD. com, Meituan, Pinduoduo et autres est une nécessité à la fois économique et sociale.

    Outre la régulation financière, le pouvoir politique s’attaque en effet à d’autres caractéristiques du secteur auxquelles l’opinion publique est sensible : la concurrence entre les plates-formes, la collecte des données et les conditions de #travail des employés. Le 10 septembre, les pouvoirs publics ont convoqué les dix grandes entreprises de livraison à domicile et les sociétés de taxi, leur enjoignant de signer des contrats écrits avec leur personnel, d’améliorer les revenus offerts et de prévoir des temps de pause. L’enjeu est majeur. Selon un rapport de l’Organisation internationale du travail paru à l’automne 2020, 78 millions de personnes, soit environ 10 % de la population active, sont employées dans le commerce en ligne et les plates-formes de livraison. Mais une infime minorité de ces 78 millions – 8 % seulement – bénéficient d’un réel contrat de travail.

    Par ailleurs, les géants du commerce en ligne ont été de nouveau priés, lundi 13 septembre, par le ministère de l’industrie et des technologies de l’information, de ne plus bloquer les moyens de paiement de leurs concurrents. Une pratique régulièrement dénoncée par les consommateurs. En avril, Alibaba avait été contraint de verser une amende de 2,3 milliards d’euros pour ses pratiques anticoncurrentielles, empêchant certains commerçants de mettre leurs produits en vente sur plusieurs plates-formes. Quelques jours plus tard, 34 e-commerçants avaient été rappelés à l’ordre par les autorités de la concurrence.

    Les données, atouts « stratégiques de la nation »

    Dans le même ordre d’idée, le gouvernement a publié, en août, une loi qualifiant les données d’atouts « stratégiques de la nation ». Jugeant que les informations concernant les Chinois doivent rester dans l’empire du Milieu, le gouvernement entend limiter les introductions en Bourse des entreprises nationales à l’étranger, lorsque les autorités du pays veulent également avoir un droit de regard sur ces données, ce qui est le cas des Etats-Unis. Pour s’être introduit au Nasdaq fin juin, en croyant pouvoir se dispenser d’obtenir le feu vert des autorités chinoises, Didi, le « Uber chinois », a, quarante-huit heures plus tard, été interdit de recruter de nouveaux clients en Chine. Message reçu cinq sur cinq : deux autres sociétés, l’application de fret Full Truck Alliance et la société de recrutement en ligne Kanzhun ont renoncé à se faire coter aux Etats-Unis.

    Allant encore plus loin, la ville de Tianjin (environ 10 millions d’habitants) a ordonné à ses entreprises publiques de stocker leurs données dans un cloud public et de ne plus travailler avec les géants privés comme Alibaba ou Tencent. Ceux-ci ne sont pas les seuls dans le collimateur du Parti communiste. Cet été, le secteur de l’éducation privée en ligne a été prié de rejoindre le secteur associatif. Et dans le domaine des jeux vidéo, les mineurs ne peuvent plus se connecter que trois heures par semaine, les sociétés devant auparavant vérifier l’identité et l’âge des utilisateurs. Enfin, une réécriture « positive » de certains algorithmes doit mettre moins en valeur les « contenus pernicieux ».

    Autant de mesures jugées « liberticides » par certains, mais que d’autres, comme le sinologue François Godement de l’Institut Montaigne, pourtant peu suspect de complaisance envers Pékin, estime « correspondre à ce que l’on pourrait attendre de gouvernements sociaux-démocrates ».

    #capitalisme_de_plateforme

  • Bouc-Bel-Air : les “gilets jaunes” sont venus soutenir les salariés d’Amazon en grève

    Il y a actuellement 60.000 colis en attente dans cet entrepôt. Ironie de cette histoire, Amazon vend aussi des « gilets jaunes » et comme rien n’arrête ce géant du commerce en ligne, le prix du « gilets jaunes » vendu sur Amazon a augmenté de 22% entre le 1er et le 30 novembre.

    https://france3-regions.francetvinfo.fr/provence-alpes-cote-d-azur/bouches-du-rhone/aix-en-provence/bouc-bel-air-gilets-jaunes-sont-venus-soutenir-salaries

    #giletsjaunes #gilets_jaunes #amazon #grève #commerce_en_ligne #GAFA

    déniché par @colporteur sur Twitter et republié par Albertine sur FB....

  • Snapshot of the OpenBazaar ecosystem at the beginning
    https://blog.openbazaar.org/snapshot-of-the-openbazaar-ecosystem-at-the-beginning

    I asked a set of questions to a few vendors on the network, as well as some developers who are building services on top of OpenBazaar.

    Tour d’horizon des motivations des early adopters d’OpenBazaar.

    #Biens_et_services_marchands #Bitcoin #Blockchain #Commerce_en_ligne #Commerce_électronique #Internet #OpenBazaar #Pair_à_pair #Économie #Économie_collaborative

  • Les agents conversationnels automatiques
    https://www.futuribles.com/base/article/les-agents-conversationnels-automatiques

    Depuis quelques années, les agents conversationnels, ces interfaces homme-machine capables de dialoguer avec des utilisateurs, deviennent courants.

    [...]

    Un des domaines prometteurs pour l’utilisation des ACA est la médecine où leur usage participe d’une perspective plus vaste de robotisation. Les progrès dans la conception de robots d’assistance et d’interfaces homme-machine permettent d’envisager le développement de « robots sociaux » (social assistive robots) dont un des éléments est l’ACA.

    [...]

    L’utilisation des ACA est encouragée pour plusieurs raisons. Ils permettent une reproductibilité stricte des entretiens cliniques, ce qui peut constituer une amélioration des capacités de diagnostic. Ils sont également considérés comme un moyen de faire face à une pression budgétaire croissante, en particulier en facilitant le dépistage précoce de maladies neurologiques et mentales, et d’éviter des complications lourdes et coûteuses. Ils s’insèrent enfin dans le champ en développement de la simulation en santé.

    #Agents_conversationnels_automatiques #Automatisation #Commerce_en_ligne #Humanoïde #Interface_homme_machine #Logiciel #Numérique #Robotisation #Santé #Travail

  • How the FBI just made the world a more dangerous place by shutting down Silkroad 2.0 and a bunch of online drug markets
    http://www.washingtonpost.com/blogs/wonkblog/wp/2014/11/06/how-the-fbi-just-made-the-world-a-more-dangerous-place-by-shutting-d

    But as Conor Friedersdorf noted at the Atlantic last year, there’s a strong argument to be made that shutting down darknet sites makes the world more dangerous overall. For starters, the emphasis on quality means that darknet purchasers are getting purer, safer product than they would otherwise. This would lead to lower harm and loss of life due to ingesting adulterated drugs.

    More to the point, if you’re buying drugs online you’re not supporting local drug dealers and the crime and violence that typically accompany open air drug markets, particularly in inner cities. By cutting those sellers out of the equation, you’re seeing a net reduction in violence overall.

    Position iconoclaste mais force est de reconnaitre qu’ils ont pas tord…

    C’est incroyable comme le numérique arrive encore une fois à “disrupter” une économie si puissante, établie et surtout si complexe.

    via @erratic

    #Commerce_en_ligne #Criminalité #Darknet #Drogue #Federal_Bureau_of_Investigation #Silk_Road_2.0 #Économie_souterraine #États-Unis