#jhrep

    • #Torino, prima città rifugio in Italia di chi difende i diritti umani

      Decolla il progetto del Comune con #Amnesty_International. Anche un polo per formare sull’accoglienza.

      Trovano casa a Torino gli attivisti di Amnesty International, ma anche tutti quelli che ogni giorno sono minacciati per la loro battaglia per i diritti umani. L’assessore ai Giovani, Marco Giusta, ha siglato un accordo che la trasforma nella prima “#shelter_city” d’Italia, cioè luogo di rifugio e accoglienza per chi si batte per i diritti umani e per questo è minacciato nel proprio Paese. Il progetto prevede un periodo di ospitalità che va da tre mesi a un anno, a seconda delle necessità: “Si tratta della messa a punto di un lavoro di tre anni e mezzo – racconta Giusta - Torino è davvero diventata la Capitale dei Diritti. Le conoscenze sono fuori dal Palazzo, costruire ponti e collaborazioni con chi lavora ogni giorno sul tema è stato fondamentale. Servivano spazi di codecisione amministrativi e li abbiamo creati al fine di lanciare programmazioni concrete e permanenti per la Città”.
      Il patto prevede da un lato la creazione di una rete d’accoglienza, ma anche il rafforzamento di progetti come #Open_011, la Casa della mobilità giovanile di corso Venezia. Una realtà nato nel 2006 durante le Olimpiadi Invernali e che oggi punta a diventare un Training Centre di livello internazionale. Sarà qui infatti la sede operativa di #JHREP, il Programma di Educazione ai Diritti Umani che Amnesty International Italia, Cifa Onlus e la rete internazionale #Hreyn intendono sviluppare per promuovere l’organizzazione di momenti formativi, training e study session nazionali e internazionali sul territorio torinese. “Torino sui diritti non deve essere arroccata, deve passare all’attacco – chiarisce l’assessore - Attacco non violento, ma strategico: serve una strategia per aggredire il fenomeno di violenza di genere, l’antisemitismo, il razzismo, il fascismo. La nostra strategia è sempre la stessa: serve diffondere valori e temi nella cittadinanza. Una città dei diritti, per me, è una città in cui le persone scelgono di venire a vivere e in cui scelgono di rimanere. In cui i e le giovani mettono alla prova i propri talenti e ambizioni. In cui ogni persona ha la possibilità di lavorare e il diritto di sentirsi a casa. In cui tutti i quartieri beneficiano di nuove opportunità e si sviluppano”.
      Già da luglio è attiva la nuova convenzione ventennale per la gestione dello spazio che prevede un ulteriore innalzamento degli standard qualitativi e l’introduzione di tariffe calmierate riservate a progetti sostenuti dalla Città o finanziati dal programma “#Erasmus_plus” e dal Consiglio d’Europa.

      https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/12/10/news/torino_prima_citta_rifugio_in_italia_di_chi_difende_i_diritti_uman
      #Turin #citoyenneté

    • Padova sarà presto la seconda città-rifugio per i difensori dei diritti umani

      L’Italia diventa sempre più sensibile al tema della protezione degli human rights defenders, i difensori dei diritti umani. Tanto che, dopo Trento, anche Padova sarà presto una pioniera delle città-rifugio.

      Grazie ad una campagna lanciata un anno e mezzo fa dalla rete In difesa di formata da oltre 40 associazioni italiane, anche il nostro Paese avrà le sue shelter-cities, luoghi protetti per avvocati, blogger, attivisti in pericolo. La provincia autonoma di Trento ha già approvato una mozione a riguardo, e presto seguirà la provincia di Padova.

      «Ma entro fine anno contiamo di arrivare a cinque enti locali trasformati in shelter cities italiane», anticipa a b-hop Francesco Martone, portavoce della rete «#In_difesa_di…» (www.indifesadi.org)

      Ma cosa sono esattamente le città-rifugio? Luoghi sicuri e protetti nei quali i perseguitati in patria per via del loro essere schierati per professione a difesa dei diritti dei più vulnerabili (pensiamo a chi protegge i popoli indigeni in America Latina o agli avvocati e blogger in Cina, o ancora agli attivisti per diritti degli omosessuali in Africa), potranno vivere tranquilli ma in attività per un periodo circoscritto della loro vita.

      E continuare a lavorare anche a distanza, per portare a compimento la loro missione.

      «Sono due le città italiane che iniziano a muoversi in questa direzione per esser accreditate come shelter city: una è Trento, che ha annunciato di recente il suo coinvolgimento in questo meccanismo – assicura Martone – e l’altra è Padova, che ancora non ha formalizzato l’impegno, ma presto lo farà».

      «Stiamo lavorando anche su Prato e poi con la Regione Lazio e il comune di Milano», dice.

      Ma come si fa a candidarsi per essere una città che protegge chi nel proprio Paese ha dei problemi a proseguire con il lavoro di attivista? Ricordiamo che solo nel 2017 sono morte 312 persone, assassinate perché combattevano per i diritti umani. Parliamo spesso di regimi, altre volte di democrazie a rischio, Stati come la Colombia, la Mauritania, l’Iraq, l’Eritrea.

      Intanto, per accogliere, bisogna avere una “vocazione” già avviata, spiega Martone. Ad esempio, una società civile che abbia già preso a cuore una causa specifica.

      Poi ci si deve collegare ad un protocollo d’intesa che nel frattempo va avanti a livello nazionale. Bisogna cioè manifestare l’interesse ad ospitare un “perseguitato” e prendersi anche dei rischi o la responsabilità di tutelare la sua identità. Certo, l’Italia rispetto ad altri Paesi è indietro ma comincia a muovere passi importanti.

      «Il tema human rights defenders in Italia è relativamente nuovo – spiega Martone– In Germania o Olanda, invece, già esistono gli shelter e funzionano bene. Per i nostri enti locali questo è un uovo di colombo, adesso ci dicono: “finalmente per la prima volta quando parliamo di diritti umani sappiamo esattamente cosa possiamo fare per tutelare le persone“».

      Si tratta di attivare anzitutto un sistema di relazioni diplomatiche abbastanza solido e multi-livello.

      «Necessariamente il nostro lavoro nella Campagna italiana coinvolge le ambasciate e il ministero degli esteri. Noi siamo da due anni in dialogo con la Farnesina su questo», spiega ancora l’attivista.

      E i risultati si vedono: nonostante l’incertezza politica l’Italia è ormai ingaggiata.

      «La Farnesina ha risposto per ora organizzando un mega convegno a Roma sulle buone pratiche.

      Il 18 giugno prossimo saranno presenti alla Farnesina, attivisti dall’area euro-mediterranea, l’Ong Frontline defenders, e Justice & Peace, una Ong olandese che gestisce il programma locale di protezione e molti altri.

      «Questa roba qui in Italia non è stata mai fatta. Intanto creiamo le premesse perché si possa iniziare a capire come fare: incontriamo soggetti che già fanno opera di protezione».

      In effetti ad Amsterdam, Groningen, l’Aja, Maastricht, Middelburg, in Olanda, esistono convenzioni e strutture dove le persone perseguitate possono riprendere fiato, cercare alleanze, ricaricare le energie. Lavorare da avvocati, giornalisti, blogger, attivisti.

      Un esempio? Amsterdam. Dove «puoi essere ciò che sei, amare chi vuoi e pensare e credere in ciò che desideri. Libertà e tolleranza sono parte integrante della città. Ed è questo che rende Amsterdam una shelter city per eccellenza». Così si legge sul sito olandese.

      Lookkaté, ad esempio, è un’attivista che viene dalla Thailandia dove promuove i diritti civili e politici del popolo Thai. Ora si trova in Olanda dove ha trovato momentanemente un po’ di pace. E di alleati.

      «L’altra grande sfida è in effetti quella di trovare terreno fertile: una società civile locale che non solo accolga ma che collabori con lo human rights defender», spiega ancora Martone.

      «Quando un attivista minacciato tende a lasciare il paese d’origine prima ci sono dei protocolli da seguire, dei visti da ottenere, uno status di protezione internazionale temporanea per esempio», spiega infine Martone.

      https://www.b-hop.it/primo-piano/anche-padova-le-citta-rifugio-difensori-dei-diritti-umani
      #Padoue

    • Il Comune di Montegrotto Terme diventa Città Rifugio per i difensori dei diritti umani

      Il Consiglio Comunale di #Montegrotto_Terme ha approvato una mozione per aderire al progetto “Città Rifugio”.

      Si tratta di un progetto pilota di accoglienza temporanea e supporto per difensori dei diritti umani minacciati, in grado di raccogliere le diverse disponibilità territoriali per la relocation degli Human Rights Defenders, da attivare di concerto con la rete "In Difesa Di - per i diritti umani e chi li difende”, con gli altri Enti locali italiani interessati, le organizzazioni della società civile presenti ed attive sul territorio, e il Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova.

      Il Comune di Montegrotto Terme va ad aggiungersi ai Comuni di #Trento, Padova, #Cadoneghe, #Ponte_San_Nicolò, #Rubano, #Noventa_Padovana, #Asiago, Torino e alla Provincia Autonoma di Trento che hanno già aderito all’iniziativa.

      Con l’approvazione della mozione il Comune di Montegrotto Terme si impegna inoltre a:

      promuovere occasioni di studio, formazione e scambio di esperienze tra amministrazioni territoriali, organizzazioni della società civile e università sul ruolo degli enti locali nella protezione dei difensori dei diritti umani e le Città-Rifugio;
      promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado iniziative di sensibilizzazione sui difensori dei diritti umani intese come educazione all’assunzione di responsabilità per lo svolgimento di ruoli di cittadinanza attiva e democratica;
      sollecitare il Governo nazionale affinché attivi programmi di protezione per i difensori dei diritti umani, rafforzando l’iniziativa del corpo diplomatico italiano nell’attuazione delle linee-guida UE ed OSCE, ed aderendo alla Temporary Relocation Platform dell’Unione Europea;
      prevedere attraverso gli strumenti della cooperazione decentrata iniziative di supporto a programmi e progetti di sostegno e protezione dei difensori dei diritti umani in paesi terzi, centrale per il perseguimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile;
      inviare la rispettiva mozione all’ANCI ed alla Conferenza Stato-Regioni al fine di diffonderla presso altri Enti locali sollecitandone l’impegno per la protezione dei difensori dei diritti umani e la creazione di opportunità di rifugio temporaneo per attivisti a rischio e di programmi di cooperazione decentrata nei paesi terzi.

      L’iniziativa intende dare attuazione alla Dichiarazione “sul diritto e la responsabilità degli individui, dei gruppi e degli organi della società di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani universalmente riconosciuti” (Dichiarazione sui Difensori dei diritti umani), adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1998; alle Linee Guida sui Difensori dei diritti umani, adottate dal Consiglio dell’Unione Europea nel 2004 e aggiornate nel 2008, volte ad orientare il lavoro delle rappresentanze diplomatiche dell’Unione e degli Stati Membri e la “Piattaforma UE di coordinamento per l’asilo temporaneo dei difensori dei diritti umani”; nonché alle Linee Guida sulla protezione dei Difensori dei diritti umani, adottate dall’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE) nel 2014.

      L’art. 1 della Dichiarazione sui Difensori dei diritti umani stabilisce che “tutti hanno il diritto, individualmente ed in associazione con altri, di promuovere e lottare per la protezione e la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali a livello nazionale ed internazionale”.

      L’Unione Europea nell’ambito della “Piattaforma di coordinamento per l’asilo temporaneo dei difensori dei diritti umani” (European Union Human Rights Defenders RE location Platform, EUTRP), ha implementato dei programmi di training in modo da garantire la necessaria sicurezza del Difensore; l’obiettivo è dunque un approccio di sviluppo e potenziamento delle capacità (capacity building), affinché i difensori dei diritti umani acquisiscano gli strumenti per mitigare i rischi che corrono e che risultano determinanti affinché possano elevare il loro livello di sicurezza e la qualità del loro lavoro.

      Nel Rapporto presentato quest’anno dal Relatore Speciale delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani è stata riaffermata la centralità degli Enti locali in un sistema integrato di protezione e sostegno ai difensori dei diritti umani che preveda anche un maggior impegno da parte della diplomazia, attraverso le ambasciate in paesi terzi e nei consessi internazionali quali il Consiglio Diritti Umani delle Nazioni Unite.
      Nel medesimo Rapporto sono indicati i principi che devono informare le iniziative a sostegno dei programmi di ricollocamento temporaneo dei difensori dei diritti umani: che siano fondate sui diritti umani, che includano difensori e difensore di differenti background, integrino la dimensione di genere, siano fondate su un approccio olistico alla sicurezza, siano orientate alla protezione di individui e collettivi, prevedano la partecipazione dei difensori e difensore nella scelta delle misure di protezione e siano flessibili al fine di soddisfare i bisogni specifici dei difensori e delle difensore.

      L’iniziativa “Città Rifugio-Shelter City” fu lanciata per la prima volta nel 2012 dai Paesi Bassi. Essa prevede che, quando i difensori dei diritti umani sono seriamente minacciati a causa del loro operato da attivisti, possono richiedere un alloggio temporaneo alle città olandesi di: Amsterdam, Groningen, L’Aja, Maastricht, Middelburg, Nijmegen, Tilburg, Utrecht. Il periodo di permanenza di un difensore dei diritti umani è ridotto (dai 3 ai 6 mesi), questo perché la ratio è di fornirgli un periodo di “rest and respite” (riposo e tregua) al di fuori del suo paese, per poi poter affrontare nuovamente la lotta nonviolenta per i diritti umani quando le minacce saranno cessate.
      L’iniziativa olandese è stata in grado di amplificare un forte segnale al governo dei paesi di origine, all’opinione pubblica e agli eventuali responsabili delle minacce al difensore dei diritti umani: sostenendo pubblicamente il difensore, l’iniziativa dimostra che le violazioni sui diritti umani denunciate dall’attivista minacciato, sono prese seriamente in considerazione da parte della comunità internazionale. A tal riguardo, particolarmente vulnerabili, risultano essere le cosiddette Women Human rights Defenders, donne attiviste minacciate, e le loro famiglie.

      In Italia, sotto impulso della rete “In Difesa Di - per i diritti umani e chi li difende” alcuni Enti locali italiani stanno lavorando alla creazione di programmi di accoglienza temporanea e rifugio per difensori e difensore dei diritti umani a rischio.

      La mozione approvata dal Comune di Montegrotto Terme è disponibile al link sottostante.

      https://unipd-centrodirittiumani.it/it/news/Il-Comune-di-Montegrotto-Terme-diventa-Citta-Rifugio-per-i-difensori-dei-diritti-umani/4969