Sunny afternoon
▻https://diasp.eu/p/7815828
Sunny afternoon
#sun #autumn #photography #myphoto #jesień #fotografia
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Cimitero di automobili invendute
unsold cars cemetry
Pensare l’industria tramite la fotografia
▻http://www.vincelewis.net/unsoldcars.html
Vi ricordate le fotografie degli allevamenti massivi? ▻http://seenthis.net/messages/168862
Ancora una volta la fotografia fa emergere il rapporto tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e il paesaggio. Non ci sarebbero stime numeriche, percentuali, dati aperti o chiusi che possano creare una posizione, una postura adeguata per pensare all’attività umana in particolare a quella speciale attività che si chiama industria.
#fotografia #natura #landart #industria
#photographie #photography #industry #nature #industrie
Case sospese
Ancora un caso esemplare di esplorazione fotografica del legame tra ambiente naturale e ambiente antropizzato: gli scatti di Ettore Moni per Domus.
Una ricerca architettonica e antropologica lungo le rive del fiume Po; attenta al paesaggio ma concentrata sulle abitazioni...
▻http://www.domusweb.it/it/portfolio/2014/03/11/case_sospese.html
@Ettore-Moni
Caribbean Illusion by Tommaso @Rada | Photographic Museum of Humanity
▻http://www.photographicmuseum.com/tommasorada/photo/121185!v=series
#rada #fotografia #natura
«Mater semper abscondita» di Michele Smargiassi
E invece la mamma nascosta si vede. Spesso per imperizia del fotografo, che pasticcia troppo con matite e pennelli, che dimentica una mano, un’ombra, un alone. Ma spesso la mamma si vede perché esibisce il suo nascondersi.
▻http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2013/11/20/mater-semper-abscondita
Bleak and surreal: Photographer turns satellite images into #open-source art: Digital Photography Review
▻http://2.static.img-dpreview.com/files/news/1570967162/520/Randall_County_Feedyard-_Texas-DETAIL_4_900.jpg?v=2456
▻http://www.dpreview.com/news/2013/08/28/mishka-henners-stitched-images-render-bleak-texas-feedlots-and-oil-fields
Separate Amenities
Photographs by Vincent Bezuidenhout
The recreational spaces I have focused on, previously functioned as separate facilities for different racial groups on every level of society, including separate beaches, parks, walkways and swimming pools.
By exploring this recreational landscape, constructed through political, social and psychological factors, a view can be obtained of how the physical structuring of the landscape has been altered to implement control and separation. It reflects a level of social engineering, through a flawed political system of racial segregation, which has led to spaces of ambiguity, incongruity and ultimate failure
▻http://www.domusweb.it/en/photo-essays/2013/06/18/separate_amenities.html
Non sono sguardi ma gesti
di Michele #Smargiassi – Fotocrazia - Blog -
La #fotografia è un sistema tecnologico che mette a disposizione dell’umanità una nuova possibilità per produrre segni [...] Le #neofoto della #condivisione universale non possono essere giudicate sullo stesso piede delle foto d’autore. Sono figlie della stessa tecnica, ma non assolvono la stessa funzione [...] sono una novità antropologica, o meglio sono una nuova gemmazione di un’antropologia della relazione sociale [...] La fotocamera è una protesi del nostro corpo socializzante . Ma non è una protesi della vista, dello sguardo, come si potrebbe ritenere. Le neofoto non ci servono per vedere di più, ma per farci vedere di più [...] sono protesi semiosiche. Aumentano la gamma, la portata e l’efficacia della nostra personale produzione di segni.
▻http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2013/05/13/non-sono-sguardi-ma-gesti
Le neofoto (foto socializzate tramite il web) sono gesti che estendono la possibilità di essere visti. #Merleau-Ponty ha interpretato il corpo proprio come nodo chiasmatico tra il vedere e l’essere visto. Amplificato da una visibilità potenzialmente ubiqua la nostra visibilità viene estesa tramite le neofoto oltre il nostro corpo e oltre le nostre opere create coscientemente. L’inconscio tecnologico (Franco #Vaccari) portato dalla fotografia estende la visibilità di segni che non sono opere per trasmettere idee costruite e che non sono solo il nostro corpo esposto (la condivisione di fotografie prevede che anche io con la mia corporeità sia catturato).
Basato su fatti reali
Joan Fontcuberta legge il lavoro del fotografo spagnolo Txema Salvans
Il rapporto moderno tra natura e immaginario esplorato dalla perturbante fotografia di Txema Salvans e da un illuminante testo di Joan Fontcuberta
Mentre la cultura popolare ci inculca il mito di una natura selvaggia vista come meta per fuggire da una quotidianità frustrante, l’esperienza più comune ci tiene ancorati a un turismo di massa oppure a fugaci evasioni verso quei luoghi che non sono altro che quel che resta del paesaggio
▻http://www.domusweb.it/it/portfolio/2013/02/12/basato-su-fatti-reali.html
I Ghirroglifici che decifrano il mondo
di Michele Smargiassi - Fotocrazia - Blog -
Le fotografie di Ghirri sono aperte, godibili al primo sguardo, popolari, serene: c’è chi le ha perfino proposte come strumenti per terapie analitiche. Ma non sono facili, come qualche banalizzazione in questi anni ha cercato di renderle. Ghirri non è il «poeta delle nebbie», non è il fotografo dei colori pastello, e i curatori della mostra (Laura Gasparini, Francesca Fabiani, Giuliano Sergio) ricorrendo in modo non mercantile ma filologico alle stampe vintage (benché alcune mostrino di aver sofferto un po’ il passare del tempo) oltre che ai libri d’artista e alle prove di stampa, smentiscono i cliché: Ghirri adatta lo stile all’oggetto, al progetto, sa alternare acquerelli e tempere, toni sfumati e saturi.
[...]
Si rende conto, fin dall’inizio, che è impossibile fotografare la realtà, perché è ormai nascosta dalle immagini della realtà. I suoi paesaggi, i suoi personaggi nuotano come pesci spaesati in acquari di cartone, il mare è dipinto, i monti sono cartoline, il cibo è un poster pubblicitario, tutto sembra già messo in cornice.
Certe sue immagini sembrano pure ironie, divertenti trompe-l’oeil, «sembrano fotomontaggi» ammetteva lui stesso, «e invece sono fotosmontaggi». Ghirri legge Baudrillard e Derrida, e usa le immagini per decostruire altre immagini, smaschera l’ossessiva messa in codice del reale, non si limita a sorriderne, va all’attacco, come scrive un amico acutissimo, Franco Vaccari: «affronta il nemico-segno dove sembra avere più successo».
Ma sui pensatori postmoderni, che alla fine rimangono prigionieri dei simulacri che hanno denunciato, Ghirri ha un vantaggio. Lui, i segni selvaggi, li adora. Gli piacciono, anche se ne teme la prepotenza. È un collezionista di oggetti kitsch, di cartoline, comprende l’estetica della foto di massa, chiamerà Kodachrome uno dei suoi lavori capitali (recentemente ripubblicato, ma in Inghilterra).
▻http://smargiassi-michele.blogautore.repubblica.it/2013/05/08/i-ghirroglifici-che-decifrano-il-mondo