#lithuanie

  • Oltre 28mila persone respinte alle frontiere europee nel 2023 : 8° rapporto #PRAB

    Di fronte all’emergenza umanitaria i respingimenti illegali e le violazioni dei diritti continuano ad essere diffusi e sono diventati uno strumento accettato per la gestione delle frontiere europee .

    L’ottavo rapporto di Protecting Rights at Borders (PRAB) “Respinti alle Frontiere dell’Europa: una crisi continuamente ignorata” documenta ancora una volta le continue violazioni dei diritti umani che si verificano lungo le frontiere europee.

    Il monitoraggio conferma violenze e numeri crescenti

    Secondo il rapporto, nel 2023 più di 28.609 migranti hanno subito respingimenti e violazioni dei diritti umani alle frontiere europee, di cui oltre 8.400 solo negli ultimi quattro mesi dell’anno. Tuttavia, tali numeri rappresentano solo una frazione degli effettivi respingimenti illegali.

    Questo rapporto copre il periodo dal 1 settembre al 31 dicembre 2023. I dati raccolti direttamente dai partner di PRAB o ottenuti dalle fonti governative documentano un totale di 8.403 casi di respingimento durante il periodo di rilevamento. Come parte della documentazione, 1.448 persone sono state intervistate dai partner di PRAB, fornendo dettagli sulle violazioni dei diritti alle quali hanno dichiarato di essere stati esposti.

    I numeri riportati dall’iniziativa PRAB rappresentano una frazione delle persone respinte alle frontiere dell’Europa. La natura delle aree di confine europee e i metodi utilizzati per attraversarle, uniti alla mancanza di accesso a alcune zone di frontiera, rendono difficile raggiungere tutte le persone che subiscono respingimenti e violazioni correlate. Inoltre, la registrazione dei respingimenti dipende dal momento dell’evento e dalla volontà delle vittime di segnalarlo. Come documentato dai partner di PRAB, molte vittime di respingimenti hanno paura di segnalare l’incidente, temendo che ciò possa influire negativamente sulla loro possibilità di entrare o rimanere in uno Stato membro dell’UE.

    I fatti principali che vengono riconfermati dal monitoraggio:

    Numeri allarmanti – Nel solo 2023, più di 28.609 migranti hanno subito respingimenti e violazioni dei diritti umani alle frontiere europee. Nel periodo settembre-dicembre 2023, sono stati documentati oltre 8.400 casi.

    Mancanza di vie legali sicure – Molti migranti, provenienti da regioni colpite da conflitti, persecuzioni o disastri naturali, intraprendono viaggi pericolosi verso l’Europa in cerca di sicurezza e opportunità.

    Respinti con violenza: I respingimenti illegali coinvolgono l’uso di metodi violenti e disumani, con migliaia di persone respinte forzatamente oltre il confine e sottoposte a violenze e abusi.

    Violazioni documentate: PRAB ha intervistato 1.448 persone, documentando i trattamenti disumani e degradanti subiti dall’83% degli arrivi al confine tra Croazia e Bosnia ed Erzegovina e dal 61% al confine tra Francia e Italia.

    Distruzione e confisca illegittima dei beni personali: Oltre alle violenze fisiche, i respingimenti forzati privano le persone dei loro beni, lasciandole vulnerabili e senza mezzi vitali.

    La situazione ai confini italiani

    L’ottavo rapporto di Protecting Rights at Borders (PRAB) rivela la dura realtà dei respingimenti che riguardano quanti arrivano alle frontiere italiane e tentano di attraversarle.

    In Italia, le organizzazioni della rete PRAB hanno documentato il respingimento di 3.180 persone nelle zone di Oulx e Ventimiglia, con particolare preoccupazione per i 737 bambini, di cui 519 erano minori non accompagnati. Un aspetto inquietante è la pratica di respingere minori registrati erroneamente come adulti.

    La maggior parte delle persone coinvolte nei respingimenti proveniva dall’Etiopia, Costa d’Avorio, Marocco e Sudan, con quasi il 40% di loro che ha dichiarato di essere arrivato in Italia via Tunisia.

    Oltre al persistere dei respingimenti , il rapporto registra anche nuovi peggioramenti per chi cerca asilo in Italia.

    Inoltre, l’Italia ha recentemente reintrodotto controlli alle frontiere con la Slovenia, giustificando tale misura con una presunta minaccia alla sicurezza con il conflitto in Medio Oriente. Il governo italiano ha dichiarato apertamente di avere l’intenzione di riprendere i respingimenti dei richiedenti asilo, in violazione della legge nazionale e internazionale.

    Il rapporto critica, infine, anche gli accordi con paesi terzi, tra cui il recente Accordo tra Italia e Albania, evidenziando le problematiche relative al trasferimento dei migranti e la detenzione in Albania.
    Dal patto europeo nuove violazioni

    Il rapporto dimostra come l’impiego sistematico di respingimenti alle frontiere e la mancanza di percorsi sicuri e legali per raggiungere l’UE spinga i rifugiati a mettere a rischio le proprie vite.

    La volontà politica, il coraggio e il realismo nel mettere i diritti delle persone prima della protezione delle frontiere sembrano assenti dagli accordi politici che si tengono a livello europeo e nazionale.

    Sia gli accordi, come il Memorandum tra Italia e Albania, sia il nuovo Patto UE su Asilo e Migrazione rischiano di compromettere ulteriormente i diritti delle persone in cerca di asilo, invece che mettere fine alle violazioni alle frontiere europee.

    Pour télécharger le rapport :
    https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/oltre-28mila-persone-respinte-alle-frontiere-europee-nel-2023-8-rapporto-prab/attachment/prab-report-september-to-december-2023-_-final

    https://www.asgi.it/asilo-e-protezione-internazionale/oltre-28mila-persone-respinte-alle-frontiere-europee-nel-2023-8-rapporto-prab
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  • La Nouvelle-Zélande traîne à rouvrir les dossiers d’anciens émigrés nazis Par Lance Morcan
    Le chasseur de nazis Efraim Zuroff a fourni une liste de 50 criminels de guerre présumés il y a plusieurs décennies, mais les gouvernements successifs n’ont pas agi.

    La mort largement médiatisée de l’ancien soldat de la Waffen-SS, Willi Huber, survenue en Nouvelle-Zélande l’année dernière, a permis d’éveiller la conscience des Néo-Zélandais sur le fait que des criminels de guerre et des sympathisants nazis vivaient, ou avaient vécu, parmi eux.

    Huber, qui a émigré en Nouvelle-Zélande en 1953, était un skieur passionné.

    Souvent qualifié de « héros du pays » et de « père fondateur » du domaine skiable du Mt. Hutt, sur l’île du sud du pays, il a acquis un statut quasi légendaire dans le monde du ski et a été encensé par certains médias.

    Il est mort sans avoir jamais exprimé publiquement le moindre regret pour ses actions pendant la guerre.

    Depuis la fin de la Seconde Guerre mondiale, la Nouvelle-Zélande, comme l’Australie, a pu servir de point de chute à des réfugiés de guerre et autres personnes déplacées, principalement en provenance d’Europe.
    Mais tous, semble-t-il, n’ont pas été honnêtes quant à leurs antécédents.

    Huber a par exemple nié avoir eu connaissance des atrocités commises par la Waffen-SS ou de la persécution tout aussi bien documentée des Juifs pendant la Shoah.

    Ce déni est critiqué par des membres éminents de la Fondation pour la Shoah et l’Antisémitisme d’Aotearoa Nouvelle-Zélande (HAFANZ), qui soulignent que les nazis de la Waffen-SS formaient une unité d’extermination qui opérait en dehors des cadres légaux de la guerre.

    Ils insistent sur le fait que tout membre de cette organisation notoire aurait été tout à fait conscient de son modus operandi.

    Ces sentiments sont partagés par le Dr. Efraim Zuroff, membre du Conseil international de HAFANZ et directeur du Centre Simon Wiesenthal à Jérusalem.

    Historien éminent, Zuroff insiste sur le fait que « l’impénitent Huber aurait été tout à fait conscient des atrocités commises par les SS ».

    Il a également souligné certains commentaires de l’émigré autrichien, selon lequel Hitler était « très intelligent » et « avait offert (aux Autrichiens) une issue » aux difficultés qu’ils avaient subies après la Première Guerre mondiale.

    Zuroff, qui a consacré sa vie à traquer les criminels de guerre nazis et que l’on surnomme aujourd’hui « le dernier chasseur de nazis », affirme que lui et d’autres ont porté à l’attention du gouvernement néo-zélandais, lors d’une visite au début des années 1990, l’identité de plus de 50 criminels de guerre nazis présumés (46 ou 47 selon les rapports précédents) vivant dans le pays. (Le nom de Huber ne figurait pas parmi ceux fournis par Zuroff.)

    « Ils étaient tous d’Europe de l’Est et principalement Lituaniens, et je suis sûr qu’il y en avait d’autres. Peut-être beaucoup d’autres », a déclaré Zuroff au Times of Israël fin avril, par téléphone depuis Jérusalem.

    . . . . . .
    « La Nouvelle-Zélande est le seul pays anglo-saxon, parmi la Grande-Bretagne, les États-Unis, le Canada et l’Australie, à avoir choisi de ne pas engager de poursuites judiciaires après une enquête gouvernementale sur la présence de nazis. Et ce, malgré le fait que l’enquêteur principal ait fourni une confirmation (de la présence d’un criminel de guerre nazi en Nouvelle-Zélande) qui aurait dû être prise en compte », a déclaré M. Zuroff.

    L’enquêteur auquel il fait référence est le sergent-détective Wayne Stringer, depuis retraité, qui a indiqué que de nombreux suspects étaient déjà morts et qu’il avait pu en rayer d’autres de la liste.

    Stringer a notamment confirmé que l’un des noms de la liste de Zuroff était Jonas Pukas, un ancien membre du redoutable 12e bataillon de la police lituanienne, qui a massacré des dizaines de milliers de Juifs pendant la guerre.


    Illustration : Entrée principale du ghetto de Vilnius en Lituanie, pendant la Seconde Guerre mondiale. (Crédit : Wikimedia Commons/Domaine public)
    Interrogé à son domicile néo-zélandais en 1992, Pukas, alors âgé de 78 ans, a insisté sur le fait qu’il n’avait fait qu’assister au meurtre de Juifs et qu’il n’y avait pas directement participé.

    Cependant, il s’est réjoui, sur des enregistrements, de la façon dont les Juifs « criaient comme des oies » et il a ri en décrivant comment les victimes « volaient dans les airs » lorsqu’elles étaient abattues.

    Malgré cela, le gouvernement de l’époque a décidé qu’il n’y avait pas suffisamment de preuves pour accuser Pukas d’un quelconque crime.
    #nazis #racisme #nazi #nazisme #extrême-droite #asile #antisémitisme #fascisme #guerre #nouvelle-zélande #nouvelle_zélande #Lithuanie

    L’intégralité de l’article : https://fr.timesofisrael.com/la-nouvelle-zelande-traine-a-rouvrir-les-dossiers-danciens-emigres

  • #Biélorussie, une #dictature ordinaire

    Le temps semble figé en Biélorussie, pays oublié où règne sans partage #Alexandre_Loukachenko, ancien chef de kolkhoze à la tête de l’État depuis 1994. Là-bas, le #KGB s’appelle toujours KGB, les rues portent les noms de Marx et Engels, et la statue de Lénine domine la place centrale de Minsk, comme si l’homme imprimait toujours sa marque au destin du pays. Parades patriotiques et militaires rythment les saisons biélorusses, orchestrées par le président omnipotent, intarissable défenseur de la fibre nationale et dénonçant sans fin l’idée d’un complot occidental pour conserver son pouvoir. Disparitions, assassinats politiques et vagues de répression s’abattent sur ceux qui osent douter, résister, contredire la voix du maître. Car le pays est déchiré entre deux visions : l’une, attachée à Moscou et effrayée par la porosité de la crise ukrainienne frontalière, qui accepte la domination d’un pouvoir autoritaire, et l’autre résistante, qui s’emploie à aider les victimes de la répression et lutte pour la mémoire de ceux que le régime a fait disparaître. Y aura-t-il un « printemps biélorusse » ? La documentariste Manon Loizeau promène sa caméra dans un pays clivé, encombrant voisin de l’Europe qui sait tirer son parti des guerres d’influences entre Bruxelles et Moscou.

    http://www.film-documentaire.fr/4DACTION/w_fiche_film/53901_1
    #film #film_documentaire
    #Loukachenko #frontières #Europe #cimetière #laissez-passer #nationalisme #peur #répression #Alès_Bialiatski #liberté #ordre #contrôle #armée #populisme #résistance #prisonniers_politiques #Vesna #mémoire #totalitarisme #disparus_de_Biélorussie #Dmitry_Zavadsky #accords_de_Minsk #Mikalaï_Statkiévitch #parasites #parasitisme #décret_3 #Maksim_Filipovich #Gomel

    –—

    Citation d’une habitante d’un village coupé en 2 par la frontière entre la Biélorussie et la #Lithuanie (2004) :

    « On était une grande famille. Puis, l’#Union_soviétique s’est effondrée. Les Républiques ont voulu leur #indépendance. Elles ont pensé qu’elles deviendraient riches en ne vivant que pour elles-mêmes. Alors ils ont construit cette frontière. Et on s’est mis à se détester. La #haine, c’est qu’il y a de plus terrible »

  • Death in early Johannesburg : Braamfontein Cemetery
    https://theworldelsewhere.com/2014/12/15/death-in-early-johannesburg-braamfontein-cemetery

    Reflecting the demographic pattern of the surrounding city, the cemetery was strictly demarcated by religion and ethnicity, zones that are immediately apparent from even just a casual of inspection of the tombstones – or the lack of tombstones. “Civic fathers”, Mark Gevisser points out, “set boundaries in death as in life”:


    On first glance it had, quite reasonably, to do with religion. The southern portion of the Old Cemetery [….] had been consecrated for Christian denominations – ‘Dutch Reformed’, ‘Nonconformist’, ‘Roman Catholic’, and ‘Church of England’ – while the northern portion seemed to be reserved for other faiths: ‘Chinese’, ‘Coolies’, ‘Cape People’, ‘Mahomedans’, ‘Kaffirs’, and – my favourite – ‘Christian Kaffirs’, this last exposing the fiction that it was about religion at all. It was, of course, about race.

    (en train de lire ce merveilleux #livre de #cartographie qui parle d’#enfance, de nostalgie, d’#apartheid et d’#afrique_du_sud, de #Lithuanie et de #migrations, de mines et de #cimetières…)

  • ‘Necessary deterrence means’? Lithuania awards $1.45mn contract to erect Russia border wall

    Lithuania has announced that it will award some €1.34 million ($1.45mn) to a private contractor to build a 2-meter high metal fence alongside the 45 km stretch of land bordering Russia’s #Kaliningrad region.


    https://www.rt.com/news/387935-lithuania-russia-border-wall
    #Lithuanie #Russie #frontières #murs #barrières_frontalières #Gintreja

    • Commentaire de Stéphane Rosière :

      L’article sur le frontière #Lituanie - Russie illustré par une photo de la frontière #Biélorussie - Lituanie (cf. les 2 poteaux symbole de l’état, à droite c’est le l’inénarrable Belarus de Loukachenko, pas la Russie).

  • Archive sonore de morceaux épique du #punk en #URSS.
    Seulement 23 titres, mais quels titres ! De quelques grandes villes russes (Moscou, Lenigrad, Novosibirsk (Sibérie), Tyumen (Sibérie), Omsk (Sibérie) ect.. Mais aussi d’Estonie et de Lithuanie

    Punk #Perestroika : An archive of #Soviet #punk #rock records #1917-1991 USSR #bruit

    https://soundcloud.com/punkperestroika

    (cf. Voir Musique [O-S] DOSSIER : MUSIQUES D’URSS
    https://seenthis.net/messages/484624