• COMMUNIQUE DE PRESSE DE LA COMMUNAUTÉ EMMAÜS DE GRENOBLE SUITE A L’ ARRESTATION D’UNE COMPAGNE DE LA COMMUNAUTÉ du 18 JUILLET 2019

    Aujourd’hui, #Rosa est passée devant la juge des libertés qui a confirmé le placement en centre de #rétention administrative à #Lyon, pour une durée maximale de 28 jours en vue de son #expulsion.

    On a eu droit à une application froide, mécanique de la #justice et tous les éléments qui attestaient de la conduite irréprochable de Rosa, du fait qu’elle a été violentée par son mari, de son engagement dans les activités solidaires de la communauté Emmaus ont été balayées d’un revers de la main.

    Depuis quelques temps, les 119 communautés Emmaüs de France subissent un #acharnement contre les compagnes et compagnons en attente de #régularisation.

    Que font ils de mal, ils s’investissent dans un mouvement, participent aux activités solidaires, paient des cotisations sociales et travaillent à la concrétisation de leur projet professionnel. Rien de plus normal pour tout citoyen.

    La communauté de Grenoble comme toutes les communautés et le mouvement Emmaus qui fête cette année les 70 de leur création, s’inquiètent de cet acharnement contre nos compagnes et compagnons. Rosa n’est qu’une parmi beaucoup de compagnes et compagnons pourchassés.

    Cela est peut être légal mais totalement illégitime. Au point que l’on est témoin de la gène pour ne pas dire de la honte des forces de l’ordre obligées de mener ces missions. Aujourd’hui un membre des forces de l’ordre nous a dit en guise d’au revoir : ‘ne lâchez rien’ citant l’inscription sur nos tee shirt.

    La loi est injuste changeons la loi. Nous en avons le pouvoir, car nos élus ont un mandat pour agir en notre nom, au nom des idéaux de notre pays.

    Nous allons continuer d’utiliser toutes les voies de recours pour ramener Rosa dans la communauté. Chaque minute qu’elle passe dans ce centre de rétention qui de l’extérieur ressemble à une prison, lui enlève un peu plus de joie de vivre et d’espoir. Elle est littéralement terrorisée de retourner à #Madasgascar, ou elle ne connaît plus personne (sa famille refuse de lui parler depuis son #divorce).

    Aujourd’hui des compagnons, des bénévoles, un responsable de la communauté sont montés à Lyon la soutenir dans cette épreuve. Nous avons été rejoint par Pierre Bénévole de la Fondation Abbé Pierre et par Daniela responsable de la communauté de Lyon et une administratrice de Lyon.

    Pour finir un compagnon David est entré dans le #CRA réconforter Rosa. Elle est au bord de craquer du fait de cette situation et de son « incarcération ».

    Mardi, elle était à peine arrivée que les autorités lui retiraient son téléphone portable, pour lui en proposer un autre à la vente le lendemain. Ils ne veulent pas que des films soient réalisés dans ces centres. Ont ils des choses à cacher ???

    Ce matin c’est menotté qu’elle a été emmenée au tribunal, comme une criminelle dangereuse sans doute.

    Nous ne pouvons plus tolérer ce type de situation et devons réagir.

    Nous allons réfléchir à mener des actions pour sensibiliser sur ses pratiques que nous condamnons de la hauteur de nos 70 ans d’engagement au service des plus fragiles.

    C’est à nous, citoyens de faire évoluer la société pour que cette honte ne nous entache pas devant les générations futures. Ensemble nous en avons le devoir.

    La loi est injuste, changeons la loi

    https://www.facebook.com/emmausgrenoble/photos/a.621250377946350/2927911243946907/?type=3&theater
    #renvoi #asile #migrations #réfugiés #France #détention_administrative #Grenoble #violence_domestique

    signalé par @karine4

  • Presa Diretta ha smascherato il #ddl Pillon

    Una grande prova di servizio pubblico quello della puntata intitolata Dio, Patria e Famiglia, che ha mostrato chiaramente l’intenzione del governo di ristabilire un nuovo Medioevo per donne e bambini.
    No divorzio, no aborto, no diritti civili alle persone omosessuali. Questo il disegno che si cela dietro il #ddl_Pillon, attualmente in discussione al Senato, presentato astutamente come un provvedimento volto a equilibrare l’affido condiviso in caso di separazioni ma che nasconde invece, riga dopo riga, molto altro.

    In questi mesi abbiamo visto in tivù e in pubbliche occasioni il senatore Pillon esporre il suo disegno millantando interesse per il bene dei minori, parlando di diritto alla bigenitorialità, concetto su cui chiunque è d’accordo e che è già possibile con le leggi che abbiamo per i padri che responsabilmente vivono il loro ruolo con amore e impegno anche dopo la separazione. Ma la giornalista Giulia Bosetti durante la puntata del 28 gennaio di Presa Diretta (Rai Tre) ci ha dato la possibilità di spogliare il disegno del vestito della festa, raccontandoci come è nato, da chi è stato scritto, quali intenti nasconde, contro le donne e la loro libertà. Ci ha svelato la sua grande ipocrisia. Nelle sue interviste ha raccolto i valori e gli intenti di dei vari co-autori e sostenitori del disegno di legge Pillon che di fronte a domande semplici hanno dovuto dare risposte chiare, riassumibili in pochi punti:

    –Il femminicidio non esiste;

    –La violenza domestica ha le chiavi di casa e porta i tacchi a spillo;

    –L’eutanasia va vietata;

    –La famiglia è solo quella con mamma e papà;

    –L’aborto è più grave dello stupro;

    –L’aborto va vietato per la salvaguardia della specie;

    –La famiglia ha finalità procreativi e ci stiamo riempendo di musulmani, rischiamo l’estinzione;

    –Da quando le donne hanno acquisito il diritto di divorziare non sono più realizzate e felici di prima;

    –Le donne stanno meglio a casa ad accudire i figli. Bisogna alzare gli stipendi agli uomini così che le donne possano smettere di andare al lavoro;

    –Le donne valide anche nel mondo della politica sono poche, la maggior parte sono carrieriste;

    –Il matrimonio non è basato sull’amore;

    –Se uno si vuole separare non sono fatti suoi;

    –Il divorzio va vietato perché la famiglia non è una questione privata ma un fatto sociale;

    –Oggi siamo più forti perché al governo abbiamo il ministro Fontana e abbiamo la Lega;

    (Se tutto questo vi sembra impossibile andate su Raiplay a rivedere la puntata: https://www.raiplay.it/video/2019/01/Presa-diretta-Dio-Patria-Famiglia-dac69806-544d-4729-893c-92f3b6faf437.html).

    #it_has_begun #femmes #Italie #régression #droits_des_femmes #droits #lois (futures lois... propositions) #disegno_di_legge #divorce #avortement #IVG #homophobie #LGBT #homosexualité #famille #viol
    ping @isskein @albertocampiphoto

    • Il medioevo prossimo venturo (se non facciamo qualcosa)

      Il disegno di legge “Pillon” sulle “norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di bigenitorialità” porta il nome del senatore Simone Pillon, eletto il 4 marzo 2018 e membro in parlamento della Lega. Avvocato e mediatore familiare, è anche membro fondatore del Comitato “Family Day”. Il ddl Pillon è stato presentato il 1° agosto ed è in corso di esame in Commissione giustizia al Senato.

      Ieri sera la trasmissione di Riccardo Iacona, #PresaDiretta , ha trasmesso un’eccellente inchiesta di Giulia Bosetti dal titolo “Dio, Patria e Famiglia”. Quello che segue è un breve campionario delle affermazioni deliranti e misogine fatte da esponenti di primo piano dell’arcipelago neo-oscurantista di varie associazioni che premono per l’approvazione del #ddlPillon(inclusi i fascisti di Forza Nuova):

      1. ” Il feticcio più evocato dall’estremismo femminista è la violenza in famiglia. Ma solo quella declinata al maschile. Ma nel contesto separativo quasi sempre la violenza ha le chiavi di casa e porta i tacchi a spillo “ , Vincenzo Spavone, presidente di GESEF (Genitori Separati dai Figli);

      2. “[ …] Non trovate strano che in Italia le donne siano soggette a una violenza che non esiste negli altri paesi?” , Vittorio Vezzetti, pediatra, fondatore dell’associazione “Figli per sempre”;

      3. ” L’interesse dei minori sarebbe che i genitori non si separassero. La famiglia non è un affare privatistico, ma un fatto sociale. Da quando le donne hanno acquisito il diritto di separarsi sono diventate più libere e più felici? No. Bisogna fornire delle questioni oggettive per separarsi. Il matrimonio non è basato sull’amore, anzi, è qualcosa di diverso da una semplice consacrazione dell’amore. ” , Massimiliano Fiorin, avvocato e saggista, già candidato con Il Popolo della Famiglia;

      4. “L’aborto è più grave dello stupro perché è la soppressione del concepito e lo stato non lo tutela semplicemente perché il concepito non può votare.”, Pietro Guerini, Fondatore comitato referendario ” No194″;

      5. “Bisogna convincere la donna a non abortire. Informare la donna e farle capire che la vita è un grande valore. Perché non lo sa. Le donne hanno tutto il diritto di emergere nella società ma una donna non deve far carriera per forza. In politica quelle brave si contano sulle dita di una mano, la maggior parte sono carrieriste “, Alberto Zelgher, Consigliere Comunale di Verona (Lega);

      6. ““Il suo ambito [della donna n.d.r] è quello domestico, familiare e degli affetti privati da cui non è bene che venga strappata. Secondo me sarebbe meglio se si favorisse, attraverso lo stipendio del marito o del padre, la possibilità di un mantenimento più dignitoso della famiglia.” , Maurizio Ruggero Presidente del” Sacrum Romanum Imperium”;

      7- ” Le femministe vogliono sovvertire il diritto naturale. La donna è prima di tutto moglie e madre. “ , Matteo Castagna fondatore del circolo” Cristus Rex “;

      8. “Facciamo entrare i musulmani. Che stiano a casa loro. Vogliono riempirci idi musulmani e uccidere i bambini italiani. Le nostre preghiere hanno fatto arrivare Fontana e Pillon, questa è la grazia le preghiere”, Sostenitore pro-life, membro del comitato referendario No194-

      A pagina 24 del “Contratto per il governo del #cambiamento“ firmato dal M5S e Lega, sotto il titolo “Diritto di famiglia” c’è questa roba qui: “Nell’ambito di una rivisitazione dell’istituto dell’affidamento condiviso dei figli, l’interesse materiale e morale del figlio minorenne non può essere perseguito se non si realizza un autentico equilibrio tra entrambe le figure genitoriali, nel rapporto con la prole. Pertanto sarà necessario assicurare la permanenza del figlio con tempi paritari tra i genitori, rivalutando anche il mantenimento in forma diretta senza alcun automatismo circa la corresponsione di un assegno di sostentamento e valutando l’introduzione di norme volte al contrasto del grave fenomeno dell’alienazione parentale. È necessario riorganizzare e semplificare il sistema delle adozioni nazionali e internazionali. “. Unire i puntini e trovare la relazione, ovvero, il medioevo prossimo venturo, se non facciamo qualcosa prima.

      Solo ad una lettura superficiale può sfuggire il fatto che il punto caduta di tutto il ragionamento contenuto nella parte citata del “contatto di governo” di M5S e Lega dedicata al “diritto di famiglia” è il riferimento che si fa alla fine del paragrafo alla d nozione di “alienazione parentale” che coincide esattamente con quella di “Sindrome da alienazione genitoriale” teorizzata da un certo Richard Gardner. Ma cos’è la “Sindrome da alienazione genitoriale”? Meglio conosciuta meglio con l’acronimo inglese PAS (Parental Alienation Syndrome), la sindrome da alienazione parentale è una presunta malattia psichiatrica di cui soffrirebbero i figli delle coppie separate.

      Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità(OMS) ed il Ministero della Sanità, la PAS non esiste. Invece, secondo i suoi teorici, la PAS è quella sindrome che durante le cause di divorzio e di separazione, viene causata generalmente dalla madre al/la figlio/a per motivi di vendetta, di gelosia o per altro, al fine di estraniarlo dall’altra figura genitoriale. La sindrome si manifesterebbe ogni volta che il/la figlio/a minore manifesti rifiuto, alienazione o estraniazione con riguardo ad uno dei due genitori.

      Una sentenza della Cassazione del 2013 ha stabilito che la “sindrome di alienazione parentale” non esiste dal punto di vista scientifico e quindi non può essere usata dal CTU [1] . Va detto, tuttavia, che il fatto che la PAS non sia considerata scientificamente una malattia non significa che non esistano genitori che spingono i figli ad odiare l’ex partner. Nelle separazioni conflittuali spesso i figli vengono usati come un’ “arma” per ferire l’ex coniuge. Nel 2016 la stessa Cassazione ha poi affermato che non è compito della medesima stabilire o meno la validità scientifica di qualsiasi teoria. Ma a queste giravolte siamo abituati.

      Il principale sostenitore dell’esistenza della PAS è stato il dottor Richard A. Gardner[2] che la “inventò” nel 1985 e che definiva la PAS come un “disturbo” che nasce quando, durante le separazioni uno dei genitori, inizia un’opera sistematica di denigrazione nei confronti dell’altro genitore e come una forma di indottrinamento e/o lavaggio del cervello del figlio. Ma perché vi sia “PAS” anche il figlio deve contribuire attivamente all’attività di “alienazione”. In ogni caso la PAS, in questi 30 anni, non è stata mai dimostrata. Gardner, che si presentava come professore di psichiatria infantile presso la Columbia University, pur essendo solo un “volontario non retribuito”, nel suo libro L’isteria collettiva dell’abuso sessuale[3] sostiene che le donne provano piacere ad essere picchiate e violentate e che “ la pedofilia può aumentare la sopravvivenza della specie umana avendo finalità procreative” arrivando, addirittura, a giustificarla perché si “fa così in molte culture”.

      In un altro testo scritto da Gardner dal titolo inquietante True and False Accusations of Child Sex Abuse”[4] questi scrive che “bisogna dire ai bambini che in fondo gli abusi sessuali sono una cosa normale perché normalmente praticate in altre società e culture”. Da consulente tecnico di parte nei tribunali; Richard A. Gardner ha lavorato assai di frequente alla difesa di genitori accusati di pedofilia e di abusi sui figli.

      Il trucco è che nel ddl Pillon non si parla di PAS ma di “ Alienazioni “ e di “ estraneazioni”. Poi, però, vai a leggere e ritrovi pari pari le teorie di Richard Gardner. Quelle teorie tradiscono posizioni apertamente misogine ed il Disegno di Legge Pillon è certamente ispirato ed orientato decisamente da una volontà punitiva nei confronti delle donne dal momento che non tiene conto, in alcun modo, né dei dati, quantitativi e qualitativi, che le vedono enormemente svantaggiate sia sul piano sociale che su quello reddituale, né di quelli relativi alle violenze domestiche da parte dei padri e di cui sono vittime sia le donne che i figli, presumibilmente “alienati”, i quali, secondo quanto previsto dal ddl Pillon, per “guarire dall’alienazione”, devono essere presi con la forza e rinchiusi in una casa famiglia per essere sottoposti ad un “recupero comportamentale” che gli faccia “accettare” il genitore “alienato”.

      Nell’ottobre del 2012, davanti alla scuola elementare di Cittadella, nel padovano, un bambino di dieci anni venne prelevato con la forza dagli agenti di polizia, tra le urla dei presenti che chiedevano di lasciare stare il bimbo e di ascoltarlo. Le forze dell’ordine stava dando così esecuzione ad un’Ordinanza della sezione Minori della Corte d’Appello di Venezia che aveva accolto, per l’appunto, la tesi dell’ “alienazione parentale”. La madre riprese il tutto con il proprio smartphone, mentre urlava di lasciare stare il figlio. Tre minuti in cui il piccolo venne strattonato, infilato nell’auto di servizio, piegato e tenuto con la forza. Il tutto mentre urlava disperato : “Non respiro, zia, aiutami!”. Tre minuti in cui il bambino tentò di divincolarsi dalla stretta di un uomo che lo teneva per le spalle e di un altro che gli stringeva le caviglie. Alla fine di questo strazio, la zia del bambino rivolse alcune domande ad una donna che aveva partecipato al prelevamento e che le rispose di essere un ispettore e di non essere tenuta a darle spiegazioni: “Sono un ispettore di polizia. Lei non è nessuno”.

      1] Consulente Tecnico d’Ufficio e si riferisce a quella figura di perito che lavora al fianco del Giudice (art.61 del Codice di Procedura Civile) e presta la sua opera di consulenza sulla base di precise competenze stabilite dal Codice di Procedura Civile..

      [2] Richard Alan Gardner ( New York , 28 aprile 1931 – Tenafly , 25 maggio 2003 ) è stato uno psichiatra forense statunitense , ideatore della controversia Sindrome da alienazione genitoriale

      [3] Richard Alan Gardner, Hysteria sugli abusi sessuali: Revisioni di Streghe di Salem rivisitate , Cresskill (NJ), Terapeutici creativi, 1990

      [4] Richard Alan Gardner, Vere e false accuse di abusi sessuali su minori: valutazione e causa , Cresskill (NJ), terapie creative, 1992.

      http://contropiano.org/interventi/2019/01/30/il-medioevo-prossimo-venturose-non-facciamo-qualcosa-0111896

  • « Le mouvement des “gilets jaunes” favorise la cohésion intergénérationnelle des milieux populaires », Michelle Zancarini-Fournel
    https://www.lemonde.fr/idees/article/2018/12/10/michelle-zancarini-fournel-le-mouvement-des-gilets-jaunes-favorise-la-cohesi
    Torcy,le 10 novembre : R Priscillia Ludosky, 33 ans, gérante d’une boutique en ligne de cosmétique. "C’est une incompréhension face au coût de l’essence qui m’incite fin mai à lancer une pétition. J’avais envie de savoir si j’étais la seule concernée. Aujourd’hui je ne suis pas étonnée de voir autant de gens qui en ont ras le bol, mais le rassemblement. Très concrètement j’attends aujourd’hui une réponse des pouvoirs publics à ma pétition." BENJAMIN GIRETTE POUR LE MONDE

    Selon l’historienne des #mouvements_sociaux, Zancarini-Fournel la révolte des « gilets jaunes » ressemble à celui contre la « profitation » qui s’était déroulé en 2008-2009 dans les départements d’outre-mer, comme en témoigne le parcours de l’une de ses figures, Priscilla Ludovsky.

    D’origine martiniquaise, Priscilla Ludosky, 33 ans, habitant en Seine-et-Marne, #auto-entrepreneuse et gérante d’une boutique en ligne de cosmétiques est la première à avoir demandé la « baisse des prix des carburants à la pompe » dans une pétition sur Internet qui a recueilli à ce jour plus d’un million de signatures. Peut-être avait-elle, outre le préjudice financier constaté pour son activité professionnelle, le souvenir des mouvements sociaux qui s’étaient déroulés en 2008-2009 dans les départements d’outre-mer (8 jours à la Réunion, 15 jours en Guyane, 44 jours en Guadeloupe, 38 jours en Martinique) pour la baisse du prix des carburants contre la « #profitation », marqués par l’appel de neuf intellectuels antillais à l’initiative de Patrick Chamoiseau et d’Edouard Glissant, un « Manifeste pour les #produits_de_haute_nécessité » qui proposait un autre modèle de société. L’épisode le plus connu a été la grève générale et les #blocages routiers en Guadeloupe (20 janvier-4 mars 2009) conclus par un accord-cadre sur la baisse des #prix à la pompe et la revalorisation des revenus.
    On a souligné la modernité et la mobilité de la mobilisation des « #gilets_jaunes « de 2018 grâce aux réseaux sociaux (même s’il y a eu en 2011 des antécédents dans les « révolutions arabes »), laissant syndicats, partis et représentants politiques à l’écart. Le support matériel et symbolique qui permet la distinction, l’identification et le rassemblement des manifestants est un objet ordinaire, le gilet jaune que doit posséder tout automobiliste, et sur lequel sont parfois inscrits des slogans. L’espace matériel de la mobilisation comme les répertoires d’action permettent de comprendre la protestation avec la politisation d’un espace très spécifique : les barrages aux ronds-points à l’entrée des villes ou aux péages d’autoroute, impliquent une prise de pouvoir temporaire sur des nœuds de communication et donc sur la fluidité caractéristique du fonctionnement des systèmes productifs contemporains.

    Violences populaires

    La mobilisation des « gilets jaunes » a été comparée aux jacqueries de l’Ancien Régime avec leurs révoltes contre le fisc et à la Révolution française, pour les violences populaires, l’usage du drapeau tricolore et de la Marseillaise. Elle a été comparée aussi au poujadisme de 1953-1956 des petits commerçants et des artisans opposés au contrôle fiscal mis en place par l’administration. Si l’on retrouve le même sentiment d’injustice fiscale et le même discours contre les élites, ce ne sont pas exactement les mêmes catégories sociales qui sont concernées (1). Les « gilets jaunes » ne peuvent être non plus assimilés aux revendications des professionnels de la route des années 1990, ni aux « bonnets rouges » qui ont contribué à l’échec de l’écotaxe en 2016, rassemblant petits patrons agriculteurs de la FNSEA, et régionalistes bretons, mais les formes de #violence_populaire et les #répertoires_d’action similaires ne peuvent rendre équivalents les mots d’ordre et les protagonistes impliqués dans des contextes très différents. Il en est de même pour la comparaison avec 1968 (barricades, manifestations violentes à Paris, tentative d’incendie de la Bourse le 24 mai 1968 et le 1er décembre 2018. Si rapprochement il peut y avoir avec 1968, c’est celui de la « crise d’hégémonie » (Gramsci) ou de la « crise du consentement » (Boris Gobille).

    Retour au calme et fin de l’impunité, une urgence pour tous !
    Le mouvement actuel s’est développé sur l’ensemble du territoire – y compris en région parisienne – en particulier dans les villes moyennes, les zones désindustrialisées et les zones rurales qui perdent des habitants. Le parcours de Priscilla Ludovsky témoigne de la diversité du pays au XXIe siècle, mais aussi de celle des protagonistes dans ce mouvement social de grande ampleur territoriale, très éclaté et disparate, sans #porte-parole ni leader jusqu’à ce jour, même si certaines figures sont individualisées à la télévision. Il s’agit d’un mouvement d’interconnaissance avec une cohésion intergénérationnelle, de l’artisan à la jeune #chômeuse en passant par les salariés de l’hôpital et par des #retraités, essentiellement des membres des milieux populaires.

    Présence importante des femmes

    Les photographies des barrages et des manifestations montrent une présence importante des #femmes, une constante dans l’histoire des mouvements populaires, en général occultée. Nombreuses, elles sont souvent #célibataires ou #divorcées, mais il y a aussi des #mères de famille (2). Le mouvement paraît largement soutenu par la population qui condamne la suppression de l’impôt de solidarité sur la fortune (ISF) alors que les taxes, entre autres sur les carburants, pèsent sur tous et toutes. La personnalité même et la fonction du chef de l’Etat, surnommé « le roi Macron » comme l’énonce une manifestante venue de la Somme à Paris le 8 décembre, sont mises en cause partout.

    A la Réunion, le mouvement des « gilets jaunes « a pris une tournure plus violente parce que la population rencontre encore plus de difficultés entre #chômage et #précarité_sociale. Des épisodes de rébellions urbaines de la jeunesse marginalisée agitent l’île. Les auteurs des violences urbaines nocturnes surnommés « les cagoules noires », sont assimilés à la population noire, les « kafs » de l’île (descendants des esclaves importés d’Afrique, les Cafres). Au-delà de ces violences, la faillite économique et sociale est patente et les failles s’accroissent dans la population entre ses différentes composantes. Les violences urbaines ne sont cependant pas spécifiques à La Réunion, comme l’ont montré les épisodes parisiens des samedis précédents : sur les lieux symboliques du pouvoir que sont les Champs-Elysées et la place de l’Etoile, groupes d’extrême droite et d’extrême gauche ont agi en même temps que des « gilets jaunes » venus de province.

    Tache d’huile

    Le mouvement semble faire tache d’huile chez les #lycéens, les agriculteurs, les indépendants du bâtiment et les ambulanciers, chacun avançant ses propres revendications. Mais dans plusieurs villes, des « gilets jaunes » ont repris le 8 décembre la position infligée par les forces de l’ordre aux lycéens de Mantes-la-Jolie, à genoux, les mains derrière la tête. Le 4 décembre, Jean-François Barnaba, « gilet jaune » de l’Indre, a énoncé quatre revendications : baisse des taxes, augmentation des bas salaires et des pensions, restauration des services publics, réforme des institutions pour démocratiser la vie politique. Mais, comme nombre d’habitants de sa ville, Le Blanc, ce qui l’anime c’est la fermeture de la maternité, symbole de l’atteinte à l’égalité et à l’humanité.

    Après la 4e journée de mobilisation à Paris le samedi 8 décembre, le bilan est contrasté : les manifestants ont été contenus à Paris par de nombreux contrôles en amont et un millier d’interpellations (considérées comme illégales par la Ligue des droits de l’homme) au prix d’une mobilisation impressionnante des forces de police. Musées, magasins et institutions étaient fermés avec des conséquences économiques importantes. Les marches sur le climat se sont déroulées pour l’essentiel dans le calme, mais des affrontements ont eu lieu, outre Paris, dans de nombreuses villes témoignant de la profondeur de la révolte et de la crise sociale et politique, avec l’attente de la déclaration annoncée du président de la République. Le contexte européen marqué par des composantes populistes autoritaires rend le champ des possibles ouvert et incertain quant à l’avenir de ce mouvement.

    (1) Alexis Spire, Résistances à l’impôt, attachement à l’Etat,, Seuil, 348 p., 22 €.
    (2) Entretien avec le sociologue de l’INRA Benoît Coquard sur le site de Contretemps, 23 novembre 2018.

    #Michelle_Zancarini-Fournel (Historienne, auteure de Les luttes et les rêves. Une #histoire_populaire de la France de 1685 à nos jours, La Découverte/Zones, 2016)

  • Gwénola Sueur et Pierre-Guillaume Prigent - L’alienation parentale
    Mécanismes de la violence masculine sur les mères en France

    https://www.youtube.com/watch?time_continue=8&v=Rw0sRBrfqLo

    #violence_masculine #divorce #domination_masculine #SAP #féminicide #infanticide #masculinisme #inceste #pedoviol

    Sur Outreau l’expert psy était Paul Bensoussan un promoteur du SAP, et du syndrome de munchahausen par procuration. On peu le tenir pour responsable de la réduction des condamnations pour viols, inceste, viols par conjoint et l’augmentation des violences faites aux femmes et aux filles (75% des victimes d’inceste).

    – pour en savoir plus = rapport de Marie-Christine Gryson https://www.youtube.com/watch?v=D-udQ8XoOYo

    + commission d’enquête de 2005 http://www.assemblee-nationale.fr/12/rap-enq/r3125.asp

    • Quelques extraits du rapport de commission d’enquète 2005
      http://www.assemblee-nationale.fr/12/rap-enq/r3125.asp

      2. Un contexte pénal, économique et social défavorable

      Il paraît indispensable de rappeler, fût-ce brièvement, que l’affaire d’Outreau s’est déroulée dans une région fortement marquée par le nombre des affaires pénales en matière sexuelle, sur fond de misère économique et sociale. Certaines données statistiques peuvent, en elles-mêmes, contribuer à expliquer la difficulté de réagir rapidement à des signalements qui, pour être inquiétants, n’en sont pas moins noyés dans nombre d’affaires similaires, suivies tant par les services sociaux que par les services de police ou judiciaires. Les données nationales font ainsi apparaître l’accroissement important des dossiers de mineurs en danger dont les juges des enfants sont saisis : + 7,8 % pour la seule année 20044. Les informations présentées ici sont issues des données statistiques du ministère de l’intérieur (faits constatés en matière de mœurs) et du casier judiciaire national (condamnations). Elles font apparaître les spécificités du ressort de la cour d’appel de Douai en matière de criminalité et de délinquance sexuelles.

      · Les faits constatés en matière de mœurs

      La délinquance en ce domaine a augmenté entre 1994 et 2004 dans le département du Nord de 47 % et dans le département du Pas-de-Calais de 60 % contre 50 % au niveau national sur la même période.

      La part des victimes mineures dans le total des viols et agressions sexuelles (faits constatés en 2004 par les services de police et de gendarmerie) s’élève à 63 % pour l’ensemble de la France, à 45 % dans le ressort de la cour d’appel de Paris et à 75,1 % dans le ressort de la cour d’appel de Douai.

      · Les condamnations

      – En matière de criminalité sexuelle :

      La part des infractions sexuelles dans les condamnations criminelles prononcées en France est en hausse constante : de 24,6 % en 1984, elle est passée à 40,7 % en 1994 et atteint 53,4 % en 2004.

      Entre 1990 et 2003, dans le ressort de la cour d’appel de Douai, le nombre de condamnations pour crime sexuel a été multiplié par 3,2 (+ 222 %) alors qu’au niveau national, ce nombre a doublé sur la même période (+ 100 %).

      En 2003, les cours d’assises du ressort de la cour d’appel de Douai ont prononcé 7 % des condamnations criminelles, tout contentieux confondu. La même année, elles ont prononcé 8 % (sur 1 470 condamnations prononcées en France en ce domaine) des condamnations pour crimes sexuels.

      Ces 119 condamnations pour crimes sexuels représentaient 54 % de l’ensemble des condamnations criminelles prononcées dans le ressort de la cour d’appel de Douai contre 48 % au niveau national.

      – En matière délictuelle :

      Entre 1990 et 2003, le nombre de condamnations pour délit sexuel a crû de 63 % dans le ressort de la cour d’appel de Douai contre 32 % en France.

      En 2003, les tribunaux correctionnels du ressort de la cour d’appel de Douai ont prononcé 7 % des condamnations délictuelles, toute forme de contentieux confondu.

      La même année, ils ont prononcé 582 condamnations pour délit sexuel, soit 8,4 % de l’ensemble des condamnations délictuelles en matière sexuelle au niveau national.

      Tout en soulignant à de nombreuses reprises, lors des travaux de la commission, son souhait de ne pas voir ternie à tort l’image du Boulonnais, l’un des membres de la commission d’enquête, M. Guy Lengagne, député du Pas-de-Calais et ancien maire de Boulogne-sur-Mer, a rappelé que la commune d’Outreau elle-même avait déjà été endeuillée par la dramatique affaire dite « des frères Jourdain » qui en février 1997, dans des circonstances particulièrement horribles, avaient violé et assassiné quatre jeunes filles habitant cette petite ville. Point n’est besoin de rappeler également, puisqu’il s’agit d’un fait d’actualité à l’heure où la commission d’enquête procède à ses investigations, que le « second procès d’Outreau »5 porte sur une affaire de pédophilie et que les mis en cause
      – plusieurs membres d’une même famille accusés d’incestes sur leurs enfants - habitent un immeuble voisin de celui des Badaoui-Delay, dans ce même quartier de la Tour du Renard.

      Le cadre dans lequel se sont situées ces affaires d’Outreau est ainsi décrit par MM. René-Philippe Dawant et Georges Huercano-Hidalgo dans leur ouvrage intitulé Contre-enquête à Outreau :

      « La population a fort évolué. Les Aciéries Paris Outreau ont fermé. Si Boulogne-sur-Mer reste le premier centre de traitement du poisson, celui-ci est plus souvent transporté par camion que par bateau. L’industrie de la pêche s’est effondrée. Le textile également. Avec un taux de chômage de 15 %, le Pas-de-Calais détient le record de France.

      À la Tour du Renard, on compte 40 % de chômeurs. Les travailleurs ont cédé la place aux allocataires, aux chômeurs et aux retraités. ... Les ravages de l’alcoolisme sont perceptibles dans les rues, les magasins et les bistrots. La région et la municipalité consentent de gros efforts d’encadrement. Les services sociaux pallient de leur mieux toutes les carences. Le centre communal d’aide sociale garantit un quota de nourriture aux familles en difficulté, assure la gratuité des soins médicaux, encadre un surendettement endémique. »

      Plusieurs personnes auditionnées par la commission d’enquête ont évoqué la difficulté à réagir de façon adaptée et rapide à certains signaux d’alarme, lorsque s’accumulent les problèmes dans une zone géographique donnée.

      Ainsi Mme Claire Beugnet, responsable du service d’aide sociale de Boulogne-sur-Mer, a attiré l’attention des membres de la commission d’enquête sur les caractéristiques de cette population : « Il faut également tenir compte des populations auxquelles nous sommes confrontés. Dans un secteur en difficulté, avec tout un quartier de parents en difficulté le seuil de tolérance n’est pas le même que dans un quartier sans problème. »6

      Le docteur Alain Leuliet, psychiatre, a pour sa part indiqué : « Dans le département du Pas-de-Calais règne malheureusement une grande misère sociale et économique. Quand je participe à un procès en cour d’assises, j’ai toujours l’impression d’un gâchis phénoménal. Nous arrivons après coup. Des sévices ont été commis, des enfants ont été victimes, des agresseurs attendent la sanction. Je me demande comment on pourrait anticiper un peu plus les situations. Vous avez été amenés à entendre les travailleurs sociaux. Nous essayons de travailler avec eux. On aurait peut-être pu éviter que des enfants soient victimes d’agressions sexuelles. Le problème des travailleurs sociaux est qu’ils sont isolés. Ils sont souvent anesthésiés, c’est-à-dire qu’ils côtoient tellement la misère sociale qu’ils sont amenés à relativiser certaines situations sociales en se disant qu’il y a pire. »7

      Mme Hélène Sigala, juge des enfants à Boulogne-sur-Mer, a rappelé que, à l’époque où certaines des notes qui lui étaient adressées par les services sociaux témoignaient d’une suspicion d’agression sexuelle, elle avait dans son cabinet 600 dossiers en cours et « qu’environ 400 d’entre eux transpiraient plus ou moins les abus sexuels »8.

      Dans son témoignage au procès en appel à la cour d’assises de Paris, l’ex-directrice de l’école maternelle qu’avaient fréquentée les enfants du couple Badaoui-Delay à la Tour du Renard a notamment prononcé cette phrase qui, à elle seule, pourrait résumer toute la problématique du risque de banalisation et donc de moindre réactivité lorsque trop de clignotants sont allumés : « J’avais fini par m’habituer aux comportements des enfants de ce quartier. Mais tout ce que j’avais fini par trouver normal n’est pas tolérable, dans l’école où je travaille aujourd’hui. En fait, ce ne sont pas les mêmes normes » (propos rapportés dans un article de la Voix du Nord du 10 novembre 2005).

    • Témoignage d’une des victimes sur les conditions des procès ou comment faire des victimes les coupables et des auteur·ices des innocent·es
      https://www.youtube.com/watch?v=a-9Y1TRV62k

      Outreau l’Autre Vérité de Serge Garde
      https://www.youtube.com/watch?v=bP1MmPKIwoA

      Commission d’enquête de 2006
      https://www.youtube.com/watch?v=zPx-BfVvrWM

      Site de Jacques Thomet
      http://www.jacquesthomet.com/jacquesthomet

      Les 12 enfants reconnus victimes de viols ont touché·es chacun·e 30.000€ à leurs 18 ans. Séparés entre elleux, placé en foyer pour déliquants, jetés à la rue à 18 ans, traités de menteurs par la presse...

      Les 13 aquité·es du second procès ont touchés chacun·e 300.000€. Ces gens n’ont pas été innocentés l’institution a jugé que la parole des enfants ne vallait rien.

      La justice française juge que la mauvaise réputation d’un adulte est 10 fois plus grave que d’être prostitué, violé, torturé lorsqu’on est enfant.
      Le juge Burgeau à été lynché et ce message à ete compris de tous les juges qui ne condamnent plus les viols et considèrent les victimes comme des menteureuses. -40% de poursuites pour viol depuis cette affaire. Les violeurs et pedosexuels se sont ouvert une autoroute.

      __
      Outreau ou pas assez ? Serge Garde : encore !
      https://www.youtube.com/watch?v=m5Kac4egHiM

      Dans une autre video de type FNoïde dont j’ai retiré le lien, Serg Garde dit que l’importance des théories freudiennes en France explique qu’on considère les enfants comme des menteureuses. Pour #freud l’enfant est un pervers polymorphe qui seduit les adultes et est l’instigateur de l’inceste cf - oedipe

    • Merci @mad_meg même si c’est absolument terrifiant que l’affaire d’Outreau ait été transmise par les médias dominants comme une erreur judiciaire envers les adultes.
      On comprend mieux l’instrumentalisation des personnes au pouvoir mouillées dans des affaires financières qui cherchaient à supprimer le juge d’instruction. Non seulement l’impact aujourd’hui sur ces victimes de viols, sur celles qui tentent aujourd’hui de dire mais aussi le soutien apporté au développement des réseaux pédophiles.
      Arr, vraiment la gerbe.

    • Oui j’écoute présentement la commission villani, une forfaiture. A part la première intervenante, seule femme et seule personne qui connait l’affaire et dit à la commission que c’est le bal des faux-culs et que le juge Burgeau est irréprochable. Le reste c’est des vieux ballochards qui servent la soupe à Foutriquet. Hallucinant de voire que cette affaire de réseau pédocriminel a servit de prétexte pour Sarko-Fillon & l’UMPS pour se garantir l’impunité. Car sur ce coup là, L’UMP et le PS étaient main dans la main (dans le sac).

      Sinon pour L’INNOCENT Franck Lavier en plus d’étre poursuivit en ce moment pour le viol de sa fille de 17 ans, il a été condamné pour violences physiques sur ces autres enfants agés d’une dizaine d’années.

    • Outreau, onze ans après.
      https://blogs.mediapart.fr/jacques-delivre/blog/061216/outreau-onze-ans-apres

      Du Calvaire à la Rédemption. Onze ans après, que sont devenus ceux d’Outreau ?

      De nombreux messages personnels ont fait part de l’inquiétude générale concernant le silence relatif actuel autour de l’affaire d’Outreau, et notamment sur ce qui est advenu des fameux acquittés. Alors disons que, onze ans après très exactement, les nouvelles sont plutôt bonnes, mais pas pour tout le monde, comme vous le verrez.

      Revenons d’abord un peu en arrière. A la fin des procès (2005), des tractations financières secrètes eurent lieu, au plus haut niveau, afin de dédommager les acquittés de Paris et de Saint-Omer (et de faire en sorte que le volet Legrand fils mineur ne soit jamais audiencé, contrairement au Droit. Malheureusement, il fallu bien le juger, in extremis). Même s’il n’est absolument pas question ici de nier la dureté de la condition pénitentiaire française, indigne d’une nation moderne, ni que le dédommagement pécuniaire est une mesure salutaire (que faire de plus ?) pour tâcher de compenser les années de prison, on se souviendra, d’abord, que Patrick Dills, qui fit dix-sept années de prison, obtint l’équivalent actuel de 150 000 euros.

      Si, concernant nos acquittés, le dédommagement moral fut plus satisfaisant, puisque outre les excuses de la Chancellerie, celles du Premier Ministre de l’époque Dominique de Villepin, puis celles du Président Chirac lui-même, excuses écrites au nom de la République française et dépêchées tout spécialement par les motards de l’Elysée au domicile de chacun, les tractations concernant l’aspect financier ont été, de leur côté, menées rondement. Ces tractations, tenues cachées, s’élevèrent, selon des informations sûres, à environ dix millions d’euros pour les treize, soit une moyenne de 800 000 euros chacun. Il est cependant à envisager que certains ont obtenu plus que d’autres, eu égard aux conséquences dommageables de l’incarcération sur leur réputation et leur carrière professionnelle. Accessoirement, il ne faut pas oublier que les enfants victimes de traumatismes beaucoup plus importants que la prison pour des adultes, n’ont reçu que 30 000 euros chacun, puis envoyés à la rue sans aucune sorte de soutien à leur majorité. D’autres sont peut-être repartis chez eux pour que la famille reçoive l’indemnité.

      Certes, pour nos acquittés, il leur a fallu déduire les sommes versées à leurs avocats respectifs, et que l’on peut juger conséquentes(mais négociées)... Les ténors du barreau ne sont bénévoles qu’un temps.

      Les époux Lavier s’achetèrent de leur côté tout ce qu’il faut pour être enfin bien : grosse voiture, grande maison en centre ville, tout l’équipement nécessaire pour se sentir heureux, dont un circuit intérieur de caméras vidéos ; des joujous et tant et plus pour les petits gosses. Cela ne les empêcha pas d’avoir ensuite maille à partir avec la justice, pour violences et maltraitances sur deux de leurs enfants mineurs, âgés de dix et onze ans. Certes, considérés contre primo-délinquants, les parents ne furent condamnés qu’à du simple sursis. Le Procureur de l’époque (en 2012), Jean-Philippe Joubert, avait pourtant déclaré devant les caméras de télévision que « les chambres de ces deux enfants qui se sont enfuis étaient vraiment des mouroirs. Il n’y avait même pas de lumière, il n’y avait pas de poignée pour sortir et il y avait des caméras partout pour filmer des enfants qui arrivent presque à l’âge de la puberté ». Plus récemment, en juin 2016, Franck Lavier sera placé en garde à vue durant 48 h., puis mis en examen avec interdiction de retourner à son domicile, pour viol présumé sur sa fille C. (dont le prénom réel a été scandaleusement dévoilé par la presse) âgée de 17 ans. L’instruction suit son cours, et se déroulera, peut-être, dans des conditions raisonnables de bonne justice. Franck se souvient-il peut-être, non sans émotion, que l’affaire d’Outreau avait débuté pour lui de la même façon. Hormis ces petits soucis du quotidien, Franck et Sandrine Lavier se portent bien.

      De son côté, l’abbé Dominique Wiel est devenu une sorte de vedette que l’on a souvent croisée à la télévision. Il sillonne la France pour y faire des conférences. En seulement quatre ans, il en aura organisé plus d’une centaine pour raconter son histoire. Lui aussi a écrit un livre. D’après La Voix du Nord (nous sommes en 2011), il animait chaque mois une formation aux faits-divers à destination des journalistes de FR3. En 2016, il continue, à près de 80 ans, à participer à des débats et des conférences. Il trouva quand même le temps d’adhérer au comité de soutien de Jean-Paul Lagache, condamné deux fois aux Assises pour pédophilie. Notre abbé vieillit bien et reste fidèle à ses convictions.

      Le taxi Pierre Martel, qui fut acquitté à Saint-Omer en 2004, a repris ses activités dans la discrétion. Le père Legrand et Christian Godard sont décédés. De Thierry Dausque, acquitté en appel, aucune nouvelle.

      Le fils Legrand a encore eu des petits ennuis avec la justice. Il avait déjà été condamné à trois mois fermes pour trafic de drogue, sans exécuter sa peine (en 2007). Il a été condamné plus récemment à du sursis pour violences sur la mère de son fils. Il avait également insulté son enfant devant témoins en lui faisant un doigt d’honneur et lui disant :« Va te faire enculer ! ». L’enfant, qui avait deux ans, connaissait-il-il le sens de la formule ? Sinon, pour le reste, ça va. Il est à espérer pour lui qu’il ne se fasse pas trop remarquer : son avocat Julien Delarue doit commencer à fatiguer. On peut aussi s’interroger sur le fait que le fils Legrand, après avoir acquis voiture et logement, habite dorénavant chez sa mère et dort, selon ses dires, dans le canapé du salon, lui qui aurait touché, si l’on y ajoute l’indemnité de son père décédé, plus d’un million d’euros...A moins que... Quand on songe qu’avant l’affaire, la famille avait acheté (à crédit) à la fin des années 80 une maison individuelle dans un quartier résidentiel de la station balnéaire de Wimereux, avec un salaire d’ouvrier et une mère au foyer, puis que cette maison s’était trouvée perdue juste avant les événements pour une obscure raison....

      Roselyne Godard (la boulangère) a désiré un temps se lancer dans des études de Droit pour devenir avocate, profession exercée à but lucratif, sûrement sur les conseils avisés de son défenseur et mentor, Eric Dupond-Moretti, « Maître Dieu », comme elle l’appelait. On ne sait trop à quoi aboutirent ces études.

      Odile Marécaux-Polvèche, femme de l’huissier, a été indemnisée aussi, a récupéré l’intégralité de son salaire d’infirmière à l’Education Nationale, ce qui peut sembler tout-à-fait normal. Pourtant, comme elle avait décidé, après son divorce, de résider en Bretagne, un poste fut spécialement créé pour elle là-bas sur ordre du Ministre de l’Éducation Nationale. Rarement, dans l’histoire judiciaire française, considérant que l’ « erreur judiciaire » n’en fut pas une, des détenus provisoires jugés finalement innocents n’ont été traités par l’État avec autant de bienveillance, d’égards et de mansuétude. Chapeau bas ! Il est à souhaiter que toutes les « victimes » de notre justice soient traitées de la même façon.

      L’huissier Alain Marécaux, que l’on a aussi beaucoup vu à la télévision, est également un cas qui peut intéresser. Il avait déclaré, on s’en souvient, avoir tout perdu avec cette affaire. Mais il avait oublié de raconter que son couple battait très sérieusement de l’aile. Que sa femme Odile avait fait une tentative de suicide, en juin 2001, de même que l’un de ses fils. Qu’Odile présentait de nombreuses marques de coups, mais qu’elle les imputaient à son fils aîné, et non à son mari : ouf ! Que les trois enfants avaient fugué à plusieurs reprises. Que sa propre mère était déjà très sérieusement malade avant les ennuis judiciaires et que la mort de celle-ci ne peut être en rien imputée à Fabrice Burgaud. Que son étude dut être vendue (peut-être pas au meilleur prix, on peut en convenir). Qu’il revendit sa résidence principale, surnommée le « Manoir », puis sa résidence secondaire. Et donc qu’il fut payé pour tout cela, au moins, et que ces sommes s’ajouteront donc aux indemnités que l’on jugea, d’ailleurs, particulièrement conséquentes, puisqu’il fut question de deux millions d’euros (somme importante qui vint, si l’on réfléchit, en déduction de l’indemnité des autres, par exemple de celle des Legrand, qui restent, malgré tout, des prolétaires. Daniel Legrand, père : « On a été indemnisé, mais on n’a pas touché comme on avait dit... »). Le reste de l’histoire est plus connu : Alain Marécaux publia (avant même l’appel) un livre qui devint un best-seller( Il parvint à publier chez Flammarion, et les droits de l’ouvrage furent rapidement achetés). On en tira un film (dans lequel Marécaux était conseiller technique) qui remporta un assez bon succès, davantage grâce à une grosse campagne de promotion et au choix de l’acteur principal, Philippe Torreton, qu’à ses qualités purement cinématographiques. Il est cependant à déplorer que cette œuvre présentée comme une fiction ait utilisé sans vergogne le nom des protagonistes réels. Les avocats du Juge Fabrice Burgaud, lui-même incarné avec réalisme par un acteur-sosie, s’en virent refuser la supervision. Alain Marécaux retrouvera son métier d’huissier de justice. Il a maintenant une étude à Dunkerque (elle porte son nom), mais passe le plus clair de son temps dans sa résidence du Midi, en Ardèche.

      Sous cet aspect positif des choses, le cas le plus emblématique de Rédemption reste celui de Karine Duchochois. Elle est indemnisée alors qu’elle n’a pas fait un seul jour de prison, hormis la garde-à-vue. Après avoir beaucoup pleuré pour retrouver son fils, dont le père-duquel elle était séparée et qui habitait avec l’enfant en région parisienne- avait pourtant obtenu la garde bien avant le début de l’histoire, elle écrit, elle aussi, un livre pour défendre sa cause (avant l’appel également-et l’on mesure dans quel état d’esprit se trouvait donc, l’opinion publique à propos de leur culpabilité présumée- le livre de Florence Aubenas, La Méprise, n’étant pas encore sorti pour enfoncer un coin supplémentaire)). Elle publie rapidement chez l’éditeur parisien Plon, un témoignage dont le titre ne lui conviendra pas : Moi Karine, innocente et cassée. (« Je n’ai jamais été cassée », déclarera-t’elle). L’ouvrage, malgré une qualité objectivement médiocre, reçoit le prix littéraire « Comte de Monte Christo », tout nouvellement créé juste à ce moment-là, en 2005, et qui vise à récompenser les oeuvres littéraires autobiographiques sur la justice. C’est Gérard Lhéritier, présenté parfois comme un « ami » de Karine, qui en est l’initiateur. Karine en deviendra d’ailleurs l’attachée de presse. Mais Lhéritier, surnommé par des perfides le « Madoff » des lettres et qui fréquente le beau monde, de Rachida Dati à Nicolas Sarkozy, aura quelques petits ennuis avec la justice. Comme le rapportent de nombreux quotidiens, dont Le Nouvel Observateur (article du 7/12/14), celui que l’on présente aussi comme le plus gros acheteur mondial de manuscrits, est inquiété dans une enquête préliminaire pour « escroquerie en bande organisée et pratique commerciale trompeuse ». Il s’agit de l’affaire Aristophil. La société, qui a ensuite ouvert une filiale en Belgique, dont Patrick Poivre d’Arvor est le parrain et le promoteur zélé, est basée sur le malin système de la pyramide de Ponzi. Les souscripteurs, qui espéraient de gros bénéfices dans l’investissement sur l’achat et la revente de manuscrits rares, n’auront plus que leurs yeux pour pleurer. PPDA sera entendu par la brigade financière sous le régime de la garde à vue pour un prêt de 400 000 euros accordé par Lhéritier, et qui a disparu des comptes. La société sera placée en liquidation judiciaire en 2015 et Lhéritier ne sera pas ennuyé plus que ça, même si l’affaire n’est pas terminée.

      Bref, à l’époque où Karine reste personnellement très proche de l’influent présentateur de télévision PPDA, TF1 acquiert les droits de l’ouvrage de sa protégée pour en réaliser ensuite une fiction télévisée. En 2007, notre Karine rentre comme journaliste à France Info et tiendra une chronique « Le Droit d’Info » consacrée à la justice. Dorénavant journaliste, elle adhère, sans aucun diplôme ni qualification, à l’Association des journalistes judiciaires, présidée à l’époque par Stéphane Durand-Soufflant, chroniqueur du Figaro. Le monde est petit. Elle devient également journaliste animatrice du magazine hebdomadaire télévisé « Engrenage infernal » sur la chaîne Planète+ Justice. Elle réalise, en 2011, un reportage documentaire sur Outreau (à charge contre Fabrice Burgaud, bien entendu), diffusé dans l’émission « Zone Interdite » (M6). Entre temps, elle a aussi été engagée par la chaîne 13° Rue (« Passeport pour le crime »), chaîne que PPDA rejoindra à son tour en 2013, et où officiait déjà Christophe Hondelatte, prosélyte infatigable de la thèse des défenseurs (les enfants ont menti, il n’y a pas de réseau criminel, etc.). Pour Karine Duchochois en tout cas, ce fut donc comment passer du ghetto ( des HLM d’Outreau) au gotha.

      Questionnée en 2008 par le même Christophe Hondelatte dans son émission de France 2 Faites entrer l’accusé :« Karine, vous avez de l’ambition, il ne faut pas craindre de le dire, c’est bien l’ambition...Alors, cette affaire, peut-on dire qu’elle vous a finalement servie ? » Réponse de Karine Duchochois :« Oui ». Donc, là-aussi, tout va pour le mieux.

      Le lecteur trouvera sans doute ces considérations mesquines, triviales, déplacées ou malveillantes de la part de celui qui tient cette plume...Il devrait plutôt se réjouir que les acquittés s’en tirent globalement mieux que les enfants violés d’Outreau.

      Triviales et déplacées aussi, ces quelques remarques sur ce mystérieux prix littéraire « Comte de Monte Christo » dont il est question plus haut, quand on sait qu’il a été décerné également en 2009 aux Legrand père et fils pour Histoire Commune, témoignage dont la médiocrité littéraire n’est pas à prouver, écrit avec Youki Vattier ( réalisateur qui connaît bien Hondelatte pour avoir travaillé avec lui) : il s’agit, plus précisément, de la catégorie « Prix de l’émotion face à l’injustice » ! A y regarder d’encore plus près, on se rend compte que, parmi les jurés de ce prix, il y a eu Patrick Poivre d’Arvor himself, mais aussi Philippe Houillon, député Rapporteur de la Commission d’Enquête parlementaire sur l’affaire en 2006 ; bon nombre de journalistes, comme Dominique Rizet du Figaro, ancien du SIRPA (Service d’Information et de Relations Publiques des Armées), qui officie sur la chaîne Planète+Justice (comme Karine), copain de Christophe Hondelatte et de l’avocat Dupond-Moretti ; le magistrat Serge Portelli, les journalistes Daniel Carlin, Matthieu Aron, ancien directeur de la rédaction de France Inter, coscénariste avec Marie-France Etchegoin (ancienne Rédac-chef de l’Obs) d’un documentaire sur l’affaire Alègre défendant la thèse de l’absence de notables (« Notable donc coupable ») et...l’avocat Eric Dupond- Moretti himself aussi ! Ajoutons que Dominique Baudis obtint le prix en 2005 pour Face à la Calomnie, publié par Bernard Fixot qui publia également dans son autre maison Oh !Editions le témoignage de l’abbé Dominique Wiel. Inutile de charger la barque, mais Alain Marécaux reçut ce même prix pour Chronique de mon Erreur Judiciaire... Du beau linge bien propret, qui a ses entrées un peu partout, tous gardiens jaloux et militants de la doxa et tous parties prenantes dans l’histoire ou ayant des idées précises sur le fait de ne pas « trop écouter les enfants victimes » ; qu’il n’y a jamais de notables dans ce genre d’affaire, la preuve étant qu’aucun n’est jamais condamné ; que le « réseau pédocriminel » est un fantasme de cinglés...

      Donc tous gens, zélateurs de l’histoire officielle, qui se connaissent parfaitement, se fréquentent, déjeunent, cocktailent ensemble, fréquentent les palaces et la jet-set... et sont totalement objectifs. Il faut bien se serrer les coudes. Des personnes d’influence proches des vrais lieux de pouvoir, officiels ou non-officiels et qui assurent le pluralisme de l’information. Vous savez-bien : ceux qui font et défont l’opinion publique, pour notre plus grand amusement...

      PS : Ce qui est dit ici est vérifiable, plus ou moins aisément car les médias « mainstream » ne creusent pas trop ces choses et mettent le public à l’abri des accointances, renvois d’ascenseur et intérêts communs entre les grands médias eux-mêmes, leurs serviteurs, les cercles protégés de la politique, de la magistrature, du spectacle, du sport, de la culture, de l’Education, de l’Eglise ; bref, de la plupart des Institutions. Tous gens par ailleurs forcément au dessus de tout soupçon. Les acquittés d’Outreau furent les arbrisseaux qui cachèrent la forêt et les enfants violés les grands perdants : après tout, ils ne représentent rien d’important.

      Le lecteur pertinent aura sans doute saisi que le problème était (pardon pour le gros mot) l’« invisibilisation » volontaire de ce même problème (j’espère me faire comprendre, au delà de la célèbre question un peu galvaudée : « Nous cacherait-on des choses ? »). Il aura peut-être également compris que les « dysfonctionnements » en chaîne de l’affaire d’Outreau (conjonction mathématiquement quasi impossible) n’en étaient pas réellement, et ne constituaient que l’ombreportée des fonctionnements cachés et voulus d’une mécanique qui n’était pas si mal huilée. Il pourra, en tout cas, en tirer les conclusions qu’il souhaite, comme il se doit.

      + Le commentaire de Marie-Christine Gryson

      Bravo pour ce brillant récapitulatif qui permet d’oublier que Dimitri Delay, reconnu pas la Justice dans cette affaire, victime de viols d’agressions sexuelles, de corruption de mineurs, souffre de froid et de faim...et n’a reçu, comme tous les autres ex-enfants ( ils sont 12) aucune aide de tout ce petit monde si bien intentioné à l’égard des acquittés.

      https://blogs.mediapart.fr/caprouille/blog/141116/lettre-ouverte-thierry-delay-qui-m-engendre-viole-torture-et-livre-l

      Cela permet d’oublier que Chérif Delay n’a reçu aucun prix pour son livre auto-biographique « Je suis debout » qui décrit l’horreur des viols, de l’abandon et des accusations inversant les culpabilités et les valeurs :

      http://www.lemonde.fr/societe/article/2011/05/10/cherif-delay-enfant-victime-d-outreau-adulte-debout_1519657_3224.html

      Cela permet aussi d’oublier que Michel Gasteau éminent Président d’assises a répertorié plus de 30 mensonges dans le livre de Florence Aubenas « La Méprise » :

      http://www.village-justice.com/articles/MEPRISE-Les-mensonges-Florence,19584.html

      En revanche, il est impossible d’oublier que Karine Duchochois, enquêtant « objectivement » et sans conflit d’intérêt sur les acquittés d’Outreau pour « Envoyé spécial » a tancé vertement les Lavier suite à leur mise en examen pour maltraitances habituelles et corruption de mineurs : « cela sème le doute sur nous tous » a t-elle précisé à ses co-acquittés.Une question me tarabuste : que pense t-elle aujourd’hui de la nouvelle mise en examen de Franck Lavier pour « Viols sur mineur par ascendant ? »

      Karine Duchochois ne doit pas penser grand chose du procès pour viols et agressions sexuelles impliquant Lavier au sujet de sa fille C***, pour le moment... Elle était citée au même titre que Lavier dans le beau rapport de l’IGAS, (rapport un peu mis au fin fond d’un grand placard minstériel, qui devrait retrouver une seconde jeunesse dans un avenir proche..)J’ai toujours été étonnée que quelqu’un qui n’a pas obtenu son CAP de fleuriste puisse devenir chroniqueuse judiciaire sur FranceInfo. Le plus grinçant est surtout d’entendre sa défense des enfants dont elle a été soi-disant privée à cause de l’affaire d’Outreau alors qu’elle n’avait plus la garde d’Anth** depuis longtemps car elle était jugée comme mauvaise mère.

      Quant à Brunet, il vivait en couple avec une gamine de 15 ans quand il a été arrêté.. Mais tout va bien hein... D’autant que « le zizi dans la bouche » n’a jamais été jugé, le dossier est passé « à trav » lors du procès, oublié sous la pile ...

      Cette affaire est une telle injustice pour les enfants victimes (et ils sont très nombreux), qu’il m’est impossible de croire que c’est fini...

    • Le média d’où est tirée l’interview de Serge Garde n’est pas du tout recommandable — les affaires de pédophilie sont régulièrement instrumentalisées par la facho-catho-sphère, ce serait dommage de relayer leurs délires (en l’occurrence conspi franc-maçonne).

      Au passage, au rayon #ligue_des_crevures_masculinistes, à signaler la présence dans cette affaire de Dupont Moretti, qui gagna à l’époque ses galons de Grantavocat sur le dos des victimes et vient de remettre ça dans le procès Georges Tron.

    • Oui Zorba j’ai vu d’ou venait la video avec Serge Garde. Le problème, qu’explique S.Garde lui meme, c’est que personne ne s’interesse à ces sujets (à part les victimes et peut etre les auteurs) et du coup il ne reste que la fachosphère pour s’engouffrer dedans à base de complots judeo-maçonniques, merdalistes et autres joyeusetés brunes. L’interview n’est pas orienté FN (enfin il m’a pas semblé) et il y a seulement une question sur la franc-maçonnerie qui est quand meme typique de la source, mais serge Garde y répond de manière acceptable selon moi.

      Faut que je retourne bosser mais j’essayerai plus tard de trouvé une meilleur source pour cette video. J’en ai écouté pas mal de videos de S.Garde et il dit un peu toujours la meme chose du coup je devrais trouvé de quoi la remplacé histoire de pas faire monter les states de cette faf-Tv .

    • @mad_meg ça m’a fait également tiquer d’entendre le délire conspi franc maçon à la toute fin de l’interview de S.Garde, ça le fait tousser gravement d’ailleurs et c’est coupé juste avant qu’il ne réponde, mais oui quand même, merci si tu trouves une autre source.

    • J’ai du voire une video qui est la suite de l’interview. Pour cette question sur les franc-macs Serge Garde explique qu’il a été aidé par des franc-macs parfois et parfois pas et qu’il pense pas qu’il y ai de liens particulier entre les réseaux pedocriminels et la franc-maçonnerie.

      J’ai édité pour remplacé la video avec Serge Garde par une issue de Karl Zero.

  • Le ministère de la Famille italien déclare la guerre aux femmes. - Da Vinci Post
    http://davincipost.info/fr/2018/09/ministere-de-famille-italien-declare-guerre-aux-femmes

    Contre l’avortement, contre le mariage gay, contre le divorce et contre les pensions alimentaires. Le sénateur Pillon de la Ligue est le nouveau Torquemada des #femmes italiennes. Et c’est lui qui va signer le nouveau décret de loi destiné à reformer le droit de la famille.

    Si Léa Salamé a vécu un « moment de grâce » lors de la démission en direct à la radio du ministre de l’Ecologie Nicolas Hulot, on ne peut pas en dire autant pour Vittorio Zucconi, éditorialiste de Repubblica, qui sur la radio italienne Radio Capital essayait d’interviewer le sénateur Pillon.

    Le gouvernement Ligue-5 Etoiles lui a confié la réforme d’une partie du droit de la famille, en particulier la partie concernant la garde des enfants en cas de séparation.

    Le journaliste a voulu a plusieurs reprises l’interroger sur ses positions sur l’avortement, et le sénateur a refusé catégoriquement d’y répondre, en accusant l’éditorialiste de vouloir le discréditer et en précisant que l’objet de l’interview devait être la réforme du droit de la famille et rien d’autre.

    Mais pourquoi Vittorio Zucconi s’entêtait à lui poser ces questions ?

    Et pourquoi il a coupé soudainement l’appel téléphonique, en explosant en une série de jurons ?

    « Le sénateur est payé par nous, les citoyens, il a le devoir de répondre aux questions qu’on lui pose ! Ce n’est pas moi qui a inventé ses déclarations sur l’avortement ».

    En effet.

    Il faut dire que Monsieur Pillon a énormément des choses en commun avec le ministre de la Famille nommé par le gouvernement, Monsieur Fontana.

    Les deux partagent la même vision de la morale, de la société et de la famille, une vision qu’on peut qualifier de manière euphémique de moyen-âgeuse.

    Et oui, Monsieur Pillon a donné une interview au quotidien La Stampa où il s’opposait au droit à l’IVG, jusqu’à dire qu’il fallait « grâce à des indemnisations importantes » (vous avez bien lu, pour lui, c’est une question d’argent) aider les femmes qui décideraient de ne pas avorter et qu’« on les forcerait à garder les enfants » au cas où ces filles rebelles voudraient vraiment, mais alors vraiment avorter.

    De quelle manière « on va les forcer » il ne l’a pas spécifié.

    J’avais déjà parlé ici de la situation italienne en ce qui concerne le droit à l’ #IVG menacé par la présence grandissante de médecins objecteurs de conscience – jusqu’à 95% des gynécologues dans certaines régions J’ai eu l’occasion d’en reparler aussi samedi 15 septembre dernier dans l’émission La France Vue d’ailleurs, sur CNews, suite à la déclaration aberrante du Docteur Rochambeau président du syndicat national des gynécologues, qui qualifie l’IVG d’homicide. Les intentions affichées par le sénateur Pillon et le ministre Fontana pourraient encore aggraver un tableau déjà sombre en Italie.

    Si l’avis du sénateur peut vous paraitre surréaliste, détrompez vous, car ce n’est pas fini.

    Notre cher élu n’est pas seulement contre le droit à l’ #avortement -on suspecte son intime désir de vouloir voir bruler toutes les féministes comme de sorcières- mais il est aussi contre le droit au mariage gay et – cerise sur le gâteau pourri – contre le droit au divorce.

    Ah le bon vieux temps où le mariage, selon les mots du sénateur, se devait d’être « indissoluble » . Et c’est ce monsieur qui va signer le décret qui reformera les droit de la famille sur les couples divorcés et la garde des enfants.

    Ce décret, se révèle par une lecture attentive en une énième déclaration de guerre que l’Etat italien fait aux femmes.

    L’objectif, à la base juste et compréhensible, est celui de donner plus d’espace aux pères dans le cas d’une séparation. Actuellement en Italie, la garde partagée est très rare et dans la grand majorité des divorces, la mère garde les enfants, obtient une pension alimentaire et le papa retrouve sa progéniture un week-end sur deux.

    Si des mesures pour rendre plus proches les pères séparés et leurs enfants rencontrent le soutien de la majorité de la population, la façon dont est conçu ce décret pénalise les femmes et les enfants de façon inouïe et provoque déjà un tollé de protestations.

    La solution souhaité par messieurs Pillon et Fontana est celle d’appliquer d’office la garde partagée, en annulant la pension alimentaire et en imposant aux enfants de changer de domicile tous les quinze jours.

    Dans un pays où le chômage féminin touche des sommets inquiétants, où les services pour la petite enfance sont quasi inexistant (manque de crèches, manque d’assistantes maternelles, très peu d’aides aux mères célibataires ), dans un pays où les grossesses sont bien souvent la cause de licenciements, dans un pays où une grande partie des femmes sacrifie sa vie professionnelle pour se dédier aux enfants (pour les raisons énumérées ci-dessus ) comment rendre réalisable cette mesure sans mettre la population féminine en grande difficulté ?

    Cela est sans oublier que le décret, de façon invraisemblable, ne prend pas en compte l’âge des enfants, leur droits ou leurs avis. Et encore, rien est précisé pour le cas où la cause de la séparation soit due à des violences domestiques.

    Est-il sérieux et tout simplement humain d’enlever quinze jours par mois à la mère un enfant de quelques mois encore allaité ?

    Est-il normal de ne pas considérer l’avis des enfants en âge d’exprimer une préférence ?

    En cas de violence, alors que l’Italie connait un triste record de « femminicidi » (meurtres de femmes perpétrés par le mari, le compagnon, ou l’ex) le décret semble partir du principe qu’il y a des abus de la part des femmes et des déclarations mensongères qui pénaliseraient les pères. Les procédures judiciaires pour reconnaitre un père violent sont longues, et en Italie elles peuvent être TRES longues, prendre des années, et pendant ce temps, des enfants innocents feraient des va-et-vient tous les deux semaines dans le domicile d’un père qui les frappe, qui abusait de leur mère, ou qui impose la terreur à la maison.

    Le sénateur Pillon est contre l’avortement, contre le mariage gay, contre les unions civiles, contre le #divorce .

    Nous on est juste contre le fait que quelqu’un comme lui puisse légiférer dans un Etat (pour l’instant ) démocratique et moderne.

    #catholicisme

    • @mad_meg Tes propos sans concession m’ont ouvert l’esprit. Grace à toi (et d’autres ici) j’ai pu apercevoir le non-dit derrière le consensus.
      J’espère que tu pourra continuer à nous livrer quelques analyses radicales (qui parfois m’agacent je le reconnais - ben oui ça gratte, ça pique !) sur cette plateforme de partage qu’est Seenthis.

    • Merci @vazi je suis très touchée et très contente d’etre agacante puisque c’est un bon signe du point de vue mégèriste. ^^
      Pour les propos de Pillon et le poids des catholiques actuellement qui menace tout le monde sauf les pedocriminels et violeurs, c’est exactement ce que le docu sur Arte « les croisés de l’avortement » avait annoncé :
      attaque coordonnée contre le droit à l’IVG
      attaque du droit à la contraception
      attaque du droit au divorce
      https://seenthis.net/messages/674520

      Du coup ca m’a motivé pour demandé mon débaptème ou apostasie. J’encourage toutes les personnes qui se sont faite trempés dans la flotte de cette secte des adorateurs du viol à demandé son débaptème.
      Du coup je leur fait des versions améliorés de leurs prières pour leur faire plaisir.
      –---

      Votre Père est odieux,
      Que son nom soit conspué,
      Que son règne s’en aille,
      Que sa volonté ne soit pas faite sur la terre comme au ciel.
      Ne me donnez pas ce pain dégueulasse qui pue le foutre de curés.
      Lâchez moi avec votre homophobie de merde.
      Assez de vos pardons aux violeurs et de vos gémonies aux avortées.
      Je délivrerais mes entrailles comme je l’ai décidée.
      Et choisirais avec qui je veux baiser ainsi que l’heure de ma mort.

      Amène moi l’apostasie.

      –---

      Pour l’apostasie je vous conseil cet excellent générateur : http://apostasiepourtous.fr

  • Divorce juif : à Grenoble, coup d’arrêt au « chantage au guett » Mélinée Le Priol - La Croix - 23 Juillet 2018

    https://harissa.com/news555/fr/divorce-juif-grenoble-coup-darret-au-chantage-au-guett

    Alors que dans le judaïsme, le divorce ne se fait pas sans l’accord du mari, une décision forte a été prise récemment à Grenoble pour sanctionner un époux récalcitrant.

    Quatre ans après un scandale retentissant à Paris, les « chantages au guett » continuent de se pratiquer en France.

    Un communiqué placardé à la mi-juin dans les synagogues de Grenoble (Isère) annonçait que des sanctions religieuses avaient été prises à l’encontre d’un fidèle qui refusait de remettre à son ex-femme le guett, l’acte de divorce religieux juif. / Benjamin Barda/CIRIC
    https://harissa.com/news555/sites/default/files/styles/large/public/field/image/mariage-juif.jpg

    Le communiqué a été placardé à la mi-juin dans les synagogues grenobloises. Il annonçait que des sanctions religieuses avaient été prises à l’encontre d’un fidèle qui refusait de remettre à son ex-femme le guett (acte de divorce religieux juif, lire ci-dessous). Le mari récalcitrant, cité nominativement dans ce document public, ne peut désormais plus participer à la prière synagogale et se trouve exclu du minian (quorum de dix hommes nécessaire à la prière).

    Radicale, cette mesure est inédite en France. Inspirée des pratiques de shaming qui ont cours en Israël ou aux États-Unis pour dénoncer le « chantage au guett » – il arrive même que la photo de l’homme soit publiée –, elle a été prise par deux rabbins grenoblois, sous l’autorité du grand rabbin de France Haïm Korsia. Celui-ci assume la sévérité de sa décision : « Il faut une condamnation unanime, une sorte de mise au ban sociale de ces hommes qui n’ont pas la dignité de rendre sa liberté à leur femme », explique-t-il à La Croix.
     
    Pratiques de chantage
    Connu pour sa bienveillance vis-à-vis des femmes dans ces affaires de divorces conflictuels, où l’homme se venge parfois d’une procédure civile qui lui a été défavorable, Haïm Korsia aimerait voir l’ensemble des juifs de France participer au « rejet moral » des pratiques de chantage, « sans la moindre compassion »pour ces hommes. Mais il sait que du chemin reste à faire. Ces dernières semaines, il a reçu plusieurs lettres lui demandant de revenir sur sa décision prise à Grenoble, arguant que ce mari était « un homme bien » et qu’il ne méritait pas une telle marginalisation.

    Si la position de l’actuel grand rabbin de France ne souffre pas d’ambiguïté sur cette question, ce n’est pas le cas de celle de son prédécesseur par intérim, Michel Gugenheim, aujourd’hui grand rabbin de Paris : en 2014, le tribunal rabbinique de Paris avait été accusé d’avoir cautionné une forme de « chantage au guett » en présence du rabbin Gugenheim. L’affaire avait défrayé la chronique et déchiré la communauté juive de France.

    « Le scandale du guett de 2014 a révélé des dysfonctionnements graves dans le tribunal rabbinique de Paris, dont les membres et le président ne sont pas des juges rabbiniques. Les règles de procédure n’y sont pas respectées, et les décisions y sont parfois prises à la tête du client. Ni la composition du tribunal ni l’équipe du service du divorce n’ont changé depuis 2014 », assure Liliane Vana, spécialiste en droit hébraïque et talmudiste, très mobilisée auprès des femmes dans le judaïsme. Avec l’écrivaine Éliette Abécassis (1), cette juive orthodoxe vient de créer un hashtag pour inviter ces femmes à sortir du silence sur les réseaux sociaux : #stopchantageauguett.
    . . . . . . . . . .

    #Divorce #chantage #femmes #religion_juive #guett #religion #tribunal_rabbinique #domination_masculine #couple #violence #france

  • La #famille, un nouvel idéal ?

    Depuis les années 1960, le taux de #divorce en Occident augmente chaque année. En parallèle, de nouveaux #modèles de familles, monoparentales ou recomposées, sont apparus. Pourtant, malgré ces mutations, le #modèle_traditionnel réunissant père, mère et enfants reste la superstar des publicités, comme celle de la littérature et du cinéma.

    https://www.arte.tv/fr/videos/058227-061-A/square-idee
    #stéréotypes #monoparentalité #familles_recomposées #représentations #vidéo #film #récit_familialiste #ordre #valeur_refuge #idéologie #famille_nucléaire #divorce #cellule_familiale #famille_nucléaire #norme #propriété #mariage #christianisme #Eglise_catholique #amour #idéal_romantique #égoïsme_parental #lavage_de_cerveau #politiques_natalistes #Etat #domestication_de_la_sexualité #sexualité
    enfant comme #fixateur_social —> et c’est comme cela que, selon les deux interviewés, on ne fait pas la #révolution...

    #femmes comme #armée_de_réserve, nous suggère une des personnes interviewées (9’15 min) :

    « La #prime_aux_fourneaux fait actuellement l’objet de discussions en Autriche. Le #Vorarlberg a proposé de donner 300 euro aux femmes qui n’ont pas recours à la garde d’enfants dans les écoles maternelles, et ce jusqu’à l’âge de 6 ans. Et en Haute-Autriche cette question est également discutée. C’est révélateur du fait que le nombre d’emplois diminue. Autrement dit, selon l’état actuel du #marché_du_travail, les #femmes sont utilisées comme une armée de réserve. En ce moment on préfère les avoir à la maison car il y a de toutes façons peu d’emplois. C’est toujours en fonction des besoins économiques. »

    #Empire_romain #domination_masculine #unité_de_consommation #financement_des_retraites #violence #patriatcat #matriarcat #hiérarchie #maternité

    Interviewée :

    « J’ai lu un jour une interview d’un manager qui déclarait à la fin de sa carrière : ’Je ne pouvais pas m’occuper de mes enfants, mais je vais me rattrapper maintenant à la retraite avec mes petits-enfants.’ Imaginez qu’une femme dise une chose pareille. Elle ne peut pas dire ça. » Elle ne peut pas dire cela parce que les sanctions qui pèsent sur les mères sont beaucoup plus fortes que sur les pères défaillants

    #économie #travail #formation_à_la_parentalité #modèle_familial #éducation_des_enfants #éducation_collective #anarchisme #clan #amour_romantique #responsabilité #pression_sociale #congé_parental #explosion_démographique #justice_distributive #écologie #save_the_planet_make_no_baby #pression_sociétale #infertilité #propagande_nataliste #insémination_artificielle #cliniques_de_fertilité #business #néolibéralisme #néo-libéralisme #féminisme #politique_familiale #natalité

    • APHORISMAIRE À L’USAGE DES FUTURS FAMILICIDES

      Ce recueil d’aphorismes peu compatibles avec les bonnes mœurs ne devrait pas faire remonter la cote de popularité de son auteur, pourtant au plus bas dans les sondages effectués dans les maternités. Et pas seulement dans les maternités, confirment les critiques littéraires.
      Écridéviant, performeur volontiers nudiste, cofondateur de la « Fête des Non-Parents » et peintre en statues coloniales, Théophile de Giraud, né par hasard et sans conviction en 1968, a commis quelques doigts de livres désobligeants, tatoués d’humour noir et parfois diaprés d’une vaporeuse touche d’anti-natalisme consensuel.
      Épris de subversion carabinée, ce riant comparse de Noël Godin a participé, entre deux tentatives de suicide ou de régime amincissant, aux entartages de Doc Gynéco et de l’anticontraceptif archevêque Léonard, ainsi qu’au Coup d’État burlesque de Jan Bucquoy.
      Il a d’ores et déjà prévenu ses éventuels futurs parents qu’il refusera de renaître, même contre forte récompense.


      http://www.maelstromreevolution.org/pages/FRA/prodotto.asp?ProdottoID=308&FamigliaID=0

      #livre #Théophile_de_Giraud

  • Women’s Rights in India After Marriage, Legal Rights of Women
    https://www.thebetterindia.com/60229/rights-of-a-wife-in-india-lawrato

    Somme toute je préfère la Chine où l’égalité des sexes est un principe fondamental de la législation qui ne connaît pas d’exception pour les religieux. Afin de protéger leurs cultures il y a des exceptions pour les minorités nationales et la montée du capitalisme a fait renaître des pratiques pré-révolutionnaires. Ceci conduit à quelques abus qui n’ont rien en commun avec le caractère systématique et brutal du traitement des femmes mariées en Inde.

    “Once married, a woman should only leave her in-laws’ house when she is taken for her final rites.” This cliched line is often used in daily soaps and movies to denote the unwavering loyalty and devotion an Indian woman is expected to show her husband and her in-laws.

    While it might be tempting to dismiss this as mere melodrama, restricted only to our TV screens, the truth is far more chilling.

    Countless women across the country live by these words, suffering abuse and trauma at the hands of their husband and in-laws.

    Marriage Registration Laws in India - Complete Legal Guidelines
    https://blog.ipleaders.in/marriage-registration-laws-india

    Due to diverse cultures in India, it became difficult for the framers of law in this regard to lay down a due process for registration and solemnization of marriage, keeping in mind the fact that if any law or policy is found adversely affecting any custom of any religion, it is likely to face popular protest.

    Uniting diverse cultures: The Hindu Marriage Act & The Special Marriage Act
    Currently, there are two legislation framed to solve the challenge of Marriage Registration Laws in diverse cultures, they are –

    The Hindu Marriage Act, 1955
    The Special Marriage Act, 1954

    The Hindu Marriage Act , 1955 deals with marriage registration in case both husband and wife are Hindus, Buddhists, Jains or Sikhs or, where they have converted into any of these religions.

    It is to be noted that Hindu Marriage Act deals with only marriage registration that has already been solemnized.

    Whereas, the Special Marriage Act, 1954 lay down the procedure for both solemnization and registration of marriage, where either of the husband or wife or both are not Hindus, Buddhists, Jains or Sikhs.

    It is the duty of the judiciary to ensure that the rights of both the husband and wife are protected. In case this union between the husband and wife breaks, it should be determined that if this break-up was a result of actions of any of the parties or not.

    Conditions for a Valid Marriage in India [All Religions] | PocketLawyer
    http://www.pocketlawyer.com/blog/conditions-valid-marriage-india

    Legal Requirements for Getting Married in India
    https://www.tripsavvy.com/legal-requirements-to-get-married-in-india-1539305

    If you’re a foreigner who’s dreamed of getting married in India, you may be disappointed to know that it’s a lengthy and time consuming process to do it legally. You should be prepared to spend around 60 days in India. Here are the basic legal requirements for getting married in India.

    Special Marriage Act, 1954 - Wikipedia
    https://en.wikipedia.org/wiki/Special_Marriage_Act,_1954

    The Special Marriage Act, 1954 is an Act of the Parliament of India enacted to provide a special form of marriage for the people of India and all Indian nationals in foreign countries, irrespective of the religion or faith followed by either party. The Act originated from a piece of legislation proposed during the late 19th century.

    In 1872 Act III, 1872 was enacted but later it was found inadequate for certain desired reforms...

    The Special Marriage Act, 1954 replaced the old Act III, 1872. The new enactment has 3 major objectives:

    To provide a special form of marriage in certain cases,
    to provide for registration of certain marriages and,
    to provide for divorce.

    "Necessary conditions for a registered marriage (tax4india.com) - WebCite query result
    https://www.webcitation.org/5syrz9P0c

    Tax4india ›› Indian Law›› Marriage & Divorce Law ›› Registered Marriage
    Necessary Conditions For A Marriage
    ...
    degrees of prohibited relationship

    A man and any of the person mentioned in part I of the first schedule and a woman and any of the person mentioned in Part II of the said schedule are with in the degrees of prohibited relationship.

    THE FIRST SCHEDULE

    PART I

    Mother
    Father’s widow (step-mother).
    Mother’s mother
    Mother’s father’s widow (step grand-mother).
    Mother’s mother’s mother.
    Mother’s mother’s father’s widow.
    Mother’s father’s mother.
    Mother’s father’s father’s widow (step great grand-mother.)
    Father’s mother.
    Father’s father’s widow (step grand-mother).
    Father’s mother’s mother.
    Father’s mother’s father’s widow (step great grand-mother).
    Father’s father’s mother.
    Father’s father’s father’s widow (step great grand-mother).
    Daughter.
    Son’s widow.
    Daughter’s daughter.
    Daughter’s son’s widow.
    Son’s daughter.
    Son’s son’s widow.
    Daughter’s daughter’s Daughter.
    Daughter’s daughter’s son’s widow.
    Daughter’s son’s daughter.
    Daughter’s son’s son’s widow.
    Son’s daughter’s daughter.
    Son’s daughter’s son’s widow.
    Son’s son’s daughter.
    Sister.
    Sister’s daughter.
    Brother’s daughter.
    Mother’s sister.
    Father’s sister
    Father’s sister.
    Father’s brother’s daughter.
    Father’s sister’s daughter.
    Mother’s sister’s daughter.
    Mother’s brother’s daughter.
    For the purpose of this part, widow includes a divorced wife.

    PART II

    Father.
    Mother’s husband(step father).
    Father’s father.
    Father’s mother’s husband(step grand-father).
    Father’s father’s father.
    Father’s father’s mother’s husband(step great grand-father).
    Father’s mother’s father.
    Father’s mother’s mother’s husband (step great grand-father).
    Mother’s father.
    Mother’s mother’s husband (step grand-father).
    Mother’s father’s father.
    Mother’s father’s mother’s husband.
    Mother’s mother’s father.
    Mother’s mother’s mother’s husband.
    Son.
    Daughter’s husband.
    Son’s son.
    Son’s daughter’s husband.
    Daughter’s son.
    Daughter’s daughter’s husband.
    Son’s son’s son.
    Son’s son’s daughter’s husband.
    Son’s daughter’s son.
    Son’s daughter’s daughter’s husband.
    Daughter’s son’s son.
    Daughter’s son’s daughter’s husband.
    Daughter’s daughter’s son.
    Daughter’s daughter’s daughter’s husband.
    Brother.
    Brother’s son.
    Sister’s son.
    Mother’s brother.
    Father’s brother.
    Father’s brother’s son.
    Father’s sister’s son.
    Mother’s sister’s son.
    Mother’s brother’s son.

    The Hindu Marriage Act, 1955 - Wikipedia
    https://en.wikipedia.org/wiki/The_Hindu_Marriage_Act,_1955

    The Hindu Marriage Act by an Act of the Parliament of India enacted in 1955. Three other important acts were also enacted as part of the Hindu Code Bills during this time: the Hindu Succession Act (1956), the Hindu Minority and Guardianship Act (1956), the Hindu Adoptions and Maintenance Act (1956).

    The Muslim Women (Protection of Rights on Divorce) Act 1986 - Wikipedia
    https://en.wikipedia.org/wiki/The_Muslim_Women_(Protection_of_Rights_on_Divorce)_Act_1986

    The Muslim Women (Protection of Rights on Divorce) Act was a controversially named landmark legislation passed by the parliament of India in 1986 to allegedly protect the rights of Muslim women who have been divorced by, or have obtained divorce from, their husbands and to provide for matters connected therewith or incidental thereto. The Act was passed by the Rajiv Gandhi government to nullify the decision in Shah Bano case. This case caused the Rajiv Gandhi government, with its absolute majority, to pass the Muslim Women (Protection of Rights on Divorce) Act, 1986 which diluted the secular judgement of the Supreme Court.

    Mohd. Ahmed Khan v. Shah Bano Begum - Wikipedia
    https://en.wikipedia.org/wiki/Mohd._Ahmed_Khan_v._Shah_Bano_Begum

    Mohd. Ahmed Khan v. Shah Bano Begum (1985 SCR (3) 844), commonly referred to as the Shah Bano case, was a controversial maintenance lawsuit in India, in which the supreme court delivered a judgment favoring maintenance given to an aggrieved divorced Muslim woman. Then the Congress government, panicky in an election year, gave into the pressure of Muslim orthodoxy and enacted a law with its most controversial aspect being the right to maintenance for the period of iddat after the divorce, and shifting the onus of maintaining her to her relatives or the Wakf Board. It was seen as discriminatory as it denied right to basic maintenance available to non-Muslim women under secular law.

    #Inde #famille #femmes #droit #politique #histoire #hindouisme #islam #laïcisme #divorce #discrimination

  • Vil bygge « skilsmisseboliger » : – Er for par som har kranglet ferdig - NRK Norge - Oversikt over nyheter fra ulike deler av landet

    A broken happy family ...

    En Norvège, un projet immobilier spécialement conçus pour les couples divorcés. En gros, ils vivent dans des appartements séparés mais qui communiquent, avec les chambres des enfants au milieux.
    Aucune idée si c’est bien ou pas, mais l’article est intéressant. Il décrit les modes opératoires possibles, si les parents ne veulent plus se voir, ou acceptent de communiquer, les portes peuvent se fermer ou s’ouvrir. Quelque soit le choix des parents, les enfants peuvent "changer" d’appartement sans bouger : c’est seulement un porte qui se ferme d’un côté et qui s’ouvre de l’autre !

    https://www.nrk.no/norge/vil-bygge-_skilsmisseboliger__-_-er-for-par-som-har-kranglet-ferdig-1.13823494

    – Dette fordrer selvsagt at foreldrene har kranglet ferdig, og er innstilt på å bo i nærheten av hverandre, sier Olav Birkenes i eiendomsutviklingsselskapet Birk & Co til Estate Nyheter, som omtalte saken først.
    Boligprosjektet på Bryn

    I utgangspunktet er kun fem av de 130 planlagte leilighetene beregnet på skilte par, men dersom interessen er stor er det enkelt å bygge flere, sier Birkenes.
    Foto : Birk og Co / Presse

    De nye leilighetene er en del av et planlagt byggeprosjekt på Bryn i Oslo. Foreløpig er planen at prosjektet totalt skal bestå av rundt 130 leiligheter. Utbyggerne venter nå på en anbefaling fra Plan- og bygningsetaten, og håpet er at det kan ferdigstilles « mot slutten av 2020 eller 2021 », sier Birkenes.

    – Det er viktig å understreke at vi fortsatt er i dialog med Plan – og bygningsetaten, og alle mulige etater, så det er ingenting som er sikkert her. Men ambisjonen er helt klar, både når det gjelder miljø og fremtidens boformer. Vi håper at vi får til dette prosjektet.

    #habitat #divorce #famille #trend #immobilier #société #adaptation

  • #Garde_alternée, la loi de la discorde

    En Suisse, après une séparation, le juge n’accorde la garde alternée que si les parents communiquent suffisamment bien ensemble. En France, ce jeudi 30 novembre, les députés se penchent sur une proposition de loi des centristes : la #double_domiciliation des enfants devient le principe de base en cas de séparation. Un texte qui sème la discorde.


    https://www.lacite.info/politiquetxt/garde-alterne-loi-discorde
    #France #Suisse #parentalité #divorce #séparation #parents #enfants

  • Inde : une femme obtient le divorce parce que son mari refuse de construire des toilettes
    https://www.marianne.net/monde/inde-une-femme-obtient-le-divorce-parce-que-son-mari-refuse-de-construire-

    L’histoire peut paraître anecdotique, mais elle ne l’est pas. En #Inde, l’absence de #toilettes dans le foyer peut désormais constituer un motif de #divorce. Un tribunal a tranché le vendredi 18 août en faveur d’une #femme de l’Etat de Rajasthan, dans le nord-ouest du pays, qui avait demandé depuis des années à son mari de construire des toilettes à leur domicile, sans succès. Elle était donc obligée d’aller se soulager à l’extérieur, souvent à la tombée de la nuit afin d’éviter les regards indiscrets. Un acte que cette femme de 24 ans a jugé honteux.

    Deux ans après sa demande de divorce, le tribunal a conclu que l’incapacité de son mari de lui fournir des toilettes relevait de la cruauté. “On dépense de l’argent sur le tabac, l’alcool et les portables, mais nous sommes réticents à construire des toilettes pour protéger la dignité de notre famille, a noté le juge Rajendra Kumar Sharma. Dans les villages, les femmes doivent attendre que la nuit tombe pour satisfaire un besoin naturel. Il s’agit ici non seulement de la cruauté physique mais de violer la pudeur d’une femme.”

  • Un médicament pourrait-il soulager la douleur des ruptures...
    http://madame.lefigaro.fr/bien-etre/un-medicament-pour-soulager-les-ruptures-amoureuses-280617-133008

    Deux chercheurs canadiens considèrent la séparation comme un stress post-traumatique, et réfléchissent à un traitement pour en diminuer la douleur.

    Les séparations dans les couples hétéros sont demandées par les femmes en large majorités.

    Je rappel qu’en occident 70% des demandes de divorce viennent des femmes . http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2011/11/07/01016-20111107ARTFIG00732-quand-les-femmes-decident-le-divorce.php

    Les trouble-post traumatiques dans la séparation sont causés par le hommes éconduits qui deviennent violents et c’est le moment le plus dangereux pour les femmes.

    Mais la perversité du patriarcat fait que les maigres recherches sur les stress-post traumatiques qui ont été faites par les psychiatre féministes (CF Dr Salmona par exemple : http://www.huffingtonpost.fr/muriel-salmona/attentats-urgence-victimes_b_8954110.html ) vont profité aux dominants. L’article parle des troubles post traumatiques par rapport aux survivant·e·s d’attentats terroristes, mais pas un instant des survivant·E·s des violences de leur conjoint, des viols, de l’inceste... Dans le contexte du divorce et de la séparation c’est vraiment fortiche. C’est madame figaro, une presse misogyne qui fait son fric sur l’humiliation constante des femmes.

    Avant que les troubles post traumatiques soient reconnus pour les victimes de viol, inceste, violences, harcelement, la notion est détourné et récupéré au bénéfice des hommes et de leurs labos.
    http://www.mesopinions.com/petition/sante/droit-etre-soignees-protegees-toutes-victimes/14001

    De toute façon comme d’hab ce médicament sera testé sur des rats mâles et sera efficace pour les hommes.
    voire ici par exemple : https://seenthis.net/messages/610723

    Les femmes victimes de troubles post traumatiques ne sont toujours pas traitées et reconnues comme victime, la loi leur impose de fréquenté leur ex violent sois disant pour le bien de l’enfant et les rares traitements qui existent leur seront confisqués par les labos pour soigné les egos blessé des hommes.
    https://seenthis.net/messages/611343#message611389

    Les traumatismes que vivent les femmes dans la séparation c’est pas un médoc qui va les guérir. C’est une prise en compte des violences qu’elles subissent dont elles ont besoin.

    #déni #victimologie #hétérosexualité #couple #domination_masculine #big_pharma #récupération #détournement #divorce #séparation

  • 220 femmes : tuées par leur conjoint, ignorées par la société
    http://www.liberation.fr/apps/2017/06/220-femmes-tuees-conjoints-ignorees-societe

    220 femmes tuées par leur conjoint, ignorées par la société

    Une enquête de Juliette Deborde, Gurvan Kristanadjaja et Johanna Luyssen
    Illustrations : BIG
    Production : Six Plus

    Elles s’appelaient Géraldine, Christelle, Ninon, Marine, Carole, Myriam. Toutes sont mortes ces derniers mois sous les coups de leur mari, compagnon ou ex-conjoint. Leur décès a eu lieu dans l’indifférence générale, politique et médiatique. Les circonstances de la mort de ces femmes ont parfois été résumées en quelques lignes dans une dépêche AFP, comme autant d’événements anecdotiques. Les titres de presse régionale les ont systématiquement traitées dans la rubrique faits divers, qualifiant l’événement de « crime passionnel », de « différend conjugal » ou de « drame de la rupture ». Autant d’euphémismes pour qualifier des homicides qui se produisent le plus souvent dans l’intimité du domicile conjugal, sans témoin. Les victimes n’ont parfois pas de prénom, pas de profession. Il arrive que seul leur âge et le mode opératoire de leur agresseur apparaissent : « étranglée », « battue à mort », « tuée par balle », au « couteau de cuisine » ou « à coups de fer à repasser ». Des meurtres passibles de la réclusion criminelle à perpétuité (au lieu de 30 ans), le fait que l’auteur soit le compagnon ou l’ex-conjoint de la victime étant une circonstance aggravante. Après avoir vu passer, une nouvelle fois, l’un de ces titres sans que cela n’émeuve grand-monde, nous nous sommes demandé qui étaient ces femmes. Nous avons recensé les articles des journaux locaux, régionaux et nationaux, pour tenter d’en savoir plus sur ces victimes anonymes. Ce corpus n’est pas exhaustif : tous les cas n’ont pas été relayés par la presse, et quand ils le sont, c’est souvent de manière parcellaire. Ce travail permet de prendre conscience de ce que les chiffres ne disent pas : les noms, prénoms, âges, situations familiales, professions, mais aussi les circonstances de la mort de ces femmes, les éventuels antécédents ou le traitement judiciaire. Au total, Libération a enquêté sur 220 décès de femmes. Toutes ont été tuées par leur conjoint, leur mari ou ex entre 2014 et 2016.

    cela fait résonance avec l’article de slate dont le signalement ici a été pourri
    #féminicide #meurtre #femmes #sexisme #violences_conjugales

    • j’en profite pour remettre ici un texte que je trouve très interessant car il donne des explications assez fines aux comprtements de ces hommes. Surtout il fait le lien avec les nouvelles methodes d’opression des hommes au moment de la séparation et l’aide que l’état leur donne via le divorce et les gardes pour mieux oppresser les femmes. Comment les prétendus « nouveaux pères » se servent de la loi pour tuer leur ex.
      https://www.cairn.info/revue-nouvelles-questions-feministes-2002-2-page-8.htm

      Le texte est très long, j’en ai extrait quelques parties qui me semblent intéressantes et que je remet ici :

      En même temps, des théories féministes sur l’identité de genre se développaient sur la base de la théorie psychanalytique de la relation objectale ; elles soutenaient que les mères étaient seules responsables de la domination masculine à cause de leur manière d’éduquer les enfants (Dinnerstein, 1976 ; Chodorow, 1978) [6][6] La base de cette théorie est la suivante : « Les femmes.... Certaines critiques de ces théories féministes des relations objectales considéraient les hommes plus comme des victimes que comme des agents de la domination patriarcale et blâmaient en premier lieu les femmes puisqu’elles élèvent seules les enfants et détiennent le pouvoir émotionnel (Segal, 1987 ; Brittan, 1989 ; Connell, 1987 ; Cornwall et Lindisfarne, 1994). Par ailleurs, il faut relever que l’idée selon laquelle l’augmentation de l’investissement affectif des hommes auprès des enfants correspond à une diminution de l’autorité patriarcale dans les familles est contestée par les récentes études historiques, basées sur du matériel autobiographique, des pratiques de « paternage » au XIXe siècle (Tosch, 1996, 1999 ; Davidoff et al., 1999). Par exemple, Tosch a montré, dans son étude sur les pères de classe moyenne et sur la construction de l’identité masculine dans la première moitié du XIXe siècle, que ces pères étaient souvent très impliqués dans la « relation affective » avec leur enfant, mais que cette éducation « virile » était uniquement liée aux valeurs d’autorité morale paternelle et cherchait surtout à transmettre aux fils les caractéristiques « masculines ». Tosch soutient que, en dépit des variations historiques des rôles paternels, la règle du père perdure, car l’autorité paternelle demeure liée aux idées d’estime de soi, de statut et d’identité masculine.

      et

      Des groupes tels que les Families need fathers prétendent que les femmes sont responsables de ces inégalités évidentes dans la division sexuelle du travail, car elles exercent le « pouvoir domestique » à la maison et refusent de le partager avec les hommes. Certaines féministes libérales ont repris ce concept de « pouvoir » domestique : elles soutiennent que, puisque les femmes sont supposées devoir élever les enfants, cela leur donne un pouvoir « caché ». C’est leur responsabilité d’encourager les compétences masculines (Backett, 1987). Les féministes du New Labour ont aussi adopté ce discours culpabilisant les femmes, qui influence les politiques sociales récentes et considère les mères comme un obstacle majeur à l’augmentation de la participation des hommes à l’éducation des enfants (Williams, 1998).
      21

      Ces discours accompagnent une focalisation accrue sur la valeur genrée différente de l’investissement des pères, qui consolide les arguments soutenant que les enfants ont besoin de leurs pères. Le fait que les pères s’occupent moins de leurs enfants n’a ainsi plus d’importance, puisque leur contribution au développement de l’enfant repose sur les valeurs morales et masculines (supérieures) qu’ils apportent à la relation père-enfant (Williams, 1998). Par exemple, Burges et al. (1997) démontrent que « le manque de preuves de l’investissement paternel dépend de la nature des soins paternels plutôt que de leur absence ». D’autres chercheurs, aux États-Unis, Hawkins et Dollahite (1995), affirment que les « pères ne sont pas des mères et ne doivent pas essayer de l’être ». Ils considèrent que l’activité paternelle la plus importante est la « responsabilité éthique des hommes pour les générations futures », « leur travail de relation » et la « stimulation intellectuelle qu’ils procurent aux enfants à travers le jeu ».

      sur la violence masculine et le contexte des séparation

      La violence domestique, les enfants et le droit de visite
      32

      La violence masculine contre les femmes a été reconnue par le Home Office  [7][7] Le département du gouvernement anglais responsable... comme un problème vaste et considérable, et à partir du témoignage d’enquêtes locales (voir par exemple Mooney, 1993 ; Radford et Dominy, 1996), il semble qu’une femme sur quatre soit susceptible d’en faire l’expérience au cours de sa vie (Home Office, 1999). Ces enquêtes ont également révélé qu’un tiers au moins des femmes subissent des violences accrues après la séparation (voir aussi Mirlees-Black, 1995). On ne sait pas actuellement combien d’enfants vivent la violence domestique au quotidien ou sont affectés par ses conséquences dans le contexte postérieur à la séparation, mais l’enquête British Crime de 1996 a montré que la moitié des femmes qui subissaient des violences domestiques étaient des mères (Mirlees Black et Byron, 1999).

      Des études féministes concernant l’impact de la violence domestique sur les enfants sont venues s’inscrire en faux contre les idées reçues présentant les mères comme les plus susceptibles de maltraiter physiquement ces derniers dans ce contexte. Ces études ont révélé une corrélation élevée entre violence domestique et mauvais traitements physiques par le même auteur. Par exemple, en examinant 116 rapports hospitaliers sur des cas de mauvais traitements envers les enfants où la violence domestique était également présente, les chercheurs américains Stark et Flitcraft ont découvert que les pères violents étaient trois fois plus susceptibles d’être les principaux auteurs de maltraitance des enfants que les mères (Stark et Flitcraft, 1988). Une autre étude américaine (Bower et al., 1988) a révélé une corrélation élevée entre la gravité de la violence domestique et la gravité des mauvais traitements physiques infligés aux enfants par des pères, dans un échantillon spontané de 775 mères qui avaient subi des violences domestiques. Ces auteurs ont affirmé que les deux formes de violence visaient le « maintien de la dominance familiale » (Bower et al., 1988 : 166). Dans une moindre mesure, des études ont également examiné les connexions entre la violence domestique et les agressions sexuelles envers les enfants perpétrées par les pères. Hooper (1992), par exemple, dans une enquête à petite échelle sur les mères, a trouvé que cette violence était souvent utilisée pour les empêcher de percevoir l’agression sexuelle contre l’enfant, tandis que Hester et Pearson (1988), en examinant 44 dossiers d’enfants placés sous protection ont estimé que la violence domestique et l’agression sexuelle envers l’enfant par le même auteur étaient co-présentes dans la moitié des cas.

      –—

      Au vu des textes mentionnés ci-dessus, on comprend que beaucoup de recherches entreprises sur les pères se soient concentrées sur les plus ou moins prétendues contraintes imposées à leurs relations avec leur enfant, et en particulier sur le « paternage » en contexte de post-séparation et de post-divorce. Toutefois, dans ce domaine, les recherches ont mis en évidence des découvertes étonnamment cohérentes, même si ces recherches ont été menées à partir d’une pluralité de perspectives différentes, dont toutes n’étaient pas féministes. Par exemple, elles constatent que la préoccupation de la majorité des pères lors de la séparation n’est pas de satisfaire les besoins et les intérêts des enfants, mais la perception de leur propre perte en pouvoir direct et contrôle des femmes et des enfants, et ce, qu’il y ait ou non usage de violence domestique (Simpson et al., 1995 ; Arendell, 1995 ; Smart et Neale, 1999).
      39

      Smart et Neale ont interrogé aussi bien des mères que des pères dans leurs investigations sur le « parentage » après divorce et ils ont constaté que, en dépit de quelques exceptions individuelles, la majorité des hommes interrogés considèrent la décision des femmes de mettre fin à leur relation comme un coup porté à leur identité masculine, et que souvent ils cherchent, par réaction, à créer « le plus de grabuge possible », utilisant pour cela leurs relations avec les enfants. Or, loin de s’opposer à ces relations, les préoccupations des mères concernent généralement la non-fiabilité des engagements des pères quant à l’exercice du droit de visite et leurs capacités à prendre soin des enfants. Smart et Neale racontent également comment la plupart des pères considèrent tout effort pour normaliser les relations avec les enfants ou pour répondre au souci des mères concernant la qualité de ces relations, comme une limitation de leurs droits à la possession de l’enfant. Toutefois, la plupart des pères ne souhaitent pas avoir la responsabilité de s’occuper à plein temps des enfants mais veulent « voir les enfants lorsqu’ils en ont envie – ils ne veulent pas que les mères se plaignent s’ils les ramènent en retard, ou s’ils leur ont fait manger n’importe quoi, ils veulent davantage voir les enfants, mais seulement lorsque cela les arrange, et non lorsque cela arrange les mères » (Smart et Neale, 1999 : 146).
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      Les mères, de leur côté, voient les enfants et les pères comme détenteurs de droits, mais pas elles, et elles se perçoivent comme n’ayant à l’égard des enfants que des responsabilités. Cette étude a mis en lumière des différences genrées significatives quant à la manière dont les mères et les pères se perçoivent comme parents, les mères sentant qu’on attend d’elles qu’elles donnent la priorité aux besoins des enfants, se préoccupent de la qualité des soins et de l’attention apportés aux enfants lors des visites, tandis que les pères se soucient davantage de leurs propres droits de propriété sur les enfants et de l’effet de ces derniers sur leur propre statut masculin.
      41

      L’étude de Simpson et al. (1995) a débouché sur des constatations analogues, mais centrées sur le sentiment de perte éprouvé par les pères lors de la séparation et du divorce. Selon eux, ce qui préoccupe le plus les pères, c’est la perte non seulement d’un sentiment de pouvoir et de contrôle sur la famille, mais aussi de leur statut paternel et de leur influence sur les enfants. Pour prendre un exemple de préoccupation particulière, ils mentionnent le désir d’inculquer leurs propres valeurs aux enfants, et la crainte que ceux-ci n’adoptent les valeurs maternelles.

      –----
      et plus spécifiquement sur les « nouveaux pères » et la capacité impressionnante des dominants à s’adapté et contré l’émancipation féminine.

      Une chose est remarquable : tandis qu’il était clair que les pères faisaient usage de violence à la fois contre les mères et les enfants, et que cela concernait le contrôle et l’autorité qu’ils exerçaient alors qu’ils vivaient encore en famille, nombre de ces pères s’affirmaient comme nouveaux pères qui s’impliquent régulièrement et s’occupent des enfants pendant que les mères travaillent, et un petit nombre d’entre eux affirmaient être ceux qui gagnent l’argent du ménage.

      #nouveaux_pères #divorce #féminicide #paternité #famille #couple #domination_masculine #sexisme #injustice

    • Ca montre aussi à quelle vitesse les dominants récupèrent leurs avantages à la moindre avancée. Avec l’avancée que représente le divorce pour les femmes (70% des demandes de divorce viennent des femmes en occident ; http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2011/11/07/01016-20111107ARTFIG00732-quand-les-femmes-decident-le-divorce.php ) on assiste à de nouvelles stratégies des hommes hétéros : - déchaînement de violence, au point que la presse se permet de parlé de « drames de la séparation » face au féminicides des femmes qui ont essayé de se soustraire à leur oppresseur.
      – instrumentalisation des enfants pour poursuivre les violences contre l’ex femme qui a osé vouloir échappé à son agresseur. Allant même jusqu’à des agressions contre les enfants pour atteindre la mère.
      – instrumentalisation de leur participation au taches parentales à seuls fins de transmettre leurs valeurs de dominant surtout à leurs fils. L’investissement des pères vis à vis de l’éducation des filles étant bien plus léger en moyenne. Les conflits sur l’éducation des enfants est le principal facteur de disputes dans les couples. C’est à dire que les pères qui déjà ne se fatiguent pas trop pour l’éducation de leurs enfants et laissent la charge principale et surtout le travail ingrat aux mères, se permettent de faire chier avec leurs valeurs de merde.
      – Comme ce matin j’ai trouvé ce texte sur un nouveau détournement de la séparation au bénéfice des hommes je le mentionne ici : https://seenthis.net/messages/611393

      Au passage il est remarquable d’apprendre dans le texte du cairn que les pères remariés qui ont fait vivre l’enfer à leur ex pour les gardes et la fameuse transmissions de leurs valeurs, se désintéressent de ces enfants lorsqu’ils ont trouvé une nouvelle compagne et qu’ils ont des enfants avec cette nouvelle compagne.

      Ce qui est impressionnant quant on se sépare c’est de voire que les institutions t’enfoncent. Par exemple quand ca m’est arrivée, en tant que conjointe sans revenus, j’etais complètement dépendante de mon ex pour tous les trucs fiscaux et dérivés genre dès que j’avais besoin d’un avis d’imposition il fallait que je lui demande et qu’il veuille bien s’en occupé. Il était pas violent, mais si il l’avais été j’aurais été obligée de le voire pour ces papiers.
      Du coup sans avis d’imposition tu as rien, vu que la moindre démarche te demande ce papier. Si ton ex est violent tu n’s plus qu’a porter pleinte et sans ressources espéré que ca aille vite et que ca donne quelquechose car les hommes savent aussi organiser leur insolvabilité (les panama paper concernaient énormément de bitards qui echappaient aux pensions alimentaires https://seenthis.net/messages/478249 )

      Pour la secu en tant que conjoint·e sans revenu tu es à la merci de ton compagnon ou de ta compagne, mais dans la grande majorité des cas c’est la femme qui est sans ressources, sans statu, sans caisse de sécu et le compagon qui est maltraitant (les states sont claires là dessus).
      #domination_économique #domination_fiscal #domination_administrative

    • Oui @mad_meg d’autant que la #dépendance est considérée comme une valeur de l’#amour, alors qu’elle ne fait qu’alimenter la domination et se retourne salement contre les femmes quand ça tourne vinaigre.
      Je pense que pour les jeunes femmes, l’indépendance est une nécessité cruciale. Pourtant bien mal comprise pour certaines parce que le fait de soulever cette question efface les rêves amoureux qui les nourrissent.
      Alors qu’il me semble que c’était à cet endroit que les féministes agissaient le plus concrètement : apprendre et soutenir pour gagner en liberté et en indépendance. Notamment en poussant les femmes aux études.
      On voit bien là le barrage qui est fait ensuite en payant moins bien les femmes : les maintenir dans la dépendance.

      Je suis très attentive dans le métro à ce que racontent les personnes, et j’entends certaines filles de moins de 20 ans raconter leurs désirs de trouver un homme qui va les entretenir. Et raconter leur stratégie, très souvent basée sur des normes physiques ahurissantes de soumission (poids, talons, poils, maquillage etc). Donc, on n’a toujours pas réussi à se débarrasser de cette merde là, croire que la dépendance va être confortable.

      #illusion_amoureuse

    • Et renforcement de l’archaisme puisque la prime d’activité qui remplace l’ancienne prime pour l’emploi (pour les travailleureuses pauvres) est devenue liée aux revenus du foyer alors qu’avant c’était lié à la déclaration individuelle (et donc on recevait la prime chacun⋅e sur son propre compte et chacun⋅e en faisait ce qu’ille voulait). Pour le coup, dans l’autre sens, ça ne m’a pas aidé à la séparation, mais je pense à toutes les femmes qui pouvaient petit à petit mettre un peu d’argent de côté chaque été pour ensuite pouvoir partir… J’ai trouvé ça tellement dégueulasse quand j’ai appris le nouveau système (en plus du non recours puisque ce n’est plus automatique).

    • Les agresseurs conjugaux passent beaucoup de temps et d’énergie à nier leur violence à l’égard de leur victime/survivante. Il est crucial pour eux de ne jamais admettre ce qu’ils ont fait ou continuent de faire à une femme. C’est en partie important parce qu’ils savent qu’ils ne peuvent pas arrêter de le faire. C’est surtout essentiel de le nier pour ne pas devoir le reconnaître, devoir être arrêté pour cela, devoir en payer le prix toute leur vie. Comme la femme qu’ils ont agressée.

      @tradfem @monolecte
      https://seenthis.net/messages/574162
      http://www.thehotline.org/2013/08/taking-a-spin-around-the-power-and-control-wheel

  • #divorce : désormais plus simple en #France qu’ailleurs en Europe
    http://fr.myeurop.info/2017/01/04/divorce-d-sormais-plus-simple-en-france-qu-ailleurs-en-europe-14954

    Daniel Vigneron

    Désormais acté devant un simple notaire, le divorce par #consentement_mutuel devient une #procédure plus légère en France que dans les autres pays de l’UE. La dissolution du #mariage est cependant plus fréquente au nord de l’Europe mais elle est moins répandue dans les pays de forte prégnance religieuse.

    Le premier jour de l’année 2017 a été marqué, en France, par l’entrée en vigueur, dans le cadre de la loi sur la modernisation de la justice, d’ lire la (...)

    #EUROFOCUS #Allemagne #Croatie #Danemark #Espagne #Finlande #Grèce #Italie #Malte #Pologne #Portugal #Royaume-Uni #RFI #séparation #tribunaux #union_libre

  • Carrière : les femmes n’osent pas avouer leurs ambitions aux hommes | Le Figaro Madame
    http://madame.lefigaro.fr/business/carriere-les-femmes-nosent-pas-avouer-leurs-ambitions-aux-hommes-231

    Et si les relations personnelles freinaient les ambitions professionnelles des femmes ? Des chercheurs américains et suédois, à travers deux études relayées par Slate, ont analysé le comportement des femmes au travail et leur envie d’évoluer. D’après leurs travaux, il semblerait que les hommes soient le principal facteur d’influence des ambitions féminines.

    Une première étude menée en décembre 2016, aux États-Unis, par trois économistes, a interrogé 1880 étudiants, dont 30% sont des jeunes femmes fraîchement inscrites dans une école de commerce. Chaque étudiante devait répondre à un sondage décliné en deux versions : un test totalement anonyme et un autre dont les réponses des candidates seraient ensuite rendues publiques. Les chercheurs américains ont établi un constat : les femmes abaissent leurs ambitions salariales lorsqu’elles savent que leur envie sera connue de tous.

    Le second sondage, effectué par deux suédoises Olle Folke et Johanna Rickne, prouve lui aussi que la progression de carrière des femmes nuit à leur vie personnelle. Pour identifier le lien de cause à effet, les chercheurs ont comparé le taux de divorce des personnages politiques du pays qui ont obtenu un siège au parlement, et de ceux qui ont perdu les élections. Les scientifiques ont découvert que les femmes prenant position en politique ou en économie sont plus exposées au risque de divorce, leur nombre augmentant une fois qu’elles sont élues.
    Complexe d’infériorité

    Quelle conclusion en tirer ? Selon les chercheurs, c’est la peur d’une conséquence négative sur leurs relations personnelles qui les anime. Le succès d’une femme accroît la pression au sein du couple car les hommes sentiraient leur domination leur échapper. Certaines ne sont donc pas prêtes à sacrifier leur couple pour une carrière professionnelle telle qu’elles le désirent.

    #femmes #domination_masculine #syndrome_de_l'imposture #travail #divorce

  • La banalité de l’échange. Entretien avec Paola Tabet
    https://gss.revues.org/1227?lang=fr

    Dans cet entretien, l’anthropologue revient sur le parcours théorique et personnel qui l’a amenée à forger le concept d’échange économico-sexuel. Elle insère cette notion dans l’ensemble de ses travaux sur la division sexuelle du travail, la gestion de la reproduction, les interventions sur la sexualité des femmes. Elle revient également sur les usages de la notion d’échange économico-sexuels, les limites qu’il y a à l’utiliser principalement en ce qui concerne ce qu’on appelle le travail sexuel, et la difficulté à penser les échanges économico-sexuels comme un continuum. Le travail de Paola Tabet apparaît ainsi comme un ensemble d’outils théoriques et politiques dont l’objectif est de comprendre et de déconstruire les rapports sociaux de sexe et les fondements de la domination masculine.

    #féminisme

    • De ce point de vue, ton travail rejoint ce qui est appelé dans la dernière enquête sur la sexualité en France une vision différentialiste de la sexualité : une sexualité masculine qui serait plus proche d’une pulsion naturelle et une sexualité féminine de l’ordre des sentiments…
      Évidemment la vision différentialiste de la sexualité n’est pas la mienne. Je ne partage aucunement une vision différentialiste, la vision selon laquelle « par nature » les hommes auraient plus besoin de sexualité que les femmes et les femmes tendraient à une sexualité plutôt de relation, etc. C’est une idéologie qui sert à justifier la domination, entre autres, sexuelle des hommes : ils auraient « naturellement » plus besoin de sexe que les femmes. Donc les femmes doivent le leur donner. C’est une idéologie que entre autres est acceptée par une partie des femmes comme le montre l’enquête récente sur la sexualité en France (Bajos, Ferrand, Andro, 2008) : « la naturalisation des besoins sexuels masculins établit leur caractère irrépressible et justifie pour les femmes [...] l’enjeu d’y répondre pour conforter la relation ». Ce qui tend à rendre acceptable et on peut dire « normal » le fait de subir une sexualité imposée. Et statistiquement les femmes qui « considèrent que les hommes ont par nature plus de besoins sexuels que les femmes, reconnaissent accepter davantage des rapports sans en avoir envie ». Il me semble aussi que ça permet aux femmes d’accepter les différences économiques et de pouvoir (et l’échange économico-sexuel). Une idéologie qui fonde la différence dans la nature est bien pratique pour les dominants.

      #misère_sexuelle #male_entitlement #besoins_sexuels_masculins #sexage #prostitution #mariage #hétéro-patriarcat

    • Je dirais pour le moment que les échanges économico-sexuels sont à la fois et plus et moins contestés. C’est une situation très complexe et en mouvement. En ce qui concerne le mariage, la situation paraît assez floue. Les mariages sont très instables. L’indépendance économique des femmes, leur travail hors de la famille, permet une révolte par rapport à une sexualité qu’on leur impose ou qu’on leur demande dans le mariage. On le voit dans des enquêtes récentes aussi aux États-Unis. La moitié des mariages se brisent : c’est important. Et aux États-Unis et ailleurs le nombre de personnes restant célibataires augmente tout le temps.
      C’est vrai qu’il y a des choses qui bougent, mais d’une façon ou d’une autre il y a encore un pouvoir masculin bien installé. Il y a la situation économique des femmes avec, on le sait, la persistance d’un clivage assez important dans les possibilités d’accès aux postes les mieux rémunérés et généralement réservés aux hommes… Cela vaut pour les classes intellectuelles, pour les classes moyennes. Et aussi pour les femmes des classes pauvres et surtout les immigrées : il y a justement encore des différences importantes de salaire, d’accès au travail, de risques de chômage, le cantonnement dans des métiers de service.
      Le mariage est, et surtout a été, l’endroit de la reproduction. L’échange économico-sexuel n’est pas un choix : c’est ce qui est donné par une structure sociale dans laquelle le mari gagne plus, a plus de biens, de pouvoir, de prestige… La preuve, ce sont les situations plus ou moins catastrophiques lors d’une séparation. Aux États-Unis (et ailleurs) une grande majorité des hommes divorcés ne paient plus un an après, la pension alimentaire fixée par le juge, même s’il y a des enfants. Comment ne pas voir le mariage comme le terrain de l’échange ? Plus d’échange, plus d’argent. Et, de fait, celles qui sont pénalisées (souvent lourdement pénalisées) dans les séparations ceux sont les femmes qui se retrouvent avec moins d’argent et les enfants sur le dos.

      #divorce

    • Dans la société africaine, celles qu’on appelle les « femmes libres » en Afrique francophone, « free women » en Afrique anglophone, ont été périodiquement remises dans le mariage par la violence : par exemple au Ghana et au Nigeria, dans les années 1930 et après, dans les années 1960-70 par exemple, elles sont à plusieurs reprises emprisonnées et données comme épouses à moitié prix (« second hand wives ») à tout homme qui voulaient les prendre et les empêcher de poursuivre leurs activités répréhensibles (les femmes libres ne participaient pas uniquement à des formes de sex work, elles pouvaient aussi être des commerçantes). Toute femme devait en fait être sous le contrôle d’un homme. Et elles essaient sans arrêt d’y échapper. Ce sont clairement des formes de résistance.
      Les lois contre la prostitution dans la Chine populaire des années 1950. Comme le raconte le beau livre de Gail Hershatter (1997) sur la prostitution à Shanghai, les prostituées sont d’abord internées dans des centres de redressement et après, à leur sortie, elles sont rendues à leurs maris ou, si elles étaient célibataires, les institutions essaient de les donner en mariage.
      Il faudrait avoir plus d’études sur ces différentes formes d’interventions et sur la résistance des femmes. Une résistance qui peut prendre beaucoup de formes comme cellede sortir du mariage en prenant la fuite, même plusieurs fois, et comme souvent aujourd’hui, les migrations. C’est pour cela que je parlais dans mon livre de l’histoire des « femmes libres » africaines, des prostituées d’Afrique et d’autres continents, comme de l’histoire, difficile et complexe, d’une résistance.

      #résistance #backlash #historicisation

  • Il profite de sa femme bipolaire, au lieu de l’aider | SOS conso
    http://sosconso.blog.lemonde.fr/2016/12/14/il-profite-de-sa-femme-bipolaire-au-lieu-de-laider

    Les magistrats constatent que Martine L. développe seule l’agence MLB, et que son mari la laisse « assumer la charge financière du foyer (ainsi que) sa part dans l’éducation des enfants, alors qu’il a cessé lui-même tout exercice professionnel, pour se consacrer à des activités liées à ses passions musicales notamment ». Lors de l’évaluation sociale qui est effectuée, en vue de l’adoption, en 1992, de leur fille, M. B. indique lui-même qu’il « pratique assidûment le piano, en étudiant la musicologie à la Sorbonne ». « Plus tard, constate la cour d’appel, il s’installera dans leur propriété d’Ibiza où il fera de la musique en développant la création d’un journal local. »

    En 1993, Martine L. sombre dans une dépression d’épuisement. Elle ne souhaite plus travailler seule, mais en cogérance avec son époux. Du fait qu’ils sont mariés sous le régime de la séparation de biens, elle lui consent, sous la forme d’un don manuel, la clientèle de MLB, évaluée à 220 000 francs. L’acte de donation indique que cette libéralité est accordée « par convenance personnelle, et pour permettre à Patrick B. d’en conserver la valeur, ce dernier devant reprendre lui-même l’activité ». Il comprend une clause de non-concurrence, qui autorise Martine à travailler pour son compte, mais lui interdit, si elle le souhaitait, de postuler chez un autre employeur.

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    Le divorce est un prolongement du mariage et l’institution judiciaire veille à ce que les hommes puissent toujours dominer et humilier leur épouse-ex-épouse.
    Après un premier divorce jugé à tord partagés, la « justice » reconnais les abus du mari et lui demande de dédommagé son ex-épouse de l’incroyable somme de 5000€.

    #domination_masculine #divorce #fraternité

  • Fatma
    vu et bien aimé ce film de Khaled Ghorbal qui aborde la conditions des jeunes #filles et des #femmes en Tunisie (et sans doute ailleurs) à travers le parcours d’une jeune femme qui a reçu une éducation conservatrice et qui cherche à s’en émanciper.
    J’ai aussi aimé la chute qui reste ouverte à tous les possibles.
    #viol #sexisme #féminisme #virginité #divorce #film

    Un résumé ici
    https://www.trigon-film.org/fr/movies/Fatma

  • For some Syrian women, refugee life proves unexpectedly liberating

    BAR ELIAS, Lebanon — Samar Hijazi stood in front of the judge of the Sunni sharia court in this Bekaa Valley village last month as he addressed her in rapid-fire bursts from behind an imposing desk.

    “This is against God’s will,” he said. “If you divorce, you’ll have problems with your children. God will be against you. God won’t bless you. Will you reconsider?”

    “No,” she said firmly.

    The judge pronounced her divorced. Just like that, Hijazi, 45, was freed from a 33-year marriage to a man she described as abusive and domineering. The refu­gee from Syria’s war had long wished for such an ending, but it had never seemed possible in her old life. That changed when the family fled to Lebanon two years ago. With shelter and food provided by aid organizations, she was less dependent on her husband. And as she began making decisions for the family and venturing out of the house alone, she felt, for the first time, self-sufficient.


    https://www.washingtonpost.com/world/middle_east/for-some-syrian-women-refugee-life-proves-unexpectedly-liberating/2016/11/04/e9e1e086-9f77-11e6-8864-6f892cad0865_story.html?postshare=6314796374
    #réfugiés #femmes #divorce #asile #migrations #réfugiés_syriens #Liban #libération #indépendance #divorce

  • #Italie : une femme divorcée condamnée à 30 000 euros d’amende pour avoir dit à son fils du mal de son père
    http://www.francetvinfo.fr/monde/italie/italie-une-femme-divorcee-condamnee-a-30-000-euros-d-amende-pour-avoir-

    e tribunal civil de Rome a tranché. La cour italienne a condamné une femme à une amende de 30 000 euros, parce qu’elle disait à son enfant du mal de son père, dont elle est divorcée, raconte La Repubblica (en italien), mercredi 19 octobre.

    Selon la cour italienne, la mère de famille n’a pas essayé d’entretenir des liens entre le père et son enfant, mais a, au contraire, « exprimé sa désapprobation avec des termes désobligeants à propos de son ancien mari ».

    Avec cette décision, le tribunal reconnaît le devoir pour les couples divorcés de faire le nécessaire pour « préserver la sérénité » des relations entre les parents et leurs enfants, note le journal. Le verdict du tribunal exhorte la mère de famille à changer de comportement vis-à-vis de son ex-mari. Dans le cas contraire, les conditions de la garde de l’enfant, qu’elle a obtenue, pourraient être modifiées.

    #divorce #intérêt_supérieur_de_l'enfant #famille

  • Faut-il maintenir la prestation compensatoire ?
    https://lejournal.cnrs.fr/billets/faut-il-maintenir-la-prestation-compensatoire

    La prestation compensatoire, versée après le divorce par un époux à l’autre pour compenser la disparité des conditions de vie créée par la rupture, pourrait sembler obsolète à l’heure de l’égalité hommes-femmes... Pourtant, elle concerne toujours un divorce sur 5. Retour sur ce dispositif à l’occasion du colloque organisé le 7 octobre à Paris.