• Il nuovo volto del #water_grabbing e la complicità della finanza

    Fondi pensione e società di private equity investono sulla produzione di colture di pregio, dai piccoli frutti alle mandorle, che necessitano abbondanti risorse idriche. Il ruolo del fondo emiratino #Adq che ha acquisito l’italiana #Unifrutti.

    Per osservare più da vicino il nuovo volto del water grabbing bisogna andare nella regione di Olmos, nel Nord del Perù, dove il Public sector pension investment board (Psp), uno dei maggiori gestori di fondi pensionistici canadesi (con un asset di circa 152 miliardi di dollari) ha acquistato nel 2022 un’azienda agricola di 500 ettari specializzata nella coltivazione di mirtilli. Un investimento finalizzato a sfruttare il boom della produzione di questi piccoli frutti, passata secondo le stime della Banca Mondiale dalle 30 tonnellate del 2010 alle oltre 180mila del 2020: quantità che hanno fatto del Paese latino-americano il secondo produttore mondiale dopo gli Stati Uniti.

    Nella regione di Olmos l’avvio di questa coltivazione intensiva è stato reso possibile grazie a un progetto idrico, costato al governo di Lima oltre 180 milioni di dollari, per deviare l’acqua dal fiume Huancabamba verso la costa e migliorare la produzione agricola locale. “Ma il progetto non ha ottenuto i risultati annunciati”, denuncia il report “Squeezing communities dry” pubblicato a metà settembre 2023 da Grain, una Ong che lavora per sostenere i piccoli agricoltori nella loro lotta per la difesa dei sistemi alimentari controllati dalle comunità e basati sulla biodiversità. Chi ha realmente beneficiato del progetto, infatti, sono state le grandi realtà agroindustriali. “Quasi tutta l’acqua convogliata dalle Ande va alle aziende di recente costituzione che producono avocado, mirtilli e altre colture che vengono vendute a prezzi elevati all’estero -continua Grain-. Il progetto, finanziato con fondi pubblici, ha avuto pochi benefici per la popolazione ma ha creato una fonte di profitti per le aziende che hanno accesso libero e gratuito all’acqua e i loro investitori”.

    I protagonisti di questa nuova forma di water grabbing sono fondi pensione, società di private equity e altri operatori finanziari che si stanno muovendo in modo sempre più aggressivo per garantirsi le abbondanti risorse idriche necessarie alla produzione di colture di pregio. A differenza del passato, però, non cercano più di acquisire enormi superfici di terre coltivabili.

    “L’accesso all’acqua è sempre stato un fattore cruciale -spiega ad Altreconomia Delvin Kuyek, ricercatore di Grain e autore dello studio-. Ma negli ultimi anni abbiamo osservato un nuovo modello: investimenti in colture come mirtilli, avocado o mandorle che richiedono meno terra rispetto al grano o alla soia, ma quantità molto maggiori di acqua. A guidare l’investimento, in questo caso, è proprio la possibilità di accedere ad abbondanti risorse idriche per mettere sul mercato prodotti che permettano di generare un ritorno economico importante”. Una forma di sfruttamento che Grain paragona all’estrazione di petrolio: si pompa acqua da fiumi o falde fino all’esaurimento, senza preoccuparsi degli impatti sull’ambiente o dei bisogni della popolazione locale. Gli operatori finanziari, infatti, non prevedono di sviluppare attività produttive sul lungo periodo ma puntano a ritorno sui loro investimenti entro 10-15 anni. Un’altra caratteristica di questi accordi, è che tendono a realizzarsi in località in cui l’acqua è già scarsa o in via di esaurimento.

    Negli ultimi anni il fondo pensionistico canadese ha acquistato direttamente o investito in società che gestiscono piantagioni di mandorle in California, di noci in Australia e California. Mentre in Spagna, attraverso la controllata Hortifruit, è diventato uno dei principali produttori di mirtilli nella regione di Huelva (nel Sud-Ovest del Paese) dove si concentra anche la quasi totalità della coltivazione di fragole spagnole, destinata per l’80% all’export.

    In Perù nel 2020 sono stati prodotte 180mila tonnellate di mirtilli. Numeri che fanno del Paese latinoamericano il secondo produttore mondiale dopo gli Stati Uniti. Nel 2010 erano solo 30

    Tutto questo sta avendo effetti devastanti sulle falde che alimentavano le zone umide della vicina riserva di Doñana, ricchissimo di biodiversità e patrimonio Unesco: un riconoscimento oggi messo a rischio proprio dall’eccessivo sfruttamento idrico. Lo studio “Thirty-four years of Landsat monitoring reveal long-term effects of groundwater abstractions on a World heritage site wetland” pubblicato ad aprile 2023 sulla rivista Science of the total environment, evidenzia come tra il 1985 e il 2018 il 59,2% della rete di stagni sia andata perduta a causa delle attività umane. “Il problema è collegato anche alla produzione di frutti rossi che ha iniziato a diffondersi a partire dagli anni Ottanta, grazie alla presenza di condizioni climatiche ottimali e a un suolo sabbioso”, spiega ad Altreconomia Felipe Fuentelsaz del Wwf Spagna. Ma la crescita del comparto ha portato a uno sfruttamento eccessivo delle falde, da cui viene prelevata troppa acqua rispetto al tempo che necessitano per rigenerarsi. L’organizzazione stima che nel corso degli anni siano stati scavati più di mille pozzi illegali: “L’80% dei produttori rispetta le norme per l’utilizzo delle risorse idriche, ma il restante 20%, che equivale a circa duemila ettari di terreno, pompa acqua senza averne diritto”, puntualizza Fuentelsaz.

    Questa nuova forma di water grabbing interessa diversi Paesi: dal Marocco (dove il settore agro-industriale pesa per l’85% sul consumo idrico nazionale) al Messico dove è attiva la società di gestione Renewable resources group. Secondo quanto ricostruito da Grain, nel 2018 ha acquisito centomila ettari di terreni agricoli in Messico, Stati Uniti, Cile e Argentina, nonché diritti idrici privati negli Stati Uniti, in Cile e in Australia, generando rendimenti annuali superiori al 20% per i suoi investitori, che comprendono fondi pensione, di private equity e compagnie di assicurazione.

    Tra le società indicate nel report di Grain figura anche Adq, il fondo sovrano degli Emirati Arabi Uniti, che negli ultimi anni ha effettuato importanti investimenti nel comparto agro-alimentare: attraverso la sua controllata Al Dahra ha acquistato terreni in Egitto, Sudan e Romania. Nel 2020 ha acquisito il 45% di Louis Dreyfus Company, una delle quattro principali aziende che controllano il mercato globale del commercio agricolo. E nel 2022 ha comprato la quota di maggioranza di Unifrutti group, società italiana specializzata nella produzione e nella commercializzazione di frutta fresca con oltre 14mila ettari di terreni tra Cile, Turchia, Filippine, Ecuador, Argentina, Sudafrica e Italia.

    Unifrutti group ha sede fiscale a Cipro, uno dei Paesi dell’Unione europea a fiscalità agevolata che garantiscono vantaggi alle società che vi hanno sede. Ma a sfruttare i benefici sono anche oligarchi russi colpiti dalle sanzioni dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014 e inasprite a seguito dell’invasione dell’Ucraina nel febbraio 2022. A rivelarlo l’inchiesta “Cyprus confidential” pubblicata a novembre dal Consorzio internazionale di giornalisti investigativi (Icij)

    “Questi investimenti hanno un doppio obiettivo -spiega ad Altreconomia Christian Henderson, esperto di investimenti agricoli nel Golfo e docente presso l’Università di Leiden nei Paesi Bassi- da un lato, sono orientate a trarre profitto dal commercio internazionale e dalle materie prime. In secondo luogo, si preoccupano di garantire la sicurezza alimentare. Queste due logiche in qualche modo sono intrecciate tra loro, in modo da rendere la sicurezza alimentare redditizia per gli Emirati Arabi Uniti. C’è poi un altro elemento: penso che i Paesi del Golfo siano piuttosto preoccupati dal fatto di essere visti come ‘accaparratori’ di terra. In questo modo, invece, possono affermare di aver effettuato un semplice investimento sul mercato”.

    Fondata dall’imprenditore Guido De Nadai nel 1948 ad Asmara come compagnia di import/export di frutta e verdura, oggi Unifrutti group è una realtà globale “che produce in quattro diversi continenti e distribuisce in oltre 50 Paesi” si legge sul sito. Trecento tipologie di prodotti commercializzati, 14mila ettari di terreni (di proprietà o in gestione) e 12mila dipendenti sono solo alcuni numeri di una realtà che ha ancora la propria sede principale a Montecorsaro, in provincia di Macerata, dove si trova il domicilio fiscale di Unifrutti distribution spa. La società è controllata da Unifrutti international holdings limited, con sede fiscale a Cipro, Paese a fiscalità agevolata. Con l’ingresso di Adq come socio di maggioranza sono cambiati anche i vertici societari: il 13 novembre 2023, ha assunto l’incarico di amministratore delegato del gruppo Mohamed Elsarky che ha alle spalle una carriera ventennale come Ceo per società del calibro di Kellog’s Australia e Nuova Zelanda e Godiva chocolatier e come presidente di United biscuits del gruppo Danone. Mentre Gil Adotevi, chief executive officer per il settore “Food and agriculture” del fondo emiratino Adq, ricopre il ruolo di presidente del consiglio di amministrazione: “Mentre il Gruppo si avvia verso un nuovo entusiasmante capitolo di crescita -ha dichiarato- siamo certi che la guida e la leadership di Mohamed porteranno l’azienda a realizzare i suoi ambiziosi piani”.

    Nel 2021 il gruppo ha commercializzato circa 620mila tonnellate di prodotti (in primo luogo banane, uva, mele, pere, limoni e arance) registrando un fatturato complessivo di 720 milioni di dollari (in crescita del 2% rispetto al 2020) e un margine operativo lordo di 78 milioni. Una performance estremamente positiva che “si è verificata nonostante le numerose sfide che hanno caratterizzato il perimetro operativo del gruppo a partire dalle condizioni climatiche avverse senza precedenti in Cile e in Italia”. Il Paese latino-americano -principale sito produttivo del gruppo, con oltre seimila ettari di terreno dove si producono mele, uva, pere e ciliegie- è stato infatti colpito per il quarto anno di fila da una gravissima siccità che alla fine del 2021 ha visto 19 milioni di persone vivere in aree caratterizzate da “grave scarsità d’acqua”. Come ricorda Grain nel report “Squeezing communities dry” tutte le regioni cilene specializzate nella produzione di frutta “stanno affrontando una crisi idrica aggravata dalla siccità causata dal cambiamento climatico”.

    https://altreconomia.it/il-nuovo-volto-del-water-grabbing-e-la-complicita-della-finanza
    #eau #agriculture #finance #financiarisation #fonds_de_pension #private_equity #Public_sector_pension_investment_board (#Psp) #petits_fruits #myrtilles #Olmos #Pérou #Huancabamba #industrie_agro-alimentaire #avocats #exportation #amandes #ressources_hydriques #extractivisme #Hortifruit #Huelva #Espagne #fraises #Doñana #fruits_rouges #Maroc #Renewable_resources_group #Mexique #Emirats_arabes_unis (#EAU) #Al_Dahra #Egypte #Soudan #Roumanie #Louis_Dreyfus_Company #Guido_De_Nadai #Chypre #Mohamed_Elsarky #Kellog’s #Godiva_chocolatier #United_biscuits #Danone #Gil_Adotevi #Chili

  • La grande corsa alla terra di Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita
    https://irpimedia.irpi.eu/grainkeepers-controllo-filiera-alimentare-globale-emirati-arabi-uniti

    Le aziende controllate dai fondi sovrani delle potenze del Golfo stanno acquistando aziende lungo tutta la filiera dell’agroalimentare, anche in Europa. Con la scusa di garantirsi la propria “sicurezza alimentare” Clicca per leggere l’articolo La grande corsa alla terra di Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita pubblicato su IrpiMedia.

  • #1938_Diversi

    1938-2018 : quatre-vingts ans se sont écoulés depuis la promulgation des #lois_raciales par le régime fasciste. Un anniversaire important et malheureusement toujours d’actualité. Il y a quatre-vingts ans, la #propagande fasciste incitait le peuple italien, qui n’était pas traditionnellement antisémite, à accepter la persécution d’une minorité qui vivait pacifiquement en Italie depuis des siècles. Qu’est-ce qui a rendu cela possible ? Et que savons-nous de ce moment de l’histoire aujourd’hui ?


    https://www.senscritique.com/film/1938_Diversi/36018805
    #film #documentaire #fascisme #Italie #antisémitisme #1938 #histoire #xénophobie #racisme
    cc @isskein

    • Il #Politecnico_di_Milano e le leggi razziali del 1938

      Nel corso dell’autunno del 1938 furono emanate in Italia le cosiddette “leggi razziali”, un corpus di provvedimenti legislativi che portarono alla progressiva perdita dei diritti civili per i cittadini italiani di “razza ebraica”.

      Nella ricorrenza dell’ottantesimo anniversario delle leggi razziali, allo scopo di ricostruire le procedure di espulsione messe in atto nei confronti di docenti e di studenti di «razza ebraica» dal Politecnico di Milano sono stati presi in esame i documenti dell’Archivio storico di Ateneo, comprendenti le circolari ministeriali, i fascicoli personali degli studenti “decaduti e cessati”, i verbali del Consiglio di amministrazione, gli «Annuari» e i programmi, le statistiche degli studenti stranieri e nel loro insieme le buste riguardanti il personale di “razza ebraica”.

      Il 9 agosto 1938 una circolare del Ministero dell’educazione nazionale, presieduto dal ministro Giuseppe Bottai, avviò un’indagine sistematica - il cosiddetto censimento -, rivolta ad accertare l’eventuale appartenenza alla “razza ebraica” del personale dell’Ateneo milanese. Il questionario avrebbe anticipato le procedure burocratiche per l’effettiva applicazione del decreto di espulsione (r.d.l. 5 settembre 1938, n. 1390). Si richiedeva ad ognuno di dichiarare, oltre ai propri dati anagrafici, il profilo professionale, l’eventuale appartenenza alla “razza ebraica da parte di padre”, l’iscrizione alla comunità israelitica, la professione della religione ebraica o la conversione ad altra religione, e infine l’origine ebraica della madre o del coniuge.

      Il questionario doveva essere restituito - debitamente compilato - alla Direzione del Politecnico entro il 15 settembre. Non risultano all’esame delle carte casi di questionari non restituiti oppure non compilati per protesta, soltanto qualche questionario compilato in ritardo. Il rettore Gaudenzio Fantoli, tra il 30 settembre e il 14 ottobre comunicò al Ministero i nomi di dieci docenti di razza ebraica, dato confermato successivamente dal verbale del Consiglio di amministrazione del 5 dicembre 1938.

      I docenti costretti a lasciare l’insegnamento in data 16 ottobre 1938 furono:

      #Mario_Giacomo_Levi, ordinario di Chimica Industriale, fondatore dell’Istituto di chimica industriale e della sezione combustibili, docente “esimio di raro merito”, come lo definì Fantoli rendendogli pubblico omaggio. Il professor Levi trovò riparo in Svizzera dopo l’8 settembre 1943 dove insegnò alla Scuola per ingegneri di Losanna dal gennaio 1944 al luglio 1945. Rientrato a Milano nel luglio del 1945, ottenne l’effettiva reintegrazione in servizio;
      #Michelangelo_Böhm, già professore incaricato presso il corso di perfezionamento per l’industria del gas, poi deportato e morto ad Auschwitz il 5 febbraio 1944;
      #Igino_Musatti, incaricato di Metallurgia e metallografia, morì affranto dal dolore il 16 luglio 1940;
      #Rachele_Lia_Neppi, conosciuta come Bice, incaricata di Tecnologie chimiche speciali II fu nominata direttrice di laboratorio della BioIndustria di Novi Ligure e visse sotto falso nome grazie alla protezione di una sua assistente. A guerra finita nel maggio del 1945 le fu inviata una proposta di reintegro che non volle accettare e fu collocata a riposo;
      #Renzo_Volterra, incaricato di Acciai speciali;
      #Tullio_Guido_Levi, libero docente di Chimica organica;
      #Oscar_Hofmann, aiuto incaricato presso il Laboratorio Prove materiali, perse la cittadinanza italiana in quanto straniero;
      #Guido_Tedeschi, assistente ordinario di Chimica fisica;
      #Giorgio_Cavaglieri, assistente incaricato di Tecnica urbanistica;
      #Vito_Latis, assistente volontario di Disegno dal vero, Disegno architettonico e Rilievo dei monumenti I e II.

      Il 15 novembre 1938, pochi giorni dopo l’espulsione dei docenti dalle Università italiane, al Politecnico si tenne l’inaugurazione dell’anno accademico 1938-1939 e il rettore Fantoli tenne il suo discorso come di consueto. Non una parola sui recenti avvenimenti uscì dalla sua bocca. Con l’espressione “sovrumani silenzi sulla muta bocca di Fantoli”, Saverio Gentile, autore di Le leggi razziali: scienza giuridica, norme, circolari delinea perfettamente l’atmosfera che regnava al Politecnico di Milano.

      Fantoli, convinto estimatore del pensiero del Duce fin dalla prima ora, aderì subito al fascismo e portò avanti negli anni del suo Rettorato (1927-1940) la politica di fascistizzazione dell’Università. Soltanto quando si trovò di fronte all’allontanamento per motivi razziali di professori del calibro di Mario Giacomo Levi, Fantoli non poté fare a meno di ricordare “l’esemplare attività scientifica da lui svolta per undici anni al Politecnico”.

      Il 6 agosto 1938 una circolare ministeriale vietò l’iscrizione degli alunni di razza ebraica alle scuole di qualsiasi ordine e grado. Nei mesi seguenti, il Ministero dell’educazione nazionale rivolse la sua attenzione agli studi universitari e dispose normative per gli Atenei italiani rivolte agli studenti ebrei italiani, studenti ebrei stranieri, studenti fuori corso, e infine studenti laureandi. Venne espresso il divieto di iscrizione presso qualsiasi Ateneo italiano per gli studenti ebrei a partire dall’anno accademico 1938-1939. Soltanto per gli studenti già iscritti e regolarmente in corso nell’anno 1937-1938 il Ministero creò una serie di “disposizioni transitorie” atte a far sì che potessero concludere il loro percorso di studi in Italia. Agli studenti ebrei fuori corso fu permesso rimanere in tale status soltanto per un anno. Tutte queste norme non furono valide per gli studenti ebrei tedeschi residenti in Italia. I fascicoli personali degli studenti ebrei appartenenti alla serie archivistica dei Decaduti e cessati sono contrassegnati dalla scritta “ebreo” a matita blu in copertina. Esaminando i fascicoli si nota che si tratta per la maggior parte di studenti stranieri (rumeni, polacchi, russi e lettoni) tuttavia compare anche qualche italiano tra i quali Pietro Vittorio Covo, che diventerà cognato del famoso grafico partigiano Albe Steiner ed emigrerà in Canada.

      Tra gli studenti stranieri si possono ricordare: Alessio Gurviz, Zoltan Hala’sz, Henryk Szmus, Laja Jacubowicz, Tiberio Klein (famoso per aver realizzato il plastico di Bergamo Alta nel 1934 ), Camilla Lattes Fano (emigrerà in America) e Alessandro Levinstoff. Le pratiche di espulsione venivano evase con rigore seguendo le regole imposte dalla burocrazia anche senza darne notizia al diretto interessato come nel caso di Laja Iacubowicz, ebrea polacca di Lodz. La studentessa infatti scrisse alla Direzione del Politecnico di aver appreso dell’introduzione delle leggi razziali dal Consolato del suo paese, per chiedere rassicurazioni riguardanti il suo status. A lei non sarà rinnovata l’iscrizione ma le verrà rilasciato un certificato di “esami sostenuti”. Un’altra testimonianza è fornita da Alessandro Levinstoff, ebreo lettone di Riga, che chiede un certificato di esami sostenuti per iscriversi al Politecnico di Caifa in Palestina dove potrà completare gli studi.

      Doveroso ricordare anche Saul Steimberg, studente ebreo di origini rumene, che riesce grazie al “privilegio” concesso, come riportano le circolari stesse, a laurearsi nel 1940 in architettura. Emigrerà in America nel 1941 dove diventerà un celebre disegnatore.

      Il 5 settembre 2018 presso la tenuta di San Rossore a Pisa, per la prima volta a ottant’anni dalla firma delle leggi razziali, il mondo accademico italiano ha riconosciuto le proprie responsabilità nei confronti dei rappresentanti delle comunità ebraiche con la “cerimonia del ricordo e delle scuse”.


      http://www.ilmondodegliarchivi.org/rubriche/gli-archivi-si-raccontano/673-il-politecnico-di-milano-e-le-leggi-razziali-del-1938
      signalé par @wizo

    • Le case e le cose. Le #leggi_razziali del 1938 e la proprietà privata

      Nell’ambito del progetto “1938-2018. A 80 anni dalle leggi razziali”, la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura della Compagnia di San Paolo ha realizzato un percorso espositivo nella sua sede di piazza Bernini 5 a Torino.

      L’Archivio storico della Compagnia di San Paolo, gestito dalla Fondazione 1563, conserva non solo le carte della sua storia antica ma anche quelle del Novecento derivanti dall’attività della banca, tra cui il Servizio Gestioni EGELI - Ente Gestione e Liquidazione Immobiliare.

      Si tratta di 115 metri lineari di documenti con oltre 6300 fascicoli, registri, rubriche dal 1940 al 1950 che raccontano la storia del destino amaro che costrinse le famiglie ebree italiane (e successivamente anche straniere) a lasciare le loro case con gran parte dei beni in esse contenuti. Tutte le carte sono inventariate e rese disponibili al pubblico, oltre a essere valorizzate da strumenti digitali che aprono nuovi percorsi per la ricerca umanistica.

      Tra i più toccanti temi risultano i destini incrociati delle persone: proprietari di case e cose che perdono le proprietà e i beni personali, periti e funzionari della banca che svolgono le pratiche con puntigliosa capacità, e cittadini colpiti dalla guerra diventati utilizzatori più o meno consapevoli dei beni sottratti.

      L’esposizione racconta questa realtà, dalla promulgazione delle leggi razziali alla restituzione dei beni, espone documenti e immagini, propone una mappa interattiva che localizza in Piemonte, Liguria e in particolare a Torino le ubicazioni dei sequestri, propone immagini contemporanee di palazzi e portoni torinesi, testimoni in pietre e mattoni della storia.

      Le leggi fasciste contro la razza ebraica del 1938 prevedevano, tra le tante limitazioni, l’esproprio dei beni “eccedenti” appartenenti agli ebrei e diedero l’avvio ad una escalation che portò, dal 1943 alla Liberazione, al sequestro di qualsiasi proprietà, nella prospettiva di annientamento della popolazione ebraica. La Legge del 1939 istituì l’EGELI col compito, fra l’altro, di acquisire, gestire e vendere i beni immobili sottratti agli ebrei. Il ricavato doveva essere versato nelle casse del Tesoro.

      Per raggiungere i propri obiettivi esso delegò diciannove Crediti fondiari presenti nelle diverse parti d’Italia; per il Piemonte e la Liguria scelse di firmare una convenzione con l’Istituto San Paolo di Torino. L’Istituto, controllato dall’alto, doveva operare l’accertamento sulle proprietà da acquisire, la gestione e la vendita dei beni.


      http://www.ilmondodegliarchivi.org/rubriche/in-italia/699-le-case-e-le-cose-le-leggi-razziali-del-1938-e-la-proprieta
      #exposition

      Le site de l’expo:
      Le case e le cose
      http://le-case-e-le-cose.fondazione1563.it
      #propriété_privée #confiscation #biens

  • Grands-mères de la Place de Mai : 38 ans de lutte pour retrouver les bébés volés de la dictature | Altermondes

    L’organisation adopte aujourd’hui une nouvelle stratégie en ciblant les enfants. Au programme, une série de huit films mêlant animation et images documentaires intitulés « Asi soy Yo » – « Je suis comme ça » en français – diffusés dans la célèbre émission Pakapaka. On y découvre par exemple le témoignage d’Ignacio Montoya de Carlotto, le petit-fils de la présidente des Grands-mères de la Place de Mai, retrouvé en août 2014, après 36 années de recherches. Fils de militants politiques, disparus pendant la dictature militaire (1976-1983), Ignacio s’est transformé en véritable symbole de la lutte pour retrouver les bébés volés de la dictature.

    https://www.youtube.com/embed/zQXR754DsCo

    http://www.altermondes.org/grands-meres-de-la-place-de-mai-38-ans-de-lutte-pour-retrouver-les-bebe

    #Argentine #AbuelasDeLaPlazaDeMayo #Guido #dictature

  • La naissance du spot publicitaire
    A partir de 1911 Julius Pinschewer produisait des affiches vivantes à Berlin, il avait même obtenu un brevet pour cette forme de publicité.


    http://www.idw-online.de/pages/de/news419747

    Pinschewer hat den Werbefilm quasi erfunden, indem er ihn zum festen Bestandteil des Kinoprogramms machte. 1912 hatte er in Deutschland und der Schweiz bereits an die 500 Kinos unter Vertrag, die exklusiv seine Werbefilme zeigten. Mitte der 1920er Jahre beherrschte er den deutschen Werbefilmmarkt. Seinen Kunden bot er eine Vielfalt innovativer Trickfilmtechniken an: Neben Scherenschnitt- und Puppenanimation gelangte vor allem der Zeichentrick zum Einsatz. Julius Pinschewer war ein Meister der leicht fasslichen, unterhaltsamen Allegorie. Zauberer, Elfen, Hexen, Heilige, Teufel und Tempelmädchen wurden in Bewegung versetzt, um einfache und einprägsame Werbebotschaften in aller Kürze auf amüsante Weise zu vermitteln. Von Suppenwürze bis zu großen Industrieausstellungen warben seine Filme für fast alles, was sich denken lässt.

    Deutsche Biographie
    http://www.deutsche-biographie.de/xsfz95979.html

    Pinschewer, Julius

    Filmproduzent, * 15.9.1883 Hohensalza bei Posen, † 16.4.1961 Bern. (jüdisch)

    Seit 1920/21 produzierte P. verstärkt neue Filmformen. Dabei unterstützten ihn namhafte Filmavantgardisten, etwa Walther Ruttmann und #Lotte_Reiniger, Karikatur- und Humorzeichner wie Hermann Abeking und Harry Jaeger, Spezialisten für Zeichen- und Legetrickfilme wie Hans Fischer(-Kösen) und Wolfgang Kaskeline sowie die Puppenspielerinnen Gerda und Hedwig Otto. Konzentriert auf fotografische Techniken, vor allem auf die Fotomontage, entstand 1925 in enger Kooperation mit dem Kameramann #Guido_Seeber „Film“, der Werbefilm zum Besuch der Großen Kino- und Photo-Ausstellung in Berlin. 1926 war P.s Expansionshöhepunkt überschritten, seine patriarchalische Firmenführung galt als unmodern, die zwischenzeitliche Spezialisierung auf Filmlängen von 40-100 m hatte zur Verteuerung der Produktion geführt. Als erster erkannte P. die Möglichkeiten des Tonfilms für die Filmwerbung mit dem knapp neunminütigen Tonwerbefilm „Die chines. Nachtigall“ (1928/29). Nach einem altjüd. Sinngedicht entstand 1930 mit „Chad Gadjo, Ein Lämmchen“ P.s erster Film ohne Werbeabsicht und Auftrag.
    1933 emigrierte P. über England und Holland in die Schweiz, wo er 1934 in Bern das „Pinschewer Film-Atelier“ gründete. Sein Privat- und Firmenbesitz in Deutschland wurde „arisiert“.
    ...
    Seine internationale Reputation verstärkte sich (u. a. nach d. Ankaufseiner Filme durch d. Mus. of Modern Art, New York), während sein Betrieb zunehmend die ökonomische Basis verlor. Auf neue Formen des Werbefilms vermochte sich P. nicht mehr einzustellen. Nach seinem Tod in Armut erlosch seine Firma 1963. Von seinen etwa 700 Filmen liegen heute etwa 200 Titel in einer Video-Edition vor.

    Après 1933 Julius Pinschwer était obligé de quitter l’Allemage et perdait son entreprise et sa fortune. Son concurrent principal #Fischerkoesen n’était pas spécialement attiré par les idées des nazis, mais sur ordre de Goebbels il était obligé de reprendre la plus importante part du marché pour le film d’animation, surtout après la disparition des films Disney après l’entrée en guerre des USA.

    http://www.awn.com/mag/issue1.7/articles/moritz1.7.html The Case of Hans Fischerkoesen

    For many years, Hans Fischerkoesen managed to keep his production confined to the kind of advertising films he did so well. But after the 1941 edict, the Propaganda Minister demanded that he move his staff and studio to Potsdam, near UFA’s Neubabelsberg studios, to be available for consultations and special effects on features and documentaries. When the 45-year-old Fischerkoesen, loathe to become any more closely involved with Goebbels than necessary, protested that he didn’t really have the talent to invent ideas for story films, he was assigned to work with 35-year-old Horst von Möllendorf, a popular Berlin newspaper cartoonist who had just been “drafted” to work as a gag man for animated cartoons. (Although Möllendorff received story credit on several of Fischerkoesen’s wartime films, his contribution was negligible: the credit for these films rests solely with Hans and Leni Fischerkoesen.)

    Un DVD avec des films de Julius Pinschwer http://www.rossmannversand.de/produkt/251451/dvd-julius-pinschewer-klassiker-des-werbefilms.aspx

    #berlin #publicite #film #animation

  • Bordiguistes, vous avez dit bordi...quoi ?
    http://www.mondialisme.org/spip.php?article1888

    Préface au livre de #Michel_Olivier "Les années ter­ri­bles (1926-1945) La Gauche ita­lienne dans l’émig­ration, parmi les com­mu­nis­tes oppo­si­tion­nels" à paraître aux Editions Ni patrie ni fron­tières le 15 novem­bre 2012

    #Amadeo_Bordiga est sans doute l’un des marxis­tes les plus méc­onnus de la galaxie #communiste. Boycotté ou dénaturé par les his­to­riens du #communisme et du #stalinisme ita­lien, cari­ca­turé par #Trotsky, oublié par les grou­pies néos­ta­liniens et post­mo­der­nes de #Gramsci, son nom n’a acquis une très regret­ta­ble célébrité qu’à l’occa­sion de la polé­mique sur les négati­onn­istes français (S. Thion, P. Guillaume et leur compère R. Faurisson) et la repu­bli­ca­tion par le grou­pus­cule mor­tifère de La Vieille Taupe d’une très mau­vaise bro­chure inti­tulée Auschwitz ou le Grand Alibi , faus­se­ment attri­buée à Bordiga, mais rédigée par l’un de ses dis­ci­ples.

    De là, s’est cons­truit, depuis les années 70, une répu­tation sul­fu­reuse autour de Bordiga et de ses par­ti­sans, calom­niés comme négati­onn­istes. Et la polé­mique redém­arre régul­ièrement dans des jour­naux comme Le Monde ou Libération , et dans les ouvra­ges d’« his­to­riens » pressés comme #Christophe_Bourseiller (1).

    L’ouvrage de Michel Olivier vient à point nommé pour dém­ontrer, tout comme un autre livre paru réc­emment aux éditions Science marxiste "Lotta Comunista, le groupe ori­gi­naire 1943-1952" (2) de #Guido_La_Barbera, que les com­mu­nis­tes de gauche ita­liens, ceux qu’on appel­lera un peu par dérision les « bor­di­guis­tes », n’étaient pas des étudiants coupés des réalités, des pisse-copie gau­chis­tes en mal de célébrité, des tal­mu­dis­tes plongés dans les Saintes Ecritures marxis­tes ou lénin­istes toute la journée, ou des sec­tai­res se limi­tant à com­men­ter la lutte des clas­ses et à dén­oncer tous les autres grou­pes révo­luti­onn­aires. Et cer­tai­ne­ment pas des antisé­mites, des négati­onn­istes, ou des indi­vi­dus pas­sifs face au fas­cisme ita­lien ou au nazisme alle­mand !

    Les années ter­ri­bles couvre la pér­iode 1926-1945 et nous fait déc­ouvrir les débats qui ont agité l’émig­ration ita­lienne des com­mu­nis­tes de gauche, prin­ci­pa­le­ment en Europe. Il retrace aussi le par­cours indi­vi­duel d’un cer­tain nombre de mili­tants, cou­ra­geux, tena­ces, qui ont déf­endu leurs convic­tions com­mu­nis­tes et leur enga­ge­ment révo­luti­onn­aire au péril de leur vie, et n’ont jamais renoncé à leurs convic­tions révo­luti­onn­aires.

    En lisant ce livre, le lec­teur s’aper­ce­vra que cer­tai­nes ques­tions qui aujourd’hui pré­oc­cupent les alter­mon­dia­lis­tes ou les Indignés, et sur­tout les ouvriers et les exploités en lutte qui veu­lent abat­tre le capi­ta­lisme, étaient déjà l’objet de débats et de rudes polé­miques : Qu’est-ce que le #capitalisme ? Quelle est la portée du modèle sovié­tique ? Que doit-on penser de la lutte pour l’indép­end­ance natio­nale ? Peut-on comp­ter sur les #syndicats ? Comment doit-on s’orga­ni­ser poli­ti­que­ment ?

    Nous espérons que ce livre don­nera envie aux nou­vel­les géné­rations qui déc­ouvrent la « #Gauche_italienne » de lire ses textes, d’en déb­attre et de juger sur pièces si ses posi­tions sont encore utiles pour com­pren­dre le monde actuel.

    Pour ma part, je suis loin de par­ta­ger toutes les ana­ly­ses de l’auteur et suis sans doute plus cri­ti­que que lui vis-à-vis de l’héri­tage des com­mu­nis­tes de gauche ita­liens. Mais l’objec­tif de Ni patrie ni fron­tières est de faire connaître des indi­vi­dus, des textes, des grou­pes, des expéri­ences qui ont marqué et qui mar­quent le mou­ve­ment révo­luti­onn­aire. Aux lec­tri­ces et lec­teurs de s’empa­rer de cet héri­tage pour en tirer le meilleur.

    Bonne lec­ture !

    Y.C., Ni patrie ni fron­tières, octo­bre 2012

    1. Cet indi­vidu peu scru­pu­leux dév­oile les véri­tables noms des mili­tants « ultra­gau­ches » qu’il évoque, alors que ceux-ci pré­fèrent garder l’ano­ny­mat ou être désignés par un pseu­do­nyme. De plus, il ne com­prend rien aux débats théo­riques dans « l’#ultragauche » qu’il prétend étudier, et prés­ente qua­si­ment comme « col­la­bos » les mili­tants qui se sont cou­ra­geu­se­ment opposés à la fois au fas­cisme, au nazisme, au sta­li­nisme et aux démoc­raties bour­geoi­ses pen­dant la Seconde Guerre mon­diale. Il est mal­heu­reu­se­ment l’auteur du seul livre faci­le­ment acces­si­ble en librai­rie sur l’his­toire de « l’ultra­gau­che », ce qui en fait, en plus de son pres­ti­gieux poste d’ensei­gnant à Sciences Po, un « spéc­ial­iste » dont les « ana­ly­ses » et les « infor­ma­tions » sont et seront reco­piées par toutes sortes de scri­bouillards.

    2. Ce livre de La Barbera nous offre une recons­truc­tion apo­logé­tique et doc­tri­naire des ori­gi­nes du groupe Lotta comu­nista et sur­tout de son prin­ci­pal dirigeant et théo­ricien, #Arrigo_Cervetto, aujourd’hui décédé. S’il ne nous apprend rien sur l’his­toire de la Fédération anar­chiste ita­lienne, et pas grand-chose sur les Groupes anar­chis­tes d’action prolé­tari­enne (GAAP, aux­quels a appar­tenu Cervetto), il nous four­nit de préci­euses indi­ca­tions concrètes sur le milieu révo­luti­onn­aire de ces années très dif­fi­ci­les, qu’il s’agisse des rés­istants du Parti « com­mu­niste » ita­lien qui veu­lent sortir de l’impasse sta­li­nienne, des mili­tants anar­chis­tes qui cher­chent à élargir leurs hori­zons théo­riques ou des ouvriers en pleine radi­ca­li­sa­tion poli­ti­que face au fas­cisme puis à la démoc­ratie bour­geoise. En cela, et malgré ses limi­tes, la lec­ture de cet ouvrage est fort utile et com­plém­ente celle du livre de Michel Olivier.

  • http://neopythonic.blogspot.com/2011/07/before-python.html

    This morning I had a chat with the students at Google’s CAPE program. Since I wrote up what I wanted to say I figured I might as well blog it here. Warning: this is pretty unedited (or else it would never be published :-). I’m posting it in my “personal” blog instead of the “Python history” blog because it mostly touches on my career before Python. Here goes...The rest I have written up earlier in my Python history blog (http://python-history.blogspot.com/2009/01/personal-history-part-1-cwi.html) .

    #guido van rossum
    #python
    #history