• #Sylvia_Earle. La signora degli abissi

    Sylvia Earle, oceanografa di fama mondiale, è una leggenda vivente nell’esplorazione degli oceani. La vincitrice del Premio Strega ragazze e ragazzi 2016, Chiara Carminati, racconta questa donna determinata e tenace, arrivata là dove pochissimi osano scendere: gli abissi oceanici. In chiusura, l’intervista alla protagonista.

    New Jersey, anni ’30. Cresciuta in una fattoria assieme ai due fratelli e ai genitori, Sylvia ama profondamente la natura: ancora bambina, né è affascinata, la osserva, ci gioca, compie piccole indagini per scoprire la vita nello stagno vicino casa. È l’acqua, infatti, l’elemento che più l’attrae.

    In Florida, dove si trasferisce con la famiglia, trascorre ore nelle limpide acque del Golfo del Messico e sulla spiaggia, a osservare la vita che brulica tra i granelli di sabbia bianca. Durante l’ultimo anno delle superiori, frequenta un corso estivo di biologia marina alla Florida State University: il professore accresce il suo desiderio di conoscere e soprattutto la sprona a osservare gli organismi viventi nel loro ambiente naturale. Dalla sua prima immersione, Sylvia Earle risale con una certezza: quello doveva essere il suo mestiere!

    Si iscrive quindi all’università, dove studia biologia marina, specializzandosi in botanica. Tra un’immersione e l’altra, si sposa e ha due bambini. Non ancora trentenne, parte per una spedizione nell’Oceano Indiano, unica donna tra 70 uomini, ed è in attesa del terzo figlio quando si immerge, con il consenso del medico, a 38 metri di profondità nel mare delle Bahamas.

    Dopo il dottorato, la fama arriva con la partecipazione al progetto Tektite II, come capo spedizione di un equipaggio tutto al femminile: assieme ad altre quattro scienziate, vive per due settimane in uno speciale studio sottomarino, collocato a 15 metri di profondità. Quando riemergono, le ricercatrici sono accolte come eroine: è la prima volta che delle donne prendono parte a questa sensazionale progetto. Sylvia Earle approfitta dell’impatto sul grande pubblico per far conoscere al mondo l’importanza della ricerca e quanto la sopravvivenza della vita sulla Terra sia legata alla buona salute degli oceani: il cuore blu del pianeta, come lei stessa ama definirlo, va rispettato, e c’è ancora tantissimo da scoprire!

    La consacrazione giunge infine con la sua passeggiata sottomarina a 400 metri di profondità, mentre negli anni ‘80 raggiunge i 900 metri grazie a uno speciale sommergibile monoposto, che progetta assieme a un collega ingegnere. Nel 2009 vince il Premio Ted e, con i fondi ricevuti, dà vita all’organizzazione non-profit Mission Blue, con cui crea una rete di aree marine protette sparse in tutto il mondo, per salvaguardare la salute degli oceani.

    Dando voce a “Sua profondità” Sylvia Earle, Chiara Carminati ci regala dunque una storia di coraggio e determinazione e, assieme alle sognanti illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio, ci immerge nel cuore blu del pianeta.

    https://www.editorialescienza.it/it/libro/la-signora-degli-abissi.htm

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    • #Lise_Meitner. La forza nell’atomo

      La vita di Lise Meitner abbraccia tutto il Novecento: Lise lo percorre da protagonista, come fisica eccellente schierata a favore dell’uso pacifico della scienza.
      «La forza nell’atomo» racconta la sua storia, culminata nella scoperta della fissione nucleare. Sullo sfondo, i due conflitti mondiali, la persecuzione degli ebrei, il dibattito sulla bomba atomica e sull’applicazione bellica delle scoperte scientifiche.

      Lise Meitner nasce a Vienna nel 1878, terza di otto fratelli: la sua è una famiglia ebrea benestante e progressista, inserita in una tra le più internazionali e vivaci società dell’epoca. Curiosa e riflessiva, fin da piccola ama osservare i fatti del mondo e della natura, chiedendosi il perché delle cose. È appena una ragazzina quando esprime il desiderio di studiare fisica, ma il liceo e l’università sono preclusi alle donne. Con il sostegno della famiglia, prepara privatamente la maturità, per poi accedere finalmente all’istituto di fisica, dove nel 1906 ottiene il dottorato.
      Prosegue il suo percorso di studio e ricerca a Berlino, che sarà la sua casa per oltre trent’anni. Nel prestigioso ateneo berlinese Lise, tra difficoltà e umiliazioni (donna ed ebrea), sale i gradini della carriera accademica, diventando un nome noto nella comunità scientifica internazionale per i suoi studi di fisica nucleare: non solo ottiene, prima donna in Germania, il titolo di professore, ma le viene anche affidato il compito di fondare e dirigere l’istituto di fisica. Collabora e stringe amicizia con scienziati del calibro di Max Planck, di cui è assistente, Albert Einstein e Niels Bohr.

      Nel 1938, a causa delle persecuzione razziali, è costretta a lasciare la Germania: è proprio dall’esilio a Stoccolma che contribuisce a scoprire e a definire la fissione nucleare, alla quale stava lavorando con Otto Hahn e Fritz Strassmann a Berlino, prima di dover abbandonare la città. La notizia fa scattare la corsa alla bomba atomica sia da parte dei tedeschi che degli americani, ed entrambe le fazioni chiedono la collaborazione degli scienziati, rispettivamente nel Club dell’uranio e nel Progetto Manhattan. Lise si rifiuta, per lei la nuova energia deve essere usata a scopi benefici. Per questa sua grande scoperta, non verrà mai insignita del premio Nobel, che andrà ingiustamente soltanto a Otto Hann.

      Ritiratasi dalla ricerca sperimentale nel 1952, a 74 anni, continua a insegnare e spende le sue energie in giro per il mondo, per sostenere l’ingresso delle donne nella ricerca e, in generale, nei lavori intellettuali.
      Lise Meitenr, scienziata che non ha mai perso la sua umanità, si è spenta nel 1968, pochi giorni prima del suo novantesimo compleanno.

      Dopo l’intensa narrazione, «La forza nell’atomo» si conclude con approfondimenti sugli scienziati più vicini a Lise Meitner (Otto Hann, Ludwig Boltzmann, Max Planck e Niels Bohr), sulla bomba atomica e sulla fissione nucleare.

      https://www.editorialescienza.it/it/libro/la-forza-nell-atomo.htm
      #nucléaire

    • #Mary_Anning. La cacciatrice di fossili

      Un romanzo per ragazzi firmato da Annalisa Strada e dedicato a Mary Anning, la donna che ha portato alla luce i primi scheletri di animali preistorici e contribuito allo sviluppo di una nuova scienza, la paleontologia.

      Dorset, Inghilterra, 1811. Una ragazzina di 12 anni porta alla luce il corpo fossilizzato di un ittiosauro, il primo a essere rinvenuto. Mary Anning, questo il suo nome, è figlia di un falegname di Lyme Regis, un paesino arroccato tra le scogliere e il mare. Il padre arrotonda le scarse entrate cercando fossili sulle spiagge locali per venderli ai turisti, e Mary lo accompagna fin da bambina. La stagione migliore per le ricerche è l’inverno, dopo che le bufere hanno scatenato le onde contro le pareti rocciose, creando profonde fenditure e causando crolli e frane più o meno imponenti: è allora, quando la natura svela i propri scrigni, che per i due cercatori si spalancano nuove possibilità. È un lavoro duro il loro, al freddo e con il tempo a disposizione stabilito dall’innalzarsi della marea, un lavoro che richiede grandissima attenzione e precisione, non solo per individuare i fossili, ma anche per ripulirli e, se necessario, ricomporli. Mary si appassiona a queste ricerche e diventa sempre più abile: i suoi occhi individuano nella roccia ciò che altri non vedono, le sue mani svelano forme di antichi esseri viventi, la sua testa si riempie di mille domande sulle misteriose creature che porta alla luce. Autodidatta e dotata di un intuito spiccato, riesce a raffigurarsi la sagoma di un animale vissuto milioni di anni prima a partire dai frammenti che scova nella roccia.

      A 24 anni fa la seconda grande scoperta, individuando il primo scheletro di plesiosauro e, qualche anno più tardi, quello di uno pterodattilo. I suoi ritrovamenti suscitano scalpore e interesse, eminenti studiosi si recano a Lyme Regis per incontrarla. Di umili origini e con un’istruzione limitata, ma intelligente, intuitiva e tenace, Mary Anning riuscirà a farsi conoscere negli ambienti accademici non solo per l’abilità nel ricostruire gli scheletri di animali estinti, ma anche per la capacità di descrivere e disegnare con precisione i reperti ritrovati.

      Il volume porta dunque i lettori indietro nel tempo per conoscere una ragazzina curiosa e ostinata che, nonostante le ristrettezze economiche e un ambiente conservatore, riesce in un’impresa straordinaria. Il premio Andersen Annalisa Strada tratteggia con maestria la figura di Mary Anning restituendone un ritratto fedele, accompagnato dalle delicate illustrazioni di Daniela Tieni.

      https://www.editorialescienza.it/it/libro/la-cacciatrice-di-fossili.htm
      #paléontologie