Il “vicedittatore” eritreo, aggredito a Roma: è colui che ha ordinato il mio rapimento in Somalia
Il 5 luglio scorso a Roma all’uscita da un ristorante l’ambasciatore dello Stato di Eritrea,
Petros Fessazion, è stato aggredito da alcune persone, quasi certamente suoi connazionali
stanchi di un regime repressivo che nega le libertà fondamentali dell’uomo.
Ma con l’ambasciatore Petros, probabilmente c’era Yemane Gebrehab, il numero due della dittatura
al potere nell’ex colonia italiana, rimasto gravemente ferito a uno zigomo.
Ma nell’ospedale romano dove è stato ricoverato non risulta nessuno con quel nome.
Che abbia dato generalità false per evitare di essere riconosciuto è assai probabile, ma, ovviamente
non è certo. Per altro la presenza di Yemane era prevista in numerose iniziative in Europa
dove il “vice-dittatore” non è comparso. Massimo Alberizzi scrive a Petros e a Yemane,
che a suo tempo l’aveva condannato a morte e fatto rapire in Somalia.
#Petros_Fessazion #Erythrée #Yemane_Gebreab #Isaias_Afeworki
Et quelques #victimes du régime:
Dove sono finiti in miei amici #Petros_Solomon, #Haile_Woldensaye, #Mohammed_Sharifo , ex ministri, o #Isaac_Dawit, giornalista, solo per citarne alcuni, arrestati e messi in qualche arroventata galera dell’infuocato bassopiano? E Aster, la moglie di Petros? Avete ingannato anche lei, una combattente per la libertà, una vostra compagna d’armi.
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