• #Chine : le drame ouïghour

    La politique que mène la Chine au Xinjiang à l’égard de la population ouïghoure peut être considérée comme un #génocide : plus d’un million de personnes internées arbitrairement, travail forcé, tortures, stérilisations forcées, « rééducation » culturelle des enfants comme des adultes…
    Quel est le veritable objectif du parti communiste chinois ?

     
    http://www.film-documentaire.fr/4DACTION/w_fiche_film/64324

    #Ouïghours #Xinjiang #camps_d'internement #torture #stérilisation_forcée #camps_de_concentration #persécution #crimes_contre_l'humanité #silence #matières_premières #assimilation #islam #islamophobie #internement #gaz #coton #charbon #route_de_la_soie #pétrole #Xi_Jinping #séparatisme #extrémisme #terrorisme #Kunming #peur #état_policier #répression #rééducation #Radio_Free_Asia #disparition #emprisonnement_de_masse #images_satellites #droits_humains #zone_de_non-droit #propagande #torture_psychique #lavage_de_cerveau #faim #Xinjiang_papers #surveillance #surveillance_de_masse #biométrie #vidéo-surveillance #politique_de_prévention #surveillance_d'Etat #identité #nationalisme #minorités #destruction #génocide_culturel #Ilham_Tohti #manuels_d'école #langue #patriotisme #contrôle_démographique #contrôle_de_la_natalité #politique_de_l'enfant_unique #travail_forcé #multinationales #déplacements_forcés #économie #colonisation #Turkestan_oriental #autonomie #Mao_Zedong #révolution_culturelle #assimilation_forcée #Chen_Quanguo #cour_pénale_internationale (#CPI) #sanctions

    #film #film_documentaire #documentaire

  • #Sulla_loro_pelle”, l’inchiesta sui CPR che ha vinto il Premio Morrione
    Un documentario di #Marika_Ikonomu#Alessandro_Leone#Simone_Manda

    Ha vinto l’undicesima edizione del Premio Roberto Morrione per il giornalismo investigativo, l’inchiesta “Sulla loro pelle” di Marika Ikonomu, Alessandro Leone, Simone Manda (tutor Sacha Biazzo di Fanpage.it) che ha investigato l’opacità della gestione privata dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio e le ripercussioni sui diritti basilari delle persone migranti.

    «L’inchiesta “Sulla loro pelle” dà voce agli ultimi con equilibrio e forza narrativa attraverso immagini e testimonianze, con maturità professionale e attenzione al linguaggio visivo e narrativo. Un lavoro toccante, di attualità, sempre più necessario, che tiene accesa l’attenzione su un tema, quello dei Centri di Permanenza per i Rimpatri, veri e propri luoghi di detenzione di cui si parla sempre troppo poco» sono le motivazioni della giuria.

    I Cpr sono appunto luoghi di detenzione amministrativa destinati al rimpatrio delle persone migranti. Anche se non sono ufficialmente delle carceri, le condizioni di vita e le morti avvenute al loro interno hanno portato società civile e associazioni a denunciare ripetutamente violazioni dei diritti umani. Sulla loro pelle affronta le problematiche di questo sistema: dai rapporti tra i privati gestori e le prefetture, a chi dentro quelle strutture ha perso la propria vita, dando voce al racconto di lavoratori e reclusi.

    https://www.meltingpot.org/2022/11/sulla-loro-pelle-linchiesta-sui-cpr-che-ha-vinto-il-premio-morrione

    https://www.youtube.com/watch?v=hb5XBVFUzDY


    #film #film_documentaire #documentaire #CPR #rétention #détention_administrative #Italie #asile #migrations #réfugiés #déboutés #sans-papiers

  • Oltre 40 milioni di euro per nuovi Cpr. Il governo investe su un modello fallimentare

    Nei prossimi tre anni l’esecutivo vuole ampliare la rete dei Centri di permanenza per il rimpatrio. Lo ha previsto nella manovra finanziaria presentata in Parlamento. Un investimento senza precedenti che ignora volutamente le condizioni di vita e il rispetto dei diritti fondamentali di chi è costretto al “trattenimento”

    Più di 42,5 milioni di euro nei prossimi tre anni assegnati al ministero dell’Interno per “l’ampliamento della rete dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr)”. È scritto nella manovra finanziaria 2023 varata il 21 novembre dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, e sottoposta al dibattito parlamentare con tempistiche contingentate. L’obiettivo annunciato è quello di assicurare “la più efficace esecuzione dei decreti di espulsioni dello straniero”. “È l’antica tecnica della diversione dell’attenzione perché l’imbuto sta sempre negli accordi con i Paesi di origine -spiega l’avvocato Maurizio Veglio, socio dell’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione-. Se il rapporto tra numero di persone trattenute e rimpatriate è sempre lo stesso, cioè il 50%, è il pericolo di episodi di violenza o gesti anticonservativi a rischiare un aumento esponenziale: nuovi Cpr significano nuovi rischi per la salute di chi è trattenuto”.

    L’aumento della capienza dei Cpr sembra essere l’obiettivo primario. Sono due le voci di spesa imputate al ministero. Da un lato oltre 36,5 milioni di euro destinati alla “costruzione, acquisizione, completamento, adeguamento e ristrutturazione di immobili” destinati a centri di trattenimento di accoglienza; dall’altro circa sette milioni per le spese relative “all’attivazione, locazione e gestione dei Cpr”. La progressione dei finanziamenti è scalare e l’aumento più consistente avverrà nel 2025 con 16 milioni destinati alla costruzione e più di quattro per la seconda voce. “In questo momento non è agevole comprendere come verranno utilizzati questi fondi -riflette Veglio-. La qualità dei servizi essenziali all’interno dei centri (sanità, assistenza psicologica, mediazione linguistica, informazione legale) è del tutto inadeguata ma dubito che il denaro verrà impiegato per potenziare queste voci”. 

    Manovra alla mano, la “gestione” dei Cpr è già inserita nella seconda voce con un portafoglio cinque volte più magro rispetto al finanziamento per la costruzione dei centri. Già nel febbraio 2017, con il via libera del Consiglio dei ministri al cosiddetto decreto Minniti, l’allora ministro dell’Interno aveva dichiarato che i “nuovi” Cpr (ex Cie) sarebbero stati costruiti uno per Regione per un totale di 1.600 posti. “La decisione di stanziare nuovi fondi per il sistema della detenzione, allo scopo presumibile di ampliare la capienza, in assenza di qualunque intervento di contenimento dei danni rischia di innescare ennesime situazioni estreme, come l’epidemia di tentati suicidi registrata a Torino nello scorso autunno”, aggiunge Veglio. Finanziamenti quindi che non tengono conto del fallimento del “modello” Cpr. Finanziamenti quindi che non tengono conto del fallimento del “modello” Cpr. 

    I dati su quelli attualmente in funzione sono eclatanti. Nel 2021 sono transitati all’interno dei dieci centri attivi in Italia poco più di 5mila persone ma ne sono state espulse meno del 50% (2.519). Un dato che secondo la relazione del Garante nazionale delle persone private della libertà personale è rimasto costante nel corso degli anni nel 2019 il 48,3%, nel 2020 il 50,9%. Il tema resta quello degli accordi con i Paesi di origine e i costi effettivi di rimpatrio, Ma non solo. Il caso della Tunisia, come raccontato su Altreconomia, sembra “funzionare” in termini di voli charter che partono alla volta di Tunisi ma non garantisce il rispetto dei diritti delle persone trattenute. I Cpr sono dei “buchi neri”, come titola la Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) in un report dedicato al tema, o dei luoghi in cui “le persone camminano sull’orlo di un burrone” secondo il “terribile” documento pubblicato dall’Asgi dove vengono raccontate sette storie di ordinaria ferocia al Cpr di Torino. E le morti di chi vive l’esperienza del trattenimento sono numerose: il suicidio di Moussa Balde, giovane originario della Guinea morto nel maggio 2021, ha spinto la Procura di Torino ad aprire un’indagine, che è ancora in corso, sul funzionamento del Centro per il rimpatrio del capoluogo piemontese (a cui è “dedicata” una puntata del podcast Limbo).

    La Cild, commentando la proposta del governo, sottolinea come i Cpr non siano un “male necessario”. “Esistono alternative possibili, come il case management -spiegano- con la presa in carico individuale delle singole persone che, oltre a essere infinitamente più economiche, offrono risultati maggiormente apprezzabili nel garantire percorsi di integrazione nelle comunità” anche perché il trattenimento nei Centri avviene “in assenza di ordinamento o un regolamento, a differenza di quanto avviene ad esempio per il carcere, e l’esercizio dei diritti delle persone trattenute è difficoltoso e incerto”. Dal diritto alla salute all’assistenza legale, passando per la possibilità di avere contatti con l’esterno. Temi strettamente connessi anche ai capitolati d’appalto per la gestione di questi Centri a cui accennava anche l’avvocato Veglio. I centri, infatti, sono gestiti da enti privati e i trattenuti diventano oggetti di un business milionario. Almeno 43 milioni per la gestione di dieci centri sono stati spesi nel 2021.

    “In nome della massimizzazione del profitto, questi enti comprimono ancora di più i servizi che dovrebbero essere offerti alle persone recluse che non hanno commesso alcun reato”, sottolinea la Cild. “Spesso quando si parla di Cpr -sottolinea Emilio Caja, uno dei curatori del libro ‘Corpi reclusi in attesa di espulsione’ pubblicato per Edizioni SEB27 all’inizio del 2022- si dipinge questi luoghi come qualcosa di ‘eccezionale’ in cui quando qualcuno muore sembra un evento eccezionale. Non è così, la gestione dei Centri si inserisce perfettamente nelle dinamiche economiche dell’economia contemporanea”. Caja fa riferimento agli enti gestori che vincono i bandi pubblicati dalle prefetture. “L’Ors Italia, ad esempio, presente a Macomer prima e oggi ente a cui è appaltata la gestione del Brunelleschi di Torino è una multinazionale con sede nel Regno Unito e varie articolazioni in tutta Europa. Sono dinamiche economiche classiche del nostro tempo: finanziarizzazione, diversificazione del portfolio, esternalizzazione dei servizi”. Con gravi conseguenze sulla salute e l’esercizio dei diritti delle persone che il governo sembra volutamente ignorare.

    https://altreconomia.it/oltre-40-milioni-di-euro-per-nuovi-cpr-il-governo-investe-su-un-modello
    #CPR #rétention #détention_administrative #cra #Italie #sans-papiers #déboutés #migrations #asile #réfugiés #financement #budget #efficacité #Ors_Italia #privatisation #ors

  • Al Jazeera takes the killing of Shireen Abu Akleh to the ICC | Israel-Palestine conflict News
    By Annette Ekin | Published On 6 Dec 2022| Al Jazeera
    https://www.aljazeera.com/news/2022/12/6/al-jazeera-takes-the-killing-of-shireen-abu-akleh-to-the-icc

    The Hague, the Netherlands – Al Jazeera Media Network has submitted a formal request to the International Criminal Court (ICC) to investigate and prosecute those responsible for killing veteran Palestinian-American journalist Shireen Abu Akleh.

    Abu Akleh, a television correspondent with Al Jazeera for 25 years, was killed by Israeli forces on May 11 as she was covering an Israeli military raid on a refugee camp in Jenin in the northern occupied West Bank. (...)

    #CPI #Shireen_Abu_Akleh

  • Une ONG allemande dépose une plainte contre des dirigeants européens pour #crimes_contre_l'humanité envers des migrants

    Le Centre européen pour les droits constitutionnels et humains a annoncé, mercredi, avoir déposé une plainte pour crimes contre l’humanité contre des dirigeants européens devant la Cour pénale internationale. L’ONG les accuse d’avoir collaboré avec la Libye pour l’interception de migrants en mer malgré les risques de sévices que les exilés encourent dans le pays.

    Le #Centre_européen_pour_les_droits constitutionnels_et_humains (#ECCHR) a déposé une plainte pour crimes contre l’humanité devant la #Cour_pénale_internationale (#CPI) visant plusieurs responsables européens, a annoncé, mercredi 30 novembre, cette ONG allemande, soutenue par l’ONG, Sea-Watch.

    Parmi les personnes visées par la plainte figurent l’ancien ministre de l’Intérieur italien #Matteo_Salvini, les ancien et actuel Premiers ministres maltais #Robert_Abela et #Joseph_Muscat, ou encore l’ancienne cheffe de la diplomatie européenne, #Federica_Mogherini.

    L’ECCHR estime que la politique européenne de soutien aux #garde-côtes_libyens chargés d’intercepter les exilés en #Méditerranée puis de les ramener en #Libye a rendu ces personnalités indirectement responsables des #violences et #exactions subies par les migrants dans le pays. Les exilés, qui sont interceptés en mer par les garde-côtes libyens, sont systématiquement envoyés dans des centres de détention, où ils subissent des violences physiques et sexuelles, des privations de nourriture et de la #torture.

    « Bien qu’ils aient eu connaissance de ces crimes, des fonctionnaires des agences de l’UE ainsi que de l’Italie et de Malte ont renforcé leur collaboration avec la Libye pour empêcher les réfugiés et les migrants de fuir la Libye par la mer », souligne l’ECCHR dans son communiqué, publié mercredi 30 novembre. « Ce soutien et cette #collaboration tendent à démontrer le rôle décisif que jouent les #hauts_fonctionnaires de l’UE dans la privation de liberté des migrants et des réfugiés fuyant la Libye », ajoute l’ONG.

    Enquête sur les faits de #collaboration

    L’ECCHR et #Sea-Watch appellent la CPI à enquêter sur ces faits de collaboration entre acteurs européens et libyens et à traduire en justice les responsables. Les deux ONG réclament également la fin du financement des programmes d’externalisation des frontières européennes qui s’appuient, entre autres, sur le soutien et la formation des garde-côtes libyens. Elles demandent enfin la création d’un programme civil de recherche et sauvetage européen qui serait financé par les États membres de l’Union européenne (UE).

    Environ 100 000 migrants ont été interceptés au large des côtes libyennes et renvoyés dans le pays depuis 2017, date de la signature d’un accord entre la Libye et l’Italie pour lutter contre l’immigration illégale. Outre l’Italie, l’UE a versé depuis 2015 plus de 500 millions d’euros au gouvernement de Tripoli pour l’aider à freiner les départs de migrants vers l’Europe.

    Malgré les preuves de plus en plus nombreuses des cas de maltraitance envers des migrants en Libye, l’UE n’a pas cessé son aide financière au pays. Pire, l’Union a elle-même reconnu dans un rapport confidentiel remis en début d’année que les autorités libyennes ont eu recours à un « usage excessif de la force » envers les migrants et que certaines interceptions en Méditerranée ont été menées à l’encontre de la règlementation internationale.

    En 2021, Amnesty international a accusé l’UE de « complicité » dans les atrocités commises sur le sol libyen à l’encontre des exilés. L’ONG, comme le fait l’ONU, exhorte régulièrement les États membres à « suspendre leur coopération sur les migrations et les contrôles des frontières avec la Libye ». En vain.

    https://www.infomigrants.net/fr/post/45141/une-ong-allemande-depose-une-plainte-contre-des-dirigeants-europeens-p

    #migrations #asile #réfugiés #justice #plainte #responsabilité #complicité #décès #mourir_en_mer #morts_en_mer

    –—

    juin 2019 :
    ICC submission calls for prosecution of EU over migrant deaths
    https://seenthis.net/messages/785050

  • Luigi, le premier, est parti...

    Cette exposition inédite, produite par Le Cpa autour du #film_d’animation #Interdit_aux_chiens_et_aux_Italiens_ , retrace sur près d’un siècle l’histoire sociale des Italiens ayant quitté leur pays pour s’installer en France. Portée par un récit familial, elle met en lumière les difficultés rencontrées pour reconstruire un foyer en #exil et questionne la transmission de cette #mémoire.

    Histoires et mémoires d’Italiens en migration

    En l’espace d’un siècle, quelque 25 millions d’Italiens ont quitté la péninsule pour s’établir en Europe, en Amérique ou en Australie. Essaimant aux quatre coins du monde, ils ont emporté avec eux la culture de leur pays, leurs rêves et leurs espoirs, leur volonté de réussir sur une terre nouvelle. S’appuyant sur l’œuvre de fiction d’#Alain_Ughetto, _Interdit aux chiens et aux Italiens et sur de nombreuses archives régionales, elle constitue un #récit incarné de ces migrations, du massif des Alpes jusqu’à la vallée du Rhône. En creux, elle sonde également l’imaginaire véhiculé par ces Italiens en exil en France.

    Zoom sur : le film d’Alain Ughetto

    Entre le récit biographique et l’œuvre de fiction, ce film d’animation réalisé à Beaumont-lès-Valence en #stop_motion raconte les pérégrinations d’une famille piémontaise à travers les #Alpes. Luigi, le grand-père du réalisateur, et Cesira, la grand-mère, en sont les personnages principaux. Cette famille au destin romanesque traverse plusieurs #frontières, affronte deux guerres, la misère et le fascisme, à cheval entre l’Italie et la France. Leurs descendants posent leurs valises au bord du Rhône et, comme bien d’autres, se passionnent pour le Tour de France en vibrant au son de l’accordéon.

    L’exposition, construite autour de ce film, navigue entre l’histoire de cette famille et la grande histoire, tout en faisant la part belle à l’univers artistique d’Alain Ughetto.

    https://www.youtube.com/watch?v=QdQO3oo0nPg&feature=youtu.be

    https://www.le-cpa.com/expositions-1/expos-du-moment/luigi-le-premier-est-parti
    #immigration #France #migrants_italiens #Italie #frontière #exposition #immigration_italienne

    #Valence #CPA #Centre_du_patrimoine_arménien

  • Le syndrome de l’empilement - Icem7
    https://www.icem7.fr/pedagogie/le-syndrome-de-l-empilement

    avant

    Les graphiques en barres empilées sont notoirement peu lisibles, la presse le sait et les évite. Des alternatives plus efficaces existent. Nous les rencontrons pourtant partout dans la production institutionnelle : pas une étude statistique, pas un rapport d’activité où l’on ne subisse ces guirlandes de bâtons multicolores[1], leurs légendes extensibles et leurs inévitables aides au déchiffrage.

    Prenons deux exemples publiés la semaine dernière : à chaque fois la matière est intéressante, mais le traitement graphique la dessert.

    après…

    • attention, ces considérations sur les choix de #représentation_graphique pourrait faire oublier la #CSS, qui contrairement à la #CMU-C à laquelle elle a succédé, est devenue payante pour nombre de fauchés, une attaque réussie contre l’#accès_aux_soins. le doc de la Dress porte sur des données de 2017. on nous donne encore à voir les mythiques « classes moyennes »...

      https://www.youtube.com/watch?v=q5tZq_8UZUM

      #ACS #santé_publique #soins

    • la Cpam n’aime pas que l’on dise CSS et préfère C2S... pas trop envie de cet acronyme postmoderne bienveillant, faudrait malgré la paresse et le temps qui presse écrire #Complémentaire_solidarité_santé ? je ne sais pas

      j’ai découvert la chose alors que j’étais chômeur indemnisé : 25 euros par mois pour une complémentaire santé. puis les prélèvements ont continué alors que j’étais passé au RSA, alors même que la CSS était coupée ! (j’ai retardé des examens et soins et dû payer une part pour quelques médocs) ce que j’ai découvert... en allant en pharmacie avec une ordonnance pour laquelle je ne me suis pas fait délivrer la prescription. j’ai donc payé 4 mois alors que j’étais au RSA, puis 4 mois (100 balles) pour une CSS que je n’avais pas, puis j’ai réussi à faire rétablir la CSS et je continue à casquer.
      Après moultes démarches, le plus fun étant l’appel à la #CPAM, dont les items du site ne sont pas destinés à traiter de tels cas. Il m’aura fallut renouveler cet appels un grand nombre de fois avant d’obtenir un interlocuteur, en subissant à chaque fois de longues minutes d’attente avant de m’’entendre dire "nos services sont surchargés, merci de rappeler plus tard" , Puis un jour, on me répond sur un ton dégoulinant de bonne conscience que la situation a été "rétablie administrativement" (sic aie !). ainsi ais-je rétroactivement droit à la CCS pour les mois où je ne l’avais pas, youpi ! l’administration a fait son ménage, tout est propre, ok. et la barrière à l’accès aux soins durant 6 mois passe à la trappe. on me dit aussi que les prélèvement vont continuer puisque ils sont calculés sur l’année antérieure à l’ouverture de droits, une année ou figurent 9 mois d’un maigre chômage et 3 d’un plantureux RSA. des 526 euros de RSA, 25 sont donc mensuellement déduit. Byzance. tout ça en rencontrant bien des difficultés avec divers praticiens (dentiste, généraliste, ophtalmos) en raison de ce « statut ». les toubibs sont d’ailleurs directement incités à résister à la demande des pauvres : ils mettent parfois des mois à récupérer le fric de cette complémentaire, spécialement quand les ayant droit ne choisissent pas à ce titre la CPAM mais une mutuelle ou assurance privée, et ça engage du temps de secrétariat (au point que certains s’en abstiennent).

      #accès_aux_soins

    • être pauvre, c’est se faire carotter par les institutions sociales, suite. il fallait bien que je vérifie... on me fait payer 25€/mois de CSS alors que depuis avril je dépend du RSA, qui ouvre droit à la CSS gratuite

      Si vous percevez le revenu de solidarité active (RSA), vous avez droit, ainsi que les membres de votre foyer, à la complémentaire santé solidaire (C2S) gratuite, sans participation financière.

      https://www.service-public.fr/particuliers/actualites/A15651

      sorry @simplicissimus d’avoir embrayé ainsi sur les question de représentation graphique des #statistiques que tu indiquais. comme tu sais, sous les stats, il se passe des choses que celles-ci appréhendent mal ou pas du tout, sauf taff spécifique, dont se gardent bien les donneurs d’ordre dès lors que cela ne les sert pas.

  • #Bois contre #mercenaires russes : comment la #Centrafrique a bradé une #forêt au groupe #Wagner

    Depuis 2021, #Bois_Rouge, une entreprise liée au groupe militaire privé Wagner, bras armé officieux du Kremlin, exploite une forêt à l’ouest de la Centrafrique. Elle bénéficie d’un étonnant traitement de faveur de la part des autorités, et œuvre parfois au mépris de la loi.

    À Bangui, « influence étrangère » a longtemps rimé avec France. La capitale de la Centrafrique, pays indépendant depuis 1960, a gardé des traces tenaces de l’ancien colonisateur français : avenue de France, rues du Poitou et du Languedoc, lycée français Charles-de-Gaulle, stations-service Total, bières Castel et coopérants français en pagaille.

    Depuis quelques années, le vent a tourné. Il vient désormais de l’Est. Dans les rues de Bangui, de larges panneaux vantent la coopération russo-centrafricaine. Un #centre_culturel russe a ouvert, dans lequel sont dispensés gratuitement des cours de langue. La boisson à la mode est une #vodka du nom de #Wa_na_wa, supposée donner à ses consommateurs « les secrets du pouvoir russe » et une « santé sibérienne ». Moscou fait don de blindés, de trampolines et de cahiers pour enfants, sponsorise des radios et des concours de beauté.

    Surtout, les hommages aux #mercenaires de Wagner sont partout. Les premiers employés de cette société militaire privée sans existence légale, considérée comme le bras armé officieux du Kremlin, sont officiellement arrivés dans la capitale centrafricaine début 2018, un peu plus d’un an après le retrait de l’opération française #Sangaris. Il s’agissait alors de former et d’accompagner sur le terrain les militaires centrafricains, aux prises avec des groupes armés irréguliers.

    Quatre ans plus tard, les « #conseillers_russes », comme on les surnomme pudiquement, ont des statues et des films à leur gloire. Des ministres portent des tee-shirts à leur effigie et des membres d’associations financées par Moscou chantent leurs louanges lors de manifestations.

    La présence de Wagner sur le continent africain (au Mali, en Libye, au Soudan ou au Mozambique) est désormais largement documentée, de même que les exactions dont certains de ces mercenaires se sont rendus coupables. Des rapports d’ONG, d’agences et de groupes d’experts onusiens ainsi que des enquêtes journalistiques en font état. Ces violations des droits humains ont conduit l’Union européenne à mettre en place, en décembre 2021, des #sanctions visant Wagner et ses dirigeants (voir la liste ici).

    Mais d’autres aspects de cette présence restent méconnus, en particulier les #accords industriels et financiers signés entre les sociétés de la galaxie Wagner et les États où le groupe intervient.

    Une enquête de trois mois, menée par Mediapart, le réseau de médias European Investigative Collaborations (EIC) et l’ONG OpenFacto (à travers son projet « All Eyes on Wagner »), révèle comment une société liée à Wagner, Bois Rouge, a obtenu en 2021 une juteuse #exploitation_forestière en République centrafricaine, dans des conditions très avantageuses, qu’aucune autre société forestière n’avait obtenues.

    Notre enquête montre que la société Bois Rouge, officiellement centrafricaine, est dans les faits étroitement liée aux intérêts russes dans le pays, plus précisément au réseau d’affaires d’#Evgueni_Prigozhin, financier du groupe Wagner. Les autorités, dépendantes de Wagner pour assurer leur sécurité, ont bradé une partie de leurs #ressources_naturelles en autorisant Bois Rouge à exploiter la forêt de manière intensive, quasiment sans payer d’impôts, et parfois au mépris de la loi. Malgré ce traitement de faveur, Bois Rouge n’a pas respecté tous ses engagements vis-à-vis de l’État centrafricain.

    Interrogée, la gérante de Bois Rouge assure que la société « respect[e] pleinement les exigences et les règles en vigueur ». Également contactée, la présidence centrafricaine n’a pas souhaité nous répondre, estimant qu’elle n’avait « pas à justifier et à prouver quoi que ce soit ».

    Alors que plusieurs pays européens importent du bois centrafricain, notre enquête pose aussi la question de sa #traçabilité. Si les sanctions européennes visant le groupe Wagner et son financier Evgueni #Prigozhin devraient théoriquement rendre impossible l’importation de « #bois_Wagner » sur le sol européen, la faiblesse des contrôles existants ne permet pas de garantir que cette interdiction soit correctement appliquée.

    « Bois Rouge », société centrafricaine en apparence, russe dans les faits

    La République centrafricaine (RCA) est un pays riche de ses forêts. En 2021, le bois était le principal bien d’exportation du pays, loin devant les diamants. Il est exploité par seulement une douzaine d’entreprises.

    Le 9 février 2021, un nouvel acteur fait son entrée dans ce milieu très fermé. Une société jusqu’alors inconnue, Bois Rouge, remporte un appel d’offres lancé cinq mois plus tôt par le gouvernement centrafricain. Elle obtient, dans la région de la #Lobaye, au sud-ouest du pays, le droit d’exploiter une forêt de 186 000 hectares, riche de gorilles, léopards et éléphants.

    La parcelle appartenait jusqu’alors aux #Industries_forestières_de_Batalimo (#IFB), la plus ancienne des sociétés forestières de Centrafrique, à capitaux français. Le 18 juillet 2019, le permis est retiré à IFB et repris par l’État, dans des conditions contestées : selon nos informations, IFB a introduit un recours devant le Conseil d’État centrafricain. La société n’a pas souhaité commenter tant que la procédure judiciaire est en cours.

    Début 2021, la forêt passe donc sous le contrôle de Bois Rouge. L’entreprise se décrivait sur son site internet, mystérieusement fermé cette année, comme « l’une des plus grandes entreprises africaines de bois », se présentant ainsi comme une société 100 % centrafricaine. Elle est, de fait, immatriculée au registre du commerce depuis mars 2019 et dirigée par une ressortissante du pays, #Anastasie_Naneth_Yakoïma.

    Mais il s’agit en réalité d’un paravent des intérêts russes en Centrafrique. « Tout le monde sait qu’il s’agit d’une société fabriquée de toutes pièces par les Russes », confie un acteur du secteur. Plusieurs éléments matériels viennent l’étayer.

    En octobre 2019, sept mois après sa création à Bangui, Bois Rouge est présente à un forum d’industriels du bois à Shanghai. La société figure sous le même nom et à la même adresse que ceux renseignés au registre du commerce centrafricain… mais elle est classée parmi les participants russes. Bois Rouge n’est pas représentée par sa directrice, Anastasie Naneth Yakoïma, mais par un responsable des ventes dénommé #Artem_Tolmachev. Et l’une des deux adresses e-mail de contact de l’entreprise est hébergée par un service de messagerie russe, mail.ru.

    Les liens de Bois Rouge avec la Russie sont confirmés par ses activités sur le terrain. Des photos datées de novembre 2021 prises dans la concession, que l’EIC et OpenFacto ont obtenues, montrent plusieurs hommes blancs aux côtés d’employés centrafricains, ainsi que des camions et des boîtes de médicaments de marque russe et une porte sur laquelle « centre médical » est écrit en russe.

    Interrogée sur ses liens avec la Russie (ainsi que sur l’ensemble des informations contenues dans cet article), la gérante de Bois Rouge, Anastasie Naneth Yakoïma, fait simplement savoir que sa société « exerce son activité tout en respectant pleinement les exigences des normes et les règles en vigueur ». Elle ne souhaite pas répondre à nos questions, estimant que cela reviendrait à diffuser des « données confidentielles » sur l’entreprise.

    Sur la trace de Wagner : camouflages « #MultiCam » et sociétés de la galaxie Prigozhin

    D’autres éléments plus précis confirment que Bois Rouge n’est pas simplement liée à des entrepreneurs russes, mais bien à un réseau spécifique : celui d’Evgueni Prigozhin – homme d’affaires proche de Vladimir Poutine – et du groupe Wagner, dont il est soupçonné d’être le financier et le dirigeant.

    Le groupe Wagner n’a pas d’existence légale ; aucune entreprise ne porte officiellement ce nom. Il désigne le groupe de #mercenaires et, par extension, la galaxie de sociétés contrôlées par Evgueni Prigozhin qui opèrent dans les zones où ces mercenaires sont déployés – qu’elles soient actives dans l’extraction de ressources naturelles ou la #propagande en ligne. Evgueni Prigozhin est déjà présent en RCA via plusieurs entreprises, dont #Lobaye_Invest et #M-Finans, sous sanctions américaines depuis septembre 2020.

    Le premier élément reliant Bois Rouge à Wagner est chronologique : l’attribution de la concession dans la préfecture de la Lobaye coïncide avec l’arrivée des #mercenaires_russes dans la région. Selon nos informations, le gouvernement centrafricain a attribué l’ancienne parcelle d’IFB à Bois Rouge le 9 février 2021, soit seulement quinze jours après la reprise de #Boda, la principale ville de la région, par l’armée centrafricaine et les hommes de Wagner. Boda était auparavant contrôlée par une coalition de groupes armés, la #CPC.

    Les liens entre Bois Rouge et la galaxie Wagner/Prigozhin sont également d’ordre financier. Les données issues des bordereaux de chargements (« bill of lading ») de marchandises destinées à Bois Rouge, que l’EIC et OpenFacto ont consultées, démontrent que la société achète du matériel à #Broker_Expert_LLC, une société basée à Saint-Pétersbourg.

    Or, #Broker_Expert fournit d’autres entités du réseau Wagner/Prigozhin, parmi lesquelles l’entreprise minière #Meroe_Gold, active au #Soudan, décrite par le Trésor américain comme une filiale du groupe d’Evgueni Prigozhin.

    L’ONG Dossier Center (de l’opposant russe Mikhaïl Khodorkovski), dont trois journalistes ont été assassinés en Centrafrique en juillet 2018 alors qu’ils enquêtaient sur les activités de Wagner dans le pays, liste également Broker Expert en tant qu’« entreprise affiliée à Prigozhin ». Ce lien est confirmé par des éléments matériels, tels qu’un numéro de téléphone utilisé à la fois par Broker Expert et par des sociétés de la famille Prigozhin : #Concord LLC, dont Evgeny Prigozhin est le bénéficiaire économique ; ou encore #Soinvest LLC, dirigée par son épouse #Liubov_Prigozhina.

    Nous avons identifié vingt-huit transactions entre Bois Rouge et Broker Expert rien qu’en novembre et décembre 2021. En deux mois, l’exploitant forestier a importé via Broker Expert un tracteur, des matériaux de construction (tôles d’acier, argile expansée, bétonnière, ciment, briques), des vis, du fil barbelé, un ventilateur, des plaques d’amiante ou encore un aspirateur industriel.

    Outre ces liens d’affaires, des indices laissés sur le terrain suggèrent aussi un lien avec Wagner. Sur deux photos prises sur la concession de Bois Rouge, on distingue des individus portant des pantalons de camouflage militaire. Ce modèle de camouflage, dit MultiCam, est utilisé par Wagner en RCA.

    Ressources naturelles contre prestations de sécurité

    Parmi les sources connues de financement de Wagner figure l’exploitation de ressources naturelles, dont des champs de #pétrole et de gaz repris à l’État islamique en #Syrie (dont Wagner toucherait 25 % des revenus en vertu d’un contrat signé avec le gouvernement syrien) et des #mines_d’or exploitées par une société liée à Evgueni Prigozhin au #Soudan. L’attribution de permis d’exploitation à des sociétés liées au groupe serait une manière pour des gouvernements africains surendettés de payer les services des mercenaires.

    La Centrafrique ne semble pas échapper à ce mode de fonctionnement. Un document rédigé par le gouvernement centrafricain, révélé dans un récent documentaire de France 5, fait le lien entre « l’investissement russe dans le domaine de la sécurité nationale » et l’exploitation d’une mine d’#or en RCA par une société officiellement malgache mais en réalité sous contrôle russe, #Midas_Resources.

    « L’État centrafricain a le droit de prendre connaissance de l’état des lieux de l’investissement russe dans le domaine de la #sécurité nationale pour pouvoir être en mesure de gérer les compensations », indique le document.

    Le droit d’exploiter la forêt centrafricaine fait-il partie des « #compensations » accordées à Wagner en échange des services de ses combattants, qui assurent la garde rapprochée du président Touadéra et combattent aux côtés des forces armées centrafricaines ?

    Nos recherches démontrent en tout cas que les conditions d’exploitation octroyées à Bois Rouge relèvent davantage du cadeau que de la relation commerciale classique.

    Une forêt bradée

    Nous nous sommes procuré les documents officiels encadrant les activités de la société forestière liée à Wagner, qui étaient jusqu’ici restés secrets. Nous avons comparé les deux principaux documents – la convention provisoire d’exploitation signée entre l’État centrafricain et Bois Rouge le 28 avril 2021 et la convention définitive d’exploitation du 3 décembre 2021 – avec six autres contrats comparables signés par l’État centrafricain avec d’autres entreprises entre 2014 et 2020. Notre analyse montre que Bois Rouge a obtenu le droit d’exploiter la forêt de manière intensive, ainsi que des avantages jamais octroyés à d’autres entreprises.

    Trois exemples illustrent ce traitement de faveur.

    Bois Rouge a obtenu l’autorisation d’exploiter la totalité de la surface de la forêt dont elle a obtenu la concession, avant même d’avoir signé la « convention définitive d’exploitation » censée encadrer ses activités. Or, avant d’avoir signé cette convention définitive, les autres entreprises forestières n’ont le droit d’exploiter qu’une partie de leur concession – généralement un huitième de sa surface.

    Second avantage : alors que les contrats forestiers fixent des « assiettes de coupe » (des zones prévues pour être exploitées), qui changent chaque année afin de laisser la forêt se régénérer, la convention d’exploitation de Bois Rouge prévoit des « assiettes annuelles de coupe » valables non pas un an mais trois ans, et renouvelables sur simple demande.

    Le contrat signé avec Bois Rouge supprime enfin une disposition importante, présente dans tous les autres contrats que nous avons pu consulter : l’interdiction de procéder à des abattages par temps de pluie ou venteux, ce qui est normalement interdit pour des raisons de sécurité.

    En plus de ces conditions d’exploitation inédites, nous avons obtenu un document prouvant que le gouvernement centrafricain a octroyé d’importants avantages fiscaux et douaniers à Bois Rouge.

    Une lettre signée du ministre des finances et du budget de RCA, #Henri-Marie_Dondra, datée du 23 avril 2021, indique que Bois Rouge bénéficie pendant cinq ans de droits de douane réduits à 5 % sur ses importations, d’une exonération de l’#impôt sur les sociétés (puis réduit à 25 % pendant une année supplémentaire), d’une contribution au développement social réduite de 25 % et d’une exemption du paiement de la patente. L’entreprise bénéficie également d’une TVA sur les importations « neutralisée » par une procédure dite de « paiement différé » ainsi que d’une exonération de #taxe_foncière pendant huit ans sur tous les immeubles bâtis neufs.

    Exploitation lancée de manière illégale

    Malgré ce traitement de faveur, nous avons pu établir que Bois Rouge n’avait pas respecté tous ses engagements.

    La société a lancé son exploitation en juillet 2021 sans réaliser de #plan_d’aménagement ni d’#étude_d’impact_environnementale, qui sont pourtant deux obligations légales. L’absence de plan d’aménagement est explicitement mentionnée dans la convention définitive d’exploitation du 3 décembre 2021, ce qui n’a pas empêché le gouvernement centrafricain de la signer.

    « L’instauration de plans d’aménagement qui garantissent la préservation de la ressource forestière demeure notre priorité, et nous allons intensifier les contrôles », assurait pourtant en 2016 la ministre centrafricaine des forêts.

    L’absence d’étude d’impact environnementale réalisée par Bois Rouge nous a été confirmée par le ministère de l’environnement centrafricain.

    Ce n’est pas tout. Bois Rouge aurait dû payer, en échange de la concession, trois années de loyer. Cette obligation figure noir sur blanc dans le décret signé par le premier ministre centrafricain le 9 février 2021. La société a quinze jours pour le faire, et « tout manquement ou retard entraînera l’annulation d’office du permis », précise le document.

    Bois Rouge n’a pas payé. Mais l’État ne lui a pas retiré son permis.

    Une lettre du ministère des finances prouve qu’à la date du 23 avril 2021, soit deux mois après l’expiration du délai légal pour payer le loyer, le ministère des finances centrafricain n’avait toujours pas reçu l’argent. Le courrier indique que Bois Rouge a demandé un délai de paiement jusqu’au 1er avril 2022, soit onze mois après la date prévue. Ce report a été accordé par le ministère des finances – interrogé sur les motifs de cette décision, ce dernier ne nous a pas répondu.

    D’autres documents internes au ministère des eaux et forêts prouvent que Bois Rouge n’a pas payé toutes les taxes liées à l’abattage de bois auxquelles elle était assujettie, au moins jusqu’en février 2022.

    À ces manquements légaux et financiers s’ajoutent des #conditions_de_travail problématiques sur la zone d’exploitation. Nous avons pu recueillir le témoignage détaillé d’une personne connaissant bien la concession, mais qui requiert l’anonymat étant donné les risques importants pour sa sécurité. Cette source rapporte que Bois Rouge emploie un personnel très insuffisant (une équipe d’abattage y est constituée de deux personnes, contre cinq ou six habituellement), qu’elle fait travailler dans des conditions dangereuses.

    Selon ce témoin, les #abatteurs de Bois Rouge couperaient « 15 à 20 arbres par jour » alors que la norme dans d’autres concessions serait plutôt de sept par jour. Les dirigeants de l’entreprise leur imposeraient de travailler « jusqu’à 15 heures ou 16 heures » alors que, dans la région, l’usage veut que le travail s’arrête vers 11 heures en raison du vent qui se lève, rendant alors l’abattage particulièrement dangereux. Il assure enfin que le cahier de chantier, qui recense notamment les volumes de bois coupés, n’était pas rempli, alors qu’il s’agit d’une obligation légale. Interrogés sur ce point (ainsi que sur toutes les questions soulevées dans cet article), les représentants de la société Bois Rouge ne nous ont pas répondu.

    Malgré cela, Bois Rouge n’aurait pas encore exploité d’importants volumes de bois. Deux sources proches du dossier indiquent que l’entreprise a jusqu’à présent coupé un nombre d’arbres relativement modeste – qui représenterait quelques centaines de mètres cubes – qu’elle a ensuite exportés via le Cameroun. « Ils semblent être dans une phase de test », indique l’une de ces sources.

    Bientôt des meubles en « bois Wagner » en Europe ?

    Il est impossible, pour l’heure, de savoir vers quels pays ce bois a été exporté. Bois Rouge n’a pas souhaité nous répondre ; également questionnée, la #SGS, société chargée de contrôler les exportations de bois centrafricain, n’a pas donné suite.

    Plusieurs pays d’Europe importent du bois centrafricain, parmi lesquels l’Espagne (jusqu’en 2019 au moins), la France, l’Italie, le Portugal, l’Allemagne et la Belgique. Au total, selon les chiffres officiels produits par l’UE, les importations de bois (et ses dérivés, charbon et liège) de la RCA vers l’UE ont augmenté de 62 % en 2021 pour atteindre 11 millions d’euros.

    Du « #bois_Wagner » est-il importé en Europe, ou pourrait-il l’être prochainement ? Cela est théoriquement interdit, pour deux raisons : les règlements européens contre l’exploitation illégale des forêts, et les sanctions émises par l’UE visant Wagner. À cela pourraient s’ajouter les sanctions prises contre des entreprises et citoyens russes à la suite de l’invasion russe de l’Ukraine, qui pourraient également toucher indirectement Bois Rouge : l’exploitant forestier se fournit auprès de l’entreprise de sidérurgie russe #Severstal, dont le principal actionnaire, l’homme d’affaires russe #Alexeï_Mordachov, a été placé sous sanctions européennes en mars 2022.

    Mais pour l’heure, rien ne garantit que les contrôles existants soient suffisants pour empêcher Wagner d’écouler son bois centrafricain en Europe.

    En 2005 et 2020, l’UE s’est dotée de deux règlements visant à mettre fin à l’exploitation illégale des forêts : le règlement de l’Union sur le bois, et le règlement dit #FLEGT (« #Forest_Law_Enforcement_Governance_and_Trade »). Ils prévoient un système de « #diligence_raisonnée », qui doit être mis en place par les importateurs et est supposé garantir que les bois issus d’une récolte illégale ne sont pas mis sur le marché de l’Union européenne.

    Mais la Commission européenne a jugé, dans un rapport de décembre 2021, que ces deux outils n’avaient pas totalement atteint leurs objectifs. Une partie des entreprises important du bois dans l’UE ont une « connaissance et une compréhension limitées des obligations à respecter » et rencontrent des difficultés à vérifier les informations provenant de leurs chaînes d’approvisionnement. Certains importateurs profitent de la souplesse de certains pays de l’UE, où les contrôles sont moins nombreux, pour faire entrer du bois à l’origine douteuse, relève la Commission.

    De fait, pour l’année, 2020, un seul État membre a déclaré avoir effectué un contrôle portant sur du bois importé de RCA afin de vérifier sa conformité avec le règlement européen sur le bois.

    Les ONG sont encore plus critiques. « Les règles de confidentialité en vigueur dans l’Union européenne font qu’il est difficile de suivre le bois depuis la source jusqu’à l’entreprise qui l’importe directement », explique Marigold Norman, experte en bois travaillant avec l’ONG Forest Trends. Par ailleurs, « jusqu’à présent, les sanctions infligées aux entreprises qui enfreignent les règles ont été limitées. Dans certains cas, les amendes sont une part assumée du coût de l’approvisionnement en bois tropicaux de grande valeur ».

    Malgré des importations de bois centrafricain en forte augmentation ces dernières années (jusqu’à atteindre près de 6 millions d’euros en 2021 selon les données des douanes françaises), la France ne semble pas non plus mettre en œuvre de contrôles suffisants. En 2019, l’ONG Earthsight a établi qu’une entreprise française, F. Jammes, continuait d’importer du bois produit par la société centrafricaine SEFCA, pourtant accusée en 2015 par l’ONG Global Witness d’avoir versé de l’argent à la Seleka, un groupe armé centrafricain responsable de nombreuses exactions, afin de sécuriser sa production.

    Interrogée par le biais de son porte-parole sur les conditions d’exploitation octroyées à Bois Rouge, la présidence centrafricaine nous a adressé une brève réponse, assurant que « le gouvernement centrafricain, en toute souveraineté, reçoit des projets d’exploitation et accorde des licences d’exploitation aux sociétés d’investissement qui s’installent dans [son] pays ». La présidence n’a pas souhaité répondre davantage à nos questions précises, estimant que le sujet « ne correspond[ait] pas aux préoccupations de [son] pays et de [sa] population » et qu’elle n’avait « pas à justifier et à prouver quoi que ce soit ».

    https://www.mediapart.fr/journal/international/260722/bois-contre-mercenaires-russes-comment-la-centrafrique-brade-une-foret-au-

    #Russie #république_centrafricaine #extractivisme #Russafrique #soft_power #déforestation

  • La CPI entend-elle aider Israël à s’en tirer dans l’assassinat de Shireen Abu Akleh ?
    Publié 31 mai 2022 · Maureen Clare Murphy, 27 mai 2022
    https://charleroi-pourlapalestine.be/index.php/2022/05/31/la-cpi-entend-elle-aider-israel-a-sen-tirer-dans-lassassin

    (...) Lors d’une conférence organisée à La Haye ce lundi (23 mai 2022), Raji Sourani, le directeur du Centre palestinien pour les droits humains (PCHR), a déclaré que l’enquête de la CPI sur la Palestine n’avait pas avancé d’« un millimètre » depuis que l’avocat britannique Karim Khan avait entamé son mandat de procureur principal en juin dernier.

    L’enquête sur la Palestine avait été ouverte par la prédécesseuse de Karim Khan, Fatou Bensouda, après une investigation préliminaire qui avait été tirée en longueur et malgré une opposition farouche d’Israël et des EU.

    Pendant ce temps, a déclaré Raji Sourani, Karim Khan sollicite personnellement des donations d’États parties en faveur de la cour, privée de ressources, afin de soutenir son enquête en Ukraine, qui avait été lancée après le début de l’invasion russe, plus tôt cette année.

    Karim Khan s’est rendu en visite en Ukraine a deux reprises mais n’a fait aucune déclaration publique sur la Palestine, même après que des organisations palestiniennes en faveur des droits de l’homme et représentant des victimes devant le tribunal avaient été cataloguées de terroristes par Israël en octobre dernier.

    Du fait que le nouveau procureur principal semble surtout désireux de protéger, sinon de favoriser les intérêts de Washington et de ses alliés, la crédibilité déjà en charpie de la CPI a peut-être atteint définitivement son point le plus bas.

    Après des années d’intenses pressions de Washington sur le tribunal et de mesures de représailles contre Fatou Bensouda, Karim Khan a cessé de s’en prendre aux EU dans son enquête sur les crimes de guerre en Afghanistan.

    Et, curieusement, il a été prévu que Kevin Jon Heller, le conseiller spécial de Karim Khan sur le discours international en matière de lois pénales, délivre une conférence sur « la responsabilité dans le crime d’agression » en ce qui concerne la Russie et l’Ukraine. Cette conférence, il la donnera dans une université israélienne construite en partie sur des terres palestiniennes occupées et qui sert de moteur académique de la colonisation de la Palestine.

    Vu que sa réputation est en jeu, la CPI a besoin de la Palestine tout autant que la Palestine a besoin de la CPI, a déclaré Shawan Jabarin, la directeur d’Al-Haq, lors d’une conférence organisée à La Haye lundi 23 mai.

    Mais le tribunal a besoin de sentir la pression publique, pour avancer dans son enquête sur la Palestine, a déclaré la professeur Susan Akran, de l’Université de Boston. En même temps, elle a insisté sur le fait que les poursuites de la CPI « sont nécessaires mais non suffisantes » pour mettre un terme à l’impunité en Palestine, étant donné la portée limitée du tribunal – sur les plans temporel et géographique ainsi que dans les termes de son cadre juridique. (...)

    #CPI

  • Barotrauma
    https://hownot2code.com/2022/03/31/barotrauma

    BUG OF THE MONTH | Unnecessary actions V3107 Identical expression ‘power’ to the left and to the right of compound assignment. RelayComponent.cs 150 The programmer is trying to add MaxPower, power and the difference between currPowerConsumption and power. The expanded version of the expression will look as follows: There’s no need to subtract the power variable from itself. The simplified code will look like … Continue reading Barotrauma

    #Bugs_in_C#_projects #C#_bugs_of_the_month #Bug_of_the_month #C# #coding #cpp #Csharp #programming
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G

  • Ogre3D
    https://hownot2code.com/2022/03/29/ogre3d

    BUG OF THE MONTH | Incorrect Calculation V1064 The ‘1’ operand of integer division is less than the ‘100000’ one. The result will always be zero. OgreAutoParamDataSource.cpp 1094 Here the dummy vector should store floating point numbers. In this case, the constructor receives 4 arguments of the float type. However, there are integer values to the left and right of … Continue reading Ogre3D

    #Bugs_in_C/C++_projects #C/C++_bugs_of_the_month #Bug_of_the_month #bugs #coding #cpp #programming
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G

  • Blend2D
    https://hownot2code.com/2022/04/29/blend2d

    BUG OF THE MONTH | An always-false expression V547 Expression ‘h == 0’ is always false. jpegcodec.cpp 252 In this code fragment, the result of the blMemReadU16uBE function call is assigned to the h variable. Then if the h == 0 check is true, we exit from the function’s body. During initialization impl->delayedHeight, the h variable has non-zero value. Thus, impl->delayedHeight is false.

    #Bugs_in_C/C++_projects #C/C++_bugs_of_the_month #Bug_of_the_month #bugs #coding #cpp #programming
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G

  • DuckStation
    https://hownot2code.com/2022/05/27/duckstation

    BUG OF THE MONTH | Free of Pointer not at Start of Buffer V726 An attempt to free memory containing the ‘wbuf’ array by using the ‘free’ function. This is incorrect as ‘wbuf’ was created on stack. log.cpp 216 Here the analyzer detected code with an error. In this code fragment, we see an attempt to … Continue reading DuckStation

    #Bugs_in_C/C++_projects #C/C++_bugs_of_the_month #Bug_of_the_month #bugs #coding #cpp #programming
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G

  • Plus de 90.000 euros d’aides à l’installation pour passer d’un désert à l’autre : un couple de médecins créé la polémique | egora.fr
    https://www.egora.fr/actus-pro/demographie-medicale/72962-plus-de-90000-euros-d-aides-a-l-installation-pour-passer-d-un

    Un couple de médecins généralistes qui était installé dans un village de la Sarthe a fermé son cabinet pour en ouvrir un autre dans la Manche, empochant au passage 93 000 euros d’aides à l’installation de la CPAM.

    La maire de Fresnay-sur-Sarthe ne décolère pas. Si Fabienne Labrette-Ménager avait été prévenue du du départ de deux des quatre médecins généralistes de la commune (2.900 habitants), prévu le 15 décembre 2021, par le biais d’une affiche apposée au cabinet, elle s’imaginait que les deux praticiens sexagénaires "partaient en retraite" après 25 années de bons et loyaux services dans le village. "Je savais qu’ils avaient acheté une maison en Normandie", témoigne-t-elle dans les colonnes de Ouest France.

    Mais les deux généralistes sexagénaires avaient un tout autre projet en tête : celui de rouvrir un cabinet à Saint-Vaast-la-Hougue (1.712 habitants), un village de Manche, lui aussi situé dans une zone sous-dense.

    Ce qui fait polémique, c’est le montant des aides à l’installation versées par la CPAM de la Manche au couple : 93 750 euros. "Comment l’Etat peut-il accepter de verser 100.000 euros à des médecins qui ont déserté un territoire sous-doté pour s’installer deux mois après à une centaine de kilomètres", s’insurge sur Facebook la maire de Fresnay-sur-Sarthe, qui se trouve désormais démunie face aux "2.500 patients" qui se retrouvent désormais sans médecin traitant. "Je suis en colère car je me fais engueuler", lance-t-elle dans Ouest France.

    Le malheur des uns fait le bonheur des autres. Dans La Presse de la Manche, Gilbert Doucet, le maire de Saint-Vaast-la-Hougue, exprime quant à lui son soulagement de voir deux généralistes prêter main forte à l’unique médecin de la commune depuis février. "C’était presque inespéré. Quelques mois plus tôt, en août 2021, on risquait de se retrouver sans médecin dans la commune. L’un d’entre eux a pris sa retraite et le second hésitait à le faire. On était au pied du mur", témoigne-t-il. Quant aux aides perçues par le couple de nouveaux venus, il les juge nécessaire pour compenser leurs frais d’installation et le temps que prend la constitution d’une nouvelle patientèle.

    une belle et longue préretraite dorée donc...
    toujours pas réussi à piger comment un « médecins traitant » supposé participer à la coordination des soins peut comptabiliser 1000 à 2000 patients (et plus ?)

    #médecine #médecins #CPAM #déserts_médicaux

    • En médecine spécialisée c’est pire : dans la Sarthe justement, il y a aujourd’hui 1 dermatologue pour 70 000 habitants.
      Le nouveau protocole élaboré entre la CPAM Sarthe et les 6 dermatos prévoit que pour avoir un premier avis sur un naevus (grain de beauté) le patient rencontrera un·e infirmier·e qui réalisera des photos. L’avis du médecin (ou plutôt du logiciel d’I.A.) est rendu à partir des ces clichés. Le tout pour la modique somme de 45€ avec une prise en charge CPAM de... 0€.
      Elle est pas belle la vie rurale ?

  • Vous voulez savoir le jolie cadeau que la #CPAM m’as fait pour mes 2 ans de #Covid_long ? Popo @ThatsPauline_
    https://twitter.com/ThatsPauline_/status/1498414200858812417

    Arrêt de mon temps partiel thérapeutique à 70%, droits coupés. Soit je bosse à 100%, soit je suis en arrêt non indemnisé. Comment je paye mon loyer ? Ma nourriture ? Mon crédit voiture ?

    J’ai également appris que je n’avais jamais eu le Covid et que je n’étais pas Covid long. Puisque je n’ai pas pu avoir de #PCR en mars 2020 (rupture) ni #sérologie (inexistante). Donc 2 ans après voila. Et j’oubliais, rendre l’argent des indemnités. Joyeux Covidversaire.

    Là franchement je suis épuisée de ce combat administratif. De ce combat pour prouver que je suis malade, prouver mes symptômes. J’en peux plus des bâtons dans les roues sans cesse. Je n’ai plus de solution, plus d’idées, plus de force pour affronter tout ça.

    Je suis épuisée de cette vie, épuisée de la souffrance physique et maintenant psychologique. De cette maltraitance médicale. Comment on peut infliger ça à quelqu’un de malade ? C’est vrai que c’est un plaisir d’être malade et d’avoir sa vie à l’arrêt depuis 2 ans à 25 ans.

    Je ne souhaite à personne de vivre ça, c’est un calvaire. Je crois que cette fois je vais baissée les bras, j’en peux plus. J’ai plus la force de constamment me battre face à cette maladie, face aux médecins, face aux démarches administratives. ❤️‍🩹😢

    Synthèse scientifique en réponse à l’étude du JAMA Internal Medicine [qui a fourni la doctrine qui pose les covid long comme des pathologies autodéclarées et non démontrées] #ApresJ20 Covid Long France
    https://www.apresj20.fr/_files/ugd/9a4913_4a6c926e0fac497bb1ebc291dd1a4d63.pdf

    #covid-19

  • Le village français aux 3 000 réfugiés

    « Un petit village de l’Isère, semblable à beaucoup d’autres en France, mais qui fait un effort exemplaire pour aider, du mieux qu’il le peut les réfugiés d’#Indochine ». Ce sont les mots de l’écrivain et journaliste grenoblois Paul Dreyfus pour décrire Cognin-les-Gorges dans l’édition du Dauphiné Libéré du 23 mars 1982. Situé aux pieds du Vercors, ce village compte aujourd’hui 650 âmes, et se situe à 45 kilomètres de Grenoble. Entre 1977 et 1992, ses habitants accueillent 2 700 rescapés d’Asie du Sud-Est. Ils sont Laotiens, Vietnamiens, Cambodgiens et fuient la dictature de leurs pays à travers des « #boat_people ».

    L’hospitalité française en faveur des réfugiés avait pris forme quelques années plus tôt en 1973, dans un# Dispositif_National_d’Accueil, cadre dans lequel étaient créés les #Centres_Provisoire_d’Hébergement (CPH). La région Rhône-Alpes est, à l’époque, en tête du classement national du nombre de réfugiés par CPH avec une moyenne de 485 places agréées entre 1977 et 1985. En Isère, l’arrivée des réfugiés du Sud-Est asiatique est attestée dès le mois de mai 1975, et en 1983 la région comptera 13 Centres d’hébergements provisoires.

    À Cognin-les-Gorges, l’ouverture d’un #CPH dans un ancien pensionnat va être l’occasion pour la population locale, les élus du village, le personnel de l’établissement et les personnes en situation de migration de vivre une expérience sociale inédite, qui plus est en milieu rural ; 45 ans après les premières arrivées, ces partages sont encore très vifs et les témoignages très émouvants.

    Parler de cette solidarité aujourd’hui permet de questionner le sens de l’hospitalité, de l’intégration, et le statut même de l’exilé, dans un contexte de durcissement des politiques migratoires.

    https://www.rfi.fr/fr/podcasts/la-marche-du-monde/20210716-le-village-fran%C3%A7ais-aux-3-000-r%C3%A9fugi%C3%A9s

    #Cognin #Cognin-les-Gorges #accueil #réfugiés #migrations #histoire

  • Quand Israël qualifie de « terrorisme » le combat pour les droits humains
    Raja Shehadeh > 3 novembre 2021

    Fondateur de la plus célèbre d’entre elles, Al-Haq, le juriste et écrivain palestinien Raja Shehadeh s’interroge : pourquoi maintenant ? Et si c’était lié à la procédure pour crimes de guerre contre Israël en cours devant la Cour pénale internationale ?

    https://orientxxi.info/magazine/quand-israel-qualifie-de-terrorisme-le-combat-pour-les-droits-humains,51

    Pourquoi maintenant ? peut-on se demander. La réponse la plus probable est qu’Al-Haq a récemment apporté un fort soutien à la Cour pénale internationale (CPI) en lui fournissant des preuves pour son enquête sur les crimes de guerre commis par Israël pendant la guerre de Gaza en 2014 (la CPI étudie également les accusations de crimes de guerre portées contre le mouvement palestinien Hamas lors de ce même conflit). Parmi les candidats à être inculpés, on pourrait retrouver Gantz lui-même ; il était alors chef d’état-major de l’armée israélienne.

    #Droit_international #CPI #Droits_humains
    #Interdiction_associations

  • How to Use Mass Suppression in PVS-Studio for C++?
    https://hownot2code.com/2021/10/20/how-to-use-mass-suppression-in-pvs-studio-for-c

    Have you just run the analyzer and now you have no idea what to do with all this abundance of warnings? 📜 Nothing to worry about – we made a special mechanism that can help you deal with them 💪🏻 In this #Video, you’ll learn about the inner workings of mass warnings suppression mechanism in … Continue reading How to Use Mass Suppression in PVS-Studio for C++?

    #Development_of_64-bit_C/C++_applications #Tips_and_tricks #C++ #coding #cpp #masssuppression #programming #static_code_analysis
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G

  • What is SAST And How Does It Help a Developer?
    https://hownot2code.com/2021/10/06/what-is-sast-and-how-does-it-help-a-developer

    Have you ever met such an abbreviation as SAST? If you have been developing for a long time, then you’re heard of it for sure. However, you might not have given it any importance. In doing so, you’re definitely wrong, because this is an incredibly important thing for the entire development process. 🦾 Today we … Continue reading What is SAST And How Does It Help a Developer?

    #Tips_and_tricks #coding #cpp #programming #static_code_analysis #tutorial
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G

  • CWE #top 25 2021. What is it, what is it for and how is it useful for static analysis?
    https://hownot2code.com/2021/09/30/cwe-top-25-2021-what-is-it-what-is-it-for-and-how-is-it-useful-for-stat

    For the first time PVS-Studio provided support for the CWE classification in the 6.21 release. It took place on January 15, 2018. Years have passed since then and we would like to tell you about the improvements related to the support of this classification in the latest analyzer version. We position the PVS-Studio analyzer as … Continue reading CWE Top 25 2021. What is it, what is it for and how is it useful for static analysis?

    #Bugs_in_C#_projects #Tips_and_tricks #bugs #C# #coding #cpp #java #programming #static_code_analysis
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G

  • #linux kernel turns 30 : congratulations from PVS-Studio
    https://hownot2code.com/2021/08/27/linux-kernel-turns-30-congratulations-from-pvs-studio

    On August 25th, 2021, the #Linux_Kernel celebrated its 30th anniversary. Since then, it’s changed a lot. We changed too. Nowadays, the Linux kernel is a huge project used by millions. We checked the kernel 5 years ago. So, we can’t miss this event and want to look at the code of this epic project … Continue reading Linux kernel turns 30: congratulations from PVS-Studio

    #Tips_and_tricks #bugs #cpp #programming #technology
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G

  • #Refoulements_en_chaîne depuis l’#Autriche (2021)

    In a recent finding, the Styria Regional Administrative Court in Graz ruled that pushbacks are “partially methodically applied” in Austria, and that in the process, the 21-year-old complainant was subject to degrading treatment, violating his human dignity. The ruling further shed light on the practices of chain pushbacks happening from Italy and Austria, through Slovenia and Croatia, to BiH. The last chain pushback from Austria all the way to BiH was recorded by PRAB partners in early April 2021, while in 2020, 20 persons reported experiencing chain pushbacks from Austria and an additional 76 from Italy.

    Source: rapport “#Doors_Wide_Shut – Quarterly report on push-backs on the Western Balkan Route” (juin 2021)

    #push-backs #refoulements #asile #migrations #réfugiés #frontières #Balkans #route_des_Balkans #Slovénie #Croatie #frontière_sud-alpine #Bosnie-Herzégovine #Alpes

    • MEPs slam Slovenian Presidency for their role in chain-pushbacks

      In the first week of September (2. 8. 2021), MEPs in the European Parliament’s Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs confronted Slovenian Interior Minister Aleš Hojs as he presented the priorities for Slovenian presidency of the Council of the European Union in Brussels. With evidence provided by BVMN and network members InfoKolpa and Are You Syrious, representatives of The Left in the European Parliament took the Presidency to task for its systemic policy of chain-pushbacks and flagrant abuse of the rule of law. Members also shamed the Slovenian Ministry of Interior for continuing to ignore a Supreme Court ruling which established Slovenia had violated the rights of a Cameroonian plaintiff and are obligated to allow him access to the Slovenian asylum system and to stop returning people to Croatia as there is overwhelming evidence of chain-refoulement and degrading treatment often amounting to tortute.

      Presenting the evidence

      Malin Björk, whose fact-finding trip to Slovenia, Croatia and Bosnia was facilitated by Are You Syrious and Infokolpa, then handed over the Black Book of Pushbacks to Minister Hojs, a dossier of cases recorded by the Border Violence Monitoring Network which collates pushback violations from across the Balkans since 2017. The book has a concerningly large section on Slovenian chain pushbacks, sharing the voices of 1266 people documented by BVMN who had either been chain pushed back (via Croatia) to Bosnia-Herzegovina or Serbia. The cases speak of systemic gatekeeping of asylum, misuse of translation, the registering of minors as adults, and fast-tracked returns to Croatian police who would then carry out brutal pushbacks. All point to a high level of complicity by the Slovenian authorities in the brutalisation of people-on-the-move, a fact reinforced by the April ruling of the Slovenian Supreme Court.

      Yet this first hand evidence is in reality just the tip of the iceberg, and a recent open letter on the matter revealed how according to officially available data, over 27,000 returns of potential asylum seekers were carried out by Slovenian authorities in the recent years, resulting in chain refoulement via Croatia to non-EU countries such as Bosnia-Herzegovina.

      “I expect you as a responsible Minister, not only for your country, but for the EU Presidency to take part of this document and tell us what you will do to stop the illegality, impunity and the brutality.”

      More weak denials

      Interior Minister Hojs doubled down on his stance that Slovenia was managing its borders according to the Rule of Law, even despite his own national court ruling the complete opposite. In an unsurprising move, reminiscent of many Interior Ministers across the EU, Hojs levied accusations of fake news and dismissed the Black Book set before him as a fabrication. Referring to his short attempt to actually look at the evidence presented in the book Hojs stated: “How many lies can be concentrated on one half page, I immediately closed the book and did not touch it again”. With the Minister unwilling to leaf through the 244 pages dedicated to crimes carried out by Slovenia, the network welcome him to view the visual reconstruction of a pushback published last year which vividly captured the experience of those denied asylum access in Slovenia and then brutalised while being collectively expelled from Croatia.

      “I have read the Black Book already in parliament and have seen what they write about me and the Slovenian police. All lies.”

      – Minister Hojs Speaking to Slovenian TV

      The fact is that Minister Hojs is personally not mentioned in the Black Book, though his actions are documented on countless pages, implies that someone is indeed lying. Court judgements, the testimony of thousands of pushback victims, and hard video evidence all highlight the fragility of the Slovenian government’s “fake news” line. While already deeply concerning at a national level, the fact that this administration is also spearheading the EU Presidency shows the extent to which perpetrators of pushbacks have been enabled and empowered at the highest level in Brussels. As a recent webinar event hosted by InfoKolpa and BVMN asked: Can a country responsible for mass violations of Human Rights be an honest broker in the preparations of the New Pact on Migration and Asylum? Until the ruling by the Supreme Court is implemented and people-on-the-move have their mandated right to request asylum in Slovenia, this question will continue to be answered firmly with a “no”.

      Today, our MEPs talked to @aleshojs 🇸🇮 Minister of Home Affairs about the thousands of men, women and children who have been denied over the past years the right to seek asylum in Slovenia, and forcefully handed over to Croatian. @Border_Violence #StopPushbacks pic.twitter.com/XvNLvoCLhY

      — The Left in the European Parliament (@Left_EU) September 2, 2021

      MEP statement

      “I was in Velika Kladusa in Bosnia, I was astonished to meet many migrants and refugees that had been to Slovenia, but they had been told that the right to seek asylum did not exist in you country. One of the persons that I met there was from Cameroon and had escaped political persecution. Once he thought he was in safety in Slovenia he called the police himself to ask to be able to claim asylum. Instead he was as so many others, as thousand of others, handed over to the Croatian police who brutalised him and sent him back to Bosnia.

      This case is a little bit special, compared to the many thousands of others, because on 9th April this year the Slovenian Supreme Court itself ruled that Slovenian police had violated the principle of non-refoulement, the prohibition of collective expulsion and denied the him the right to seek international protection.

      You (Minister Hojs) have had meetings with Commissioner Johansson and you have said you will stand up for the right to seek asylum for asylum seekers. Now your own court has found that you fail in this case. So my questions are: Will you stand by your words and provide a humanitarian visa for this person so that he can come back to Slovenia to apply for asylum as he was supposed to have been granted two years ago? And the second is more structural of course, how will you ensure that people have the right to apply for asylum in Slovenia, that they are not brutally pushed back to Croatian police, who are then illegally pushing them back to Bosnia in a kind of chain pushback situation which is a shame, a shame, at European borders?”

      – Malin Björk MEP

      The case referred to is part of strategic litigation efforts led by network member InfoKolpa, which resulted in a landmark judgement issued on 16 July 2020 by the Slovenian Administrative Court. The findings prove that the Slovenian police force in August 2019 carried out an illegal collective expulsion of a member of a persecuted English-speaking minority from Cameroon who wanted to apply for asylum in the country. The verdict was confirmed on 9th April 2021 by the Slovenian Supreme Court, which ruled the following: the Slovenian police violated the principle of non-refoulement, the prohibition of collective expulsions and denied the asylum seeker access to the right to international protection. The state was ordered to ensure that the plaintiff is allowed to re-enter the country and ask for international protection, but no effort has been made by the authorities to respect the ruling of the court. The case is thus another confirmation of the Slovenian misconduct that persistently undermines the foundations of the rule of law, specifically international refugee law and international human rights law.

      We fear for Slovenia.

      https://www.borderviolence.eu/meps-slam-slovenian-presidency-for-their-role-in-chain-pushbacks

    • Briefly reviewing the topic of pushbacks at European borders, it is important to report on the case of a young refugee from Somalia who was prevented from seeking asylum in Austria and was expulsed, or more precisely, pushed back to Slovenia, contrary to international and European law. His case will soon be reviewed at the Provincial Administrative Court of Styria (https://www.index.hr/vijesti/clanak/migrant-tuzio-austriju-slucaj-bi-mogao-imati-posljedice-i-za-hrvatsku-policiju/2302310.aspx), and if he wins the case, it will be the second verdict that indicates systematic and sometimes chained pushbacks of refugees through Austria, Slovenia, and thus Croatia all the way to Bosnia and Herzegovina.

      Reçu via la mailing-list Inicijativa Dobrodosli, du 16.09.2021

    • Violenze e respingimenti: la “stretta” della Slovenia sui migranti. Con l’aiuto dell’Italia

      Solo a settembre oltre 100 persone in transito sono state respinte a catena in Bosnia ed Erzegovina. Molte di loro sono state fermate a pochi chilometri dal confine italiano. I pattugliamenti misti della polizia italiana e slovena potrebbero spiegare l’aumento delle persone rintracciate. La denuncia del Border violence monitoring network

      Otto casi di respingimenti a catena dalla Slovenia alla Bosnia ed Erzegovina nel mese di settembre 2021. Più di cento persone coinvolte, in prevalenza cittadini afghani e pakistani, che denunciano violenze da parte della polizia slovena. Molte di loro (almeno 34) sono state fermate a “un passo” dal confine italiano: la “stretta” del governo di Lubiana sul controllo del territorio, in collaborazione con la polizia italiana, sembra dare i primi risultati.

      La denuncia arriva dalla rete Border violence monitoring network (Bvmn) che monitora il rispetto dei diritti delle persone in transito nei Paesi balcanici: “Non si hanno testimonianze dirette di poliziotti italiani coinvolti ma si presume che l’aumento nella sorveglianza del territorio e l’alto numero di persone arrestate nel nord della Slovenia sia una conseguenza dell’accordo tra Roma e Lubiana” spiega Simon Campbell, coordinatore delle attività della rete. Il ruolo dell’Italia resta così di primo piano nonostante le riammissioni al confine siano formalmente interrotte dal gennaio 2021.

      Nel report di Bvmn di settembre 2021 vengono ricostruite dettagliatamente numerose operazioni di respingimento che “partono” dal territorio sloveno. Intorno alle sette e trenta di sera del 7 settembre 2021 un gruppo di quattro cittadini afghani, tra cui un minore, viene fermato vicino alla città di Rodik, nel Nord-Ovest della Slovenia a circa cinque chilometri dal confine con l’Italia. Il gruppo di persone in transito viene bloccato da due agenti della polizia di frontiera slovena e trasferito in un centro per richiedenti asilo. Ma è solo un’illusione. Quarantotto ore dopo, il 9 settembre verso le 17, i quattro si ritroveranno a Gradina, nel Nord della Bosnia ed Erzegovina: nonostante abbiano espresso più volte la volontà di richiedere asilo le forze di polizia slovena le hanno consegnate a quelle croate che hanno provveduto a portarle nuovamente al di fuori dell’Ue. Una decina di giorni dopo, il 19 settembre, un gruppo di otto persone, di età compresa tra i 16 e i 21 anni, riesce a raggiungere la zona confinaria tra Slovenia e Italia ma durante l’attraversamento dell’autostrada A1, all’uscita di una zona boscosa, interviene la polizia. All’appello “mancano” due persone che camminavano più avanti e sono riuscite a raggiungere Trieste: le guardie di frontiera lo sanno. L’intervistato, un cittadino afghano di 21 anni, sospetta che “una sorta di videocamera con sensori li aveva ha individuati mentre camminavano nella foresta”. O forse uno dei 55 droni acquistati dal ministro dell’Interno sloveno per controllare il territorio di confine. A quel punto le forze speciali slovene chiedono rinforzi per rintracciare i “fuggitivi” e nel frattempo sequestrano scarpe, telefoni cellulari, power bank e soldi ai membri del gruppo identificati che dopo circa mezz’ora sono costretti a entrare nel retro di un furgone. “Non c’era ossigeno perché era sovraffollato e la polizia ha acceso l’aria condizionata a temperature elevate. Due persone sono svenute durante il viaggio” spiega il 21enne. Verso le 12 la polizia croata prende il controllo del furgone: il gruppo resta prigioniero nel veicolo, con le porte chiuse e senza cibo e acqua, per il resto della giornata. Alle due del mattino verranno rilasciati vicino a Bihać, nel cantone bosniaco di Una Sana.

      Sono solo due esempi delle numerose testimonianze raccolte dal Border violence. I numeri dei respingimenti a catena sono in forte aumento: da gennaio a agosto 2021 in totale erano state 143 le persone coinvolte, solo nel mese di settembre 104. Un dato importante che coinvolge anche l’Italia. Le operazioni di riammissione dall’Italia alla Slovenia sono formalmente interrotte -anche se la rete segnala due casi, uno a marzo e uno a maggio, di persone che nonostante avessero già raggiunto il territorio italiano sono state respinte a catena fino in Bosnia- ma il governo italiano fornisce supporto tecnico e operativo al governo sloveno per il controllo del territorio grazie a un’intesa di polizia tra Roma e Lubiana di cui non si conoscono i contenuti.

      Sono ripresi infatti nel mese di luglio 2021 i pattugliamenti misti al confine nelle zone di Gorizia e Trieste. “Al momento dobbiamo approfondire l’effettivo funzionamento dell’accordo: non abbiamo testimonianze dirette di poliziotti italiani coinvolti -continua Campbell-. Presumiamo però che l’alto livello di sorveglianza del territorio e il numero di persone che vengono catturate in quella zona dimostra che l’intesa sui pattugliamenti assume un ruolo importante nei respingimenti a catena verso la Bosnia”. Paese in cui la “malagestione” del fenomeno migratorio da parte del governo di Sarajevo si traduce in una sistematica violazione dei diritti delle persone in transito e in cui le forze di polizia sotto accusa del Consiglio d’Europa per i metodi violenti che utilizza. Elementi che il Viminale non può considerare solo come “collaterali” delle politiche con cui tenta di esternalizzare i confini.

      La particolarità dei respingimenti da parte delle autorità slovene è che sono realizzati alla luce del sole. “La caratteristica di queste operazioni consiste nel fatto che i migranti vengono consegnati ‘ufficialmente’ alle autorità croate dagli ufficiali sloveni ai valichi di frontiera sia stradali che ferroviari -spiegano gli attivisti-. Prendendo come esempio la Croazia la maggior parte dei gruppi vengono allontanati da agenti che eseguono le operazioni con maschere, in zone di confine remote”. In Slovenia, invece, spesso vengono rilasciate tracce di documenti firmati per giustificare l’attività di riammissione. “Nonostante questa procedura sia la Corte amministrativa che la Corte suprema slovena hanno ritenuto che queste pratiche violano la legge sull’asilo perché espongono le persone al rischio di tortura in Croazia”.

      Una violenza denunciata, a inizio ottobre 2021, da un’importate inchiesta giornalistica di cui abbiamo parlato anche su Altreconomia. I pushaback sloveni, a differenza di quelli “diretti” che si verificano in Croazia e in Bosnia ed Erzegovina, sono più elaborati perché “richiedono più passaggi e quindi possono durare più giorni”. “Siamo rimasti tre giorni in prigione. Non abbiamo potuto contattare nessun avvocato, non ci hanno fornito un traduttore. Ci hanno dato solo una bottiglia di acqua al giorno e del pane” racconta uno dei cittadini afghani intervistati. Oltre al cattivo trattamento in detenzione, diverse testimonianze parlano di “violenze e maltrattamenti anche all’interno delle stazioni di polizia slovene” e anche al di fuori, con perquisizioni violente: in una testimonianza raccolta dalla Ong No name kitchen, un cittadino afghano ha denunciato una “perquisizione intensiva dei genitali”. I maggiori controlli sul territorio sloveno, possibili anche grazie alla polizia italiana, rischiano così di far ricadere le persone in transito in una spirale di violenza e negazione dei diritti fondamentali.

      https://altreconomia.it/violenze-e-respingimenti-la-stretta-della-slovenia-sui-migranti-con-lai

    • “They were told by the officers that they would be taken to Serbia.... at 12am they were dropped at the Bosnia-Croatia border, near the town of Velika Kladuša”

      Date and time: September 24, 2021 00:00
      Location: Velika Kladuša, Bosnia and Herzegovina
      Coordinates: 45.1778695699, 16.025619131638
      Pushback from: Croatia, Slovenia
      Pushback to: Bosnia, Croatia
      Demographics: 11 person(s), age: 17-22 , from: Afghanistan, Pakistan
      Minors involved? No
      Violence used: kicking, insulting, theft of personal belongings
      Police involved: 2 Slovenian officers wearing blue uniforms, 2 Croatian officers wearing light blue uniforms, 2 police vans
      Taken to a police station?: yes
      Treatment at police station or other place of detention: detention, personal information taken, papers signed, denial of food/water, forced to pay fee
      Was the intention to ask for asylum expressed?: Yes
      Reported by: No Name Kitchen

      Original Report

      On 20th September 2021, 6 Afghan males between the ages of 17 and 22 attempted to cross the border from Slovenia into Italy near the city of Trieste. They had been traveling for 3 days from Serbia before reaching this point. They walked for 4 hours to the border with another group, but the weather was cold and raining so they decided to try taking a taxi instead. As they were hidden in the taxi they did not have enough space for their bags, and so during this ride they had no water or food.

      The two groups set off in two different taxis. The first made it across the border, but as the second one was approaching it after a 40-minute journey, a police car began chasing them. The driver of the taxi stopped on a small bridge and escaped on foot, but the men in the car were arrested by two Slovenian police officers. The officers have been described as one young man and one old man, both wearing blue short-sleeved tops. The men were then taken to a police station near the Italian border. Here they spent 1 night. The respondents remarked that they were treated well, that the police cooperated and did not try to scare them, and that they were given food, water, and blankets. However, it was cold, and a few of the group became ill. The police tried to interview them about their attempt across the border, but after receiving no response told them to rest and take their food.

      On the morning of 21 September, the group was all given a COVID test and taken to a quarantine facility. Here they spent 3 nights. Again, the respondent stated that they were treated well. They were allowed to use their mobile phones for 2 hours per day and were given good quality food and medical care from a nurse/doctor. The group stated that they intended to claim asylum except for one that was going to Germany because he had a brother there. They also filled out a form stating that they faced threat in Afghanistan. Communication was initially made in English, but a Pashtu-speaking interpreter from Pakistan was provided for the interview. One of the group, the 6th member, was allowed to stay in Slovenia as he was 17.

      On the morning of 24 September the group of 5, all Afghan males between the age of 18 and 22, were given all of their belongings and driven to a small checkpoint on the Croatian border. The checkpoint was described as a two-sided road with a container on each side. Here they were handed over to two Croatian officers, which the Slovenian officers spoke with. The Croatian officers have been described as one woman around 40-45 years old and one man around 50, with both wearing light blue short-sleeved shirts consistent with the uniform of the Croatian Granicna Policija (border police), and one wearing a jacket. Here the respondents remarked that the good treatment ended and that the Croatian officers began acting “insane”. They were driven to a police station near the Croatia-Slovenia border. Here their sim cards were all taken, meaning the group could not access their phones or location services anymore. In the station, there was also a group of 7 Pakistani men. Initially, the two groups were held in separate rooms, but when another detainee arrived at the station all 11 men were put in the same room. The respondents described the room as 2x2m, designed for 1 person, and smelling very bad.

      The two groups were kept in these conditions from 10 am-7 pm, with no food or water. They asked for these repeatedly and were eventually given something to eat after paying with their own money. One of the group of 5 was kicked twice for no apparent reason. The group stated their intention to claim asylum, and again filled out a form stating that they faced threat in Afghanistan. In response, the woman officer asked: “why did you leave Afghanistan? If there was war you should fight not leave”. The group remarked that they refused to engage, stating that “she doesn’t know politics, doesn’t know when someone should stay or leave, there is different reasons”.

      At around 8 pm all 11 men were given their belongings back, minus their sim cards. As the belongings were jumbled and all given at once, some things were lost or potentially stolen. They were then ordered to get in a van which was driven by the same two officers. The group of 5 asked to be returned to Serbia as they had contacts there and had spent time there. They also had Serbian refugee camp ID cards. They were told by the officers that they would be taken to Serbia. The officers then began driving slowly, stopping often and parking to pass the time. The groups asked for something to drink and gave money in return for cola and water. At 12am they were dropped at the Bosnia-Croatia border, near the town of Velika Kladuša.

      The group walked into Velika Kladuša. They spent all night outside with no blankets, sleeping bags, or comfortable places to sleep. The weather was freezing. They tried to enter a restaurant at 7am but were not allowed in. After 2 nights in the cold weather, the group of 5 decided to return to Serbia. The return cost between €500-600. They crossed the border into Serbia at a bridge, where the group remarked that there was no police in sight.

      https://www.borderviolence.eu/violence-reports/september-24-2021-0000-velika-kladusa-bosnia-and-herzegovina

    • Voir aussi le "report of the Council of Europe Committee for the Prevention of Torture on the situation in Croatia"

      The European Committee for the Prevention of Torture and Inhuman or Degrading Treatment or Punishment (CPT) has published today the report on its ad hoc visit to Croatia from 10 to 14 August 2020. The report is made public pursuant to Rule 39 §3 (1) of the Rules of Procedure (2) of the CPT following written statements made by a senior Croatian official pertaining to the content of the report which were placed into the public domain. The Committee deemed such statements as a misrepresentation of the contents of the report, the professional integrity and modus operandi of the members of the CPT’s delegation. Consequently, the Committee decided to publish the report of the visit in full.

      In a report on Croatia published today, the CPT urges the Croatian authorities to take determined action to stop migrants being ill-treated by police officers and to ensure that cases of alleged ill-treatment are investigated effectively.

      The Committee carried out a rapid reaction visit to Croatia from 10 to 14 August 2020, and in particular along the border area to Bosnia and Herzegovina (BiH), to examine the treatment and safeguards afforded to migrants deprived of their liberty by the Croatian police. The CPT’s delegation also looked into the procedures applied to migrants in the context of their removal from Croatia as well as the effectiveness of oversight and accountability mechanisms in cases of alleged police misconduct during such operations. A visit to the Ježevo Reception Centre for Foreigners was also carried out.

      The report highlights that, for the first time since the CPT started visiting Croatia in 1998, there were manifest difficulties of cooperation. The CPT’s delegation was provided with incomplete information about places where migrants may be deprived of their liberty and it was obstructed by police officers in accessing documentation necessary for the delegation to carry out the Committee’s mandate.

      In addition to visiting police stations in Croatia, the CPT’s delegation also carried out many interviews across the Croatian border in the Una-Sana Canton of BiH, where it received numerous credible and concordant allegations of physical ill-treatment of migrants by Croatian police officers (notably members of the intervention police). The alleged ill-treatment consisted of slaps, kicks, blows with truncheons and other hard objects (e.g. butts/barrels of firearms, wooden sticks or tree branches) to various parts of the body. The alleged ill-treatment had been purportedly inflicted either at the time of the migrants’ “interception” and de facto deprivation of liberty inside Croatian territory (ranging from several to fifty kilometres or more from the border) and/or at the moment of their push-back across the border with BiH.

      In a significant number of cases, the persons interviewed displayed recent injuries on their bodies which were assessed by the delegation’s forensic medical doctors as being compatible with their allegations of having been ill-treated by Croatian police officers (by way of example, reference is made to the characteristic “tram-line” haematomas to the back of the body, highly consistent with infliction of blows from a truncheon or stick).

      The report also documents several accounts of migrants being subjected to other forms of severe ill-treatment by Croatian police officers such as migrants being forced to march through the forest to the border barefoot and being thrown into the Korana river which separates Croatia from BiH with their hands still zip-locked. Some migrants also alleged being pushed back into BiH wearing only their underwear and, in some cases, even naked. A number of persons also stated that when they had been apprehended and were lying face down on the ground certain Croatian police officers had discharged their weapons into the ground close to them.

      In acknowledging the significant challenges faced by the Croatian authorities in dealing with the large numbers of migrants entering the country, the CPT stresses the need for a concerted European approach. Nevertheless, despite these challenges, Croatia must meet its human rights obligations and treat migrants who enter the country through the border in a humane and dignified manner.

      The findings of the CPT’s delegation also show clearly that there are no effective accountability mechanisms in place to identify the perpetrators of alleged acts of ill-treatment. There is an absence of specific guidelines from the Croatian Police Directorate on documenting diversion operations and no independent police complaints body to undertake effective investigations into such alleged acts.

      As regards the establishment of an “independent border monitoring mechanism” by the Croatian authorities, the CPT sets out its minimum criteria for such mechanism to be effective and independent.

      In conclusion, nonetheless the CPT wishes to pursue a constructive dialogue and meaningful cooperation with the Croatian authorities, grounded on a mature acknowledgment, including at the highest political levels, of the gravity of the practice of ill-treatment of migrants by Croatian police officers and a commitment for such ill-treatment to cease.

      https://www.coe.int/en/web/cpt/-/council-of-europe-anti-torture-committee-publishes-report-on-its-2020-ad-hoc-vi

      Pour télécharger le rapport :
      https://rm.coe.int/1680a4c199

      #CPT #rapport

      –-

      Commentaire de Inicijativa Dobrodosli (mailing-list du 08.12.2021) :

      Jerko Bakotin writes for Novosti (https://www.portalnovosti.com/odbor-vijeca-europe-hrvatska-policija-sustavno-zlostavlja-migrante-i-) that this report is “perhaps the strongest evidence publicly available so far in support of previously hard-to-dispute facts. First, that Croatian police massively and illegally denies refugees and migrants the right to asylum and expels them from the depths of the territory, that is, conducts pushbacks. Second, that these pushbacks are not officially registered. Third, the pushbacks are done with knowledge, and certainly on the orders of superiors.” Civil society organizations point out (https://hr.n1info.com/vijesti/rh-sustavno-krsi-prava-izbjeglica-koristeci-metode-mucenja-a-zrtve-su-i-d) that the Croatian government is systematically working to cover up these practices, and there will be no change until all those who are responsible are removed and responsibility is taken. Unfortunately, it is likely that the Croatian political leadership will instead decide to shift the blame to refugees and declare international conspiracies against Croatia (https://www.telegram.hr/politika-kriminal/jednostavno-pitanje-za-bozinovica-i-milanovica-sudjeluje-li-i-vijece-europe). As a reaction to the published report, Amnesty International points out (https://www.amnesty.org/en/latest/news/2021/12/human-rights-body-has-condemned-croatian-authorities-for-border-violence) that due to the European Commission’s continued disregard for Croatia’s disrespect for European law, and their continued support in resources, it is really important to ask how much the Commission is complicit in human rights violations at the borders.

    • Another important report (https://welcome.cms.hr/wp-content/uploads/2021/12/Polugodisnje-izvjesce-nezavisnog-mehanizma-nadzora-postupanja-policijski) came out on Friday - in a working version that was later withdrawn from a slightly surprising address where it was published - on the website of the Croatian Institute of Public Health. It is the report of the Croatian "independent mechanism for monitoring the conduct of police officers of the Ministry of the Interior in the field of illegal migration and international protection”. Despite the tepid analysis of police treatment - which can be understood given the connection of members of the mechanism with the governing structures, as well as a very problematic proposal for further racial profiling and biometric monitoring of refugees using digital technologies, the report confirmed the existence of pushbacks in Croatia: “through surveillance, the mechanism found that the police carried out illegal pushbacks and did not record returns allowed under Article 13 of the Schengen Borders Code.” We look forward to the publication of the final version of the report.

      –-> via Inicijativa Dobrodosli (mailing-list du 08.12.2021)

  • #BitTorrent
    https://hownot2code.com/2021/08/02/bittorrent

    Using memset to clear memory Warning V597 The compiler could delete the ‘memset’ function call, which is used to flush ‘ui’ object. The memset_s() function should be used to erase the private data. makemeta-ui.c:53 The most frequent mistake is to use the memset function to clear memory. In short, the compiler has every right to delete memset calls if … Continue reading BitTorrent

    #Bugs_in_C/C++_projects #C/C++_bugs_of_the_month #bugs #C++ #C++bugs #cpp #cppbugs #opensource #programming
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G

  • Covid-19 : face à la quatrième vague, les effets trop tardifs de l’accélération de la vaccination, selon l’Institut Pasteur

    L’immunisation d’une partie plus importante de la population sous la pression du passe sanitaire réduira le pic d’hospitalisations mais ne devrait pas suffire à éviter « un encombrement important à l’hôpital », d’après les dernières modélisations de l’équipe de Simon Cauchemez.

    L’accélération de la vaccination suffira-t-elle à contrer la quatrième vague ? Sans doute pas, selon les dernières modélisations de l’Institut Pasteur, mises en lignes mardi 27 juillet https://modelisation-covid19.pasteur.fr/realtime-analysis/delta-variant-dynamic. Selon ces calculs, l’immunisation d’une partie plus importante de la population sous la pression du passe sanitaire réduira la taille du pic d’hospitalisations, mais sans autres mesures, il pourrait bien être aussi haut que celui de la deuxième, voire de la première vague. « Si on reste sur une dynamique avec un taux de transmission égal à 2 [ce qui signifie que chaque individu infecté contamine en moyenne deux personnes], cela pourrait conduire à un encombrement important à l’hôpital », souligne le chercheur Simon Cauchemez, par ailleurs membre du #conseil_scientifique.

    Si, fin mai, lorsque le variant Delta n’était encore qu’une menace incertaine, le modélisateur espérait un « été tranquille », ses scénarios sont désormais bien plus pessimistes. Dans l’hypothèse où la vaccination atteindrait, en rythme de croisière, 700 000 injections par jour, et où la part des Français souhaitant se faire vacciner serait de 70 % chez les 12-17 ans, 90 % parmi les 18-59 ans et 95 % chez les plus de 60 ans, jusqu’à 2 500 hospitalisations quotidiennes sont attendues au pic, soit un niveau proche de celui de la deuxième vague, en novembre 2020. C’est moins que ce qui était anticipé le 9 juillet, avant l’annonce de la mise en place du passe sanitaire – jusqu’à 4 800 hospitalisations par jour, soit bien au-delà des 3 600 hospitalisations observées au pic de la première vague, en avril 2020 –, mais bien trop pour éviter que les hôpitaux ne débordent de nouveau.

    INFOGRAPHIE LE MONDE

    Le nombre de lits de soins critiques occupés au pic pourrait atteindre 5 400, voire 7 200, si les durées moyennes de séjour sont plus longues (quinze jours contre dix), c’est-à-dire les niveaux atteints lors des deux premières vagues épidémiques. « Une réduction du taux de transmission grâce à des mesures non pharmaceutiques reste donc importante pour limiter l’impact de la vague sur le système hospitalier », insistent les auteurs de ces projections, en précisant que « même de petites réductions peuvent avoir un impact important ». En abaissant le taux de transmission de 10 %, le nombre d’hospitalisations au pic ne serait plus « que » de 1 800, et de 1 200 avec une réduction de 25 %.

    INFOGRAPHIE LE MONDE

    « A la croisée des chemins »

    Le passe sanitaire y parviendra-t-il ? « Son effet est difficile à anticiper. Tout dépend de sa mise en œuvre », indique Simon Cauchemez, en rappelant que du point de vue du contrôle de l’épidémie, des mesures appliquées à l’ensemble de la population n’ont pas davantage d’intérêt que des mesures ciblant seulement les personnes non vaccinées. « Auparavant, on n’avait pas d’autre choix que de fermer un lieu où le risque de contamination est élevé. Maintenant, on peut le laisser ouvert pour les personnes qui contribuent peu à la transmission », précise le modélisateur, citant une étude sur l’épidémiologie du SARS-CoV-2 dans une population partiellement vaccinée.

    « On est à la croisée des chemins. Le fait qu’on soit passé de 2 000 à 20 000 [cas positifs par jour] en très peu de temps est un signal très inquiétant. Il va falloir suivre la situation de très près dans les jours et les semaines qui viennent pour voir si on réussit à casser cette dynamique », explique le modélisateur. A différentes reprises déjà, l’épidémie a pu suivre une trajectoire imprévue – du fait de la météo ou encore des vacances. « Dans le passé, on a vu des ralentissements ou des accélérations de l’épidémie sans pouvoir les expliquer. Il y a le virus, mais aussi l’ajustement du comportement des gens, indépendamment des mesures prises par les autorités », souligne-t-il. Depuis quelques jours, la courbe s’est ainsi infléchie dans plusieurs pays, comme au Royaume-Uni, sans explication claire – mais les Anglais totalement vaccinés étant bien plus nombreux que les Français, toute comparaison est hasardeuse. [ainsi 100 % des personnes de plus de 80 ans y sont vaccinées, un facteur décisif pour la part des décès, ndc]

    Alors que des départements envisagent de réinstaurer un couvre-feu et que le port du masque est redevenu obligatoire en extérieur dans 22 d’entre eux, une étude mise en ligne mi-juillet par une équipe de modélisateurs de l’université de Bordeaux https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2021.07.09.21260259v3 précise l’impact qu’on peut en attendre. Grâce à différentes méthodes statistiques, les scientifiques sont parvenus à démêler les effets des différentes interventions. Selon leurs calculs, le premier confinement a réduit le taux de transmission de près de 80 %, le deuxième confinement, avec les écoles ouvertes et un assouplissement du télétravail, autour de 50 %, et les différents couvre-feux, autour de 30 %, sans grande différence suivant qu’il démarre à 18 heures ou à 20 heures. La fermeture des écoles n’aurait, en revanche, contribué qu’à une diminution de 7 %.

    « Un phénomène d’usure des mesures »

    Ces calculs ne permettent cependant pas de comprendre la « mécanique » à l’œuvre derrière chacune des interventions. « Quelles que soient les raisons pour lesquelles ça marche, mettre en place un couvre-feu, ça marche ! », résume Rodolphe Thiébaut, coauteur de l’étude, en admettant avoir été surpris par ce résultat, qui contredit d’autres estimations basées, par exemple, sur le niveau de mobilité des Français pendant cette période. « Les mesures ont aussi un effet de signal pour la population », souligne le modélisateur, selon qui ces résultats ne sont pas transposables au contexte actuel.

    « Il y a un phénomène d’usure des mesures, donc l’efficacité qui a pu être constatée n’est plus la même au bout d’un certain temps », explique Pascal Crépey, épidémiologiste à l’Ecole des hautes études en santé publique (EHESP), citant les travaux de la modélisatrice Vittoria Colizza sur la « fatigue pandémique ». « Il peut être trompeur de lier une réduction du taux de transmission à une mesure, car ce pourcentage est malheureusement amené à baisser. Plus une mesure s’applique longtemps, moins elle est efficace », précise-t-il.

    L’effet du climat serait par contre très significatif puisque, selon les calculs de l’équipe de Bordeaux, il serait à l’origine d’une baisse de plus de 20 % de la circulation du virus en été et d’une augmentation de 10 % l’hiver. S’il se confirme, cela pourrait contribuer à décaler l’épidémie dans le temps, mais dans ce cas, « il faut s’attendre à une augmentation de la transmission du variant Delta de 30 % à l’arrivée de l’hiver », souligne Pascal Crépey, en rappelant que d’autres facteurs « non identifiés par le passé » peuvent aussi avoir un impact sur la dynamique à venir du variant. « Pour l’instant, ça va, mais on n’est pas sortis d’affaire », résume-t-il, en rappelant que les vaccinations qui ont lieu aujourd’hui n’auront pas d’effet avant le mois de septembre. « Les gens qui seront hospitalisés au 15 août ont été infectés aujourd’hui. Le tracé des courbes est déjà écrit et va se dévoiler dans les jours à venir. »

    https://www.lemonde.fr/planete/article/2021/07/28/covid-19-face-a-la-quatrieme-vague-les-effets-trop-tardifs-de-l-acceleration

    #covid-19 #hospitalisations

  • Storm Engine
    https://hownot2code.com/2021/07/01/storm-engine

    new[] – delete Error PVS-Studio warns: V611 The memory was allocated using ‘new T[]’ operator but was released using the ‘delete’ operator. Consider inspecting this code. It’s probably better to use ‘delete [] pVSea;’. Check lines: 169, 191. SEA.cpp 169 However, if the error does not show up at runtime – it does not mean there isn’t … Continue reading Storm Engine

    #C/C++_bugs_of_the_month #bugs #C++ #C++bugs #cpp #cppbugs #gamedev #opensource #programming #static_code_analysis
    https://1.gravatar.com/avatar/a7fa0bb4ebff5650d2c83cb2596ad2aa?s=96&d=identicon&r=G