#depeuplement

  • La trama di Camini: storie senza confini da un piccolo paese della Locride

    Nel Comune in provincia di Reggio Calabria c’è dal 2019 #Ama-La, un laboratorio tessile eco-solidale aperto grazie ai fondi 8xmille dell’Unione Buddhista Italiana che accompagna le donne rifugiate e vittime di violenza verso l’integrazione e l’autonomia. In questi anni il paese è rinato

    Si chiama filoxenia lo spirito di Camini, piccolo paese della Locride, in provincia di Reggio Calabria. È l’esatto contrario di xenofobia, la paura dello straniero. Proprio qui nel 2019 -grazie ai fondi 8xmille dell’Unione buddhista italiana- nell’ambito di un progetto del Sistema accoglienza integrazione (Rete Sai, già Siproimi e Sprar) è nato Ama-La, un laboratorio tessile eco-solidale le cui trame trascendono il telaio.

    Lo racconta Rosario Zurzolo, presidente della cooperativa sociale Eurocoop Servizi “Jungi mundu” (che in dialetto locale significa “unisci il mondo”). “Ama-La accoglie e accompagna da quattro anni donne rifugiate da diversi Paesi, vittime di violenza di genere e altre persone migranti con storie differenti, in un processo di formazione e di crescita dell’autostima, con l’obiettivo di appropriarsi del proprio potenziale creativo, imparare un mestiere e raggiungere l’autonomia”.

    Giuliano Ienco è uno dei maestri artigiani del laboratorio: “Donne e ragazze provengono da Paesi di culture diverse, nei primi anni soprattutto da Eritrea, Senegal, Yemen e oggi da Siria, Nigeria, Afghanistan, Libia, Marocco. Nei sei mesi di corso spieghiamo le tecniche di base della tessitura e tramandiamo i saperi tradizionali calabresi, come la tecnica della pezzara, ottenuta da stoffe di riciclo e recupero, ma ogni anno affrontiamo anche un ʻfilo’ diverso, ad esempio la ginestra, il baco da seta o la coltivazione a lino”.

    Al mattino Giuliano insegna alle donne a usare il telaio e spiega i vari sistemi di tessitura, mentre il pomeriggio Caterina gestisce la parte dedicata all’eco printing (la pittura con tecniche naturali, ad esempio con le foglie). Dai telai, a seconda del talento, della cultura e della capacità espressiva delle partecipanti escono poi borse, abiti e cinture, coprispalle, borsellini, cappelli, collane ma anche tappeti e tovagliette, che si possono acquistare in loco od ordinare sulla pagina Facebook. “L’obiettivo principale del laboratorio -spiega Giuliano- non è però il profitto, ma il benessere delle persone e il riconoscimento delle loro stesse capacità: essere apprezzate è importante per tutti ed è il primo passo per ritrovare autostima e fiducia”. Una ragazza siriana e una donna afghana hanno trovato proprio qui uno sbocco lavorativo, mentre tante altre hanno proseguito il loro progetto migratorio.

    Ma il maggiore valore aggiunto è che la comunità di Camini, circa 750 abitanti, il centro storico in collina a otto chilometri dalla località costiera, grazie al progetto di ospitalità Sai e alle sue attività sta vivendo una rinascita, fondata proprio sull’accoglienza. “Il paese oggi è vivo -spiega Zurzolo-, lo spopolamento, endemico nel territorio, si è interrotto, nonostante manchino ancora le strade e molti altri servizi essenziali; i giovani stanno rientrando, alcuni migranti si sono fermati, riaprono negozi e attività”. Un piccolo miracolo, in un contesto tanto bello quanto complicato.

    “I servizi nascono solo dove c’è gente -chiarisce Rosario- e il turismo di un mese all’anno per un borgo dell’entroterra non era sufficiente a creare un circolo virtuoso. La chiave per il cambiamento è stato un atto di coraggio, ovvero dare la massima disponibilità possibile per il progetto Sai -118 persone migranti da accogliere-. Questa apertura all’’altro’ è stata possibile perché non ci è stato imposta dall’alto ma è stata condivisa con piena consapevolezza dalla comunità”.

    Rosario è stato così testimone di un piccolo miracolo. Numeri piccoli, ma importanti, perché hanno validato un modello che negli ultimi tempi era stato messo -a torto o a ragione- in discussione: nel centro storico interno vivono oggi circa 300 persone, molte delle quali hanno a che fare con il progetto Sai, ma anche cittadini residenti, italiani e stranieri. I primi, terminato il percorso di accoglienza, hanno deciso di rimanere sul territorio, i secondi hanno scelto di tornare e di investire sul borgo. “Nel 2011, come era successo in diversi centri della Locride, la scuola materna era stata chiusa e restava solo una pluriclasse di otto bambini, con due insegnanti. A dodici anni di distanza con la nascita di nuovi bambini, ci sono due sezioni della materna, quattro classi di elementari e una ventina di persone assunte, tra insegnanti e personale non docente. Ma soprattutto i bambini possono rimanere a fare scuola qui”.

    “Ho visto un paese scomparire e poi risorgere dalle ceneri, grazie alla forza delle persone -continua Rosario-. Più di uno è salito verso Camini per lavorare o per fare l’imprenditore. Oltre a me erano rimasti alcuni ex-compagni di scuola della mia generazione, poi un paio di ragazzi che erano in Inghilterra sono tornati per lavorare con la cooperativa. Abbiamo potuto creare diversi laboratori artigianali per mantenere vive le nostre tradizioni, ceramica, falegnameria, liuteria, e corsi di cucina locale e siriana che hanno luogo all’interno del bar-ristorante Jungi Mundu”.

    Le storie personali si sono incrociate con le scelte dell’amministrazione comunale e hanno fatto la differenza. “Abbiamo puntato sull’autonomia abitativa: le case lasciate vuote dagli italiani e dalle italiane, infatti, ora sono occupate dalle persone rifugiate. E si è invertita la tendenza. Così quest’anno un ventitreenne del luogo ha deciso di tornare e ha aperto un salone di parrucchiere, aperto tre giorni alla settimana, dove vengono a tagliarsi i capelli anche dai Comuni limitrofi. Cose mai viste”. I turisti di passaggio nel borgo storico, finalmente, si possono fermare a dormire qui, da giugno a settembre, grazie a un progetto di turismo solidale e trovano il bar e ristorante, le botteghe di prodotti locali e i servizi essenziali, come la Posta e il suo bancomat. Il paese è vitale, a luglio il Kaminion fest l’ha fatto risuonare di musiche e discorsi.

    Rosario ha un’idea molto chiara: “La cosa positiva è che abbiamo creato almeno l’opportunità di scegliere se restare”. Le storie sono tante. Filmon è un ragazzo eritreo che ha comprato casa con la famiglia e l’ha ristrutturata grazie a una quota dei fondi 8xmille di Unione buddhista italiana e ora fa il miele. La curatrice, Chiara Scolastica Mosciatti, ha aperto qui Duçicontemporanea, una galleria e studio d’arte e, proprio ora, a ottobre 2023 un gruppo tedesco ha inaugurato la stalla recuperata per residenze teatrali con uno spettacolo di teatro all’aperto.

    “In sintesi, pur non avendo niente, siamo diventati un’attrazione, un paese aperto a differenze culturali e religiose dove si respira l’atmosfera di felice convivenza -dice Zurzolo- quasi di fratellanza. Il Laboratorio Ama-La, espressione di derivazione tibetana che significa ʻdonna e madre’, resta il simbolo di questo percorso, perché le storie delle donne che lo frequentano sono le nostre storie e non hanno confini. Questo non è solo un posto di lavoro, è anche luogo di conforto e di cura, dove le donne possono bere un tè e condividere i propri percorsi, tra di loro o con l’assistenza di psicologa, educatrice, assistente sociale. Una terapia ʻdello stare insieme’ e del ʻparlare insieme’, aperto a tutti, anche a persone del luogo”.

    https://altreconomia.it/la-trama-di-camini-storie-senza-confini-da-un-piccolo-paese-della-locri
    #textile #accueil #réfugiés #asile #migrations #Italie #Calabre #femmes_migrantes #Jungi_mundu #Giuliano_Ienco #miracle #dépeuplement #repeuplement #artisanat

  • Sardegna, in arrivo pastori del #Kirghizistan per ripopolare i paesi dell’isola

    È l’accordo raggiunto tra #Coldiretti e il governo kirghiso che prevede l’arrivo di pastori abili nei lavori agricoli, assieme alle loro famiglie, in base all’intesa siglata col ministero del Lavoro della repubblica ex sovietica. L’obiettivo è salvare gli allevamenti e la tradizione agroalimentare nelle aree a rischio di spopolamento sull’isola

    Un accordo tra il lontano Kirghizistan - la repubblica ex sovietica più a est - e la Sardegna per salvare gli allevamenti e la tradizione agroalimentare nelle aree a rischio di spopolamento sull’isola nostrana. È l’accordo raggiunto da Coldiretti che prevede l’arrivo di pastori kirghisi abili nei lavori agricoli, assieme alle loro famiglie, in base all’intesa siglata col ministero del Lavoro della repubblica ex sovietica distante circa 6 mila chilometri dall’isola.

    Un progetto pilota

    Sarà avviato un progetto pilota, professionale e sociale, che prevede l’arrivo di un primo gruppo di un centinaio di kirghisi in Sardegna ( tra i 18 e i 45 anni) con capacità professionali specifiche nel settore primario che seguiranno un percorso di formazione e integrazione nel tessuto economico e sociale della Sardegna, con opportunità anche per le mogli nell’attività dell’assistenza familiare. Coldiretti lo presenta come un progetto di medio-lungo periodo per l’inserimento di migliaia stranieri, a seconda della domanda, in tre distretti rurali: Sassari, Barbagie e Sarrabus, con l’aiuto di mediatori culturali. «In Kirghizistan - precisa la Coldiretti - è fortemente presente l’attività allevamento con profonde conoscenze dell’attività casearia, diffuse competenze soprattutto nella realizzazione di formaggio da latte di pecora ma anche nell’allevamento dei cavalli. Nel Paese sono allevate soprattutto pecore di razza karakul e argali che raggiungono per il maschio adulto sino a 80 chili di peso». Il progetto pilota è stato concordato in collaborazione con l’ambasciatore del Kirghizistan in Italia, Taalay Bazarbaev.
    Contratti di apprendistato e poi tempo indeterminato

    L’accordo - precisa Coldiretti - prevede contratti di apprendistato e poi a tempo indeterminato, con la possibilità di occupare le tante case sfitte nei piccoli centri dell’Isola. Una prima selezione sarà affidata inizialmente dal ministero del lavoro kirghizo che preparerà i bandi per l’individuazione di personale per la Sardegna, dopo la firma di un protocollo tra Coldiretti e il governo kirghiso, col sostegno del ministero degli Affari esteri e di quello dell’Agricoltura, della sovranià alimentare e foreste.
    In Italia i lavoratori stranieri occupati in agricoltura - secondo Coldiretti - sono per la maggior parte provenienti da Romania, Marocco, India e Albania. Si tratta soprattutto di dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese.

    https://tg24.sky.it/cronaca/2023/09/18/sardegna-pastori-kirghizistan

    #dépeuplement #Sardaigne #repeuplement #migrations #travail #travailleurs_étrangers #accord #pasteurs #élevage #Italie

  • Quand les #tomates rencontrent #Wagner

    Elias, petit village d’agriculteurs dans le centre de la Grèce, se meurt. Face à cette situation, deux cousins font équipe avec les grand-mères du village pour planter les graines de tomates qu’elles perpétuent depuis des siècles. Aidés par la musique de Wagner, censée encourager les tomates à pousser, ils parviennent à exporter aux quatre coins du monde des petits pots contenant des recettes à base de ces tomates biologiques. Le film suit les protagonistes de cette quête improbable, dans leurs efforts pour survivre et réaliser leurs rêves. Cette chronique nous rappelle l’importance de se réinventer en temps de crise et le pouvoir des relations humaines.

    https://www.film-documentaire.fr/4DACTION/w_fiche_film/32381_0
    #film #documentaire #film_documentaire

    #agriculture #musique #Grèce #rural #campagne #monde_rural #conserves #néo-ruraux #musique_traditionnelle #musique_classique #exode_rural #dépeuplement #Alexandros_Gousiaris

    • Our family’s activity in the area of beekeeping began in 1890 with beehives kept in our garden by my Great-great grandmother Evangelia Barbarousi for the family’s honey needs.

      In 1989, our activities were semi-professional, and in 1996 our Company was founded, after which our aims were clearly professional, regarding the number of hives as and their transfer within Greece (from Kalamata to Thassos), as well as the establishment of our storage and packaging facilities.

      In 1997 we began exporting our products, with the help of the “Odysea Ltd”, Company, with whom we continue to collaborate today.

      In 1998 our first investment plan was realized, with a program sponsored by the Greek Ministry of Agriculture for Countryside Restructuring. The plan was completed in 2000.

      ΤIn the same year, and together with the Taka family, we slowly began cultivating tomatoes on a large scale in the village of Fyllo, outside Kardista. The seed we use, then and still today, has been cultivated since 1900 by our extended family, and the pasteurization method is the same as that first implemented in the period between the two World Wars.

      In 2001 we exported the first tomato products, and in 2004 we began the certification process for the production of organic products on our estate in accordance with the DIO Certification Organization . In 2005 we began furnishing high-end hotels with our honey, offered both at breakfast and used in their kitchens.

      In 2007 we began our second investment plan with joint funding for Agricultural Development from the Greek Ministry of Agriculture and the European Union, and our packing and processing procedures were certified by the ISO Food Safety Management System (ISO 22000:2005).

      In 2008 we produced our first completely organic tomato products ("Tomata Stragisti" and tomato sauces), which were introduced onto the Greek market by the “Biotos”.

      We have inherited the knowledge of “how not to be afraid of bees” and we have developed a positive cooperation with them so as to produce an exceptional product with guaranteed safety to the consumer.

      We inherited a sack of seeds and we came to love the earth in which they grow, we respected the cultivating and production methods implemented before industrialized farming came into practice, and with great effort, know-how and experimentation we are able to offer products which bring back the flavours of yesterday.

      We will continue our efforts to prepare products of high quality and safety, giving particular importance to protecting the environment and to developing the human resources of our region.

      http://www.gousiaris.gr/main_en.html

  • Topli Do: dalla resistenza la rinascita di un villaggio
    https://www.balcanicaucaso.org/aree/Serbia/Topli-Do-dalla-resistenza-la-rinascita-di-un-villaggio-224417

    L’unica ricchezza di Topli Do, villaggio in via di spopolamento tra i boschi della Stara Planina, in Serbia, sono i suoi torrenti impetuosi. Quando nel 2019 una centralina idroelettrica stava per portarglieli via, i pochi abitanti rimasti non hanno esitato a erigere delle barricate. Da allora il villaggio vive un’insperata rinascita

  • La fièvre du lithium gagne le Portugal
    https://www.lemonde.fr/economie/article/2022/02/04/la-fievre-du-lithium-gagne-le-portugal_6112250_3234.html

    « Nous n’avons rien d’autre que cette nature et, en même temps, nous avons tout ce dont nous avons besoin, souffle cette agricultrice de 43 ans, qui élève, avec son mari, vingt-six vaches de la race autochtone barrosa, dont la viande est réputée dans tout le pays. Il n’y a pas de boutiques, pas de cinéma, mais ce paysage n’a pas de prix, de même que la qualité des produits de la terre et la pureté de l’eau des rivières. Avec 500 euros, nous vivons mieux que ceux qui, en ville, en gagnent 1 500. Mais si la mine vient, nous perdrons tout et nous devrons partir… »

    #paywall 😶

    • Sur le promontoire rocheux qui domine « sa » vallée, Aida Fernandes ouvre les bras en grand, comme pour embrasser les collines verdoyantes qui lui font face, où serpentent des chemins de campagne. Rien ne vient troubler le silence qui règne sur ce paysage idyllique de bocages. Pas même le bruit des vaches à longues cornes, que l’on croise, plus souvent que les hommes, sur les routes en lacet qui mènent à #Covas_do_Barroso, hameau de 180 âmes du nord du Portugal.

      « Nous n’avons rien d’autre que cette nature et, en même temps, nous avons tout ce dont nous avons besoin, souffle cette agricultrice de 43 ans, qui élève, avec son mari, vingt-six vaches de la race autochtone barrosa, dont la viande est réputée dans tout le pays. Il n’y a pas de boutiques, pas de cinéma, mais ce paysage n’a pas de prix, de même que la qualité des produits de la terre et la pureté de l’eau des rivières. Avec 500 euros, nous vivons mieux que ceux qui, en ville, en gagnent 1 500. Mais si la mine vient, nous perdrons tout et nous devrons partir... »

      Alors que la #Serbie a annoncé par surprise, le 20 janvier, qu’elle mettait un terme au projet d’exploitation de mines de lithium le long de la rivière #Jadar, dans l’ouest du pays, par l’entreprise anglo-australienne #Rio_Tinto, après des mois de manifestations massives, le Portugal est sur le point de faire l’inverse. Lisbonne pourrait débloquer dans les prochaines semaines le projet de la plus grande mine à ciel ouvert d’Europe de l’Ouest de ce minerai stratégique, utilisé dans la fabrication des batteries des voitures électriques, sur les terres peu habitées de la région de #Barroso, classée au #Patrimoine_agricole_mondial, à 150 kilomètres au nord-est de Porto.

      Six nouvelles zones

      La société #Savannah_Resources, implantée à Londres, travaille sur le projet depuis 2017. Elle a obtenu le permis d’exploration et déjà réalisé les prospections qui lui ont permis d’identifier des gisements de #spodumène, des #minéraux très riches en lithium, renfermant près de 287 000 tonnes du précieux #métal. De quoi produire les #batteries de 500 000 #véhicules_électriques par an pendant une dizaine d’années, grâce à un projet de #mine_à_ciel ouvert de 542 hectares, comprenant quatre cratères profonds et un immense terril.

      Il reste encore à cette société d’investissement britannique à rédiger la version définitive de l’étude de faisabilité, qui doit déterminer la #rentabilité du projet, le #coût de la production étant considérablement plus élevé que celui des bassins d’évaporation des saumures dont est extrait le lithium d’Amérique latine, où se trouvent les principales réserves mondiales. Et elle n’attend plus que l’avis des autorités portugaises sur l’étude d’#impact_environnemental. Les conclusions, imminentes, ont été repoussées après les élections législatives anticipées, qui ont eu lieu dimanche 30 janvier au Portugal.

      S’il n’y a pas de contretemps, #Savannah espère commencer à produire du lithium dans deux ans, et promet pour cela 110 millions d’euros d’investissement. Elle n’est pas la seule à avoir flairé le filon. Les réserves de lithium ont éveillé l’appétit de nombreuses compagnies nationales et internationales, en particulier australiennes, qui ont déposé des demandes de prospections, ces dernières années. Et ce mercredi 2 février, le ministère de l’environnement portugais a donné son accord pour que des prospections soient lancées dans six nouvelles zones du pays. Leurs droits seront attribués grâce à un appel d’offres international dans les deux prochains mois.

      Non seulement le gouvernement portugais du premier ministre socialiste, Antonio Costa, qui vient d’être reconduit au pouvoir avec une majorité absolue à l’Assemblée, est favorable à la production de lithium, considéré comme essentiel à la #transition_énergétique. Mais, assis sur des réserves confirmées de 60 millions de tonnes, les plus importantes de l’Union européenne, il souhaite qu’une #industrie_métallurgique de pointe se développe autour des mines. « Le pays a une grande opportunité économique et industrielle de se positionner sur la chaîne de valeur d’un élément crucial pour la #décarbonation », a encore déclaré, en décembre 2021, le ministre de l’environnement, Joao Pedro Matos Fernandes, qui espère qu’ « aucun gramme de lithium ne s’exportera .

      L’enjeu est prioritaire pour le Portugal. Et pour l’Union européenne, qui s’est fixé comme objectif d’atteindre 25 % de la production mondiale de batteries d’ici à 2030, contre 3 % en 2020, alors que le marché est actuellement dominé par la Chine. Et les #fonds_de_relance européens #post-Covid-19, qui, pour le Portugal, s’élèvent à 16,6 milliards d’euros, pourraient permettre de soutenir des projets innovants. C’est, en tout cas, ce qu’espère la compagnie d’énergie portugaise #Galp, qui, en décembre 2021, s’est unie au géant de la fabrication de batterie électrique suédois #Northvolt pour créer un joint-venture, baptisé #Aurora, pour la construction, d’ici à 2026, de « la plus importante usine de transformation du lithium d’Europe », à #Sines ou à #Matosinhos.

      Avec une capacité de production annuelle de 35 000 tonnes d’hydroxyde de lithium, cette usine de #raffinage pourrait produire 50 gigawattheures (GWh) de batteries : de quoi fournir 700 000 #voitures_électriques par an. Le projet, qui espère bénéficier des fonds de relance européens et aboutir en 2026, prévoit un investissement de 700 millions d’euros et la création de 1 500 #emplois directs et indirects. « C’est une occasion unique de repositionner l’Europe comme leader d’une industrie qui sera vitale pour réduire les émissions globales de CO2 », a souligné le président de Galp, Andy Brown, lors de la présentation. « Cette initiative vient compléter une stratégie globale basée sur des critères élevés de #durabilité, de #diversification des sources et de réductions de l’exposition des #risques_géopolitiques », a ajouté le cofondateur de #Northvolt, Paolo Cerruti. La proximité de mines serait un atout.

      Résistance

      D’autres projets de #raffinerie sont en cours de développement, comme celui de l’entreprise chimique portugaise #Bondalti, à #Estarreja, au sud de Porto, qui a annoncé en décembre 2021 s’être associée à la compagnie australienne #Reed_Advanced_Materials (#RAM). Mais, dans les régions convoitées, la #résistance s’organise et les élus se divisent sur la question. Le maire de la commune de #Boticas, à laquelle est rattachée Covas de Barroso, du Parti social-démocrate (PSD, centre droit), doute publiquement de sa capacité à créer de la richesse localement, et craint qu’elle ne détruise le #tourisme rural, la #gastronomie et l’#agriculture. Tandis qu’à 25 kilomètres de là, à #Montalegre, où la compagnie portugaise #Lusorecursos entend construire une mine à ciel ouvert sur une surface de 825 hectares avec une raffinerie, le maire socialiste, Orlando Alves, y est a priori favorable, à condition qu’elle obtienne la validation de son étude d’impact environnemental .

      « C’est une occasion de combattre le #dépeuplement, explique-t-il. La réalité actuelle du territoire, c’est que les gens émigrent ou s’en vont dans les grandes villes, que les jeunes partent pour faire leurs études et ne reviennent pas. Sans habitant, il n’y aura plus de #tourisme_rural ni d’agriculture... » Au gouvernement, on essaie aussi de rassurer en rappelant que le pays compte déjà vingt-six mines de #feldspath « semblables à celle du lithium » .

      « Près de 125 exploitations agricoles et la réserve de biosphère transfrontalière #Gerês-Xures se trouvent dans un rayon de 5 kilomètres autour du projet de #Montalegre. Et, ces derniers temps, des jeunes reviennent pour devenir apiculteurs ou produire des châtaignes... », rétorque Armando Pinto, 46 ans, professeur et coordinateur de la plate-forme #Montalegre_com_Vida (« Montalegre vivante »). Le 22 janvier, près de 200 personnes ont manifesté dans les rues de cette commune dominée par les ruines d’un château médiéval.

      Conscient de l’importance de rallier l’opinion publique, lors d’une conférence sur les « #mines_vertes » , organisée en mai 2021, le ministre Matos Fernandes a insisté sur l’importance « d’aligner les intérêts de l’#économie et de l’#industrie en général avec ceux des communautés locales », pour qu’elles perçoivent des « bénéfices mutuels . Pour y remédier, le directeur général de Savannah, #David_Archer, a assuré qu’il tâchera de recycler l’#eau utilisée sur place, qu’il investira près de 6 millions d’euros pour construire une #route de contournement du village, qu’il créera 200 #emplois_directs, ou qu’il versera des #fonds_de_compensation de 600 000 euros par an pour les communautés affectées par la mine. Sans parvenir à convaincre les habitants de Covas, dont le village est parsemé de graffitis clamant « #Nao_a_minas » (« non aux mines »).

      « Pas de #sulfure »

      « Il y a toujours des impacts, mais si le projet est bien bâti, en utilisant les dernières technologies pour le traitement et l’#exploitation_minière, elles peuvent être très acceptables, estime l’ingénieur Antonio Fiuza, professeur émérite à l’université de Porto. L’avantage est que les roches qui renferment le lithium sont des #pegmatites qui ne contiennent pas de sulfures, ce qui rend le risque de #contamination de l’eau très limité. » Selon ses calculs, si l’intégralité des réserves connues de lithium du Portugal est exploitée, elles pourraient permettre la construction de batteries pour 7,5 millions de véhicules électriques.

      « Pour nous, un projet si grand pour un si petit territoire, c’est inconcevable. Nous sommes tous des petits fermiers et il n’y a pas d’argent qui compense la destruction des montagnes », résume Aida Fernandes. Ses deux jeunes enfants sont scolarisés à Boticas, à une vingtaine de kilomètres de là. Il n’y a que quatre autres enfants à Covas do Barroso, un hameau sans école, ni médecin. « Il y a bien sûr des problèmes dans les villages de l’intérieur du pays, mais les mines ne peuvent pas être une solution, dit Nelson Gomes, porte-parole de la plate-forme Unis en défense de Covas do Barroso. On n’est pas des milliers ici et personne ne voudra travailler dans des mines. Des gens viendront d’ailleurs et nous, on devra partir. Quand les cours d’eau seront déviés et pollués, les terres agricoles détruites et que la mine fermera, douze ans plus tard, que se passera-t-il ? Ils veulent nous arracher un bras pour nous mettre une prothèse... »

      https://www.lemonde.fr/economie/article/2022/02/04/la-fievre-du-lithium-gagne-le-portugal_6112250_3234.html

      #lithium #Portugal #mines #extractivisme
      #green-washing #Europe

  • Petite #métaliste (probablement pas complète) sur l’#instrumentalisation de l’#accueil de #réfugiés à des fins de #repeuplement ou pour accueillir de la nouvelle #main-d'oeuvre en Europe.

    A mettre en lien avec le sous-métaliste sur les villes-refuge :
    https://seenthis.net/messages/878327

    –-> les articles cités ici se focalisent sur la question de l’instrumentalisation de l’accueil à des fins économique/démographiques/sociaux

    #dépeuplement #démographie #travail #marché_du_travail #migrations #économie

    ping @karine4

  • El Gobierno repoblará con migrantes los pueblos castellano-manchegos con poco habitantes

    La medida para repoblar la España vaciada se aprobará «justo antes» o «a la vuelta de verano».

    El ministro de Inclusión, Seguridad Social y Migraciones, José Luis Escrivá, ha asegurado que les parece «muy bien» la idea de repoblar con migrantes la España vaciada, tras recibir propuestas de la Junta de #Castilla_y_León y de algunos ayuntamientos.

    «Me parece muy bien, es una idea que tenemos en la cabeza», ha subrayado Escrivá, este lunes, en un desayuno informativo de Nueva Economía Forum, al ser preguntado por una carta enviada por el vicepresidente de la Junta de Castilla y León, #Francisco_Igea, con una propuesta de repoblar con migrantes los pueblos.

    Escrivá considera que esta «muestra de disponibilidad» por parte de comunidades autónomas como Castilla y León y de algún otro ayuntamiento, les va a «permitir trabajar juntos los próximos meses».

    El ministro ha añadido que en el plan de recuperación han constatado una cantidad «significativa» de fondos en la secretaría de Estado de Migraciones para desarrollar centros propios del Estado «que incidan en esa distribución de los migrantes por todo el territorio teniendo en cuenta situaciones como la de la España despoblada».

    Reglamento de Extranjería

    Por otro lado, el ministro ha anunciado que el Gobierno aprobará la modificación del reglamento de Extranjería «justo antes» o «a la vuelta del verano, con total seguridad». Según ha precisado, con esta modificación corregirán una «anomalía», pues los menores extranjeros no acompañados, al llegar a los 18 años, se encontraban en una «situación de indefinición» porque «los requerimientos administrativos para incorporarse al mercado trabajo eran insoportablemente pesados, y de facto les impedía a la mayoría trabajar».

    «El modelo que tenemos, que tiende a extender, por distintos canales, a veces puramente pesadez administrativa, a extender enormemente el periodo de esta irregularidad, esto genera bolsas inaceptables de economía sumergida que tenemos que reconducir», ha indicado el ministro.

    En este sentido, ha subrayado la importancia de «formar adecuadamente» a los jóvenes migrantes que llegan a España para que en un futuro a corto o medio plazo puedan incorporarse al mercado de trabajo, sobre todo, a mediados de la década, cuando «se va a necesitar una importante fuerza de trabajo por la llegada de la jubilación de los baby boomers».

    https://www.elespanol.com/eldigitalcastillalamancha/region/20210628/gobierno-repoblara-migrantes-pueblos-castellano-manchegos-habitantes/592441168_0.html
    #Espagne #accueil #instrumentalisation #migrations #dépeuplement #repeuplement #réfugiés #asile #démographie #travail #marché_du_travail #intégration_professionnelle

    –—

    ajouté à la métaliste des #villes-refuge (les raisons pour le devenir peuvent être très diverses) :
    https://seenthis.net/messages/878327
    Et plus précisément sur l’Espagne :
    https://seenthis.net/messages/878327#message878329

    ping @isskein @karine4

  • #Belmonte_Calabro, come studenti e migranti hanno contribuito a ripopolare un borgo della Calabria: “Noi ora lo chiamiamo #Belmondo

    A Belmonte Calabro l’aria ha lo stesso profumo di quella di Madaripur, in Bangladesh. Se ne è accorto Rajib Hossain, 20 anni e un lungo viaggio alle spalle. Ha lasciato il suo Paese quattro anni fa, è in Italia da febbraio 2017. La prima volta a Belmonte ancora se la ricorda: “Mi guardai intorno, osservando il mare, e pensai che quello era il posto perfetto per godersi bene il mondo. L’aria era più dolce. Ho sentito gli stessi profumi di casa mia. Non mi era mai successo, da quando me ne ero andato”, racconta a ilfattoquotidiano.it. Per capire il percorso che ha portato lì Rajib bisogna fare un passo indietro.

    https://www.youtube.com/watch?v=AU1dGl9dFik&feature=emb_logo

    Arroccato su una collina che guarda il mare, Belmonte conta poco più di mille abitanti. Nel 2016 il suo centro storico rischia lo spopolamento: i telefoni non prendono la linea e la gente del posto preferisce vivere vicino alla marina, dove si trova la ferrovia. Per le strade non c’è quasi nessuno. Sembra un luogo destinato a essere dimenticato. Eppure, c’è ancora chi se lo ricorda: nello stesso anno Rita Adamo sta studiando architettura alla London Metropolitan University. Originaria di Potenza, ha passato le estati della sua infanzia proprio a Belmonte. Racconta a compagni e professori londinesi l’isolamento in cui sta cadendo il borgo storico: “Quella stessa estate abbiamo deciso di passare qualche giorno lì. Io conoscevo l’ex Convento dei Cappuccini, ora gestito da operatori culturali, e sapevo che potevamo soggiornarci”, racconta. “Era il periodo dei grandi sbarchi sulle coste italiane. Ad #Amantea, poco distante, c’è un centro di accoglienza migranti. Ci siamo rivolti a loro per sapere se qualcuno fosse interessato a passare del tempo con noi. Hanno accettato in dieci. Non ci era ancora chiaro cosa volessimo fare: all’inizio pensavamo a conoscerci e a conoscere meglio il posto, riscoprendo luoghi considerati vecchi. Io stessa non andavo a Belmonte da molto tempo e quell’anno sono tornata con una nuova coscienza”.

    In quell’occasione Rita e altri studenti fondano La #Rivoluzione-delle_Seppie, che si occupa di riattivare le aree calabresi a rischio spopolamento. È un inizio. Poco dopo l’università di Londra organizza una classe di ricerca: ogni anno, in novembre, un gruppo di studenti va in visita a Belmonte Calabro. “Restano una settimana. Entrano in contatto con la comunità di migranti, conoscono meglio il contesto locale. Ognuno di loro, mentre è sul posto, sceglie il luogo che lo ha colpito di più. Poi progetta strutture o edifici utili a incoraggiare l’inclusione sociale e a contrastare lo spopolamento”, continua Rita. Sono opere di studio, non vengono realizzate, precisa. Ma spesso servono da spunto.

    Il tempo passa e nasce #Crossings, il festival estivo che unisce sotto lo stesso ombrello diverse realtà: La Rivoluzione delle Seppie, il collettivo di architettura #Orizzontale, l’associazione culturale Ex Convento, la #London_Metropolitan_University, l’#Università_Mediterranea_di_Reggio_Calabria e il Centro di solidarietà “Il Delfino”. Protagonista Belmonte Calabro, sottratto all’isolamento di anni prima. Partecipa anche l’amministrazione comunale, con il proprio patrocinio.

    A ogni edizione seminari e workshop diversi, che richiamano l’attenzione di esperti e professionisti. Studenti di Londra e migranti partecipano agli incontri fianco a fianco. In inverno invece c’è un’altra spedizione: “L’Università londinese prevede che gli studenti di architettura vadano nelle campagne inglesi, ospiti di fattorie, a sperimentare materiali nuovi. Costruiscono strutture che poi smontano a esperimento concluso. Abbiamo deciso di organizzare la stessa cosa a Belmonte. Qui gli studenti possono realizzare strutture che poi rimarranno nel tempo, aiutati dal collettivo di architetti Orizzontale”, racconta Rita.

    Nel 2019 nasce BelMondo, la comunità virtuale che vuole mantenere connessi tutti i partecipanti a Crossings. Il nome lo ha trovato Rajib, che quell’anno aveva partecipato a un workshop organizzato dal festival: “Ho scelto questo nome perché era simile al nome originario del posto, Belmonte, e perché il paese è un posto bellissimo dove vivere, soprattutto per la natura e i paesaggi”, racconta. “Il ricordo più bello che ho è la condivisione con gli studenti di Londra”. Fotografie, disegni, lavoro. Ma anche balli e chiacchiere: “Io non ho mai studiato, ma loro non mi hanno mai fatto sentire diverso perché migrante. Siamo diventati amici”. Rajib lavora a Cosenza come mediatore culturale. Aiuta i nuovi arrivati, che come lui non sanno cosa fare né dove andare. “Il progetto segue le fasi politiche: con il Decreto Sicurezza molti migranti sono stati costretti ad andarsene”, spiega Rita. “Ma tutti quelli che coinvolgiamo vogliono tornare anche gli anni successivi, perché a Belmonte hanno trovato una dimensione umana che manca nelle grandi città”.

    Tra i progetti più recenti c’è la ristrutturazione dell’ex Casa delle Monache, ora diventata Casa BelMondo. Sarà un punto di ritrovo e condivisione. Per ora sono stati rifatti i pavimenti di tre stanze: il programma originario prevedeva di proseguire i lavori quest’estate in occasione di Crossings 2020, ma non è stato possibile a causa della pandemia. L’edizione di quest’anno sarà quindi digitale e virtuale, come è successo per molti altri eventi.

    Il segnale di rete è ancora incerto per le vie del centro storico, a Belmonte Calabro. Ma non è più un’isola: “Molti ragazzi dei territori vicini, per esempio di Cosenza, hanno scelto di visitarlo. La comunità locale all’inizio ci guardava con un po’ di diffidenza, ma ora ci conosce e interagisce con noi, soprattutto nei momenti di convivialità”, spiega Rita. “Ora vogliamo pensare a come crescere per il futuro”. E poi ci sono i migranti, per i quali questo borgo storico calabrese è diventato una seconda casa, come dice Rajib: “Per me, c’è il mio paese natale. Subito dopo c’è BelMondo”.

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/07/25/belmonte-calabro-come-studenti-e-migranti-hanno-contribuito-a-ripopolare-un-borgo-della-calabria-noi-ora-lo-chiamiamo-belmondo/5874467

    #migrations #asile #réfugiés #Calabre #Italie #accueil #étudiants #villes-refuge #dépeuplement #démographie #architecture #urbanisme #imaginaire

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    Ajouté au fil de discussion "I paesi che rinascono grazie ai migranti":
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  • L’Italia dei paesi fantasma: dalla Sicilia al Piemonte i borghi restano senza abitanti

    E’ soprattutto d’inverno che i fantasmi si fanno sentire. Quando c’è sempre, prima o poi, una finestra che sbatte, dentro qualche casa chiusa. E nel silenzio di strade deserte, il vento diventa la voce dell’assenza. La voce cioè di chi è partito, per cercare altrove fortuna.
    Da anni, c’è un movimento costante in atto. Di svuotamento dei piccoli comuni, soprattutto montani o a vocazione agricola. Le scuole chiudono, per mancanza di bambini; le banche spostano gli sportelli; il trasporto pubblico è problematico, quando non inesistente. Le amministrazioni provano a condividere i servizi tra più comuni, ma i referendum per le fusioni sono quasi sempre stati bocciati dagli abitanti.
    C’è un’Italia minore per dimensioni, che lotta per non sparire. Un mondo poco noto, richiamato dalla protesta dei pastori sardi, che «diventa idealmente la protesta di tutta l’Italia rurale che non trova spazi nelle politiche né italiane né comunitarie. Un’Italia che sta sparendo, ma se sparisce quest’Italia - avverte il delegato Anci per i piccoli comuni, Massimo Castelli - sparisce il senso della nazione». E a salvare questo piccolo mondo antico «non sarà il reddito di cittadinanza», concordano più sindaci, ma «iniziative, per richiamare altri abitanti: mettendo a disposizione le case abbandonate o accordando incentivi fiscali, per aziende e nuovi residenti. Come la tassazione ridotta, introdotta nella legge di Bilancio 2019, per chi trasferisce la residenza dall’estero nei paesi del Mezzogiorno. E soprattutto servizi.


    https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-03-05/l-italia-paesi-fantasma-sicilia-piemonte-borghi-restano-senza-abitanti-
    #Italie #géographie_du_vide #dépeuplement #ghost-cities #villages-fantômes

  • Le passager moldave. Un tiers d’un village moldave a fait ses bagages pour la France

    Vingt ans après le départ du premier habitant de #Corjeuti pour la France, un tiers de ce village moldave travaille aujourd’hui en région parisienne. Entre deux chantiers, ou deux ménages, chacun tente de garder le contact avec la terre natale, où sont souvent restés les enfants.


    https://lequatreheures.com/episodes/le-passager-moldave
    #Moldavie #migrations #France #migrants_moldaves #dépeuplement #émigration

  • Réfugiés : une parade au dépeuplement

    L’afflux de centaines de milliers de réfugiés sur le sol européen ne doit pas être considéré seulement comme un problème pour les pays de destination. Dans un certain nombre de cas, il peut aussi représenter une solution. La chancelière Angela Merkel y a trouvé l’an dernier un remède possible au vieillissement de la population allemande… pour autant que le mouvement demeure sous contrôle. Le premier ministre portugais António Costa y voit aujourd’hui une bonne occasion de compenser quelque peu l’exode rural qui affecte certaines régions de son pays. Dans ce but, Lisbonne a offert d’accueillir 11 200 réfugiés, soit plus de deux fois le quota que lui a attribué Bruxelles.

    http://www.hebdo.ch/hebdo/projecteurs/detail/r%C3%A9fugi%C3%A9s-une-parade-au-d%C3%A9peuplement
    #démographie #ville #campagne #repeuplement #dépeuplement #asile #migrations #réfugiés #Portugal

  • Espaces en dépeuplement

    Clémentine Cottineau
    A multilevel portrait of shrinking urban Russia [Texte intégral]
    Portrait de la #Russie urbaine en #décroissance
    Tomasz Spórna, Iwona Kantor-Pietraga et Robert Krzysztofik
    Trajectories of depopulation and urban shrinkage in the Katowice Conurbation, Poland [Texte intégral]
    Les trajectoires de #déclin_urbain dans l’agglomération de #Katowice (#Pologne)
    Raphaël Languillon-Aussel
    Tokyo, les recompositions démographiques d’une #ville mature [Texte intégral]
    #Tokyo, demographic recompositions of a mature city
    Sophie Buhnik
    Géographie de la #décroissance_démographique et évolution des #mobilités_quotidiennes dans la conurbation #Ōsaka-Kyōto-Kōbe [Texte intégral]
    Geography of demographic degrowth and changing daily mobilities in the Ōsaka-Kyōto-Kōbe city-region
    Patrick Rérat
    Le retour des villes [Texte intégral]
    Les phénomènes de déprise et de reprise démographiques dans les villes suisses
    The return of cities. The phenomena of demographic decline and new rise in Swiss cities
    Nicolas Cauchi-Duval, Vincent Béal et Max Rousseau
    La décroissance urbaine en #France : des villes sans politique [Texte intégral]
    Urban decline in France : cities without policy
    Yoan Miot
    Le rôle du facteur démographique dans les processus de #décroissance_urbaine [Texte intégral]
    Le cas de trois villes de tradition industrielle françaises
    The role of the demographic factor in urban shrinkage processes – The cases of three French traditional industrial agglomerations
    Brice Laménie
    Endiguer le dépeuplement en restaurant l’#attractivité dans un territoire en déclin [Texte intégral]
    Le cas des #Ardennes
    The combined effects of demographic and economic decline in industrial regions : what perspectives with the metropolization ? The example of the Ardenne
    Guillaume Chevillard, Julien Mousquès, Véronique Lucas-Gabrielli, Yann Bourgueil, Stéphane Rican et Gérard Salem
    Dépeuplement rural et offre de #soins de premiers recours : quelles réalités et quelles solutions ? [Texte intégral]
    Rural depopulation and primary health care : which reality and solutions ?
    Yoann Doignon, Sébastien Oliveau et Isabelle Blöss-Widmer
    L’Europe méridionale depuis 20 ans : dépeuplement, #dépopulation et renouveau démographique [Texte intégral]
    Southern Europe for 20 years : depopulation and demographic renewal
    Thibaud de Fortescu
    Un espace de #montagne en dépeuplement : nouvelles dynamiques et stratégies de revitalisation dans l’#Alpujarra granadina (#Andalousie) [Texte intégral]
    Fighting depopulation in moutain areas : new revitalization dyanamics and strategies in the Alpujarra granadina (Andalusia)
    Louis Marrou
    #Insularité et dépeuplement : le cas de l’île de Flores aux #Açores (Portugal) [Texte intégral]
    Human depopulation and insularity : a study case in the Azores (Flores Island)
    Gilles Pestaña
    Du spectre du dépeuplement à celui de l’indépendance [Texte intégral]
    Enjeux et représentations des dynamiques démographiques des #espaces_ruraux de #Nouvelle-Calédonie
    From the Spectre of Depopulation to That of Independence : The Stakes and Representations of Demographic Dynamics in New Caledonia rural areas

    https://eps.revues.org/6101
    #Suisse #démographie #urban_matter

    https://eps.revues.org/6101

    #revue #dépeuplement

  • #Concentration des exploitations/UE : « Danger pour l’agriculture familiale » (CES européen) - Actualités - La France Agricole
    http://www.lafranceagricole.fr/actualite-agricole/concentration-des-exploitations-ue-danger-pour-l-agriculture-famili

    Au niveau européen, les chiffres indiquent que « 1 % des entreprises agricoles contrôlent 20 % des #terres agricoles de toute l’Union européenne, et 3 % contrôlent 50 % des terres agricoles ». Le CES européen prend l’exemple de l’Ecosse où il y a 200 ans « une superficie de la taille de la Hollande a été divisée en unités d’une taille comprise entre 8.000 et 20.000 hectares, pour être vendue à des investisseurs ». Il fait le constat qu’« aujourd’hui encore, cette région est dépeuplée en raison de son #agriculture_industrielle. Le Parlement écossais examine actuellement un projet de repeuplement de cette région ».

    Le CES européen fait également le lien entre le mode de paiement des aides Pac et la concentration des exploitations agricoles. Ainsi dans l’Europe des 15, qui comprend les pays de l’UE avant 2004, les aides se font majoritairement à l’exploitation et la concentration reste faible. En comparaison la concentration est plus forte dans les 12 pays qui ont rejoint l’UE après 2004 et où les aides Pac se font majoritairement à la surface.

    Faisant suite à ces constats, le CES européen « recommande de fixer dans tous les États membres de l’Union européenne un plafond pour l’acquisition de terres agricoles » et invite le Parlement européen et la Commission européenne « à réaliser, selon une procédure uniforme, des études exhaustives sur les effets, en matière de concentration foncière, des politiques et des restrictions appliquées dans les différents États ».

    #dépeuplement #agriculture #agriculture_familiale

    L’occasion de ressortir un petit graphique