“Mafia ed economia in Lombardia”
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“Mafia ed economia in Lombardia”
La Regione Lombardia e il rischio di un nuovo “saccheggio” dei fiumi
La Giunta Fontana a metà febbraio ha disposto l’estrazione di sabbia e ghiaia dall’alveo di diversi fiumi, tra cui l’#Adda e il #Mera, e torrenti. Con la scusa di rimuovere materiali in eccesso e prevenire esondazioni dà il la a nuove concessioni per cavare. Un errore, denuncia il Centro italiano per la riqualificazione fluviale.
“Siamo di fronte all’ennesimo episodio di saccheggio dei fiumi: quello approvato da Regione Lombardia è in realtà un ingiustificato programma di ‘disalveo’”, denuncia Andrea Goltara, direttore del Centro italiano per la riqualificazione fluviale (Cirf) commentando la delibera con cui la giunta regionale ha approvato, a metà febbraio, a un “programma di regimazione idraulica mediante escavazione di materiali litoidi” per l’anno 2024. “Il susseguirsi di più eventi di piena negli ultimi anni ha determinato la formazione di accumuli significativi di materiale litoide in alveo, tali da rendere necessaria la loro rimozione mediante un Programma di interventi di regimazione idraulica mediante escavazione di materiali litoidi”, si legge nel testo del documento.
In altre parole, Regione Lombardia rilascerà delle concessioni per l’estrazione di sabbia e ghiaia dai letti di una dozzina tra torrenti e fiumi, a partire dall’Adda e dal Mera, giustificando questo intervento con la necessità di rimuovere l’eccessiva quantità di materiali che si è depositata in alcuni punti degli alvei a causa degli eventi alluvionali estremi degli ultimi anni.
Il programma verrà attuato, prosegue la delibera, “mediante il rilascio di concessioni per l’asportazione del materiale eccedente secondo un progetto definitivo/esecutivo, approvato dall’Ufficio Territoriale Regionale competente per la gestione del corso d’acqua”. Tra quelli in elenco figurano appunto corsi d’acqua importanti come l’Adda (dove sono previsti nove interventi, l’#Oglio e il Mera (cinque gli interventi previsti); ma anche torrenti come il #Federia nel Comune di #Livigno, il #Mallero a #Chiesa_Valmalenco in provincia di #Sondrio o il #Tidone in provincia di Pavia e il torrente #Re in #Valle_Sabbia (BS).
“La motivazione indicata da Regione Lombardia è la riduzione del rischio di possibili esondazioni a causa degli accumuli di sedimenti -spiega ad Altreconomia Andrea Goltara, direttore del Centro italiano per la riqualificazione fluviale (Cirf) -. Tuttavia, né la delibera né i suoi allegati contengono dati, risultati di modellazioni o alcuna valutazione che giustifichino la necessità di questo tipo di intervento per ridurre il rischio. Anche le immagini contenute nei documenti mostrano perlopiù normali forme e processi fluviali”.
Interventi di questo tipo, che si limitano ad estrarre materiali dagli alvei, continua Goltara, risultano ancora più anacronistici se si pensa che dal 2015 è entrato in vigore per le Autorità di bacino distrettuali e le Regioni l’obbligo di elaborare i #Programmi_di_gestione_dei_sedimenti (#Pgs): strumenti conoscitivi, gestionale e di gestione dei sedimenti relativi all’assetto morfologico dei corsi d’acqua finalizzati a mitigare il rischio alluvioni, oltre che a tutelare e migliorare lo stato morfologico ed ecologico dei corsi d’acqua.
“Non dovrebbe più essere possibile realizzare estesi interventi di questo tipo, in assenza di dimostrate situazioni di emergenza e senza un piano che definisca per ogni corso d’acqua stato di fatto, obiettivi e azioni conseguenti, come previsto dal Pgs”, sottolinea il direttore del Cirf. Anche l’obbligo di intervenire per ridurre i rischi, previsto dalla Direttiva alluvioni dell’Unione europea, non chiede di “regimare” i corsi d’acqua. “Non siamo più negli anni Sessanta -conclude-. Inoltre, è importante ricordare che la Lombardia, in ottemperanza con quanto previsto dalla Direttiva acque, è tra le poche ad aver realizzato una classificazione idro-morfologica dei propri fiumi e torrenti. Viene da chiedersi se e come vengano utilizzate queste informazioni”.
▻https://altreconomia.it/la-regione-lombardia-e-il-rischio-di-un-nuovo-saccheggio-dei-fiumi
Permessi in mano straniera : il vero #business è rivenderli
La crescita della domanda delle materie prime critiche ha rimesso le miniere al centro dell’agenda politica italiana. Ma sono compagnie extra-UE a fare da protagoniste in questa rinascita perché la chiusura delle miniere negli anni ’80 ha spento l’imprenditoria mineraria italiana.
“Nelle #Valli_di_Lanzo l’attività mineraria risale al XVIII secolo, quando il cobalto era utilizzato per colorare di blu tessuti e ceramiche. Poi l’estrazione non era più conveniente e le miniere sono state chiuse negli anni ‘20” dice a IE Domenico Bertino, fondatore del museo minerario di Usseglio, Piemonte. Adesso, grazie a una società australiana, i minatori potrebbero tornare a ripopolare le vette alpine.
Secondo Ispra quasi tutti i 3015 siti attivi in Italia dal 1870 sono dismessi o abbandonati. Ma la crescita della domanda di materie prime critiche (CRM) ha fatto tornare le miniere al centro dell’agenda politica.
“Abbiamo 16 materie critiche in miniere che sono state chiuse oltre trent’anni fa. Era più facile far fare l’estrazione di cobalto in Congo, farlo lavorare in Cina e portarlo in Italia” ha detto a luglio il ministro delle imprese e del made in Italy Adolfo Urso, ribadendo la volontà del governo di riaprire le miniere. Oltre al cobalto in Piemonte, ci sono progetti per la ricerca di piombo e zinco in Lombardia, di litio nel Lazio e di antimonio in Toscana.
I protagonisti di questa “rinascita mineraria”, che dovrebbe rendere l’Italia meno dipendente da paesi terzi, sono compagnie canadesi e australiane. Dei 20 permessi di esplorazione attivi, solo uno è intestato a una società italiana (Enel Green Power).
La ragione è che “le scelte politiche fatte negli anni ‘80 hanno portato alla chiusura delle miniere. E così la nostra imprenditoria mineraria si è spenta e la nuova generazione ha perso il know how” spiega Andrea Dini, ricercatore del CNR.
La maggior parte sono junior miner, società quotate in borsa il cui obiettivo è ottenere i permessi e vendere l’eventuale scoperta del giacimento a una compagnia mineraria più grande. “Spesso quando la società mineraria dichiara di aver scoperto il deposito più grande del mondo, il più ricco, il più puro, cerca solo di attrarre investitori e far decollare il valore del titolo” spiega Alberto Valz Gris, geografo ed esperto di CRM del Politecnico di Torino, promotore di una carta interattiva (►http://frontieredellatransizione.it) che raccoglie i permessi di ricerca mineraria per CRM in Italia.
Tra le junior miner presenti in Italia spicca Altamin, società mineraria australiana che nel 2018 ha ottenuto i primi permessi di esplorazione (▻https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Info/1760) per riaprire le miniere di cobalto di Usseglio e Balme, in Piemonte. “Finora sono state effettuate solo analisi in laboratorio per capire la qualità e quantità del cobalto” spiega Claudio Balagna, appassionato di mineralogia che ha accompagnato in alta quota gli esperti di Altamin. “Ma da allora non abbiamo saputo più nulla", dice a IE Giuseppe Bona, assessore all’ambiente di Usseglio, favorevole a una riapertura delle miniere che potrebbe creare lavoro e attirare giovani in una comunità sempre più spopolata.
A Balme, invece, si teme che l’estrazione possa inquinare le falde acquifere. “Non c’è stato alcun dialogo con Altamin, quindi è difficile valutare quali possano essere i risvolti eventualmente positivi" lamenta Giovanni Castagneri, sindaco di Balme, comune che nel 2020 ha ribadito l’opposizione “a qualsiasi ricerca mineraria che interessi il suolo e il sottosuolo”.
“Le comunità locali sono prive delle risorse tecniche ed economiche per far sentire la propria voce” spiega Alberto Valz Gris.
Per il governo Meloni la corsa alla riapertura delle miniere è una priorità, con la produzione industriale italiana che dipende per €564 miliardi di euro (un terzo del PIL nel 2021) dall’importazione di materie critiche extra-UE. Tuttavia, a oggi, non c’è una sola miniera di CRM operativa in Italia.
Nel riciclo dei rifiuti le aziende italiane sono già molto forti. L’idea è proprio di puntare sull’urban mining, l’estrazione di materie critiche dai rifiuti, soprattutto elettronici, ricchi di cobalto, rame e terra rare. Ma, in molti casi, la raccolta e il riciclo di queste materie è oggi ben al di sotto dell’1%. “Un tasso di raccolta molto basso, volumi ridotti e mancanza di tecnologie appropriate non hanno permesso lo sviluppo di una filiera del riciclaggio delle materie critiche”, dice Claudia Brunori, vicedirettrice per l’economia circolare di ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Oltre alla mancanza di fondi: nel PNRR non sono previsti investimenti per le materie prime critiche.
Un’altra strategia è estrarre CRM dalle discariche minerarie. Il Dlgs 117/08 fornisce indicazioni sulla gestione dei rifiuti delle miniere attive, ma non fornisce riferimenti per gli scarti estrattivi abbandonati. Così “tali depositi sono ancora ritenuti rifiuti e non possono essere considerati nuovi giacimenti da cui riciclare le materie” denuncia l’ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che chiede una modifica normativa che consenta il recupero delle risorse minerarie.
▻https://www.investigate-europe.eu/it/posts/permessi-in-mano-straniera-il-vero-business-rivenderli
#extractivisme #Alpes #permis #mines #minières #Italie #terres_rares #matières_premières_critiques #transition_énergétique #Alberto_Valz_Gris #permis_d'exploration #Usseglio #Piémont #Adolfo_Urso #plomb #zinc #Lombardie #Latium #Toscane #antimoine #Enel_Green_Power #junior_miner #Altamin #Australie #Balme #urban_mining #recyclage #économie_circulaire #déchets
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Acque sporche: allevamenti intensivi e inquinamento al tempo della crisi climatica
▻https://irpimedia.irpi.eu/allevamenti-intensivi-inquinamento-acque-lombardia
Nel Bacino Padano, il sistema di allevamenti intensivi e le pratiche di irrigazione dei campi minacciano la qualità delle acque dei fiumi e delle falde, mentre i parametri della Direttiva Nitrati dell’UE sono spesso disattesi Clicca per leggere l’articolo Acque sporche: allevamenti intensivi e inquinamento al tempo della crisi climatica pubblicato su IrpiMedia.
Migranti, dalla Lombardia al Veneto all’Emilia la rivolta dei sindaci del Nord. Zaia : “Rischiamo di avere le tendopoli”
Aumentano i minori affidati ai Comuni, i primi cittadini sindaci leghisti guidano il fronte degli amministratori che accusano Roma: «Così mettono in ginocchio i bilanci»
Mentre il governo si prepara per l’approvazione di un provvedimento sul modello dei decreti sicurezza voluti nel 2018 da Matteo Salvini, il tema immigrazione diventa materia di scontro, non solo tra maggioranza e opposizione e tra alleati di governo, ma anche tra Roma e il Nord. Con il fronte dei sindaci - leghisti in testa - che si sente abbandonato. A partire dalla Lombardia dove, mettendo in fila i dati, al 31 luglio 2023 si registrano 16.232 migranti: 2.156 in più rispetto al mese precedente e 5.481 in più rispetto al 31 luglio 2022. Secondo il piano di redistribuzione del Viminale, entro il 15 settembre la quota arriverà a 6.000. La fetta più grande, insomma, per cercare di ripartire gli oltre 50 mila richiedenti asilo. «I comuni sono diventati i centri di costo dell’immigrazione. La politica si ricorda di noi solo quando ci sono le elezioni e ha bisogno di voti. Poi, ci lascia le grane da risolvere». Roberto Di Stefano, sindaco leghista di Sesto San Giovanni, alle porte di Milano, parla di una situazione che «mette in ginocchio i bilanci: siamo costretti a distrarre fondi che potremmo spendere per gli anziani, per i disabili, per occuparci dell’accoglienza agli stranieri». A destare maggiore preoccupazione, spiega ancora Di Stefano, sono minori non accompagnati che vengono assegnati ai comuni direttamente dal Tribunale. «Ho l’impressione che il ruolo dei sindaci non sia capito. Non basta il rimpatrio di qualche centinaio di persone, perché gli arrivi sono molti di più. E il lavoro va fatto a monte: investendo in democrazia nei Paesi da cui queste persone scappano».
Nella provincia di Brescia, l’insoddisfazione è la medesima: il sindaco di Edolo, Luca Masneri (civico), dalla Valle Camonica ricorda di aver chiesto alla Prefettura «di iniziare a pensare a una exit strategy. Negli anni passati abbiamo avuto anche 200 migranti su una popolazione di 4.400 persone. Ora siamo a 70 e vogliamo arrivare a 40». Marco Togni, primo cittadino leghista di Montichiari (Brescia), non si pone proprio il problema: «Immigrati non ne voglio. Non ho posti in cui accoglierli e quindi non me ne preoccupo. Non posso impedire che strutture private nel mio comune partecipino ai bandi della Prefettura per l’accoglienza ma quando chiedono il mio parere dico sempre che sarebbe meglio non farlo». E in mancanza di strutture in cui ospitarli, Togni ribadisce la sua «indisponibilità a qualsiasi conversione di strutture di proprietà comunale». Anche Sebastian Nicoli, sindaco Pd di Romano di Lombardia, nella bergamasca, ha contestato l’arrivo di una trentina di richiedenti asilo nell’ex hotel La Rocca, struttura privata gestita da una cooperativa: «Ancora una volta affrontiamo un’emergenza calata dall’alto. La Prefettura mi ha avvisato solo informalmente dell’arrivo dei richiedenti asilo. Non mi è stato neanche comunicato il numero esatto».
In terra lombarda il tema degli alloggi è stato anche materia di scontro tra alleati in giunta regionale: l’assessore alla Casa Paolo Franco (in quota Fdi) era stato costretto a un dietrofront sulla proposta di utilizzare le case popolari non occupate (e pronte all’uso) per allargare la rete dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria) come richiesto dal governo. Immediate le proteste da parte della Lega con tanto di precisazione del governatore Attilio Fontana.
Seconda solo alla Lombardia, l’Emilia-Romagna ha ospitato nei primi sette mesi di quest’anno il 9% dei migranti sbarcati in Italia. Poco meno di 12 mila al 15 luglio, se ne attendono altri 4.000 tra la fine di agosto e settembre. Principalmente maschi, giovani e adulti, provenienti da Costa D’Avorio, Guinea, Egitto, Bangladesh, Pakistan, Tunisia, Burkina Faso, Siria, Camerun e Mali. I minori non accompagnati sono il 10%, ma rilevante è anche la quota dei nuclei familiari, che il sistema d’accoglienza prevede di tenere uniti. Da mesi, la crisi degli alloggi viene denunciata da prefetti, sindaci, cooperative di settore che reclamano più sostegno da parte di Roma ma anche collaborazione nella ricerca di soluzioni rapide. L’hub di via Mattei a Bologna, per esempio, accoglie da settimane i richiedenti asilo in una tendopoli, non essendoci più camere disponibili. Una soluzione che il sindaco Matteo Lepore (centrosinistra) definisce «non dignitosa» e «preoccupante» , segno che al ministero dell’Interno «non c’è alcuna idea su come gestire l’emergenza». Proprio al Viminale, l’assessore al Welfare del comune di Reggio-Emilia Daniele Marchi (Pd), ha minacciato di portare i molti rifugiati assegnati al suo distretto: «Se il governo va avanti così, carico dei pullman e li porto tutti a dormire al ministero».
Il Veneto, che dai piani del Viminale dovrebbe accogliere 3.000 migranti entro settembre, arriverà a quota 200 mila, secondo il presidente Luca Zaia: «Di questo passo avremo presto le tendopoli». A Legnago, in provincia di Verona, il sindaco Graziano Lorenzetti ha riposto la fascia tricolore in protesta: «Tornerò a utilizzarla quando lo Stato metterà i sindaci e le forze dell’ordine nelle condizione di poter garantire la sicurezza ai propri cittadini». Il sindaco leghista di Chioggia Mauro Armelao è stato chiaro: «Non disponiamo di strutture pubbliche in cui accogliere i migranti, abbiamo già famiglie in attesa di un alloggio».
▻https://www.lastampa.it/cronaca/2023/08/18/news/migranti_sindaci_del_nord_in_rivolta-13000355
#résistance #maires #asile #migrations #réfugiés #Italie #accueil #Lega #Lombardie #MNA #mineurs_non_accompagnés #Luca_Masneri #Edolo #Roberto_Di_Stefano #Sesto_San_Giovanni #Valle_Camonica #Montichiari #Marco_Togni #Sebastian_Nicoli #Romano_di_Lombardia #Matteo_Lepore #Bologna #hébergement #Reggio-Emilia #Daniele_Marchi #Legnago #Graziano_Lorenzetti #Chioggia #Mauro_Armelao
C’était 2019... j’avais fait cette #carte publiée sur @visionscarto des "maires qui résistent en Italie". 2023, on en est au même point :
En Italie, des maires s’opposent à la politique de fermeture des États
« Quand l’État faillit à ses responsabilités, l’alternative peut-elle provenir des municipalités ? » se demandait Filippo Furri dans le numéro 81 de la revue Vacarme en automne 2017. La réponse est oui. Et pour illustrer son propos, Furri cite en exemple le mouvement des villes-refuge, avec des précurseurs comme Venise. Un mouvement qui se diffuse et se structure.
#Interview Gorno’s Mayor (21.07.2017)
Une partie de cette interview a été reprise dans cette vidéo (je ne mettrai donc ici que des éléments nouveaux :
Progetto Zinco Gorno
►https://seenthis.net/messages/1013439
Les rencontres qu’ils ont eu avec #Energia_Minerals, on leur a expliqué combien de personnes pourraient être employées directement ou indirectement grâce à la réouverture de la mine. Il est convaincu que les personnes habitant le territoires sont « disponibles à ce pari ».
Il met en avant deux bénéfices possibles :
– l’installation de la nouvelle industrie
– le développement touristique
#travail #mines #extractivisme #Italie #Alpes #montagne #Gorno #zinc #Altamin #Giampiero_Calegari #Val_del_riso #histoire #tradition #scommessa #pari #tourisme #Lombardie #opportunité #environnement #Kalgoorlie (#Kalgoorlie-Boulder)
#vidéo
–—
ajouté à la métaliste sur l’#extraction de #terres_rares dans les #Alpes :
►https://seenthis.net/messages/1013289
Progetto Zinco Gorno
La vidéo commence avec la voix-off d’un vieux monsieur (#Sergio_Fezzioli, ex mineur), qui dit comment c’était beau quand la minière était ouverte. Et que depuis qu’elle est fermée, il n’y a maintenant qu’un « silence profond ».
« J’ai beaucoup cru dans la minière », dit-il, et il ne pensait pas qu’un jour ils allaient les ré-ouvrir...
Le maire de Oltre il Colle, Valerio Carrara, dit que la municipalité est née « sur les minières », jusqu’à il y a 30-40 où elles fonctionnaient encore « parfaitement ». A l’époque, Oltre il Colle avait environ 2000 habitants, puis depuis la fermeture des mines (1984), la commune a connu un dépeuplement.
#Giampiero_Calegari, maire de Gorno :
Selon le maire de Oltre il Colle, la population a perçu le projet de manière positive, car depuis 2 ans qu’ils sont en train de préparer la réouverture des mines « ils ont apporté des retombées économiques importantes »
#Marcello_de_Angelis, #Energia_Minerals_Italia
Le directeur des « opérations », l’ingénieur #Graeme_Collins
#Simone_Zanin :
Le maire de Oltre il Colle explique comment la rencontre avec tous (il souligne le « tous ») les dirigeants de Energia Minerals a été positive : des gens très sérieux, très déterminés, très pragmatiques. « Ils sont entrés en syntonie avec notre manière de vivre ». Et l’administration a vu immédiatement les potentialités : les places de travail.
La vidéo existe aussi en anglais :
▻https://vimeo.com/202722268
#Oltre_il_Colle #mines #extractivisme #Italie #Alpes #montagne #Gorno #zinc #Valerio_Carrara #Lombardie #histoire #tradition #Energia_Minerals #Zorzone #technologie #impact_environnemental #plomb
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#métaliste sur l’#extraction de #terres_rares dans les #Alpes
#extractivisme #exploitation #montagne #mines #nickel #cobalt #graphite #lithium #or #cuivre #platine #matières_premières #green-washing #green_mining #extraction_verte #transition_énergétique #batteries #souveraineté_extractive
Piemonte, corsa alle nuove miniere: da #Usseglio al Pinerolese si cercano nichel, cobalto, grafite e litio
▻https://seenthis.net/messages/1012674
#Piémont #Italie #Punta_Corna #Val_Chisone #Energia_Minerals #Altamin #Strategic_Minerals_Italia #Vallone_del_Servin #Santa_Barbara #Valle_Anzasca #Verbano_Cusio_Ossola #Ceppo_Morelli #Val_d'Ossola #Ormea
Alla ricerca del cobalto sulle Alpi
►https://seenthis.net/messages/1013263
#Balme #Altamin #Barmes #Punta_Corna #Valli_di_Lanzo #peur #résistance #Berceto #Sestri_Levante #souveraineté_extractive #NIMBY #Usseglio #Ussel
#Matières_premières_critiques : garantir des #chaînes_d'approvisionnement sûres et durables pour l’avenir écologique et numérique de l’UE
►https://seenthis.net/messages/1013265
#UE #EU #Union_européenne #relocalisation #diversification #zéro_net #dépendance #alternative #risque #pénurie #ici_en_Europe #batteries #raffinage #transformation #recyclage #plan_industriel_du_pacte_vert #matières_premières_stratégiques #règlement #déclaration_de_Versailles #Critical_Raw_Materials #European_Critical_Raw_Materials_Act
#Punta_Corna e il nuovo estrattivismo verde europeo (de #Alberto_Valz_Gris)
In Italia si torna in miniera? Lo scottante tema del titanio nel #Parco_del_Beigua
Oltre il Colle, stop all’estrazione di zinco dalle miniere: “Lavorazione a #Zorzone non era prevista”
▻https://seenthis.net/messages/1013415
en lien avec le projet de #Gorno #Lombardie #Gorno_Project
Vidéo produite par #Energia_Minerals
Progetto Zinco Gorno
en résumé ici:
►https://seenthis.net/messages/1013439
Introduction to New Cobalt Project - Punta Corna, Northern Italy
Permessi in mano straniera : il vero #business è rivenderli
▻https://seenthis.net/messages/1032085
Avec aussi cette #carte_interactive:
Janvier 2025:
#Métaux_rares: #Stéphane_Séjourné veut accélérer la #réouverture de #mines en #Europe
▻https://seenthis.net/messages/1092860
Chou pommé braisé aux chipolatas
▻https://www.cuisine-libre.org/chou-pomme-braise-aux-chipolatas
Débarrassez le chou de ses feuilles flétries. Lavez-le. Supprimez-en les côtes épaisses. Coupez-le en tranches et bouillir 10 min dans de l’eau salée. Egouttez aussitôt. Dans une cocotte faites revenir oignon et carotte dans la margarine. Ajoutez le chou, l’ail, sel, poivre. Couvrez et laissez mijoter à feu doux 1 heure. Cinq minutes avant de servir faites cuire doucement les chipolatas dans la margarine ou le beurre dans une poêle. Mettez le chou dans un plat creux et les chipolatas dessus. Versez 2… #Chou_vert, #Saucisse, #Lombardie, #Choucroutes_et chouées / #Sans œuf, #Sans gluten, #Sans lactose
Gratin de chou à l’italienne
▻https://www.cuisine-libre.org/gratin-de-chou-a-l-italienne
Pour faire aimer le chou aux enfants ! Préchauffer le #Four à 230°C (thermostat 7-8). Éplucher et laver le chou. Dans un faitout, mettre un grand volume d’eau salée à bouillir pour y plonger le chou 10 minutes. Pendant ce temps, cuire les tomates à l’étouffée avec le laurier, le cumin et le jus de citron, salées et poivrées, pendant 10 minutes. Égoutter le chou et le couper en lamelles. Ajouter aux tomates et laisser mijoter 15 minutes. Retirer le laurier. Ajouter la #Viande_hachée. Mélanger et verser… #Chou_vert, #Mozzarella, #Gratins, #Lombardie, #Tomate_en conserve, Viande hachée / #Sans œuf, #Sans gluten, Four
Escalope à la milanaise
▻https://www.cuisine-libre.org/escalope-a-la-milanaise
Préparer la chapelure : sur une planche à découper en bois casser les biscottes (2 ou 3 pour commencer) en petits morceaux puis écraser à l’aide d’une bouteille en verre en la faisant rouler dessus tout en appuyant. Battre l’œuf dans une assiette creuse. Répartir la farine sur une autre assiette. Prendre une escalope, la passer (des 2 côtés) dans la farine, la passer dans l’œuf puis l’allonger d’un coté sur la chapelure. Pour que la chapelure colle bien à l’escalope, appuyer sur celle-ci avec la paume de la…
#Veau, #Biscotte, #Steaks, #Lombardie / #Sans lactose, Sauté
#Sauté #milan
Covid-19 : en Calabre, des hôpitaux en souffrance
▻https://www.lemonde.fr/planete/article/2020/11/23/covid-19-en-calabre-des-hopitaux-en-souffrance_6060779_3244.html
Miné par un endettement très lourd et de lourds soupçons d’infiltration mafieuse, le système sanitaire calabrais – en Italie, la santé est du ressort des régions – a été placé sous tutelle d’un commissaire extraordinaire depuis 2010. Depuis, en dix ans, aucun des problèmes structurels auxquels la région est confrontée n’a connu ne serait-ce qu’un commencement de réponse. En 2007, un contrat avait été signé entre l’Etat et la région prévoyant la construction de cinq hôpitaux, afin de résoudre le problème du sous-équipement. Par la suite, ce nombre a été réduit à trois. Finalement, treize ans après cet accord, rien n’a été fait. Pire, plusieurs structures ont été démantelées. A une trentaine de kilomètres de Reggio Calabria, la plaine de Palmi, qui rassemble plus de 160 000 habitants, est une des parties les plus délaissées de la région. Dans cette zone, les quatre petits hôpitaux qui existaient encore, au début des années 2000, ont été « rétrogradés » en « maisons de santé », et le chantier de grand hôpital prévu par le contrat Etat-région de 2007 n’a pas encore commencé. « Depuis plus de dix ans que les commissaires extraordinaires gèrent la région, ils n’ont fait que fermer des structures, et encourager les départs de personnes qui n’ont pas été remplacées », accuse l’écrivain Mimmo Gangemi, ancien cadre technique de l’agence de santé de Palmi, qui a assisté ces dernières années au lent démantèlement du système.
Depuis plusieurs semaines, le poste de commissaire est vacant, et le feuilleton de la nomination du nouveau responsable a provoqué dans tout le pays un mélange d’amusement et de consternation. Début novembre, Saverio Cotticelli, qui occupait le poste depuis 2018, a été démis de ses fonctions après une désastreuse prestation à la télévision, dans laquelle il s’est montré incapable de dire quelles étaient les disponibilités de la région en matière de soins intensifs, et semblait découvrir en direct qu’il aurait dû élaborer un plan d’urgence contre le coronavirus. Son successeur annoncé, Giuseppe Zuccatelli, a dû renoncer après quelques jours, pour avoir déclaré au printemps que les masques ne servaient à rien. Quant au troisième candidat pressenti, Eugenio Gaudio, ancien recteur de l’université romaine de la Sapienza, il a vite jeté l’éponge, affirmant que sa femme « ne voulait pas aller s’installer à Catanzaro [le siège de la capitale régionale] ». Comme si le tableau n’était pas assez sombre, le président du conseil régional, Domenico Tallini (Forza Italia, droite modérée), a été arrêté jeudi 19 novembre pour des soupçons de malversations en lien avec la puissante ’Ndrangheta, la Mafia calabraise.
Face à cette situation ubuesque en pleine urgence sanitaire, le gouvernement a appelé au secours le chirurgien Gino Strada, fondateur de l’ONG Emergency, pour installer des hôpitaux de campagne dans la région. Comme dans un pays en guerre. Habitué depuis des années à fonctionner avec des bouts de ficelle, le personnel sanitaire calabrais déploie pourtant, face à la crise, des trésors d’invention. A Gioia Tauro, dans la plaine de Palmi, un complexe de quarante lits pour les malades du Covid a été déployé en quelques jours, avec le soutien de la Croix-Rouge italienne, mais les personnels manquent de tout. « Les commissaires nous coupent toutes les ressources depuis des années, mais ils se gardent bien de mettre un terme aux vrais gaspillages, aux factures payées plusieurs fois ou aux dépenses aberrantes, comme ce local administratif de 3 000 mètres carrés, à Palmi, où travaillent à peine 20 personnes, pour un loyer annuel de plus de 200 000 euros versé à un propriétaire jouissant de grosses protections », confie sur le parking désert un habitant résigné, sous couvert d’anonymat. Depuis des années, les Calabrais, comme des millions d’autres habitants du sud du pays, ont pris l’habitude, en cas de maladies graves, de prendre l’avion pour se faire soigner dans les structures ultramodernes de Lombardie, de Vénétie ou d’Emilie-Romagne. Ce tourisme médical interne, en constante augmentation, a un coût exorbitant pour les régions les plus pauvres du pays, et procure un surcroît de ressources aux plus riches – les indemnités versées par les régions du Sud à celles du Nord sont estimées à 5 milliards d’euros par an –, alimentant encore le déséquilibre. Mais, en temps de pandémie, les frontières intérieures du pays se referment, si bien que les habitants se trouvent livrés à eux-mêmes, conscients du fait que les hôpitaux locaux auront à peine les moyens de les soigner
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Coronavirus : À Milan, comment les corps des victimes non réclamés sont enterrés
▻https://www.seneweb.com/news/Video/coronavirus-a-milan-comment-les-corps-de_n_315721.html
Mascherine e tamponi : i 4 errori del governo sui medici
Rileggere con gli occhi di oggi la lunga teoria di circolari, ripensamenti, contrordini e indicazioni ad interim prodotta dal governo, dalle regioni e dagli organi tecnico- scientifici che ne hanno puntellato le scelte, è utile per spiegare la strage dei medici e degli infermieri. Una peculiarità tutta italiana, che, al di là dei lutti e del dolore dei familiari, costerà caro allo Stato in termini di risarcimento dei danni. La più drammatica delle giravolte, all’origine del perché l’Italia ha tardato nell’individuare i primi casi di Covid 19 e del perché gli ospedali sono diventati dei focolai, è quella iniziale. Risale a gennaio, quando a Wuhan già contano centinaia di morti e il nostro Paese è convinto che l’onda non arriverà. Tanto convinto da mandare al governo di Pechino, sotto forma di donazione, una parte della già esigua scorta nazionale di mascherine.
Il 22 gennaio il ministero della Salute emette la sua prima circolare (“Polmonite da nuovo coronavirus, 2019 nCov, in Cina”: ▻https://www.google.com/search?client=firefox-b-d&q=Polmonite+da+nuovo+coronavirus%2C+2019+nCov%2C+i) diretta a tutti gli assessorati alla Sanità, con la quale definisce i criteri per considerare un paziente “caso sospetto”, da sottoporre quindi a tampone: oltre a chi è stato in Cina, include qualsiasi persona «che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato, senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio». Insomma, un’indagine a largo spettro.
Se questa circolare fossa stata in vigore anche a febbraio, quando a Codogno #Mattia, il paziente uno, si rivolge al pronto soccorso, e a #Vo_Adriano #Trevisan, la prima vittima del virus, si sente male, le loro positività sarebbero emerse ben prima del famoso 21 febbraio, data di inizio del contagio italiano. Ma, nel frattempo, il 27 gennaio il ministero ha cambiato idea, e ha scritto una seconda circolare (▻http://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/renderNormsanPdf?anno=2020&codLeg=72847&parte=1%20&serie=null), di senso opposto alla prima, nella quale autorizza il test solo su pazienti che, oltre ad avere importanti sintomi, hanno avuto «contatti stretti con un infetto»,hanno «visitato o lavorato in un mercato di animali vivi a Wuhan», «frequentato un reparto Covid». In sintesi: tamponi solo a chi proviene dalla Cina. È il primo vagito di una linea governativa “anti-tampone”, che segue l’orientamento dell’Organizzazione mondiale della Sanità, e che durerà sino al 16 marzo, quando la stessa Oms farà inversione con un tweet: «Test, test, test». Prima del cambio di rotta, è solo violando il protocollo che due medici sottopongono al tampone Mattia e Trevisan. Scoprendo così che, da giorni, i loro ospedali sono diventati potenziali focolai.
Il decreto mascherine
L’onda è arrivata. E occorre arginarla. Ma dell’arma principale, le mascherine professionali (le famose FFp2- #FFp3) per medici e infermieri, l’Italia è sprovvista. A differenza di quanto successo in Germania, nessuno ha attuato i piani pandemici (che prevedevano di farne scorta non appena si fosse avuta notizia di un contagio uomo-uomo, circostanza verificatasi il 31 dicembre), e anzi, una buona parte dello stock è stata mandata, come detto, a Wuhan. Il governo capisce di essere con l’acqua alla gola, deve inviare i suoi soldati al fronte ma non ha fucili da fornire. Le prime 42 mila FFp2, infatti, saranno consegnate dalla Protezione civile solo il 3 marzo. Così, fa quello che può: si arrangia. Con il decreto legge n.9 del 2 marzo (▻https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/03/02/20G00026/sg), «in coerenza con le linee guida dell’Oms», decide di equiparare le mascherine chirurgiche — che non sono Dpi (Dispositivi di protezione individuale) perché non proteggono chi le indossa ma filtrano solo in uscita — a quelle professionali. Gli operatori sanitari, per decreto, possono andare nei reparti Covid indossando solo queste. Sono seguite diverse precisazioni, ma ancora il 19 marzo regna la confusione, come dimostra un documento interno dell’ospedale Molinette di Torino, in cui si considerano idonee anche le chirurgiche, se non disponibili le rare #FFp2, all’«esecuzione del tampone in pazienti Covid-19 positivi». Niente quarantena per i medici
Il 9 marzo il governo emette il decreto numero 14 (▻https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/03/09/20G00030/sg), nel quale dispone che «la quarantena obbligatoria non si applica agli operatori sanitari», i quali si fermano solo nel caso di sintomi manifesti o esito positivo di test. È un’altra mossa della disperazione, bisogna evitare il rischio che i reparti rimangano sguarniti. Addirittura la regione Lombardia va oltre, e pubblica il 10 marzo una direttiva che nega il test all’operatore asintomatico «che ha assistito a un caso confermato Covid senza adeguati Dpi». «La confusione sulle norme — sostiene Andrea Filippi, segretario della Cgil-medici — e quei decreti folli sono i motivi principali per cui gli operatori sanitari si sono ammalati. L’Oms ha sbagliato a dare linee guida che, evidentemente, erano pensate per Paesi del Terzo mondo che hanno zero possibilità di reperire Dpi».
Tamponi e suicidi
Siamo a metà marzo, nel pieno della crisi. La linea ora sarebbe quella di fare tamponi a tappeto, a cominciare da chi sta in prima linea. Tre circolari del ministero della Salute (20 marzo, 25 marzo, 3 aprile) lo imporrebbero. Ma, ancora una volta, la Lombardia si distingue. «Continua a farli solo a medici e infermieri che hanno la febbre superiore a 37 e mezzo», denuncia Carmela Rozza, consigliera regionale Pd. «L’assessore Giulio Gallera sostiene di aver disposto tamponi per tutti a partire dal 3 aprile, ma non risulta».
«Così — lamenta il portavoce della Federazione degli infermieri, Paolo Del Bufalo — ci siamo infettati e abbiamo continuato a lavorare negli ospedali, nelle cliniche private e nelle Rsa per anziani, liberi di diffondere il virus». Una situazione pesante anche dal punto di vista psicologico. Oltre ai molti decessi tra gli infermieri si sono registrati due casi di suicidio: «Erano colleghi devastati dal senso di colpa per aver contagiato colleghi e assistiti». E c’è una nuova paura che da qualche giorno soffia in corsia: la richiesta dei risarcimenti. «Dobbiamo sollevare i professionisti da responsabilità, che non hanno», suggerisce Filippi della Cgil. «Ma no ai colpi di spugna: avere un soggetto che si assume l’onere dei risarcimenti è un diritto di cittadini e operatori». Poche protezioni per lavorare in corsia e test in ritardo: due mesi di tira e molla pagati a caro prezzo.
▻https://rep.repubblica.it/pwa/generale/2020/04/10/news/mascherine_e_tamponi_i_4_errori_del_governo_sui_medici-253609627
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#décès #morts (d’#infirmiers et #médecins à l’occurrence, dans cet article...)
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ping @simplicissimus @fil —> ça vaut la peine de traduire, avec deepl ça devrait suffire
#Rome Croule Sous Les #Ordures | Le Blog Du Bureau De Rome | Franceinfo
▻https://blog.francetvinfo.fr/bureau-rome/2018/01/08/rome-croule-sous-les-ordures.html
Les #déchets envahissent les rues de Rome. Après les fêtes de fin d’année, les poubelles de la ville sont pleines comme jamais. Et le tri n’est pas assuré correctement.
#mouvement_5_étoiles #exportations #Lombardie #Abruzzes #Émilie-Romagne #Autriche
Tchéquie, Italie et Ukraine : trois événements extrême droitiers.
Far-right nationalist groups march in Kiev - World Socialist Web Site
▻https://www.wsws.org/en/articles/2017/10/23/kiev-o23.html
Far-right nationalist groups march in Kiev
By Jason Melanovski
23 October 2017
Thousands of members and supporters of far-right nationalist political parties and organizations marched in Kiev on October 14 in a parade they dubbed a “March to the Glory of Heroes.” The parade marked the 75th anniversary of the founding of the Ukrainian Insurgent Army (UPA) and gave the country’s far-right political groups an opportunity to pay their respects to Ukrainian nationalist war criminals such as Stepan Bandera. Since 2014, the date has been recognized in Ukraine officially as the “Defender of Ukraine Day.”
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Referendums on autonomy take place in northern Italy - World Socialist Web Site
▻https://www.wsws.org/en/articles/2017/10/23/lega-o23.html
Referendums on autonomy take place in northern Italy
By Marianne Arens
23 October 2017
Referendums promoted by the separatist Lega Nord (Northern League) were held Sunday in the northern Italian regions of Lombardy and Veneto. Citizens were being asked to back granting their regional presidents the authority to initiate negotiations with Italy’s central government in Rome on autonomy.
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Right-wing opponent of European Union wins Czech parliamentary election - World Socialist Web Site
▻https://www.wsws.org/en/articles/2017/10/23/babi-o23.html
Right-wing opponent of European Union wins Czech parliamentary election
By Markus Salzmann
23 October 2017
Following the elections in Germany and Austria, Sunday’s parliamentary election in the Czech Republic also resulted in a sharp shift to the right. The Action for Dissatisfied Citizens (ANO) of billionaire Andre Babiš, who is also referred to as the Czech Trump, secured a landslide victory with close to 30 percent of the vote.
#extrême-droite #europe #italie #lombardie #tchéquie #ukraine
I neonazisti ucraini aggrediscono anche i bambini (video e foto)
I picchiatori nazisti di Kiev attaccano il palazzo dove è ospitata la sede di “Collaborazione con la Russia”, dove sono presenti anche molti bambini.
▻https://strana.ua/img/forall/u/0/30/1(77).JPG
Après la Catalogne, #Lombardie et #Vénétie votent pour plus d’#autonomie
La Lombardie et la Vénétie votent ce dimanche pour un #référendum visant à réclamer davantage d’autonomie à Rome : longtemps passé inaperçue, cette consultation prend une teinte particulière après le vote d’autodétermination de la Catalogne.
En #Italie, la ferme aux mille vaches « Go Farm » maximise son business
▻https://www.mediapart.fr/journal/economie/290216/en-italie-la-ferme-aux-mille-vaches-go-farm-maximise-son-business
Dans la « Go farm » de #Lombardie © Jordan Pouille Dans la plaine du Pô, en Lombardie, un jeune homme a transformé la ferme familiale en usine à #Lait comptant près de mille vaches, mêlant génétique, méthanisation, main-d’œuvre étrangère à bas coût et performances laitières… Le tout est censé sauver les fromages du terroir.